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Autore: Bluereddino    17/08/2017    2 recensioni
Un cuore marcio non può essere recuperato, è destinato solo a sbriciolarsi e a divenire cenere. E il cuore di Silver era ormai marcio da tempo.
Sonic x Silver
Genere: Angst, Dark, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Knuckles the Echidna, Shadow the Hedgehog, Silver the Hedgehog, Sonic the Hedgehog
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Quel terrazzo non era locato estremamente in alto, forse raggiungeva a malapena i tre metri e mezzo d'altezza, ma Silver non poteva non immaginare che una caduta da tale quota gli avrebbe potuto arrecare non pochi danni alla schiena, la testa o qualsiasi parte del suo corpo fosse stata tanto sfortunata da abbattersi contro il pavimento del pian terreno; già si immaginava accasciato su quelle piastrelle a macchie color pesca e grigio, appena intiepidite dal picchiettante sole delle quattro del pomeriggio, sole che splendeva alto in quella calda giornata estiva; sarebbe rimasto immobilizzato dal dolore e senza nessuno che lo potesse aiutare perlomeno a mettersi in piedi. Sapeva però che cadendo, in qualsiasi maniera potesse avvenire l'atterraggio, avrebbe al massimo passato qualche giorno costretto in uno scomodo materasso in una stanza d'ospedale e, enfatizzando al massimo gli effetti collaterali, sarebbe potuto finire in sedia a rotelle, bloccato per un tempo indicibile. Non sarebbe di certo morto e non era un problema di importanza estrema, non potersi muovere mai più, presa in esame quella "avventura ricca di mistero e colpi di scena mozzafiato" che era la sua vita. 
Non gli interessava comunque testare le sue ipotesi, considerando che nonostante la sua vita non fosse tanto caotica, un braccio ingessato era comunque doloroso e fastidioso. Magari non aveva alcuna persona con cui dover e poter passare il tempo, qualcuno per cui quindi un alluce fratturato sarebbe stato un ostacolo consistente, ma hey, il dolore non è una bella sensazione, che sia scomodo per gli altri o meno.
Cadere da quei tre metri approssimati NON era una cosa da provare almeno una volta nella vita.

Passava ore e ore su quel terrazzo sporco che dava sul minuscolo giardino interno della casa, se giardino lo si può definire: era una lurida distesa di mattonelle in cui si trovava una piccola aiuola antistante alla porta d'ingresso alla casa e situata alla sinistra del garage, un ammasso di erbacce che dava sul muro della casa vicina, in cui era piantato un gelso sfiorito e un rampicante che ormai aveva ricoperto l'intera parete priva di intonaco. Come si può immaginare, non era la visuale per cui ogni giorno si recava sul posto, e non era per alcuna vista che vi si chiudeva per ore e ore: semplicemente passava il tempo a pensare, seduto nella polvere e nello sporco con le gambe incrociate. Pensava la mattina, mentre guardava i passerotti che si poggiavano sull'instabile ringhiera di metallo che lo separava dai danni di quella caduta tanto ipotizzata e supposta, pensava il pomeriggio, mentre il sole gli scottava il muso già di per sé ambrato, pensava la notte, quando faceva troppo caldo nella sua stanza disordinata e dall'odore poco gradevole, quando si sdraiava, sempre in quel lurido terrazzo, a fissare le stelle. 
Pensava di continuo a cose banali, a vecchi discorsi e diatribe, a dubbi esistenziali; qualsiasi ricordo o idea gli passasse per il cervello, era una buona scusa per immaginare, riflettere.

Così aveva nuovamente guardato verso il basso, aggrappandosi al metallo per non capitombolare di sotto.

"Finirò sicuramente all'ospedale.". Forse era il caso di smettere di rimuginare sulla questione.

"Sarebbe davvero un bell'affare se qualche pazzo m'inseguisse e io finissi proprio qua. Potrei solo buttarmi, aspettare che lui se ne renda conto per poi farmi fare a pezzi dalla sua affilata ascia, preparata la mattina precedente. Si, sarebbe proprio un bel problema dover scapare e ritrovarmi qua.". Era davvero un dilemma, come poteva sfuggirgli? Sono cose che capitano, dover fuggire da un intruso nella propria casa, non poteva e non doveva coglierlo impreparato! 
Non era quella la via d'uscita, non lo era davvero. C'era sicuramente qualcos'altro che potesse fare per allontanarsi e trovare un punto di salvezza.

Come prima cosa si era proprio messo alla ricerca di quest'ultimo: la postazione più sicura gli sembrava il tetto della casa di fronte, quella il cui muro era coperto di edera. Se fosse scivolato per qualche motivo, e la probabilità di trovare del muschio o qualche sostanza limosa sulle vecchie tegole consumate era molto alta, poteva sempre aggrapparsi alla pianta e tornare del cortile della sua dimora, poi scappare attraverso il garage, sempre che il suo corpo gracilino glielo permettesse. In caso contrario, per evitare di stare troppo vicino all'uomo x, poteva proseguire la sua fuga sulla copertura da raggiungere e scavalcare o rompere la debole reticella che avrebbe separato lui da delle scale. Non era mai entrato nella casa della signora della porta accanto, ma sapeva che, in un modo o nell'altro sarebbe uscito. 
Già quello era un buon piano, ma il problema concreto restava come arrivare al tetto. Il principale ostacolo, oltre al "burrone dell'angoscia" sottostante, era proprio la ringhiera su cui era correntemente poggiato. Non sembrava, ma era troppo alta per essere saltata, e anche prendendo la rincorsa, con un ostacolo del genere non sarebbe riuscito ad arrivare nemmeno alla metà della distanza aerea da percorrere per raggiungere l'obbiettivo.

"Che casino..." aveva sospirato serrando le palpebre. Tutte le sue ipotesi erano andate in fumo. Doveva accettare la realtà, lo avrebbero trovato in una pozza di sangue denso proprio nel suo amato terrazzo. 
Sentiva già i passi dell'assassino che veniva a prenderlo.

"Bene, Silver! Il piano di oggi è semplicissimo: corri, non cadere e, cosa più importante, non farti ammazzare!"

"Un momento, che diavolo sono questi passi?!" aveva iniziato a respirare velocemente e affannosamente. C'era davvero qualcuno? Aveva spostato velocemente lo sguardo da destra a sinistra per tentare di trovare un modo concreto per raggiungere il tetto dell'altro edificio. 
Finalmente aveva scorto un altro stabile più piccolo, e si era improvvisamente ricordato che a delimitare il perimetro del giardino della sua abitazione vi era anche una costruzione adibita a un bagnetto esterno che lui personalmente non aveva mai usato. Dalla sua posizione non era riuscito a notarla subito, essendo più ribassata rispetto all'effettiva altezza su cui il sempre più preoccupato Silver stava finalmente concependo il piano completo. Saltando lì non si sarebbe potuto fare molto male, valutando l'assenza totale di tegole il peggio poteva essere un ginocchio scorticato. Sarebbe poi potuto scendere senza complicazioni per raggiungere la porta d'ingresso. Semplice come...

"No, non può andarmi tutto così liscio..." e, come se chiunque fosse alla sua ricerca lo avesse potuto sentire, oltre ai pesanti rimbombi provenienti delle scale dietro di lui, aveva potuto intravvedere una figura scura che sostava vicino all'entrata, una sentinella forse, o semplicemente un compagno di crimini.

"A quanto pare solo scappare tramite quel tetto è fattibile..." La porta alle sue spalle aveva scricchiolato violentemente e quel suono stridulo gli aveva dato l'impulso decisivo che lo aveva portato a scavalcare i ferri su cui si stava precedentemente sorreggendo. Un salto veloce e indolore, un atterraggio notevolmente meno felice: nemmeno lo avesse fatto di proposito, si era sbucciato il ginocchio, come previsto. Non era decisamente abituato a quel genere di avventura, si, nemmeno a scavalcare un corrimano alto suppergiù un metro. Francamente stava formulando l'ipotesi di iscriversi in qualche palestra: gli assassini possono decidere di rincorrerti ovunque e in qualsiasi momento. Se mai avesse trovato qualche lavoretto che gli potesse portare un minimo di denaro nelle tasche, lo avrebbe davvero preso in considerazione. 
Tentando di non curarsi del taglio sanguinante, si era diretto verso il muro dinnanzi e lo aveva atteso una mesta sorpresa: il muro era privo di piante, rientranze, qualsiasi cosa potesse aiutarlo a scalare, calcolando che con un salto non era fattibile arrivare in cima alla muratura, sopratutto vivendo dentro un sacco di carne e pelliccia che di muscoli allenati non aveva nemmeno quelli del viso, tanto rari erano i suoi sorrisi.

Sto arrivando, Silver...

Stava per girarsi alla ricerca di un altro colpo di fortuna, ma si era ricordato la prima regola di ogni film horror: mai e poi mai voltarsi. Da amante del genere, sapeva che una soluzione c'era, ma doveva fare in fretta a trovarla. Quella situazione di stress lo stava portando ad una crisi isterica, e quasi voleva scoppiare in un pianto disperato, pronto a raggomitolarsi contro la costruzione inscalabile ad attendere la sua fine. Non aveva nulla da perdere, né amici, né soldi, né gloria, ma il solo pensiero di venire accoltellato con chissà quale lama sconosciuta da un uomo mai visto prima gli dava una forza, un volere che solo quando si trovava in questo genere di difficoltà acquisiva. Non avrebbe permesso al malato alle sue spalle di vederlo disperato a causa sua. Si era stancato di dare soddisfazioni agli altri a causa delle sue lacrime.

Tra le foglie dell'edera vi era una vecchia scala arrugginita, perfettamente mimetizzata. Ricordava di quando suo nonno la utilizzava per recuperare il suo pallone da calcio che puntualmente si andava ad incastrare tra la grondaia e il comignolo della dimora vicina. Raccogliendo tutto il coraggio che aveva in corpo, si era lanciato verso la ferraglia decrepita, sentendola come sgretolarsi sotto il suo peso. Un chilo in più e sarebbe crollata.
Scalata, era finalmente arrivato in cima. Aveva fatto un'attenzione particolare a non inciampare nella gronda, spostandosi con movimento repentino sulla consunta copertura del tetto sempre con movimenti perfettamente calcolati, per poi urlare a squarciagola:

"Hai visto, brutto bastardo?! Non mi prenderai mai!" mentre rideva maniacalmente, aveva sentito degli altri passi, più veloci. Un terzo complice? Beh, non era più un problema, ormai era al sicuro!

Aveva preso a correre in direzione della reticella intravvista precedentemente, per poi sentirsi gridare alle spalle:
"SILVER! COSA DIAMINE CI FAI SUL TETTO?! SCENDI SUBITO!" a questo punto il ragazzo non era riuscito a fare a meno di girarsi. Blaze lo guardava esterrefatta.

"E che ti sembra, scappo dall'assassino!" aveva ribattuto convinto. "Su, raggiungimi, non vorrai mica diventare un ammasso di arti!"

"Che diavolo stai dicendo?!" aveva risposto ancora più confusa, ma tranquillizzandosi un poco notando che aveva smesso di correre su quelle tegole pericolanti. "Non c'è nessun assassino."

"Come no, ha anche un complice! Su, raggiungimi velocemente." Aveva continuato ad incitarla.

"Stai sognando." Lo aveva freddato con lo sguardo. "Stai sognando un'altra volta. Un giorno farai una brutta fine, se non imparerai a gestire la tua fantasia." Detto questo, si era diretta nel punto da cui era arrivata e lo aveva sollecitato a sbrigarsi perché di lì a poco lei sarebbe uscita con i suoi amici e voleva che qualcuno tenesse d'occhio la casa, ma non appollaiato sopra un comignolo come un avvoltoio in cerca di una preda.

Sospirando, Silver si era capacitato del fatto che fosse stato solo uno dei suoi momenti in cui la mente prendeva libero arbitrio e vagava facendogli vedere e sentire cose inesistenti. Forse doveva smettere di pensare così tanto, si era detto un attimo prima di incastrare il suo piede nella bronzea grondaia intasata da chissà quale melmoso residuo del tempo, inciampandovi e sbattendo con potenza proprio su quelle piastrelle a macchie color pesca e grigio, appena intiepidite dal picchiettante sole delle quattro e mezzo del pomeriggio. Non lo aveva di certo portato alla morte, ma un omero rotto non glielo avrebbe negato nessuno.

 

Non ti crederà mai. Ma tu vedi oltre.

 
   
 
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