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Autore: Plando    17/08/2017    4 recensioni
Judy Hopps voleva far diventare il mondo un posto migliore, era certa che ci sarebbe riuscita, era il suo sogno, in fondo era stata in grado di diventare un agente di polizia, nessun coniglio ci era mai riuscito o ci aveva anche solo provato e quando pensò che il mondo effettivamente era migliorato si rese conto che il suo era e sarebbe rimasto un sogno irrealizzabile
Genere: Drammatico, Guerra, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Judy Hopps, Nick Wilde
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Nel mentre che Nick era in giro per la città con Johnson a cercare la Bellwether, Judy passava il congedo per maternità in santa pace, nonostante fosse passata solo una settimana e qualche giorno era già stufa marcia di stare a casa ventiquattrore su ventiquattro, ma uscire per strada in quel periodo, nelle sue condizioni, era troppo pericoloso, preferendo suo malgrado farsi aiutare da sua sorella Sofia, la quale era appena tornata con la spesa.

“Eccomi”

“Grazie, adesso ci penso io”

“Non ti preoccupare, sono qui per aiutarti, non fare sforzi”

“Sofia, sono incinta, non sto per morire, posso mettere la roba in frigo anche da sola, è tutto il giorno che mi fai da balia, vai a casa, ce la farò fino al ritorno di Nick”

La gemella di Judy, che conosceva fin troppo bene sua sorella, capì che non si sarebbe smossa da quel punto, decidendo quindi di dargliela vinta, fino ad un certo punto.

“Ok, ma se ti senti male o hai bisogno di qualcosa non esitare a chiamarmi” Stava per uscire, quando si voltò nuovamente verso di lei, fissandole il grembo.

“Hai detto quella cosa a Nick?”

Lo sguardo di Judy si abbassò affranto, scuotendo poi la testa.

“Glie lo devi dire, non puoi tenerglielo nascosto, prima o poi lo scoprirà, ed allora si che si incavolerà”

“Lo so, solo non so come fare”

Sofia si avvicinò di nuovo alla sorella, afferrandole le zampe e costringendola a guardarla negli occhi.

“Ok, hai fatto una cazzata, ma lo deve sapere, quando nascerà se ne accorgerà ed allora sarà solo peggio”

“Hai ragione, stasera quando torna glie lo dico”

“Vedrai, si risolverà tutto, Nick è ragionevole, andrà tutto bene”

Sofia se n’era andata da almeno una mezzora buona e Judy rifletteva sulle parole da dire al marito non appena sarebbe tornato quando la sua attenzione andò alla porta d’ingresso.

Sentiva delle voci fuori, nel vano scale, la cosa non doveva essere minimamente sospetta, dato che in quel condominio ci abitavano diverse famiglie, ma fin da subito ebbe una sensazione strana, quella voce, che bisbigliava appena e che aveva sentito solo grazie al suo fine udito, gli ricordava qualcosa, si sentì gelare il sangue quando attraverso lo spioncino vide Dawn assieme a tre montoni mentre era intenta ad indicare la porta.

Si voltò, correndo verso la cucina ed afferrando il telefono, stava per fare il numero di Nick quando la porta tremò proprio davanti a lei, stavano cercando di sfondarla e sapeva che non avrebbe retto a lungo, si affrettò a raggiungere la camera, aprì il cassetto del comodino e dopo un po' di rovistare ne tirò fuori la sua pistola, una Colt Python calibro .357 Magnum, la teneva in casa per difesa personale.

Tornata in sala si piazzò, a debita distanza, davanti la porta, puntando il revolver ed aspettando che quest’ultima si aprisse, in qualunque altro caso avrebbe usato il taser, ma ora era terrorizzata e si sentiva troppo in pericolo per rischiare, avrebbe fatto qualunque cosa per difendere se stessa e il suo cucciolo, anche sparare a qualcuno se necessario.

Al quarto colpo la porta si sfondò, il montone che l’aveva buttata giù a testate non fece nemmeno in tempo a rendersi conto del pericolo, il proiettile lo colpì proprio in mezzo agli occhi, trapassandogli la testa da parte a parte e spappolandogli il cervello sul muro dietro di lui, il contraccolpo fece perdere l’equilibrio alla coniglietta che si ritrovò seduta a terra, non era nelle condizioni fisiche per maneggiare un’arma del genere.

Dawn e gli altri due si scambiarono un’occhiata interrogativa, chiedendosi cosa non avesse funzionato, non si aspettavano resistenza da parte della coniglia incinta, o almeno non a quei livelli, comunque non durò molto, Doug si fiondò dentro la stanza, raggiungendo la coniglia, che nel frattempo si stava rialzando, colpendola in pieno petto con un pugno, facendola volare per qualche metro fino a sbattere con la schiena contro il tavolo, cadendo poi su di un fianco, inerme e finalmente disarmata.

A quel punto entrarono anche la pecora e l’altro montone, chiudendosi dietro la porta.

“Avranno sentito tutti lo sparo, dobbiamo sbrigarci, Jesse?”

Il montone osservò per un attimo il compagno a terra per poi rivolgersi alla pecora “Stecchito”

“Ok, Doug, tira su la bastarda”

Senza farsi alcun riguardo il chimico di Dawn afferrò Judy per le orecchie, sollevandola da terra, era ancora in parte stordita dal colpo subito poco prima.

“Allora Judy, a quanto pare ho vinto io, ma stai tranquilla, non ho intenzione di ucciderti, non ancora almeno, prima farò morire di crepacuore la schifosissima volpe che ti sei sposata”

Constatando che la leporide non aveva nemmeno il fiato di reggersi in piedi, Doug la mollò a terra, prendendo poi qualcosa da un borsone che si era portato dietro “Procedo?”

“Si, si, fai pure” Dicendo questo Dawn prese il cellulare della coniglia, cercando il numero di Nick e chiamandolo non appena lo trovò.

L’ultima cosa che Judy sentì era la pecora che parlava al telefono con Nick, poi vide il montone metterle qualcosa al collo, infine arrivò un lieve dolore allo stesso, causato da un sottile ago, un bruciore intenso e poi buio.











Il risveglio fu repentino, era immersa nella semi oscurità, solo un sottile fascio di luce passava attraverso le tapparelle, quasi completamente abbassate, una debole luce verde illuminava di poco le vicinanze, anche se li sul momento non riusciva a vederne la fonte.

“Era un incubo?”

Judy sospirò, cercando di alzarsi dal letto, era sembrato così reale, al punto che tremava ed aveva il fiatone, si stava a poco a poco abituando alla penombra e cominciava ad intravvedere le sue braccia, notando l’ago della flebo in quello sinistro.

“Sono in ospedale?”

Dopo esserselo tolto allungò la zampa in direzione del tastierino d’emergenza con cui chiamare qualcuno, pigiò alcuni bottoni, ma nessun rumore si udì all’esterno e solo in quel momento si rese conto che tutto era troppo tranquillo, a giudicare dalla poca luce che passava tra i listelli della tapparella doveva essere giorno, ma non riusciva ad udire alcun suono, se non il suo respiro.

Dopo essersi alzata lentamente dal letto mosse piccoli passi fino ad arrivare alla finestra, voleva illuminare la stanza, in modo da capire meglio la situazione, cominciò a girare la manovella che serviva a sollevare la tapparella, facendo entrare la luce.
Osservò fuori, riconoscendo l’ospedale di Downtown, eppure qualcosa non quadrava, non volava una mosca e alle finestre dell’edificio di fronte al suo non vedeva nessuno, in genere era caotico, con ambulanze e auto che continuavano a girare, ma non quel giorno.

Ora che finalmente ci vedeva poté constatare di essere sola nella stanza, l’altro letto non era occupato, ma era sfatto, segno che forse qualcuno lo stava utilizzando.
Si prese un attimo anche per controllarsi lei, voleva sapere perché si trovava li, addosso aveva solo una vestaglia, probabilmente dell’ospedale, ma la sua attenzione andò al fatto che si accorse che non era più incinta e non ricordarsi di aver partorito cominciò ad agitarla.

<< BIP >>

Prese a zampettare nervosamente avanti e indietro nella stanza, ignorando i segnali di pericolo che il dispositivo che aveva al collo le mandava.

<< BIP >>

Quando anche il panico sopraggiunse venne bloccata da un violento dolore al collo, una scarica elettrica che la percorse in tutto il corpo, paralizzandola fino a farla cadere a terra.
La tortura elettrica non durò più di qualche secondo, ma fu più che sufficiente per abbatterla senza più forze, la scossa fu molto più potente di quello che avrebbe dovuto essere per un mammifero di quelle dimensioni; ci mise quasi un quarto d’ora per riprendersi ed alzarsi, con una zampina prese il collare e lo tirò leggermente, appena lo vide capì che non si era trattato di un sogno, era successo tutto davvero, lo mollò subito, consapevole di quello che sarebbe successo se lo avesse tolto senza conoscere la giusta procedura, Delgado era stato parecchio chiaro più di un anno prima, quando lei stessa ne aveva trovato uno simile a casa di Dawn.

“Ok, stiamo calmi, devo trovare qualcuno”

Si avvicinò alla porta, quest’ultima era munita di diverse maniglie a varie altezze per permettere a mammiferi di ogni dimensione di poterla aprire agevolmente, dopo averla aperta la fece scivolare dentro la parete, nonostante la grandezza della porta, da cui dovevano passare anche dei pachidermi, un efficace combinazione di cuscinetti a sfera, molle e chissà quale altro marchingegno le permise di aprirla senza alcuno sforzo, affacciandosi poi sul corridoio.
Guardò prima sulla sua destra, poi a sinistra, non c’era anima viva, il posto sembrava completamente abbandonato, le luci erano spente immergendo il corridoio in una leggera penombra, rotta di tanto in tanto dalla luce che entrava dalle finestre ed il silenzio era agghiacciante.

“C’è qualcuno?” Avrebbe voluto urlare, ma l’unica cosa che gli uscì dalla bocca fu poco più che un sussurro soffocato “Mi serve aiuto”

Cominciò a camminare lungo il corridoio, aprendo le altre stanze di degenza e sperando di trovare qualcuno che la aiutasse, erano tutte vuote, anche in quel caso i letti erano sfatti, sembrava quasi che tutti se ne fossero andati via in fretta e furia. Lo percorse per un’altra decina di metri quando vide una zampa spuntare da dietro l’angolo, c’era qualcuno a terra, forse ferito, accelerò il passo il più possibile fino ad arrivare a qualche metro, a giudicare dallo zoccolo doveva trattarsi di un’antilope o qualcosa di simile, non appena volse lo sguardo oltre, un macabro spettacolo gli si parò dinnanzi agli occhi, del mammifero in questione non rimaneva altro che la parte inferiore del corpo, fatto a pezzi all’altezza della vita, poco più avanti una scia di sangue, budella e vari organi, sparsi lungo tutto il resto del corridoio, la parte superiore del corpo doveva essere stata trascinata senza alcun riguardo, mentre in quella rimasta lì si potevano distintamente vedere segni di artigli e morsi, dei brandelli di vestiti facevano capire che probabilmente erano i resti di un’infermiera.

Non era certo la prima volta che aveva a che fare con un cadavere, col lavoro che faceva gli era già capitato diverse volte, magari dopo qualche rapina finita male, ma vederlo ridotto in quello stato gli causò conati di vomito, agitandosi sempre più, ed anche in questo caso, ignorando completamente gli avvertimenti acustici del collare, che tornò pericolosamente col led giallo; anche in questo caso la scossa fu eccessiva e stavolta sembrava non finire più.

Mentre la scarica proseguiva qualcuno le si avvicinò, dicendogli qualcosa che non riusciva a sentire, dopo circa trenta secondi di scossa continua il collare tornò verde, interrompendo la tortura, lei stava per svenire ma il mammifero fece di tutto per tenerla sveglia.

“Ehi, non ci provare, mi serve che cammini”

Udendo la voce, Judy si fece forza e aprì debolmente gli occhi, cercando di capire chi fosse stato a soccorrerla, la prima cosa che notò era la tenuta anti sommossa che portava il mammifero, la sigla scritta sul pettorale le fece capire che non era della ZPD ma dell’esercito, il militare era di piccole dimensioni, poco più grande di lei, non riuscì a riconoscere la specie a causa dell’elmetto protettivo che gli copriva tutta la testa; dopo qualche attimo per farle riprendere fiato la aiutò ad alzarsi, ma si notava che era arrivata al limite, si reggeva a stento sulle proprie zampe, obbligandolo a mettersi il fucile d’assalto a tracolla per aiutarla a stare dritta.

“Oddio, sei proprio tu! Sei Judy? Judy Hopps?”

La coniglia annuì “Co…come…fai a...co…conoscermi?”

“Adesso non ha importanza, siamo qui per portarti al sicuro, riesci a camminare?”

“Posso provarci”

Il militare la lasciò andare, molto cautamente e tenendola d’occhio; provò a fare un passo, ma come posò la zampa a terra le gambe cedettero, lui fece appena in tempo ad afferrarla per la vita, impedendole di cadere a terra.

“No, non ce la fai” Si guardò attorno, cercando un modo per poterla spostare comodamente, sfortunatamente le sedie a rotelle presenti erano troppo grandi, ed in ogni caso sarebbe stato pericoloso, vista la situazione all’interno dell’ospedale.

“Ok, ti porto in spalle, ma devi stare tranquilla, se il collare riparte è la fine”

Stava per caricarsela sulla schiena, quando un rumore attirò l’attenzione della coniglia, che si girò in quella direzione.

“Che succede? Hai sentito qualcosa?”

“S…si, credo…credo che stia arrivando qualcuno”

Senza perdere tempo l’afferrò per la vita e la trascinò per qualche metro, arrivando davanti quello che poteva sembrare un armadietto per i medicinali, una volta aperto l’aiutò ad entrare per poi fare lo stesso e chiuderselo dietro.

“Che succ…”

La zittì posandogli la zampa sul muso, in quell’occasione la coniglietta riuscì a capire che si trattava di un predatore, lo spazio era poco ed il fatto che fossero a stretto contatto fece sentire molto bene a Judy che lui tremava, era terrorizzato, unito al fatto che lei non aveva la minima idea di cosa stesse succedendo la spaventava a morte, ma sapeva che doveva sforzarsi di stare tranquilla, aveva ancora quell’oggetto infernale al collo ed era più che convinta di non poter reggere un’altra scarica come quella appena ricevuta.

Passò qualche secondo di silenzio, poi un rumore di passi, qualcosa di grosso stava passando lì vicino, stava per allontanarsi quando un suono riecheggiò all’interno del nascondiglio, rimasero entrambi paralizzati quando il led del collare cominciò ad illuminare di giallo l’interno.

“Ti…ti prego, calmati”

Lo bisbigliò appena, al punto che Judy lo sentì solo grazie al suo fine udito, si calmò quel tanto che bastava a non peggiorare la situazione, dopo qualche secondo il militare aprì la porta, osservando un grosso orso allontanarsi a quattro zampe.

“Ok, via libera” Osservò di nuovo la coniglietta, era ancora stremata, dopo essersi chinato se la caricò sulla schiena e cominciò a camminare.

Qualche stanza più in là intanto due mammiferi erano impegnati in un’accesa discussione.

“Dio non ci posso credere, avete combinato un fottuto casino, se Bogo esce vivo dalla sala operatoria stai pur certa che la sua carriera è finita, come quella tua e di Wilde”

Il procione si muoveva avanti e indietro nervoso, mentre lanciava imprecazioni alla Swinton riguardo il pazzo tentativo, portato avanti da loro tre, di accoppare Dawn Bellwether.

“È stata un’idea mia, il capitano e Nick non centrano”

“Già” Rocky urlò agitando le zampe in aria “Immagino che li hai obbligati con la forza a seguirti, magari gli hai puntato un pistola alla testa…a chi vuoi darla a bere? Avete compromesso un’operazione dell’FBI con il vostro voler giocare ai vendicatori, tre agenti federali ora sono in rianimazione grazie alle vostre prodezze e Dawn è ancora libera quando avremmo potuto prenderla”

“Mi dispiace per i tuoi colleghi…”

“Credimi, ti dispiacerà ancora di più quando tornerò al quartier generale e racconterò cosa avete combinato”

Ci fu un attimo di silenzio prima che la maialina riprendesse a parlare “Perché l’FBI ci spiava? Cosa cercavi?”

Il procione si volse verso di lei, fulminandola con lo sguardo per poi urlargli contro “I miei ordini non sono affari che ti riguardano, già il fatto che ho dovuto far saltare la mia copertura per salvare il culo a voi tre è grave, tu non hai neppure idea del disastro che avete combinato”

In quel preciso istante la porta si aprì, i due agenti puntarono entrambi la pistola, pronti a far fuoco su ogni eventuale minaccia.

“Wow, calma, sono io, datemi una mano”

Lorene si avvicinò, afferrando Judy e aiutandola a sedersi a terra “Oddio, grazie al cielo sei ancora viva”

“Swinton? Dov’è mio figlio? Dov’è Nick? Perché non ric…”

<< Bip >>

Si soltarono tutti verso la coniglia agitata, notando il collare, pronto a punire, il militare si avvicinò, togliendosi il casco.

“Stai tranquilla, tuo figlio sta bene, in questo momento è con tuo marito”

La coniglietta si voltò verso di lui, riconoscendolo subito nonostante non lo vedesse da anni.

“Ma…ma tu sei…”

“È un piacere rivederti, Judy”





Note

Eccomi qua, ve lo avevo detto che sarebbe arrivato prima di sette mesi.
Sto cercando di buttarmi avanti anche con gli altri, con un po' di pazienza si proseguirà, ho intenzione di finire tutto non preoccupatevi.

In seguito a una mia scelta ho cambiato parte del prologo, nulla di che ma si scoprirà meglio già dal prossimo capitolo.



Inoltre ne approfitto per ringraziare Psiche_00, cormorant, Djmathew, Redferne, salamander92, MizukiZukishima28 e zamy88 per le recensioni lasciate finora.

Tra i preferiti invece ci sono zamy88, Djmathew, cormorant e cipuddacipuddinah, grazie anche a voi.

Concludiamo con le seguite, ancora zamy88, naketij, ivan_occa, ancora cormorant e Beatri.

Ringrazio anche chi legge in silenzio, alla prossima
   
 
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