Serie TV > Life on Mars
Ricorda la storia  |      
Autore: SignorinaEffe87    16/06/2009    7 recensioni
[Life on Mars (BBC)] Sam Tyler non ha più certezze.
Potrebbe essere matto, in coma, oppure indietro nel tempo, e nessuna di queste prospettive gli pare consolante. Tuttavia, in quel preciso istante, nell'angusto cucinino del Trafford Arms Pub, di almeno una cosa è certo: che odia quell'ingrato trippone teppista dell'ispettore capo Gene Hunt. [Gene/Sam]
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'The Martian Chronicles'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Tantrumefp Disclaimer: I personaggi di Life on Mars (UK) non mi appartengono (inserire sospiro malinconico qui); c'è ancora qulacuno che pensa che possa voler perseguire scopi di lucro con i miei scritti idioti?

Avvertenza: La fanfiction che segue è la mia personale (ed opinabile) rivisitazione di una scena dell'episodio 01x05, nel quale Sam e Gene, per indagare sull'omicidio di un tifoso del Manchester United, decidono di infiltrarsi come baristi al Trafford Arms Pub; pertanto, oltre a contenere lievi spoiler riguardo all'episodio in questione, la storia presenta riferimenti ad alcune puntate precedenti (in particolare, 01x03 e 01x04).
Come si dice, lettore avvisato, mezzo salvato.
Il rating è alto, benchè non vi sia nulla di "grafico", per via dell'eloquio non proprio politicamente corretto di Gene Hunt- ma noi lo amiamo così-.
Ci "rileggiamo" a fondo pagina per le (dolenti) note, buona lettura!

MistralRapsody^^





"You give us a tantrum

and a know-it-all grin
just when we need one,
when the evening is thin."
Sarah McLachlan, "Building a mystery"



L'ispettore capo Sam Tyler non aveva ormai alcuna certezza.
Anzi, forse sarebbe stato più corretto dire l'ex ispettore capo Sam Tyler, dato che il dannato burattinaio celeste che si era preso la briga di scaraventarlo in un presunto anno 1973, si era persino tolto lo sfizio di degradarlo ad ispettore semplice.
La lista degli ex, comunque, non era ancora finita: aveva un'ex fidanzata e collega, Maya, rapita da un efferato omicida seriale il giorno della sua oscura dipartita dal 2006, la quale, in quel momento, nella migliore delle ipotesi, lo stava vegliando nel reparto di terapia intensiva del St. James Hospital.
Perchè, forse, era soltanto in coma, immerso in una contorta proiezione onirica del proprio subconscio, che qualsiasi psichiatra avrebbe sognato di poter studiare, tanto era vivida, reale, aberrante.
Poi, aveva un'ex casa, confortevole e rassicurante, in un edificio industriale dismesso che, nel suo personale, orribile paese delle meraviglie, era stata teatro di un finto delitto e di una vera rapina. Adesso, viveva in un monolocale polveroso e claustrofobico, con un lettuccio cigolante, mobili dalla stabilità precaria e pareti tappezzate da un'abominevole carta da parati color grigio ratto. Inoltre, archiviate le gloriose ed interminabili partite notturne a Fatal Frame, ora i suoi maggiori trastulli casalinghi erano svegliarsi urlando dopo l'ennesima visita di quella fottuta, raccapricciante bambina con il clown di pezza, oppure declinare con gentile fermezza le insistenti profferte sessuali dell'attempata zitella dell'interno tre, quella con un gatto persiano obeso che sembrava una borsa dell'acqua calda.
O forse era una borsa dell'acqua calda che sembrava un gatto persiano obeso... Bah.
Quindi, nel caso improbabile in cui fosse stato suo malgrado coinvolto in qualche segretissimo progetto governativo riguardante i viaggi nel tempo, se era l'ignara cavia di un esperimento futuristico sulle possibilità umane di trascendere la quarta dimensione, doveva ammettere che i servizi segreti di sua Maestà non si erano sforzati troppo per rendere agevole la missione del crononauta: a volte, avrebbe preferito essere inseguito da un branco di Velociraptor sbavanti ed affamati, o trovarsi sul ponte di comando dell'ammiraglia britannica durante la battaglia di Trafalgar, piuttosto che subire le incessanti angherie di una certa persona.
Ma queste, comunque, erano solo sue rassegnate illazioni.
Per concludere, aveva un'ex vita, non del tutto appagante, ma abbastanza gradevole da essere continuamente rimpianta: nell'istante in cui un pirata della strada lo aveva falciato nei pressi del raccordo autostradale alla periferia di Manchester, aveva barattato, senza la libertà di poter scegliere se lo voleva o no, un'esistenza anonima e regolare con una giungla metropolitana irta d'insidie imprevedibili, un principio di schizofrenia ed una ridda di voci di medici, amici e parenti che costituivano la più inquietante emicrania di cui avesse mai sofferto.
E, dopo questo lugubre affresco della situazione contingente, qualcuno ancora insisteva nel sostenere che fosse irrimediabilmente acido perchè non scopava.
"Tyler, per la puttana, si può sapere dove cazzo ti sei cacciato?"
Il celestiale bramito distrusse la quiete assorta dell'angusto cucinino del Trafford Arms Pub, in cui Sam si era ritirato per naufragare nelle fosche meditazioni sul proprio destino infame e per tentare, invano, di conciliare un abnorme numero di clienti affamati e rissosi con l'oggettiva mancanza del necessario per poter mandare avanti un locale in maniera credibile: probabilmente, doveva aggiungere all'elenco delle proprie patologie psichiatriche un lieve disturbo ossessivo-compulsivo della personalità, visto e considerato che tollerava sempre di meno l'ostentata approssimazione con cui i suoi colleghi solevano condurre qualsiasi tipo di indagine, inclusi delicati incarichi sotto copertura come quello.
O, forse, era solo dannatamente diverso da loro.
Pensò a quanti anziani, donne e bambini inermi doveva aver massacrato, nel corso della Rivoluzione Americana, lo spietato comandante dei Dragoni che era stato in qualche vita precedente, perchè non vi era altra spiegazione plausibile del motivo per cui fosse costretto a sopportare tutto questo, quindi si preparò a fronteggiare quella logorante spina nel fianco, materializzatasi con la propria corpulenta figura nello stretto vano rettangolare della porta.
L'ispettore capo Gene Hunt, il dispotico signorotto del distretto di polizia di Manchester, il picchiatore da bassifondi con la pistola d'ordinanza, nonchè il suo boss- come il tirannico panzone amava farsi chiamare dai sottoposti- in un attimo gli fu addosso, sbraitando nel proprio consueto eloquio sbracato: "Esigo sapere, Tyler, da quale fottuto angolo della tua testaccia fradicia sia uscita la stronzata di servire pollo e patatine nei cestini di vimini del pane!"
Diamine, il generatore casuale di insulti del grassone si stava arrugginendo: lo aveva apostrofato con irripetibili oscenità ben peggiori, e per motivi molto più futili.
Sam trasse un respiro profondo, arretrò di qualche passo e cercò di giustificarsi: "Mi avevi ordinato tu di servire il tavolo nove entro cinque secondi, boss, e gli unici, fottuti contenitori per alimenti presentabili che io sia riuscito a trovare in questa fottuta cucina deserta erano quei due fottuti cestini del pane! Comunque, per tua informazione, ho parlato con la famiglia di topi che vive nella credenza sopra il lavello: mi ha mandato affanculo perchè non c'è neanche una cazzo di briciola da rosicchiare!"
Dio, se tutto quello era frutto di un deviato delirio solipsistico, partorito da una compagine sovversiva dei suoi neuroni, perchè si stava prendendo la briga di creare un maleducato, violento trippone dispotico come Hunt?
"Io non avrei saputo risponderti di meglio!" gli ringhiò contro il capo, prima di aggiungere: "Mi devi preparare altri sei piatti del giorno per il tavolo quattro, entro l'altroieri. Questa volta, niente cestini, centrini, origami o cazzate varie, e non ti dimenticare i tovaglioli!"
Ma allora non lo ascoltava affatto, oltre a pestarlo a sangue ogni volta in cui diceva qualcosa di intelligente che cozzava con la sua discutibile idea di come si debba fare il poliziotto in quella città di depravati.
"Ti ho detto che non c'è nulla, qui dentro!" ripetè, alquanto piccato, quindi allungò una mano e propose, cercando di mantenere la calma: "Dammi le chiavi della macchina: vado a saccheggiare la sala mensa del distretto e torno. Ti giuro che non ti accorgerai nemmeno che sono stato via."
Per tutta risposta, il superiore gli schiaffeggiò violentemente le dita e sibilò, schiumante di rabbia, quasi che avesse appena udito un'atroce empietà: "Tyler, tu guiderai la mia Ford Cortina solo il giorno in cui un'iguana albina con tre zampe mi taglierà la strada, attraversando con il rosso sulle strisce pedonali dell'incrocio dinanzi al municipio. E ti assicuro che se una simile assurdità dovesse verificarsi, spiaccicherei di persona quella schifosa bestiaccia e la servirei a quei coglioni del tavolo quattro al posto del pollo!"
Quanta commovente dedizione per quella latrina color cammello con le ruote!
Sam era pronto a scommettere che non si sarebbe inalberato con altrettanta furia se gli avesse chiesto il permesso di scoparsi la signora Hunt. Ammesso che quella sventurata candidata al martirio esistesse, visto e considerato che pareva pervasiva, ma inconsistente, come la moglie del Tenente Colombo: Gene ne parlava solo in tono dispregiativo, e nessuno l'aveva mai vista.
"E allora arrangiati, boss!" decretò, dopo aver spalancato le ante di tutti i mobiletti della stanza per dimostrargli il vuoto pneumatico che regnava sovrano in quel posto. "Pretendi forse che faccia saltar fuori le stoviglie dalla manica della camicia? Chi cazzo pensi che io sia, l'ispettore Gadget?"
"Ehi, Sammy boy" esordì Hunt, come era solito fare quando voleva blandirlo senza incrinargli qualche costola, "è stata tua la brillante idea di fingerci baristi per trovare il tuo colpevole, io so già chi è stato. Avresti dovuto pensare tu a questi dettagli."
Doveva restare rilassato, raccogliere le provocazioni del boss era doloroso per l'ulcera, il fegato e per tutta la restante sequela degli organi interni che rischiavano di essere maciullati nel corso di un'eventuale discussione incivile su chi avesse ragione e chi torto.
"Capito, Sherlock Holmes delle mie scarpe di vernice?"
E' curioso constatare come, nei momenti più impensati, alcuni sciocchi ricordi, sepolti da tempo nell'angolo ammuffito della memoria destinato a conservare le ignominie, tornino di colpo alla ribalta della mente: in quel preciso istante, mentre sentiva che la fatale goccia che avrebbe fatto traboccare l'ormai saturo vaso della sua biblica pazienza era prossima a cadere, Sam si rammentò della prova generale della propria prima recita scolastica.
Avrebbe dovuto interpretare Marley, lo spirito tormentato del defunto socio del signor Scrooge, in un adattamento per bambini di The Christmas Carol, ed era letteralmente paralizzato dalla paura di salire sul palco; allora la sua maestra, di certo armata delle migliori intenzioni, gli suggerì, per vincere il panico da palcoscenico, di immaginare che tutti gli spettatori in platea fossero in mutande. Mai consiglio fu più inopportuno: il piccolo Sammy scoppiò in un accesso irrefrenabile di risa, che ebbe come degradante epilogo l'essere relegato ad interpretare il lampione del cimitero nel sogno del Natale futuro.
Doveva essere in quell'occasione che aveva cominciato ad odiare Dickens.
Scacciò quella sgradevole reminiscenza con un'alzata di spalle: quel suggerimento era e restava impraticabile.
Del resto, la visione dell'ispettore capo Gene Hunt in mutande, oltre ad essere perniciosa per una regolare attività digestiva, sarebbe stata estremamente controproducente.
"Ombre di oscure riflessioni aleggiano sul tuo volto, Tyler" constatò il superiore, parodiando un tono aulico che non gli era affatto proprio, per poi ripiombare nella sua dozzinale prevedibilità: "Qualche pensiero sconcio?"
"Stavo cercando di immaginare la cosa più eccitante e lasciva che potremmo fare io e te, in piedi, contro un muro, sotto la pioggia, boss" mentì Sam, sarcastico. "Litigare ferocemente su chi dei due avrebbe dovuto portare l'ombrello."
"Molto divertente" muggì Hunt, nient'affatto divertito, prima di commentare in tono sprezzante, squadrandolo con un'occhiata di sufficienza: "Togliti queste stronzate dalla testa, mezza sega: non hai il fisico per gli amplessi selvaggi; l'unica volta in cui ci hai provato eri ubriaco, drogato e ti sei risvegliato nudo e ammanettato alla testiera di quell'ammasso di ferraglia che ti ostini a considerare un letto."
Aveva omesso un non trascurabile dettaglio della ricostruzione dei fatti, e di certo non per rendergli meno imbarazzante il ricordo della seducente trappola in cui era caduto come un novellino deficiente alle prime armi: era stato lui a trovarlo in quello stato vergognoso.
"Non c'è di che, boss, grazie per avermi ricordato quanto sia deprimente la mia vita sessuale!" sbottò, più permaloso di quanto sarebbe stato opportuno: quella conversazione stava diventando grottesca come uno sketch degli Avenue Q.
Doveva finire, adesso, per la salvaguardia del suo precario equilibrio psichico, ammesso che ne avesse ancora uno da salvaguardare.
"Mi pesti, mi insulti, mi umili, fai di tutto per impedirmi di dimostrare che io ho ragione, anzi, che tu hai torto!" insistette con durezza, incurante della smorfia di schiumante sgomento che aveva storto i lineamenti massicci del capo all'assistere a quell'improvviso ammutinamento. "Sei soltanto un teppista trippone ingrato!"
Le folte sopracciglia bionde di Hunt si aggrottarono violentemente, le sue iridi verde chiaro brillarono di un limpido scintillio omicida, mentre lo agguantava per gli avambracci sottili, sollevandolo da terra e sbattendolo contro la parete alle sue spalle: sembrava troppo furente persino per riuscire a picchiarlo.
Dimenandosi invano in quella morsa ferrea da grizzly idrofobo, Sam percepì la medesima sensazione di impotenza, rabbia e paura che doveva provare una lucertola, catturata da un mocciosetto sadico, il quale si divertiva a vederla contorcersi dentro un barattolo di vetro, prima di strapparle la coda ed impiccarla alla ringhiera di ferro del cancelletto di casa.
Il suo destino era altrettanto segnato; a consolarlo in maniera parziale, solo la speranza che la propria prematura e criminosa scomparsa dalla valle di lacrime datata 1973 potesse, magari, riportarlo fra i vivi della Manchester del 2006.
In un estremo impeto di sconsiderato ardimento, s'informò con un ghigno: "Dove hai intenzione di seppellire il mio cadavere dopo il fattaccio, boss?"
Ignorando del tutto la sua asserzione provocatoria, l'ispettore capo prese ad inveirgli contro, torrenziale nella propria incontenibile ira: "Non ti permettere mai più di darmi del trippone ingrato, piccola, sudicia piattola presuntuosa e cacasenno! Chi ti ha salvato all'ultimo secondo dall'essere impallinato come un grasso fagiano durante la rapina alla fabbrica tessile? Chi ha arrestato Stephen Warren, impedendogli di sputtanarti in mondovisione con le foto pornografiche che il suo grazioso uccellino ti aveva scattato, mentre ti cavalcava come un fottuto cavalluccio a dondolo? Dimmi un po', Sammy boy, tutto considerato, chi è l'ingrato fra noi due, adesso?"
Sarebbe morto piuttosto che ammettere che il ciccione manesco, al riguardo, aveva clamorosamente ragione; pertanto, decise di vendere cara la pelle ed obiettò, altrettanto furente: "E tu, Gene il Genio, Hunt il mastino, dimmi chi è che ti permette di sbattere in galera i veri colpevoli ogni fottutissimo giorno che il Signore manda sulla Terra!"
"Non costringermi a farlo, Sammy boy" soffiò truce il superiore, a qualche millimetro dal suo volto, dopo averlo scrollato brutalmente a mo' di avvertimento.
Ormai certo di non avere più nulla da perdere, il poliziotto strillò, di rimando: "A fare che cosa, boss? Prendermi a calci, sberle, pugni? Spaccarmi un labbro? Rompermi un osso? Iugularmi? Non dovresti esitare, sono carinerie che mi riservi quotidianamente! O forse dei microscopici tarli di nome scrupoli hanno cominciato a rosicchiare la tua inesistente coscienza?"
"Sei stato tu a parlare di buone maniere, Sammy boy" sibilò Hunt, crudelmente deliziato, scoprendo i denti candidi in un ghigno cupido e serpentino, un istante prima di premere con irruente bramosia le proprie labbra sulle sue.
D'accordo, dove avevano nascosto le telecamere?
Infatti, il più bolso ed irrecuperabile omofobo dell'intera città che esplorava con appassionata inclemenza il suo cavo orale, con quella boccaccia dal rivoltante aroma di fumo di sigaretta e scotch di qualità scadente, nello squallido cucinino del Trafford Arms Pub, dopo averlo stritolato in quelle sue dannate spire da anaconda assassina ed appiccicato a quel muro ghiacciato e ruvido che gli stava scorticando il coccige, non poteva essere nient'altro che la scena topica di una crudele candid camera a suo danno.
E lui, emerito coglione saccente, isterico e privo di spina dorsale, invece di sferrare un solenne calcio ai gioielli di famiglia del focoso grassone, si limitava ad avvampare d'imbarazzo fino alla radice dei capelli, ad irrigidirsi di sgomento nella sua presa ferrea e a mugolare vane proteste a mezza bocca alla stregua di una pudica educanda frigida.
Quanto ancora avrebbe atteso il diabolico panzone prima di mordergli la lingua a sangue, per poi bearsi dei suoi rantoli sofferenti, come soleva fare ogni fottuta volta in cui gli infliggeva qualcuna delle sue famigerate angherie, ripiombandolo nella deprimente normalità?
Sam pregò fra sè che la risposta a quella domanda retorica fosse molto.
Già, perchè quell'insolita, gradevole collisione lo stava drammaticamente eccitando, almeno a giudicare dal goffo trasporto con cui si affannava a ricambiare ed approfondire il contatto fra le loro labbra, o dagli incontrollati brividi di piacere che gli frustavano la colonna vertebrale ad ogni rude, sapiente carezza della mano di Gene sulla pelle sensibile della sua nuca, la stessa mano tozza e spietata che gli aveva torto le braccia e schiaffeggiato la faccia almeno una miriade di volte nel corso delle loro accese diatribe investigative.
Si soffermò ancora per un attimo a valutare con lucido e tagliente raziocinio che stava per immolare la propria traballante eterosessualità ad uno scurrile, impudente, pingue, irascibile tiranno, i cui baci, per quanto desiderabili, avevano lo stomachevole sapore dei posacenere mai puliti della sua cara Ford Cortina. Poi, annoiato dalla propria stessa mania di intellettualizzazione, si abbandonò del tutto alla stordente ebbrezza di quella sublime effusione, pensando che la signora Hunt, chiunque ella fosse, era sfacciatamente fortunata.
"Scadente" sentenziò l'ispettore capo, non appena si fu separato da lui, con velato scorno del sottoposto. "Ho baciato un mucchio di femmine ed erano tutte, e ripeto tutte, di gran lunga più dotate di te, Tyler. Ma, almeno per qualche minuto, non mi sono dovuto sorbire le tue interminabili piazzate da checca mestruata."
Quello era un complimento alla maniera contorta di Gene Hunt, uno di quei rari ed ambiti stati di grazia per i quali valeva la pena, ogni stramaledetto giorno, scendere in strada e lottare con le unghie e con i denti per far trionfare la giustizia in quell'insensato selvaggio West metropolitano, al fianco di quel pistolero dai principi morali discutibili, ma saldi.
"Credo che faresti meglio a tornare in sala, Annie sarà preoccupata..." farfugliò in maniera incoerente Sam, ancora parzialmente obnubilato dall'imprevedibile svolta presa dalla loro vivace conversazione di poco prima, subito dopo dandosi a denti stretti dell'imbecille per essere riuscito a proferire la frase più banale nel momento meno opportuno.
Tuttavia, Gene parve non curarsene, dal momento che concordò, di rimando: "E' la prima cosa sensata che ti sento dire da quando sono entrato in questo cesso, Tyler!" Poi, mentre gli picchiettava sulla spalla con amichevole brutalità, gli rammentò, in un tono tanto allegro da suonare molesto: "Al tavolo quattro stanno ancora aspettando i sei piatti del giorno, Sammy boy; e, mi raccomando, i tovaglioli!"
Quindi, marciò fuori dalla stanzetta con passo tronfio, non prima di aver sferrato un violento cazzotto che rispedì nel mondo dei sogni Stanley Cooper, il delinquente di mezza tacca rinchiuso nel retrobottega perchè non facesse saltare la loro copertura.
Sam non proferì protesta, limitandosi ad arricciare le labbra sottili in un ghigno sardonico: se il boss s'illudeva che quello gli avrebbe concesso di arrogarsi il privilegio dell'ultima parola della discussione, beh, il disincanto sarebbe stato assai spiacevole; le stoccate intellettuali erano il solo colpo sotto la cintura che l'ispettore potesse permettersi contro di lui, senza compromettere l'integrità della propria ossatura, ed ora si preparava a sferrare quella decisiva.
"Dunque, vediamo un po' come la lesta volpe marrone salta il cane pigro(*)..."


*-*


"Cartwright, hai per caso una vaga idea di dove si sia cacciato Tyler?" ruggì Hunt, cercando di sovrastare l'assordante frastuono delle chiacchiere dei presenti per farsi sentire dalla collega poliziotta, la quale aveva appena scoccato un'occhiata in tralice ad un avventore un po' troppo sollecito nei suoi confronti.
"Non so, credo sia ancora in cucina..." ipotizzò la ragazza, titubante, nel tentativo di non lasciarsi sfuggire nulla che potesse incrementare la palpabile e malcelata irritazione del superiore: al contrario di Sam, lei non si sentiva per nulla tagliata a gestire e subire le crisi di rabbia dell'ispettore capo.
"No, ora non più" interloquì una voce nota in tono placido, prima che il poliziotto in questione si materializzasse accanto ai due colleghi e, alzando una mano in atteggiamento imperioso, prevenisse l'ennesima sfuriata del capo, aggiungendo: "I coperti richiesti sono al tavolo quattro, con i tovaglioli, e, comunque, mi preme ricordarti che, fino a quando resteremo qui a cercare il vero colpevole, per te noi siamo solo Sam e Annie, Gene."
L'eventuale, sboccata replica di Hunt non venne mai udita, poichè, in quel medesimo istante, una ridda di voci attonite ed irate si alzò dal tavolo della discordia, calamitando la nervosa attenzione dei tre.
"Ma che significa questo?"
"Che è, una presa per il culo?"
"Siamo in un pub, mica in un fottuto giardino d'infanzia!"
"Tyler, tu sei un cadavere che cammina e che bacia da schifo!" gli sibilò contro Gene, furente, mentre si precipitava verso il tavolo quattro, seguito a poca distanza da un gongolante Sam e da una perplessa Annie, e si rivolgeva ai clienti imbestialiti con simulata cortesia: "Qualcosa non va, signori?"
"Dimmelo tu, amico!" lo apostrofò il più anziano del gruppo, un ometto di mezza età segaligno e dall'espressione arcigna, il quale, in un regolare scontro verbale con Hunt, avrebbe presumibilmente finito per diventare mangime per piccioni. A causa della buona riuscita dell'operazione, invece, gli fu concesso di terminare l'astiosa apostrofe con tutti i denti in bocca e persino additare il vassoio con aria indignata, prima di concludere: "Non avevamo ordinato una fottuta arca di Noè!"
Per quanto affetto da una sfibrante logorrea ad intermittenza, Sam era quasi certo che non esistessero parole in grado di descrivere in modo efficace l'espressione di furia stupefatta che contrasse i duri lineamenti del volto dell'ispettore capo, nel fatidico momento in cui spostò lo sguardo dalla faccia uggiosa al dito puntato dell'avventore e notò, al posto dei coperti richiesti, sei informi animaletti di carta, che quel fottuto figlio di puttana sputasentenze senza ritegno di Tyler aveva costruito in tutta fretta con i pochi tovaglioli e sottobicchieri rimasti.
Era, semplicemente, impagabile.
Perchè Gene il Genio, Hunt il mastino non era il solo a possedere insospettabili talenti nascosti, in quella delirante baracca.
"Di che ti lamenti?" trillò Sam, sfiorandogli l'avambraccio in un gesto di scherno affettuoso, "Sei stato tu a parlare di origami, boss."



FINE





(*) Questa è la nota più importante: la frase di Sam si riferisce ad un gioco linguistico inglese, ovvero la sola preposizione di senso compiuto che contenga tutte le lettere dell'alfabeto, "The fast brown fox jumps over the lazy dog".
Mi sembrava appropriata sia alla situazione, sia ai soggetti...

Ed ora, passiamo alle altre:
1) Il St. James Hospital, in cui è ricoverato il Sam del 2006, viene citato nell'episodio pilota della prima stagione.
2) Fatal Frame (a.k.a. Project Zero) è il primo gioco per Playstation che mi sia venuto in mente mentre dattiloscrivevo la storia; è lo stesso Sam, nell'episodio 01x03, a rivelarci quanto sia dotato con la Play.
3) La moglie del Tenente Colombo, esattamente come la signora Hunt, non viene mai mostrata sullo schermo nel corso delle varie stagioni del telefilm omonimo.
4) Ok, quella di The Christmas Carol me la sono proprio inventata di sana pianta! Però il suggerimento di immaginare che il pubblico in platea sia in mutande mi è stato dato una delle rare volte in cui ho recitato a teatro (ed ero piccina picciò come il nostro Sam).
5) Non posso spiegarvi cosa sono gli Avenue Q, dovete andare su Youtube (il Tubo, per gli amici) ed ascoltare assolutamente "If you were gay"; la palma per la versione AMV migliore, a mio modesto parere, se la contendono la Sylar/Mohinder (Heroes) e la Doctor/Master (Doctor Who).
6) Il nome di Stanley Cooper non è sicuro al cento per cento, ma ricavato per esclusione dall'articolo di Wikipedia riguardo all'episodio 01x05, che, per il momento, io ho visto una sola volta in streaming sul portatile (esperienza atroce che non auguro a nessuno).
7) Io dubito che Sam Tyler sia un esperto di origami, pur essendo cresciuto in un ambiente prettamente femminile (non digito per non spoilerare), ma questa è stata la prima scena della storia che mi è venuta in mente ascoltando la conversazione riguardo ai cestini del pane. Quindi, spero di essere perlomeno stata in grado di renderla credibile.

Credo sia tutto, mi auguro che voi lettori dall'altra parte dello schermo abbiate apprezzato questo mio piccolo, modesto delirio slashoso (il primo non apocrifo della sottoscritta). Una recensioncina è chiedere troppo?


Alla prossima!^^
   
 
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Life on Mars / Vai alla pagina dell'autore: SignorinaEffe87