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Autore: Plando    19/08/2017    4 recensioni
Il marito gli fece cenno di non preoccuparsi, dopo avergli ripetuto di chiamare la polizia prese una mazza da baseball dall'armadio ed uscì dalla stanza, arrivato davanti la porta della stanza dei figli la aprì per controllare, dormivano ancora e fortunatamente non si erano accorti di nulla, la richiuse e cominciò a scendere le scale, cercando di fare meno rumore possibile; passata la sala da pranzo afferrò la maniglia della porta che separava l'abitazione dal retro del negozio e dopo averla aperta vi entrò controllandosi bene attorno che non ci fosse nessuno, tastò il muro e quando trovo l'interruttore accese la luce, quello che accadde poi fu troppo veloce per dargli modo di reagire, si sentì spingere da dietro e mentre cadeva a terra vide un piccolo mammifero, non riuscì a capire se fosse una donnola o un furetto, scavalcarlo con una borsa tra le zampe, probabilmente contenente qualsiasi cosa gli avesse rubato.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Bellwether, Emmit Otterton, Signora Otterton, Sindaco Lionheart
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Si erano da poco coricati a letto, i piccoli nella stanza accanto, quando un rumore proveniente dal piano di sotto la destò dal sonno, cominciò a scuotere il marito nel tentativo di svegliarlo.

"Emmit, Emmit svegliati"

La lontra, esausta dopo una lunga giornata di lavoro, si stropicciò gli occhi e dopo aver dato uno sguardo alla sveglia si voltò verso la consorte "Tesoro, sono le due del mattino"

"Emmit, c'è qualcuno nel negozio"

"Cosa? Ne sei sicura?"

"Ho sentito dei rumori, sicuramente c'è qualcuno" Lei era parecchio preoccupata, non era la prima volta che dei ladri entravano nel negozio, ed abitandoci sopra se ne accorgevano subito.

"Chiama la polizia, io vado a vedere che succede"

"Cosa? Ma sei scemo? Resta qua"

Il marito gli fece cenno di non preoccuparsi, dopo avergli ripetuto di chiamare la polizia prese una mazza da baseball dall'armadio ed uscì dalla stanza, arrivato davanti la porta della stanza dei figli la aprì per controllare, dormivano ancora e fortunatamente non si erano accorti di nulla, la richiuse e cominciò a scendere le scale, cercando di fare meno rumore possibile; passata la sala da pranzo afferrò la maniglia della porta che separava l'abitazione dal retro del negozio e dopo averla aperta vi entrò controllandosi bene attorno che non ci fosse nessuno, tastò il muro e quando trovo l'interruttore accese la luce, quello che accadde poi fu troppo veloce per dargli modo di reagire, si sentì spingere da dietro e mentre cadeva a terra vide un piccolo mammifero, non riuscì a capire se fosse una donnola o un furetto, scavalcarlo con una borsa tra le zampe, probabilmente contenente qualsiasi cosa gli avesse rubato.

"La polizia sta arrivan...oddio Emmit stai bene?" La moglie era accorsa ad avvisare il marito e vedendolo a terra si era subito preoccupata, lui si alzò con calma, raccogliendo gli occhiali da terra e rimettendoseli sul muso.

"Tranquilla, sto bene, dannazione, è scappato con la nostra roba"

"Chi era? Cos'à rubato?"

"Non lo so, forse una donnola, controlliamo la cassaforte"

Dopo aver appurato che la cassaforte non era stata toccata e, sebbene fossero stati pochi, i soldi c'erano tutti; presero in considerazione l'idea che non avesse fatto in tempo a rubare nulla.

La polizia arrivò da li a poco, dopo aver sporto denuncia decisero di chiudere tutto e tornare a letto.





La mattina stessa scesero nel negozio per appurare i danni, molti più di quelli che avevano potuto vedere qualche ora prima, il ladro uscendo aveva buttato a terra diversi vasi, alcuni contenenti fiori anche costosi ma la notizia più sconvolgente arrivò dalla moglie.

"Sono spariti tutti i baccelli di Midnicampum Holicithias"

"Cavolo no, con quello che costano, adesso mi tocca andare fino a Bunnyburrow per prenderne di nuovi"

Era parecchio infastidito dalla notizia, prese la giacca dall'appendiabiti e aprì la porta.

"Dove vai?"

"Alla stazione di polizia, a denunciare il furto, poi devo sentire il mio fornitore a Bunnyburrow per ordinare un po’ di ululatori, probabilmente starò via tutto il giorno, mangio fuori"

Alla centrale di Downtown non perse molto tempo, denunciò il furto dei preziosi fiori e poi una volta fuori prese il cellulare, chiamando il coniglio con cui faceva affari di solito, spiegandogli cos'era successo.

Come se non bastasse il fatto che quella roba costava e non poteva proprio fare a meno di tenerla in negozio, si aggiungeva anche che solo i conigli la coltivavano in quantità sufficiente, sarebbe stato costretto ad andare fino a Bunnyburrow.

La giornata era iniziata proprio male, inoltre venne a sapere dal coltivatore che lo riforniva che per quel giorno non si sarebbe potuto fare nulla, a quanto pare una delle sue numerose cognate era stata promossa all’accademia di polizia e quindi tra cerimonie e festeggiamenti non avrebbe trovato il tempo.

“Dannazione, ci mancavano anche i conigli poliziotto, che sfiga”

Per quanto mite potesse sembrare, in quel momento era incazzato come non mai, se fosse tornato a casa in quelle condizioni avrebbe finito per rispondere male a qualcuno dei suoi famigliari, decise quindi di andare all’oasi della fonte mistica, forse un po' di yoga era quello che gli serviva per calmarsi.

Lungo la strada incrociò la volpe da cui, di tanto in tanto, prendeva un ghiacciolo per i figli “Ma si, oggi c’è pure caldo”

“Signor Wilde”

“Oh buongiorno” La volpe si voltò sentendosi chiamare, guardandosi poi attorno “Niente figli oggi?”

“No, oggi sono per conto mio, ma un ghiacciolo te lo prendo volentieri”

Nick afferrò il dolcetto congelato per il bastoncino, porgendolo alla lontra “Due dollari, come sempre, allora, che si fa oggi di bello?”

“Yoga”

“Ah, immagino nella nuova palestra aperta qualche giorno fa vicino al climate wall”

“No, a dire il vero vado all’oasi della fonte mistica, e da parecchio tempo anche”

La volpe stette in silenzio qualche secondo, per poi rivolgersi al suo cliente con un sorriso beota sul muso.

“E sua moglie che ne pensa di questa sua abitudine? Sa, ho sentito dire che la dentro i vestiti sono visti parecchio male”

La lontra non si scompose minimamente a quella domanda, non era la prima volta che gli veniva posta “Diciamo che lei ha un’opinione tutta sua, la saluto, arrivederci”

Otterton si allontanò; dopo aver constatato che aveva venduto l’ultimo ghiacciolo anche Nick si mise in marcia, Finnik aveva sicuramente recuperato i bastoncini dai cassonetti, pensando all’ultima frase della lontra, era stato enigmatico, per quello che ne sapeva poteva essere che la moglie sapesse tutto e le andava bene oppure, più probabile, che non sapesse affatto, ma non era certo affare suo.

Arrivato al club naturista la prima cosa che fece fu salutare il titolare, uno yak che stava meditando al bancone della reception.

“Ciao Yax, come va?”

“Emmit? Non ti aspettavo oggi”

“Infatti ho improvvisato, Nangi c’è?”

“E certo, come no, solito posto”

Dopo essersi denudato varcò la porta che dava sull’enorme spazio interno; al riparo da sguardi indiscreti, dove mammiferi di ogni specie, dimensione o sesso potevano girare nudi senza essere marchiati come scandali viventi, non che gli importasse, a lui interessava solo che li dentro c’era la miglior insegnante di yoga di tutta Zootropolis, anche se aveva il tragico difetto di dimenticare completamente i suoi “allievi” se stava senza vederli per più di qualche giorno, costringendolo ogni volta a dirgli chi era.

“Ciao Nangi, sono venuto un po' prima questa settimana”

L’elefantessa, che in quel momento stava meditando in posizioni improponibili, aprì gli occhi, rivolgendosi al piccolo mammifero “E tu chi sei?”

“Uffa, sono Emmit, frequento il tuo corso da sei anni”

“Non ricordo castori nel mio corso”

“Ancora con questo castoro, sono una lontra”

Lei annuì “Se lo dici tu, mettiti li da una parte e fai gli esercizi”





Dopo qualche ora Emmit si alzò, si era rilassato parecchio; stava per dirigersi verso gli spogliatoi quando una voce lo fermò, era il maiale gestore del Flora e Fauna, anche lui nudo, non poteva certo dire che scorresse buon sangue tra di loro visto che non facevano altro che farsi concorrenza.

“Otterton, mia moglie mi ha detto che ti hanno svaligiato il negozio, come mi dispiace”

Era palese come non fosse minimamente dispiaciuto, maledì col pensiero quella pettegola dell’agente Swinton, ricordandosi solo in quel momento che avevano mandato proprio lei la sera prima quando aveva chiamato la polizia, subito dopo il furto.

“Certo, come se non sapessi che due mesi fa sono passati anche da te”

Il suino fece una smorfia, per poi voltarsi dall’altra parte.

“Sapessi che perdita, hanno preso solo una ventina di Midnicampum Holicithias, hanno lasciato li tutto il resto, che dilettanti”

Quella frase fece riflettere la lontra, mentre osservava il “concorrente” andarsene.

“Gli ululatori notturni, anche a lui, perché?”

Nel mentre cercava di trovare una spiegazione a quel dilemma, che non poteva semplicemente essere il valore di quel particolare fiore, il discutere di Nangi con un montone, già completamente vestito, attirò l’attenzione della lontra.

“Te lo assicuro, era il lupo che è scomparso qualche giorno fa, l’ho visto nel parco mentre camminava a quattro zampe, appena mi sono avvicinata per vedere se stava bene mi ha ringhiato contro e sono scappata, era fuori di testa, si comportava come un selvaggio”

“Ma dai, secondo me te lo sei immaginata”

“Non sono l’unica, anche altri hanno visto predatori selvaggi, che poi sono misteriosamente scomparsi”

“Sarà, per me sono un mucchio di idiozie, i mammiferi non diventano selvaggi così di punto in bianco”

L’elefantessa si allontanò verso l’uscita mugugnando qualcosa, Emmit si avvicinò al montone “Stavate parlando di predatori selvaggi?”

Quest’ultimo si voltò verso di lui, fissandolo dall’alto al basso, letteralmente “Sono tutte dicerie, non c’è nulla di…”

“Gli ululatori notturni…”

L’ovino fissò con sguardo sospetto il piccolo mammifero “Cosa?”

Senza dargli risposta, Otterton si voltò, correndo verso gli spogliatoi; il montone prese il cellulare, compose il numero e fece partire la chiamata, dovette aspettare diversi squilli prima che gli arrivasse risposta.

“Walter? Che succede?”

“Dawn, abbiamo un problema”





Arrivato agli spogliatoi afferrò il cellulare e compose il 911 facendo partire la chiamata, per quanto folle potesse sembrare, ne era certo, sapeva benissimo che quei fiori potevano far imbestialire anche il più mite degli animali, facendolo sembrare un selvaggio; gli era già capitato di sentir dire di qualche preda che dopo averne mangiato uno dava via di testa per qualche giorno, ma ora si parlava di predatori, sicuramente non si mettevano ad ingoiare fiori e dato che molti erano tigri, leoni e orsi ne sarebbero serviti una quantità considerevole, data la stazza, arrivando alla conclusione che qualcuno estraeva quel veleno, concentrandolo in maniera tale che fosse nocivo.

“Pronto? Distretto di polizia di Downtown, come posso esserle utile?”

Walter era arrivato di soppiatto fino all’ingresso degli spogliatoi, era pronto ad aggredire la lontra quando quest’ultima si fermò, osservò per qualche secondo il telefono per poi rispondere.

“Mi scusi, mi sono sbagliato, è tutto a posto”

Il montone non capiva il motivo di quella scelta improvvisa, preferendo aspettare e vedere cosa avrebbe fatto.

Otterton sapeva che la cosa più giusta da fare era avvisare la polizia, ma poi si rese conto che quell’informazione avrebbe fatto gola anche a qualcun altro, quel qualcuno che aveva salvato la sua attività, impedendo che lui e la sua famiglia finissero in mezzo ad una strada, per una cosa del genere era più che sicuro che il debito sarebbe stato considerato saldato, per sempre.
Ricompose un numero, stavolta più lungo ed attese una risposta, ignaro del montone che lo spiava.

“Pronto?”

“Koslow, sono Otterton, devo parlare subito col tuo capo, è una questione urgentissima”

Walter rabbrividì a sentire quel nome: Koslow, la lontra tra l’altro lo aveva semplicemente chiamato per nome, dicendo pure che doveva parlare col suo capo, MrBig in persona.
Adesso si rese conto che attaccare la lontra nel modo in cui pensava gli avrebbe portato solo ad una sguazzata sotto i laghi ghiacciati di Tundratown, aspettò di vedere cosa si sarebbero detti, nel frattempo Emmit aveva già dato l’indirizzo di dove si trovava.

“Ok, ti mando Manchas, arriva con la solita limousine bianca”

Walter si allontanò, dopo essersi assicurato che non ci fosse nessuno fece un altro numero, stavolta la risposta arrivò immediata.

“Che vuoi Walt? Sono in laboratorio, non ho tempo per…”

“Lascia perdere tutto Doug, abbiamo un grosso, un grossissimo problema, prendi il tuo equipaggiamento ed ascoltami attentamente”





Finito di vestirsi Emmit si fiondò all’entrata del club, appena fuori ci stavano Yax e Nangi, entrambi vestiti, che discutevano di qualcosa, non appena lo Yak lo vide lo fermò con una zampa.

“Ehì Emmit, nui due andiamo a farci un boccone al Ratatouille, vieni anche te?”

“No, devo andare e con una certa fretta tra l’altro. Dove diavolo è finito?”

Il bovino si accorse della fretta della lontra, per poi osservare come si era vestito, bisognava essere pazzi a ad andare in giro in quel modo con quel caldo, un gilet verde di lana e pantaloni di velluto a costine, per non parlare poi della cravatta, stretta attorno al collo come un cappio.

Passarono giusto un paio di minuti prima che una limousine bianca con le rifiniture argentate si fermasse davanti il club, lo Yak la osservò bene, da sotto il cespuglio di peli che aveva in testa, dal rumore che faceva il motore dedusse che probabilmente aveva qualche problema, una volta che Otterton salì a bordo l’auto partì.

Per tutta la durata del viaggio Manchas stette in silenzio, il suo lavoro era fare l’autista, non impicciarsi negli affari degli altri, ma un rumore proveniente da dietro attirò la sua attenzione, facendogli aprire la finestrella che divideva la parte posteriore dell’auto dall’abitacolo dove stava il conducente, diede un’occhiata e vide la lontra zampettare avanti e indietro sul sedile, probabilmente in ansia.

“Tutto a posto lì dietro? A bisogno di qualcosa?”

Emmit fermò il suo avanti e indietro, fissando il conducente “No, non è per niente a posto”

A questo punto la curiosità da parte del giaguaro fu tale che non riuscì proprio a non fare la domanda che lo assillava.

“Qual è il problema? Insomma, come mai tutta questa fretta di recarsi dal capo? Non è da lei”

“Vuoi sapere qual è il problema? Il problema sono gli ululatori notturni, quei maledetti ululatori notturni”

Manchas cominciò a pensare che Otterton fosse uscito di testa, gli disse un’ultima cosa prima di riportare la concentrazione sulla guida.

“Ok, adesso si metta pure comodo, tra mezz’oretta siamo arrivati”

Non aveva nessuna intenzione di sedersi, tuttavia continuare a camminare dentro l’auto non era la migliore delle idee, si convinse a sedersi, continuando a pensare se stesse facendo la cosa giusta.
Guardò fuori dal finestrino, in quel momento si trovavano a Rainforest, gli piaceva l’aria umida di quel posto, quindi tirò giù il finestrino, creando un po' di corrente che lo rilassò quel tanto che bastava da fargli ricordare che doveva ancora avvisare sua moglie.
Si infilò la mano in tasca per prendere il cellulare quando qualcosa lo colpì sul collo, si portò istintivamente la zampa sulla zona colpita, un liquido viola gli aveva macchiato la pelliccia, l’avvicinò al naso e non appena riconobbe l’odore rimase terrorizzato, alla fine quello che aveva solo supposto si era rivelata una terribile verità, qualcuno stava fabbricando una micidiale arma e lui ora non ne era che un’altra vittima; provò nuovamente a prendere il telefono, ma l’unica cosa che riuscì a fare fu far cadere il portafogli a terra, per poi piombare inizialmente nel buio, poi venne la paura del non saper dove si trovasse, il vedere un predatore più grosso di fronte a lui, ed attaccarlo per aver salva la vita, poi venne la fuga, la libertà.

Il montone osservava, attraverso il mirino del fucile caricato col siero, il giaguaro che si trascinava a terra, e senza perderlo di vista prese il cellulare e fece partire la chiamata.

“Hai fatto?”

“Si, ma l’autista potrebbe sapere qualcosa, consiglio di procedere anche con lui”

“No, ora non possiamo permetterci interferenze dalla mafia, già così è stato rischioso, a lui penseremo poi”

“D’accordo capo”





Davanti a una fila di numerosi monitor, dei lupi osservavano, tramite le telecamere della città, monitorando la situazione, pronti ad intervenire al minimo preavviso; improvvisamente uno di essi si alzò di colpo, facendo cadere la sedia su cui era seduto “Signor sindaco”

Un leone si avvicinò alla postazione “Che succede?”

“Un’altro” Rimandò indietro la registrazione, dove si vedeva una limousine sbandare e finire fuori strada, poi l’autista che si trascinava fuori, ed un piccolo mammifero che fuggiva nella boscaglia a quattro zampe.

“Dannazione, abbiamo qualcuno li nelle vicinanze?”

“Wulfurt e Lupin, dovrebbero essere a Rainforest adesso”

“Bene, digli di recuperarlo e portarlo qui a Cliffside, come al solito”

“E l’autista? Potrebbe sapere qualcosa”

Leodore posò nuovamente lo sguardo sulla vettura, sapeva benissimo a chi apparteneva la Limo Service, non poteva rischiare un confronto con MrBig.

“Lasciatelo perdere, piuttosto avvisate la dottoressa Honey Badger di preparare la cella numero quattordici, sperando che sia anche l’ultima”





DUE SETTIMANE DOPO

Yax abbassò lo sguardo sentendosi chiamare, un’altra coniglietta scout, sicuramente voleva affibbiargli i loro dannati biscotti, ma non poteva certo dirgli che gli facevano venire la dissenteria, per cui si sarebbe limitato a bloccarla, prima che cominciasse la predica.

“Oh bella zietta, tranquilla ti stoppo prima di subito, ce li abbiamo già i biscotti dei coniglietti scout”





Note

Eccomi qua, non so voi ma io mi sono sempre chiesto cosa fosse accaduto e soprattutto perché fosse stato colpito proprio Emmit, l’idea di scriverla mi è venuta quando mi sono accorto che la signora Otterton era tra i personaggi disponibili, spero che sia tutto plausibile ma soprattutto capibile, non mancate di farmi notare eventuali errori. Alla prossima
   
 
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