CAPITOLO 51
Bulma
guardò l’orologio appeso nell’enorme
salotto di casa sua:
erano le nove e mezza. Fuori era buio già da un bel
po’.
Era
seduta sul divano vicino a Bra, ed entrambe erano intente a
seguire il quiz televisivo più seguito dai Satan City, che
però stava ormai per
giungere al termine.
«Bra.
Ti va un po’ di gelato?»
«Mmmm…
va bene! Però poco che sono a dieta!»
Ormai
era stanca di dover dire alla figlia che era già magra e che
non ne aveva affatto bisogno, così la donna non disse niente
e si alzò dal
divano per dirigersi verso il frigo.
“Potrei
chiederlo anche a Rose e David!” penso tra sé e
sé, mentre
tirava fuori il gelato. Lo posò per un attimo sul tavolo e
si incamminò verso la
camera di Rose.
Bussò
una volta, ma non rispose nessuno.
Bussò
una seconda volta, e ancora niente.
Quindi,
decise di aprire silenziosamente la porta, per accertarsi
che andasse tutto bene e che la ragazza fosse veramente lì.
Guardò
dentro e i suoi occhi furono attirati automaticamente
dall’unico
punto in cui c’era la luce, ovvero dove si trovavano David e
Rose, sdraiati sul
letto e illuminati dalla luce della tv di fronte a loro.
Rose
stava dormendo, mentre notò che David, con un braccio
appoggiato sul corpo della ragazza e l’altro piegato sotto la
sua testa, era
ancora sveglio e guardava la tv.
«Oh,
scusate!» disse Bulma a voce bassa, cercando di
indietreggiare
ed uscire dalla porta.
«Non
fa niente. Puoi entrare!» disse David sussurrando.
«Oh.
Posso?»
«Sì.
Entra pure!»
La
donna entrò cercando di fare il meno rumore possibile.
David
la salutò sussurrando, mentre Bulma, ricambiando il saluto,
si avvicinò a loro fermandosi poco dietro alla tv.
«Vedo
che Rose è già crollata!» disse la
donna, facendo attenzione
a tenere bassa la voce, mentre guardava la ragazza sorridendo
«oggi doveva
essere parecchio stanca! L’ho vista un po’
distrutta»
«Già!»
rispose lui «Si è stancata molto…
soprattutto al Palazzo
del Supremo!»
«Immagino!»
Prima
non ci aveva fatto caso, ma adesso che si trovava molto
vicino a loro, Bulma notò che la mano del ragazzo si trovava
proprio sulla
pancia della ragazza.
«Ma..
sta male? Ha mal di pancia?» chiese.
«Ah…
no no! Non ti preoccupare!» rispose lui, guardando la propria
mano appoggiata su Rose che Bulma aveva appena notato. La
spostò subito, per
evitare che Bulma si insospettisse troppo.
«Ma
sei sicuro? Perché io ho visto che Rose è stata
male oggi. L’ho
vista correre al bagno per vomitare parecchie volte»
«Davvero?»
disse lui, sperando tra sé e sé che il suo
stupore
potesse apparire reale agli occhi di Bulma «Non lo sapevo,
non me lo ha detto!
Quando si sveglia glielo chiedo»
«Sono
un po’ preoccupata perché magari è
stato qualcosa che ha
mangiato… e se così fosse, vado subito
giù nelle cucine a fare una bella ramanzina
ai cuochi!»
«No,
non ti preoccupare, Bulma! Magari stava male già di
suo!»
«Sarà»
disse Bulma, pensierosa «Comunque, sono venuta qui per
chiedervi se volete il gelato. Rose dorme, quindi magari glielo lascio
per
domani… tu lo vuoi?»
«No,
grazie! Lo mangerò anche io domani insieme a lei»
rispose lui
sorridendo.
«Va
bene!» disse Bulma, dirigendosi silenziosamente verso la
porta
«Scusatemi ancora per il disturbo!»
«Ma
figurati, nessun disturbo!» disse David.
Bulma
uscì e chiuse la porta delicatamente.
Si
avviò di nuovo verso la cucina, pensierosa.
Forse,
Chichi aveva ragione. Non avrebbe dovuto metterli in stanze
così vicine… da quando quel ragazzo era arrivato,
li aveva visti quasi sempre
insieme.
Però,
anche se li avesse messi in stanze lontane, si sarebbero comunque
cercati! Sperò tra sé e sé che Chichi
avesse torto e che quei due non avessero
combinato nulla di male. In fondo, sembravano due ragazzi
così maturi e
coscienziosi! Anche se doveva ammettere che, in ogni caso, maturi o
non,
restavano pur sempre due ragazzi molto giovani che avrebbero potuto
combinare
qualsiasi cosa.
Rose,
in fondo, aveva la stessa età di Bra. Pensò che
forse non
avrebbe mai lasciato dormire la figlia da sola con un ragazzo, neanche
se
avesse lo conosciuto alla perfezione. D’altronde, i ragazzi
erano pur sempre
ragazzi…
Anche
Bra, per quel poco che lei e Vegeta sapevano, frequentava
un ragazzo da qualche mese. Erano venuti a saperlo solo da qualche
settimana.
Il
marito, senza mai fare domande alla figlia, quando aveva il
sospetto che lei stesse per uscire con lui, puntualmente informava alla
moglie che
aveva da fare e che quindi doveva uscire.
Una
volta, lo aveva addirittura visto avviarsi verso la stanza
degli allenamenti, già vestito di tutto punto con la tuta
addosso, ma, non
appena aveva udito il “Mamma, papà, io
esco!” della figlia, subito aveva cambiato
la sua direzione ed era tornato in camera a cambiarsi. Qualche minuto
dopo, lo
aveva visto volare via dalla finestra.
Le
tornò alla mente un avvenimento avvenuto giusto qualche
giorno
prima: Bra aveva detto a lei e Vegeta che sarebbe rimasta a dormire da
un’amica.
Dopo
aver risposto all’interrogatorio di Vegeta durato quasi 10
minuti, tramite il quale si era potuto informare nel dettaglio sugli
spostamenti e i piani della figlia prima che lei mettesse piede in casa
dell’amica
per restare a dormire, Bra, visto i genitori che conoscevano bene la
sua amica,
ricevette il permesso di andare a dormire dall’amica.
Qualche
ora più tardi, su esplicito sollecitamento di Vegeta, Bulma
aveva chiamato la figlia per accettarsi che tutto stesse andando
davvero come lei
aveva detto loro.
Peccato
che il telefono della figlia continuasse a squillare senza
ricevere alcuna risposta. L’aveva richiamata più
di cinque volte, ma invano.
Così,
notando l’espressione sempre più seria e nervosa
che stava comparendo
sul volto di Vegeta, Bulma decise di dare un colpo di telefono anche
all’amica
di Bra che sicuramente li avrebbe rasserenati e dato loro un valido
motivo per
il quale la figlia non rispondeva alle telefonate.
«Pronto?»
«Ciao
Jessica. Bra è lì con te?»
«Bra?
Ehm…s-sì, c-certo»
«Me
la puoi passare un attimo per favore?»
«Ehm…
è che adesso è entrata in un negozio, e io la sto
aspettando
fuori…»
Dalla
voce fin troppo acuta e tesa dell’amica, Bulma aveva capito
che stava mentendo. Sicuramente c’era qualcosa che non
andava.
«Ehm,
guarda, non fa niente. Dille che abbiamo cambiato idea e che
stasera non può più restare a dormire da te.
Dimmi dove siete che la passiamo
subito a prendere»
Vi
fu un attimo di silenzio, dall’altro capo del telefono. Per
un
attimo, Bulma pensò che fosse caduta la linea.
«Pronto?»
«Oh,
sì sì, scusi, signora! Ehm…
io… cioè noi… siamo nei negozi
davanti al teatro»
«Ok.
Restate lì che passiamo subito a prenderla»
«Tzh.
Lo sapevo io che ci aveva mentito» disse Vegeta, alzandosi
dal divano «adesso vado a cercarla e se la trovo con quel
tipo farà una brutta
fine. Appena lo vedo gli spacco tutti i denti, così vediamo
se la prossima
volta ci pensa ancora ad approfittarsi di mia figlia!»
Sbattè
i pugni uno contro l’altro, infuriato, e cominciò
a
sgranchirsi le mani.
«Vegeta!
Calmati! Non essere così irruento. Mantieni la calma, per
favore!»
«No.
Devo dare una
lezione
a quel ragazzo. Giuro che se li trovo insieme…» un
ghigno di rabbia prese forma
sul suo viso, mentre una vena cominciò nervosamente a
pulsare sulle tempie.
Si
diresse verso la finestra, pronto per spiccare il volo, ma
Bulma fu più veloce di lui e si posizionò davanti
alla finestra a braccia
spalancate.
«Vegeta.
Non essere così avventato! Pensaci, qualunque cosa Bra
stia facendo in questo momento, sicuramente sarà costretta
ad interromperla e
ad andare dove si trova l’amica. Appena arriveremo
lì, la prenderemo e la
riporteremo a casa!»
«Io
preferisco coglierla in flagrante! Così quel ragazzo non
avrà
scampo»
«E
se fosse davvero insieme all’amica?»
Bulma
tentò di aggrapparsi a quel bagliore di speranza, anche se
sapeva che quella storia aveva solo il 10% di possibilità di
essere vera.
«Se
fosse così, beh, sarebbe meglio per lei»
Sollevò
la moglie da sotto le braccia come se stesse sollevando
una piuma e la appoggiò dietro di sé. In una
frazione di secondo, spiccò il
volo.
Alla
fine, Vegeta non era riuscito a trovare Bra (per fortuna!), e
Bulma la trovò assieme all’amica, esattamente nel
punto in cui l’amica aveva
detto loro di trovarsi.
Tornate
a casa, vi ritrovarono Vegeta che le stava aspettando.
«Dove
sei stata?» chiese alla figlia freddamente, cercando di
mantenere un tono impassibile.
«Ero
con la mia amica, esattamente come vi avevo detto» rispose la
ragazza con fare estremamente scocciato, mentre, a braccia incrociate,
rivolgeva lo sguardo da un’altra parte anziché al
padre.
«E
perché non hai risposto al telefono?»
«Avevo
il silenzioso e non ho sentito»
«E
non hai comprato niente, tesoro?» chiese la madre, sorridendo
sarcasticamente «Strano, non è da te!»
«Non
mi piaceva niente» rispose, continuando a guardare il muro,
stizzita.
«Bra»
intervenne Vegeta «Se fai un’altra volta una cosa
del genere
giuro che la prossima volta verrò a cercarti, che tu sia in
capo al mondo o a
Satan City, e resterai in punizione per tre mesi, senza comprare
vestiti né nient’altro.
Inoltre,
dì a questo ragazzo di fare attenzione, un passo falso e
farà una brutta fine»
«La
vita è mia e ne faccio quello che voglio!»
Vegeta
le lanciò uno sguardo di pietra.
«Comunque,
adesso sei un mese in punizione. Per averci mentito»
Bra
girò immediatamente lo sguardo sul padre e lo
guardò
sconcertata e indignata.
«Ma
io… io non vi ho…» non finì
la frase e, voltandosi, sbuffò e
corse via dalla porta.
Bulma
sorrise ricordando quell’avvenimento. Nel frattempo, era
tornata in sala con due bicchieri di gelato in mano, e sentì
la figlia parlare
al telefono con qualcuno:
«Anche
tu mi manchi tanto! Sì, lo so, l’altra volta non
abbiamo
avuto molto tempo…»
Appena
vide la madre, istintivamente riattaccò subito il telefono.
«Bra,
devi stare molto attenta» la avvertì Bulma
«Non devi fare
più cose come quella dell’altra volta. Conosci tuo
padre, e sai benissimo che
potrebbe scatenare un pandemonio»
«Quindi
mi stai dicendo che non posso uscire con nessuno?!»
«Ma
certo che puoi, tesoro. L’unica cosa che ti chiediamo
è di non
mentirci. So che tuo padre farà un po’ di fatica
ad accettare questa cosa, ma
alla fine vedrai che riuscirà ad accettarla. Inoltre, cerca
di essere cauta con
questo ragazzo e di andarci piano»
«Va
bene» mormorò la ragazza, leggermente scocciata.
«So
che tuo padre è molto severo con te, ma lo fa
perché ti vuole
bene»
«Mm»
la ragazza emise un verso indistinto con cui voleva far
intendere di aver capito, e cominciò ad abbuffarsi di gelato
assieme alla
madre.