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Autore: paige95    19/08/2017    0 recensioni
Protagonisti di questa storia sono Bardack e Gine. È una mia personale interpretazione della loro vita insieme prima della distruzione del Pianeta Vegeta.
Amore, ma anche contrasti caratterizzeranno la loro storia. Sarà proprio Gine ad esternare le proprie frustrazioni: lui orgoglioso combattente sayan, lei rassegnata ad una natura che non riesce ad accettare.
Spero possa piacervi! Buona lettura :)
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bardack, Gine, Goku, Radish
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Contrasto cromatico
 
Sono passati tre anni dalla nascita di Karoth. Anni che però io non sono in grado di definire: in questa casa, nella nostra casa, regnano una pace e una serenità singolari, mentre là fuori tutto si incupisce, come se fosse in arrivo una tempesta.
 
È angosciante, mi sembra di essere dentro una cupola di cristallo, solo che, se dovesse scoppiare una guerra, si romperebbe sicuro e verremmo inevitabilmente coinvolti anche noi in quella apocalisse.
 
Guardo fuori dalla finestra, cerco di allontanare questi tristi pensieri ed assaporarmi ogni momento vissuto insieme alla mia meravigliosa famiglia.
 
Qualcuno mi afferra da dietro, avvolgendomi con le sue possenti braccia. Chi può essere, se non mio marito. Appoggio la schiena al suo ampio petto e lo stringo a me per le braccia.
 
“A cosa pensi?”
 
Rifletto, non voglio inquietarlo ulteriormente, deve già affrontare l’inferno là fuori, almeno qui gli faccio vivere il paradiso.
 
“A quanto sono fortunata”
 
Sento il suo respiro sul collo, è una dolce brezza che mi fa rilassare. Starei così per sempre e in fondo, a parte i miei figli, non ho molti motivi per staccarmi da lui.
 
“Devi andare vero?”
 
“No, perché?”
 
Per quale ragione lo sorprende la mia domanda? Lui è sempre di fretta.
 
Mi volto verso di lui meravigliata forse più di lui.
 
“Resti con noi, oggi?”
 
Mi sorride, con una espressione che ogni volta mi contagia.
 
“Ma certo, tesoro. Cosa vuoi fare?”
 
Lo guardo per un istante e lo bacio con slancio. Lui ricambia, ma dopo mi allontana dolcemente di qualche centimetro.
 
“Ci sono i ragazzi, Gine”

È quasi mortificato.

Gli sorrido divertita per quella prudente osservazione.
 
“E invece no, Radish è uscito stamattina presto, ha detto che voleva fare un giro con il suo fratellino. Sono contenta che vadano così d’accordo”
 
“Anche io”
 
Stavolta è lui ad unire le nostre labbra con passione. Durante questo infinito bacio, allunga un braccio, sfiorandomi, per tirare le tende della finestra.
 
“Che intenzioni hai, Bardack?”
 
Una domanda piuttosto scontata per la verità.
 
È fintamente interdetto.
 
“Le stesse tue, presumo”
 
Ci avviciniamo nuovamente con desiderio.
 
Interrompo quel magico momento con un dubbio.
 
“E se rischiamo di avere un altro bimbo?”
 
“Magari stavolta è una bimba”
 
Mi sorride, lui non vede il problema, ma io sì: un altro essere innocente da condannare.
 
“Dai, Bardack, non scherzare. Io sono seria”
 
“Lo vedo che sei seria”
 
Mi attrae a sé e mi fissa negli occhi.
 
“Gine, non so quello che accadrà domani o nei giorni successivi. So solo che non voglio sprecare un solo minuto con te. Con voi”
 
Mi sorride ancora. Lo sa che a quel sorriso non riesco a resistere.
 
“E poi ti ricordo che non ci sono i ragazzi. E quando ci ricapita?”
 
“È il tuo modo per dirci addio?”
 
“Non ci sarà mai un addio tra noi”
 
E mi bacia, tenendomi saldamente al suo fianco, come se temesse una mia improvvisa fuga, quando invece è lui ad essere chiamato sempre più spesso per qualche misteriosa emergenza.
 
Mi lascio trasportare attirandolo a me. Indietreggio e lo guido verso le scale: un ostacolo insormontabile? No di certo, i nostri piedi si staccano da terra all’unisono e come se niente fosse, solchiamo in volo quei gradini, senza interrompere quel momento.
 
Atterriamo silenziosamente esattamente davanti alla porta della nostra camera, la mia schiena è a contatto con il legno. Stacco una mano dal suo corpo per abbassare la maniglia, ma lui fa lo stesso e insieme superiamo quell’ostacolo, come sempre d’altronde.
 
Proseguo il cammino. Vado a memoria, tra una decina di passi dovrebbe esserci il nostro letto.
 
Le mie gambe sfiorano finalmente le lenzuola, sto per sedermi, quando un boato inspiegabile disattente le mie intenzioni. Ci stacchiamo rassegnati e spaventati, ci guardiamo, una lacrima solca il mio viso.
 
Ci voltiamo verso la finestra e il terrore si impossessa di me.
 
“Radish, Karoth”
 
Bardack non perde lucidità e determinazione.
 
“Non preoccuparti, li riporto a casa sani e salvi”
 
Fa scivolare le mani dalla mia schiena e si avvia verso la finestra, ma io lo trattengo.

“Anche tu. Ritorna a casa tutto intero”
 
La sua risposta è un profondissimo e infinito bacio sulla guancia, tenendomi il viso tra le mani, per assaporarlo meglio.
 
“A dopo, amore”
 
Sparisce dalla mia vista ad una velocità sorprendente.
 
Sono rimasta sola e mi porto le mani sulla bocca per soffocare sommessi singhiozzi. Non voglio perdere la mia famiglia, morirei con loro se succedesse. Anzi, è proprio quello che voglio fare, andarmene con loro. Non importa quanto sarà violenta la mia morte, quanto fisicamente dovrò soffrire, mi spaventa di più la sofferenza che dovranno vivere le persone che amo di più al mondo.
 
Non resto in questo angolo di paradiso, mentre so che i miei cari sono in quell’inferno. E poi, a dirla tutta, anche qui dentro, senza di loro, tutto diventa nero e lugubre.
 
Mi avvio a passo deciso verso l’imposta, ma un nuovo pensiero mi blocca: e se mio marito torna con i nostri figli e non mi trova? Lo faccio preoccupare e Radish e Karoth rimarrebbero di nuovo da soli e forse in pericolo.
 
Decido alla fine, dopo mille ripensamenti e tentazioni, di rimanere qui, in questa stanza. Mi stendo sul letto, quello che avremmo dovuto fare insieme pochi minuti fa, e rivolgo lo sguardo al soffitto socchiudendo leggermente gli occhi, sfinita dai pensieri. Nemmeno una dose mortale di sonnifero riuscirebbe a farmi dormire in questo momento. Mi volto su un fianco e mi porto le ginocchia contro il petto, le stringo tra le mie tremanti braccia. Abbondanti rivoli di sale scendono lateralmente dai miei occhi per bagnare poi le lenzuola a pochi centimetri dal mio viso.
 
Aveva ragione chi mi considerava debole. Alla fine sono io la prima ad ammetterlo: sono una sayan troppo fragile.
 
Continua…
 
Spazio dell’autrice
 
Ciao a tutti!
Come avrete notato, ho modificato la grafica, ditemi se vi piace o preferite quella di prima.
Colgo l’occasione per ringraziare coloro che mi seguono 😊 e come sempre lasciate un vostro parere!
A presto 😊
Baci :3

   
 
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