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Autore: heliodor    20/08/2017    3 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Il destino non si può cambiare

Joyce sentì le labbra di Oren premere sulle sue  e chiuse gli occhi. Era così sorpresa da non riuscire a pensare a niente.
Sentiva solo le labbra di lui che erano calde e morbide e...
"Scusa."
Era già finito?
Riaprì gli occhi.
Oren la fissava, rosso in viso. "Non so che mi è preso."
"Sì" disse Joyce cercando di guardare altrove. "È stato imbarazzante."
Oren annuì. "Di solito non mi prendo certe licenze..."
Di solito? Pensò Joyce. Quante principesse in incognito hai baciato nella tua vita?
"Credo sia stata la felicità per averti rivisto o per essere di nuovo libero o entrambe le cose..."
Ora le mie labbra non hanno più difetti, vero? Pensò. Forse perché sono quelle di Sibyl?
"... e ti assicuro che non succederà più."
"D'accordo" disse Joyce cercando di far cadere l'argomento. "Non parliamone più. Ora andiamo via."
"No, non posso uscire."
"Cosa? Dopo tutta la fatica che ho fatto per..."
"Ascolta" disse lui con tono calmo. "Se scappo dimostrerò solo che avevano ragione a mettermi in prigione. Confermerò le loro accuse, qualsiasi esse siano. Mi daranno la caccia. E anche a te."
Non ha tutti i torti, pensò Joyce. "Ma non ti posso lasciare qui."
"Non ce ne sarà bisogno. C'è una persona in questo castello che ha l'autorità per farmi uscire."
"Chi?"
"La principessa Joyce."
Ecco. Quello poteva essere un problema. "Non ti seguo."
"Tu puoi diventare lei, no?" disse Oren. "Ti basta fare quell'incantesimo come quella volta a Valonde."
"Non è così semplice..."
"Sì invece. Ti rendi invisibile, prendi qualche vestito elegante..."
"Per prendere intendi rubare?" chiese Joyce scandalizzata. "Guarda che io non sono una ladra."
"Non hai preso in prestito quei libri dalla biblioteca? È la stessa cosa."
Joyce sospirò.
"Ti vesti come lei, fai i suoi stessi capricci e gli occhi languidi..."
"Come, scusa?"
"Sì, insomma, fai quello che fa di solito quando vuole qualcosa."
Joyce era allibita. "Non dovresti dire certe cose."
"Perché?"
"Non si parla male alle spalle delle persone" disse Joyce.
"Come sei... leale" disse Oren perplesso. "Ma devi ammettere che la mia idea è buona."
"D'accordo. E dopo? Si accorgeranno del trucco e verranno a cercarti."
"Parlerò con la vera principessa Joyce e le spiegherò quello che è successo. Ci penserà lei a proteggermi."
Certo, pensò Joyce. Facendo i capricci e gli occhi languidi. Però stavolta a favore tuo.
Era quasi tentata di farlo restare lì sotto per qualche giorno.
Quasi.
Però non aveva tutti i torti. Poteva funzionare, con qualche piccola modifica.
"Mi servirà del tempo per organizzarmi" disse Joyce. "Un paio di giorni almeno."
"Mi fido di te."
Oren tornò nella cella.
Joyce rimise a posto la catena e chiuse il lucchetto. "Allora io vado."
"Non farmi aspettare troppo."
Joyce annuì. Fece per andarsene, poi tornò indietro e disse: "Non correre rischi inutili."
"Farò il bravo. Sibyl?"
"Sì?"
"Grazie."
Joyce se ne andò. Tornò invisibile, prese le scale e salì al livello superiore. Ne dovette superare tre prima di ritrovarsi in una sala sotterranea del castello. La riconobbe dalle pareti di mattoni invece che scavate nella roccia.
Ogni volta che incrociava una pattuglia di soldati si nascondeva in un angolo buio e attendeva che passassero.
Ci vollero un paio d'ore per uscire da quel posto e raggiungere la torre dove si trovavano le sue stanze.
Arrivò alla porta e... la trovò chiusa.
Ovvio. L'aveva chiusa lei dall'interno prima di andarsene. Come aveva fatto a dimenticarsene?
E ora? Doveva uscire e levitare fino alla finestra, rischiando di farsi vedere.
A meno che...
Prese la chiave di Robern e la infilò nella serratura. La porta si aprì.
Che chiave era quella?
Entrò e richiuse la porta. Solo allora ridivenne visibile e annullò la trasfigurazione. Era di nuovo Joyce.
Esausta, sedette sul bordo del letto e si lasciò andare.
Quella era stata una delle giornate più lunghe e dense della sua vita. Era stata chiesta in moglie da un principe, aveva scoperto una possibile cospirazione ai danni di tutto il regno ed era stata baciata per la prima volta.
Era stata baciata per la prima volta.
Quel pensiero l'atterriva.
Non era così che aveva sognato quel momento.
La principessa Florel era stata baciata per la prima volta in groppa al destriero fatato del principe Galiel mentre la portava nel suo castello tra le nuvole. Alkana la strega ricevette il suo primo bacio quando Sahak, il cavaliere senza macchia e senza paura, la salvò dalle grinfie del mago cattivo Baral.
Joyce aveva sognato di ricevere il suo primo bacio sotto una cascata o al chiaro di luna mentre si trovava sul balcone di un castello, o il giorno del suo matrimonio alla presenza di tutti i nobili e gli stregoni del circolo. Come si conveniva a ogni principessa degna di questo nome.
A lei era toccata una cella puzzolente.
Si nascose il viso tra le mani.
In che razza di guaio si era cacciata?
Alla prima occasione doveva fare un discorso a Oren. Poche parole, ma decise. Forse avrebbe dovuto scrivere due righe giusto per essere sicura che il concetto fosse chiaro.
O forse la soluzione migliore era far sparire Sibyl. Gli avrebbe spezzato il cuore? Tanto peggio per lui, dopo le parole che aveva usato.
Aveva bisogno di dormire. Gettò i vestiti sudici in un baule e indossò una vestaglia. Era troppo stanca per fare il bagno e rischiava di addormentarsi nella vasca.
Si gettò sul letto e cadde in un sonno profondo.
Sognò castelli e principi e maghi malvagi prima di svegliarsi con il sole già alto nel cielo.
Si concesse un rapido bagno e poi indossò una blusa sopra una gonna dai ricami floreali che aveva trovato nell'armadio.
Nessuna ancella passò per aiutarla o, se lo avevano fatto, lei non aveva aperto.
Poco male, si disse. A Valonde era abituata a vestirsi da sola.
Uscì dalla stanza e scese la scala a chiocciola. Un valletto l'attendeva nella sala. "Vostra altezza" esclamò vedendola arrivare. "Sono a vostra completa disposizione."
Per prima cosa doveva risolvere la questione di Oren. "Vorrei vedere il principe Tharry."
"In questo momento il principe è al circolo di Taloras."
"Perché?"
Il valletto si strinse nelle spalle. "Credo si tratti di una riunione. Vuole che dica di portargli un messaggio da parte vostra?"
"Gli dica di tornare a palazzo con la massima urgenza."
"Devo usare queste esatte parole?"
"Sì" rispose Joyce con tono deciso.
"C'è nient'altro che posso fare per voi?"
"Vorrei conferire con il re."
"Attualmente è in visita presso un tempio. Sarà di ritorno nel pomeriggio."
Joyce cominciò a innervosirsi. "C'è qualcuno che conti qualcosa in questo palazzo?"
"Ci sarebbe il comandante della guardia reale, il generale Jakob."
Perfetto, è proprio quello che mi serve, pensò Joyce. "Portatemi da lui, allora."
"Da questa parte."
L'ufficio di Jakob era oltre una porta di legno anonima.
Ogni porta nasconde un segreto, pensò Joyce.
Il valletto bussò due volte prima che una voce dall'interno dicesse: "Chi è?"
Il valletto aprì la porta. "Sua altezza la principessa Joyce di Valonde vorrebbe parlarle, generale."
Jakob, seduto alla sua scrivania, si alzò in piedi. "Falla entrare."
Joyce si accomodò senza attendere oltre. Il valletto face un inchino e uscì chiudendosi la porta alle spalle.
Jakob rivolse a Joyce un leggero inchino. "Posso chiedervi perché volevate vedermi, vostra altezza?"
Joyce aveva pensato a come porgli la questione mentre il valletto la scortava fino all'ufficio di Jakob. "La mia guardia del corpo è sparita."
"Mi scusi?"
"Ha presente? È un ragazzo alto più o meno così, capelli castani, spalle larghe" labbra morbide e... concentrati, si disse.
"So com'è fatta la sua guardia del corpo" disse Jakob stizzito.
"È da stamattina che lo cerco e non riesco a trovarlo."
"Ha provato nella sua stanza? Forse sta ancora dormendo."
"Non sarebbe da lui, è molto mattiniero."
"Allora forse si è allontanato dal castello..."
"Non l'avrebbe mai fatto senza avvertirmi."
Jakob fissò la scrivania. "Dov'era l'ultima volta che l'ha visto?"
Chiuso in una cella puzzolente, pensò Joyce. La stessa dove mi ha baciata! "Al ballo di ieri sera."
"Capisco. Lo farò cercare immediatamente."
Mi sta mentendo, pensò Joyce sgomenta. Era impossibile che non sapesse dell'arresto di Oren. Che stava succedendo?
"Bene" disse. "Quindi voi non ne sapete niente..."
"Quando scoprirò qualcosa sarete la prima a saperlo."
"Allora col vostro permesso." Si avviò alla porta.
Jakob la salutò con un leggero inchino.
Appena fuori dalla stanza lady Gladia le andò incontro.
"Cara" disse la strega. "Sembri preoccupata."
E lei che ci fa qui? Pensò Joyce. Perché non è al tempio in riunione con gli altri stregoni del circolo?
"Posso fare qualcosa per te?"
Solo allora Joyce notò i tre stregoni che erano insieme alla inquisitrice.
"No, sto bene" disse la prima scusa che le veniva in mente.
Lady Gladia la prese sotto braccio. "A me puoi dirlo, ragazzina. Sei nervosa per via del matrimonio, giusto?"
"In effetti..."
"Ma non ti devi preoccupare. Andrà tutto bene. Domani sarà un giorno che ricorderai per sempre."
Joyce ebbe un tuffo al cuore. "Domani?"
"Il re ha deciso di anticipare i tempi" spiegò lady Gladia. "È andato al tempio per organizzare di persona la cerimonia. Lui ci tiene tanto a queste cose e vuole che sia tutto perfetto."
"Domani?" ripeté Joyce incredula. "Non è un po' troppo presto? Tharry e io ci siamo appena fidanzati."
"Che motivo c'è di rimandare? Voi due siete perfetti insieme, vi ho notato l'altra sera mentre danzavate insieme. Sarete una coppia reale come non si è mai vista a Taloras."
Una parte di Joyce voleva urlare e correre a nascondersi sotto il letto. L'altra lavorava frenetica cercando una scusa qualsiasi per rimandare il matrimonio.
"Ma" disse Joyce. "I miei genitori e i miei fratelli non faranno mai in tempo a venire per la cerimonia."
"A tempo debito, organizzeremo una seconda cerimonia alla quale sarà invitato il fior fiore del continente. Purtroppo" il suo tono si fece serio. "In questo momento dobbiamo affrettare i tempi. La guerra non sta andando bene e l'alleanza tra Valonde e Taloras è imprescindibile. Tu non vuoi che Valonde perda la guerra, vero?"
Joyce non voleva un mucchio di cose. Perdere la guerra con Malag era una di queste, ma valeva la pena sacrificare la sua vita?
Tharry era una persona decente, il meglio che potesse avere una principessa nata senza poteri come lei, ma aveva accettato di sposarlo sperando di guadagnare tempo per sé e per Valonde.
Se avesse saputo che il matrimonio si sarebbe celebrato il giorno dopo...
"Lascia che ti racconti una storia" disse lady Gladia. "C'era un regno molto lontano e molto povero e c'era questa strega molto potente che era la primogenita del re. In qualsiasi altro posto del mondo, nessuno avrebbe messo in dubbio che era la persona migliore per guidare il regno, ma in questa terra molto lontana vigeva una strana tradizione. Solo i primogeniti maschi potevano ereditare il trono. Per questo la strega molto potente fu costretta a mettere da parte il suo orgoglio e ogni suo desiderio e ad accettare che fosse il suo fratello minore, nato senza poteri, a salire al trono. Per lei fu molto doloroso dover accettare quella cosa, ma lo fece per il bene del regno. Non voleva che scoppiasse una guerra tra quelli che desideravano incoronare lei e quelli che invece sostenevano il sovrano legittimo. Nel giorno dell'incoronazione del re si impegnò solennemente a difendere la corona e i suoi legittimi eredi. E così fece per tutta la sua vita. Quella strega, per quanto potente e orgogliosa, alla fine accettò ciò che il destino aveva in serbo per lei e fece del suo meglio per fare la sua parte."
Joyce l'ascoltò in silenzio.
"Capisci cosa ti sto dicendo, Joyce di Valonde?"
"Creo di sì."
Lady Gladia attese che proseguisse.
"Che abbiamo delle responsabilità e un destino da seguire?"
La strega annuì benevola. "Molto bene. Ora vai nella tua stanza e restaci. I mie confratelli la sorveglieranno a costo della loro vita."
Avevano raggiunto la scala a chiocciola. "Lady Gladia" disse Joyce posando il piede sul primo gradino.
"Sì, cara?"
"Quella strega molto potente e orgogliosa ha mai tentato di cambiare il suo destino?"
Lady Gladia sorrise. "Il destino non si può cambiare, ragazzina. È come il fiume che segue il suo corso. È già tutto scritto."
Joyce si sforzò di sorriderle. Le rivolse un inchino e salì le scale.
In quel preciso istante decise che non avrebbe mai sposato Tharry e che sarebbe andata via di lì, guerra o non guerra.

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