La vita lasciata in un’altra storia
L’auto procedeva silenziosa lungo le strade della
cittadina.
E’ una piccola città, pulita e poco affollata. “Sembra un posto
tranquillo”. Disse lei interrompendo il silenzio.
“L’ho scelto per questo. E’ distante almeno cinque ore da una grande
città ed è un posto abbastanza sconosciuto.” E cambiò la marcia per girare la curva
tra un caffè e un ferramenta.
“Dovremmo comprare anche dei vestiti, non ci siamo portati molto.”
Aggiunse dopo aver adocchiato una boutique.
Sansa si strinse nelle spalle, e abbassò lo sguardo.
“Mi dispiace.” Sussurrò.
“E per cosa?” chiese lui un po’ stupito.
“Siamo andati via, hai lasciato tutto così di corsa per colpa mia. Ti sono di
peso, e non ho nemmeno soldi per poter contribuire. Mi dispiace.” Fu quasi un
rantolo. Come se stesse trattenendo a stento le lacrime.
Era la verità, si sentiva un peso inutile, che aveva bisogno di tutto,
una mantenuta in piena regola. Si sentiva in colpa, si. Ma anche prigioniera.
Nuovamente si trovava in un vicolo cieco dove da sola non sarebbe riuscita a
fare un passo, e questo le precludeva la piena libertà delle sue azioni.
Non che Petyr fosse un carceriere, però si rese
conto di non avere l’indipendenza che desiderava.
“Non dirlo. Io ti ho proposto di venire qui, e io sono più che felice di
aiutarti.” Disse tenendo lo sguardo sulla strada per poter parcheggiare l’auto.
Ma la ragazza non si sentì per nulla consolata da quelle parole.
Mise la retromarcia e parcheggiò in uno dei posti auto del supermercato.
Quando spense il motore, Sansa fece per slacciarsi la cintura di sicurezza, ma
prima che potesse premere il pulsante, la mano di Petyr
avvolse la sua. Lo sguardo della ragazza andò a specchiarsi in quello
dell’uomo.
I suoi occhi color del mare sembrarono scrutarle l’anima. “Sansa…nulla
vale più del fatto che tu abbia deciso di venire qui…con me.” E si portò alle
labbra il dorso della candida mano di lei.
Sansa fece un lieve sorriso, un po’ rincuorata da quelle parole. Parole a
cui forse non avrebbe creduto fino a qualche tempo fa.
Nel supermercato della città c’erano per lo più grandi reparti di
macelleria e ortofrutta, segno che quello doveva essere un posto che produceva
sul territorio la carne e la verdura. Sansa aveva visto delle grandi distese di
campi il tardo pomeriggio del giorno prima, mentre terminavano quello che era
stato un lunghissimo viaggio in auto.
“Vado a prendere il caffè e il pane.” Disse allontanandosi e dirigendosi verso
i prodotti da forno.
Anche il pane era fresco, e a Sansa piacque molto quell’angolo dove il
fragrante odore del pane allietava i clienti. Prese un paio di baguette e
alcuni panini.
Chissà cosa preferisce? Pensò. Istintivamente cerco con lo sguardo Petyr, che doveva essere non troppo lontano da dove lo
aveva lasciato con il carrello. Lo intravide nell’angolo dei vini. Sembrava
guardarli con non troppa attenzione.
Sansa ridacchiò. Non avrebbe mai immaginato Petyr
Bealish alle prese con una faccenda abitudinaria come
la spesa. Eppure eccolo lì, a girare tra gli scaffali con un ingombrante
carrello e a grattarsi il capo nel tentativo di leggere le etichette dei
prodotti. Petyr prese finalmente un paio di bottiglie
che sembravano soddisfarlo e le mise nel carrello. Senza volerlo incrociò il
suo sguardo con quello di lei. Le sorrise.
Il cuore di Sansa accelerò, e gli sorrise d’istinto. Si voltò
rapidamente, sperando di non essere arrossita.
Quella situazione iniziò a farla pensare a ciò che stava accadendo tra loro due.
Avrebbe potuto riflettere su migliaia delle cose successe negli ultimi
tempi, cose orribili, cose tristi…ma la sua mente decise di soffermarsi su
qualcosa di più piacevole, l’unica di conforto in quella triste situazione.
Arrivò allo scaffale del caffè e ne prese la marca che già conosceva.
Immaginò se stessa fare il caffè in quella nuova cucina così spaziosa,
come se fosse una cosa abitudinaria, e Petyr
appoggiato con i gomiti all’isola della cucina, in attesa di lei e del caffè
per iniziare la colazione, di sedersi ed iniziare a spalmare della marmellata
di fragole su una fetta biscottata. Una fetta biscottata che però non sarebbe
arrivata sul suo palato, perché per gioco Petyr
gliela sfilava di mano e la addentava, sporcandosi agli angoli della bocca di
marmellata. Immaginò anche di avvicinarsi a lui per pulirgli le labbra con il
polpastrello. E’ lì che Petyr allungò la mano per
avvicinarla e baciarla. Un bacio dolce, dal sapore di confettura.
Questa immagine non potè non farle rendere
conto che quella scena immaginata, ma che non andava poi così lontano dalla
possibile realtà, era una situazione che poteva vedere coinvolti una coppia
molto innamorata.
Una coppia? Innamorati? Io e Petyr?
“Coppia”. Era un termine così strano da usare per descrivere ciò che
c’era tra lei e Petyr.
Amici? Ma si rese subito conto che potevano essere
tutto tranne che amici. I baci che lui le dava, le sensazioni che provava
quando lui la sfiorava, non potevano di certo riferirsi alla sola amicizia.
Tornò brevemente a vagare con lo sguardo in cerca del suo. Ma non
lo trovò. Petyr era troppo intento al banco frigo e
scegliere i pezzi di carne che più gradiva.
Lo guardò e si concesse un altro momento per analizzare quell’uomo che
dopo così tanto tempo non sapeva ancora come inquadrare.
Era un uomo sicuramente piacente, non molto alto, abbastanza magro, e i
capelli folti di un colore corvino, mischiati insieme a tanti color dell’argento.
Eppure i capelli brizzolati gli donavano. Ora che non li portava pettinati come
al solito modo, sembrava più giovanile, soprattutto da quando durante il
viaggio, una sera, si tagliò la barbetta sul mento e sopra la bocca.
Ed effettivamente Petyr era molto più grande di
Sansa, lei ventidue anni appena compiuti, lui vicino ai quarant’anni, ma questo
non diminuiva il suo fascino, anzi, probabilmente era il suo punto forte.
Amanti…
Fu la parola che le tuonò in mente al pensiero dei tanti baci scambiati,
ma appunto…furono solo baci, null’altro. E quindi anche questo termine non le
sembrò adatto.
Però era sicuramente il termine che più si addiceva. L’intesa e la
passione che trapelava anche solo con gli sguardi era qualcosa di palpabile, di
intenso.
Presa da quei pensieri non si accorse del commesso a pochi passi da lei.
“Signorina, la posso aiutare?” chiese. Era giovane, biondo e con il mento
squadrato.
“No, la ringrazio.” Disse velocemente, e mostrò il barattolo del caffè.
“Ho già trovato quello che mi serve.” E fece per andare.
“Se le serve qualcosa non esiti a chiedere.” Disse velocemente il ragazzo
cercando di attirare nuovamente l’attenzione di Sansa. “Questa mattina è
arrivata della verdura fresca dei migliori campi del nostro Stato. Sarebbe un
peccato perderla.” Aggiunse, sfoderando un sorriso piacente.
Sansa
non sapeva cosa dire, aveva capito che quello era più che il
semplice approccio di un commesso verso un cliente, ma non volle
dargli corda.
“Grazie, per l’informazione” Disse fredda cercando di farlo
desistere.
“Io mi chiamo Dustin comunque. Sei nuova di qui?” non mollò comunque la
presa.
Quella domanda la preoccupò. Si domandò se si capisse così tanto che fosse una forestiera, e se fosse così facile rintracciarla. Se così fosse, lei e Petyr sarebbero stati in pericolo.
“Hai trovato il caffè?” disse una voce alle sue spalle.
Petyr si avvicinò spingendo il carrello, sul
quale poggiava un gomito. Le arrivò di fianco e prima guardò lei, poi guardò il
ragazzo. “Mettilo pure nel carrello.”
Non tolse gli occhi su di lui e garbatamente gli fece cenno di spostarsi
per far spazio al carrello. “Tesoro,
andiamo a scegliere del gelato per stasera?” disse passando accanto al ragazzo.
“Tesoro?” si sorprese la ragazza
per quel termine che mai avrebbe creduto di sentire da Petyr.
Il ragazzo deglutì, ed impacciato, si voltò verso lo scaffale e iniziò a
far finta di mettere apposto dello scatolame.
Sansa capì che con quelle parole, Petyr provò
ad interrompere qualsiasi proposito del ragazzo. Cosa che a quanto pare riuscì.
Sansa fece un cenno educato al commesso, e raggiunse il fianco di Petyr.
Fecero alcuni passi, e solo quando fu sicura di non essere ascoltata dal
commesso parlò.
“Tesoro?” ridacchiò ricalcando la parola, non potendo prendere seriamente
quell’appellativo.
Lui sogghignò. “Beh, almeno si è tolto dai piedi.”
Al banco frigo Sansa scrutò i vasetti e le confezioni dei gelati, e aprì
d’istinto il freezer quando ne trovo uno di suo gusto. Prima di afferrare la
scatole però si fermò e si rivolse a Petyr.
“A te come piace?” chiese.
“Qualsiasi cosa tu scelga mi andrà bene.” Rispose lui.
A Sansa però sembrò non bastare quella risposta. Nella sua mente sapeva
che era stupido voler conoscere i gusti sul gelato di Petyr,
però si rendeva anche conto che quelle erano cose che le interessavano. Sentiva
di sapere così poco di lui, dei suoi gusti, dei suoi hobby…insieme ne avevano
passate tante eppure cose così semplici ancora non le sapeva.
“Vorrei scegliessi tu.” Insistette lei.
Petyr ancora una volta sembrò carpire tutto
solo dalla sua voce, come se fosse una scelta di fondamentale importanza. Lei
si stava sforzando per lui. Solo per lui, e non poteva non fargli piacere.
Quindi indietreggiò di un passo, e aprì il ripiano accanto. Prese una confezione di affogato al caffè e di
cioccolato. Inarcò le sopracciglia e scrollò il barattolo. “Spero piaccia anche
a te.”
Lei annui, con un sorriso.
Fu un piccolo gesto. Ma Sansa lo ritenne necessario. Necessario per
cancellare gli orrori del passato, per dimentica e costruire qualcosa di nuovo.
Petyr posò la confezione nel carrello, e le
carezzò il gomito.
Vide il commesso del negozio alcuni metri più avanti che ogni tanto li sbirciava,
cercando goffamente di non farsi notare.
D‘istinto avvicinò ancora più a sé Sansa, e la cinse con un braccio,
frapponendola tra lei e la guida del carrello.
Sansa si accorse del commesso solo quando se lo ritrovò davanti mentre
spingeva il carrello. Si sentì arrossire
per l’imbarazzo. Un gesto così intimo, davanti a qualcuno, Petyr
non l’aveva mai fatto.
Il ragazzo posò velocemente un pacco su uno scaffale e si allontanò.
Petyr sorrise soddisfatto dell’effetto
ottenuto.
“Dici che potrebbe essere un problema?” chiese.
“Beh, direi che ha capito che non sei interessata.” Rispose lui.
“Veramente…” e abbassò la voce avvicinandosi all’orecchio di Petyr. “…mi riferivo al fatto che non dovremmo dare
nell’occhio.” Disse lei soffermandosi a studiare la lieve barba che gli
ricopriva le guance.
Incrociò il suo sguardo, e non trattenne un beffarda risata. “Diciamo che al momento sono più preoccupato per i tuoi ammiratori. Ho paura che mi toccherà tanta fatica per tenerli a bada.”
Arrivati alla cassa Petyr e Sansa iniziarono a
caricare la spesa.
Davanti a loro un’anziana signora stava contando gli spiccioli e la
cassiera sembrava visibilmente annoiata da tanta lentezza.
Sansa notò che era come un cliché, e non trattenne uno sbuffo. Notò però
che la cassiera aveva cambiato espressione quando i due si avvicinarono. Ora mandava
occhiate verso Petyr, mentre questo spulciava le
confezioni di caramelle e chewingum negli scaffali
vicino alla cassa.
Lo guardava interessata, in particolare Sansa notò il suo sguardo danzare
da una parte all’altra sul corpo. Pensò che
se si fosse mai accorta di qualcuno che la guardava a quel modo sarebbe corsa
via dall’imbarazzo. Invece Petyr non sembrò
accorgersene.
Finalmente scelse le caramelle alla menta e le mise nel carrello. “Mi
piacciono alla menta.” Disse lui rivolgendosi a Sansa, come se fosse un’altra
cosa che avrebbe potuto mettere nel taccuino delle cose che gli piacciono.
La cassiera si accorse finalmente di Sansa dietro al carrello, e
le tirò un’occhiata delusa che a Sansa non scappò. Penserà
che sia la sua ragazza. Dedusse.
“Ragazza” un altro termine che
non seppe se essere idoneo alla situazione.
“Ricordiamoci di controllare il frigo e il freezer appena arriviamo a
casa. Questa mattina l’ho acceso ma non vorrei che avesse problemi.” Disse Petyr guardando i gelati che finalmente venivano battuti in
cassa, dopo che l’anziana ebbe ricevuto il suo scontrino.
La cassiera che aveva ascoltato, non sembrò più delusa, anzi, continuò a
guardare di sottecchi l’uomo, mentre batteva lentamente gli articoli in
cassa.
E se pensasse che sono la figlia?
“Stasera potremmo noleggiare un film, che dici?” disse Sansa
avvicinandosi a Petyr e iniziando a riporre la spesa
nel carrello man mano che veniva passata.
Fu una proposta non ragionata, voleva dire qualcosa, qualsiasi cosa che facesse
intuire che c’era intimità tra i due. Che non voleva essere presa per una
ragazzina.
Petyr inarcò le sopracciglia stupito, ed
estrasse i contanti dal portafogli quando la cassiera gli disse il conto.
“Grazie e torni a trovarci.” Disse la cassiera.
Petyr non sembrò nemmeno accorgersi dell’enorme
sorriso che gli rivolse.
“Certo è che in questo supermercato, i dipendenti sono tutti così
cordiali.” Disse lei appena superata l’uscita.
“Già…” disse lui. “I commessi non sanno stare più al loro posto, ma non è
male.”
“Anche le cassiere non sono male…” disse lei cercando di provocarlo.
Lui sembrò non capire, e la guardò interrogativo.
Sansa sorrise un po’ imbarazzata, capendo che solo lei aveva notato lo
sguardo di un’altra donna sul suo…
Mio…?
Non trovò una parola adatta a terminare il pensiero.
“Allora, dicevi sul serio per il film?” riprese il discorso lui.
“Beh, se hai voglia…oppure potremmo uscire.” Propose lei. “Vorrei fare
qualcosa di rilassante ora che siamo lontani da tutto.”
“Va bene…se non ti dispiace vorrei restare a casa.” Disse mentre metteva
le buste della spesa nel bagagliaio.
“E il film lo scegli tu.” Aggiunse lei. Lui rispose con un sorriso dei
suoi.
Petyr chiuse il bagagliaio, e andò verso la
portiera del passeggero. La aprì galantemente e allo stesso modo la chiuse
quando Sansa salì.
Nel breve girò che fece in torno all’auto, Petyr
sentì di non essersi sentito così libero da tanto tempo, che il pensiero di
aver abbassato la guardia da quando aveva messo piede in quella cittadina non
lo preoccupava. Ma sapeva invece che avrebbe dovuto.
E quando salì in auto, con Sansa al suo fianco, capì pienamente che quelle sensazioni erano date da lei. Ora c’era solo Sansa. E questo gli bastava.
Angolo buio dove l'autrice si inchina per fare scuse e spiegazioni:
Ho deciso di pubblicare quasi subito questo capito, perchè comunque sono la prima a crdere di starmela prendendo comoda con le parti descrittive e con le situazioni.
Non miro nei primi capitoli a fare un boom di azioni, vorrei arrivare a descrivere una situazione ottenata proprio come effetto di un "boom" già successo. E un po' è una specie di rifacimento in parallelo alla serie, infatti a Grande Inverno al momento non sta succedendo tanto. Si attende. E questo è quello che vorrei far fare ai personaggi.
Spero non lo abbiate trovato noioso.
Mi piace mischiare il petyr dei libri con quello della serie tv, che credo che siano simili ma anche molto diversi. Ho anche pensato si lasciar perdere la maternità dell'idea, facendola diventare una storia originale, il punto è che nella mia testa i volti degli attori, e la mente geniale e introversa di Petyr sono fondamentali.
Fatemi sapere che vi sta sembrando :) Ci tengo all'opinione di tutti, anche se negative, sono lieta di imparare dai miei errori.