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Autore: Lory221B    19/08/2017    5 recensioni
Viaggio johnlock verso la fine dell'estate in 15 flash e one-shot sulla base di altrettanti prompts, di genere vario.
1) Out of school (teenlock)
2) Shopping for bathing suit
3) Meeting in an online game (teenlock)
4) Sunburn (Moon!Sherlock/Sun!John)
5) Broken air conditioning
6) Ice cream (potterlock)
7) Pool party
8) Beach towel (AU che più AU non si può)
9) Lost in museum (IndianaJohn!AU)
10) Fireworks (retirement!lock)
11) At the park
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Prompt: Broken air conditioning

Rating: verde lime



John aprì la finestra, inutilmente perché l’aria calda non faceva che aumentare l’afa della stanza.

« Scendo di nuovo a chiedere se possono ripararla » fece diretto a Sherlock, che come un leone in gabbia stava passeggiando avanti e indietro, incurante del fatto che avrebbe avuto ancora più caldo.

« D’accordo, John. Faccio un’altra doccia e poi mi rimetto sul caso »

“Il caso”, John era già stufo di sentire parlare di quel caso. Quando Sherlock aveva proposto un week end lontano dalla metropoli, si era illuso fosse per rilassarsi e anche per parlare della loro situazione nuovamente “strana”, non avrebbe trovato altro vocabolo per definirlo. Vivevano di nuovo assieme, crescevano una figlia assieme ma no, non erano una coppia. Invece, ovviamente, si trattava di un caso, quando mai Sherlock Holmes avrebbe proposto qualcosa di diverso?

Scese le scale fino alla reception, nella speranza che avessero trovato di domenica un tecnico capace di riparare l’aria condizionata in modo da evitare che Sherlock andasse ulteriormente fuori di testa. La risposta, purtroppo, fu negativa: niente aria fino al giorno dopo.

Ritornò alla sua camera, sconsolato e aprì la porta pronto a spiegare che avrebbero passato le successive ore a cercare di non svenire per il caldo mentre controllavano le carte che il loro cliente gli aveva lasciato; Sherlock, seduto a terra a gambe incrociate, aveva già sparso tutto il materiale per la piccola stanza e dopo avergli lanciato una rapida occhiata sbuffò insoddisfatto « Non abbiamo tempo per discutere sull’aria, questo caso è decisamente rinfrescante »

John si fece strada fino ad arrivare al suo letto, dove giacevano altre carte e cercò di trovare almeno un minuscolo posto dove sedersi. Caldo eccezionale, stanza piccolissima invasa dalle carte di Sherlock: quello era tutto fuorché un week end riposante.

Pensò di chiamare la signora Hudson per sapere come stava Rosie, quando Sherlock, pur mantenendo lo sguardo fisso sulle carte, iniziò lentamente a sbottonare la camicia lasciandola aperta e fuori dai pantaloni.

John deglutì, sentendosi un idiota totale; non era la prima volta che lo vedeva svestito viste le abitudini bohèmien del detective di girare nudo per casa, eppure la temperatura, se possibile, gli sembrò ancora più alta.

Sherlock aveva un fisico invidiabile, asciutto e muscoloso: nella posizione in cui si trovava poteva vedere ogni singolo muscolo ben definito, ogni piccolo neo che gli faceva amare ancora di più il torace candido del detective.

Sei un uomo di quarantacinque anni, sei un uomo di quarantacinque anni” continuava a ripetersi, cercando di evitare lo sguardo di Sherlock, che sicuramente avrebbe notato l’improvviso colorito paonazzo del dottore.

Il detective, invece, sembrava ignorarlo, troppo preso dalle carte e con rapido gesto si sfilò completamente anche la camicia. Ora era a torso nudo. John prese a guardare il fascicolo che aveve davanti, ma non riusciva a sbirciare con la coda dell’occhio quanto fosse sexy Sherlock, che lo era già da vestito ma senza camicia era ancora più scop… “Smettila, stupido cervello!!!” .

Un altro movimento e Sherlock era in piedi; per un attimo John pensò che stesse per dirgli qualcosa, prenderlo palesemente in giro per il suo “trasporto”, come amava definirlo il detective, perché John era sicuro che se Sherlock se ne fosse accorto avrebbe fatto commenti sprezzanti di quel tipo. Invece, il detective, non solo non accennava a guardare in direzione di John ma aveva iniziato con altrettanta lentezza a sfilarsi la cintura.

« Sherlock, cosa stai facendo? » chiese con voce malferma.

« Non è evidente? Si muore di caldo, non ho intenzione di finire lesso »

« E quindi resterai nudo? »

Sherlock alzò lo sguardo, tra lo sbigottito e il divertito e questa volta con mossa molto più rapida fece cadere a terra anche i calzoni. Ora era soltanto in boxer.

« Problemi, John? »

« Sherlock, cortesemente potresti rivestirti? »

« Perché? » chiese, sbattendo volutamente più volte le ciglia con fare innocente.

John sentì invaderlo un’ondata di rabbia, quasi una furia omicida. Era evidente che lo stava prendendo in giro, che aveva capito il suo disagio, il suo imbarazzo e visto che era l’uomo più deduttivo del mondo aveva anche capito che l’oggetto del suo desiderio era lui. Ora che John finalmente aveva fatto pace con il passato non aveva alcun limite nell’ammetterlo con se stesso: voleva Sherlock in tutti i modi possibili e gli sarebbe tanto piaciuto sapere cosa passasse nella testa del detective, se davvero non gli importasse niente di relazioni, amore, sesso.

« Sherlock, te lo chiedo da amico, non comportarti da stronzo! »

« Non lo sto facendo » ripose piccato.

John, esasperato, non vide altra soluzione che superarlo rabbioso e uscire dalla stanza, prima di fare o dire cose di cui si sarebbe pentito. Ma non poteva sperare che semplicemente Sherlock lo lasciasse in pace. Era appena uscito sbattendo la porta, quando sentì il rumore della stessa porta che veniva aperta. Corse velocemente giù dalle scale, sperando che Sherlock non proseguisse l’inseguimento, ma arrivato alla reception sentì alcuni degli impiegati dell’hotel gridare che quello era un posto rispettabile.

John si girò per vedere che Sherlock lo aveva inseguito in boxer, nemmeno la decenza di rimettersi i pantaloni. Per un po’ fu indeciso se lasciare che il detective si facesse arrestare o portarlo nuovamente in camera di peso; prevalse la seconda per cui tornò sui suoi passi e prendendolo per un braccio lo costrinse a ritornare in camera.

« Sei un idiota » gridò John, sbattendo nuovamente la porta.

« Perché ho caldo? »

« No, perché ti diverti a provocarmi come nemmeno un ragazzino di quindici anni, che probabilmente è la tua età mentale per molte cose. Non so nemmeno perché mi stupisco dopo tutto questo tempo »

Sorprendentemente Sherlock rimase in silenzio, si diresse verso il telecomando dell’aria condizionata, aprì il vano porta-batterie e mostrò che era vuoto.

« Aspetta, cosa? »

« Tu ti sei fidato di me e gli addetti dell’albergo sono degli idioti. In effetti, perché dovrebbero pensare che uno toglierebbe le batterie dal telecomando? »

« Perché, Sherlock? »

« Se non ci arrivi da solo, direi che non abbiamo speranze » E si voltò per cercare nel cassetto le due batterie che aveva nascosto quella mattina. Non ebbe il tempo di sistemarle nel telecomando che si ritrovò buttato di peso sul letto con John a carponi sopra di lui.

« Dovresti stare attento a giocare con il fuoco, mister Holmes » fece, iniziando a spogliarsi a sua volta.

« Non sto più giocando da tempo, John » rispose serio, prima di ricevere un bacio profondo che avevano aspettato fin troppo per scambiarsi.

Il giorno dopo John si svegliò nel letto del detective, che sonnecchiava dolcemente tra le sue braccia. Ci mise un po’ a rendersi conto che erano rimasti a dormire in un letto singolo e che in un momento imprecisato della notte Sherlock doveva essersi svegliato e aver acceso l’aria condizionata. Sorrise, più rilassato, quasi scoppiò a ridere nel ripensare alla tecnica di seduzione adottata da Sherlock per risolvere l’empasse in cui erano rimasti bloccati da troppo tempo.

« Sei  un adorabile idiota » sussurrò, prima di rimettersi a dormire.


   
 
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