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Autore: ReyHaruka    16/08/2017    0 recensioni
Usagi non riusciva più a pensare liberamente, la sua mente era totalmente annebbiata, i suoi sensi erano persi a seguire ogni minima sensazione che la portava a voler confessare quei sentimenti che Haruka le stava scatenando.
Il suo profumo, così intenso...
I suoi occhi, così profondi...
Il suo calore, così vicino...
Il suo respiro, così dolcemente leggero...
Usagi lasciò che le azioni prendessero il sopravvento.
Smise di pensare, smise di porsi domande.
Si lasciò andare, e rispose alla provocazione dischiudendo le sue labbra nel bacio che posò su quelle di Haruka.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yuri | Personaggi: Endymion, Haruka/Heles, Michiru/Milena, Serenity | Coppie: Endymion/Serenity, Haruka/Michiru
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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DISCLAIMER: Dopo 5 estenuanti anni di tira e molla, questa fanfiction finalmente vede il suo epilogo.
Chiedo scusa dal profondo del cuore per tutte le persone che hanno pazientemente atteso la conclusione della storia.
Non era mia intenzione metterci così tanto tempo, spero il risultato sia all'altezza dei precedenti capitoli.
Spero di aver comunque fatto un buon lavoro e di avervi tenuto buona compagnia con questo racconto!
Grazie a tutti per aver preso parte a quest'avventura!


NB: ad un certo punto della storia, ci sarà un collegamento ad una canzone che consiglio vivamente di aprire ed ascoltare il brano mentre leggerete la scena a cui è legato.
A mio parere calza a pennello ed è perfetta per esprimere ciò che con le parole non si riesce ad esprimere.


Buona lettura e grazie per aver seguito questa storia!

Rey







8 - La danza del Cuore

«Siete incantevole!»
La voce di Luna suonò totalmente fasulla, non perché l'abito sfoggiato dalla sua principessa in occasione del ballo non le donasse, anzi... ma per il fatto che da quando Usagi aveva fatto ritorno dalla sua visita su Urano, la ragazza aveva continuamente ignorato ogni contatto con le persone circostanti, compresi i continui tentativi dell'ancella di riaprire il discorso su cosa fosse accaduto con Haruka.
Per questo Luna aveva ben pensato di cambiare registro, e tentare con un approccio gentile e forviante, pretendendo che nulla fosse accaduto, continuava a rivolgersi ad Usagi come era sua consuetudine, e questo includeva i suoi commenti, in questo momento frivoli, come quello appena fatto.
La principessina continuava ad ignorarla.
Non perché fosse semplicemente troppo sconvolta dal repentino addio che la guerriera di Urano le aveva riservato.
Ma per la rabbia che silenziosamente provava nei confronti della sua ancella e del comportamento che aveva tenuto in quei giorni.
Dopo aver consegnato la lettera che le era stata affidata infatti, Luna tornò dalla sua principessa, e fin dal primo momento in cui Usagi si destò dal suo riposo, l'ancella la tempestò di domande riguardo l'accaduto, non lasciandole nemmeno il tempo di dare un senso a quanto le era appena successo.
Poi, come se tutta quella confusione non fosse già sufficiente, Luna aveva rassicurato la ragazza che qualunque cosa Haruka si fosse permessa di dirle per ridurla in quello stato, ora non doveva più preoccuparsene.
Aveva provveduto personalmente ad intimare alla guerriera di tenersi alla larga dalla sua signora, e ottenenuto il giuramento di Haruka ad impegnarsi di non rivederla mai più.
Come poteva pensare che una cosa del genere le avrebbe fatto piacere?
Usagi era furiosa.
L'unica cosa di cui era certa in mezzo a tanto caos emotivo, era il fatto che lei desiderasse rivederla, voleva poterla incontrare, voleva poterle parlare almeno ancora una volta.
Ma Luna con il suo gesto aveva semplicemente peggiorato la situazione, già difficile di per sé per colpa dei pessimi modi della guerriera di Urano.
E tanto per finire, durante le ultime due settimane passate, l'ancella non si era mai allontanata dalla sua principessa, impedendole così di poter passare del tempo da sola a riflettere sui suoi sentimenti o, cosa ancora più grave, permetterle di tentare di tornare su Urano nella speranza di trovarci la ragazza dagli occhi smeraldo.
'Non l'ho fatto per confonderti'
Le parole di Haruka sembravano le più sincere che sino a quel momento avesse proferito.
E allora perché nonostante avesse intuito i suoi sentimenti l'aveva baciata di nuovo?
Con lei era stato un continuo tira e molla dal principio.
Lei l'aveva baciata per prima.
Lei le aveva portato la rosa.
Lei l'aveva ripetutamente visitata in sogno.
A questo pensiero la principessa si soffermò un attimo più a lungo.
Era tutta colpa di quel sogno.
Era tutta colpa dei suoi sogni se si era illusa di avere un legame speciale con qualcuno.
A pensarci bene Luna non aveva troppe colpe, si stava solo preoccupando per la sua signora, e non essendo al corrente dei fatti non poteva sapere cosa fosse giusto fare e cosa invece avrebbe solo creato ulteriore scontento... ma Usagi era comunque arrabbiata, con lei e con sé stessa.
Da un lato si rimproverava la sua codardia di non riuscire a parlare apertamente alla sua migliore amica di quanto era accaduto con Haruka, e dall'altra rimproverava Luna di non essere così accorta da arrivarci da sola.
Proprio lei che si vantava sempre di saper leggere Usagi come un libro aperto.
La principessa sapeva però che in fondo, tutto era nato dalla sua testardaggine nel tenere per sé i suoi segreti.
Segreti su segreti.
Durante tutto questo tempo, non aveva avuto modo di riflettere lucidamente sull'accaduto, e ancor meno di poter esprimere la propria opinione sulle decisioni che gli altri continuamente prendevano per lei.
A pensarci bene, forse era proprio questo ciò che più l'aveva ferita.
La consapevolezza che tutti attorno a lei si aspettassero che lei sapesse cosa voleva, e nessuno si preoccupasse di chiederle cos'era che realmente desiderava, o aiutarla a far chiarezza ascoltandola ed aiutandola a comprendere una ad una le emozioni che le smuovevano l'anima.
Ed era per questo stesso motivo che il suo cuore soffriva a questo modo la separazione con Haruka. In quel poco tempo che avevano avuto per conoscersi, Usagi si era sentita parte di “qualcosa”.
Aveva avuto modo di impegnarsi in qualcosa e mettersi alla prova.
E nonostante i suoi continui estenuanti e sinceri sforzi, era stata definitivamente respinta.
Questo faceva male.
Faceva dannatamente male.
Probabilmente dentro di sé era sempre stata consapevole di non considerarsi “all'altezza” di Haruka, ma sempre dentro di sé celava la speranza di sbagliarsi.
Che con l'impegno e la perseveranza i suoi sentimenti sarebbero stati accettati e ricambiati.
Nonostante tutto ciò le ribollisse dentro senza sosta, Usagi aveva deciso di andare leggermente incontro alla sua amica, ripromettendosi di prender comunque parte al grande ballo al quale si erano ripromesse di andare.
Non voleva disilludere le aspettative riguardanti la festa con le quali la sua ancella si era intrattenuta in tutti quei giorni: Luna meritava comunque di potersi godere il tanto desiderato ballo, visti tutti gli anni di fedeli servigi e sincera amicizia.
E poi perché no... forse andare lì le avrebbe concesso di potersi finalmente divincolare dal continuo controllo dell'amica, e si sarebbe potuta concedere di prendersi un po' di tempo per sé.

* * *


Lo sfarzoso palazzo nel quale si sarebbe tenuto il ballo era senza alcuna ombra di dubbio il più grande che la principessa avesse mai visto.
Non c'era paragone con nessun altro castello in tutto il Sistema Solare! E probabilmente neanche al di fuori di esso.
Grandi guglie dorate, rigonfie come gocce piombate dal cielo, ed adagiatesi su svettanti torri d'avorio.
Tutt'innanzi al palazzo, si stanziava a perdita d'occhio, un enorme complesso di fontanelle, dalle più spettacolari guizzate d'acqua, risplendenti di tutti e sette i colori dell'arcobaleno, grazie alle luci pigmentate che provvedevano ad illuminarle moderatamente (se paragonate all'incredibile utilizzo di lumi impiegati nel rischiaramento del palazzo in sé).
Ad occhio e croce il perimetro dell'intera struttura, senza contare gli ampli prati circostanti, era di almeno sette, o forse addirittura otto volte più esteso di quello già maestoso del Regno Argentato.
E proprio guardandolo luccicare nel suo splendore sotto il manto stellato della volta celeste, Usagi si rese conto del perché era stato ribattezzato Regno Dorato: se sulla Luna il marmo illuminato dai raggi cosmici rifletteva un tenue, armonioso ed accogliente riflesso argenteo, quel posto sembrava risplendere di una luce propria, un riflesso caldo ed avvolgente ribadiva la sua grandezza.
«È addirittura più vistoso di quanto mi fossi mai immaginata!»
La voce di Luna interruppe il flusso di pensieri con il quale la principessina stava analizzando l'anima di quel posto.
«Decisamente degno di nota, sì.»
Usagi si dovette sforzare di sorridere di fronte all'eccitazione che la sua amica stava ostentando.
Si rendeva perfettamente conto che quel palazzo era fastoso e scenografico... ma per quanto si sforzasse di non farlo... non poteva fare a meno di metterlo a confronto con quello essenziale ma ben più famigliare di Haruka. Usagi cominciava a pensare che dietro a tanto rigore e spogliata noncuranza, si celasse il riflesso di un anima seria e sicura di sé, capace di dimostrare ammirevole cura ed amore solo nei confronti di quelle mere cose di cui realmente le importavano, come aveva potuto constatare nella serra ben seguita, nella vetrata attentamente pulita e pure nell'attenzione con la quale aveva trovato una nuova casa al piccolo giglio miracolosamente sopravvissuto.
Se l'anima della guerriera era così semplicemente riflessa dal suo maniero, che tipo di persona si sarebbe rivelata il principe Endymion?
Questo pensiero altro non era che il riflesso di quella che, da una semplice paura, era ormai divenuta una constatazione: lei non sapeva nulla di lui.
E non solo, la cosa che più la preoccupava, era il fatto che si era talmente concentrata su Haruka, che aveva messo completamente in secondo piano il suo desiderio di provare per lo meno a conoscere il principe della Terra prima di giudicarlo.
«Vogliamo entrare?» fu di nuovo la voce di Luna a richiamare Usagi tra i vivi.
Con un impercettibile cenno del capo la principessa diede il suo consenso, ed insieme salirono la breve scalinata, coperta da un vellutato tappeto rosso, per poi essere gentilmente annunciate dall'uomo che le aveva accolte.
L'intera sala gremita di ospiti si voltò in direzione della splendida principessa della Luna, e gentilmente accompagnarono la sua entrata con il più caloroso degli applausi.
Il ballo era stato presentato come una festa in maschera, ma a differenza degli altri invitati, né lei né Luna ne indossavano una.
Usagi sapeva che neanche volendo indossare un cappuccio da boia ben calato sulla testa, sarebbe riuscita a passare inosservata.
Tutti l'avrebbero riconosciuta comunque al momento del suo arrivo, quindi aveva deciso che fosse insensato perdere tempo a trovarsi una maschera.
Per quanto riguarda Luna invece, lei si sentiva già troppo onorata della concessione di prender parte all'evento, da meritarsi pure di spacciarsi per un'invitata di alto rango, mettendosi sullo stesso piano degli altri aristocratici presenti.
«Ben arrivate mie splendide dame.» la voce che si rivolse ad Usagi era inconfondibile.
Si trattava del principe Endymion, che ora si era appropinquato ad accoglierle con i dovuti onori e le più formali riverenze.
L'uomo indossava una mascherina bianca dal taglio triangolare ed affilato, che gli copriva solo parzialmente gli occhi.
A metà del suo inchino si rivolse nuovamente alla principessina, prendendole delicatamente la mano e portandosela alle labbra con l'intento di posarvici il suo saluto.
Nella lentezza rispettosa con la quale il ragazzo stava compiendo quell'azione, Usagi ebbe il tempo di confondere l'immagine del principe inginocchiato di fronte a lei, con quella di Haruka, intenta nella stessa dimostrazione di lealtà e di dedizione nella sala-cattedrale.
L'incontro visionario con gli occhi della guerriera fece trasalire Usagi, che di tutta risposta si irrigidì, scostando con uno scatto quasi impercettibile la presa della mano di Endymion, che era ormai sul punto di compiere il baciamano.
Per la seconda volta il ragazzo si stupì della reazione incomprensibile che la principessa della Luna aveva tenuto in sua presenza.
Ma comprendendo che probabilmente per lei erano state entrambe situazioni troppo improvvise da gestire, si convinse che quasi sicuramente si trattava solo di imbarazzo.
Si fermò, senza rendere la cosa troppo evidente, e si sollevò di nuovo in piedi.
Usagi si rese conto che la sua reazione era stata avvertita dal ragazzo, e si rese conto che con quel gesto poteva essere risultata estremamente sgarbata.
Non avrebbe dovuto perdere la sua compostezza in sua presenza.
Nello spostare lo sguardo dal principe per evitare l'ulteriore imbarazzo di sostenere la sua espressione, la ragazza si accorse della presenza, a pochi passi, di un'altra persona a lei nota, alla quale rivolse rapida un leggero inchino di saluto.
In candidi abiti bianchi, con la mano sul cuore, la stava ora salutando di rimando Artemis (anch'egli privo di maschera come Luna) che gentilmente non mancò di porgere il suo ben venuto anche all'ancella.
La musica che si era interrotta nel momento in cui era stato annunciato l'arrivo della principessina, riprese a suonare un allegro valzer.
Usagi sapeva che non poteva evitare lo sguardo del principe ancora per molto, e si stava giusto tormentando su quale argomento tirar fuori per forviare l'attenzione da quanto appena accaduto, quando in suo aiuto giunse una voce nota quanto inaspettatamente ben venuta come quella della splendida ragazza dai lunghi capelli biondi, col viso velato da una mascherina rossa, che si permise di gettarsi al collo della principessina, accompagnata da un allegro e sonoro bacio sulla guancia che Usagi riconobbe al volo.
«Ma che gioia rivederti! Sei arrivata finalmente!»
«Principessa Minako» lo sguardo di Usagi non ebbe il tempo di divenire sorpreso che già era lieto di reincontrare la tanto cara principessa di Venere.
«Mi stupisco di te Mina-chan! Non dovresti accogliere la nostra principessa con un simile atteggiamento poco formale...»
La voce decisamente più astiosa che Usagi udì alla sua destra era quella inconfondibilmente decisa e al contempo gentile di Makoto.
«Bah! Io e Usagi siamo diventate ottime amiche! Quindi non ci vedo niente di male ad esprimerle il mio affetto liberamente...» Minako rispose allegramente, riprendendo ad esternare la felicità nel vedere Usagi, questa volta sfregandole delicatamente il nasino sulla guancia.
«Makoto ha ragione. Dovresti darti un contegno, o le darai il cattivo esempio.» la voce di Rei si percepì chiara, come altrettanto chiaro risuonò il colpo alla testa con il quale picchiettò sul capo, privo del suo classico fiocco, di Minako.
«È già poco aggraziata di suo, se poi l'abituiamo male...» la frecciatina che la miko dai capelli corvini stava ora lanciando alla sua principessa, riportò alla mente di Usagi il motivo per il quale al loro primo incontro l'aveva paragonata a Luna.
«Suvvia ragazze, non dovremmo dare spettacolo in questo modo in presenza dei futuri regnanti...» la voce di Ami suonò quasi sommessa, ma al contempo carica del suo desiderio di mitigare qualsiasi tensione si potesse esser venuta a creare.
«Ti ci metti anche tu Ami?» la voce delusa di Minako nel trovarsi contro anche l'ultima delle quattro principesse del Sistema Solare Interno, la convinse a tentare di cercare un'alleata nella sua adorata Usagi.
«Dille qualcosa tu Usagi! Dille che a te non imbarazza per niente il mio amore!» la ragazza di Venere si strinse con più decisione alla sua principessina, che si stava divertendo non poco in quella circostanza.
La sua mente, per la prima volta da settimane, risultava totalmente sgombra e capace di godersi il momento.
«Ahahah, ma certo Minako!» Usagi pronunciò quelle parole con gioia e spensieratezza.
Trovarsi tra quelle nuove amiche la faceva sentire stranamente a casa.
«Sentito voi altre?» Minako rivolse alle altre ragazze un segno di vittoria con le dita di una delle sue mani, mentre le altre assumevano l'espressione di resa, condita con il divertimento, quasi per niente velato, che quella situazione aveva portato anche a loro.
Le cinque ragazze si lasciarono andare in domande di rito frivole e scambi di risate, fino a quando l'attenzione di Usagi non fu nuovamente richiesta dal suo ospite che, leggermente a disagio nel ritrovarsi ad ascoltare i discorsi nei quali le ragazze si stavano cimentando non curanti della sua presenza, le stava facendo cenno del suo desiderio di concedersi del tempo da passare assieme.
La principessina, ormai rilassatasi, decise che era arrivato il momento di comportarsi come il suo ruolo le imponeva, e che era giusto e rispettoso concedere il tempo al principe Endymion di conoscersi meglio, e di affrontare il vero motivo per il quale si trovavano lì.
La principessa si congedò gentilmente dalle altre, promettendo che presto avrebbe fatto ritorno, e lasciando intendere che avrebbe gradito poter trascorrere il restante tempo con loro.

I due si diressero, con non poca fatica, verso un luogo meno affollato.
Vista la grande pubblicità dell'evento, tutte le persone più in vista dei vari regni, si spingevano il più vicino possibile in modo da poter fare la diretta conoscenza di quelli che tutti si aspettavano sarebbero stati i futuri Re e Regina.
Chi per porgere le sentite congratulazioni per l'attesa unione, chi per assicurarsi una posizione favoreggiata.
Usagi si sentì davvero grata nei confronti del principe che, infastidito quanto lei da tante pressioni, si destreggiò con decisione tra la folla, fino a condurli in un luogo tranquillo ed isolato.
«Non sono mai stato un grande amante degli impegni di corte...» il ragazzo si rivolse con un sincero sorriso in direzione della principessina «E pensare che quando prenderemo i posti dei nostri genitori sarà anche peggio...» nella sua voce si poteva chiaramente distinguere un misto di sconsolatezza e di rassegnazione.
Usagi si concesse di sorridere realmente divertita dall'espressione contrariata che il principe stava appositamente esagerando per smorzare la tensione.
Al notare il volto più rilassato della ragazza, Endymion si concesse di assumere un espressione amorevole con la quale si soffermò ad ammirare i delicati tratti della splendida principessina, ora ancora più bella, rischiarata dalla luce lunare che donava un grazioso colore argenteo ai suoi lunghi capelli.
Messa di fronte a quell'espressione tanto carica di ammirazione, Usagi arrossì, principalmente perché la vista del volto di lui, le riportò alla mente il gesto poco gentile commesso da lei poco prima.
«Riguardo a quanto accaduto al mio arrivo...»
Usagi venne sopraffatta dalla sua solita incapacità di porgere adeguate scuse, e dal suo tic di dita agitate, che non potevano trattenersi dallo scaricare il nervosismo con i loro movimenti tamburellanti sul freddo marmo del muretto sul quale poggiavano.
La principessina si aspettava un'interruzione improvvisa delle sue scuse, come erano soliti fare tutti quando tentava di esprimere i suoi pensieri, ma così non fu.
Il principe al suo lato sembrava davvero interessato a sentire quanto lei stava cercando di esprimere e attendava in un rilassato silenzio che lei si prendesse il tempo necessario per farlo.
Nonostante la sua preoccupazione di dover spiegare la situazione, Usagi si sentiva realmente grata per lo spazio che le stava venendo riservato.
«La verità, è che il vostro gesto mi ha colto alla sprovvista» la ragazza si decise a non sprecare quel momento «sono consapevole che sia un gesto consueto in situazioni come questa, ma in quel momento non mi aspettavo di confonderlo con il ricordo di-» Usagi si portò la mano alle labbra. Che cosa stava per dirgli? Che lui le aveva ricordato il gesto di Haruka? Non era certo questa la piega che sperava prendesse questa conversazione...
Non sapendo come concludere la frase o distogliere l'attenzione da quell'argomento, Usagi prese a lisciarsi il suo abito, tutt'altro che sgualcito, suscitando nel principe Endymion il desiderio di tentare di aiutarla a togliersi dall'imbarazzo che quel discorso aveva suscitato.
«Nonostante non penso ci fosse il bisogno di scuse da parte vostra, vi ringrazio per avermi riservato una risposta sincera» la voce di lui suonò comprensiva «e a proposito di sincerità, sono io che vorrei scusarmi per l'avventatezza del mio gesto» il ragazzo si inchinò leggermente in segno di venia «non mi sarei dovuto permettere tanta confidenza senza prima accertarmi che fosse cosa gradita, ma è stato l'unico gesto a cui ho pensato per distrarmi dall'agitazione che si era impadronita di me.»
La principessa si stupì nel notare che il ragazzo era leggermente arrossito, tanto che per accertarsene gli si avvicinò di qualche passo.
Per la prima volta, forse grazie al magico contrasto che la figura di lui metteva in risalto con la luna retrostante, si accorse che i suoi lineamenti erano decisamente più marcati ed adulti di quanto aveva notato al loro primo incontro.
Quel ragazzo aveva proprio l'aspetto e le fattezze di un giovane uomo, ma i suoi tratti mantenevano ancora qualcosa della delicatezza fanciullesca che lo aveva accompagnato negli anni antecedenti.
Era decisamente quello che si poteva definire un bel ragazzo.
I suoi capelli scuri, dal taglio corto, erano folti ed al contempo curati, la sua pelle non presentava imperfezioni, ed i suoi occhi avevano un taglio marcato e deciso, ma erano certamente occhi gentili.
Le sue iridi di un intenso blu profondo, come il cielo che accoglieva tutti gli astri.
«Non è stata colpa vostra!» grazie al momento di apertura di lui, ora anche Usagi si sentiva di ricambiare tale gesto.
«Davvero, ho reagito così perché scioccamente quel semplice gesto mi ha ricordato una persona a me molto cara.» le parole le uscirono senza rimorso.
«Capisco»
Quell'unica parola richiamò immediatamente l'attenzione della ragazza.
Cosa intendeva con quell'affermazione?
Il suo tono sembrava quello di qualcuno che si era già preparato mentalmente a questo discorso.
Il ragazzo fece un passo indietro e si rivolse alla splendida luna piena che ne illuminava la sagoma.
«Posso porvi una domanda?» continuò tranquillo, ma serio, il ragazzo.
Dopo un attimo di esitazione, la curiosità di Usagi ebbe il sopravvento «Di cosa si tratta?»
«E questa persona cara che avete menzionato, è per caso la persona che amate?»
Usagi lo guardò con occhi increduli.
Com'erano giunti a quell'argomento?
Il ragazzo tornò a volgerle lo sguardo.
I suoi gentili occhi blu si concentrarono su quelli stupiti della principessa.
«I vostri occhi» aggiunse come a volerle dare una spiegazione.
La ragazza ne risultò ancora più confusa.
Il ragazzo si arrese di fronte a tanta innocenza, quella ragazzina sembrava vivere in un mondo tutto suo.
Sfoderò dunque un nuovo sorriso e si apprestò a darle spiegazioni.
«I vostri occhi, quando avete scansato il mio gesto, sembravano intrisi di sofferenza.» il ragazzo concluse la frase infilandosi le mani nelle tasche degli eleganti pantaloni neri che indossava «Voi avete detto che la causa è questa persona cara, ma trovo difficile da credere che una tale sofferenza possa scaturire senza che vi sia un legame più profondo alle spalle.»
Usagi si sentì colta in flagrante, ma non replicò.
«Ovviamente non è mia intenzione intromettermi nella vostra vita e tanto meno mi dovete in modo alcuno una risposta se la cosa vi mette a disagio» la sua voce ora suonava un po' delusa, ma sincera.
Era chiaro che il ragazzo provasse interesse per la principessa della Luna, com'era chiaro che non era sua intenzione renderle quest'interesse un fastidio.
«Credo che se il vostro cuore fosse già legato a qualcuno, non sarebbe corretto da parte mia mostrare un così aperto interesse nei vostri confronti» un sorriso sincero gli si dipinse in volto «non mi perdonerei mai di farvi cosa sgradita, ne tanto meno di intromettermi oltre.»
I due si presero un momento di silenzio per osservarsi.
«Non sono un esperto di situazioni sentimentali e forse vista la situazione non sono la persona più adatta con cui parlarne ma, se vi servisse qualcuno con cui confidarvi, sarei lieto di potervi offrire il mio tempo.» Endymion arrossì di nuovo leggermente.
A parlarci faccia a faccia, Usagi si rendeva conto che con ogni probabilità, anche quel ragazzo, poco più maturo di lei, in questi giorni doveva essersi sentito scaraventato in qualcosa più grande di lui, di entrambi.
Forse come lei, anche lui si era sentito sopraffatto dal conflitto tra emozioni e doveri.
Forse anche lui non aveva trovato qualcuno disposto ad ascoltare i suoi dubbi e le sue paure.
Per quanto non potesse avere conferma di questi pensieri, Usagi si sentì improvvisamente più rilassata al pensiero che forse non erano poi tanto diversi.
«Grazie»
La voce della principessa si fece sentire nuovamente dopo il prolungato silenzio.
«A dirla tutta... ero molto nervosa e preoccupata al pensiero di conoscervi»
La ragazza decise di affrontare un argomento per volta e scelse che mettere le carte in tavola potesse essere il passo iniziale col quale intavolare al meglio il suo discorso.
«Sono cresciuta tutta la vita con la consapevolezza che molto probabilmente, in quanto a futura sovrana della Luna, avrei dovuto adempire al mio dovere e prendervi in marito» al suono di questa parola Usagi si prese una pausa quasi impercettibile «come una fiaba, i miei sogni mi rassicuravano che questa fosse la mia strada, come se io avessi accettato senza pormi quesito alcuno il destino che mi era stato riservato»
A queste parole la principessa notò il sorriso di comprensione di lui.
Quel gesto confermava quanto aveva ipotizzato prima: Endymion, ad un certo punto della sua vita, doveva aver provato lo stesso dubbio.
«Ma poi la realtà ha preso il posto dei sogni e mi sono resa conto che tutto quello su cui sino allora avevo fantasticato altro non era se non per l'appunto un insieme di semplici fantasie» ora a sorridere lievemente era lei «mi sono resa conto di non sapere se quella era la strada che davvero ero disposta a percorrere, mi sono resa conto di non conoscere nulla di voi e cosa ancora più spaventosa, mi sono accorta di non conoscere veramente nulla neppure di me.»
Queste parole uscirono come una liberazione.
Finalmente era stata capace di accettarlo.
Per tutto questo tempo, aveva avuto paura di non conoscere le risposte ai suoi dubbi, ma la sua vera paura era semplicemente quella di essersi resa conto di non conoscersi per nulla.
E Haruka ne era stata la conferma.
Usagi l'aveva inseguita reduce della fantasia dei suoi sogni.
Aveva desiderato conoscerla e far parte del suo mondo.
Si era impegnata per mostrarle i suoi sentimenti.
Era stata respinta senza la possibilità di rivelarle quanto lei avesse significato in un momento così delicato della sua vita.
In tutto questo, si era resa conto di essere una persona differente da quella ragazzina sognatrice che sempre si era creduta.
E finalmente lo aveva accettato.
Il suo sguardo si rivolse nuovamente al principe che le stava affianco e gli sorrise serena.
«Mi avete chiesto se io sono innamorata di quella persona» Usagi tornò per un'istante con la mente al suo confronto con Michiru «è buffo... solo qualche settimana fa mi sono ritrovata a porre lo stesso quesito ad una persona che non ha mostrato esitazione alcuna nella sua risposta...».
Usagi aveva profondamente ammirato la sincerità e la profondità dei sentimenti della principessa di Nettuno.
Il ragazzo cercava di seguire il discorso nonostante gli risultasse complicato visto la mancanza di informazioni riguardanti la situazione che l'altra stava descrivendo.
Per tutto questo tempo lei non aveva avuto la stessa forza di Michiru.
Fino a quel momento non aveva avuto il coraggio di affrontare i suoi sentimenti e cosa essi realmente significassero.
«Purtroppo dovrò chiedervi di perdonarmi nuovamente» i suoi occhi ora lo fissavano dispiaciuti «ma non posso rispondere ora alla vostra domanda...» si fermò solo un secondo «non prima di aver trovato il coraggio di esprimere ciò che provo alla persona in questione, non lo troverei corretto» un sorriso ritornò a solcarle il viso.
Endymion rimase un attimo attonito e confuso dalla risposta della principessa.
Non si aspettava un “forse” tra le possibilità di replica della ragazza, ma apprezzò dal profondo del cuore la sua sincerità.
«Sono felice di aver avuto il coraggio di chiedervelo» la voce di lui suonò più leggera.
«Ed io sono felice che abbiamo avuto modo di iniziare a conoscerci, senza sentire il bisogno di nascondere i nostri attuali sentimenti»
Si sorrisero di rimando. Nessuno dei due si sarebbe mai immaginato di trovarsi tanto in sintonia così naturalmente.
«Significa che c'è una buona possibilità che ci rivedremo?» la voce di lui uscì allegra.
«Certamente!» la risposta di lei fu fulminea e diretta «ma state attento, che la prossima volta sarò io a porvi queste domande imbarazzanti!»
Usagi gli sorrise felice, lui accompagnò il suo sorriso con una risata sincera.
«Vogliamo rientrare?»
La mano di lui si offrì di prendere quella di lei e di accompagnarla nuovamente alla festa.
«Se non ci sbrighiamo a tornare, cominceranno a volare i pettegolezzi...» alle parole di lui seguirono lo sguardo complice divertito di entrambi.
Usagi posò la sua piccola mano in quella più calda e avvolgente di lui.
Era felice di quest'incontro, sentiva che in qualche modo, parlare con lui l'avesse aiutata a sbloccare quella matassa di pensieri che tanto l'avevano turbata.
Era gentile. E per quanto a prima vista potesse sembrare un ragazzo impostato e tutto d'un pezzo, la realtà è che sentiva di potersi in qualche modo fidare ciecamente di aprirsi con lui, certa del fatto che sarebbe stata ascoltata.
E questo sentimento sfociava nel reciproco interesse di avere l'occasione di conoscerlo meglio a sua volta, di concedersi il lusso di instaurare un rapporto sincero e saldo, un legame maturo e reciproco.
Ma prima avrebbe dovuto trovare il modo di parlare almeno un'ultima volta con Haruka, per permetterle di spiegarle quello che per troppo tempo aveva nascosto persino a sé stessa e poter lasciare tutta questa sofferenza alle spalle.

* * *


Rientrati alla festa i due futuri regnanti si ritrovarono nuovamente immersi tra gli sguardi degli invitati evidentemente incuriositi dalla loro assenza.
Nonostante gli sforzi del principe di schivare quanta più gente possibile lungo il tragitto, vennero presto raggiunti da alcuni dei presenti che non smettevano di assillarli con i convenevoli.
Al pensiero che presto questo sarebbe stato qualcosa di quotidiano, i due si scambiarono un altro sguardo complice rotearono gli occhi al cielo, certi che nessuno a parte loro avrebbero notato il gesto e compresa la motivazione delle loro risa.
«Finalmente sei tornata! Stavo pensando di convincere l'orchestra a lasciarmi cantare qualcosa, ma nessuno sembra darmi ascolto!»
L'esuberanza con la quale Minako entrava in scena ogni volta era ammirevole.
La ragazza di Venere cinse nuovamente il braccio di Usagi mentre con l'altro braccio faceva un vistoso segno alle amiche affinché le raggiungessero a loro volta.
Usagi cercò un'ultima volta lo sguardo del principe Endymion prima di lasciar andare la sua mano. Quest'ultimo le rispose con un sorriso e non prima di strapparle la promessa che nel momento in cui sarebbe stato costretto a ballare, lei lo avrebbe aiutato nell'odiata impresa.
«Sembrerebbe che per qualcuno la luna di miele sia già incominciata...» la voce di Minako era divertita ed improntata sul voler punzecchiare la principessina.
«Sono le pettegole come te che mettono in circolo voci infondate» l'apostrofò Rei.
Makoto ed Ami scossero il capo in segno di assenso «Tanto lo sappiamo che in realtà è solo triste perché non ha nessuno che la inviti a danzare!» la voce di Makoto venne accolta dalle esagerate finte lacrime con le quali Minako stette al gioco confermando la triste veritiera conclusione di cui erano tutte consapevoli.
Usagi fu la prima a scoppiare a ridere, seguita a ruota dalle compagne.
Era bello. Era davvero bello poter condividere questi momenti con loro.
Neanche un minuto di pausa dall'ultima sinfonia suonata dall'orchestra, che a riempire la sala delle sue delicate note ora vi era il dolce suono di un pianoforte, che nota dopo nota costruiva la melodia del componimento che poco prima era stato annunciato col titolo di "Chiaro di Luna".
Giusto il tempo di rendersi conto che quella melodia stava rapendo l'attenzione dell'intera sala ed Usagi si voltò assieme alle sue amiche in direzione della fonte di tale impeccabile esecuzione.
La ragazza della Luna sgranò i suoi enormi occhi.
Seduto al pianoforte c'era un bellissimo ragazzo biondo, in abiti candidi come la neve ed una maschera dello stesso colore a celarne i tratti del viso.
Il cuore della principessa sussultò di fronte all'inaspettata sorpresa.
Mai si sarebbe aspettata di vederla proprio lì.
Mai si sarebbe immaginata di incontrarla nuovamente in quelle circostanze.
Le dita di Haruka scorrevano leggiadre sfiorando i tasti dello strumento con la stessa eleganza e grazia con la quale aveva assistito Michiru posare pennellata dopo pennellata sulla tela.
Era uno spettacolo sublime, e nessuno osava emettere neppure il più lieve sospiro, per paura di perdersi anche solo una delle splendide note che riecheggiavano in perfetta armonia una dopo l'altra.
La ragazza della Luna socchiuse gli occhi.
Mai aveva sentito una melodia trascinarle il cuore in quel modo.
Sembrava una brezza che delicata la cullava nelle braccia della notte, per accompagnarla in un mondo che solo chi sogna è capace di raggiungere.
Quel mondo che per tanto tempo aveva teneramente custodito i sogni della ragazza.
E questo mondo così vasto, come per incanto venne invaso dal sorgere del sole, che dischiudeva uno ad uno i suoi raggi riflettendosi sulla superficie dorata di Miranda, per poi trasportarla nuovamente tra le nuvole al galoppo del cavallo alato, circondata da quel ormai famigliare vento che gentile l'avvolgeva con la danza di petali di rosa, che uno ad uno si posavano disordinatamente al suolo per accogliere i piedi della fanciulla al suo atterraggio e accompagnarla distendendosi come un tappeto verso la persona che le aveva regalato uno dopo l'altro tutti quei meravigliosi momenti e quegli indissolubili ricordi.
Il suo cuore batteva in armonia con la melodia, i suoi pensieri danzavano al ritmo dei suoi sentimenti.
Ora ne era certa.
Lo sentiva chiaramente.
Ora era pronta.
Una volta riaperti gli occhi, Usagi si rese conto che aveva involontariamente avanzato in direzione del pianoforte, allontanandosi dalle sue amiche, proprio nel preciso momento nel quale la melodia cessò.
Il silenzio fu accolto dallo scrosciante applauso col quale tutti i presenti espressero la commozione per tale performance musicale.
Il giovane pianista si sollevò dallo sgabello sul quale si trovava e dopo un lieve inchino per dimostrare una certa gratitudine all'apprezzamento del pubblico, si diresse senza ulteriore indugio sino a ridurre ad un solo passo la distanza che lo distaccava dalla principessa della Luna, che da quando aveva riaperto gli occhi, non aveva distolto lo sguardo dal suo volto neanche per un secondo.
Il brusio nella sala degli ospiti che, evidentemente interessati, si interrogavano sull'identità del misterioso ragazzo, avrebbe funto da sottofondo al loro incontro se l'orchestra, che aveva approfittato dell'esecuzione al pianoforte per riposarsi, non avesse ripreso la sua scaletta, riempiendo nuovamente con la sua musica l'enorme sala.
Haruka in silenzio portò la sua mano al petto e dopo un inchino tutt'altro che celato, gliela porse invitandola ad acconsentire al ballo che stava iniziando.
Ancora incredula di quanto stesse accadendo, Usagi non tardò a porgerle a sua volta la mano accettando tacitamente il suo invito.
Non sapeva cosa avesse spinto la guerriera a cambiare idea, ma non le importava.
Con Haruka aveva capito due cose:
La prima è che difficilmente le azioni della guerriera rispecchiassero le sue affermazioni.
La seconda, che Usagi stessa, per tutto questo tempo, aveva sempre commesso l'errore di ricercare un significato più profondo in ogni suo gesto, tormentandosi sullo svelarne i suoi misteri, senza mai accettare quei piccoli momenti per quello che erano.
Momenti.
Momenti che andavano vissuti.
Niente più.
E questo nulla toglieva alla loro importanza.
Perché erano momenti importanti.
Unici.
Sotto lo sguardo ancora incuriosito dei presenti, le due si strinsero vicine in quella danza che le trasportava portando i loro cuori a battere allo stesso ritmo, in quel momento che per loro parve l'eternità.
Le principesse del sistema solare interno assistettero sorprese e incuriosite alla scena, ma nessuno osò interrompere quel ballo.
Non un solo pensiero affollava la mente della giovane principessa.
Non una sola angoscia.
Solo serenità.
La serenità che quella danza portava con sé, piroetta dopo piroetta, giro dopo giro.
Solo l'emozione di gratitudine verso la dea bendata, per averle regalato ancora quell'opportunità.
Usagi si concesse di posare la fronte sul petto di Haruka in cerca di un contatto ancora più diretto.
I loro piedi danzavano soli, seguendo un percorso invisibile che nessuna delle due aveva tracciato.
Le loro mani erano salde, strette tra di loro e sui rispettivi appigli dei loro corpi.
I loro sorrisi erano sereni.
Non servivano sguardi per confermarlo.
I codini della principessa della Luna volteggiavano leggiadri coreografando la loro danza.
E non si sarebbero nemmeno accorte che la melodia era cessata, se non fosse stato che tra i complimenti di un gruppo di presenti che si erano avvicinati, non avessero cominciato a piombare insistenti richieste ad entrambe di fare coppia per il prossimo ballo.
Usagi sollevò il capo dal petto di Haruka, e fece per scostarsi, ma la guerriera non lasciò andare la presa con la quale le teneva ancora la mano.
Haruka di certo odiava essere al centro dell'attenzione, ma non era per questo che le fece cenno di correre fuori dalla sala.
La guerriera si preoccupava che tutte quelle attenzioni, tutte quelle domande, avrebbero messo in una situazione spiacevole la sua principessa, senza contare che avrebbe rischiato di compromettere la sua missione.
Senza pensarci due volte, la principessina seguì l'altra nella sua fuga, incurante dello stupore che questo loro gesto avrebbe generato.
Ancora confuse dagli avvenimenti a cui avevano ancora assistito, le amiche di Usagi si guardarono indecise sul da farsi, decidendo con uno scambio di sguardi che forse era il caso di seguirla.
E se si fosse trattato del nemico che dovevano combattere?
La loro determinazione fu però arrestata dal gesto col quale il principe Endymion si frappose alla loro meta.

Una volta varcata una delle tante soglie che davano ai giardini del palazzo, le due ragazze continuarono la loro fuga alla ricerca di un posto tranquillo dove non sarebbero state oggetto di attenzioni.

Giunsero dunque ad un roseto ricco della più amplia varietà di rose rosse che la principessa avesse mai visto.
«Il ragazzo ha il pollice verde» esordì Haruka elogiando il principe della Terra, ricordandosi delle volte che lo aveva sorpreso occuparsi di quegli stessi fiori nel giardino adiacente le stalle le quali era solita visitare per prendere 'in prestito' il cavallo alato.
«E le tue non erano solo parole» rispose una volta ripreso fiato Usagi, cercando lo sguardo dell'altra che si domandava quale fosse il soggetto dell'affermazione.
«Sei davvero brava a suonare il piano come dicevi» la principessina le sorrise divertita.
Haruka rimase un primo momento spiazzata dal complimento, per poi restituire a sua volta una smorfia divertita.
«Quella canzone era molto toccante»
Le parole di Usagi fuoriuscirono intrise dell'emozione che quella melodia poc'anzi le aveva regalato.
«Lo sai... Non pensavo ti avrei mai più rivista»
A quest'affermazione calò un velo di tensione tra le due.
«Mi dispiace...»
Le parole di Haruka uscirono sinceramente dispiaciute.
Ormai entrambe sapevano che la freddezza con la quale Haruka si comportava, altro non era se non una maschera ben costruita nel tempo.
E per quanto le sue azioni potevano sembrare confuse o addirittura incongruenti, mai avrebbe pensato di poter arrecare tanta sofferenza alla sua principessa.
«Lo avevo promesso anche alla tua amica manesca.»
Usagi comprese che l'altra si stava riferendo al suo incontro con Luna.
«Ma la regina vostra madre, mi ha incaricato di un compito al quale non mi potevo sottrarre»
Haruka si prese una attimo di pausa prima di riprendere col discorso.
«Mi ha ordinato di rimanerti a fianco come guardia del corpo per proteggerti» la sua voce si interruppe.
Non sapeva bene come continuare.
Poteva chiaramente vedere negli occhi della principessina che lei non era stata informata dell'imminente pericolo che avrebbe colpito il Regno Argentato.
Non era a conoscenza degli innumerevoli sforzi compiuti da lei e le sue compagne per fermare l'inevitabile.
E Haruka non era certa che fosse quello il momento più indicato per rivelarglielo... ne tanto meno che lei fosse la persona giusta per spiegarle l'intera faccenda.
Non faceva parte dell'incarico assegnatole.
La regina le aveva solo ordinato di proteggerla con tutta la dedizione di cui era capace.
Le era stata affidata la protezione di quella vita, che tanto si erano adoperate di salvaguardare.
Quello sarebbe stato il suo ultimo compito, e si sarebbe impegnata anima e corpo per adempire al suo dovere.
Non era brava a dare cattive notizie.
Forse rimanere nell'ignoranza non era un male.
In fondo, così avrebbe potuto essere la stessa principessa allegra e spontanea che fino a quel momento era stata.
Se poteva risparmiarle almeno quest'angoscia, lo avrebbe fatto.
La guerriera porto le sue mani ai fianchi e riprese a parlare.
«Non importa...»
Era meglio così.
Lo sguardo di Haruka si fece assorto nel ricordo del loro ultimo addio.
«Lo so che dopo quello che è successo, probabilmente tu sarai furiosa con me e vedermi sarà l'ultimo dei tuoi desideri ma...»
Haruka fissava un punto indefinito all'orizzonte.
I discorsi non erano mai stati il suo forte, tutto questo le stava costando uno sforzo sovrumano.
Sapeva di averla profondamente ferita ed era cosciente del fatto che in fondo, a sua volta questo ferisse anche lei.
A volte, essere sinceri e mettere le cose in chiaro è più difficile che mentire.
«Ti sbagli»
La voce di Usagi la riportò con l'attenzione verso la sua principessa, non convinta di aver sentito bene.
«Ti sbagli, Haruka»
La ragazza della Luna la scrutava con uno sguardo sicuro.
Uno sguardo che era del tutto nuovo per entrambe.
«Non sono arrabbiata con te, nel mio cuore non c'è un solo angolo di risentimento nei tuoi confronti»
I suoi lineamenti si addolcirono ed un lieve sorriso nacque sulle sue labbra.
«Non ne avrei motivo.»
Haruka la fissava incredula.
Il motivo ce l'aveva eccome!
L'aveva respinta incurante dei suoi sentimenti, l'aveva ferita senza esitazione e tutto solo per assecondare il suo egoismo.
Come poteva non essere arrabbiata con lei?
«Prima di conoscerti, ero una persona che viveva aggrappata ai suoi sogni, o per essere più precisa ad uno in particolare...»
La sua voce uscì più sicura di quanto lei stessa si aspettasse.
«Nella speranza che rifugiandomici, sarei in qualche modo riuscita a scappare, a sfuggire alla realtà.»
Usagi intreccio le dita delle sue mani e si soffermò ad osservarle.
«Avevo paura.»
I suoi occhi si chiusero per un'istante.
«Avevo paura perché non sapevo cosa desiderassi fare della mia vita.»
Haruka le si avvicinò di un passo in attesa del resto del discorso.
«Avevo timore che mi sarei pentita di seguire la strada che altri avevano predisposto per me senza pormi domande. Senza conoscere prima qual'era la mia risposta e quali erano i miei sentimenti.»
Il suo sguardo ora volgeva all'enorme luna piena che le sovrastava, rischiarando la loro pelle che assumeva tinte eteree.
«Mi sentivo sola»
Sorrise amareggiata.
«Incompresa»
La luna rischiarava tutto il panorama per quanto brillava quella notte.
«Che sciocca presuntuosa ed immatura, eh?»
La sua solitudine obiettivamente non era neanche paragonabile a quella a cui erano sottoposte le guerriere del sistema solare esterno.
Il ricordo di quegli immensi palazzi vuoti.
Il loro sguardo celatamente malinconico.
La loro dedizione alla loro missione.
Al loro confronto, lei era stata fortunata, lei era stata amata.
Ma per quanto questo fosse vero, è anche vero che la sofferenza e la solitudine non si possono misurare su una scala universale, senza prendere in considerazione anche quelle percepite.
Ed Usagi, nel suo piccolo, si era sentita proprio così.
In fondo ritrovarsi circondata da gente e risa, non sempre è sinonimo di felicità.
Non sempre è garanzia di compagnia, di amicizia e di quell'intimità che ti permette di esprimere liberamente ciò che è custodito nelle profondità dell'animo.
«Ma grazie all'aver intrapreso il viaggio interplanetario ed averti conosciuto, dopo aver approfondito il rapporto con le varie principesse, dopo aver condiviso i sentimenti con voi, dopo aver avuto modo di provare emozioni che io stessa facevo fatica a comprendere...»
I lunghi codini biondi rilucevano dei riflessi argentei donati dal chiaro di luna.
«Dopo essermi impegnata tanto nel cercare di raggiungerti»
La sua voce vacillò quasi impercettibilmente.
«Dopo aver condiviso tante gioie e dolori»
Usagi si voltò con tutto il corpo in direzione di Haruka.
«Ho finalmente capito che non sono più sola. Ognuna di noi a modo suo affronta la sua solitudine e combatte le battaglie che deve affrontare.»
Le sue mani si mossero in direzione di quelle di Haruka, la quale con naturalezza le permise di toccarle.
«Tutto ciò che dovevo fare, era iniziare a camminare.»
Le parole che sua madre le aveva rivolto il giorno della partenza non erano rimaste inascoltate.
«E tu mi hai permesso di muovere i miei primi passi.»
Gli occhi della principessina cercavano di penetrare le iridi smeraldo dell'altra.
«Ho desiderato raggiungerti. Ho desiderato conoscerti. Ho desiderato amarti.»
Il discorso di Usagi scorreva sereno come un fiume che ormai era giunto a destinazione pronto a riversarsi in uno sconfinato mare.
«E grazie a te, ho avuto modo di conoscere anche questa parte di me»
Un sorriso profondo le sollevò le guance.
«Ho imparato che per quanto ci si sforzi, non sempre quello per cui ci sforziamo è raggiungibile»
Le sue mani ora stringevano più saldamente quelle di Haruka.
«Ho imparato che l'amore è anche questo. Che non dipende dall'intensità di chi lo prova se potrà funzionare, perché i legami di fiducia, di amicizia e di amore, non nascono da vincoli trascendentali, ma bensì dalla capacità di più anime di vibrare alla stessa intensità.»
Usagi mosse un ulteriore passo in direzione dell'altra per abbracciarla, e con gentilezza venne accolta tra le braccia della guerriera.
«E' per questo che desideravo rivederti ancora almeno una volta» la voce di Usagi ora era leggermente attutita dal contatto con le vesti di Haruka.
«Per ringraziarti»
La testolina buffa si sollevò in direzione del volto dell'altra.
«Per ringraziarti di essere stata il mio primo amore.»
Haruka non sapeva cosa dire.
Con la sua sincerità, quella ragazzina l'aveva nuovamente spiazzata e temeva che qualunque cosa avesse proferito in risposta, avrebbe di sicuro rovinato quel momento tanto delicato.
Una volta terminato il suo monologo, Usagi si concesse di nascondere il suo volto nuovamente nell'abbraccio della ragazza dal profumo del vento, e di concedersi un ultimo profondo respiro di quella fragranza.
La luna svettava sopra le loro teste, incorniciandone l'immagine come in un dipinto.
Ora si sentiva finalmente in pace.
Ora era pronta a lasciarla andare, senza che questo significasse rinunciare al legame che si era venuto a creare.
Perché anche se non si trattava del finale che si era immaginata, quello era l'inizio di un rapporto che, a modo suo, le avrebbe legate per sempre.
Ora che aveva potuto esprimere i suoi sentimenti liberamente, ora che non c'erano più bugie dietro le quali nascondersi, ma solo verità che avrebbero custodito nei ricordi di quei momenti che avevano condiviso... ora si sentiva pronta a riprendere il suo cammino.

E non importava quanti ostacoli si sarebbe ritrovata davanti, e nemmeno quanti ne avrebbe superati.

Quello che davvero contava, erano i legami che avrebbe stretto durante il tragitto.

Erano le persone che avrebbe potuto conoscere ed aiutare.

Le persone che l'avrebbero fatta sentire parte di un “tutto”.

Le persone che l'avrebbero amata per com'era, nonostante la sua svogliatezza o la sua goffaggine.

Le persone che avrebbero apprezzato la sincerità del suo cuore.

Le persone che avrebbero condiviso con lei gioie e dolori.

Le persone che l'avrebbero accompagnata lungo il cammino, crescendo giorno dopo giorno assieme a lei e permettendole di arrivare dove nemmeno lei si sarebbe mai creduta capace.

Questi furono i pensieri che si susseguirono rasserenando l'animo della principessa della Luna, avvolta dalle braccia di Haruka.
Quest'ultima non riuscì a trattenere la lacrima che silenziosa le percorse il tragitto dallo zigomo alla mandibola mentre rimanevano ancora strette in quell'ultimo abbraccio.
Fu allora che la comparsa del simbolo del pianeta di cui era custode fece la sua dolorosa e prepotente comparsa sulla fronte della guerriera di Urano.
Le sue compagne la stavano richiamando, poteva sentire chiaramente i loro talismani entrare in risonanza.
Sentiva che la chiamata della guerriera della distruzione, che tanto avevano tentato di scongiurare, ormai era inevitabile.

Fu un attimo.

Un attimo appena percettibile.

E dove un attimo prima si trovava Haruka, ora rimaneva solo una fragranza di vento che ci mise qualche secondo a disperdersi nell'aria.

Usagi rimase di sasso sorpresa dalla repentinità della sparizione dell'altra, ma non ebbe il tempo di porsi domande. Dall'altro lato del roseto c'erano le sue amiche accompagnate dal principe Endymion, visibilmente preoccupati per la lunga assenza della loro principessa.
Una volta raggiunta dalle ragazze, tra le mille domande che le altre le stavano rivolgendo, Usagi cercò lo sguardo del principe della Terra.
Dopo alcuni secondi di titubanza, la giovane principessina allargò gli angoli delle sue labbra nel più sereno dei sorrisi, trovando quello comprensivo e rassicurante di lui ad accoglierlo.
«Ora posso rispondere alla vostra domanda»
I due intrecciarono uno sguardo complice, mentre le altre principesse si scambiavano occhiate confuse, domandandosi se non fosse meglio lasciarli soli.
«Sempre che vi interessi davvero conoscere il mio passato» Usagi lanciò le ultime parole quasi servissero a metterlo alla prova.
«Sarebbe un onore per me potervi ascoltare»
I passi sicuri di lui lo avvicinarono lentamente alla principessa della Luna e questa volta, quando si inginocchiò per prenderle la mano e porvi il suo bacio, gli occhi di lui non ebbero esitazione alcuna a rimanere fissi in quelli di lei e la mano di lei accompagnò quel gesto permettendogli di portarlo a compimento.





"Tutto ciò che devi fare, è iniziare a camminare."





- Fine -
   
 
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