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Autore: daughterofoctober    21/08/2017    0 recensioni
Esiste un mondo rinchiuso dentro una membrana magica chiamato Altrove. E' l'anello di congiunzione per i piani "inferiori" e "superiori". Demimonde ne è l'epicentro, l'isola ospitante il più grande ed antico mercato esoterico. Solo i "viaggiatori" sono in grado di navigare in quelle acque, offrendo, a chi ne necessita, i loro servigi.
Qui la prima storia di uno dei personaggi dediti all'arte dell'occulto e delle creature che lo abitano, paradossalmente legata alle vicende dei Mastini di Dio.
Genere: Avventura, Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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Gli occhi vennero chiusi, oscurando la vista del meraviglioso paesaggio davanti a lei. Le grandi montagne dalle cime innevate e dai pendii ripidi, addolcite dalla presenza dei grandi alberi secolari che venivano accarezzati dal leggero vento; il rumore cristallino del lago, il profumo che le arrivava nitido alle narici e scavava, giù nelle sue viscere, facendo nascere quella nostalgia primordiale che si può avere solo verso la propria casa: poteva vederlo senza guardarlo davvero. Conosceva quel luogo, vi apparteneva come mai era appartenuta a nient'altro prima d'ora. Era il suo luogo originale, lì era certa di aver vissuto la prima delle tante sue vite. Lì lei aveva avuto inizio e aveva conosciuto la sua prima fine.

Schiuse le labbra carnose, dilungandosi in un profondo sospiro. Cercò di proiettare tutte le insicurezze e la malinconia in quell'aria che ormai non faceva più parte di lei, liberando quelle emozioni con essa.

<< Cosa ti rende così triste? >>

Una lacrima stava già segnando la sua guancia quando le palpebre si sollevarono, la vista ora meno nitida. Lentamente si volse verso quella calda voce che era in grado di struggerle il cuore come nient'altro era mai stato in grado di fare. Adagiò lo sguardo sul nativo americano. I lunghi capelli corvini leggermente mossi ad incorniciare il bel viso, dove due preziosi occhi neri dalla forma a mandorla risiedevano. Increspò le labbra in un sorriso, allontanando quella piccola goccia salata con un veloce movimento delle dita affusolate. Rimase a guardarlo consapevole del poco tempo che gli era dato, da quando gli era stato concesso di ricordare, e come era ormai solita fare ogni qualvolta si ritrovava sulle sponde di quel lago. 

Alzò con gentilezza la mano quando fece per avvicinarsi con l'amarezza in volto, negando piano. Non sapeva ancora come gestire quel sentimento incontrollabile per un passato che non era destinata a rivivere, dove sentiva che vi risiedesse la più alta forma di felicità che avesse mai provato nella sua lunga esistenza. Un secondo sospiro lasciò le sue labbra, gli occhi che si posarono per qualche istante sul grande orso che vigilava a fianco del tipi, la grande tenda conica, prima di tornare su di lui. Strinse la presa sul bordo del cesto, tenuto contro il fianco destro. << Non riuscire a smettere di sperare. >>

 

Il corpo si protese verso l'alto, la bocca aperta in cerca di aria come se fosse appena uscita da una profonda apnea. Sbatté più volte le palpebre, mettendo a fuoco ciò che la circondava mentre passava ostinatamente le mani sulle guance umide; pose i piedi sul tappeto, precedentemente appoggiati al pouf di legno che teneva davanti alla poltrona, iniziando a fare dei lunghi e profondi respiri. Il cuore stava battendo con talmente tanta furia da indurle un principio di nausea. << Sto bene, ora passa. >>, soffiò spostando le dita dal volto per guardare Kons che si era sollevato di scatto sebbene non fosse il primo risveglio del genere che aveva. L'orso le si avvicinò lentamente, fino ad adagiare il grande muso dalla fronte piatta sulle sue ginocchia. A quel gesto non si trattenne dal posare una lenta carezza fra le orecchie tonde, per poi finire come ogni volta a premere il viso nel suo pelo fulvo mentre un leggero sorriso prendeva posto sulla labbra. << Grazie. >> 

Era l'antenato degli orsi attuali, conosciuto come arctodussimus yukonensis; un animale preistorico, il più grande predatore vissuto nell'Era Glaciale; 900 kg. per un'altezza di 1,8 m sulle zampe, ritto ne occupava 3,5. Il suo olfatto era in grado di estendersi fino a 10 km. di distanza e poteva raggiungere i 70 km/h. Uno Spirito Guida originario del Nord-america, il suo Spirito Guida della sua terra; quella che aveva appena visitato nel "viaggio onirico" avvenuto grazie all'idea di riposare qualche istante gli occhi. << Dovrei abituarmi, dovrei davvero. >> Sollevò il viso dal manto impregnato di quel profumo lontano e una mano andò a recuperare il bicchiere di vetro sul tavolino al suo fianco, ingerendo in un fiato la modesta quantità di Jägermeister. 

Un basso brontolio richiamò la sua attenzione, portandola a prendergli il grande muso fra le mani quando colse una vivida preoccupazione negli occhi gialli. << La tua presenza è fondamentale, non vi è niente per cui dispiacersi. >> Chiuse gli occhi, nel posare la fronte contro quella dell'animale, sapendo che stava facendo lo stesso. << Sono grata di sentire tutto questo, profondamente grata. >> Il suono della propria voce incrinata la colpì al ventre con brutalità. << Merda. >>, sibilò a denti stretti, abbandonando quel contatto per alzarsi e tentare di liberare la mente. << Usciamo da qui. Ho bisogno d'aria. >>

Tracciò una linea con gli indici sotto agli occhi, guardandosi nel riflesso dell'unico specchio presente nello studio, per via del mascara che era irrimediabilmente colato. Senza indugiare oltre, insieme a Kons, uscì dalla porta chiudendosela alle spalle nel porvi il proprio sigillo e prima di incamminarsi prese qualche istante per contemplare il cielo sopra Demimonde, la più grande isola di Altrove, fatto di fulgide sfumature aranciate.

Sede del più grande mercato esoterico che si diramava da costa a costa, serpeggiando nella natura tropicale, aperto ventiquattr'ore su ventiquattro. Vite e razze poliedriche incrociavano le loro strade. Una società mercantile che nel corso dei millenni aveva creato quell'appoggio, espandendosi di atollo in atollo, dove era possibile reperire qualsiasi materiale desiderato in base alla disciplina praticata.

Sciamani, streghe, maghi, negromanti, incantatori, druidi, evocatori e qualsiasi altro genere di professione delle arti magiche benevole e oscure, era professata attivamente. Creature mitologiche, Dei, demoni, angeli, Spiriti Guida e qualsivoglia bizzarro individuo venerato nel passato e nel presente, transitavano sul quel piano ed ognuno con i suoi motivi.

Demimonde era la piattaforma, nonché l'epicentro, prediletta dai "viaggiatori"come lei. Individui in grado di spostarsi da un piano all'altro, mettendo a disposizione i loro servigi ad un prezzo equiparabile ai bisogni richiesti del cliente. Il successo che ha sempre e sempre avrà i clienti porta irrimediabilmente alla competizione, malattia priva di antidoto e di annesso ricercatore, plasmando una gerarchia basata sulla "legge" del più forte. Più eri in cima alla piramide e meno il portafoglio piangeva.

L'equilibrio, assurdamente stabile, era sotto il controllo di un Giudice altrettanto assurdo, dichiaratosi imparziale, per il suo dominio su tutte le scienze legate al mondo dell'occulto: Belfagor, il Settimo Peccato Capitale, l'Accidia. Il compito più dispotico, parole sue, che possedeva era quello di soprassedere agli incontri tra i rispettivi "viaggiatori", appartenenti ai vari distretti in cui si divideva l'isola. 

Immerso nella folta vegetazione, la struttura dalla forma ellittica svettava in altezza e in larghezza, esattamente al suo centro e, come dice il detto "tutte le strade portano a Roma", tutte quelle di Demimonde conducevano al grande anfiteatro romano dove gli ormai rinomati incontri avevano luogo.

<< Vega! >>

La ragazza nel sentirsi chiamare si strinse nelle spalle bloccando il suo lento incedere al fianco di Kons; l'orso occupava gran parte dello spazio in quello stretto sentiero ghiaioso che fortunatamente, in quel momento, era poco frequentato. << Oh, ciao Vera. >> Sfilò una mano dalla felpa senza sforzarsi di sorridere. << Di ritorno o in procinto di partenza? >>

Veronika Olsen, figlia della fondatrice del distretto "Belldames"di cui entrambe facevano parte, aveva all'apparenza quarantacinque anni. Nessuno badava davvero all'età dalle loro parti, considerando che biologicamente erano tutti nettamente più giovani rispetto alla loro vera essenza; ciò, però, non toglieva che Vega rientrava nella fascia "visiva" più ridotta, ossia quella che andava dai dieci ai trent'anni e, considerando quando in realtà fosse antica, i ventiquattro anni erano motivo di invidia per molte e causa di stupidi, insensati, incontri all'anfiteatro per lei. << Ritorno, pensa che questa volta sono dovuta andare fino a Singapore ma ne è valsa la pena. >> Sollevò il sacchetto di velluto tintinnante prima di trasformare il sorriso in una smorfia. << Dolcezza, sembra che ti sia passato sopra un carrarmato. Che cos'è successo? >>

<< Niente di grave, "sogno onirico" che sapeva di casa. >> Lì le menzogne non riuscivano a vivere molto a lungo, sicuramente meno di quanto facevano nel "piano terrestre", quindi era assai raro che qualcuno spendesse in quella maniera futile le energie; era bene riservarle per altro ed era uno dei pochi pensieri su cui tutti andavano d'accordo all'interno della Società Occulta. << Sono in fase nostalgica. >>

<< Di nuovo? >> Gli occhi marroni e grandi della donna finirono su Kons al fianco della ragazza, alto quanto la sua "pupilla" sulle quattro, enormi, zampe. << Tutto a un senso, no? Non ti verrebbe mostrato altrimenti. >> L'orso fece un cenno del capo come in sostegno a ciò che era stato appena detto, portando il sorriso nuovamente sulle sue labbra sottili. << Vedi? >>

<< Lo so, è solo una fase, sto aspettando che mi venga mostrato cosa fare in proposito. >> Alzò appena le spalle, mantenendosi come sempre sul vago quando parlava di quell'argomento. Ancora non ne aveva esplicitamente parlato con nessuna di loro, era alquanto intimo e in più ci pensava già da sola a darsi della stupida. Sollevando una mano spostò bonariamente il muso dell'animale che si era allungato verso di lei. << Lo so, va bene. >> Accennò un mezzo sorriso indirizzando gli occhi neri e a mandorla su di lui. << Noi continuiamo la nostra passeggiata. Margarethe? >>

<< Abbi pazienza. >> Veronika annuì con decisione nel rimettere nella borsa il sacchetto con le monete, arricciando distrattamente le labbra. << Mamma dovrebbe essere nel suo studio, sempre se non se ne è andata a zonzo come al solito. >>

<< In caso non la incrocio, salutamela. >> Facendo qualche passo indietro, portando anche Kons a riprendere il loro percorso, gli fece un leggero cenno con il capo. << Ci vediamo, Vera. >>

<< Ho come l'impressione che la vedrai prima tu di me! >> Urlò con un accenno di ironia nella voce guardando le spalle della ragazza. << Dille che l'aspetto per cena e che non tardi troppo! >>

<< Questo potrebbe essere un pessimo presagio. >> Sussurrò senza voltarsi indietro, rivolta nuovamente verso la strada, addentrandosi sempre di più all'interno dell'isola, abbassando lievemente la testa per via delle grandi foglie tropicali che di tanto in tanto le ostruivano il passaggio. << E dovrebbero dare una potata agli alberi. >>

Tornò nel silenzio, osservando gli individui che transitavano nel loro distretto con puro disinteresse; ignorando le occhiate che le venivano riservate, alcune intimorite ed altre vicino al rancore, trovando il tutto profondamente noioso. Era difficile per lei provare del sincero entusiasmo dal momento che erano ormai secoli che frequentava Altrove e allo stesso modo la Terra. Riteneva Kons una delle poche gioie che le erano capitate da quando era stata rimandata su quei due suoli, in cui intratteneva vite completamente diverse, insieme ai frammenti del passato che le aveva portato, ed era l'unico pretesto che la spingeva a continuare il suo lavoro come"viaggiatrice". Il limbo emotivo che ne era conseguito però, non era dei più indifferenti, e si stava accorgendo di non avere alcun mezzo per affrontarlo nel migliore dei modi.

I pensieri vennero interrotti quando il grande orso preistorico si fermò di scatto e tre forti rintocchi, simili a quelli di campane, precedettero il formarsi del pentagramma cremisi di Belfagor. << Andiamo, non di nuovo. >> Roteò gli occhi con frustrazione, prima di guardare il Settimo Peccato Capitale che, fermo davanti a lei al centro del sigillo, si produsse in un breve inchino allegandovi un sorriso profondamente divertito. << Che giornata del cazzo. >>

   
 
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