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Autore: Maki Tsune    17/08/2017    1 recensioni
Una breve storia nel mondo reale, con la Gruvia come protagonista, dove Juvia è una genietta e il suo "sama" distintivo è un altro modo per chiarmalo "padrone".
“Wow” esclamò il ragazzo davvero sorpreso. “Q-quanti desideri ho?”
“Tre mio padrone” rispose la ragazza aprendo gli occhi e… un fulmine a ciel sereno le colpì il cuore.
“Posso chiedere qualsiasi cosa?” chiese incuriosito il giovane ragazzo.
Genere: Fantasy, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gray/Juvia
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Gray stava passeggiando dopo un faticoso allenamento in palestra e aveva l’aria assorta nei pensieri più bui. Mentre camminava calciava con nonchalance i sassolini che trovava sulla sua strada, quando all’improvviso sentì un tintinnio come se il sassolino avesse colpito qualcosa.
Alzò la testa risvegliato dai suoi pensieri e cercò di ricordare e capire da dove provenisse quel debole suono.
Provò a calciare di nuovo un altro sassolino, ma questa volta nulla.
Aveva forse mancato il bersaglio?
Iniziò a cercare, anche se era sovrappensiero era sicuro di non esserselo immaginato.
L’aria di settembre era fresca e Gray iniziò a cercare nell’erba umida vicino il marciapiede, tra i piccoli cespugli di fiori spostando i rametti, trovò qualcosa di sporco e all’apparenza d’antiquariato.
“E questo cos’è?” il suo respiro creava deboli nuvolette di vapore mentre girava il misterioso oggetto tra le mani scrutandolo incuriosito. Si guardò attorno e, senza farsi notare dai passanti, lo nascose sotto la giacca e andò dritto verso casa con la curiosità che lo assaliva.
 
Arrivato a casa, si tolse i vestiti e si ritrovò con solo i pantaloni addosso, nonostante il monolocale dove viveva da solo era un ambiente freddo.
Tenne l’oggetto misterioso tra le mani e seduto per terra con le gambe incrociate, con la poltrona alle spalle e il tavolino avanti, iniziò a girare l’oggetto tra le mani.
Aveva un’insolita forma di goccia e iniziò a pulirla dallo sporco con le dita; strofinandola appena vide delle incisioni sulla parte più grossa della goccia.
Una volta pulita tutta con uno straccio dal terreno e dalle foglie, l’oggetto si rivelò un’ampolla ramata a forma di goccia con il collo allungato e decorazioni a spirali sulla pancia, dove le incisioni iniziarono a splendere di un azzurro lucente e lievemente a tremare tra le sue mani.
“Ma che… cosa…” turbato lasciò l’ampolla sul tavolo che continuava a tremare e un fumo azzurro uscì dal collo lungo dell’oggetto, mentre il ragazzo si allontanò meravigliato dalla scena. Quando dal fumo comparì una figura, lui si alzò in piedi rimanendo a debita distanza ma sempre standole di fronte.
“Padrone comanda e in me conferite, quale desiderio esaudite?” domandò con voce soave e ad occhi chiusi una giovane ragazza dai capelli lunghi azzurri coperti da un velo rosa trasparente. Il suo corpo roseo indossava un reggiseno viola con ornamenti e laccetti dorati in sintonia con i pantaloni viola e larghi, stretti alla caviglia.
La ragazza uscita dall’ampolla aveva le mani congiunte come se pregasse e i gomiti alzati, creando una linea retta che, con le gambe vicine, formava una croce perfetta con tutto il corpo. Dalle braccia scendeva un altro velo rosa, simile a un lungo scialle trasparente.
Il ragazzo rimase sbigottito e nel guardarla rimase senza parole. Non credeva ai suoi occhi.
Troppe informazioni accumulate in un unico giorno.
E poi… a cosa si stava riferendo la ragazza? Desideri?
“Wow” esclamò il ragazzo davvero sorpreso. “Q-quanti desideri ho?”
“Tre mio padrone” rispose la ragazza aprendo gli occhi e… un fulmine a ciel sereno le colpì il cuore.
“Posso chiedere qualsiasi cosa?” chiese incuriosito il giovane ragazzo.
“N-No, padrone.” Faceva fatica a parlare, da quanto era incantata da lui. “Ci sono delle clausole che bisogna rispettare. Juvia non può far tornare in vita i morti; non può far innamorare nessuno; non uccide nessuno e non si possono desiderare altri 3 desideri, in più non si può cambiare il passato. Ricordate che la magia ha sempre un prezzo, perciò più è grande il desiderio più la conseguenza è alta, quasi pericolosa. Attento a cosa e come desiderate.”
Il moro la ascoltò attentamente e si mise a riflettere. Cosa voleva davvero? Davvero poteva esprimere i desideri? Essendo uscita da un’ampolla, questo voleva dire che aveva liberato un genio femmina.
Non avrebbe mai pensato che i geni esistessero davvero se qualcuno glielo avesse detto. Eppure ne aveva uno davanti i suoi occhi e non gli dispiaceva affatto.
“Non ho desideri se non quelli "proibiti" dalle clausole. Qual è il tuo nome?”
“Juvia. Mio padrone.”
“Io sono Gray e non mi sento il tuo padrone.”
“Ma voi avete sfregato la lampada di Juvia, perciò sarete il suo padrone finché non esaudirà i vostri tre desideri.”
“E a quel punto che cosa succederà?”
“Juvia tornerà nella sua ampolla e aspetterà che un altro padrone la prenda e la sfreghi per farla uscire.”
“Che vita ingiusta. Quindi non puoi divertirti? Non puoi usare i tuoi poteri per te?”
“No, Gray-sama. Juvia non può. Juvia deve rispettare le leggi sacre della natura dei geni.” Richiuse gli occhi per ritrovare la concentrazione e in modo molto zen, fece un profondo respiro e il suo sguardo si fermò proprio sul suo nuovo padrone. Non poteva innamorarsi. Di lì a poco, lo avrebbe perso per sempre e non avrebbe potuto far nulla.
“Quali desideri esaudiresti per te?” domandò il giovane sorprendendola.
“J-Juvia?... Ecco… vorrebbe essere libera da tutte le catene e le cose che non può fare.”
“Parli sempre in terza persona?”
Il suo volto prese colore dall’imbarazzo “Sì, Gray-sama.”
“Perché?” domandò Gray incuriosito.
La ragazza arrossì di più “Juvia non lo fa apposta… ma passa tanto tempo da sola e così ha preso l’abitudine di parlare in terza persona di sé, con gli oggetti che crea nella sua ampolla.”
Il giovane vide il volto della ragazza rattristarsi “Allora d’ora in poi noi saremo… amici.”
Il sorriso del ragazzo fece innamorare ancora di più la giovane genietta e non sapeva come reprimere quell’amore che la faceva star bene, ma che da lì a poco avrebbe perso per sempre.
“Ma Juvia non può esserti amica, prima o poi esprimerai i tuoi desideri e non ci vedremo mai più.”
A quelle parole il cuore del ragazzo si strinse. Gli dispiace davvero fino a quel punto? O c’era altro in ballo?
Gray rifletté velocemente cercando una soluzione.
Si guardò attorno.
L’ambiente dove viveva non era solo fredda per via della temperatura, ma anche fredda in tutti gli altri sensi. Triste, solitaria, monotona.
Passava molto tempo da solo e non aveva nessuno con cui parlare, nemmeno con oggetti per lui importanti e le persone che gli stavano attorno lo evitavano perché attaccata briga con tutti e iniziavano molte lotte senza un motivo apparente, a volte solo per fraintendimenti. Questo raffreddava il cuore del ragazzo, non che al freddo non stesse bene ma iniziò a pensare che quella genietta poteva essere la soluzione alla sua solitudine. Se l’aveva trovata c’era un motivo, no?
E al solo pensiero di perderla per sempre lo faceva star male.
“Non esprimerò i desideri, te lo prometto.”
“Ma per qualsiasi altra situazione importante, Juvia sa che lo farai.”
“È successo altre volte?” chiese Gray.
La risposta fu nello sguardo che si abbassò, livida. Le sue mani che si strinsero uno all’altro cercando conforto.
Gray si morse il labbro inferiore abbassando anche lui lo sguardo, alla ricerca di un’altra soluzione.
“Allora facciamo così, li esprimo adesso così non ci saranno più problemi e pensieri a riguardo.” I suoi occhi furbi e un lieve sogghigno sulle labbra mandarono in tilt la genietta anche se Juvia sentiva le lacrime salire e bruciare in gola, dove le bloccò, mentre rispondeva annuendo.
Poteva quasi sentire il suo cuore creparsi per la delusione e la tristezza, ma alla fine sapeva che era il suo destino. Avrebbe passato i secoli da padrone a padrone esaudendo desideri per gli altri, incuranti di lei.
“Non fare quella faccia, ci vedremo ogni giorno.” Le sorrise dolcemente avvicinandosi a lei e prendendo i lembi del velo attorno le braccia.
“Juvia non lo crede possibile.” Gli carezzò una guancia con sguardo innamorato.
“Allora fidati di me, perché…” alzò le mani e con un dito indicò le altre dita che dal pugno fiorivano come se stesse contando. “…desidero che tu sia mia, che tu sia libera e che diventi umana per stare con me.”
“Juvi-!” esclamò la genietta, molto più che sorpresa.
“Ho pensato bene ai miei desideri e a come esprimerli in modo chiaro. Possono andar bene, vero? Senza sorprese…?”
“Pericolose e azzardate ma… Juvia apprezza e crede che avete espresso bene i vostri desideri.” Juvia schioccò le dita e con voce entusiasta disse “Con un magico gesto, esaudirò ciò che Gray-sama ha chiesto!”
I braccialetti d’oro che aveva ai polsi si smaterializzarono e la lampada sparì per sempre. La magia spezzata non tolse a Juvia il completo viola che indossava e la genietta si buttò tra le braccia del ragazzo.
“Juvia ora è libera! Merito di Gray-sama!” era commossa. “Gray-sama ha sprecato un desiderio. Juvia era già vostra da quando vi ha visto.” La sua voce bassa tremò e pianse felice.
Gray non era tipo da affetti calorosi, ma non poté far a meno di abbracciarla e consolarla carezzandole i capelli. Qualcosa gli diceva che sarebbe stata in grado di riscaldare il suo cuore indurito dal freddo.
Le alzò il viso e le asciugò le lacrime con i pollici. I loro sguardi produssero scintille legandoli uno all’altro, facendo battere i loro cuori all’unisono. Percependo quel legame che poteva solo crescere nel tempo, le loro labbra si avvicinarono e si scambiarono un timido bacio.
   
 
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