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Autore: EcateC    18/08/2017    7 recensioni
La vera storia di Harleen Frances Quinzel, la rigida dottoressa newyorkese che si lasciò sedurre da Joker per diventare la famigerata Harley Quinn, la pagliaccetta bella e simpatica che tutti conosciamo.
Ma da lasciarsi alle spalle una vita di privazioni a conquistare il cuore del super criminale di Gotham c'è una bella differenza, ed è qui che riposa la vera inversione dei ruoli. Provare per credere.
Genere: Dark, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harley Quinn, Joker, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
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In un discopub di periferia due uomini stavano chiacchierando amichevolmente davanti a una birra. All’improvviso si unì a loro un terzo soggetto, moro e dall’aspetto da duro, con una giacca di pelle e la barbetta sul mento. Appena egli entrò, molti abbandonarono il locale.

-Ciao, Ashim- esclamò il nuovo arrivato -Come te la passi?-

-Frost?- esclamò il giovane marocchino, allarmato -Jonny Frost? Ma che ci fai qui? Oddio, non mi dirai che sta arrivando…-

-No, lui non verrà. È impegnato- lo liquidò, velocemente -Un Jagermeister senza ghiaccio, per cortesia- chiese alla ragazza del bar.

-A fare cosa, se posso chiedere?- gli domandò Ashim, preoccupato -Anzi, no, aspetta. Non me lo dire, non lo voglio sapere-

Frost sorrise e si aprì la giacca di pelle, in quelle topaie da manigoldi faceva sempre un caldo infernale.

-Tranquillo, amico, non ci sono particolari… Ecatombi in programma, ha solo trovato un nuovo passatempo-

Il marocchino deglutì. I passatempi di Joker non erano mai qualcosa per cui stare tranquilli.

-Un passatempo, del tipo…?-

-Una ragazza-

-Oh, per fortuna- disse, tirando un sospiro di sollievo. Senz’altro le ragazze dovevano essere qualcosa di molto importante per il clown, dato che per una di loro aveva ucciso il suo amico Hart, nonché il più temuto usuraio di Gotham City.

-Una puttana?- continuò, sgranocchiando patatine.

-Una regina- lo corresse Jonny, facendogli l’occhiolino -È una novità difficile anche per me, non credere-

-Tieni il tuo Jager… Oh, mio Dio! Tu sei Jonny Frost?- esclamò la barista appena lo vide in faccia, indietreggiando con fare sconvolto -Ti prego, non vogliamo guai qui, mi sono appena licenziata dall’Arkham, non voglio rischiare di morire un’altra volta-

-Come ti chiami?- le chiese Jonny, appoggiando i gomiti sul bancone.

-Rebecca- rispose prontamente quest’ultima.

-Bene, Rebecca, parlerò di te ad Harley. Magari ti concede… La grazia-

-Harley?- ripeté quest’ultima, impallidendo dalla paura -Chi è Harley?-

 

 

 

________________________________________

 

 

 

 

-Non puoi dire sul serio!- sbottò James Gordon, incollerito -Dieci uomini. Ho appena perso dieci uomini e tu osi dirmi che è stata una ragazzina con i codini rosa e blu!?-

Griggs deglutì -Commissario, mi rendo conto che è strano e… E improbabile, ma io l’ho vista! L’ho vista con i miei occhi! Aveva una mazza da baseball e li ha colpiti tutti sulla testa!-

-Sciocchezze-

-Invece è la verità. Li ha uccisi tutti! Con una mazza!- esclamò Griggs, esasperato -I testimoni oculari…-

-I testimoni possono sbagliare. Che cosa diavolo dirò ai giornalisti? Che c’è una nuova Meta-umana che si diverte a spaccare le teste dei civili con una mazza?-

-Risparmia il fiato, Gordon. Il tuo sottoposto sta dicendo la verità-

James Gordon si girò e vide sopraggiungere la Waller, tutta vestita di nero con la sua solita espressione ostile. Aveva due occhiaie profonde sotto gli occhi pesti ed era anche dimagrita parecchi chili.

-Amanda? Ma cosa…-

-Cosa faccio qui? Il mio lavoro: fermare questi luridi esseri prima che combinino altri guai- disse, per poi tirare fuori dalla borsa un cd e caricarlo nel computer -Sono le telecamere della gioielleria- spiegò con voce inespressiva - Guarda tu stesso-

Il monitor del PC si accese e mostrò a tutto schermo le immagini in bianco nero della gioielleria. Erano divise in quattro riquadri, ognuno dei quali mostrava una diversa angolazione del negozio. Nel riquadro in alto a sinistra comparve una ragazza bionda con due codini e una mazza adagiata sulle spalle. Calzava un paio di Converse rosse e indossava con disinvoltura delle calze a rete…

L’espressione di Gordon divenne confusa, ma la Waller mise avanti veloce la registrazione e la portò nel momento in cui entravano i poliziotti. Il commissario osservò basito la rissa che si consumò tra la ragazza misteriosa e i poliziotti, e la facilità impietosa con cui costei li mise tutti al tappeto, uno dopo l’altro, come se fossero birilli.

-Bontà Divina…- sussurrò il commissario, stanco e preoccupato -Amanda, questo è… È terribile. Prima di allarmare la collettività credo che sia meglio approfondire, sapere chi è questa donna e soprattutto cosa vuole. Di solito i Meta Umani pretendono qualcosa, se scopriamo cosa vuole, magari lascia l’isola-

-No- lo liquidò la Waller, perentoria -Le minacce vanno estirpate con la forza e annientate alla radice. Porta questi video ai giornalisti-

-I gotamiti sono già abbastanza stressati dai mali locali- protestò il poliziotto -Aggiungere altri pericoli pubblici sarebbe deleterio-

-Ma questo è un male locale, Gordon, made in Gotham City- lo corresse la Waller, cinica -E indovina? Pare ci sia lo zampino di Joker-

-Joker? Cosa c’entra Joker con questa donna?-

-È quello che voglio sapere anch’io- gli disse la Waller, riguardando per la decima volta il video dall’inizio -Rifletti. Se costei fosse una straniera, significherebbe che ha varcato i confini dell’isola, e sai cosa vuol dire?-

-Che Joker gliel’ha lasciato fare- la precedette Gordon -Cosa alquanto improbabile, dato che mira a ottenere il monopolio criminale dell’isola-

Amanda fece un cenno d’assenso. Se c’era una cosa positiva nell’avere Joker a Gotham, era che la piccola delinquenza era stata completamente annientata… Permanevano solo i pesci grossi, pochi ma sufficienti per fare dell’isola il luogo più pericoloso al mondo.

Le immagini della telecamera comunque erano molto sgranate e la risoluzione era bassa, non si riusciva a individuare bene il volto della fuorilegge misteriosa, soprattutto se si metteva lo zoom come stava facendo la Waller.

“Eppure, sento che qualcosa mi sfugge”  pensò la donna, pervasa da un profondo senso di frustrazione  “Devo averla già vista, non è possibile che mi sia sfuggita…”

-Ferma l’immagine- ordinò, assottigliando lo sguardo -Metti lo zoom sul suo viso-

Gordon obbedì.

-Ancora di più- continuò la Waller, con gli occhi fissi sullo schermo. Il viso sorridente di Harley era molto sgranato, quasi irriconoscibile, ma la donna rimase quasi un minuto intero a guardarlo, profondamente concentrata. E quando la riconobbe e la consapevolezza illuminò il suo sguardo assorto, Amanda Waller impallidì all’improvviso.

-Non può essere- sussurrò spaventata, alzandosi in piedi.

-Amanda?- la chiamò Gordon, allarmato -Hai capito qualcosa?-

Il bicchiere di liquore le cadde dalle mani e si infranse al suolo con tonfo, mandando schegge di vetro in ogni dove. Il suo viso, la cui mimica era già naturalmente ostile, si contrasse in una smorfia pura furia.

-È lei- decretò, con voce tremante di rabbia -È… LEI! LEI! CHIAMA SUBITO BATMAN!-

-Amanda! Lei chi?- domandò il commissario, preoccupato -Di chi diavolo stiamo parlando?-

-Di Harleen Quinzel- sussurrò tra i denti, il suo viso scuro era contratto in una maschera di odio.

Gordon strabuzzò gli occhi, la scoperta lo lasciò senza fiato -La dottoressa bionda che ho interrogato in ospedale? - esclamò, incredulo -Non può essere lei, deve esserci un errore-

-Chiama Batman. Ora-

Gordon lo fece. Pieno di agitazione chiamò il numero privato di Bruce, che gli rispose con un secco “Sto arrivando” prima ancora che lui, Gordon, ebbe il tempo di salutarlo.

Pochi minuti dopo, Batman entrò in centrale.

-Come mai sei tutto bagnato?- gli domandò subito Gordon, ma il Cavaliere Oscuro lo fulminò con lo sguardo.

-Non sono venuto qui per rendere conto a voi delle mie azioni- rispose, gelido. Poi guardò la Waller con la stessa carica di odio glaciale con cui aveva risposto.

-Ciao, B.- lo salutò lei, per nulla intimorita dal suo sguardo. Non era chiaro chi dei due fosse il più furioso con l’altro.

Bruce si rivolse al commissario -Gordon, puoi lasciarci soli un momento, per cortesia?-

James Gordon sbuffò ma uscì dal proprio studio, non voleva rischiare di inimicarsi due soggetti così potenti. 

-Allora, Cavaliere? Da quanto lo sai?-

-Da quanto so che la dottoressa Quinzel è diventata la signora Joker? Da oggi pomeriggio- si guardò rabbiosamente il mantello, completamente bagnato per via di un gavettone -Ho appena avuto un incontro ravvicinato con loro due, e devo dire che sono molto affiatati. Grazie a te, Amanda, formano una coppia di criminali perfetta; Il clown mi ha chiesto espressamente di ringraziarti per il… Com’è che ha detto? Ah, sì. Per il bellissimo regalo di compleanno che tu gli hai fatto-

-Bruce, non sono in vena di scherzare-

-Oh, io sono proprio il tipo che ama scherzare, invece!- sbottò Batman, sarcastico -E ti faccio i miei complimenti. Il tuo piano per diventare come Joker ha proprio dato i suoi frutti- continuò a beffeggiarla  -Vedi dove porta la sete di potere, Amanda? Porta a perdere, alla dannazione! E ora tu vivrai con la consapevolezza che quella ragazza è diventata esattamente ciò che volevi essere tu, ed è solo colpa tua. Tu per prima hai permesso ad Harleen Quinzel di diventare Harley Quinn, lasciandola sola con Joker e facendoti beffa di tutti i miei avvertimenti!-

-Bruce…-

-No, lasciami finire. Io adesso conto un nemico in più ed è solo colpa tua. Vivi con questo pungolo nel cervello-

-Oh, no. Una cosa che tu non sai di me, Bruce, è che io ottengo sempre quello che voglio- gli sorrise, malefica -Io avrò Harley Quinn. Costi quel che costi, i suoi poteri saranno miei… Seppure indirettamente. E ti mostro anche come-

Estrasse da una busta segnata con l’avvertimento “top secret” un cd, sulla cui etichetta era scritto “Task Force X- Squadra Suicida”.

-Che cosa hai in mente?- le domandò il Cavaliere Oscuro, serrando la mascella.

-L’idea migliore che potessi mai avere- gli sorrise perfidamente -Mettiti comodo, Bruce, sarà un lungo pomeriggio-

 

 

 

Qualche tempo prima, sulla Purple Lamborghini

 

 

 

 

Harleen Quinzel guardava il paesaggio al di là del finestrino oscurato. Le conifere correvano via immerse nel buio, e più la Lamborghini procedeva, più aveva la sensazione che non sarebbe tornata mai più.

Il suo ultimo viaggio verso l’ignoto.

Non sapeva dove Joker la stesse portando, a giudicare dagli impianti e dall’aria viziata sembrava la zona industriale dell’isola o qualcosa del genere. Ma qualunque posto fosse, a lei andava bene: era insieme a Joker. Osservò il suo profilo riflesso nel finestrino dell’auto. Era taciturno e non sorrideva, guardava solo la strada. Harley si sedette più comodamente nell’ampio sedile di pelle, appoggiando piacevolmente la testa nell’imbottitura. Gli interni di quell’auto erano qualcosa di psichedelico. Bianchi con un luce azzurrina che ricordava molto quella dei night club… E poi c’erano varie mazzette di banconote e delle pillole sparse in ogni dove, insieme a un paio di preservativi incartati.

-Non ero mai salita su una macchina sportiva- iniziò con fare discorsivo, per stemperare la tensione -È davvero favolosa-

-Tutto ciò che possiedo, è favoloso- le rispose lui, secco. Aveva la mano sinistra adagiata sul cambio, con tre grossi anelli d’oro sulle dita. Harleen la guardò, Poteva sfiorargliela, magari afferrarla…

-Grazie per avermi portato con te- gli disse dolcemente, sfiorandogli finalmente il dorso della mano -Dove stiamo andando?-

-Dove tutto ha avuto inizio- le rispose atono, mettendosi la mano in tasca. I gesti affettuosi non erano mai stati il suo forte, constatò Harleen. Joker aveva innalzato un muro intorno a sé, ma col tempo lei era sicura che l’avrebbe abbattuto. Per adesso l’aveva già scalfito.

-Tutto cosa, se posso chiedere?-

-Lo vedrai-

“Com’è misterioso…” pensò Harleen, sorridendo -La parte del bel tenebroso non ti si addice, Mr. J. Sei troppo simpatico e colorato per quel ruolo-

Anche lui accennò un sorriso -Mi si addice solo quella del bello-

-Quella ti calza a pennello-

-Ti va se ci imboschiamo da qualche parte?- le chiese di getto, continuando a guidare ben al di sopra dei limiti di velocità.

Harleen lo guardò sorpresa e arrossì, accendendosi di voglie alla sola idea.

-Okay…- sussurrò con un sorriso imbarazzato, giocherellando con i lembi della propria camicetta blu.

Ma Joker scoppiò a ridere, appoggiando la fronte sul volante -Hai detto veramente di sì? Lo faresti all’aperto sul ciglio della strada?-

-Perché, cosa c’è di strano?- si difese, scocciata

-Oh, niente,niente,niente! È solo che ricordo com’eri prima. Bastava che ti guardassi un secondino di più per farti arrossire come un semaforo-

-Perché ero già innamorata di te- gli rispose senza imbarazzo -E poi ero sicura di non piacerti… Non ti piacevo, vero? Cos’hai pensato la prima volta che mi hai visto?-

-Ho pensato… Troppo facile!-

Harley gli sorrise e abbassò lo sguardo -Già. Immagino che sedurmi non sia stata esattamente un’impresa impossibile per te- si autocommiserò, mentre lui scuoteva il capo con il naso arricciato -Ma cosa ti ha fatto cambiare idea? Insomma, il giorno del colpo io dovevo morire, vero? Era questo il piano originale? Usarmi per scappare e alla fine uccidermi-

-Hm, forse…- le rispose evasivo, ma Harleen sapeva perfettamente di avere ragione. E ciò la fece sorridere.

-Ma tu hai voluto salvarmi- continuò dolcemente, prendendogli la mano e guardandolo con tutto l’amore possibile -Perché sono ancora qui, Mr. J? Ti sei innamorato di me?-

Bastava solo un sì, un piccolo cenno d’assenso e lui l’avrebbe resa la donna più felice del mondo. Ma il Joker non era certo il tipo d’uomo capace di dispensare felicità. Infatti sobbalzò e fece un'espressione inorridita.

-Che piccola rompiscatole- disse a sé stesso, a denti stretti -Quanti gnègnègnè… Ma per piacere, zuccherino! È la domanda più ridicola che mi abbiano mai fatto… E ti assicuro che i tuoi colleghi psichiatri avevano un talento, in questo-

Harleen rise e poi si raddrizzò nel sedile -Mmmh, mi dica, signor Joker, che cosa rappresenta per lei il verde?- recitò con voce grave -Quali sensazioni le ha evocato questo colore?-

-Ecco! Vedi, vedi!?- scherzò, ridendo insieme a lei -Voi siete una categoria da abolire! E prima o poi ci riuscirò, vi ucciderò tutti-

-Carino da parte tua prendertela con gli psichiatri, però devi ammettere che con me non ti è andata tanto male, non ti ho mai fatto domande di questo tipo-

-Eccoti spiegato il motivo della tua sopravvivenza- le rispose Joker con ovvietà.

Harley gli sorrise e guardò di nuovo fuori. Ormai si erano allontanati di parecchi chilometri dal centro cittadino e non c’era neanche più l’illuminazione pubblica sulla strada. La Lamborghini sfrecciava e loro si stavano isolando…  La ragazza rifletté, era da sola, lontana da tutti, in macchina con una tra le persone più pericolose del mondo.

Si sentiva una favola.

-Lo sai, ho sempre sognato di incontrarti- gli rivelò, continuando a guardare fuori -Sei sempre stato il mio eroe-

-Hm, e per fortuna che quello che ha bisogno dello psichiatra sono io-

-Dai sono seria adesso- continuò lei, dolcemente -Io non so che cosa tu abbia in serbo per me o che cosa hai sofferto… prima di diventare così, ma sappi che io ti amerò per sempre, qualunque cosa accada-

-E io invece no- le rispose Joker, velocemente -Così è la vita, te ne farai una ragione-

-Non mi ami?-

-No, neanche un po’! Guarda! Guarda come mi gratto quando sento quelle due parole messe insieme!- scherzò, fingendo di grattarsi dappertutto -Mi fanno venire l’orticaria-

Harleen lo osservò con un sorriso furbetto. Puddin’ stava mentendo… A conti fatti, non è così facile mentire al proprio psichiatra.

-Va bene, Mr. J, me ne farò una ragione-

-Perché sorridi?- le chiese agitato, lanciandole delle occhiate infastidite -Guarda che ho detto di no, Harley, no!-

-D’accordo, d’accordo, l’ho appurato- gli rispose tranquilla, ma sempre con lo stesso sorrisino furtivo tra le labbra -Non te lo chiederò mai più-

Joker scosse la testa, facendola sorridere più del dovuto -Per mille diavoli, quanto odio gli psichiatri-

-Non hai niente da temere, Mr. J. Ciò che si ottiene in cambio quando si ama qualcuno, supera di gran lunga ogni rischio- gli disse dolcemente, col cuore in mano -Io non farò la fine di Jeannie, te lo giuro-

-Siamo arrivati, Cenerentola- le disse duramente, sollevando il freno a mano con una certa furia -Scendi dalla carrozza-

Harleen annuì, scese dall’auto e si guardò intorno. C’era una fabbrica abbandonata, che emetteva ancora dei fumi di colore verde.

Lui iniziò a camminare con la sua solita andatura veloce e nervosa verso quel luogo scuro e abbandonato, e lei lo seguì.

Harleen non poteva immaginare che da quella fabbrica sarebbe uscita una nuova lei, la versione più felice e sfrenata di se stessa…

 

 

_________________________

 

 

La Waller si soffermò a delibare la lista degli aspiranti candidati al progetto Suicide Squad.

Se Batman non voleva collaborare per la cattura di Harley Quinn, avrebbe trovato il modo per farlo da sola, magari con l’aiuto di qualche essere speciale… Era un piano perfetto, prendeva due piccioni con una fava: metteva alla prova uno e catturava l’altra.

Aprì il fascicolo, la prima che vide era Katana. Era l’unica pedina della sua scacchiera a non trovarsi chiusa in prigione, era senza dubbio la più fidata ma anche la meno adatta per quel ruolo: non aveva bisogno di metterla alla prova.

Capitan Boomerang… La Waller storse il naso. Bastava dargli uno zuccherino che quel lanciatore d’oggetti avrebbe abboccato. Era l’ultima spiaggia.

Killer Croc era un tantino troppo violento per quella prova, le avrebbe consegnato il cadavere dilaniato di Harley Quinn, non Harley Quinn.

Stessa cosa con El Diablo, solo che al posto di un’ Harley Quinn dilaniata, si sarebbe presentato con un’ Harley Quinn incenerita.

Continuò a scorrere tra i plichi e a scartare ipotesi, finché non arrivò a lui, Deadshot, la mossa vincente. Mira eccezionale, migliore cecchino del mondo, astuto, intelligente, con una certa morale… Floyd Lawton era perfetto. Bastava condonargli cinque anni di reclusione, dirgli di mettere un sonnifero nella pistola e il gioco era fatto.

L’unico rischio, non piccolo, era che Joker lo scoprisse e lo rispedisse pezzettino per pezzettino con posta raccomandata, ma Floyd non era un debole o uno sprovveduto, anzi, sapeva il fatto suo.

E non essendo stato dichiarato incapace di intendere e di volere, era stato rinchiuso nella prigione di Belle Rave, l’istituto alternativo all’Arkham Asylum deputato a ospitare i criminali sani di mente… O presunti tali.

Ovviamente, dopoché la recente evasione del Joker aveva reso l’Asylum inagibile, tutti i criminali erano stati trasferiti a Belle Rave, dando luogo a un improbabile sovraffollamento penitenziario…

La Waller allora prese il cellulare e chiamò una sua vecchia e fidata conoscenza.

-Amanda- rispose una voce seria, dopo qualche secondo d’attesa.

-Buonasera, colonnello Flag- lo salutò lei -Avrei proprio bisogno del tuo aiuto… In quali condizioni versa, Deadshot? Ho un lavoro perfetto per lui-

 

 

 

 

_________________________

 

 

 

 

Royal Hotel of Gotham City

 

 

Jonny Frost bussò cautamente alla porta della Deluxe Suite. Sul pomello dorato pendeva l’avviso “Do not disturb”.

-J? Ehm, appena sei libero c’è il signor Monster che vorrebbe discutere con te. È arrivato appositamente da Casablanca e ti sta aspettando da ieri notte… Chiamami, appena puoi-

Ma nessuno rispose. La camera inoltre era insonorizzata e non consentiva alcun tipo di spionaggio esterno.

-Sta ancora lì dentro?- gli domandò l’uomo di nome Monster, impaziente -Sono due giorni che è chiuso lì, si può sapere cosa sta facendo?-

-È con la sua nuova ragazza. Prova a ripassare domani-

L’uomo dal volto nero e tatuato rise. Era un soggetto massiccio, molto serio e dall’aria composta, di quelli che mettono in soggezione solo con uno sguardo.

-È quello che mi hai detto ieri sera, Jonny, non posso passare tutta la mia vita qui ad aspettarlo-

-Ascolta, facciamo così- lo accontentò Frost, stancamente -Giovedì prossimo andiamo al Krystal, quel locale fuori Gotham… Fatti trovare là verso le due di notte. Ti introdurrò io-

-Va bene, allora a giovedì- gli sorrise -E comunque sarei proprio curioso di conoscere quella puttana che lo tiene occupato da ieri sera- scherzò, indicando un cenno la porta chiusa.

-Fidati, amico, non lo sei- gli consigliò cautamente. Dopotutto, uomo avvisato, mezzo salvato.

-E invece lo sono eccome. Ci vediamo Frost-

Jonny lo salutò e guardò un’ultima volta quella porta chiusa a chiave. Almeno, adesso che era arrivata la neo proclamata regina di Gotham, Frost poteva finalmente vantare del tempo libero per uscire e prendersi qualcosa da bere in santa pace.

Decise che l’avrebbe fatto, tanto Joker prima di domani mattina non si sarebbe presentato…

 

J, vado a bere qualcosa. Tengo il cellulare acceso.

 

Gli scrisse sul cellulare, per precauzione. Dubitava che Joker avrebbe mai letto il messaggio: Harley Quinn l’aveva completamente monopolizzato.

 

E infatti, non si poteva certo dire che la presenza della nuova arrivata non si fosse sentita. La Deluxe Suite di Joker era diventata improvvisamente un campo di battaglia, un soqquadro cubista di lenzuola strappate, mobili ribaltati e tende divelte. Senza contare le macchie di acido e la puzza di inquinamento chimico in ogni dove. La televisione almeno era incolume, anche se era accesa sul canale dei cartoni animati da circa quarantotto ore.

E per fortuna che la Jacuzzi nella camera di Joker era abbastanza grande da ospitare tre persone.

Loro adesso erano lì, a inaugurare il decimo bagno della giornata.

L’acqua era calda e leggermente schiumosa a causa dei residui di acido -sostanze invero difficili da sciacquare via- ma a parte questo e le iene che ogni tanto grattavano sulla porta per poter entrare, tutto era una meraviglia.

Harley però non riusciva quasi a respirare. Il sesso, il caldo opprimente e l’odore di acido ancora raffermo nelle sue narici le stavano ubriacando i sensi, spedendola in uno stato semi incoscienza simile a uno strano nirvana, in bilico tra la vita e la morte, tra la realtà e l’ultraterreno.

-Puddin’ non mordere…- gemette, mentre si dondolava sul suo bacino con lentezza estenuante.

-Ti ho già detto che non mi devi chiamare così- la sgridò Joker, che sembrava più vigile di lei. Quest’ultimo divaricò le proprie gambe, facendo in modo che anche le sue, già disgiunte, si spalancassero a squadra.

-Sei molto snodata- constatò, spingendole in avanti la schiena sudata.

-Ginnastica artistica e… e ri… Ritmica…Oh, Mistah’ J!-

Lo sentì dare un forte strattone, e una massiccia quantità d’acqua fuoriuscì oltre i bordi della vasca. Lo attirò a sé alla ricerca disperata di un bacio, stringendo di nuovo le gambe intorno al suo corpo. Sentiva ormai che stava per cedere, l’orgasmo stava di nuovo per esplodere.

-Vero,vero,vero…- continuò lui al suo posto -Eri la super campionessa di qualsiasi cosa ma dicevi che il divertimento non serviva a niente, te lo ricordi?-

-No, Puddin’…- mentì la ragazza, guizzando contro di lui alla ricerca disperata della sua bocca.

-Io dico di sì- le sussurrò all’orecchio, sfiorandoglielo con i denti -Mi senti, Harleen? Ti diverti ora a cavalcare il tuo Mr. J?-

La ragazza non riuscì più a rispondere. Sentì le sue mani bollenti abbandonarle i seni e ghermirle i fianchi, spingendola talmente tanto in basso che le loro ossa pelviche sbatterono una contro l’altra. La violenza di quella spinta costrinse Harley ad aprire gli occhi e a tornare nella realtà. Ella boccheggiò, sussultò, si irrigidì tutta… E venne, afflosciandosi su se stessa e ribaltando la testa.

-Sei già arrivata- constatò lui con un sorriso gratificato, stringendole forte i fianchi -Scusa ma io ho ancora due o tre fermate… -

Con la forza delle sue braccia la sollevò e la fece sprofondare giù con la stessa violenza di prima per altre tre volte, e quando sentì l’estasi sopraggiungere impetuosa, scostò la ragazza e scaricò tutto il suo piacere nell’acqua, per stroncare sul nascere eventuali scocciature col pannolino.

Joker si appoggiò al muretto della vasca, mugolando e godendosi il suo meritato rilassamento psicofisico, mentre Harley adagiò la schiena contro il suo petto.

-Ho inseminato la vasca- scherzò dopo un po', allontanando l’acqua contaminata -Cresceranno dei piccoli rubinetti verdi-

Harley rise all’idea “Che carini!”, ma assunse subito dopo un’espressione colpevole, girandosi per guardarlo negli occhi.

-Che succede?-

-Puddin’… Io invece ho fatto pipì-

Joker si dimenò nell’acqua -Ma che schifo! Harley!-

La ragazza rise rumorosamente e lo abbracciò forte -Scusa, Puddin’, mi scappava!-

-Dimmi almeno che non l’hai fatta mentre ti scopavo-

-Macché! Non si può mica in quel momento!-

-E che ne so io, non ho mica…- le fece un cenno verso il basso.

Harley gli stampò un bacetto -Fidati di me, Puddin’- gli sussurrò sicura, e il clown di tutta risposta alzò gli occhi al cielo. Il volto di lui sembrava più che mai qualcosa di alieno, così pallido e bagnato, privo di sopracciglia a incorniciargli gli occhioni azzurri e femminei… Ma manteneva comunque una bellezza obiettiva. Il recente bagno nell’acido, poi, gli aveva schiarito ulteriormente i colori, rendendogli ancora più bianca la pelle e ancora più verdi i capelli.

“Non dovrò più tingerli per due mesi” aveva pensato soddisfatto, mentre trasportava in braccio la sua nuova amica, svenuta “E tu, Harley Quinn, di che colore ti fai i codini?” pensò in quel momento, eccitato “VIOLA! No, ma il viola è il mio coloreRosa? SÌ! Rosa come una bambolina! No, forse… Azzurri! Rosa e Azzurri?”

-Puddin’… Quando mi porti a Parigi?-

Joker si ridestò dai suoi ricordi -Mmh, fammi pensare. Sei libera nell’anno del mai?-

-Ma Mistah’J! Me l’avevi promesso!-

-L’avevo promesso a Harleen Quinzel, non a te- le sorrise come un bambino insolente, piegando il capo di lato -E se esistesse ancora, ci porterei lei. Non mi ha mai fatto la pipì addosso-

-Ma io sono Harleen Quinzel!- protestò Harley, piegando il viso come aveva fatto lui.

-No, tu sei Harley Quinn- la corresse con il suo sorriso argentato, modellando sui suoi capelli bagnati due codini -E vuoi sapere finalmente qual è il colmo per un angioletto?-

Harley ricambiò il suo sorriso -Sì, Puddin’!-

-Avere le corna… Tra i riccioli d’oro!- rise e le indicò il suo riflesso nell’acqua, ormai diventata stagnante. Harley si guardò i codini sbilenchi e sorrise.

-Da oggi ti voglio vedere sempre così- le ordinò Joker, soffiandole nell’orecchio -Con le corna da diavoletto-

-Va bene, Puddin’- concordò l’arlecchina -Te lo prometto-

 

 

 

 

 

Note

Eccomi qui ragazzi! Sono sopravvissuta a questo capitolo, e come avrete notato, ho saltato a pie’ pari la scena dell’acido. Non perché non mi piaccia (figurarsi, è una delle poche volte in cui Joker dimostra di amarla) ma perché credo che la conosciamo già tutti abbastanza bene (non so voi, io a furia di leggerle in ogni dove so le battute a memoria) xD
Ho optato perciò per il prima e per il dopo ‘acido’, cercando di fare qualche anticipazione sul film (per chi non l’avesse capito, Monster è il tipo ucciso da Joker nella scena del night club).
Niente, vi ringrazio di cuore per tutto l’appoggio che mi state dando e che mi avete dato.
Ci vediamo all’epilogo… Au revoir <3
   
 
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