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Autore: Eeureka    18/08/2017    2 recensioni
– [[ ĸyoυтen ; мιnι long ; ιnтroѕpeттιvo ]] [[ coмpleтa √ ]]
– [[ proвaвιle ooc ; ѕeqυel dι "тнe newѕтarт; dove rιcoмιncιare" ]]
Raggiungere l'età adulta non vuol dire trovare stabilità per l'intera vita. Ci saranno ancora dubbi, incertezze e cambiamenti. Continue esperienze dalle quali si può imparare qualcosa per crescere sempre un po' di più.
– daʟ тeѕтo: « Quindi è vero; qualcosa non va? » domandò inquieto.
« Più o meno » borbottò Kyousuke, appoggiando gli avambracci sulle cosce e ritrovandosi a tu per tu con lo sguardo del suo fidanzato. Si sentì in imbarazzo, si era promesso che non gli avrebbe lasciato vedere la sua agitazione, e credeva di essere bravo a tenere a bada i sentimenti; qualcosa doveva essere andato storto, perché in quell'istante si sentiva vulnerabile e trasparente.
« Okay, senti » esordì insicuro. Le parole si divertivano a saltellare sulla sua gola, a salire fino alla punta della lingua e a scappare indietro quando lui stava per liberarle. L'ansia era palpabile: stava condensando l'aria rendendola pesante e irrespirabile. « È una situazione... complicata. »[...]
"
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Matsukaze Tenma, Nuovo personaggio, Tsurugi Kyousuke, Tsurugi Yuuichi
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Newstart'
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The Newstart: nuova vita.





24 Dicembre, 11:24 PM;
Miyu si sentiva distrutta. Il processo che l'aveva portata a questo risultato era stato repentino: il giorno prima la conversazione con Yuuichi, e adesso l'attacco cardiaco di sua madre che era la ciliegina che sormontava una torta farcita di problemi, complessi interiori e tristezza.
Già aveva perso la fiducia di Kyousuke dopo essersela appena guadagnata, e si era accorta che le sue gambe vacillavano sotto il peso delle bugie che aveva accumulato, ma adesso invece... Quello accaduto a sua madre non era la classica goccia che fa traboccare il vaso, era più l'esplosivo lanciato dal destino per far sì che quel vaso esplodesse e si rompesse in tanti piccoli e irrecuperabili frammenti. Era come se il fato, minuzioso, si fosse impegnato per bene nel realizzare un castello di carte, e al momento dell'ultimo pezzo, quello da inserire in cima, un leggero soffio avesse fatto crollare ogni cosa.
Fu per questo che non riuscì a trattenere le lacrime, fu per questo che nonostante le richieste continue dei suoi amici i singhiozzi le impedirono di parlare.
« Ragazzi, basta, facciamola calmare » sentenziò Yuuchi, zittendo Tenma e Ky... Beh, solo Tenma stava continuando a fare domande.
Miyu fu invitata a prendere posto accanto a Yuuichi e così fece: andò a sedersi su una di quelle panchine che c'erano nella sala d'attesa e rabbrividì al contatto con il metallo freddo. Restò lì per qualche minuto senza proferire parola, tentando di equilibrare il suo umore al più presto per dare le dovute spiegazioni.
Lei era una ragazza sola, aveva giusto qualche amico, ma con cui non condivideva un rapporto particolarmente profondo. Da piccola aveva perso un genitore e aveva superato la cosa grazie a sua madre: ricordava ancora quando lei l'aveva abbracciata forte e aveva sussurrato alla sua bimba che non c'era da preoccuparsi, perché assieme avrebbero ricominciato da capo.
Sua madre era stata per anni la sua unica figura d'affetto e quella che l'aveva sostenuta e sottratta alla completa solitudine. Quando quella sera le aveva visto il volto contratto per il dolore in quel modo, in Miyu era come scattato un campanello d'allarme. Nel caso di suo padre, lui era morto sul colpo in un incidente stradale, e Miyu, nonostante fosse stato orribile, quantomeno non lo aveva visto soffrire.
Invece, avere davanti a sé una persona sofferente, in procinto di morire... È quasi del tutto un'altra cosa. Specie se quella persona è tua madre, la donna che ti ha cresciuto nel bene e nel male nonostante fosse stata la prima a rimanere scossa per la perdita avvenuta nella famiglia.
Per l'intero viaggio in macchina Miyu aveva avuto il cuore martellante, come se volesse uscirle dal petto. Una volta giunti al pronto soccorso, sebbene l'avesse sfiorata una nota di sollievo per essere arrivati in tempo, la paura e l'angoscia non l'avevano abbandonata. Quando era rimasta da sola a girovagare per l'ospedale si era sentita perduta: avrebbe voluto avere con sé Tenma, Yuuichi e Kyousuke per condividere il dolore e non trasportare da sola quel fardello. Si ricordò di quando avevano misurato la pressione a sua madre, e poi dell'elettrocardiogramma dove le avevano posizionato su petto e pancia degli strani aggeggi, poi il prelievo di sangue, poi le flebo che i dottori avevano spesso definito col nome di "terapia" e infine... Miyu si sentì mancare.
Passato qualche minuto Kyousuke ruppe il silenzio. « Allora, Miyu, che è successo? »
Yuuichi gli lanciò uno sguardo contrariato. « Non farla sforzare, è stanca »
Kyousuke sembrava piuttosto scocciato. « Senti Miyu, so che sei sconvolta e che quel che stai passando non è bello neanche un po' » cominciò, e guardò suo fratello come se cercasse conferma di aver iniziato con le parole giuste. « Insomma, non è bello per noi, figuriamoci per te. » A quell'affermazione Yuuichi alzò gli occhi al cielo: sapeva che per Kyousuke non fosse facile esprimersi bene a parole, ma fin troppo spesso diceva cose fuori luogo.
Il minore degli Tsurugi non si fece scoraggiare da questo, e continuò il suo discorso improvvisato. « Ma proprio per questo, perché tutti stiamo male di questa situazione, e perché sei entrata qui dentro con un sguardo stravolto, necessitiamo di sapere in che condizioni si trova tua madre » concluse, cercando di mostrarsi calmo e paziente sebbene non lo fosse nemmeno un po' in quel momento.
Miyu annuì, perché sapeva benissimo che avrebbe dovuto raccontargli tutto, e si passò i palmi delle mani sulle guance nell'ennesimo disperato tentativo di asciugare le lacrime. Fece un respiro profondo, incanalando quanta più aria possibile, si schiarì la gola e poi aprì bocca: « Lei... » esordì, e i suoi interlocutori allungarono il collo verso la direzione della sua voce, curiosi. « Lei... » e un singhiozzò la bloccò. Scoppiò a ridere e piangere simultaneamente, con una di quelle risate spaventose che si fanno quando si ha paura di qualcosa.
Si fermò subito, si morse il labbro inferiore e trovò la forza per parlare « Lei è salva. Dicono che pare non ci sia neanche bisogno dell'intervento perché siamo arrivati in fretta, ma che comunque per ora non bisogna abbassare la guardia » concluse e tutti tirarono un enorme sospiro di sollievo.
"Non poteva dirlo sin da subito?" si chiese nella sua mente Kyousuke, e fu lieto di non aver proferito quel pensiero ad alta voce, o ne sarebbe conseguito un discorsetto di Yuuichi su quanto Miyu fosse sottopressione in quel momento e quindi giustificata per qualsiasi reazione che potesse dare l'impressione d’essere esagerata.
« Meno male! » scattò di entusiasmo Tenma, che per l'euforia abbracciò Miyu, cogliendo la ragazza del tutto di sorpresa. Nonostante ciò sorrise, quel poco di calore momentaneo la rassicurò.
« Scusate ragazzi, non credo di stare molto bene. »
« Tranquilla » sorrise Yuuichi. « È comprensibile, tutti noi siamo in ansia. Io non conosco da molto te e tua madre, ma ciò non toglie che io sia incredibilmente preoccupato » rivelò. E per quanto fosse bravo a consolare, le sue parole non aiutarono a tirare su il morale della ragazza. Piuttosto, Miyu abbassò gli occhi e analizzò il vuoto per qualche secondo prima che un pensiero improvviso le fulminasse la testa.
« Kyousuke » chiamò, e il ragazzo girò svogliatamente il capo nella sua direzione.
« Mh? »
« Senti, io... Volevo dirti che mi dispiace. C-Cioè, forse non sono così diversa da come mi hai descritta » lo disse davvero piano, in modo davvero impercettibile, ma nel rivelarlo, per la prima volta non stava fingendo di essere la vittima in cerca delle difese di Yuuichi e Tenma. Forse la tristezza che stagnava nel suo animo era tanta da aver annullato ogni identità che si era creata come involucro nel quale avvolgersi, lasciando solo il debole contenuto di lei stessa. Oppure necessitava semplicemente di liberare ogni suo pensiero, perché tenerlo chiuso nella gabbia della sua mente l'avrebbe portata alla pazzia.
E ora, era il momento del colpo di scena, dell'inaspettato "no che non lo sei" che tutti attendevano da Kyousuke.
Quel che il ragazzo disse, invece, fu: « Sì, lo so perfettamente » e fece una pausa, durante la quale tutti i presenti lo guardarono con gli occhi sgranati. « Ma ormai, beh, ci sono abituato. Potrei anche sentire la tua mancanza - forse - se smettessi di comportarti così. » e nonostante la gentilezza in quella frase fosse celata in modo impeccabile, a stento udibile, Miyu la captò e sorrise di conseguenza.
« Solo... » fece Kyousuke, squadrandola. « Si può sapere che hai detto a Yuuichi ieri? » A quella domanda, l'interpellata e il soggetto del discorso sussultarono, lanciandosi uno sguardo complice che voleva dire: beh, e adesso che si fa? Diciamo la verità?
« Beh, ehm... Io ti volevo aiutare » Miyu fece questa premessa come una giustificazione, sorridendo nervosamente. « E volevo aiutare anche Tenma, e siccome tu non ti decidevi a fare qualcosa ho creduto che avrei potuto velocizzare i tempi. »
« Ah, quindi sei stata tu a dire di me e Tenma a mio fratello! » la rimproverò, prima di sospirare sconsolato.
Tenma in tutto ciò continuava a girare la testa da un posto all'altro con un espressione confusa.
« No, che hai capito! Non è che gli ho detto che stavate assieme, gli ho solo raccontato di quello che è accaduto alle medie » rispose, e ci mise qualche secondo prima di realizzare cosa aveva appena detto. « Oh cavolo! » fece, coprendosi la bocca con le mani. « Oddio, ora sì che gli ho detto che state assieme » deglutì, intimorita dallo sguardo severo di Kyousuke.
« No, tranquilla Miyu, me l'hanno già detto loro che stanno assieme. Cioè, dopo che mi hai raccontato quella storia ho iniziato a intuire qualcosa, ma oggi ho avuto la conferma da parte loro! » rivelò Yuuichi, con un'aria eccessivamente tranquilla.
« Alt! » fece Kyousuke, guardandosi intorno con aria severa. Per un attimo incrociò anche gli occhi della segretaria oltre il vetro che, per fortuna, pareva non essere interessata alla loro conversazione. « Miyu, no, aspetta... Come hai fatto a raccontargli ciò che è successo a me e Tenma alle medie? Cioè, come facevi a saperlo? » domandò inarcando un sopracciglio.
A quel punto, l'unico con i capelli castani in sala abbassò lo sguardo e tossicchiò un po'.
« Tenma. » lo richiamò Kyousuke, e il ragazzo alzò gli occhi grattandosi il capo nervosamente.
« Kyousuke! Ehm, sì, gliel'ho detto io. »
Il minore degli Tsurugi a quel punto si arrese, sconsolato, non sapendo più che aspettarsi.
« Alt! » fu il turno di Miyu dirlo. « Ma quindi... Yuuichi ora sa la verità e... E la presa bene! » e sorrise, guardando Tenma. Avrebbe anche mostrato più entusiasmo se solo non si fossero trovati al pronto soccorso con sua madre in pessime condizioni.
« Kyousuke, ma allora alla fine hai trovato il coraggio per dirglielo! » continuò, come una madre orgogliosa del proprio piccolo. L'interpellato da tutta quella sorpresa sul volto di Miyu si sentì un po' offeso.
« Certo che gliel'ho detto. Avevo promesso a Tenma di farlo » affermò.
Miyu ignorò il tono fiero di Kyousuke e si rivolse di nuovo a Matsukaze. « Visto? » chiese retorica. « Ti avevo detto che tutto sarebbe andato bene! » strinse le mani del castano.
« Ovvio che sarebbe andato tutto bene. » prese parola Yuuichi. « È vero, all'inizio sono rimasto un po' confuso e titubante perché non me l'aspettavo, e anche se ora ci metterò un pochino ad abituarmi a questa situazione non la trovò fastidiosa e non ci trovo nulla di male » sorrise rassicurante e appoggiò una mano sulla spalla di suo fratello.
Ripiombò il silenzio, con loro che attendevano il verdetto finale.

***

Quando finalmente ottennero il permesso per entrare si precipitarono dalla madre di Miyu. Fu un'infermiera a guidarli tra i corridoi sempre uguali del pronto soccorso, e li condusse in una stanza dalle pareti per metà bianche e per metà azzurre. All'interno c'erano quattro letti attaccati alla parete: il primo, quello più vicino all'ingresso, era vuoto, il secondo era occupato da un tipo che dormiva, il terzo era vuoto e l'ultimo, posizionato davanti a due grandi finestre, era quello della Mizuyaji. La donna era più seduta che sdraiata, e osservava il paesaggio visibile da fuori composto da erbacce e campagna.
« Signora Mizuyaji! » naturalmente fu Tenma ad avvertire della loro presenza, quasi gridando e non curandosi del fatto che i due pazienti lì dentro avessero da poco rischiato un attacco di cuore e uno dei due ora stesse dormendo.
« Mamma » Miyu accennò un sorriso, che sta volta rivelava davvero tranquillità.
La Mizuyaji, che prima voltava loro le spalle, si girò a guardarli. Sorrise loro incoraggiante, ma ben presto la piega delle sue labbra si incrinò, e, inesorabile, scoppiò a piangere.
« Oddio » fece Yuuichi preoccupato, « la prego, non pianga » continuò, consapevole però che dirlo non servisse a nulla.
Kyousuke abbassò lo sguardo, impotente. Se c'era una cosa in cui non era bravo quella era consolare la gente. Non importava quanto si impegnasse: non ne era proprio capace.
« Mamma » mormorò Miyu, che naturalmente scoppiò a piangere di seguito, correndo ad abbracciare sua madre.
I tre ragazzi assistettero alla scena impietriti per l'imbarazzo e il disagio di non sapere come comportarsi. Addirittura Yuuichi, il più premuroso, non seppe che fare; né Tenma, che deteneva il titolo di re dei discorsi di incoraggiamento, rimase in silenzio.
« Scusami » biascicò la donna, stringendo il corpo magro di sua figlia a sé, e aggrappandosi alla sua maglietta, spiegazzandola un po' per via dei movimenti convulsi delle mani. « Scusatemi » disse con intonazione maggiore, rivolta a tutti.
La verità era che Chiyeko Mizuyaji aveva avuto paura. Ma non solo in quell'occasione, ma in tante altre nel corso della sua vita. E in ognuna di queste aveva caparbiamente ostentato coraggio, forza d'animo e positività che non le erano mai appartenute. Lo aveva sempre fatto perché non le pareva giusto far preoccupare gli altri, non ritenendo i suoi sentimenti di grande importanza, e anche perché non voleva dare l'impressione di essere una persona cupa.
Il problema era man mano sorto quando si era accorta che in ognuna di queste occasioni in cui si dimostrava forte, pareva che qualcosa in lei irrimediabilmente si spezzasse.
Era accaduto per esempio quando il suo primo bambino in assoluto non ce l'aveva fatta: ma lei non si era tirata indietro, aveva detto che ci avrebbe riprovato finché non ci sarebbe riuscita, e alla fine dopo circa due anni aveva dato alla luce Miyu, la sua unica e preziosa figlia.
Era accaduto alla morte del marito. Notizia repentina che era giunta in una soleggiata giornata durante la quale Chiyeko era in giro per i negozi per trovare un vestitino per la figlia che sarebbe dovuta il giorno dopo andare ad un compleanno.
Quand'era successo il mondo pareva essersi fermato di colpo. La Mizuyaji aveva sentito una sensazione crescente di vuoto dentro di sé, e aveva represso l'istinto di piangere. Quando era giunto il momento di raccontarlo a sua figlia aveva sorriso rassicurante, spiegandole nel modo più delicato possibile la situazione. Miyu non aveva smesso di disperarsi, e così Chiyeko l'aveva stretta forte a sé spiegandole che il suo papà anche se ora era in un altro posto continuava a guardarle e a prendersi cura di loro.
Non aveva dato quasi nessuna impressione di soffrire, come se credesse fermamente nelle parole rivelate alla figlia per rassicurarla. Poi, quando si era fatto buio, Chiyeko si era chiusa in quella che ormai era la camera da letto che non condivideva con nessuno, e dopo aver affondato la testa sul cuscino aveva iniziato a piangere silenziosamente e a liberare ogni cosa che si era tenuta dentro, soffocando i singhiozzi che avrebbero potuto svegliare la sua bambina.
Il suo compito era quello: mostrarsi forte. Specie dopo essere rimasta sola con Miyu. Perché se prima qualche caduta e qualche errore erano concessi, ora era sola con una bambina che necessitava di buoni esempi e tranquillità per crescere serena, e la Mizuyaji si sarebbe impegnata in tutti i modi per far sì che questo accadesse, anche a costo di diventare una bambola fintamente perfetta.
Fu per questo che rispolverò in fretta un sogno che da tempo aveva abbandonato. Certo, all'inizio l'idea di aprire un fast food le sembrò ridicola e irrealizzabile, ma con tanta forza di volontà ci riuscì, regalando a sé stessa e a quel che rimaneva della sua famiglia un nuovo inizio. E sì, era vero, "Newstart" alle orecchie di chiunque conoscesse un minimo di inglese e la storia della proprietaria poteva risultare un po' banale come nome, ma per la Mizuyaji invece quel titolo incarnava alla perfezione il suo desiderio di ricominciare a vivere sebbene reduce da una brutta batosta con il destino. E al tempo stesso ci sperava che quel luogo diventasse il punto d'incontro di tanta altra gente che era scappata dal passato e che era intenzionata a costruirsi un nuovo futuro.
Ma tutta quella forza si era di colpo sbriciolata alla vista di sua figlia con gli occhi rossi, e di quei ragazzi preoccupati, e aggiungendo la terribile esperienza su cui era appena passata, con il dolore che nei suoi ricordi era ancora fresco... Era stato inevitabile scoppiare a piangere.
Si era sentita impotente, aveva abbracciato la paura seppur consapevole che questa non potesse far nulla per aiutarla mentre la morte alle sue spalle si avvicinava passo per passo per venirla a prendere.
La Mizuyaji era terrorizzata. Si chiedeva "perché a me?", "perché a Natale, uno dei bei pochi ricordi che ho?", "perché tanta sofferenza dopo tutto quel che ho già provato?"
C'era un limite a tutto.
Miyu la strinse sorridendo.
« Dai, mamma, solo qualche altro controllo e poi andiamo a casa » disse. I dottori le avevano rivelato questo, poi non sapeva quanto tempo sarebbero dovuti realmente restare lì.
« Mi dispiace » continuava a dire la donna con il volto sul petto della figlia per via della vergogna. « Scusa, scusa. »
« Va tutto bene, mamma, stai bene; ricominceremo da capo, tranquilla. » e, dopo una vita a fare il contrario, fu il turno di Miyu di sorriderle rassicurante. E quando Chiyeko alzò lo sguardo scoprì che sua figlia non le stava mentendo, non le stava offrendo consolazioni non veritiere come per anni la Mizuyaji aveva fatto con lei.
No, Miyu credeva in quelle parole.
Tenma si avvicinò sorridente. « I dottori hanno detto che è tutto apposto. Tutto è andato a finire per il meglio. »
Kyousuke avrebbe voluto prenderlo per i capelli e tirarlo indietro. Non sapeva se fosse stata una buona idea quella di Tenma di insinuarsi nella conversazione.
« Oh, caro, certamente. » la Mizuyaji sorrise asciugandosi le lacrime.
« Mi dispiace tanto che tutto ciò sia successo proprio oggi. A Natale, santo cielo. A natale. Pensavo che nulla potesse rovinare questo giorno. »
« È un giorno come tanti altri » tutti si voltarono verso Kyousuke che non era riuscito a frenare la lingua. « Viene solo chiamato in modo diverso, ma non significa che sia speciale in confronto agli altri. »
Yuuichi si schiarì la gola. « Penso che lui abbia ragione. Credo che Kyousuke voglia intendere che è successo oggi, ma poteva succedere qualsiasi altro giorno. Natale sarà pure Natale, ma nessuno ha detto che tra il 24 e il 25 possano accadere solo cose belle, purtroppo. Ma ora non significa neanche che questo giorno accadranno sempre cose brutte. Anzi, potrà tornare a riviverlo con tranquillità dal prossimo anno in poi per ricominciare a collezionare nuovi bei ricordi. »
Yuuichi era così sicuro delle sue parole che non esitava neanche un attimo. Sembrava il narratore di una favola che alla fine rivelava la morale.
« A proposito cari, tornate a casa prima che si faccia tardi. Meritate tutti di passare una bella giornata, anche tu Miyu. E non solo perché questo giorno è contrassegnato come festivo, ma perché ve lo meritate davvero. »
Kyousuke alzò gli occhi al cielo. « Anche lei se lo merita, inoltre di certo non la lasceremo da sola » si sforzò un po' per dirlo. Tenma gli sorrise radioso, sembrava orgoglioso del suo Tsurugi. Yuuchi batté al fratello una mano sulla schiena, mettendolo in imbarazzo.
«A proposito, che ore sono? » chiese la donna, che pareva essersi calmata.

25 Dicembre, 00:01 AM;
Yuuichi guardò l'orologio da polso che tanto tempo prima gli aveva regalato suo fratello. «Oh, è mezzanotte. » fece.
E nessuno fu molto colpito da quella rivelazione se non che la Mizuyaji.
« oh, ma è Natale! Auguri! » urlò entusiasta come una bambina. Nessuno dei presenti era abituato a festeggiare il natale, specie non ad elargire auguri a chiunque. Ma questo non li frenò dal far partire una serie di "auguri" e "buon natale" di voci diverse.
E fu bellissimo vedere che ora la Mizuyaji, e non solo, sorrideva sincera.
E fu bellissimo per Tenma, nel caos generale e nel via vai di sorrisi e frasi incoraggianti, afferrare la mano di Kyousuke e sorridergli felice perché tutto era finito per il meglio.
E chiuso quel capitolo di vita non restava che cominciarne un altro.






{{ blaterazioni. }
salve genteh! Ed eccoci alla fine ^^
Spero tanto che vi sia piaciuta! E... Non so cos'altro dire, se non che posterò un epilogo e dopodiché sarà conclusa a tutti gli effetti.
Grazie mille a quelli che l'hanno seguita anche se molto silenziosamente, spero che mi farete sapere che ne pensate!
Ci si sente ^^
Eeureka
  
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