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Autore: Celine Black    19/08/2017    1 recensioni
La battaglia era vinta, ma a che prezzo? Sir Isteval, il celebre paladino, il suo mentore... l'uomo che lei da lungo tempo amava in silenzio, era morto. Ma Savhannah non si sarebbe data per vinta. E sapeva di poter contare sull'appoggio dei suoi compagni, la sua famiglia.
Al termine dell'avventura "Ghosts of Dragonspear Castle" il DM ha chiesto a ciascun giocatore del gruppo di scrivere un finale per il proprio personaggio. Questo è quello che ho immaginato per la mia Savhannah.
Genere: Fantasy, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Savhannah terminò di assicurare il corpo di Sir Isteval alla viverna. La sua mano indugiò per un momento sul mantello dell’uomo, che avevano usato per avvolgerlo, e il suo volto si contrasse in una smorfia per soffocare la nuova, ennesima ondata di pianto.
Come se l’avesse percepito, Umbra si avvicinò a lei e le posò una mano sulla spalla. -Stai tranquilla- le disse dolcemente -Lo riporteremo indietro-.
-Sì- asserì Alynis -Tu torna in città e portalo al tempio di Amaunator. Trovami un diamante e, appena arriveremo anche noi, officerò io stessa il rituale-.
Savhannah si voltò ed annuì. Quindi guardò Sir Malcer. -Malcer, mi dispiace che tu sia stato costretto a cedere la tua spada-.
Il cavaliere abbozzò un sorriso. -Riportare in vita Sir Isteval è molto più importante. E poi…- aggiunse sogghignando -Andare a riprendermela mi darà l’occasione di esplorare il Thay. Dicono sia splendida in estate-.
-E se dovessi avere difficoltà a reperire un diamante non preoccuparti- esclamò Talis strizzandole l’occhio -Conosco un paio di abitazioni che fanno al caso nostro… Ahi!-.
Umbra gli aveva allungato un calcio negli stinchi per metterlo a tacere.
La barbara guardò commossa i suoi compagni. -Grazie, ragazzi- mormorò, quindi il suo volto riassunse la consueta espressione dura e determinata. Montò sulla viverna, che si sollevò in aria, e la spronò a volare a tutta velocità in direzione di Daggerford.
 
Quando giunsero in città era notte fonda e sia lei che la viverna erano esauste. L’animale atterrò pesantemente nel cortile interno del tempio di Amaunator. Venne subito circondata da un gruppetto di chierici.
Savhannah smontò dalla cavalcatura e sarebbe crollata a terra se loro non l’avessero prontamente sorretta. Giunse anche il sommo sacerdote, Luc Solebianco. -Che cosa sta succedendo? Cos’è tutto questo trambusto? Oh, sei tu-. L’irritazione scomparve dalla sua voce quando riconobbe la donna. -Abbiamo visto la tempesta rossa. Che cosa è accaduto?-.
-Dopo… Prima… occupatevi di lui… Vi prego- mormorò Savhannah con un filo di voce.
Lo sguardo del prete si spostò verso il carico trasportato dalla viverna e il suo voltò sbiancò. -Quello è il mantello di… Non sarà mica… lui?-
Savhannah si morse il labbro e si limitò ad annuire.
-Ci occuperemo di lui e anche di te, mia cara- le assicurò l’uomo con il tono più gentile di cui era capace. Interruppe subito il moto di protesta che stava nascendo nella barbara. -Sei ferita ed esausta. Lascia che i miei adepti curino le tue ferite e recupera le forze. Poi ti condurremo da lui-.
 
Il giorno seguente Savhannah si trovava in una stanza del tempio riservata alla salma di Sir Isteval. Stava seduta su uno sgabello accanto all’altare di pietra su cui era stato deposto il corpo del paladino, mantenuto inalterato grazie alla magia dei chierici. Non distoglieva mai lo sguardo dal suo viso e non lo fece nemmeno quando udì dei passi alle sue spalle.
-Non mi sembra vero di vederlo lì così-.
Riconoscendo la voce, Savhannah trasalì. Si asciugò in fretta le lacrime che rigavano le sue guance e si alzò, voltandosi verso la persona che aveva parlato. -Lady Morwen-, mormorò, facendo un piccolo inchino.
La donna scosse la testa. -Lascia stare le formalità, ragazza. Sono qui solo per porgere i miei omaggi ad un amico-.
La barbara annuì e si scostò per lasciar avvicinare la duchessa di Daggerford. Le due donne rimasero per qualche minuto in reverenziale silenzio. Questo infine venne rotto da Lady Morwen. -Padre Luc mi ha raccontato cosa è successo a Castel Lancia del Drago- disse, lanciando a Savhannah uno sguardo penetrante. -È incredibile ciò che avete fatto. Di Sir Isteval conoscevo il valore, ma tu e i tuoi amici… Siete una continua sorpresa per me-.
Tacque per alcuni secondi, quindi riprese a parlare. -Ho intenzione di rafforzare la milizia di Daggerford. Sherlen avrà bisogno di una mano per addestrare le nuove reclute. Vorrei che te ne occupassi tu, Savhannah-.
-I-io?- balbettò quest’ultima stupita.
La nobildonna annuì. -Ammiro molto le tue doti di guerriera e sono sicura che farai un ottimo lavoro. Allora, cosa rispondi?-.
-Che sarebbe un grande onore, mia Signora-.
-Molto bene- approvò la donna -Padre Luc mi ha detto anche ciò che l’elfa ha intenzione di fare con Sir Isteval-.
-Sì, Lady Morwen. È la mia più grande speranza che riesca a riportarlo indietro-.
-È quella di tutti noi. Sono qui anche per questo-.
Savhannah la guardò senza capire. La duchessa si sfilò dal dito un anello d’oro su cui era incastonato un grosso diamante. Lo tese alla barbara. -Questo appartiene alla mia famiglia da molte generazioni. Dovrebbe avere un valore sufficiente per portare a buon fine il rituale-.
-Lady Morwen, io…-.
-Taci, soldato. E prendilo. Non è un’offerta, ma un ordine- ribatté l’altra con voce perentoria. Ma stava sorridendo.
Savhannah prese l’anello e lo infilò in una catenella dorata che portava al collo.
-Quando vi sarete tutti ripresi vi aspetto al castello per un banchetto. E stavolta non permetterò al mio stupido fratello di rovinarlo-.
 
Umbra, Alynis, Talis e Malcer entrarono nella stanza semibuia scortati da Luc Solebianco. La prima si precipitò da Savhannah e l’abbracciò. -Il sommo sacerdote ci ha detto che non ti allontani mai da qui. Oh, Savhannah… Presto sarà tutto finito!-.
La barbara si sciolse dall’abbraccio e sorrise debolmente ai suoi amici.  -Spero il viaggio sia andato bene- disse rivolta a Sir Malcer.
-È filato tutto liscio e senza intoppi- confermò quest’ultimo -Siamo rientrati in città stanotte, ma i chierici ci hanno curati e ci hanno costretti a riposare prima di dirci dov’eri-.
-Avete una curiosa predilezione per giungere qui a notte fonda- commentò il prete, chinando il capo di lato. Poi volse lo sguardo verso Alynis. -Sei pronta, mia cara? Ti assisterò personalmente nel rituale se ne avrai bisogno-.
L’elfa si limitò a sorridere. -Sono al pieno delle mie forze, grazie-.
Savhannah sfilò l’anello dalla collana e lo porse all’amica. Talis emise un fischio alla vista delle dimensioni del gioiello. -Un dono di Lady Morwen- spiegò la barbara con un leggero imbarazzo.
-Andrà benissimo- disse Alynis e si portò dall’altra parte dell’altare.
Savhannah si inginocchiò, prese una mano fredda dell’uomo tra le sue e la strinse forte.
Il rituale per la resurrezione di Sir Isteval iniziò. L’elfa mormorava con la sua voce melodiosa una serie di preghiere in una lingua che Savhannah non riusciva a capire. Coglieva di tanto in tanto il nome di Mystra.
Luc Solebianco sollevò gli occhi al cielo.
Mano a mano che l’intensità della voce di Alynis aumentava la stanza iniziò ad illuminarsi di una luce sempre più forte, che sembrava irradiarsi direttamente dal diamante. La chierica sollevò le mani e la pietra prese a fluttuare sopra il corpo del paladino. La luce lo avvolse e divenne accecante. Contemporaneamente un fischio assordante invase la stanza. Tutti chiusero gli occhi e chi poteva si tappò anche gli orecchi. Savhannah sentì le dita dell’uomo muoversi e ricambiare lievemente la sua stretta. Il cuore iniziò a martellarle nel petto per l’agitazione. Così com’era iniziato, tutto cessò e la sala ripiombò nel silenzio e nella penombra. Alynis si accasciò tra le braccia del sommo sacerdote.
-Hai condotto il rituale perfettamente, mia cara. Complimenti!- le sussurrò lui all’orecchio.
Tutti si avvicinarono all’altare trattenendo il fiato. La tensione nell’aria era palpabile. Lentamente il paladino aprì gli occhi. Incrociò quelli azzurri e lucidi della barbara. -Savhannah…- mormorò con voce arrocchita. Sollevò la mano, ancora tenuta tra quelle di lei e le sfiorò la guancia con le nocche. Quel piccolo gesto sembrò costargli un enorme sforzo. Lasciò ricadere la mano e voltò la testa. -Ragazzi… State tutti bene- disse sorridendo -Ero sicuro che ce l’avreste fatta. Sia benedetto Lathander-.
-Oh, insomma!- esclamò Luc Solebianco -Siamo in un tempio di Amaunator qui-.
Poi scoppiò a ridere. -Siano lodati tutti gli Dei! Sir Isteval, è bello riaverti ancora con noi-.
 
Savhannah rimase davanti alla porta di legno per qualche istante, incerta sul da farsi. Si aggiustò nervosamente una ciocca di capelli biondi dietro l’orecchio, quindi si decise a bussare.
-Avanti- fece una voce pacata dall’interno della stanza.
La donna aprì la porta. -Sir Isteval, come state?- chiese mentre entrava. Aveva un fagotto lungo e sottile allacciato dietro alla schiena.
Il paladino stava seduto su una poltrona vicino alla finestra. Quando la vide si mise in piedi a fatica. Per farlo dovette aggrapparsi al cornicione. Quindi si aiutò con il suo vecchio bastone per mantenersi in equilibrio. -Il veleno di un diavolo della fossa sa essere molto potente e, forse, i suoi effetti saranno permanenti. Ma sono ancora vivo… grazie a voi. Vieni qui, Savhannah-.
Lei lo raggiunse alla finestra. La neve aveva iniziato a cadere quella mattina e già le strade di Daggerford si stavano imbiancando. La città era immersa in quel magico e sereno silenzio che solo la neve è in grado di creare.
-Umbra mi ha raccontato cosa hai fatto-.
-Sir Isteval, mi dispiace di aver distrutto il simbolo sacro di Eldrin. So quanto era importante per voi-.
L’uomo scoppiò a ridere. -Non dire sciocchezze. Con quel gesto ci hai salvati tutti. Però…- ritornò serio -Almeno all’inizio tu non volevi fare quello, vero?-
Savhannah abbassò lo sguardo. Non avrebbe avuto senso mentirgli. -No- confermò. -Umbra ci aveva spiegato che uno dei modi per chiudere un portale infernale era il sacrificio di un’anima pura di un paladino…-.
-Tu volevi sacrificarti?-
-Lo so che non sono una paladina. Speravo che il vostro simbolo sacro mi avrebbe fatta apparire tale agli occhi del diavolo, così da indurlo ad accettare il patto-.
Sir Isteval scosse la testa, incredulo. -Savhannah… sei una donna onesta, non menti e non imbrogli. In battaglia hai dimostrato un grande coraggio. Proteggi i deboli e punisci chi li minaccia. Sei leale nei confronti dei tuoi amici e proteggi coloro che si affidano a te-.
La barbara conosceva bene quelle parole. Quante volte, prima di addormentarsi, aveva recitato nella sua mente il giuramento dei paladini.
-Per quanto mi riguarda tu sei una paladina. Non avrai il titolo, ma il tuo cuore è puro. Quindi sì, il diavolo avrebbe accettato. Per fortuna Umbra ti ha fermata in tempo-.
L’uomo tacque per qualche istante, fissando pensieroso la donna di fronte a lui. Il suo sguardo cadde infine sul fagotto che sporgeva dalle sue spalle. -Che cos’è?- domandò incuriosito.
-Oh, sì. Sono venuta qui per questo-.
Prese l’oggetto allungato e lo liberò dal panno che lo avvolgeva. Si trattava di Trafiggitrice, la lancia magica. Savhannah gliela porse.
-Con questa ho ucciso il rakshaza. Eldrin è stato vendicato. Volevo l’aveste voi-.
La lancia e il bastone di Sir Isteval caddero entrambi a terra con due tonfi sordi. L’uomo aveva afferrato Savhannah e l’aveva stretta a sé.  -Sei stata una pazza a lanciarti così contro di lui- mormorò accarezzandole i capelli. -Il rakshaza aveva minacciato di portarmi via la cosa a cui tenevo di più. Ero ossessionato dal pensiero di ciò che avrebbe potuto farti-.
-C-come?-.
Sir Isteval le sollevò il mento e la costrinse a guardarlo. -Savhannah, io probabilmente non mi riprenderò mai da quest’ultima battaglia. Non posso chiederti di restare qui con me…-.
Sorpresa da sé stessa la donna lo zittì posandogli le dita sulle labbra. -Non c’è altro posto in cui vorrei stare, né ci sarà mai-.
Il paladino sorrise e appoggiò la fronte su quella di lei. -È ironico come l’unica creatura che abbia mai odiato sia stata sconfitta dall’unica che abbia mai amato-.
 
Quando entrò nella taverna della Lady Fortunata i suoi amici erano già seduti al tavolo. Savhannah si unì a loro cercando di evitare gli sguardi indagatori di Umbra e Alynis.
-A giudicare dal sorriso che hai, direi che l’incontro con Sir Isteval è andato bene- commentò la prima.
La barbara arrossì.
-Sei proprio sicura che è questo che vuoi?- le chiese Sir Malcer -Sono diretto a nord, verso la Spina Dorsale del mondo. Potresti scoprire le tue origini, magari rintracciare la tua famiglia. Sei certa di non voler venire?-.
La donna scosse la testa. -Grazie, ma il mio posto è qui. Il Capitano Sherlen avrà bisogno di me-.
-Così come un certo paladino- aggiunse Umbra maliziosa.
Glenys, la locandiera, fece risuonare un mestolo di metallo su una pietra, catturando l’attenzione di tutti.  -Fate silenzio, per favore!- esclamò. Quando fu soddisfatta del risultato, continuò. -Propongo un brindisi agli eroi di Daggerford per averci salvati tutti. Salute!-.
Nella sala si levò un ovazione.
Il gruppo sollevò i bicchieri in segno di ringraziamento, quindi Savhannah, Umbra, Alynis e Talis si scambiarono uno sguardo complice ed annuirono. Si volsero tutti e quattro verso la colonna di pietra che si erigeva al centro della locanda.
-A coloro che sono caduti! Ad Alan!-.
 
[NdA: Alan era il bardo con cui uno dei giocatori aveva iniziato l'avventura. Disgraziatamente è morto a metà campagna tra le fauci di un drago verde goloso di elfi.]       
  
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