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Autore: Lady Windermere    20/08/2017    2 recensioni
Giulia Pisani ha diciassette anni, una passione sfrenata per le serie Tv, una madre fervente cattolica e tanti altri problemi.
A questi si aggiunge il recente trasferimento in uno dei licei più prestigiosi di New York, dove, tra reginette frustrate, una fastidiosa gossip man, professori appena usciti dall'ultimo numero di Cosmopolitan, un nerd addominalato e i due ragazzi più ambiti da ogni individuo di sesso femminile nelle vicine cinquecento miglia, dovrà imparare la lezione più importante di tutte: per fare i popcorn non serve l'olio di palma.
Riuscirà la nostra protagonista a sopravvivere?
STORIA INTERROTTA
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Venire alle mani con il mistico presidente del club di giornalismo? Fatto.

 

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“Miserable, darling, as usual. Perfectly wretched.”

Cruella DeVille, One Hundred and One Dalmatians

 

 

Respira, Giulia, respira. Ce la puoi fare. Non è difficile, il moto uniformemente accelerato.

E allora perché, nonostante ripetessi quel mantra da una decina di minuti, ancora non riuscivo ad alzare la penna?

Sbirciai l'orologio. Dannazione, se avessi continuato di quel passo avrei dovuto consegnare il foglio in bianco e iniziare con un'insufficienza era l'ultima cosa che mi serviva.

Con la coda dell'occhio vedevo la penna di Dylan volare sul foglio. Se solo fossi stata abbastanza vicina a lui da poter copiare!

L'unica cosa che mi consolava era che, vicino a me, anche Grace sembrava non sapere che pesci pigliare.

 Aveva scritto senza interruzioni fino a quel momento, controllando i calcoli sulla calcolatrice, ma ora pareva essere nei guai.

Sorrisi, felice per la prima volta da quella mattina.

Il mio rapporto con lei era strano, a dir poco singolare. Potrei dilungarmi per ore in riflessioni filosofiche, ma trovo sia più semplice dire che Grace era insopportabile, ma anche incredibilmente sensata e stranamente intelligente di tanto in tanto.

Totalmente diversa da Shelly, di cui tutto si poteva dire tranne che sapesse mettere insieme più di due frasi di senso compiuto e il cui problema più difficile era cosa scegliere di indossare la mattina.

Compito che, a detta di Grace, era molto snervante, ma a mio parere non rilevante quanto altri tipi di problemi. Problemi come quelli che la stessa Shelly in questo momento stava fissando mangiucchiando disperatamente il tappo della penna.

Rilessi il testo del problema, sperando che fosse la volta buona.

L'auto del presidente procede ad una velocità di 70 km/h, quando il pilota vede un gatto attraversare la strada e frena con una decelerazione di... ma che stava facendo Grace?

Come nulla fosse aveva frugato sotto il banco e ne stava estraendo... una spazzola e uno specchietto?

Non potevo credere ai miei occhi. Grace Stewart, reginetta di bellezza, si sistemava la lunga chioma bionda durante il compito di fisica. E io che pensavo di averle viste tutte.

Tornai al problema, che continuava chiedendo in quanto tempo l'auto si sarebbe fermata e se avrebbe schiacciato o meno il gattino.

Di nuovo guardai l'orologio. Mancava poco più di mezz'ora al termine previsto per la consegna.

Potevo farcela.

Non potevo farcela.

Lo capii nel momento esatto in cui gli occhi spenti della professoressa incrociarono il testo scarabocchiato del mio compito e si riempirono di orrore.
 

«Giulia!» Dylan mi aveva raggiunto, ma non avevo voglia di parlare con lui. Eccetto forse di una cosa.

«Il gatto moriva?» chiesi, senza lasciargli neppure il tempo di fiatare.

Inarcò un sopracciglio prima di capire.

«Veniva schiacciato, sì... per un metro e uno sputo.»

Sentii il sollievo riscaldarmi il petto. Lo abbracciai.

«Sia lodato il cielo!»

«Preferisci i cani?»

«Lo sai cosa preferisce, Big Nerd!» ci urlò dietro il solito ragazzo. Non avevo ancora capito chi fosse, così lo chiesi a Dylan, certa che lui lo conoscesse.

Per tutta risposta, gesticolò in modo evasivo e cambiò argomento «Andiamo al cinema stasera?»

Mi colse di sorpresa, lo ammetto. Acconsentii.

«Sì, capisco, sarà per un'altra volt…aspetta, che hai detto?»

Ridacchiai «Sì! Che cosa danno di bello?»

Dylan si scostò una ciocca di capelli dal volto «Wow. È la prima volta che...che una ragazza...dammi solo un secondo per riprendermi.»

«Meno storie e più azione, Big Nerd» stavolta la voce veniva da un altoparlante. L'intera faccenda stava assumendo toni a dir poco inquietanti.

«Senti, verrò a prenderti alle otto» dissi a Dylan, che respirava ancora a fatica «Ma solo se mi dirai chi è quel tizio.»

Annuì come un cagnolino.

 

Mi condusse attraverso il dedalo di corridoi della Trinity, talmente agitato che urtò ben più di qualcuno.

Mi stringeva la mano così forte che le nocche erano sbiancate. Alla fine arrivammo davanti a quello che sembrava essere uno sgabuzzino con la porta di vetro.

In realtà, come mi spiegò Dylan, era la sede del club di giornalismo, di cui il ragazzo strano era il leader.

Questo club aveva anche il controllo totale degli altoparlanti, anche se ovviamente trasmettere messaggi come quello di poco prima era pressappoco illegale.

Quando ci vide il ragazzo ci salutò con la mano, invitandoci ad entrare.

Come fummo dentro, si tolse le cuffie. Era seduto con le gambe accavallate, controllando svogliatamente le bozze degli articoli che sarebbero comparsi sul giornalino.

Mi sembrò di leggere il mio nome su una di esse, ma le fece sparire così in fretta che dubitai dei miei stessi occhi.

Aveva i capelli castani rasati ai lati, il viso allungato e gli occhi scuri.

«È sempre un piacere vederti, Big Nerd. A cosa devo la tua visita?»

Dylan lo guardò storto, poi si rivolse a me «Giulia, lui è Matthew. Matthew Chismokens.»

«Piacere» borbottai «Sono qui perché vorrei che mi lasciassi in pace e che facessi lo stesso con Dylan.»

«Giulia?» mi prese in disparte lui «Lui è Matthew Chismokens. Chismokens, capisci? Nessuno può dirgli cosa fare, neppure i professori.»

Alzai le spalle, disinteressata «Credevo che il bullo della scuola fosse Harry.»

Mi liberai da Dylan «Senti, Matthew. Non ce l'ho con te, ma se continui così non posso assicurarti che arriverai indenne alla fine dei corsi.»

L'altro fischiò «È una minaccia?»

«Una promessa.»

Inaspettatamente, Matthew scoppiò a ridere «Sto morendo di paura, cosina

Dylan mi spinse verso la porta.

«L'hai conosciuto, ora possiamo andare.»

Mi sentivo umiliata. Era bastato l'atteggiamento di Matthew a lasciarmi senza parole.

"Non arriverai indenne alla fine dei corsi"? Ma da dove mi era uscita una simile scemenza?

Alla fine aveva ragione Grace. Aveva ragione Harry.

Ero una povera scema.

«Se vuoi rilasciare un'intervista il club sarà aperto dalle...» disse Matthew quando vide che ce ne stavamo andando. Dylan ebbe la premura di sbattere la porta.

«Vabbé, fa niente» concluse Matthew, tornando al suo lavoro.

 

Non potevo permettere che quel maleducato mi rovinasse la giornata, decisi.

Alle otto precise suonai il campanello della casa di Dylan.

Non sapendo cosa mettere, avevo optato per un vestitino nero semplice e leggermente oversize e delle comunissime sneakers nere.

Non mi ero truccata e avevo lasciato i capelli sciolti. Per una volta, non si erano opposti alla spazzola ed erano quasi in ordine.

Dylan mi fissò qualche attimo, quando venne ad aprirmi la porta.

«Sei bellissima» disse, e, chissà, forse lo pensava davvero.

Il cinema non era molto lontano, così ci incamminammo per arrivare in tempo. Lungo la strada Dylan mi informò riguardo quello che avremmo visto.

Si trattava di una rivisitazione di Romeo e Giulietta, dove la novità consisteva nel fatto che la storia era ambientata nello spazio profondo e che Montecchi e Capuleti erano i nomi di due fazioni aliene opposte.

Giulietta, mi anticipò Dylan, sarebbe stata una guerriera intergalattica.

«Come te, insomma» rise.

Colsi l'ironia, ma preferii non darlo a vedere.

«E tu sei il mio Romeo?» chiesi invece.

Arrossì lievemente «No, no!»

Colpito e affondato.

 

Il cinema non era grande, anzi. Scoprii che aveva una sola sala, ma molto capiente. Ci mettemmo in coda, ma non c'era molta gente, ed in poco tempo arrivammo davanti alla commessa.

«Due biglietti, per favore» chiese Dylan, porgendole i soldi.

La donna sorrise con l'aria di chi la sa lunga. Restituì qualche moneta di resto, poi mi strizzò l'occhio «Buona fortuna, piccioncini.»

Dylan divenne rosso come un pomodoro maturo «In realtà noi non…non siamo…»

Risi divertita «Sta' tranquillo. Va tutto bene.»

«Non credo proprio» s'intromise una terza voce. Riconobbi subito la persona cui apparteneva.

«Chris! Che ci fai qui?»

Il ragazzo socchiuse gli occhi. La luce tarda del tramonto rendeva le sue iridi castane ancora più belle, tingendole d'oro puro.

«Sei qui da solo?» mi informai.

Sorrise, mettendo in mostra i suoi denti bianchissimi.

«A dir la verità sì. Sarei dovuto venire con Shelly, ma Grace ha avuto una crisi isterica dopo la verifica di fisica e... sai come sono le donne! Non poteva certo lasciarla sola. Tuttavia, avevo pre-ordinato il biglietto online, e non usarlo mi sembrava un vero spreco di denaro» ammiccò «Se vuoi essere salvata, mia stupenda Giulietta, dì solo una parola.»

Mi prese delicatamente la mano e vi posò un dolcissimo bacio.

Sentii le farfalle nello stomaco.

Stavo per accettare, quando vidi lo sguardo sconsolato di Dylan. Che stavo facendo?

Mi riappropriai della mia mano «Giulietta dici? Ebbene, se è questo il mio ruolo, il tuo è senza dubbio quello di Paride, e non serve che ti rinfreschi la memoria a riguardo, non è così? Lascia che sia io a scegliere il mio Romeo, e spostati da qui: intralci gli altri spettatori.»

Ciò detto, presi Dylan a braccetto ed entrai trionfalmente nella sala buia.

  
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