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Autore: OnnanokoKawaii    18/08/2017    3 recensioni
Un mondo in cui il suicidio diventa una malattia contagiosa che colpisce gli adolescenti. Un futuro prossimo in cui viene trovata una Cura: Il Programma.
Ma davvero il Programma è la risposta? Come può essere una cura valida se gli individui poi perdono il loro passato?
Riusciranno Oikawa e Iwaizumi a raggiungere la maggiore età senza ammalarsi nonostante la morte e la tristezza che li circondano? Ma soprattutto... riusciranno a sfuggire al Programma e a conservare i ricordi della loro infanzia e del loro amore?
Genere: Angst, Avventura, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Issei Matsukawa, Takehiro Hanamaki, Tooru Oikawa
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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In un turbine di eventi si ritrovò a casa sua. Nella sua stanza ordinata, nella sua casa calda e accogliente. Si ritrovò sano.

Tooru Oikawa dopo esattamente trenta giorni di permanenza fu dimesso dal Programma, iscritto alla scuola per rientranti e gli fu permesso di tornare a casa dai suoi ansiosi e felicissimi genitori.
L’accoglienza era stata commovente e molto, molto piacevole lui, la casa che gli era mancata finalmente era di nuovo casa sua così come la sua stanza e le sue cose.

Quando si trovò solo in camera sua si sedette sul letto. Nonostante la confusione che regnava nella sua testa e il senso di stordimento che, come gli avevano assicurato, sarebbe passato nel giro di qualche giorno, Oikawa si sentiva bene.  

Prese un bel respiro e rimase stupito nel riconoscere perfino l’odore di quello spazio privato e tanto personale.
Aveva avuto paura di scordare ogni cosa, di perdere tutto e invece pareva che i suoi ricordi fossero inalterati. Almeno quasi tutti.
Prima di essere dimesso aveva avuto un ultimo colloquio con la Dottoressa Namba, una donna bellissima che con calore materno aveva seguito con professionalità e competenza la sua Cura e si era preoccupata per lui quando dopo l’ultima somministrazione dei medicinali era crollato in un sonno da cui sembrava non volersi più risvegliare..
Onestamente lui ricordava poco e niente della sua permanenza nella struttura del Programma in quanto era spesso stordito dai medicinali che lottavano con la malattia per salvargli la vita.

Con un sorriso si cambiò per dormire, finalmente dopo tante notti, nel suo comodo letto.

Passarono i giorni, la nuova scuola era ariosa, luminosa e nonostante la costante presenza degli Istruttori, era decisamente più bella della sua vecchia accademia, il Seijo.
Le aule erano grandi, i dibattiti in classe erano davvero interessanti ma non  era propriamente certo che quella sensazione fosse reale e non frutto della sua mente guarita.

Nella sua classe  quel mese era stato il solo rientrante “fresco” di Cura e come tutti i Rientranti era un poco confuso.
Il suo primo giorno di scuola era stato invitato a sedersi vicino ad un tipo taciturno che al suo arrivo aveva sbuffato e dopo una truce occhiata non gli aveva rivolto nemmeno un saluto.
Un pò depresso e un pò sorpreso da tanto astio, Oikawa aveva preso appunti col doppio del suo solito impegno solo per avere qualcosa che tenesse la sua mente lontano dal rimuginare sul motivo per cui quel ragazzo lo odiasse così tanto.
Iwaizumi Hajime si chiamava.

Tutt’altra storia era stato il suo primo dialogo con Hanamaki, circa due settimane dopo: l o aveva placcato al suono dell’intervallo per presentarsi e per dirgli che prima di fare la Cura era andato a trovarlo al Centro Benessere dicendogli che erano amici d’infanzia. Non se ne ricordava.

Gentilmente il ragazzo gli descrisse il suo aspetto spiritato e le profonde occhiaie che, a detta sua, non gli donavano.
Pareva avessero finito i discorsi visto che nessuno dei due ricordava che avessero mai avuto contatti prima di quella presentazione ma il giovane Takahiro era solare e stava pian piano prendendo più confidenza con la sua nuova vita dopo la Cura quindi si offrì di fargli da spalla durante la pausa pranzo e lo invitò al Centro Benessere dopo la scuola.

Le lezioni pomeridiane stavano arrivando al termine quando un Istruttore entrò in classe e dopo averlo insistentemente guardato negli occhi con una strana luce, chiese di poter fare un colloquio di controllo al suo scontroso compagno di banco.
Non aveva mai visto quell’uomo eppure un brivido gli corse lungo la schiena e un sospiro di sollievo gli sfuggì dalle labbra quando chiese del suo vicino di banco che alzandosi sbuffò ribelle.

Non era più tornato.
Alla fine delle lezioni Tooru non era sicuro di voler andar via prima di essersi assicurato che il suo compagno di classe stesse bene. Quando Hanamaki lo invitò ad uscire, con la scusa di dover parlare con un Istruttore lo fece andare avanti con la promessa di raggiungerlo il prima possibile. Si accomodò al suo banco nell’aula ormai vuota e attese.
Poco dopo il cigolio della porta ruppe il silenzio dell’edificio quasi del tutto vuoto. Tooru si sollevò di scatto destato dal rumore.

-Ah!...

Arrossì sotto lo sguardo truce del ragazzo che con passo deciso lo aggirava per recuperare la propria cartella.

-Sono felice di vedere che stai bene Iwaizumi… san.

L’altro si bloccò a metà di un passo e lo squadrò con occhi guardinghi. Occhi verdi notò Tooru, di un verde molto scuro e brillante. Belli anche se diffidenti e tutt’altro che amichevoli.

-Certo che sto bene, quello che dovevano cancellare lo hanno già cancellato. Ora volevano solo assicurarsi che io stesi tappando i buchi nel modo corretto.

Il tono era tagliente e scontroso. Rabbioso quasi.

-Scu...scusa. Io… immagino sia vero.. Beh… sono contento che tu stia bene. Ciao.

Impacciato e ancora stordito dallo strano ronzio che aveva iniziato a sentire in testa dopo aver guardato Iwaizumi negli occhi il giovane Rientrante si alzò in fretta e corse verso la porta. Sta per uscire quando…

-Non ti ricordi di me, vero?

Il tono non era accusatorio e nemmeno stizzito come prima. Le sue dita si bloccarono sulla maniglia della porta, prima che si voltasse a guardare quello strano ragazzo così affascinante e così arrabbiato

-Noi… ci conoscevamo?

Sentiva la testa leggera, ovattata mentre cercava nella sua memoria il viso di quel ragazzo. Nulla.
Avevano iniziato a ronzargli le orecchie e la vista si stava appannando.
Che diamine gli prendeva?

-Non lo so. Sei venuto al Centro Benessere  a parlarmi a drmi che eravamo amici e che avresti voluto riallacciare i rapporti… Sembrava che ci tenessi. Eri ridicolo.

Oikawa registrò quelle parole a rallentatore in mezzo alla nebbia.

-Non… mi ricordo… io… non so… chi tu sia…

Era certo di non ricordarsi di lui, di quel viso affilato e di quegli occhi così intensi eppure sentiva il cuore battere veloce come dopo una corsa che non aveva fatto, sentiva i muscoli rilassarsi e un senso di appartenenza che non sapeva spiegare.
Voleva essere abbracciato da Iwaizumi Hajime, un ragazzo che non conosceva… che non ricordava di aver mai conosciuto.

Una fitta alle tempie  gli strappò una smorfia.

-Ahi… io… non so chi sei nè perchè ce l’hai con me ma… ora devo andare.

Scappò.
Varcò la porta correndo mentre il dolore sembrava espandersi nel suo cranio a ondate. Quando arrivò in cortile cercò di prendere fiato e calmarsi in modo da fare un rapido check up.
Si sentiva bene.
La testa si stava schiarendo e le fitte sembravano affievolirsi ad ogni battito del suo cuore. Un battito regolare, anche dopo la sua folle fuga. Che strano.

Al Centro Benessere raccontò ad Hanamaki ciò che era successo in aula e l’altro, trascinandolo in bagno, dove non vi erano istruttori, lo spinse in un cubicolo e facendosi mortalmente serio gli disse:

-La tua memoria sta cercando di riaffiorare. Quello stronzo di Iwaizumi deve averti innescato qualche tipo di reazione. A me è successo col mio primo ragazzo dopo la Cura… Akira… era tutto perfetto, stavo imparando a convivere coi buchi nella mia memoria e ricostruirmi una realtà normale… Io… noi…

Si interruppe imbarazzato per poi fare un bel respiro e riprendere a parlare.

-noi… già immagino tu sia stupito che io sia gay, figuriamoci di tutto il resto… comunque, ne parliamo dopo… io e Akira eravamo in camera mia, stavamo per arrivare al dunque quando... mi ha preso un dolore incredibile alla testa. Sono svenuto. Svenuto capisci? Stavo per fare del gran sesso e sono svenuto tra le braccia del mio ragazzo!

Oikawa era stordito. Non si stupiva poi molto al pensiero che Takahiro fosse gay, se lo era immaginato così come si rendeva conto di non stupirsi nel sapere istintivamente che il sesso tra uomini più che fare schifo era una cosa dannatamente piacevole pur non avendolo mai fatto… era così vero?
Ormai non era più sicuro di nulla.

-Ti è successo altre volte? Hai… sì insomma…. hai ricordato..?

Hanamaki scosse la testa.

-Ho avuto solo qualche flash mentre crollavo nell’incoscienza. Akira si era stufato di essere usato come cavia da laboratorio e mi ha mollato.

Oikawa annuì.

-Pensi che sia possibile ricordare? Cioè… se il dolore che ho sentito con Iwaizumi fosse dovuto alla mia memoria perduta che riaffiorava, perchè con te non è successo? Ci conoscevamo anche noi no?

Il ragazzo scosse la testa.

-La mia teoria è che il dolore sia innescato dalle sensazioni forti che qualcuno suscitava in noi. Io credo di aver avuto quei flash e quella reazione ad Akira… perchè mi risvegliava sensazioni provate con qualcun altro. Qualcuno di importante. Ne parliamo in un altro momento.Il Programma non vuole che ricordiamo.

Il pomeriggio trascorse in una piacevole atmosfera rilassata tra chiacchiere e battute coi nuovi amici di Takahiro. Lui li chiamava così, gli amici nuovi, quelli conosciuti dopo la Cura. A quanto pareva Oikawa e altri due ragazzi erano stati gli unici ad andare a trovarlo ma dopo una singola visita erano spariti.
Tornando a casa Tooru continuava a rimuginare su quanto appreso quel pomeriggio e, con gli occhi della mente, vide di nuovo lo sguardo penetrante di Iwaizumi Hajime.
Subito il ronzio salì di volume nelle sue orecchie e le tempie iniziarono a martellare.
Si appoggiò al muro di una villetta nel tentativo di riprendere fiato senza però desistere dal suo obiettivo: ricordare.

Perchè per lui fosse così importante non lo sapeva ma sentiva fin nelle ossa che era la cosa giusta da fare e, soprattutto, quella più importante.
Stringendo i denti continuò a concentrarsi sul volto del suo compagno di banco agrappandovisi come se  fosse la sola ancora di salvezza mentre il dolore gli attraversava le tempie e la spina dorsale con una forza  spaventosa.

-Ehi, stai bene? Chiamo l’ambulanza?

Quella voce estranea e familiare al tempo stesso lo strappò dalla semincoscienza.

-Sì… sto… bene…

Non fece tempo a dirlo che dovette piegarsi sotto la forza del dolore e alla violenza dei conati che gli sconvolsero lo stomaco.

-Cazzo!

Due braccia forti lo afferrarono rudemente per le spalle mentre il suo stomaco protestava ancora e ancora.
Dopo una vita, o forse solo qualche secondo, finalmente l’attacco finì lasciando il ragazzo privo di forze e sudato.

-Sto… bene… ora… grazie…

Gli rispose il silenzio e quelle braccia forti esitarono un secondo prima di sciogliere la loro stretta su di lui.

-Cosa ti è successo? Che cosa ci fai dietro casa mia?

Nonostante la confusione e i dolori assortiti Oikawa trovò la forza di stupirsi.
Era casa di Iwaizumi?

-Stavo andando a casa… poi ho cercato di… ricordare… te…

L’altro lo guardò scettico.

-Stupido, non puoi ricordare, la Cura funziona solo perchè ti levano la memoria.

Oikawa si rimise dritto e lo guardò in viso mentre con una manica si asciugava la bocca sporca.

-Tu fai quello che vuoi. Io voglio sapere chi ero prima di diventare questo patchwork di contraddizioni ambulante.

C’era molto più veleno di quanto avesse voluto nel suo tono, ma le sensazioni che scorrevano impetuose dentro di lui insieme alla... delusione? di vedere che invece l’altro non avesse alcun desiderio di ricordare lo avevano fatto arrabbiare.
Non capiva Oikawa. Non capiva nulla era sempre più confuso, sempre più debole contro il mal di testa martellante che gli impediva di pesare lucidamente.

-Capisco. Se ti scoprono ti faranno il lavaggio del cervello e diventerai davvero un patchwork di contraddizioni Tooru Oikawa. Buona serata.

A rallentatore lo vide voltarsi e allontanarsi con le spalle rigide. Qualcosa scattò nel suo cervello. Altre volte aveva visto qualcuno andar via così.
Altre volte lo avevano lasciato solo.
Altre volte lo avevano lasciato indietro.

Il dolore gli tolse il fiato mentre un grugnito strozzato gli sfuggiva dalle labbra.
Non voleva perdere i sensi, non ora che si sentiva così ferito, così confuso, così vicino…

-Ehi! Oikawa!

La voce di Iwaizumi gli giunse ovattata, da lontano mentre, nonostante la lotta contro l’incoscienza, crollava a peso morto sull’asfalto.
Il buio lo accolse e mentre ancora lottava, dalla nebbia, come un film, vide le proprie mani scavare un buco nel materasso del suo letto e spingervi dentro qualcosa.
Istintivamente sapeva che era la risposta.
Istintivamente sapeva che aveva a che fare con Iwaizumi.

Rinvenne di colpo, era a terra tra le braccia di Hajime che lo scrollava agitato.
Quando si accorse che era sveglio lo investì con tutta la rabbia che lo spavento aveva acceso in lui.

-Che diavolo hai? Ti senti di nuovo male? Perchè devi scavare dove non dovresti? Perchè ci tieni così tanto?!

Ad ogni domanda il suo tono era sempre più altero e furioso. I suoi occhi sempre più fiammeggianti.

-Voglio ricordarmi di… te.

La sua flebile risposta lo zittì. Tooru lo sentì rabbrividire contro di sè prima che emettesse uno strano suono strozzato e si portasse una mano alla testa.

-Stai ricordando? Stanno riaffiorando i ricordi… anche tu… ci tenevi a... me…

Oikawa ero incredulo, stupito; eppure il senso di trionfo che gli stava fiorendo nel petto era quasi una conferma ad una aspettativa che non sapeva di aver nutrito.

-Non ricordo nulla. Ma tu… tu mi confondi come quella cazzo di prima volta che ti ho visto al Centro Benessere.

Sbuffò.

-Eri così contento di vedermi, avevi un aspetto orribile… occhiaie, guance scavate e occhi spiritati ma cercavi di sorridere in mezzo alla nuvola di olezzo alla vaniglia che ti circondava come un mantello…. Però avevi una maglietta di Godzilla.

RIdacchiò.  Un suono strano, gracchiante, basso. Un suono che non aveva mai sentito eppure che gli sembrava così familiare, così dannatamente privato. Suo.

-Quella maglietta mi piaceva.

L’atmosfera tra loro era cambiata.
Tooru era rilassato e a suo agio nel suo abbraccio e l’altro sembrava abituato a tenerlo in quel modo come se fossero avezzi a farlo.

-Ho… ricordato qualcosa… non sono… sicuro..

Diede voce al suo sospetto e a quelle parole il moro lo fissò per un lungo istante.

-Cosa hai ricordato? Sai che… non è normale vero? Non dovresti poter ricordare…

Il Rientrante fresco di cura lo zittì dicendo con voce ferma.

-Sapevo. Sapevo che mi avrebbero preso. Non volevo dimenticare. Devono… avermi segnalato… Ho nascosto qualcosa in camera mia… Devo… Vuoi…

L’altro, ancora combattuto tra la voglia di maltrattarlo per la sua idiozia e quella di chiedergli spiegazioni si ritrovò a seguirlo in una corsa all’ultimo respiro fino a una villetta un isolato più avanti, dentro un ingresso buio, su per una scalinata di legno chiaro fin dentro la camera che presumeva essere di Toou Oikawa.
Mentre l’altro rivoltava il letto nell’impeto della curiosità e dell’aspettativa Hajime si guardò attorno notando miriadi di poster e suppellettili con astronavi alieni e costellazioni.

-Ah! Qui c’è qualcosa!

Tooru stringeva tra le mani una busta spiegazzata che aprì con mani tremanti.

La prima cosa che videro furono le foto.
Bambini. Quattro bambini di circa nove anni posavano per lo scatto orgogliosi della loro divisa da pallavolo.

-Non può essere… quello sono io…

Il bisbiglio di Iwaizumi gli giunse alle orecchie attraverso lo shock. In quella foto c’erano lui Iwaizumi Hajime e Takahiro Hanamaki insieme ad un altro bambino la cui espressione gioiosa gli procurò una stilettata al cuore.

Il dito caldo del moro sulla guancia lo sorprese. Ma mai quanto lo stupì comprendere che quel dito aveva solo fermato la lunga, lenta, discesa di una lacrima.

Mosse le dita per mostrare un’altra foto.
Erano sempre loro quattro, doveva essere stata scattata al massimo un anno prima. In silenzio, sotto lo sguardo famelico e confusio del moro scoprì l’ultima fotografia.
Erano loro due.
Abbracciati in mezzo a un prato verdissimo, circondati da petali di ciliegio.
Forse non tutto era perduto. Perchè anche se i loro ricordi erano persi per sempre, qualcosa era rimasto.
Perchè anche se non ricordavano di essersi amati i loro cuori lo sapevano.
Perchè anche se Iwaizumi Hajime non avesse mai più voluto avere a che fare con lui, Tooru sapeva che il loro era stato un amore grande. Lo sentiva ormai quel graffio sul cuore, un solco che solo un sentimento puro e profondo può lasciare.
Lo sapeva perchè quel senso di smarrimento e di incompletezza che aveva provato e che provava da quando era tornato a casa stava scomparendo.

Due mani tremanti lo presero per le spalle, sorpredendolo al punto da fargli cadere di mano il piccolo tesoro appena riesumato.
Iwaizumi lo guardava con una strana luce negli occhi. Non ricordava, non era possibile. Nemmeno Oikawa ricordava alcunchè, ma i loro corpi lo sapevano, si riconoscevano e si mossero istintivamente anche se la mente non stava al passo.

L’ultima cosa che vide Tooru Oikawa prima di chiudere gli occhi e farsi baciare, furono gli occhi di Hajime Iwaizumi, verdi, intensi, così brillanti da sembrare screziati di blu.




ANGOLO DI ONNANOKOKAWAII

Ed eccoci alla fine. Un finale agrodolce? Un fnale pieno di seranza? Non so come lo intenderete. Mentre scrivevo avevo in mente millemila cose e invece la storia ha rivoluzionato tutto da sè. 
Spero abbiate gradito questo viaggio folle e disperato insieme a me :)

Ho già in cantiere altro angst, stavolta sulla KageHina, spero di ritrovarvi a leggere a leggere ancora i miei deliri!!!

Come alla fine di ogni storia sale un pò di malinconia... vi mando un bacio e ancora un ringraziamento!!

A presto!

Marta
   
 
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