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Autore: Celty23    17/08/2017    5 recensioni
[Storia a OC iscrizioni chiuse]
Potrebbe sembrare un sogno, o forse lo è davvero... un mondo diverso dal nostro in cui due regni si affrontano in una lotta da talmente tanto tempo che sembrano ormai secoli. Ma lo scontro è arrivato a un punto di svolta, entrambi stanno cercando quattro nuovi guerrieri per poter iniziare la battaglia finale... e decidere chi governerà il regno.
Coppie:
- tra OC
- Gale
- Nalu
- Gruvia
- Gerza
- Miraxus
- Baccana
Altri che non so ^^'
Genere: Azione, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gajil Redfox, Levy McGarden, Natsu, Natsu/Lucy, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dettagli personaggi!
Team Erza:
- Tetsuya Kuroda (per gli amici Tetsu)
  Alto circa un metro e settanta e leggermente muscoloso, capelli corti neri e spettinati, gli occhi sono rosso cremisi. Ha una cicatrice sul collo causatagli da un allenamento con la Katana. Utilizza, appunto, la Katana di famiglia, di sport pratica karate e Iaido (arte marziale con la katana).
  E' un ragazzo molto chiuso in se stesso a causa della morte dei genitori quando era piccolo, dentro però è ancora un ragazzo dolce e gentile, che farebbe di tutto per i suoi amici. Si è trasferito in Giappone durante l'anno scolastico ed è finito in classe con Richy. Ha 19 anni.
- Emma Diaz.
  E' una ragazza alta, abbronzata, dagli occhi azzurro ghiaccio e i capelli neri, il seno è abbastanza prosperoso. Ha una piccola cicatrice sul sopracciglio che si nota a fatica. E' una persona abbastanza isolata, ma basta un po' di pazienza con lei, che risponde male e cerca di non essere avvicinata, e alla fine ci si riesce senza essere insultati. E' un'ottima stratega anche se le piace essere nella mischia, principalmente pratica pallavolo, ma anche calcio e basket.
  Utilizza due spade come armi da combattimento, ma viene tenuta in grande considerazione per la sua abilità di analisi tattica. E' alquanto sboccata, gioca spesso con una ciocca dei capelli quando è sovrappensierio e si morde le labbra quando è nervosa. Ha 18 anni
- Kenryoku Kaede
  Alto poco meno di Gajeel, i capelli neri, corti e ribelli, mentre gli occhi sono del colore del ghiaccio. Pratica Judo e da sempre ha una passione per i cavalli e ha un tatuaggio raffigurante un cavallo al galoppo sulla scapola sinistra.
  Non è molto paziente e spesso è impulsivo, mangia in maniera spropositato senza ingrassare, non è per nulla ingenuo, anzi è molto intelligente, ma a volte dispettoso. Sua madre è un'esperta di botanica, trasmettendogli l'amore per la natura andando a vivere, con i suoi genitori, in campagna. Ha 18 anni.
- Alenya Kay
  Alta circa un metro e sessanta, tonica, agile e longilinea, i capelli viola e mezzicorti leggermente mossi, con un ciuffo medio sulla fronte, occhi castano chiaro. Ha diverse cicatrici sulla schiena a causa del suo passato.
  Ama stare per i fatti suoi, leggendo o ascoltando musica Hard-rock. Odia essere presa sottogamba perché una donna, quando in realtà è perfettamente in grado di difendersi. E' brava con ogni tipo di arma e le cambierà in continuazione, preferendo però l'uso del bastone.
  E' abbastanza taciturna e chiusa in se stessa, è caparbia e sembra scontrosa, ma è solo un modo per proteggersi e quando la si conosce si scopre come è realmente, risultando simpatica come ogni altra ragazza. Ha 21 anni.


Team Mirajane:
- Alexander Vanier
  Abbastanza alto (circa sul metro e ottanta), capelli verdi e fisico muscoloso; ha un tatuaggio sul braccio sinistro rappresentante un drago trafitto da una lama, sul sopracciglio destro ha un piercing. E' stato in accademia per un certo periodo, ma poi è stato espulso perché troppo indisciplinato, così è tornato a studiare e andando poi a lavorare come professore di ginnastica nella scuola di Richy e Tetsuya. Utilizza il Twinblade e ha praticato il Judo.
  E' autoritario con i suoi studenti, odia i bulli ed è molto indisciplinato, è distaccato, odia effusioni e spesso è sarcastico (finendo con l'esagerare), diventando un po' stronzo. Ha 24 anni.
- Richy (Richard) Blake
  Ragazzo alto, dagli occhi rossi e capelli neri; ha un carattere gentile e scherzoso, ma sa essere serio nei momenti opportuni, nonostante sia socievole gli piace stare da solo. Pratica la Boxe e saprà usare diverse armi (arco e spada), ma principalmente utilizza la Kusarigama. Ha 19 anni e odia i capelli verdi.
- Rena Hoshumiya
  I capelli sono color carta da zucchero, mossi e lunghi fino a metà della schiena con una folta frangetta che termina sopra gli occhi rossi. Ha un incarnato olivastro e abbronzato, è abbastanza alta e non ha curve troppo abbondanti. Adora andare al mare e nuotare, ha il segno degli occhialini sulla fronte, le piacciono le leggende e ha iniziato a leggere i tarocchi.
  Pratica karate da quando era bambina ed è capace di stendere un uomo adulto senza problemi, come arma utilizza il Kyoketsu-shoge. Sta studiando un corso di storia antica all'università.
  E' una persona gentile e cordiale, e tiene molto alle persone a lei care, diventando violenta per proteggerle; è una persona matura e di una grande abilità analitica. Ha 22 anni
- Shira Endogu
  Mulatta, estremamente magra nonostante la ginnastica artistica, gli occhi sono castani e i capelli neri, è alta poco meno di una metro e sesanta, ha una seconda scarsa di seno. A causa del suo passato e delle sue discendenze africane, che le permettono di percepire gli spiriti, ha un problema di schizzofrenia con tre personalità (non so bene come spiegarlo scusate :(...). La prima è verbalmente aggressiva, la seconda molto timida e molto facile alla depressione (è quella che riesce a percepire gli spiriti), infinte la terza è la vera lei (che compare principalemente quando fa ginnastica artistica) è molto decisa, per nulla diplomatica ma mai volgare o offensiva.
  Come arma utilizza il Ring-blade, arma che le ricorda gli esercizi col cerchio nella ginnastica ritmica (facendola diventare la vera Shira). Ha 21 anni.


Team Fairy Tail:
- Layla Wolfen
  E' una ragazza, ma viene scambiata per un ragazzino di dodici anni a causa del suo aspetto, bassa e con poche curve, ha la pelle leggermente abbronzata, i capelli corti, arruffati e marroni, gli occhi color miele. Le piacciono i rumori del bosco ed è molto brava a cucinare, ma soprattutto adora correre (sport che pratica ogni volta che può).
  Utilizza come arma dei pugnali, perché facili da maneggiare e meno pesanti di una katana. Layla è aggressiva e istintiva come un animale, ma sa essere dolce e protettiva verso i cuccioli e bambini, è molto combinaguai e odia la tecnologia. Ha 18 anni.
- Heriot Jainko
  Alto un metro e settanta, capelli neri abbastanza lunghi che gli ricadono davanti al volto, gli occhi sono grigi e solitamente spenti, tranne quando deve combattere che si accendono di una strana luce. Gli manca il canino superiore destro, visiile quando sorride, ha un tatuaggio di un serpende intorno al bicipite.
  E' un ragazzo abbastanza apatico e gli interessa soltanto lottare, praticava boxe ed era considerato una promessa, ma gli venne proibito di salire nuovamente sul ring perché troppo violento. E' disinteressato ai soldi che vince tramite incontri clandestini, gli interessa solo lottare. Come arma utilizza degli artigli misti allo stile da boxe. Ha 22 anni.




 
Sangue

La sera era arrivata in fretta quel giorno, la tensione nell’aria era palpabile e ogni persona che incontrava nel corridoio aveva il volto crucciato e scuro, il mese di pausa che era stato pattuito stava ormai terminando assieme agli ultimi raggi del sole che illuminavano il castello. L’albina sospirò sconsolata, il giorno seguente i due regni si sarebbero incontrati nuovamente sul campo di battaglia, ma questa volta con anche i prescelti ad assistere. Non erano ancora pronti per affrontare la vera e propria guerra, ma ormai non avevano più tempo per aspettare, dovevano vedere con i loro occhi cosa succedeva nel loro mondo, dovevano imparare a considerare il regno di Mirajane suo nemico, e con esso tutti i suoi guerrieri.
La ragazza fermò la sua camminata, diretta verso una stanza ben precisa, e sospirò amareggiata, quando la natura si era ribellata alla pace che gli uomini avevano stipulato lei era solo una bambina, non aveva capito cosa fosse successo di preciso, sapeva solo che i suoi genitori erano morti e che avrebbe dovuto dire addio a Natsu per sempre. Le scappò un sorriso quando ripensò ai pianti e alle suppliche che aveva fatto, chiedendo a sua sorella di lasciarla andare con lui perché se ne era innamorata, e lei glielo aveva concesso, Mirajane l’aveva lasciata andare con il rosato e Erza dall’altra parte del regno per permetterle di essere felice, perché aveva visto negli occhi di Lisanna che non era solo una cotta giovanile quella per Natsu. Aveva fatto giurare a Erza di prendersi cura di lei, di trattarla come una sorella se non addirittura come una figlia, e lei aveva accettato con le lacrime agli occhi, perché lei aveva capito a cosa stava rinunciando Mirajane, mentre la bambina che lei era all’epoca no.
«Hey Lisanna! Cosa succede?» L’albina alzò gli occhi azzurri e vide suo fratello maggiore Elfman davanti a lei osservarla con la testa leggermente inclinata. Anche lui l’aveva seguita nell’altro regno preoccupato per la sua sicurezza e incolumità, le era stato accanto in ogni momento, sostenendola quando si era finalmente resa conto che non avrebbe potuto vedere mai più Mirajane.
«Nulla di importante! Stavo andando da Natsu per augurargli buona fortuna per la battaglia di domani!»
«E’ da uomo sostenere gli amici!» L’albina sorrise per la strana frase detta dal fratello, era diventato una specie di mantra per lui «L’ho visto prima andare nelle stanze di Lucy! Credo dovessero discutere qualcosa per domani!» Lisanna sgranò leggermente gli occhi ma non perse il sorriso, ringraziò Elfman e si diresse verso la camera della bionda con uno strano peso nel petto.
Lucy era diventata la consigliera della regina qualche anno prima, diventando subito amica di Gray e Natsu, innamorandosi di quest’ultimo non molto tempo dopo. L’albina si morse un labbro a quei pensieri, lei vedeva come gli occhi castani brillavano quando vedevano il rosato, vedeva come il suo sorriso era più luminoso quando le rivolgeva la parola. Lo sapeva perché era lo stesso sentimento che provava lei.
Sentì la risata di Lucy a un paio di porte di distanza, rallentò il passo per non farsi sentire e si avvicinò alla porta della camera trovandola semichiusa, un piccolo spiraglio le permise di vedere cosa stesse succedendo all’interno. Non era una spiona e non seppe perché non bussò semplicemente per augurare il meglio a entrambi per il giorno seguente, però rimase lì, con l’occhio turchese appoggiato allo spiraglio, ascoltando e osservando con il cuore in gola che batteva a mille.
«Natsu smettila di farmi il solletico! Ahaha Per favore!» Erano entrambi sdraiati sul letto della bionda, Natsu aveva le mani appoggiate sui fianchi della ragazza e un sorriso a trentadue denti sul volto, aveva smesso di farle il solletico ma non aveva interrotto quel contatto.
«Andiamo Lu! Domani torno sul campo di battaglia… non mi vuoi far scaricare un po’ di ansia?» Il sorriso gentile e quasi bambinesco era scomparso dal volto del rosato, mostrandone uno invece più malizioso, che fece arrossire Lucy fino alla punta delle orecchie.
«M… Ma N-Natsu! Non credo sia il caso… in più ecco… noi cosa…Ah!» Non riuscì a finire la frase perché Natsu le aveva morso la base del collo e aveva poi iniziato a succhiare con avidità, facendo uscire dei leggeri gemiti di piacere dalle labbra della bionda.
Lisanna si tappò la bocca con le mani per evitare che qualche singulto le scappasse facendola scoprire, quando il ragazzo si spostò per baciare con passione Lucy, sul collo di quest’ultima era comparso un segno rosso tendente al viola molto evidente, le mani esperte del soldato iniziarono a spogliare la stratega della stoffa che le nascondeva la pelle, scoprendo un seno e iniziando a leccarlo con bramosia. Le lacrime scendevano copiose e silenziose sulle guance e poi sulle dita dell’albina, che osservava la scena con gli occhi spalancati e incapace di distogliere lo sguardo, il cuore invece di fermarsi come sperava aveva iniziato a battere anche più forte, le gambe erano molli e non volevano ascoltare la sua parte del cervello che diceva loro di andarsene.
«Natsu… Ah…» Mentre con le labbra le torturava i seni con le mani iniziò a spogliare se stesso, mostrando i muscoli allenati dai duri allenamenti che faceva ogni giorno e solcati da diverse cicatrici che si era procurato durante le battaglie.
Finalmente riuscì a muoversi e a scappare da quella scena, corse più che poté lontano da quella stanza, da quel piano del castello, dal castello stesso, cercando un luogo familiare e sicuro dove poter piangere tutte le sue lacrime e la sua tristezza. Quando riuscì ad uscire dal palazzo la sera era ormai calata completamente e l’oscurità aveva avvolto tutto ciò che la circondava, ma lei continuò a correre con la vista sfuocata a causa delle lacrime, mentre sentiva il cuore andare in mille pezzi per la scena che aveva appena spiato. Inciampò in una radice sporgente cadendo miseramente al suolo ma non si rialzò, preferendo rimanere per terra a piangere la sua solitudine, in quel momento avrebbe tanto voluto andare da sua sorella e chiedere conforto, ma aveva scelto l’amore invece della famiglia e ora era stata tradita anche da quello. Non era corretto dire che era stata tradita, perché lei e Natsu non si erano giurati amore eterno, lei non si era nemmeno mai dichiarata continuando a rimandare quel momento attendendo un momento migliore, ma gli anni erano passati e lei non era mai riuscita a trovare il coraggio, non poteva biasimare nessuno se non se stessa.
Strinse i pugni e iniziò a picchiare il terreno con forza, cercando di sfogare la sua sofferenza in qualche maniera, ma era tutto vano, era talmente concentrata sul proprio dolore che non sentì il rumore di passi che si avvicinavano a lei.
«HEEEYYY~ Cosa ci fa una baby come te nella foresta di notte?...» Lisanna alzò il volto ricoperto di lacrime e terra, vedendo la figura di un uomo chino su di lei e due occhi scuri brillare nella notte che la osservavano.

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«Uhn altroh!...» La donna sollevò il boccale di legno scuro ormai vuoto verso la castana dietro al bancone, era arrivata a Fairy Tail quella mattina presto con l’intento di affogare le sue ansie e le sue paure nell'alcol, sperando di dimenticarsi il motivo per cui voleva bere lasciandole solo un gran mal di testa, si era seduta su una delle tante sedie del bancone e da lì non voleva più muoversi finché non avesse raggiunto quell’obiettivo.
«Eccomi eccomi… non credi di stare un po’ esagerando?...» Cana le riempì il boccale fino all'orlo con un liquido ambrato, non sapeva cosa fosse di preciso e non le importava più di tanto bastava che facesse effetto, ignorò completamente la domanda e si gettò sulla bevanda finendola pochi istanti dopo sotto lo sguardo preoccupato della ragazza.
«Un altro!»
«No mia cara cameriera… per oggi non ti servo più nulla finché non mi hai raccontato cosa ti è successo per ridurti in questo stato…» Cameriera, è così che si faceva chiamare da Cana e Gildarts quando andava nella loro locanda, nessuno doveva scoprire che lei, la regina Mirajane, fosse lì ad ubriacarsi come un qualunque popolano, sarebbe stata un bersaglio troppo facile per coloro che volevano ucciderla, e di nemici ne aveva fin troppi al momento.
Appoggiò la guancia rossa e accaldata sul legno freddo guardando quello che aveva attorno ma senza vederlo completamente troppo persa nei propri pensieri, Cana sospirò e la lasciò riflettere in pace per andare a servire altri clienti. Mirajane si ricordava perfettamente quello che era successo qualche giorno prima, quando quegli uomini in nero li avevano attaccati non lasciandole alcuna possibilità se non quella di far uscire l’altra se stessa, quella che sapeva combattere e che uccideva senza alcun rimorso, ormai erano anni che succedeva, sul campo di battaglia era costretta a lottare per la propria vita e per quella dei suoi uomini, ma non si era ancora abituata. Ogni volta che succedeva si chiudeva in un guscio protettivo, fuggiva via dal castello travestendosi da una qualsiasi cameriera e si tirava il cappuccio fin sopra la testa per nascondere i lunghi capelli albini, poi andava al Fairy Tail alla ricerca di un luogo di pace e tregua. Chiuse gli occhi cercando un po’ di riposo nell’oblio del sonno, ma invece dell’oscurità opprimente si trovò davanti le facce spaventate e sorprese di Richy e Alexander, gli occhi di entrambi sbarrati dall'orrore mentre la mente cercava di elaborare quello che avevano davanti.
Un rumore accanto a se fece riaprire a Mirajane le pupille appesantite dall'alcol, un uomo grosso il doppio di lei dai corti capelli biondi, un mantello logoro era appoggiato sulle spalle impedendole di vederne gli abiti. Solo in quel momento si rese conto che il solito chiacchiericcio era completamente sparito, sostituito da uno strano silenzio. Osservò meglio lo sconosciuto che aveva accanto, ordinò una birra e quando Cana gliela portò Mirajane poté vedergli il braccio muscoloso e solcato da diverse cicatrici ormai vecchie e bianche, sentendosi osservato l'uomo si giro verso di lei puntando i suoi occhi neri come la pece in quelli azzurri e puri di lei, mostrandole una cicatrice più profonda sull’occhio destro. Era Laxus Dreyar, il generale di Erza.
«Ma guarda un po’… Dall'odore di alcol mi aspettavo di trovarmi davanti un uomo di mezza età grasso e pelato, non una normale sguattera!» Quella era la prima volta che lo incontrava di persona, poco dopo che lei era stata incoronata lui si era fatto rinchiudere nelle prigioni per alto tradimento alla regina e per aver ucciso i propri compagni, erano in pochi a sapere il motivo di quelle azioni, forse solo Erza stessa e lui sapevano la verità. Lo osservò finire in poche sorsate la birra persa nei suoi ricordi di anni addietro.
«Cosa succede cameriera? Ti sei incantata? Guarda che se continui a guardarmi mi consumi…» Non doveva rispondere alla sua provocazione, era lì per dimenticare e non doveva dare nell'occhio, ma quando gli vide comparire sul volto un ghigno malizioso e strafottente, credendo di averla messa in imbarazzo, non riuscì più a trattenersi.
«Questa è una novità! Chi l'avrebbe mai detto che il famoso Laxus Dreyar, l'uomo così spietato da uccidere i suoi stessi uomini, sapesse fare le battute!» l'uomo contrasse la mascella indispettito dal commento dell'albina, che quando vide che Cana gli aveva riempito nuovamente il boccale ci si fiondò sopra senza pensarci due volte. «E questo me lo prendo io!»
Lo finì in poche sorsate facendo scoppiare a ridere il generale accanto a lei, non si aspettava quella reazione da parte del biondo e sobbalzò quando con forza batté una mano sul legno spesso del tavolo.
«Cana! Portamene un altro! E dove tenevi nascosta una furia del genere? Ahahah»
«Arriva subito… Infatti lei non dovrebbe essere qui in questo momento… vero cameriera?» Mirajane cercò di evitare lo sguardo accusatorio della proprietaria per non sentirsi in colpa, sapeva che quello non era il suo posto, ma nemmeno il trono lo era, o il campo di battaglia. Sbuffando si girò verso Laxus e lo trovò ad osservarla attentamente con quelle pozze nere che aveva per occhi, sembrava quasi che l’oscurità stessa si fosse solidificata per permettergli di vedere, ma al loro interno Mirajane ci vide solo una profonda tristezza e una rabbia indomabile. Che fossero stati sempre così? Gli occhi di un assassino spietato? Oppure lo erano diventati solo dopo tutti quegli anni di prigionia?
«La cameriera ha un nome? O devo continuare a chiamarti in questa maniera?» Un altro ghigno beffardo gli comparve sul volto distogliendola dai propri pensieri, era abbastanza ubriaca da attirare l’attenzione del generale nemico su di se, ma non abbastanza per rivelargli il suo nome.
«Cameriera è più che perfetto! E invece cosa ci fa qui addirittura il generale Dreyar? Fra tutte le persone che mi aspettavo di incontrare qui tu eri proprio l’ultimo… Cerchi qualcuno da uccidere per divertimento?» L’alcol le stava dando alla testa, lei non era così, non faceva irritare le persone, non le giudicava per sentito dire, eppure era esattamente quello che stava facendo in quel momento, stava istigando Laxus, il generale dell’esercito nemico che avrebbe potuto stritolarle il collo con una mano a ucciderla. Era davvero così disperata?
«Se fosse stato così tu ti saresti appena offerta volontaria mocciosa…» Le lanciò uno sguardo truce con quegli occhi quasi inespressivi che le fecero venire i brividi, poi si girò a prendere un sorso dal boccale di birra ancora pieno.
«Per tua fortuna sono qui solo per bere e rilassarmi prima della battaglia di domani…» Lo disse senza guardarla, troppo concentrato ad osservare il liquido ambrato all’interno del boccale di legno, Mirajane guardò fuori dalla finestra e vide che ormai si era fatto buio, aveva passato l’intera giornata lì a bere, era tempo di tornare al castello a prepararsi. Si alzò e anche se barcollante fece qualche passo verso l’uscita, passò accanto all’uomo e lì si bloccò quando sentì un borbottio provenire dal biondo, che attirò la sua attenzione.
«Come se una semplice mocciosa possa capire cosa si provi a uccidere e ciò che comporta…» nonostante fossero state solo parole borbottate contro il boccale lei le aveva sentite benissimo, trovandosi incapace di fare un nuovo passo quando comprese il loro significato, gli occhi azzurri come il cielo fissavano nel vuoto un'immagine che poteva vedere solo lei, i corpi dei nemici cadere come foglie da un albero, mentre lei si macchiava del loro sangue.
Girò su se stessa trovandosi di fronte la schiena possente di Laxus ancora coperta dal cappotto, appoggiò una mano minuta sulla spalla muscolosa dell’uomo, che girò leggermente la testa sorpreso da quel contatto improvviso, Mirajane si avvicinò al suo orecchio e parlò, non sentita dalle persone che li circondavano o da Cana nell’altra stanza.
«Non posso capire eh?... Cosa vuol dire trapassare una persona con la propria arma, imbrattare il proprio corpo col suo sangue caldo e viscido… Ma la cosa peggiore ovviamente non è questa, è vedere i loro occhi imploranti guardarti terrorizzati mentre esalano l’ultimo respiro, e quegli occhi poi li vedi ovunque, nei tuoi sogni li senti gridare, pregare, e se provi a rimanere sveglio appena chiudi gli occhi loro sono lì, a fissarti come se li stessi uccidendo in quello stesso momento…» Lo sentì sghignazzare e solo in quel momento si rese conto di aver detto troppo, lei doveva essere una semplice cameriera, non una ragazza che aveva provato cosa volesse dire uccidere, si morse il labbro maledicendosi da sola.
«Cameriera eh?... Non ti si addice proprio come nome… Demonessa mi sembra più appropriato ihih…» Prese un lungo sorso della birra, appoggiò il boccale vuoto sul bancone e si alzò girandosi verso di lei, sovrastandola completamente in altezza e facendola sentire piccola. Gli occhi scuri la guardavano con una leggera punta di divertimento, si abbassò per arrivare alla sua altezza e si fermò a pochi centimetri dal suo volto. Se la regina non fosse stata già rossa per l'alcol sarebbe arrossita per quella vicinanza improvvisa.
«Spero di fare un’altra bevuta con te Demonessa…» Mise qualche moneta sul bancone e se ne andò senza aggiungere altro, lasciandola imbambolata a capire cosa fosse appena successo, non si accorse nemmeno che Cana era tornata e la chiamava leggermente preoccupata.

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Rena si rigirava la carta che aveva trovato a Fairy Tail qualche giorno prima pensierosa, da allora altre domande si erano sovrapposte a quelle che aveva già e che non avevano ancora trovato risposta. Qualcuno di sconosciuto li aveva attaccati all’improvviso, mentre lei e Shira non erano al castello, da quello che le aveva raccontato Alexander prima e poi il generale Gerard non era stato un attacco a sorpresa dell’altro regno, i soldati erano vestiti completamente di nero e sulle armature non c’era nessun emblema.
La carta della Luna, la diciottesima degli arcani maggiori raffigurante un cielo nero privo di stelle o di quel satellite naturale di cui l’acqua blu scuro ne rifletteva però uno spicchio, girava su se stessa utilizzando uno spigolo come perno, sostenuta da un dito dell’azzurra, i cui pensieri vorticavano alla stessa velocità e altrettanto cupi. Richy era stato ferito a una spalla durante il combattimento e quegli uomini in nero avevano puntato subito a lui e ad Alexander. Rena chiuse gli occhi e fece un profondo respiro cercando nella sua memoria qualche cosa nei libri di storia che aveva studiato qualcosa che potesse aiutarla a capire la situazione attuale, ma l’unica opzione plausibile era che fossero stati ingaggiati da qualcuno per uccidere i famosi guerrieri, ma anche quell'ipotesi faticava a reggere. Sconfortata lanciò la carta contro la sua Kyoketsu-Shoge e si sdraiò sul materasso sbuffando, da quello che aveva capito quegli uomini si erano comportati come dei burattini, si facevano ferire apposta senza provare dolore, e anche quei pochi che avevano catturato non avevano cambiato atteggiamento, non rispondevano alle domande, non parlavano o mangiavano, e una strana caratteristica che li accumunava era il fatto che tutti quanti, anche i cadaveri, avevano lo sguardo perso nel vuoto. Sembrava quasi magia.
Un leggero mal di testa la avvisò di aver sforzato troppo i suoi poveri neuroni, suggerendole di fermarsi per quella sera che un'altra questione più urgente richiedeva la sua attenzione. Quando lei e gli altri guerrieri erano comparsi i due regni si erano concordati per un periodo di tregua di un mese, nel quale li avrebbero allenati e gli avrebbero spiegato cosa stesse succedendo nel loro mondo, e il termine di quella tregua era la mattina seguente. Loro quattro però non erano ancora pronti, non erano diventati abbastanza bravi per poter contrastare un esercito, per poter respingere più attacchi per diverso tempo, per sopravvivere, quindi Gerard aveva impedito loro di prendere parte alla lotta dell’indomani, avrebbero osservato la battaglia da un luogo sicuro insieme alla regina, per osservare e apprendere. Però dopo gli ultimi avvenimenti c’era un’altra possibilità, rimanere al castello con Levy e cercare informazioni sugli uomini in nero che li avevano assaliti, capire cosa fosse successo a quei soldati per ridursi in quella maniera catatonica, e scoprire chi voleva che la guerra continuasse, chi voleva tutte quelle morti.
Richy e Shira avevano già deciso di rimanere lì, entrambi con motivazioni diverse che avevano deciso di non condividere con gli altri, Alexander al contrario preferiva andare a vedere l’azione, voleva osservare i suoi futuri avversari, alcuni li aveva già visti al Fairy Tail, ma voleva vedere le loro vere capacità, Rena invece non sapeva ancora cosa fare. Forse le conveniva andare ad allenarsi ancora un pochino per schiarirsi le idee, in fondo quando aveva lottato con Heriot poi si era sentita più leggera, come se un peso si fosse tolto dalle sue spalle, sorrise leggermente a ripensare a come lo aveva buttato a terra senza alcuno sforzo, suo padre era un maestro di Karate e l’aveva allenata fin da piccola, ora che era cresciuta non aveva alcun problema ad atterrare un uomo grosso il doppio di lei, nonostante dovesse ammettere che il corvino aveva stoffa da vendere. Si alzò, decisa ad andare ad allenarsi per scaricare un po’ di quella tensione che la stava attanagliando da giorni ormai, ma quando puntò lo sguardo contro il muro dove doveva esserci la sua arma non la trovò, vide solo la carta della Luna appoggiata sul pavimento e un qualcosa di piccolo che brillava alla luce della candela, si avvicinò e vide che a brillare non era altro che una piccola catena di metallo, con attaccata una piccola falce, era il suo Kyoketsu-Shoge che si era improvvisamente rimpicciolito. Lo fece girare fra le mani come se fosse stato un gioiello o una collana che si compra in una qualsiasi bancarella il giorno del mercato.
«E ora come ti faccio tornare normale?...» Mentre diceva quelle parole Rena senza accorgersene raccolse la carta della Luna e appena l’ebbe in mano l’arma ritornò alle sue dimensioni originali facendola cadere in avanti per l’improvviso aumento di peso, lasciandola sbigottita e leggermente dolorante.
Nuove domande si affacciavano nella sua mente, ma almeno una aveva trovato una risposta, sarebbe andata sul campo di battaglia, doveva scoprire se esisteva qualche altro tipo di magia all’interno di quel mondo, guardò il tarocco con una nuova luce negli occhi, l’acqua scura che rifletteva una luna inesistente e per un istante le parve di vedere le onde incresparsi contro il bordo della carta.

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Quella era la prima volta che usciva dal bosco che circondava Fairy Tail da quando era arrivata ormai un mese prima in quel mondo, Layla osservava estasiata ciò che la circondava, un enorme campo battuto si estendeva davanti ai suoi occhi, chiedendole di usarlo per correre come ormai non faceva da tempo. Da un lato il campo si estendeva restringendosi, diventando una semplice strada impolverata larga abbastanza da poter far passare un carro, e seguendo quel serpente marrone si arrivava al castello più magnifico che avesse mai visto, le mura rosso mattone si alzavano imponenti, torri come quelle delle fiabe sembravano toccare il cielo con la cima del tetto, un giorno le sarebbe piaciuto visitarlo, magari quando quella guerra fosse finita. La castana si girò dall'altro lato per guardare un altro bosco, ma più piccolo di quello che nascondeva Fairy Tail, gli alberi erano più radi e si riusciva quasi a intravedere il castello bianco di Mirajane, meno imponente di quello dell'altra regina, ma non per questo meno regale e magnifico.
«Guarda come si diverte la tappetta… Non avrei mai immaginato che ti piacesse guardare la gente che si ammazza! Sangue, budella… Ihih» Heriot ghignò divertito dalla sua stessa battuta macabra, il canoino mancante era in bella mostra e a Layla sarebbe tanto piaciuto fargli saltare anche l’altro. Ma purtroppo non ne era in grado, però poteva insultarlo a parole.
«Zitto pazzo psicopatico! Io non sono sadica come te!» Più tempo passava con lui e meno lo sopportava, non faceva altro che allenarsi e sfidare Gildarts, e quando non faceva una di queste due cose spariva nel bosco senza dire nulla a nessuno, non aiutava mai alla locanda e anzi importunava Cana lanciandole frecciatine a doppio senso a cui lei rispondeva, smettendo di lavorare.
Il corvino non rispose al suo insulto troppo preso da altro, Layla lo guardò di sottecchi, qualche giorno prima era riuscito finalmente a stendere Gildarts sotto gli occhi sbalorditi di tutti loro, aveva sfruttato la forza del colpo che l’uomo voleva infliggergli per buttarlo a terra, le aveva ricordato molto una mossa di karate o di una qualche arte marziale, ma non l’aveva mai visto utilizzarla prima, purtroppo non era riuscito comunque a batterlo ma da allora era sempre di buon umore, gli occhi grigi brillavano sotto i capelli lunghi.
Spostò lo sguardo decidendo che era solo una perdita di tempo cercare di capire cosa gli passasse per la testa, anche se il suo istinto le diceva che Heriot stava nascondendo qualcosa, osservò il campo davanti a lei e vide come ormai si fosse riempito dei soldati in armatura delle due fazioni, a capo di quelle a sinistra c'era Erza nella sua armatura scarlatta, i capelli dello stesso colore si muovevano leggeri al soffio del vento, guardava l'altro lato del campo, dove un uomo sulla trentina dai capelli turchesi e un tatuaggio tribale rosso dirigeva l'esercito argentato.
«Chi è quello?» Layla aveva incontrato solo gli altri ragazzi provenienti dal suo mondo e alcuni dei soldati, come Natsu e Gajeel che poteva individuare facilmente grazie alle loro capigliature, il generale Laxus, che era venuto alla locanda la sera prima, la regina l’aveva riconosciuta solo dalla descrizione che le aveva fatto Gildarts.
«È Gerard, il generale della regina Mirajane, spesso lei decide di rimanere in disparte a osservare il combattimento e lascia il comando delle truppe a lui» La ragazza annuì, ricordandosi di quel nome nel racconto che le aveva fatto Richy nel loro mondo, da quello che le aveva detto però la regina sembrava essere una eccellente combattente, allora come mai non combatteva in prima persona come la regina Erza? Stava per porre quelle stesse domande che le vorticavano in testa quando Heriot parlò fermandola appena in tempo e facendole rendere conto che nessuno sapeva dell’attacco che aveva subito quel regno dagli uomini in nero, si morse la lingua ricordandosi di stare più attenta.
«E quelli come mai non sono sul campo di battaglia? Hanno paura per caso? Ihih» Tutti i presenti si girarono verso la direzione indicata dal ragazzo vedendo delle figure avvicinarsi, una di loro era a cavallo e indossava un lungo mantello azzurro con il cappuccio a coprirle parte del volto, gli altri due invece erano a piedi.
Quando furono abbastanza vicini da capire che erano Rena, Alexander e molto probabilmente la regina Mirajane, si fermarono a guardare come loro il campo di battaglia, Gildarts si incamminò verso di loro, Layla avrebbe voluto chiedere spiegazioni a Cana ma quando si girò vide un altro gruppo di cinque persone avvicinarsi dalla parte opposta e poi fermarsi più o meno alla stessa distanza dei primi.
«Sembra che qualcuno non possa combattere oggi!… Ci divertiremo un mondo!» Cana sorrise leggermente sadica di quella situazione e dalla borsa in finte piume blu tiro fuori una bottiglia di birra stranamente ancora fredda e con le goccioline di condensa che iniziavano a formarsi sul vetro scuro.
Layla sospirò e scosse la testa leggermente, non avrebbe mai capito come faceva la castana ad avere sempre con se un qualche alcolico freddo da cella frigorifera, e in parte non le interessava nemmeno scoprirlo, anche se, l'occhio le cascò involontariamente sul seno prosperoso della ragazza, sulla vita stretta e i fianchi morbidi. Scosse nuovamente la testa più energeticamente di prima ricevendo uno sguardo perplesso da Heriot, ma lo ignorò decidendo di concentrarsi sui guerrieri del regno di Erza appena arrivati.
Emma si era seduta per terra con le gambe incrociate e una mano a reggerle la testa, con aria annoiata e contrariata aveva puntato gli occhi azzurri sul campo dove tra poco si sarebbe tenuta la loro prima battaglia, Kenryoku era in piedi accanto a lei e come la corvina osservava i soldati che si stavano riunendo e mettendo in riga, la katana al suo fianco e un leggero sorriso spensierato sul volto che la fece sorridere a sua volta. Poco più indietro di loro due invece c'erano Tetsuya, Alenya e Lucy, il primo non aveva più i capelli completamente neri come l'ultima volta che l'aveva visto, ma il ciuffo che gli copriva parte della fronte era diventato bianco come la neve appena caduta, gli occhi rossi guardavano nella sua direzione ma non puntavano a lei, puntavano oltre, si girò e capì all'istante. In quel mese era riuscita a fare amicizia con quasi tutti i ragazzi del suo mondo, ogni tanto venivano al Fairy Tail come i loro superiori e a volte stavano solo lì, in un angolo ad osservare ciò che li circondava, altre volte parlavano con lei e gli altri clienti, e altre ancora parlavano con quelli che sarebbero dovuti essere i loro nemici. Tetsuya era uno di questi, spesso parlava con Richy della scuola che li attendeva al loro risveglio, ridendo come buoni amici senza alcun peso sulle spalle.
Ma Richy non si era presentato e aveva saltato la scuola quel giorno per venire a parlare con lei, la preoccupazione era visibile negli occhi scarlatti del corvino, domande senza risposta che si tramutavano in una muta preoccupazione.
Uno scambio di sguardi però la distrasse da quei cupi pensieri, Alexander osservava Alenya con un sorriso misterioso e complice, ricambiato da uno irritato con tanto di braccia incrociate. Durò solo un istante, la ragazza distolse subito lo sguardo per puntarlo sulla regina e il generale che si stavano avvicinando per decretare la fine della pausa.
Layla sorrise, non aveva mai parlato molto con nessuno dei due ragazzi, soprattutto con la violetta, ma dubitava che anche conoscendoli meglio avrebbe capito il significato di quegli sguardi.
Gildarts tornò accanto alla figlia e si sedette accanto a lei dopo aver fatto un cenno con la testa a Lucy, ancora a cavallo con uno sguardo più che sconsolato, gli occhi azzurri ludici guardarono accanto a Rena, in un punto vuoto, per poi spostarsi violentemente verso il campo di battaglia, anche se in verità non lo vedevano.
Un sibilo metallico la riportò alla cruda realtà, Erza e Gerard avevano fatto cozzare le loro due spade una contro l'altra e a quel suono per lei tanto sgradevole i soldati iniziarono a correre l'uno verso l'altro con le armi puntate verso l'alto.
Ancora oggi Layla, se chiudeva gli occhi, riusciva a rivedere la polvere alzarsi a ogni passo degli uomini, nelle orecchie sentiva il rumore del metallo che si scontrava con altro metallo e la svegliava di soprassalto con il fiatone e il sudore freddo. Ma soprattutto si ricordava ancora perfettamente di come lentamente, goccia dopo goccia, il terreno marrone diventava sempre più sporco, ricoprendosi di un liquido scuro e di masse prive di vita che cadevano come foglie rosse e argentee.
«È triste da vedere lo so…» Gildarts doveva aver capito il suo stato d’animo dai suoi occhi castani, spalancati per il terrore e increduli per quello che stavano osservando «Ma voi siete qui proprio per questo, per fermare quello che vedi e riportare la pace in questo regno…» Layla scosse la testa energicamente, no, non era per quello che erano lì, come faceva a non capirlo?
Loro avrebbero dovuto portare la pace in quelle terre, unificare il regno, ma uccidendo degli innocenti, che di male non avevano fatto nulla, massacrando i loro amici che come loro erano finiti in quel mondo all'improvviso avrebbero portato veramente la pace? Si rifiutava di credere che il loro destino era quello di diventare degli assassini, c'era qualcosa di sbagliato in tutto ciò. Prima che potesse rendersene conto i piedi e le gambe avevano iniziato a muoversi di loro iniziativa, togliendosi di dosso la mano gentile di Gildarts e ignorando il suo sguardo preoccupato, il richiamo di Cana e il commento di Heriot, che riteneva non avesse abbastanza fegato per osservare quella scena, ma non era così, lei aveva capito molto più di lui.
Corse nella foresta come non faceva da tempo ormai, corse come se la sua vita dipendesse da questo, lontano da quei rumori assordanti e se avesse potuto anche da quella leggenda. Continuò a correre anche quando i polmoni iniziarono a bruciarle per la poca aria che stavano ricevendo, continuò quando i muscoli delle gambe cominciarono a dolere per lo sforzo. Si fermò solo quando si sentì finalmente al sicuro, il dolce rumore della foresta la circondava calmandole i bollenti spiriti.
Aveva agito d’istinto come spesso faceva, il vecchietto del negozio di Ramen l'avrebbe paragonata a un animale e quel pensiero fugace la fece sorridere per un momento. Se lei era davvero un animale si sentiva come una madre che deve proteggere i propri cuccioli, e in quella situazione i cuccioli erano proprio gli abitanti dei due regni, Gildarts e Cana, le regine con i rispettivi generali. Tutti loro, ormai troppo stanchi per combattere nuovamente contro quella leggenda che si era tramutata in maledizione, senza cercare una via di fuga, una scappatoia, o anche solo un possibile altro significato. Già il fatto che lei e Heriot fossero arrivati in quel mondo anche se non erano previsti era un segno che qualcosa poteva essere cambiato, oppure che qualcosa era andato storto. Forse la stessa leggenda aveva deciso di avvisare i due regni che stavano sbagliando, che quello che stavano facendo era sbagliato, e aveva mandato loro per farglielo capire.
Layla sospirò stanca, stava viaggiando troppo con la fantasia, ma quei giri di pensieri le avevano permesso di capire cosa voleva fare in quel mondo, avrebbe cercato una maniera per salvare tutti quanti, avrebbe studiato la leggenda e la storia di quel mondo, sperando di riuscirci.
«Layla! Finalmente ti ho raggiunto… Certo che corri veloce… Con tutto l'esercizio che mi hai fatto fare mi è passata addirittura la sbronza!... Uff, che fatica…» Cana era appena comparsa da dietro un cespuglio con il fiatone e i capelli scompigliati e quell'immagine fece sorridere la castana. «Scusami, non volevo farti preoccupare… Avevo solo bisogno di un po’ di pace e tranquillità!»
«Non preoccuparti, ma la prossima volta non inoltrarti così tanto nella foresta, non è sicuro…» Cana prese sottobraccio la ragazza e iniziarono a incamminarsi verso il Fairy Tail «Come mai? Ci sono animali pericolosi?»
«Non più del solito, ma tendono a stare ben nascosti anche loro, il motivo per cui è meglio non addentrarsi troppo nella foresta, se non per quella attorno a Fairy Tail, è a causa dei banditi»
«Intendi come Bacchus? Ho notato che ultimamente si fa vedere sempre più spesso alla locanda…» Layla guardò la castana con uno sguardo leggermente malizioso, aveva anche notato come l’uomo sembrava mostrare un certo interesse per la ragazza che aveva a fianco, e il suo istinto le diceva che quelle attenzioni non le dispiacevano affatto. «Ahahah Bacchus è solo un ubriacone altro che bandito! Può farsi chiamare così quante volte vuole ma non cambia la situazione ahahaha… Ritornando al discorso, alcuni come quello là decidono di farsi chiamare “banditi"…» L'ultima parola la disse facendole l’occhiolino e imitando con le dita le virgolette «Ma in realtà sono solo persone che hanno deciso di non far parte di nessun regno, non dovendo così combattere, a modo loro cercano di opporsi alla leggenda… Mentre i banditi a cui mi riferisco non sono normali cittadini, attaccano le case dei paesani per razziare e depredare, uccidendo i proprietari come puro divertimento, come se tutto questo fosse solo un gioco… Godono di questa situazione e probabilmente vorrebbero che non finisse mai…»
«Come mai non ne avevo mai sentito parlare prima?»
«Le persone preferiscono dimenticarsene… non lo fanno spesso e dal vostro arrivo non si sono più mostrati, forse hanno capito che il loro tempo sta per finire e si sono rintanati nella loro tana con la coda fra le gambe! Quando arriverà la pace la regina vincitrice potrà stanarli e fargli quello che si meritano…»
Layla non rispose più lasciando cadere il discorso e il silenzio le circondò, i pensieri della ragazza erano però troppo rumorosi per rendersene conto, stava rimuginando su una cosa che aveva detto prima Cana “vorrebbero che non finisse mai…”. Se fosse stato veramente così, allora potevano essere stati loro ad attaccare Richy, con l'intento di ucciderli tutti per impedire che la leggenda si compisse, e se il suo ragionamento era corretto allora li avrebbero rivisti molto presto…

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Tetsuya camminava in silenzio attorno al castello rosso mattone con le rifiniture nere, alcune gargolle si affacciavano dai muri scuri e sembravano puntare lo sguardo proprio su di lui. Lo giudicavano per la scelta che aveva fatto il primo giorno ritenendola nobile, e lo deridevano per la realtà dei fatti che lo aveva colpito come un'onda anomala, sentiva lo sguardo di pietra su di se ma quando si girava per guardarle a sua volta erano solo statue.
Sospirò amareggiato conscio che quelle sensazioni erano solo frutto della sua immaginazione, quando erano tornati dalla battaglia, la prima di una lunga serie, tutti quanti si erano rintanati da qualche parte. Laxus era scomparso nella foresta, Erza discuteva con Gray di qualcosa nella sala del trono, mentre Lucy e Natsu non sapeva dove fossero, non che gli interessasse più di tanto. Distrattamente iniziò a giocherellare con il ciuffo di capelli che gli erano diventati bianchi, era stato complicato qualche giorno prima trovare una risposta plausibile alle domande più che assillanti di Ame, cavandosela al suono della campanella con una balla sul fatto che ad alcuni i capelli si ingrigivano prima. Non avevano più toccato il discorso in seguito in quanto entrambi erano troppo presi dalla strana assenza di Richy, non gli aveva risposto alle chiamate e nemmeno agli innumerevoli messaggi, in più da quando era tornato in quel mondo non era più riuscito ad andare al Fairy Tail a causa degli allenamenti del generale. Un rumore improvviso di ramo spezzato lo fece girare di scatto, portando d’istinto la mano sull’impugnatura della katana dei suoi avi che portava ormai sempre legata alla vita, un ululato proveniente dalla stessa direzione gli fece perdere la posizione di guardia facendogli fare qualche passo verso di essi.
In mezzo alle foglie e agli alberi seduta per terra c’era Emma, i capelli lunghi e neri arruffati con qualche ramo secco incastrato fra di essi, Fenris, il cucciolo di lupo che la ragazza aveva adottato, era accanto a lei che scodinzolava felice.
«Fanculo!... Non va ancora bene!» Imprecando nuovamente la ragazza si rialzò raccogliendo le due spade bastarde dai riflessi argentei che erano per terra e che Tetsuya prima non aveva notato.
Si mise in posizione d’attacco puntando il tronco di un albero già segnato da diversi tagli, la corteccia presentava diverse aperture mostrando la parte più chiara e morbida del legno. Emma fece ruotare le due lame fendendo l’aria calda dell’estate, per poi conficcarsi nel tronco e bloccarsi lì, Fenris abbaiò facendo scodinzolare la coda scura, credendo che l’allenamento della padrona non fosse altro che un gioco.
«Cazzo! Stupide spade!...» Lanciò via quella che le era rimasta in mano e cercò di tirare fuori quella che era rimasta incastrata nel legno, spazientendosi dopo poco e sedendosi per terra con le gambe incrociate. Fu a quel punto che il ragazzo uscì dal suo nascondiglio rivelandosi con un sorriso gentile in volto.
«Serve una mano?...»
«Se riesci a recuperarmi quella cazzo di spada da quel fottuto albero sarebbe davvero utile… Se no puoi anche levarti dai coglioni…» Nonostante la risposta brusca il ragazzo non si fece intimidire e continuò ad avvicinarsi a lei, in quel mese trascorso insieme aveva imparato a conoscerla. Quel suo comportamento schivo e quasi da attaccabrighe, non era altro che una maschera per proteggere se stessa.
Emma si stava mordendo il labbro mentre teneva lo sguardo fisso sull’arma nel tronco, Fenris invece iniziò a scodinzolare cercando di ricevere qualche coccola dal nuovo arrivato, quel cucciolo di lupo era riuscito a farsi volere bene da tutti al castello.
«Beh posso tentarci, in fondo non ho nulla da fare…» La spada bastarda si era incastrata in una venatura dell’albero, ma trovando l’inclinazione giusta riuscì a liberarla con non troppo sforzo facendo sbuffare la corvina.
«Grazie…» Si sdraiò completamente lasciando cadere le braccia sopra la testa, puntando gli occhi azzurri verso l’alto, ad osservare il vento leggero che spostava le fronde degli alberi e ad ascoltare il fruscio delle foglie e il cinguettio degli uccelli. Anche lui decise di imitarla, sedendosi accanto a lei e chiudendo gli occhi per godersi appieno quel momento, lasciando che le preoccupazioni di poco prima scivolassero fuori da lui, riportando la calma nel suo animo.
«E’ stato strano… Osservare tutte quelle persone morire davanti ai miei occhi…» Tetsuya aprì gli occhi rossi, come il sangue che aveva visto sgorgare qualche ora prima, e anche se erano fissi sulle mura del castello, tutto ciò che vedeva era lo scontro a cui avevano assistito.
«Lo sapevamo quando avevamo accettato che prima o poi sarebbe successo…» Il ragazzo parlava al plurale sapendo di non sbagliarsi.
«Certo… Immaginavo ci sarebbero stati dei morti, ma vedere quei soldati col sorriso sul volto, nonostante i loro occhi fossero tristi e pieni di angoscia… Vedere Natsu sorridere e fiondarsi con la sua ascia contro Redfox, che rispondeva ad ogni colpo con un ghigno… Cazzo è stato qualcosa di inimmaginabile! Misto a follia pura…» Fece un lungo sospiro prima di ricominciare a parlare «Mi sembrava ci fosse qualcosa di sbagliato in tutto ciò… Per quanto cercassi di immaginarmi il mio futuro non riesco a vedermi a sorridere contro uno degli altri guerrieri, contro Rena o Ricky… Mentre cerchiamo di ammazzarci a vicenda… » Strinse la labbra fra i denti così forte quasi fino a farle sanguinare, Fenris aveva intuito lo stato d’animo della padrona e aveva iniziato a tirarle piccole testate contro il braccio, cercando di rincuorarla.
«Ti stai pentendo della tua scelta…» Emma non rispose, ma Tetsuya poté leggerglielo negli occhi azzurri, in quel momento erano freddi come il ghiaccio, nonostante in altre situazioni potessero essere simili alla neve d’inverno, che portava allegria. «Ti capisco… Ultimamente me lo sto chiedendo anche io… Ma ormai ho fatto una promessa, e anche se adesso farei una scelta diversa la loro situazione non cambia, sono stati costretti ad attaccarsi a lottare fra di loro… Se in qualche modo io posso aiutarli a porre fine a tutto questo lo farò con ogni mezzo a mia disposizione…» Mentre parlava si era alzato in piedi e alla fine del discorso le porse una mano per aiutarla ad alzarsi a sua volta, sperando di averle alleggerito il peso che si portava dentro almeno di un pochino. Come lei aveva fatto con lui senza saperlo, con quella piccola chiacchiera.
«Ti va di allenarci un po’? Non riesco ancora ad usare bene le doppie spade… Sono più pesanti di quelle che ho usato prima e non riesco a bilanciarmi…» Tetsuya annuì ritenendola una buona idea per scaricare lo stress e distendere i nervi che gli avevano causato più di un mal di testa.
Emma raccolse le spade bastarde e si mise in posizione davanti a lui che aveva già estratto la katana di famiglia, le lame delle loro armi riflettevano i pochi raggi del sole che riuscivano ad attraversare le chiome folte degli alberi. Rimasero a studiarsi per qualche istante, facendo giusto qualche passo incominciando a girare uno attorno all’altro attendendo il momento più adatto, pochi istanti dopo si scagliarono in contemporanea uno addosso all’altro.
Per Tetsuya era difficile stare dietro alle due spade della ragazza con solo una katana, ma non impossibile, parava ogni colpo ormai quasi con naturalezza e ogni tanto riusciva pure a contrattaccare, facendo notare a Emma alcuni errori, ad esempio che si faceva trascinare dal peso delle sue armi. Così come faceva lui però faceva anche lei, consigliandogli di giocare di più di gambe e non rimanere così statico. In questo loro allenamento Fenris era rimasto in disparte ad osservarli, la lingua di fuori e la coda che scodinzolava, ogni tanto lo sentivano abbaiare e ululare sotto il clangore del metallo delle loro armi.
Il tempo passò e loro avevano finalmente preso il giusto ritmo, Emma si era abituata al peso della spade e si muoveva più fluidamente, Tetsu rispondeva agli attacchi muovendosi come in una danza, un passo avanti due indietro, uno laterale. Si stavano divertendo, entrambi avevano un sorriso sul volto e le preoccupazioni e le ansie di prima erano completamente sparite, come per magia, niente più pensieri, niente più mondi e guerre.
Un ululato diverso da quello di prima lo fece fermare e indietreggiare di qualche passo, Fenris era completamente sparito ma l’ululato proseguiva, si girò verso la fonte e vide Emma con un mantello nero fatto completamente di pelo. Gli occhi erano nascosti da un cappuccio dello stesso materiale ma riuscì a vederli perfettamente quando decise di fiondarsi su di lui a una velocità che prima non aveva, gli occhi azzurro ghiaccio che aveva imparato a conoscere erano completamente spariti, sostituiti da un paio giallo con le pupille allungate come i felini. Riuscì a parare un colpo e poi un altro indietreggiando per la forza che la ragazza ci aveva impresso, riuscendo ad ottenere un momento di pausa e notando come le due spade avessero cambiato colore, non erano più argentee ma completamente bianche con alcune linee nere.
«Emma?...» Lo fissò per un momento interminabile, le iridi stavano tornando del loro colore naturale, perdendo quella nota fluorescente.
«Tetsu?...» La ragazza cadde a terra ritornando come era prima, niente più mantelli o cappucci, e Fenris era accanto a lei stremato quanto la padrona.
Tetsuya andò a vedere come stesse e la trovò con gli occhi spalancati ad osservare il cielo, stettero in silenzio per qualche istante finché non scoppiarono entrambi a ridere, chissà perché poi, non c’era nulla di buffo in quello che era appena successo, eppure non riuscivano a smettere.
«Certo che sei strana forte tu!»
«Senti chi parla! Ahahah Diciamo solo che formiamo una bella squadra!» Emma si mise seduta a fare qualche carezza al cucciolo di lupo.
«Non solo l’unico allora a cui cambiano colore i capelli!» La ragazza si guardò le lunghe ciocche scure e vide che le punte erano diventate argentee, se le fece passare fra le dita studiandole attentamente, come ipnotizzata, ma poi un altro dettaglio catturò la sua attenzione, uno strano simbolo era comparso sul suo polso, nero come l’inchiostro.
«Cazzo e questo come lo spiego ai miei?!»

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Shira prese un profondo respiro, chiuse gli occhi e iniziò a meditare, ascoltando con gli altri sensi ciò che la circondava, sentendo sulla pelle il leggero vento tiepido d’estate, che la faceva calmare e le distendeva i nervi, ma soprattutto sentiva le voci dei suoi ormai compagni borbottare poco distante da lei.
Avevano passato la mattinata a leggere quasi tutti i libri della libreria del castello, cercando informazioni sul controllo mentale, l’ipnosi o altro ancora, dovevano scoprire cosa fosse successo agli uomini che li avevano attaccati e se c’era una maniera per farli tornare indietro. Levy era quella che si impegnava di più, aveva letto più tomi di tutti loro messi assieme ma non avevano trovato ancora nulla.
La corvina riaprì gli occhi consapevole che non era la sola che guardava attraverso di essi, ma non cercò di combattere quelle presenze, le lasciò vedere quello che vedeva lei. Richy sfogliava un libro di miti e leggende antiche, era arrivato a circa un quarto ma ormai non lo leggeva nemmeno più, osservava solo le figure distrattamente, facendo ogni tanto una leggera smorfia di dolore per la ferita alla spalla. Levy era accanto a lui, china su un tomo da un migliaio di pagine e circondata da una pila più alta di lei, indossava degli occhiali rossi molto appariscenti e si era legata i capelli turchesi in una coda alta. Juvia non era molto distante da Shira, aveva smesso quasi subito di leggere, decidendo di allenarsi con i pugnali, anche se spesso la sentiva fantasticare a mezza voce su possibili storie amorose.
Chiuse nuovamente gli occhi e prese un profondo respiro, sentiva i loro pensieri contrastanti, che dicevano che era una stronzata quello che stavano facendo, e che ormai non c’era più nulla da fare, le loro anime erano andate. Si concentrò di più su quella, ricordandosi di come quella sua personalità riuscisse a vedere le anime dei morti, e quindi anche i corpi senza anima.
“Questa è magia nera… E solo un qualcuno di molto esperto è in grado di utilizzarla senza subirla a sua volta…”
«Anche qui nulla…» Levy gettò il libro con forza, facendolo scivolare lungo il tavolo e cadendo poco dopo a terra con un sonoro tonfo, Shira riaprì gli occhi neri come la pece di scatto per il rumore improvviso.
«Ormai è chiaro che non troveremo le informazioni che stiamo cercando in questi libri… Solo che all’interno del castello non ce ne sono altri!» La ragazza iniziò a picchiettare con le dita sul legno scuro del tavolo, mentre con una mano si reggeva la testa, aveva le guance gonfie e gli occhi castani guardavano un po’ ovunque senza mai fermarsi su qualcosa in particolare.
«Senti Levy… La regina, il comandante, un po’ tutti voi avete un’idea su chi ci ha attaccato giusto?...» Richy aveva chiuso a sua volta il libro, puntando lo sguardo scarlatto sulla turchina, che lo guardò un momento prima di rispondere.
«Sì… Ma sono solo ipotesi, non ne siamo certi…» Dei rumori provenienti dal corridoio interruppero Levy e fecero girare le teste dei presenti in quella direzione. Shira faceva profondi respiri cercando di rimanere concentrata e di non cadere nel panico, ripetendosi le parole che le aveva detto la regina Mirajane “Tu puoi controllarle, devi rendere più forte il tuo spirito e quando lo sarà abbastanza, sarai in grado di vivere una vita normale, con loro accanto come delle sorelle”.
I soldati che erano partiti quella mattina presto camminavano stanchi per il corridoio, alcuni erano feriti e fasciati in più punti, i sani invece li aiutavano a camminare o chiamavano le serve per preparare l’infermeria e il pasto, altri ancora erano stesi su delle barelle, coperti fin sopra la testa da un telo bianco. Dopo poco comparvero anche Gajeel e Gerard, dando ordini a destra e a manca, erano sporchi di terra e fango, ma non erano feriti gravemente. Levy sospirò di sollievo vedendo che il corvino era sano e salvo, riprendendo così il discorso nonostante il rumore in sottofondo.
«La foresta è divisa in due zone, quella sicura in cui si trova il Fairy Tail, mentre il resto della foresta è occupata da un gruppo di banditi, che si divertono a creare caos sfruttando questa guerra…» Si tolse gli occhiali e si massaggiò gli occhi leggermente arrossati prima di continuare.
«Si fanno chiamare Tartaros, non si sa di preciso chi ne fa parte e in passato quando le guardie riuscivano a catturare qualcuno loro non tradivano i loro superiori, non hanno mai neanche rivelato dove si trovasse la loro base... E misteriosamente morivano tutti dopo un paio di giorni… Abbiamo provato a cercare per conto nostro la loro base, ma i soldati non sono mai tornati indietro, e l’esercito non può permettersi di dividere troppo le forze, se no i soldati di Titania sfonderebbero le nostre fila senza problemi…»
«Ma… Se uno dei due regni dovesse vincere, la leggenda si rivolterebbe contro la popolazione come in periodo di pace o no?...» Richy si massaggiava la spalla mentre osservava la reazione della ragazza, non notando così Juvia che si allontanava, neppure Levy sembrò vederla, ma Shira sì. Lei e le altre sue personalità osservarono la Bluette uscire lentamente dalla stanza e una volta fuori correre per il corridoio, si chiesero il motivo di quelle azioni, ascoltando solo in parte il discorso intrapreso da Richy e Levy.
«Un tempo c’è stato un uomo, un tiranno, che era riuscito a controllarli entrambi per un breve periodo, senza alcuna ripercussione… Il popolo però era scontento del suo modo di governare, faceva preferenze, privilegiando i suoi sudditi originali, facendo vivere nella fame quelli acquisiti… In questa maniera si è creata la paura che succedesse nuovamente, che il sovrano si sarebbe approfittato del suo potere, non è questa la situazione, la regina e tutti noi lo sappiamo, ma il popolo ha ancora paura. Consegnare il regno come se nulla fosse creerebbe un caos inimmaginabile… i sudditi si rivolterebbero causando ancora più morti di quelli che avvengono con la guerra attuale…» Il silenzio calò nella stanza, lasciando in sottofondo i vari rumori del castello.
«Parlando d’altro… Con il Chiodino come va?...»
“Questi argomenti mi interessano! Un po’ di piccante finalmente!” Seguendo quel pensiero non suo, Shira iniziò ad ascoltare più attentamente, perdendo la posizione di meditazione e iniziando a farsi una treccia con i lunghi capelli neri.
«Eh… Ehm Ecco… Come al solito direi! Lo rispetto e lui rispetta me… Niente di più…» Levy iniziò ad attorcigliare su un dito una ciocca azzurra che era sfuggita dalla coda.
«Stavo parlando con una mia amica e ci è venuta in mente un’idea che forse potrebbe funzionare… Per vedere se lui è davvero interessato a te come credo io o meno come invece dici tu…» Shira non si stupì più di tanto di quelle parole, aveva notato la maniera in cui Levy osservava Gajeel, e aveva anche visto come lui la prendesse in giro cercando una scusa per poterla toccare, anche se solo come poggia braccio.
«Richy ti ho già spiegato che non c’è nulla…»
«Certo certo, Shira, tu che ne pensi?» La ragazza puntò gli occhi scuri in quelli scarlatti di Richy, mentre Levy sbuffava indispettita per l’interruzione.
«Secondo me gli piaci, non riesce a esprimere i propri sentimenti essendo troppo orgoglioso e quindi ti prende in giro… E’ molto comune nel nostro mondo, non sapere come attirare l’attenzione della persona e quindi finire col farle i dispetti...» Finito il suo discorso prese un codino che aveva attorno al polso e si chiuse la treccia appena finita, Richy guardò soddisfatto la turchina e riprese a parlare.
«Visto?! Non sono l’unico a pensarlo, quindi vuoi tentare o preferisci rimanere col dubbio in eterno?»
«E va bene! Almeno la smetterai di assillarmi… Sentiamo quale è questo “piano”?...»
«E’ molto semplice, devi farlo ingelosire!»

La battaglia era finita, e come sempre in pareggio, entrambi gli eserciti si erano scontrati con ferocia ma col sorriso sul volto, incapaci di provare odio per le persone che stavano affrontando. L’armatura ormai gli pesava sulle spalle come un macigno, una volta nelle sue stanze poté liberarsi di quella ferraglia ma il peso che provava nel petto non era sparito.
Gerard sospirò esausto e si lasciò cadere sul materasso mentre il pensiero iniziava a vagare libero, soffermandosi di tanto in tanto sulle persone che aveva ferito e forse anche ucciso, cercando di ricordare se li conosceva o meno, se il loro volto gli fosse in qualche modo familiare, ma nulla. Una capigliatura però, rossa come il sangue, la riconosceva eccome, unica fra un milione, la regina Erza Scarlett, conosciuta anche come Titania. Bella quanto letale, capace quasi di occuparsi da sola di tutto il suo esercito, una tecnica con la spada impeccabile, più volte l'aveva osservata e mai aveva visto un’apertura, che non fosse intenzionale ovviamente.
Si alzò di scatto scacciando quei pensieri, non doveva lodare un suo nemico, presto uno dei due avrebbe ucciso l'altro liberando finalmente il regno, in più aveva cose più importanti a cui pensare in quel momento. Doveva rintracciare la regina, che era sparita di nuovo, e decidere la prossima mossa, magari mandando Juvia in ricognizione, più di una volta si era infiltrata senza essere scoperta, ma da quando si era infatuata di Fullbuster era fuori controllo.
I vestiti gli erano ancora incollati addosso, la pelle ricoperta di sudore e terra non riusciva a respirare correttamente lasciandolo accaldato e rendendolo sempre più nervoso. Prima di qualsiasi altra cosa era meglio farsi un bagno nel lago vicino al castello.
Per i corridoi non c'era anima viva, così come all'esterno del palazzo, erano tutti troppo occupati per potersi rilassare, i soldati erano in mensa a mangiare o in infermeria a farsi curare le ferite, mentre le domestiche si occupavano di loro. Arrivò al lago dopo poco e quasi senza rendersene conto perso ancora nei meandri della sua mente, con gesti automatici si tolse i vestiti liberando la pelle e facendo scontrare il vento tiepido contro i muscoli temprati da mille e più allenamenti. Si risvegliò completamente da quello stato di trance quando l’acqua fredda gli arrivò al livello dello stomaco, rimase fermo per qualche istante godendosi quella frescura dolce e pungente, poi si tuffò bagnandosi completamente. Riemerse poco dopo prendendo un profondo respiro per poi immergersi nuovamente, fece questa operazione un paio di volte finché non si sentì soddisfatto ed emerse spostandosi i capelli turchesi dal volto, passandosi una mano sul viso e sul tatuaggio tribale rosso.
Gerard iniziò a galleggiare sulla superficie cristallina del lago, mentre altri pensieri tornavano a invadergli la testa, prepotenti e asfissianti, Mirajane era la sua regina, una regina amata dal suo popolo perché buona e giusta, ma non era adatta a regnare, lo sapevano entrambi. Lei non riusciva a combattere come faceva Scarlett o come lui, senza pensieri e senza rimorsi, lei si preoccupava di quelle vite, non voleva ferirle ma in questa maniera non riusciva a fare il loro bene. Era ancora impressa nella sua mente la prima volta in cui avevano obbligato quella povera ragazzina a combattere, una spada più grande di lei, le braccia che tremavano per la paura e per il peso dell’arma. Il punto di non ritornò arrivò quando uccise per la prima volta, qualcosa in lei si ruppe, si spezzò in due, creando due Mirajane, un angelo e un demone, una che non riusciva a uccidere e l’altra che ci prendeva gusto.
Sospirò chiudendo gli occhi e lasciando che il vento lo cullasse, non era il momento di pensare a quei ricordi, doveva essere forte per la sua regina. Il volto di una donna però comparve dal nulla, dallo sguardo deciso e fiero, ma dai lineamenti delicati, circondati da una capigliatura scarlatta, da cui derivava il suo cognome. Nessuno poteva sentire i suoi pensieri e lui non li avrebbe mai rivelati a voce alta, si permise quindi di ammettere a se stesso qualcosa che aveva sempre taciuto.
Quanto trovasse affascinante Erza e quanto la riteneva la regina perfetta, amata dal popolo ma decisa in guerra, temuta dai nemici e anche dai soldati, che però la rispettavano come superiore, e che lui avrebbe seguito più che volentieri, ma il fato li aveva messi su due sponde diverse del fiume.

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Juvia correva veloce nella foresta, nessuno l’aveva vista uscire e nessuno l’aveva fermata, finalmente poteva raggiungere il suo amato e scoprire come stesse dopo la lotta di quella mattina, teoricamente lui non avrebbe dovuto partecipare in quanto spia e assassino, ma tutto poteva succedere. Quando aveva visto Gerard e Gajeel tornare con solo qualche graffio si era tranquillizzata, ma poi il suo pensiero era volato subito al suo Gray-sama, una freccia volante poteva averlo colpito mentre era distratto, oppure mentre camminava nel bosco si era punto con una pianta velenosa, oppure ancora poteva aver ingerito un frutto letale e ora era steso agonizzante in un letto attendendo il bacio del vero amore per poter guarire! Ma questo era nulla, Juvia aveva il terrore che qualche strega dei boschi l’avesse visto in giro mentre era in ricognizione e se ne era innamorata a prima vista, decidendo di rapirlo e trasformarlo nel suo schiavo sessuale personale.
«Juvia verrà a salvarti Gray-sama!»
Persa nelle sue fantasie prese una scorciatoia, passando per una zona della foresta che in teoria non avrebbe dovuto attraversare, Fairy Tail era lontana e tutto ciò che la circondava in quel momento era territorio di Tartaros, e lei era da sola. Rallentò leggermente il passo per fare meno rumore e cercò di concentrarsi sui rumori che la circondavano, il cinguettio degli uccelli, il passo degli animali sul manto erboso, il vento tiepido che smuoveva le foglie, creando una melodia dolce e piacevole.
Proseguì cauta e con i sensi sempre all’erta, ma proprio quando credette di essere uscita dal loro territorio e riusciva a intravedere il castello scuro in lontananza sentì un ramo spezzarsi e diversi passi muoversi verso di lei, riuscì a nascondersi dietro un cespuglio appena in tempo.
«Che schifo… Credo di aver calpestato una merda!» Un giovane uomo era comparso da dietro un albero, i capelli biondi che gli coprivano l’occhio sinistro erano lisci tranne in due punti in cui erano diretti verso l’alto come per formare due orecchie.
«Sta zitto Jackal… Non dobbiamo farci scoprire» Una seconda figura spuntò seguita da diversi soldati vestiti in armatura su cui c’era il simbolo della regina Mirajane, Juvia sgranò gli occhi, loro non erano loro uomini, quindi perché indossavano le loro divise?
«Non rompere il cazzo Ki-Suu, io dico quello che voglio! E poi non manca molto al castello, cosa vuoi che vada storto?» La ragazza si sistemò cercando di osservare meglio le figure dei due individui, il primo, Jackal, le dava la schiena permettendole di vedere una coda spuntagli dai pantaloni, del secondo invece non poteva vedere il volto, in quanto nascosto da una strana maschera, che lo faceva apparire senza pelle e senza carne.
«I tuoi pupazzi sembrano funzionare bene… Ma non sono comunque riusciti ad uccidere i prescelti kuahahah» Scoppiò a ridere e la coda iniziò a sferzare l’aria a destra e a sinistra, rischiando quasi di colpire le foglie che la nascondevano.
Ki-Suu non rispose alla provocazione e anzi lo ignorò completamente, spostandosi leggermente permettendo ai soldati di avanzare verso la città che circondava il castello.
«Tzè… Noioso come sempre… Se il primo attacco al castello bianco non è andato a buon fine perché questo dovrebbe essere diverso?...»
«Perché questa volta il nostro intento non è di uccidere i prescelti, ma di creare caos e morti…» Jackal cominciò a sghignazzare facendo venire i brividi a Juvia, era una risata malefica e sapeva che il suo volto, anche se non poteva vederlo, traspariva la sua crudeltà.
«Kuahaha ecco perché li hai vestiti come dei soldati qualunque… Così la colpa ricadrà sull’altro regno! Ahhh spero non uccidano qualcuno di forte… Voglio menare le mani un po’ anche io!»
Il mondo attorno alla ragazza scomparve, non c’erano più i due uomini di Tartaros accanto a lei, non era più nella foresta ma era nel castello che aveva davanti, Gray era steso a terra ricoperto di sangue e trafitto da più lame, circondato da quegli uomini con la sua stessa armatura. Non poteva accettarlo, non poteva permetterlo doveva fare qualcosa… Doveva…
CRACk
Senza accorgersene si era mossa calpestando uno dei pochi rami secchi rimasti per terra, non riuscì a fare nulla se non chiudere gli occhi quando vide Jackal muoversi e toccare le foglie che la nascondevano, deglutì e attese il colpo. Un’esplosione la lanciò indietro di qualche metro, lontana dai due uomini, il fumo creato dal fuoco le impediva di vederli, ma come non poteva farlo lei, non potevano nemmeno loro.
Si mise in piedi e una fitta allo stomaco la fece crollare a terra per un istante, doveva andarsene da lì, doveva avvisare Gray-sama e dirgli che non erano loro ad attaccarli, che Juvia non sarebbe mai riuscita a fargli del male.
Si morse il labbro cercando di farsi forza, un leggero rivolo di sangue scese dal taglio che si era appena procurata con i denti ma lei non ci badò, si alzò nuovamente in piedi e si mise a correre, ignorando il pulsare sempre più forte al fianco, doveva raggiungerlo per salvarlo. Dopo pochi passi dovette premersi la ferita con una mano per cercare di fermare il sangue che usciva copiosamente, ma il fluido denso e caldo ignorò la mano continuando a riversarsi a terra, passandole fra le dita e dove non riusciva a coprirlo.
La vista iniziò a diventare sfuocata e il passo sempre più lento, rallentando inesorabilmente, riusciva a intravedere le case della città, ma il castello era ancora lontano, non sarebbe riuscita ad arrivare in tempo. Le gambe le cedettero al limitare del bosco, uno o due alberi al massimo la nascondevano dagli abitanti che chiacchieravano allegri, ignari di quello che sarebbe successo.
«Hey… Ma tu sei la cameriera di qualche tempo fa… Chi ti ha conciato così?» Gli occhi blu scuri si erano chiusi, ma le orecchie erano riuscite a percepire quella voce e a riconoscerla.
«Guardie! Portatela subito al castello, deve essere medicata all’istante!» Dei passi confusi si muovevano attorno a lei, sentì delle braccia forti stringerla e spostarla dal suo giaciglio, scaldandola leggermente.
«Gray… Sama…» Le sue parole erano poco più di un sussurro, ma lui riuscì lo stesso a sentirla avvicinandosi al suo volto per poter capire cosa stesse dicendo.
«Tartaros sta… Non sono Mirajane… Gray-sama è in pericolo…» Poi il buio.


Angolo autrice
... Saaalve, spero di non essere uccisa per questo immenso ritardo, ma spero più che altro che ci sia ancora qualcuno che segua ancora questa storia, io lo ripeto per tranquillizzarvi, anche se dovessero passare mesi dal mio ultimo aggiornamento (come è appena successo ma vediamola come una pausa estiva? Ma chi voglio prendere in giro...) io continuerò a pubblicare questa storia finché non sarà finita!
Io sono molto soddisfatta di questo capitolo e prego (perché ormai non è più sperare) che sia piaciuto anche a voi, ho iniziato a introdurre diverse coppie anche di Fairy Tail, alcune più esplicite mentre altre si stanno solo muovendo, stessa cosa per le coppie dei personaggi OC.
Ricordo per chi non mi avesse inviato i poteri di inviarmeli, perché se no rimarrebbe senza e sarebbe povero e sfigato rispetto agli altri!
Per potermi insultare e per sapere se sono ancora viva ricordo che c'è la mia pagina facebook https://www.facebook.com/Celty23efp/
A presto e fatemi sapere cosa pensate di questo capitolo con una recensione ^^
   
 
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