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Autore: Odhem    18/08/2017    0 recensioni
Un uomo si sveglia in una prigione e non ricorda niente, nemmeno il suo nome. Dovrà lottare con tutte le sue forze per ricordare e tornare libero.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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III Giorno

Ero stanco morto. Appena toccai il letto mi addormentai. Feci un sogno strano. Ero vicino a un pozzo e mi sporgevo e parlavo con qualcuno nel fondo.

"Ridammi i miei ricordi", gli dicevo.

"Per riavere i tuoi ricordi devi darmi una moneta d'oro".

"Non ce l'ho, mi trovo in prigione".

"Allora non riacquisterai mai la memoria".

Mi svegliò un rumore metallico. Sembrava che qualcuno battesse contro le sbarre della finestrella ma non vedevo nessuno.

"Chi è?"

"Walkas sei tu?"

"Chi è Walkas?"

"Sei tu, riconosco la voce. Ti hanno cancellato la memoria non è così?"

"Sì, ma tu chi sei?" Sentivo questa voce che mi sembrava famigliare ma non vedevo nessuno vicino la finestra.

"Sono Leokul Carter, un mago, come te. Ma ora non c'è tempo per le spiegazioni, allontanati dal muro. Mettiti vicino le sbarre."

"Perché?"

"Sto per far saltare il muro"

"Sei venuto a liberarmi?"

"Esattamente, ora mettiti vicino le sbarre. Non vorrei che il muro ti crolli addosso."

"Ma c'è L'Orco, dobbiamo liberare anche lui."

"Va bene, sveglialo"

L'Orco dormiva ancora profondamente. Mi avvicinai e gli scrollai le spalle. Emise un grugnito ma non si svegliò.

"Fai presto, le guardie potrebbero venire a controllare"

Lo scrollai con tutta la forza che avevo, sembrò svegliarsi. Si girò e aprii piano gli occhi e mi guardò.

"Che c'è?"

"Qualcuno è venuto a liberarci."

"Chi?"

"Si chiama Leokul, è un mago. Tra poco farà saltare il muro, dobbiamo allontanarci. Vieni."

L'Orco era ancora frastornato ma si alzò e venne vicino le sbarre.

"Ma io non vedo nessuno", disse L'Orco.

"Non potete vedermi in questo momento ho bevuto una pozione di Ombra. Avremo pochi secondi prima che le guardie accorrano quindi fate ciò che vi dico senza esitare. Appena faccio saltare il muro buttatevi dal buco."

"Ma saranno venti o trenta metri" disse L'Orco.

"Lo so voi fidatevi di me. Pronti? Al tre. Uno. Due. Tre! Fotià!"

Si senti un fragore assordante. Pezzi di calcinaccio furono sparati in ogni direzione ma fortunatamente ci eravamo messi in un angolo e oltre a un po' di polvere la scampammo. L'Orco mi protesse dalle scheggie con il suo corpo.

"Muovetevi!"

Subito ci alzammo e in fretta ci avvicinammo al buco nel muro. Guardammo giù e l'altezza era vertiginosa.

"Non abbiamo tempo" disse Leokul. "Fidatevi di me".

Sentivo il rumore dei passi delle guardie, erano arrivate al portone di legno e lo stavano aprendo, ci rimanevano solo pochi secondi.

Chiusi gli occhi e mi tuffai nel vuoto. Non caddi ma atterrai sul morbido.

"Ma come è possibile?".

"È un tappeto volante invisibile."

L'Orco era ancora sul bordo del buco che mi guardava. Ormai le guardie erano vicine.

"Muoviti non c'è tempo!"

L'Orco si buttò e nello stesso istante le guardie, che ormai erano di fronte alla cella, scagliarono degli incantesimi ma per fortuna non lo colpirono.

"Siano ringraziati gli dèi" disse Leokul, "Reggetevi!"

Partimmo a folle velocità nel chiarore della luna. Vedevo gli alberi della foresta che sfrecciavano veloci sotto di noi. Ci dirigevamo verso le montagne e saremmo arrivati presto.

"Quando potremo vederti?" dissi a Leokul.

"Mancano pochi attimi, l'effetto della pozione è quasi finito"

Dopo una decina di secondi, infatti, Leokul apparve davanti a noi. Era incappucciato e aveva una veste simile a quella delle guardie se non per il colore che era sul verde.

"Walkas sei proprio tu finalmente! Sono tre giorni che eravamo in pensiero per te" disse.

"Come tre giorni? Io ricordo di aver passato un solo giorno in prigione"

"Probabilmente ti hanno tenuto da un altra parte per un paio di giorni, forse per interrogarti"

"Non ricordo nulla, ma interrogarmi su cosa?"

"Su di noi, sui ribelli!"

"Ribelli?"

"Si siamo un gruppo di resistenza contro l'usurpatore che è diventato re: Belian Chandler. Ci nascondiamo sulle montagne quindi non preoccuparti, anche se ti hanno interrogato non riusciranno mai a trovarci".

Le montagne erano sempre più vicine. A un certo punto il tappeto girò bruscamente, me ne accorsi perché venni spinto verso destra e stavo quasi per cadere se non fosse stato per L'Orco a cui mi appesi. Era Leokul che lo comandava, quindi significava che ci avvicinavamo alla meta.

Poco dopo giungemmo in vista di una vallata completamente circondata da alture. I pini e gli abeti crescevano alti ma noi eravamo molto più su.

Ci dirigevamo verso la montagna ed eravamo sempre più vicini, se non avessimo cambiato direzione ci saremmo di sicuro schiantati contro il fianco. Feci presente questo fatto a Leokul.

"Non preoccuparti, tra poco arriveremo all'entrata"

Evidentemente si trattava di una grotta o almeno così pensavo. Poco dopo la vidi, era una piccola entrata che si stagliava nera contro il grigiore della roccia. Era alta più o meno quanto un uomo. La cosa più strana che notai fu che non c'erano strade per raggiungerla, si trovava scavata netta nella roccia a centinaia di metri di altezza.

"Stiamo per entrare in una fortezza costruita dai nani. L'apertura che vedete è stata scavata per avere un ricambio d'aria."

"Ora capisco", dissi.

"La fortezza è abbandonata da decenni e noi non l'abbiamo nemmeno esplorata tutta data la sua vastità. E non sappiamo cosa si nasconde nelle sue profondità, ma spesso udiamo dei rumori strani."

"Potrebbero essere rumori naturali come per la caduta di un masso o cose del genere", dissi.

"Non credo ma comunque non ci interessa. Abbiamo sbarrato tutte le vie che conducono in fondo e degli uomini sono sempre di guardia."

Cominciammo a rallentare, ci dirigevamo verso l'apertura ormai a passo d'uomo, poco dopo eravamo dentro.

Il buio era dei più fitti. Ma Leokul rimediò subito.

"Leukos!", disse. Era evidentemente una formula magica come quella utilizzata per abbattere il muro della prigione. Subito dalla sua mano destra scaturì una luce che illuminò la caverna.

Ci trovavamo all'estremità di una galleria alta almeno venti metri. L'entrata non rendeva l'idea della grandezza di quel luogo, sembrava più che altro una finestrella.

Il corridoio era lungo e non si intravedeva la fine ma ci incamminammo in quella direzione. Dopo un po' svoltammo a destra e cominciammo a salire delle scale. Dovevamo essere vicino la cima della montagna. Arrivammo in un altro corridoio, lo percorremmo per un centinaio di metri. A un certo punto Leokul, che ci precedeva, si fermò. Bussò due o tre volte al muro alla nostra sinistra e per un po' restammo a fissare la parete. Io e L'Orco non capivamo e quando stavamo per parlare sentimmo un rumore di pietra che viene trascinata: davanti a noi si aprì un varco, una specie di porta.

"È una porta segreta, si può aprire solo dall'interno ed è molto robusta."

Dall'interno proveniva una luce fioca evidentemente da un fuoco o da delle torce. Si udivano varie voci, di adulti e di bambini che giocavano.

"Voi vivete qui?", dissi.

"Sì, ormai è quasi un anno che siamo nascosti. Anche tu eri con noi prima che ti catturassero. Lo so che ora non ricordi niente ma abbiamo noi il rimedio e presto riacquisterai la memoria".

   
 
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