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Autore: Sesemi    18/08/2017    0 recensioni
[https://it.wikipedia.org/wiki/ I Durrell]
«Se proprio vuole sapere la mia opinione signora...» attacca bottone Spiros, le mani brune ben ancorate al volante del taxi, il berretto floscio calcato sulla fronte, a proteggere il viso dai lineamenti duri e marcati dai raggi insistenti del sole, che ultimamente in quella stagione, provava un improponibile piacere nel avvolgere Corfù nella sua stretta soffocante.
Genere: Commedia, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Never say never
Fandom: I Durrell - la mia famiglia ed altri animali
Personaggi: Louisa Durrell; Spiros Hakaipoulos; nominato Sven Lundblad
Coppie: Louisa/Spiros, accennata Louisa/Sven
Genere: Commedia; Malinconico; Sentimentale
Note: Ho da poco finito di vedere I Durrell - la serie tratta dai libri di Gerald Durrell, sulla sua esperienza giovanile a Corfù e no: se ve lo state chiedendo (ne sei davvero sicura?) non ho letto i libri anzi, vi parrò un ignorante ma non sapevo neanche dell'esistenza dello stesso scrittore prima di aver incrociato casualmente la suddetta serie (Ignorante!).
Comunque, lasciando da parte i miei scleri e di quanto poco possa essere aggiornata, l'ho trovata una serie di mio gusto (difficile, visto quanto io possa rivelarmi schizzinosa riguardo alle serie TV) carina, divertente e poco impegnativa, visto che sono sei episodi da neanche un' ora.
Infine volevo aggiungere che ho messo "What if..."  Perché nel primo episodio i protagonisti, in uno scambio di battute, dicono che Spiros è sposato e che abbia la foto della famiglia sul cruscotto della macchina (anche se inizialmente la scambiano per la foto della famiglia reale greca: non chiedetemi perché) quindi l'ho messo per sicurezza, anche perché la coppia nella storia è messa abbastanza in rilievo, per questo come capro espiatorio mi sono servita della domanda: E se Spiros non fosse sposato? Anche perché ho visto del tenero tra loro (soprattutto dalla parte di lui!)
Per ultima cosa (giuro, poi mi dileguo definitivamente) la fan fiction è ambientata dopo  la fine della serie.
Con questo vi saluto e spero che la storia sia di vostro gradimento, altrimenti *si schiarisce la voce* POTETE COLPIRE TUTTO TRANNE CHE LA FACCIA!
Baci Sesemi




     Never say never

«Se proprio vuole sapere la mia opinione, signora...» attacca bottone Spiros, le mani brune ben ancorate al volante del taxi, il berretto floscio calcato sulla fronte, a protegger il viso dai lineamenti duri e marcati dai raggi insistenti del sole, che ultimamente in quella stagione, provava un improponibile piacere nel avvolgere Corfù nella sua stretta soffocante.
Non si poteva neanche lontanamente immaginare, un caldo tanto opprimente a Bournemouth. O in generale nel Regno Unito.
Nei momenti di solitudine, quando i suoi figli le lasciavano di che respirare un attimo nei rari momenti, senza guastarle i giorni assillandola coi loro problemi, con la silenziosa figura di Lugaretzia che strisciava fuori dalla stanza, sgattaiolando via con il favore della sua momentanea distrazione, Louisa s'affacciava alla finestra, raggiungendola a piccoli passi, osservando assorta l'oasi di splendore che s'estendeva oltre il vetro impolverato. 
Scrutando le onde sinuose del Mediterraneo, la superficie cristallina e rilucente di esso, si lasciava sfuggir via dalle labbra soffici un sospiro amareggiato mentre nello sguardo smeraldino, una nota malinconica si faceva spazio tra l'iride e la pupilla.
Si faceva pervadere dalla nostalgia, rimembrando nella sua mente il paesaggio monotono ma familiare della sua casa di Bournemouth, in Inghilterra.
Ripensava alle giornate di pioggia incessante, rievocando il rumore delle goccioline d'acqua battere a ritmo cadenzato sul telo scuro del ombrello, sentendolo ancora rimbombare nelle orecchie.
In quelle occasioni, a volte, si ritrovava anche ad allargare spropositatamente le narici, impegnate in grandi respiri, come a voler risentire dentro queste, scorrere l' aria umida e salmastra.
Ah, l'Inghilterra!, a volte si lasciava sopraffare dai ricordi e questi prendevano prepotentemente possesso del suo animo, riconducendola sulle bianche e gelide spiagge della sua casa. Della sua vera casa!
Il più delle occasione si ritrovava a rinnegarla, in uno sprazzo di orgoglio misto ad amor proprio.
E dopotutto, le si gonfiava il cuore, fiera, dei progressi che stava facendo: allo spuntar di un nuovo giorno, si sentiva sempre meno britannica, diciamo che era giunta ad un traguardo stimabile come il cinquanta per cento.
La signora Durrell spalanca rapidamente gli occhi, voltandosi con movimenti meccanici verso Spiros, interrogandolo con lo sguardo.
«La tua opinione nei confronti di quale argomento, Spiros?» chiede poi Louisa, agrottando un sopracciglio, perplessa.
Sente l'uomo ridacchiare sommessamente, non potendo impedire di concentrare la sua attenzione sulle fossette che si formavano ai lati della bocca carnosa, donandogli un aria più gioviale del solito.
Eppure il breve momento di ilarità sembra giungere al termine, perché Spiros si fa immediatamente paonazzo -no, non le sembra possibile, così crede che sia meglio far finta di non aver notato nulla, o di credere che sia stato soltanto un abbaglio giocatole dalla sua mente annebbiata dal caldo, perché Spiros arrossisce soltanto quando incomincia a sbraitare innanzi a qualcuno, soprattutto se quel qualcuno risulta essere l'impiegato della banca che ancora le deve la sua pensione di vedova, risultante un miraggio in mezzo al deserto.
«Ehm...sì, riguardo a quel affare...insomma» incomincia l'uomo impacciato «del suo matrimonio ormai andato, sa' se proprio lo devo ammettere, me l'aspettavo una porcheria del genere da parte di quello svedese...non proprio che intrattenesse rapporti più che amichevoli con gli uomini, ma un qualcosa del genere sì! Dopotutto, non tutti possono essere come noi greci ed inglesi» conclude, improvvisamente fattosi esaltato mentre Louisa si impone di mantenere un contegno impassibile, fallendo miseramente, sobbalzando anche sul posto, come  punta da una vespa - non sa se per la sorpresa o per l'impatto della ruota contro uno dei ciottoli sparsi sul sentiero, e nella mente le comincia ronzare il pensiero che se mai deciderà di abbandonare Corfù, sarà certa che non si ritroverà mai a rimpiangere le strade tortuose che l'attraversano.
Louisa sembra come paralizzata per i primi cinque minuti, tanto che Spiros, temendo d'aver toccato un tasto ancora dolente per lei, tenta di rimediare in modo alquanto goffo, biascicando scuse improponibili composte da parole morsicate ed appena mormorate, in un misto di inglese e greco che appare incomprensibile persino al suo stesso udito.
Eppure la donna, scrolla le spalle esili, osteggiando un'espressione di quella che un occhio inesperto potrebbe scambiare per pura indifferenza, anche se ad un osservatore più accorto, l'attenzione cadrebbe indubbiamente sullo sguardo inquieto ed il viso ancora grazioso improvvisamente trapassato da una nota di turbamento.
E Spiros si è sempre ritenuto un buon osservatore.
Louisa Durrell s'affretta a voltare il volto accaldato verso il lato della macchina, perdendosi ad ammirare il paesaggio circostante senza veramente vederlo, scrutando la fauna rigogliosa ai margini della strada con un certo vuoto interesse.
«Signora...allora?» s'azzarda ad indagare il tassista con voce esitante.
«E allora cosa, Spiros?» risponde di rimando la donna in tono lievemente flebile.
L'uomo si chiarisce la gola, tossendo un paio di volte, mormorando un "niente" a mezza bocca, girando a destra verso il paese.
La conversazione sembrò terminare lì. 
Louisa s'impedì di aprir bocca, chiudendosi in un silenzio contegnoso da gran dama, seppur le labbra le fremevano e la lingua le prudeva nella speranza di cozzare contro i denti, cinguettando soavi parole. Un dubbio le ronzava nella testa e non poteva non approfittare di quel momento propizio per toglierselo di torno. Insomma: chi era andato a spifferargli il segreto di Sven, il motivo per cui adesso non si faceva chiamare signora Lundbland?
E quella repentina esigenza ebbe la meglio sulla sua rigidità. 
«Spiros?» esala Louisa timorosa.
«Signora Durrell.»
Louisa respira a fondo, sbuffando dalle labbra tremanti, cercando di raggruppare coraggio a sufficienza:
«Spiros, né io né Sven abbiamo detto niente a nessuno a proposito dei suoi gusti...» la donna assume un'aria vagamente pensierosa, come se stesse riflettendo all'aggettivo da usare, anche in verità sperava che l'uomo avesse capito, preferendo lasciare la frase in sospeso. Era troppo imbarazzante da ammettere per lei, poiché ancora  faceva fatica a crederci!
«Se definisce sua figlia Margo nessuno» asserisce l'altro con un'alzata di spalle.
Gli occhi di Louisa vengono attraversati da un bagliore sinistro, mentre i boccoli scuri vengono sferzati dai rari spifferi di vento e la cloche, per un breve attimo, minaccia di abbandonare la cute e volar via dal capo della proprietaria.
Margo! Ci doveva scommettere, quella ragazza non sa tenersi neanche un cece in bocca! 
La donna inspira ed espira, cercando di mantenere il controllo, quel famoso self-control di cui in patria si vantano tanto, ringraziando che la vena pulsante sulla fronte sia fortunatamente coperta dalla tesa del cappello.
Poco dopo un sospiro affranto abbandona le sue labbra sottili: dopotutto, prima o poi qualcuno si sarebbe iniziato a fare delle domande ed alla fine sarebbe venuto a sapere la verità, quindi adesso non le rimaneva che affidarsi alla discrezione di Spiros, sperando che anche lui non si rivelasse un pettegolo come sua figlia.
In quel esatto momento il greco volge la testa - anche se solo per un breve attimo - verso di lei, per poi inchiodare nuovamente lo sguardo davanti a se. Le mani del tassista sembrarono per un attimo scivolare sul legno dell'automobile, ma Louisa ritenne molto più saggio far finta di non averlo notato.
«Stia tranquilla signora Durrell» incomincia Spiros, adottando un inusuale tono grave, non essendogli passata inosservata l'inquietudine della sua amica straniera «può far affidamento sul mio più totale silenzio» conclude.
Louisa aggrotta un sopracciglio, sorpresa, anche se non può far a meno di incurvare le labbra rosee e sottili, in un sorriso che appare il più incantevole dei i ringraziamenti.
«Grazie Spiros» riesce soltanto a rispondere, in tono garbato. Non sarà una lady di nome ma Louisa Florence Dixie Durrell*, a dispetto delle sue condizioni finanziarie e della sua passione per gli alcolici, si è sempre ritenuta una nobildonna e non ha alcuna intenzione di apparire sgarbata, soprattutto in quel momento, intaccando la sua perfetta condotta e magari rischiando di arrecare un dispiacere a quel amico tanto prezioso.
«Non si preoccupi signora» sul viso bruno di Spiros affiora un'espressione sbarazzina, giocosa che ha il potere di distenderle i muscoli tesi, mentre le labbra ripresero ad incurvarsi in quel sorriso stanco «ci sono tanti pesci nel mare. Soprattutto nel mare che circonda Corfù! Le troverò un nuovo fidanzato...greco questa volta» tende a sottolineare alla fine, con un sorriso mentre la donna ride, sinceramente divertita, non cercando più di dimostrarsi offesa o rivoltata da tali insinuazioni.
Ormai le sembra inutile provare a giustificarsi e dopo tutto quel che le è successo rapportandosi con il sesso opposto da quando è su quella benedetta isola, non può far meno di desiderare di rimanere per tutto il resto della sua vita a rivangare ed allietarsi con i ricordi riguardanti il suo adorato Lawrence.
Anche se, non può far a meno di ammettere che tutte quelle conoscenze maschili non possono far altro che accrescere la sua vanità femminile, quindi ha deciso di non sbarrare più ai suoi figli la strada nella loro continua ed esasperante ricerca di un suo probabile nuovo marito, e non crede di farlo tanto meno con Spiros, anche perché con loro risulterebbe soltanto fatica sprecata.
«E chi mai potrebbe essere: tu, Spiros?» insinua maliziosa.
«M-mai dire mai...signora» balbetta il greco, e questa volta Louisa giura che quel che vede non è di certo un lapsus giocatole dalla mente accaldata: Spiros sta veramente arrossendo, e la sfumatura color carminio sulle guance sembra risaltare ancora di più sulla sua pelle abbronzata.
Il paese si fa sempre più vicino, Louisa infatti inizia già ad intravederne le strutture colorate e i mattoni di candido marmo delle case dai balconi fioriti.
Può scommettere di riuscire anche a captare le urla degli abitanti, in quella lingua che risulta ancora sconosciuta e bizzarra al suo udito.
La conversazione tra loro due sembra veramente arrivata al capolinea, poiché Spiros sembra essersi chiuso volontariamente in un silenzio intriso di vergogna, ignorando persino i saluti rivoltigli dalle persone, vecchi ancorati agli usci delle loro abitazioni o uomini dai cappelli flosci calcati in testa e con la pipa in bocca che passeggiano per la strada o seduti comodamente ai tavoli posti fuori dai locali.
Louisa lo guarda, in un misto tra il divertito ed il dispiaciuto, trovandosi poi a pensare, sorprendentemente, che non le dispiacerebbe affatto se accadesse quel che ha poco prima asserito.





*nome completo della signora Durrell.
   
 
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