Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-gi-oh! Arc-V
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Autore: tbhhczerwony    20/08/2017    1 recensioni
【remake di «a simple puppet» | sora centric | ebbene sì, finalmente ritorna】
dal prologo:
Qualche giorno prima dell’accaduto, Sora era in casa sua e si stava preparando per uscire. Era già da un po’ di tempo che giravano le notizie sui ragazzi scomparsi, ma stranamente, al ragazzino non importava – anzi, in realtà pensava che non fossero vere, che utilizzavano queste notizie solamente per spaventare i ragazzi della sua età – o anche più grandi – che facevano i ribelli di fronte alle richieste dei genitori o degli adulti in generale.
“A quest’ora, sarebbe già scomparsa mezza città” pensava.
Genere: Angst, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri, Sora Shiun’in/ Sora Perse, Yuri /Joeri, Yuya Sakaki, Yuzu Hiraghi/Zuzu Boyle
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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original art by: 浅間 


II
 

Aveva ragione Yuya, Sora sarebbe tornato di sicuro, in un batter d’occhio.
In realtà non fu proprio “in un batter d’occhio”, dato che non lo vedeva da due giorni, ma era stato comunque molto veloce e non pensava di rivederlo così presto. Poco dopo sciolse l’abbraccio e lo guardò meglio, vedendo che in lui c’era qualcosa di diverso. Non erano solo quei vestiti vecchi e i capelli sciolti, ma lo vedeva un po’ tremolante. Si voltò verso gli amici che lo avevano accompagnato e, Yuri era quello conciato peggio di tutti: notò le cicatrici e le ferite, compresi quasi gli stessi vestiti che indossava Sora. Reira invece era di sicuro quello messo meglio, dato che indossava vestiti freschi di lavanderia e non aveva alcuna ferita – certo, perché secondo Reira stesso le ferite le aveva al cuore, che piano piano, si sarebbe spezzato grazie alla crudeltà del fratello maggiore.
Yuzu non sapeva più cosa pensare. Non riusciva a capire in che posto fossero finiti per essere ridotti così male, ma soprattutto, perché il ragazzino con il cappellino in testa era messo meglio degli altri due? Preferì però parlarne direttamente con loro; decise così di portarli a casa con sé, i genitori erano via per lavoro, quindi poteva tranquillamente invitarli – ma chissà cos’avrebbero pensato se ci fossero stati, dato che lei era l’unica femmina tra tre maschi.
La ragazza offrì loro qualcosa da mangiare: erano dei dolcetti preparati da Yuzu stessa, con panna e fragole. I tre mangiarono i dolci con gusto, soprattutto Sora, che conosceva bene le doti culinarie dell’amica e continuava a pensare che avrebbe potuto fare la cuoca, con quella sua abilità.
«Dove siete stati?» cominciò a domandare Hiragi, che continuava ad osservarli con aria perplessa, «E perché siete ridotti in questo stato?».
Visto che Sora non riusciva a spiegare a parole sue, era meglio far parlare Reira e Yuri, che ne sapevano molto di più rispetto a lui – soprattutto Reira.
 
«Qui l’agente Phoenix»
Edward Phoenix, pronipote di Edo Phoenix, era un agente di polizia che si occupava dei casi più pericolosi. Non perché fosse arruolato per casi del genere, ma perché lui amava mettersi in pericolo. A parere di quelli che lo conoscevano non solo di vista, ma anche di carattere, era praticamente uguale al bisnonno.
L’unica differenza era che Edward portava sempre i capelli legati in un codino, cosa che Edo non faceva: il bisnonno adorava sentirsi i capelli sul collo – tranne quando arrivava l’estate, lì sì che era costretto a legarli. Dai colleghi era soprannominato Edo, anche per il fatto che poteva tranquillamente essere il diminutivo del suo nome. La collega che lo accompagnava sempre era la pronipote di Asuka Tenjoin e Ryo Marufuji: Ryuko. Questa ragazza era in tutto e per tutto uguale ad Asuka, invece; tranne per il fatto che aveva i capelli blu come Ryo.
Non appena la chiamata finì, Edward poggiò il telefono sulla scrivania e si voltò verso Ryuko, che lo guardava con aria perplessa.
«Qualche problema?» domandò, alternando inizialmente lo sguardo tra il telefono e il collega, che sospirò.
«Mi è stato appena segnalato che sono scomparsi altri ragazzini» e si poggiò sullo schienale della sedia, incurvandola leggermente, «Questa situazione sta sfuggendo di mano, e noi non abbiamo ancora trovato i rapitori».
Marufuji abbassò leggermente lo sguardo, successivamente si sedette su una delle due sedie che c’erano davanti alla scrivania. «Perché non ci mettiamo a cercarli in lungo e in largo, invece di fare appostamenti su appostamenti sempre nella stessa città?» propose subito dopo, riflettendoci su.
«Potrebbe funzionare» Phoenix avvicinò la sedia alla scrivania, «Il problema è che non abbiamo fonti necessarie per cercare il posto in cui vengono portati i ragazzini, dovremmo chiedere a qualcuno che ne sa già qualcosa, magari qualcuno che ha visto i rapitori, o qualcuno che è fuggito».
Ryuko scosse leggermente la testa in cenno di dissenso, «Mi sembra impossibile che qualcuno sia fuggito. A meno che non siano stati presi da un attacco di pazzia come farebbero gli adulti messi in carcere qui da noi» scrollò le spalle, «Ti ricordo che sono ragazzini e avrebbero paura a fuggire».
Edward sospirò, «Hai ragione» si mise una mano sotto al mento, riflettendo, «Allora sarebbe meglio chiedere in città se hanno visto i rapitori».
La collega annuì, «Sì, è l’unica soluzione» e pensò un momento, «Però forse è meglio non andare in divisa».
Il giovane rimase perplesso dalle sue parole, e la guardò perplesso, «Che vuoi dire?».
«I distintivi li lasciamo in tasca» lei scrollò le spalle, «è così difficile da capire?».
Phoenix ridacchiò, «L’ho capito, però non mi sembra tanto sicuro andare senza la divisa».
Marufuji inarcò un sopracciglio e si mise a ridere, «Non dirmi che hai paura ad andare in giro in incognito, lo fai normalmente, non capisco cosa ti metta paura».
Edward si mise a riflettere. Effettivamente fuori dal lavoro, senza la divisa era come se andasse in giro in incognito. Ma per lui forse era meglio anche mettersi una parrucca, o una maschera, nelle missioni. La collega già ce lo vedeva a pensare a simili stupidaggini. Erano agenti in gamba, non potevano di certo pensare a queste cose, a meno che non volessero fare un cosplay.
Di certo non era quello il momento adatto per travestirsi, li avrebbero licenziati in meno di un secondo. Erano già diventati i due agenti più strani di tutta la caserma, si erano anche inventati un motto: “Edward Phoenix e Ryuko Marufuji, i vostri agenti e detective di fiducia!”. Che ridicoli, pensavano i loro colleghi.
Il silenzio tra i due si ruppe. Edward sospirò e mormorò titubante «Ci pensiamo dopo, eh?».
 
Il soggiorno a casa di Yuzu stava procedendo bene. La ragazza volle invitarli per quella notte, in modo tale da non farsi scoprire da nessuno. Prestò loro alcuni vestiti del padre, che ovviamente a Sora e Reira stavano larghi. Yuzu si ricordò quindi di alcuni vestiti che i genitori usavano quando erano più giovani.
La madre all’epoca non era propriamente femminile, quindi le venne in mente il suo vestiario quasi subito. Yuri era già vestito con una semplice camicia a quadri rossa e dei jeans, mentre invece gli altri due ragazzini stavano decidendo. Il ragazzo dai capelli rosa e viola si mise a guardarli e ridacchiare. Sembravano quasi due ragazze indecise su cosa mettersi per un ballo di gala, al contrario lui aveva preso le prime cose che aveva visto.
Anche Yuzu si mise a ridere con lui, e si sentiva stranamente più felice. Forse perché, dopo tanto tempo, era circondato da persone che lo accettavano, che potevano essere sue amiche. Doveva ammettere una cosa, però: Yuzu era dannatamente carina; se lo diceva in modo scherzoso, ma sperava vivamente che non fosse già occupata.
E infatti, proprio mezz’ora dopo, arrivò Yuya. Quest’ultimo era felicissimo di rivedere Sora, così, istintivamente, lo abbracciò. Poi diede un’occhiata perplessa a Yuri e Reira, e con il primo non si sentiva in dovere di dargli così tanta fiducia, soprattutto per il fatto che era l’unico più grande in quella casa, chissà cosa avrebbe potuto fare con Yuzu.
Shiunin si mise a ridacchiare, era proprio quello il momento che aveva previsto: Sakaki che diventava geloso di qualcuno. Però, pensandoci velocemente, anche lui si sentiva un po’ in quella stessa situazione, ma con Yuri, e non riusciva nemmeno a capire il perché. Scosse la testa e cercò di non pensarci, era assurdo.
Spiegarono la tragica situazione anche al ragazzo appena arrivato, dato che anche lui doveva essere effettivamente informato su quel laboratorio. Chi spiegò quasi tutto fu Yuri, dato che Yuya aveva dapprima notato le grosse cicatrici.
Inizialmente Yuri, capendo che Yuya poteva essere un potenziale rivale in amore, non voleva fidarsi di lui. Ma osservandolo, sarebbe stata sicuramente la persona più adatta a proteggere “la fragile” Yuzu, che era da sola in casa perché i genitori erano appunto in viaggio per lavoro. Sorrise al pensiero, in fondo non erano poi così male come coppia.
«Quindi… ora che cosa farete?» domandò la ragazza, sistemando il colletto della camicia bianca che aveva indosso Sora.
«Finché non troveremo un posto dove stare, dovremo rifugiarci da qualche parte» rispose Yuri, «Io e Reira non abbiamo una casa».
Sora, sentendo le ultime parole del ragazzo, sorrise, «Potete venire a casa mia» propose, «Mia mamma è sempre disponibile ad aiutare qualcuno in difficoltà, e il mio papà cucina dei manicaretti deliziosi!».
«Confermo» dissero in coro Yuya e Yuzu, ridacchiando.
Yuri invece non era convinto di voler accettare. Stava già pensando a cosa potessero dire i genitori di Sora su di lui e Reira. Ma pensava soprattutto a sé stesso, dato che, al contrario del ragazzino ad accompagnarlo, era pieno di cuciture e cicatrici. Non si fidava ancora bene di nessuno, figuriamoci se voleva fidarsi degli adulti – dopotutto era stato proprio uno di loro a fargli del male.
«Se Akaba vuole andare, può andarci» proferì, mettendosi le mani dietro alla nuca e voltandosi dall’altra parte.
Sora rimase abbastanza perplesso da quell’affermazione. Perché mai avrebbe dovuto rifiutare un aiuto da parte di qualcuno? Non aveva mai incontrato una persona talmente diffidente come lui, questo era sicuro.
«Ma perché?» domandò, «Magari i miei genitori possono aiutarti».
Il ragazzo dai capelli viola abbassò le braccia e si allontanò leggermente, andando verso la porta d’ingresso. «Sono adulti» disse, «Non accetto aiuto da degli adulti».
Reira sospirò, «Yuri, devi capire che non tutti gli adulti sono come mio fratello, non stereotipare in questo modo».
«Mai sentito il proverbio “fidarsi è bene, non fidarsi è meglio”?».
Yuri uscì da casa Hiragi, lasciando da soli gli altri ragazzi. Sora abbassò lo sguardo, pensando che magari non l’avrebbe più rivisto, che forse si sarebbe messo nei guai, da solo. Yuzu gli mise la mano destra sulla spalla sinistra, «Non ti preoccupare, tornerà» disse, provando a rassicurarlo, «Succede quasi sempre così».
Il turchese alzò lo sguardo verso la ragazza, ancora intristito, «Quasi, hai detto bene».
Dall’espressione del ragazzino, Yuzu capì come si sentiva. Tra l’altro, Yuya si sentiva in dovere di cercare Yuri solo per vedere un sorriso nel volto di Sora. Capiva che, nonostante il poco tempo in cui si sono conosciuti, aveva stretto un bel legame con lui, dato che era l’unico con cui parlava in quella prigione.
In quel momento, Shiunin era veramente combattuto. Non sapeva se tornare a casa dai genitori, cercare Yuri o rimanere da Yuzu per quella notte. Non sarebbe neanche stato sicuro cercare per tutta la sera l’amico, conoscendo la città e gli elementi che ci abitavano. Tutto ciò lo mandava in confusione, l’unica cosa sicura era che voleva tornare alla sua solita vita.
 
Quella stessa notte, Edward e Ryuko erano di turno per pattugliare la città. Alla fine decisero di non attuare il loro piano di andare in giro in incognito, dato che era un serio turno di lavoro. La cosa peggiore era che nessuno dei due era tanto in vena di lavorare, quella sera.
«Avrei preferito risolvere il caso dei ragazzini scomparsi, piuttosto che stare così tutto il tempo» ammise Edward, prendendo una patatina dal pacchetto che teneva in mano, addentandola e masticandola.
«Sai cosa? Secondo me avremmo dovuto chiedere a MacField se lo risolveva al posto nostro» sbuffò Ryuko, «Proprio oggi che stavamo facendo le cose per bene».
«Perché, non le facciamo mai per bene?».
«I nostri bisnonni non sarebbero per nulla fieri di noi».
Phoenix chiuse il pacchetto di patatine e lo mise dentro il suo marsupio nero, «Non parlare così, mi metti tristezza».
Durante la guida, Marufuji notò un’ombra avvicinarsi verso di loro; di media altezza, con dei capelli visibilmente bizzarri e con due ciuffi ribelli che andavano verso l’alto. Si avvicinò leggermente alla figura, pensando che magari fosse l’ennesima persona ubriaca di turno. Invece no, era proprio Yuri.
Si stupì a vederlo, dato che lo conosceva solo di vista e, qualche volta, lo vedeva in giro per la città, ma era ormai da tempo che era assente, perciò lo ricordava leggermente più basso e più curato di com’era in quel momento. Però almeno aveva addosso dei vestiti puliti – naturalmente quelli prestati da Yuzu.
«Ragazzo, che ci fai qui in giro nel bel mezzo della notte?» domandò Edward.
Yuri voltò lo sguardo verso gli agenti, inizialmente perplesso, poi assottigliò leggermente gli occhi. «Non ho nessun posto dove andare» rispose, voltando nuovamente lo sguardo altrove.
I due agenti rimasero abbastanza confusi dal comportamento del ragazzo. Se lo ricordavano come uno spensierato, che faceva e diceva ciò che pensava, ed era felice. Invece in quel momento lo vedevano abbastanza diffidente e più serio.
Edward, visto che era più vicino, notò alcune cicatrici visibili nella pelle di Yuri. Dopo che lo salutarono, Ryuko andò in direzione dritta, ricominciando quindi a guidare. Il ragazzo si voltò verso di lei, «Tu non te ne sei accorta, vero?» domandò.
«No, di cosa?»
«È uno di loro»
 
Yuri continuò a camminare per strada e sbuffò, tirando un sassolino con il piede mentre passava. L’aveva detto e l’avrebbe ribadito: non accettava aiuto da nessun adulto, nemmeno dagli agenti di polizia. Ormai non si fidava più. Era come se gli fosse venuta una sottospecie di fobia, non sapeva nemmeno lui come descriverla.
Ma si stava quasi pentendo. Sora e Reira sarebbero stati in pericolo senza di lui, pensava. Cambiò direzione, pensando inizialmente di tornare a casa di Yuzu. Ma no, si fermò di nuovo, abbassando lo sguardo. C’erano Yuzu e Yuya con loro, si sarebbero protetti a vicenda.
Si chiedeva cosa ne sarebbe stato di sé stesso, ma in fondo non gli importava. L’importante era che loro riuscissero a salvarsi.
«Tutto bene?» domandò una voce maschile.
Si voltò verso chi gli aveva fatto quella domanda, e si trovò davanti un giovane adulto, piuttosto alto, dai capelli verdi, con un ciuffo dalle sfumature più chiare e degli occhi color ambra. Yuri preferì non rispondere. Non voleva assolutamente fidarsi di lui. Così si diresse dalla parte opposta e fece un passo in avanti, ma fu fermato dallo stesso ragazzo.
«Mollami,» gli disse, «non ho bisogno di aiuto».
«Questo è quello che credi tu» rispose, prendendo il cellulare in mano, «Yuya, credo di aver trovato il ragazzo che cercavi».
Yuya? Era stato lui a mandare quell’uomo a cercarlo? Quest’ultimo mollò la presa dal braccio del ragazzo e gli sorrise.
«Mi chiamo Shun, e non preoccuparti, non ti farò nulla. Voglio solo riportarti dai tuoi amici».
 
Sentendo la bella notizia mandata da Yuya, Sora si sentì più sollevato. Se non fosse stato trovato, non se lo sarebbe mai perdonato. Si sentiva come se, in fondo, fosse stato lui a farlo andare via, come se avesse detto qualcosa di sbagliato. Anche se, in effetti, lo aveva fatto, inavvertitamente.
Non pensava che Yuri avesse sviluppato, dopo quella grave esperienza, un grande astio verso gli adulti. Yuya, sapendo ciò, sperava solamente che Yuri non scappasse, vedendo Shun – e anche se fosse, se lo sarebbe aspettato.
Sora, al contrario, non aveva perso fiducia in nessuno. Certo, dopo l’esperienza vissuta aveva imparato che non ci si doveva fidare proprio di tutti, ma solo di alcuni. Non voleva diventare estremamente diffidente come Yuri, voleva solo fare più attenzione agli avvenimenti futuri.
«Dici che lo riporterà?».
In fondo anche il turchese si aspettava una fuga da parte del ragazzo, però sperava vivamente che tornasse, era molto preoccupato. Yuya gli sorrise, «Non preoccuparti» gli disse, «Shun è il ragazzo di mio cugino Yuto, ed è anche un amico di famiglia, sono sicuro che in qualche modo riuscirà a convincerlo a tornare».
In effetti, in qualche modo, ci riuscì. I due tornarono dopo qualche minuto dalla chiamata, e Sora corse ad abbracciare Yuri, che rimase inizialmente perplesso dall’abbraccio. Era da tempo che non si sentiva prendere tra le braccia di qualcuno, e come secondo inizio era una sensazione abbastanza strana. Poi capì, e decise di ricambiare l’abbraccio, accennando un sorriso.
Era come se quell’abbraccio l’avesse distratto da tutti i problemi avuti e i pensieri negativi che stava facendo. In effetti era così, ne aveva proprio bisogno.
 
«Non ci posso credere!»
Reiji diede un forte pugno alla porta della cella vuota di Yuri e Sora, con la rabbia che ormai aveva superato il suo limite. Come aveva potuto lasciarseli sfuggire così facilmente? Ma soprattutto, perché suo fratello aveva collaborato a quella fuga? Da Reira non se lo sarebbe mai aspettato, era stato un duro colpo.
Ma a quanto pare, come pensava fin dall’inizio, era meglio pensare a produrre le proprie idee da solo, senza l’aiuto di nessuno. Reira dopotutto, non era tanto d’aiuto per lui, era solo suo fratello minore e doveva badare ai prigionieri, controllare che fossero sempre fermi nelle celle. Allora perché stavolta non l’ha fatto?
Ma ormai, pensò, era inutile farsi tante domande senza risposta.
Doveva ritrovarli ad ogni costo.

 

ma salve!
sì, anche oggi faccio l'angolino giù. chiedo innanzitutto infinitamente scusa per il ritardo, ma ho avuto un blocco veramente enorme e non sapevo più cosa scrivere, ma fortunatamente ho aggiornato sia questa ff che l'altra su GX! (certo che dall'angst al comico ce ne vuole, wow) 
spero che questo capitolo, anche se non mi soddisfa più di tanto, vi sia piaciuto, perché comunque ho sviluppato parte delle mie idee, che piano piano andranno, grazie a questo capitolo, in una storia leggermente più profonda e abbastanza traumatizzante (ripeto, se non volete leggere questo tipo di descrizioni che si andranno a vedere, saltate se vi va;;;; non voglio urtare la sensibilità di nessuno)
e niente, credo di aver finito. au revoir!
czerwony
   
 
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