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Autore: Hell Storm    21/08/2017    1 recensioni
Da bambina papà mi diceva che dove c'era la luce, c'era la vita, la speranza ... e il pericolo. Solo nel 2077 mi fu ben chiaro il vero significato di quelle parole, quando le bombe caddero e il mondo bruciò. Io e altri miei commilitoni ci salvammo nascondendoci fra le mura della nostra base, ma quando uscimmo alla luce, il nostro mondo non c'era più. Rimasti soli e a guardia di uno dei più grandi tesori prebellici della storia, decidemmo di fondare il primo insediamento della Zona Contaminata. Un faro di speranza in un oceano di morte e buio che avrebbe attirato altri superstiti in cerca di aiuto e di conseguenza anche intere legioni di mostri nati dalle radiazioni e predoni senza scrupoli.
Io sono il sorvegliante Rocket Earp. Noi siamo i fondatori di Beacon City. La Zona Contaminata è il nostro mondo. E questa ... è la nostra storia.
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Il volo dell'Aquila

Un volatile da settecento tonnellate

 

 

27/12/2077 D.C.

 

Stati Uniti d’America/Commonwealth dei Quattro Stati

Colorado/Contea di Las Animas/Base aerea di White Flat

Ore 12:49

 

37°38’58.52”N 104°28’59.94”O

 

Richiudemmo la porta per il montacarichi lasciandoci i boati alle spalle. Nick si mise a sigillare la porta e a bloccare gli ingranaggi con un cannello per saldature, ma ciò nonostante continuammo ad udire i deathclaw giù in fondo alla tromba dell’ascensore. Le due porte blindate gli avrebbero dovuti tenere a bada per un po' e molto probabilmente non sarebbero riusciti a salire.

L’hangar era identico a quelli di Fort Boise. Fabbricato in cemento armato e protetto da dei portoni scorrevoli a tenuta stagna in grado di bloccare le radiazioni. Il B-80 era un jet progettato per voli ad alta quota e per trasportare carichi di diverse tonnellate. Di norma centinaia di piccole testate tattiche, oppure ordigni nucleari da sei tonnellate. Era più piccolo del Liu H-15 cinese di Baatar, ma per quello che dovevamo fare andava più che bene. Qualcuno si era anche dilettato nel dipingere il nome dell'aereo sulla sua fiancata.

AQUILA ATOMICA.

-Tocca a voi piloti.- Dissi a Baatar e ai piloti indiani. -Tutti gli altri inizino a caricare.-

Prima di portar fuori il bombardiere, avremmo dovuto caricarlo con quante più provviste e risorse potessimo trasportare. Gli indiani avevano già accumulato tutte le attrezzature trovate nella base in quello stesso hangar. C’era solo l’imbarazzo della scelta.

Guardai la finestra delle missioni sul mio Pip-Boy. La missione principale aveva il solito obbiettivo e uno facoltativo. Evacuare la base e se possibile portare via una quantità accettabile di rifornimenti per il P1. Non capivo esattamente cosa intendesse il Pip-Boy per quantità accettabile, ma l’animazione della sottoscritta seduta sulla fiancata di un vertibird in volo riuscì a distrarmi un pochino.

-Ecco dov’erano i nostri ragazzoni!- Esultò Marion avvicinandosi ai due mezzi corazzati parcheggiati li vicino.

L’APC e il carro pesante erano l’ideale per spazzare via l’orda di ghoul che ci attendeva dietro quelle porte. L’APC era stato progettato per il trasporto truppe, ma i suoi due cannoncini da 40mm e la torretta da 70mm sarebbero stati perfetti per falcare i ghoul. In più le sue sei ruote motrici lo rendevano particolarmente veloce. Il carro armato era forse un po eccessivo con le sue due canne da 105mm e i quattro supporti per cingoli. Ciò nonostante la sua devastante potenza di fuoco ci avrebbe fatto comodo. In più la mitragliatrice leggera MG42 sulla torretta sarebbe stata ottima per il lavoro di precisione. C’era un motivo se quell’arma era sopravvissuta a più di un secolo di sviluppo bellico.

-Avete fatto un po di pratica con questi?- Chiesi.

-L’APC è facile da guidare e lo stesso vale per il carro. Sarebbe comunque meglio metterci qualcuno che lo conosce.-

-Per questo ci sono qui io.- Affermò Tony mentre guidava un muletto verso la rampa del bombardiere.

-Perfetto. Resta solo WOW …-

Rimasi impressionata nel vedere l’arma che Marion estrasse da una cassa nei pressi del banco da lavoro. Era un fucile di precisione lungo e di grosso calibro. L’arma doveva essere abbastanza pesante, ma la donna la maneggiava con pochi sforzi.

-Red, ti presento il mio bambinone. Fucile antimateria calibro cinquanta altamente modificato.-

-Perché antimateria?- Chiese Nick arrivandomi alle spalle con il cannello ancora in mano.

-Quest’arma può perforare materie belliche come mezzi con blindatura leggera e le strutture fortificate. Usarlo contro la carne umana sarebbe da considerare come crimine di guerra.-

-Che forza! Red non ne abbiamo alla base?- Mi chiese il meccanico.

-Circa una trentina di casse nel magazzino e più o meno dodici già nell’armeria.-

-Cosa!? E perché io non ne ho mai visto uno?-

-Perché sono troppo preziosi. Ma se farai il bravo vedrò di fartene avere uno.- Gli promisi con un tono da maestrina.

-Per adesso dammi una mano a portare queste casse a bordo.- Lo invitò Marion.

Mi voltai a dare un’occhiata per vedere come procedeva l’imbarco. La maggior parte del gruppo stava accumulando case di vario tipo su dei pallet che Tony avrebbe poi portato dentro la stiva attraverso la rampa sul retro del bombardiere.

Earl si stava dilettando nell’attivare tre protectron all’altro angolo dell’hangar. Li era anche presente un deposito ben custodito che di sicuro avremmo dovuto setacciare.

L’eyebot di Spectrum si stava passando il tempo con una visita turistica. Da come si stava muovendo doveva essere quasi fuori dalla portata del suo padrone.

Il Gutsy, non essendo progettato per lo spostamento delle casse, se ne stava fermo in disparte ad attendere di ricevere ordini più idonei alla sua programmazione.

L’infermiera Brooks invece stava trafficando con degli attrezzi a una postazione per armature atomiche vicina a noi. La postazione serviva per sostenere un telaio durante le procedure di riparazione e modifica delle armature. Li agganciato però c’era qualcosa di ben diverso da un telaio.

-Ehi Brooks!- La chiamai amichevolmente.

Avvicinandomi mi accorsi che quello nella postazione era un telaio estremamente modificato.

-Ciao Rocket. Volevo dire Red. Come va con le gambe?-

-Bene. Ormai non mi fanno più male. Questo che cos’è?- Le chiesi incuriosita.

-Oh, questa è … una cosuccia a cui sto lavorando da due anni.-

-L’hai fatto tu? Ti intendi di servomotori?-

-Beh, un pochino. Volevo creare un’armatura atomica leggera che garantisse agilità e una forza superiore alla norma, ma ho avuto dei problemi nell’assemblaggio.-

-Ma tu non sei un’infermiera?-

-In realtà sono anche sarta, segretaria, cuoca e ricercatrice. Nel tempo libero mi dedico alla lettura dei manuali della West Tek e ai collaudi del mio prototipo.-

-Direi che Foster si è trovato più di una semplice segretaria personale.- Pensai.

-Che tipo di problemi ha la tua armatura?- Le chiesi.

-Ho fabbricato a mano ogni singolo pezzo, rendendoli molto più leggeri e resistenti dei normali telai. L’accumulatore di nuclei a fusione ha un’autonomia massima di dodici ore e i servomotori sono pienamente funzionanti.-

-Ma?-

-Ma i comandi dei movimenti continuano ad essere disconnessi e non riesco a capire perché.-

L’infermiera tirò con un dito uno dei sensori nel braccio destro verso l’alto. L’arto si alzò di pochi centimetri, pensando che dentro di esso un vero braccio lo stesse guidando verso l’alto. Ma ad un certo punto il braccio vibrò e scatto di colpo verso il basso. Qualcosa di sicuro non andava.

-Vedi? Ormai non ho più tempo per lavoraci e trasportarlo senza un collaudo sarebbe troppo pericoloso. Per via dell’accumulatore.-

Mi dispiaceva vedere la povera Brooks così abbattuta. Si vedeva che ci teneva a quel progetto. Probabilmente aveva speso un sacco di soldi per i pezzi. Ma forse cerca qualcuno che la poteva aiutare.

-Ehi Nick! Brooks avrebbe bisogno di aiuto.-

Quando lo chiamai Nick stava aiutando Marion a caricare le casse di fucili su di un pallet. Nel sollevarle il meccanico aveva un’espressione simile a quelle di un malato di stitichezza. Marion al contrario riusciva a sollevarle senza troppi sforzi.

Il meccanico ci raggiunse dopo aver accatastato la sua prima ed ultima cassa.

-Ditemi!-

-Il prototipo di Brooks ha qualche problemino. Magari tu sai come risolverlo.-

-Caspita. L’hai costruito tu Trinity?- Le chiese il meccanico.

Già si davano del tu.

-Si. Però guarda.-

L’infermiera ripete la dimostrazione di prima e il braccio del telaio rifece lo stesso scherzo. Nick si gratto il mento ed esaminò il prototipo.

-Lo hai fatto tu? Intendo, tutto da sola?-

-Si. Ho fabbricato ogni singolo pezzo con una forgia. Sono tutti pezzi unici.-

-E hai usato un programma di sincronizzazione West Tek per telai?-

-Si.-

-Ecco. I programmi della West Tek si basano sui loro prodotti. Un telaio non costruito seguendo i loro progetti originali non sarà mai compatibile con i loro programmi.-

-Ma certo! Come ho fatto a non pensarci prima?- Si chiese l’infermiera.

-Puoi fare qualcosa Nick?- Domandai.

-Basta solo effettuare una sincronizzazione manuale.-

-Ma ci vorrebbe una giornata intera.- Obbiettò Brooks.

-Tu trovami un terminale e in venti minuti faccio tutto.-

L’infermiera corse ad attivare un terminale nella parete dietro alla postazione. Nick la seguì e insieme iniziarono quella che probabilmente doveva essere la sincronizzazione manuale.

-Red! Vieni a vedere.- Mi chiamò Earl dal deposito.

Lasciai i due alle prese con il telaio. Sembravano parecchio presi dalla configurazione.

Il deposito era protetto da delle sbarre alte cinque metri che lo rendevano più simile ad una cella. Quando raggiunsi Earl trovai il portone aperto e i tre protectron fuori dalle loro stazioni di ricarica. Uno da ufficio e due aiuto cantiniere. Il primo aveva delle semplici pistole laser nelle mani robotiche, mentre i due da cantiere avevano delle tenaglie per lo spostamento dei grossi pesi. Avrei preferito trovarne almeno uno con le sparachiodi incorporate, oppure un guardiano con delle pistole laser più potenti. Ad ogni modo ci sarebbero stati sicuramente utili.

-Proteggere e servire.- Disse il robot da ufficio.

-Vi preghiamo di restare calmi e lontani durante le procedure di carico.- Mi avvisò uno dei due da cantiere.

Si, i protectron non erano famosi per la loro simpatia. Solo quelli programmati per essere più carismatici usavano toni meno aggressivi e freddi. La gente aveva perfino paura di quelli in dotazione alla polizia. Durante alcune rivolte in città americane, i protectron poliziotto avevano aperto il fuoco sui manifestanti senza mostrare alcuna pietà.

Evitai quindi di infastidire i tre robot ed entri nel deposito dal cancello. Il deposito celava un robot costruttore. L’ideale per il sollevamento di grossi carichi e la demolizione degli edifici. Già ai tempi dei miei stage avevo lavorato con quegli enormi robottini. Alti quattro metri, con sei zampe e due tenaglie pneumatiche che li rendevano simili a delle mantidi religiose. Attivarlo ci avrebbe permesso di caricare anche i container più pesanti.

-Che ne pensi?- Mi chiese Earl guardando il robot.

-Che ci farebbe comodo con le casse.- Gli risposi.

-No, guarda meglio.- Mi disse indicando il torace del robot.

Sulla placca di protezione era presente il marchio Vault-Tec.

-È della compagnia. E allora?-

-Potrebbe non rispondere ai nostri comandi. Magari obbedisce solo ai capi cantiere.- Suggerì Earl.

-Oppure farà esattamente quello che un Sorvegliante gli dirà di fare. Dai attivalo ed incrociamo le dita.-

Earl si avvicinò al robot, aprì il quadro dei comandi ed effettuò l’accensione. Per essere un semplice addetto alla robotica militare, se la sapeva cavare anche con le attrezzature industriali.

Il costruttore fece i suoi soliti rumori dovuti all’attivazione. Appena il suo visore binoculare si accese fummo illuminati dalla luce abbagliante dei suoi occhi. Seguì poi la prova delle zampe e delle tenaglie. Il robot era operativo.

-Operazione?- Chiese il robot con voce forte.

-Carico merci.- Gli risposi io.

-Carico merci registrato. Prestare attenzione.-

Il costruttore uscì spalancando del tutto il cancello. Il suo processore lo avrebbe guidato durante le operazioni, e in caso di correzioni sarebbe bastato dargli indicazioni più precise o modificare gli ordini.

Gli altri lasciarono che l’insettone si occupasse dei container, occupandosi invece delle casse più piccole e delle attrezzature trasportabili con il muletto.

-Vado a controllare cosa sta caricando.- Si offrì Earl.

Per quanto efficiente potesse essere, il costruttore avrebbe potuto caricare un intero carico di inutili incudini al posto di un container carico di celle alla microfusione.

Man mano che i pallet e i container venivano caricati, il Pip-Boy ne registrava il peso e il contenuto, anche senza che mi avvicinassi. Il suo sistema di analisi ambientale era davvero efficiente.

Finimmo di caricare l’aereo e assicurammo il carico con dei ganci. Facemmo entrare anche il costruttore. Non potendolo usare in combattimento lo avremmo portato con noi a Fort Boise. Avremmo potuto caricare anche altri due container, ma così facendo non ci sarebbe stato abbastanza spazio per gli altri superstiti. E poi avremmo potuto fare tranquillamente a meno di pentolame da cambusa e forniture da ufficio. A quei tempi.

-Venite tutti qui.- Dissi facendo segno agli altri.

Ci radunammo nei pressi della rampa di carico. Era arrivato il momento di uscire all’aria aperta. Mancavano solo Brooks e Nick. Stavano ancora lavorando al prototipo.

-Nick?-

-Dateci solo un secondo. Abbiamo quasi finito.- Ci informò l’infermiera.

-Va bene. Ora che abbiamo finito di caricare dobbiamo eliminare il gruppo di ghoul qui fuori.-

-Quanti potrebbero essere?- Chiese uno dei Coyote.

-Tanti. Arrivano al cancello e se finiscono dentro la recinzione non ne escono più.- Gli rispose Marion. -E fuori dalla recinzione ce ne saranno di sicuro altri.-

-Ecco perché manderemo i protectron in testa come esche e useremo i blindati per falciarli uno ad uno.-

-Come la mettiamo con i deathclaw?- Domandò Amelia.

-Se saremo fortunati ce ne andremo prima che si liberino. Se mai si libereranno.- Le rispose Spectrum.

-E se non lo saremmo?- Continuò Amelia.

-Allora vorrà dire che oltre ad essere dei bravi arrampicatori, saranno anche affamati. Ora che sanno della nostra presenza di sicuro proveranno ad uscire.-

-Quindi è meglio sbrigarci. C’è anche il problema del sottosuolo.- Gli ricordai.

-Non per spaventarvi, ma credo che da quando siamo partiti la piana si sia inclinata di circa undici gradi.- Ci informò Spectrum.

Quell’informazione però non aiutò. Guardandomi attorno potei constatare che bulloni e bossoli vuoti rotolavano in un’unica direzione. E anche bene.

-Cosa aspettiamo allora?- Chiese Nick sbucando dal nulla.

Il meccanico stava indossando il prototipo di telaio di Brooks. Era un telaio più piccolo di quelli normali e con meno componenti. Il congegno sulla schiena e i movimenti silenziosi lo rendevano parecchio interessante.

-Vi presento la prima esotuta da battaglia operativa!- Esultò l’infermiera Brooks. -Più veloce, agile e leggera di una normale armatura atomica.-

La presentazione lasciò tutti impressionati. Compresi i soldati in armatura atomica.

-Non avrà le corazze delle normali armature atomiche, ma in compenso è dannatamente comoda.- Fece notare Nick.

-Sta solo attento a non attivare il jetpack. Non ho avuto ancora modo di provarlo.- Lo pregò Brooks.

-Molto bene.- Tagliai corto. -Tony nel carro armato. Lopez e i Rattlesnakes dentro all'APC. Io e Nick staremo sul carro armato mentre Bud, Grant e i Coyote ci copriranno le spalle. Earl, Marion e Amelia staranno sul tetto dell’APC e spareranno ai solitari. Raggiungeremo i cancelli e a quel punto bloccheremo ogni possibile intrusione. Quando l'Aquila sarà fuori, Spectrum darà il via libera per i camion e a quel punto imbarcheremo i superstiti e ce la fileremo. Tutto chiaro?-

-Affermativo!- Mi risposero i soldati.

Ognuno raggiunse la sua postazione e i mezzi vennero portati davanti alle porte. Io e Nick eravamo in piedi sul carro con la mitragliatrice della torretta pronta all’uso, mentre i Rattlesnakes avevano già infilato le canne delle loro armi nelle feritoie laterali dell’APC. Gli sventurati protectron e il Gutsy vennero messi davanti a tutti, ignari dell’imminente pericolo. Al contrario i Coyote attendevano nelle retrovie il momento di scatenarsi. I piloti sembravano più concentrati nelle ultime procedure di preparazione al volo. Restava solo Spectrum che attendeva la fine dell’imminente battaglia rimanendo nei pressi dell’aereo.

-Scusate. Posso venire con voi?- Mi chiese l’infermiera.

Da brava sbadata che ero, avevo scordato l’infermiera.

-Brooks, preferirei che tu restassi a bordo dell’aereo con Baatar.- La pregai.

-No, posso aiutarvi. Guadate questa.-

La ragazza estrasse da una fondina nascosta dal camice una pistola. Una pistola che mi fece pensare ad uno scherzo.

-Una pistola ad acqua?- Chiesi vedendo l’imitazione della pistola laser dell’eroina immaginaria Nuka Girl.

-No questa spara davvero! L’ho costruita identica a quella di Nuka Girl. Ed è anche potente.-

-Wow che forza!- Si complimentò Nick.

-Non sta scherzando Red. È lei che ha dato il colpo di grazia al primo deathclaw e amputato il dito a quello che bloccava la porta.- Mi informò Marion da dentro la torretta.

-Oh, merda. È stata davvero lei?- Mi domandai.

Ci riflettei un secondo e presi la mia decisione.

-Va bene. Ma mi raccomando, fa attenzione.-

-Grande! Mille grazie comandante Earp.- Disse l’infermiera arrampicandosi sui cingoli del carro.

-Chiamami pure Red.- Le risposi aiutandola a salire.

-Allora tu puoi chiamarmi Trinity.-

Nick l’aiutò anche con la valigia.

-E questa?- Le chiese il meccanico.

-Tranquilli, è la mia valigia da viaggio. Dentro ho le mie cose e il materiale di primo soccorso.-

Avrei preferito che la lasciasse nell’aereo, ma l’infermiera sembrava decisa a tenersela. E poi non volevo fare la spacca palle.

-Apri!- Dissi facendo segno al pilota alla console di comando.

L’indiano azionò i comandi e le porte iniziarono a muoversi. Mentre il pilota andava verso il camion da traino, un vento carico di radiazioni entrò nell’hangar. Appena sentii il ticchettio del Pip-Boy provai a ripararmi dietro alla torretta, ma il vento continuava a farsi sentire.

-Prima non c’era tutto questo vento.- Si ricordò Nick.

-È una tempesta atomica!- Ci informò Marion. -Raffiche di vento potenti cariche di sabbia e cenere radioattiva.-

I blindati e i robot avanzarono comunque. Le radiazioni non erano un problema per i robot, come non lo erano per gli equipaggi dei mezzi con le corazze schermate.

-Gradireste del Rad-X?- Ci chiese Trinity.

Accettammo di buon grado la generosa offerta di medicinali. Prendemmo tutti e tre un pugno di pillole e le ingerimmo. Per un po di tempo i farmaci ci avrebbero difeso dalle radiazioni.

Man mano che andavamo avanti le raffiche di vento non sembravano affievolirsi. E quando finalmente arrivammo all’aperto, a malapena riuscimmo a vedere i protectron davanti a noi.

Il vento proveniente da ovest ci colpiva con forza sul fianco destro, facendo volare sabbia e a volte piccoli sassi. Uno di questi mi colpì l’elmetto, costringendomi a tenere ancora più giù la testa.

-FORSE DOVREMMO ENTRARE NEL CARRO.- Suggerì Nick cercando di sovrastare la tempesta.

-QUESTI CARRI HANNO UN SOLO POSTO!- Gli risposi.

Ma proprio in quello stesso istante, il vento svani completamente. La nebbia, spinta ancora dalle ultime folate di vento, cominciò a diraderai, e dal nulla, apparvero i ghoul.

Con la scarsa visibilità e il fragore della tempesta non ce n'eravamo accorti. E lo stesso valeva per loro.

Non fui capace di contarli tutti, ma a giudicare da ciò che vedevo, davanti a noi si estendeva una marea di ghoul. Tutti in un costante e perpetuo ondeggiare senza meta che li aveva portati fino a li.

Quando però la nebbia si diradò del tutto, anche loro si accorsero della nostra presenza. Centinaia di volti deformati, occhi accecati e bocche spalancate si voltarono verso di noi. In un attimo i ruggiti della folla ci investirono e tre protectron vennero praticamente sommersi. Solo il Gutsy riuscì a trattenerli per un po. I robot ci fecero guadagnare abbastanza tempo da poter scaricare un buon numero proiettili sui nemici.

Tony sparò in rapida successione sei granate anticarro e due proiettili al plasma al centro del branco. Seguirono poi i cannoni dell'APC e le nostre armi automatiche e a energia. Una sublime sinfonia di spari ed esplosioni.

Ciò nonostante, mentre le carcasse si ammucchiano e i nostri caricatori si scaricavano, la marea ghoul passò al contrattacco. Decine su decine di ghoul si abbatterono sui due blindati, mettendo a rischio la mia vita e quella di Nick e Trinity. L’APC non riuscì più neanche a muoversi, ma quello almeno aveva un tettuccio alto, mentre il carro armato continuava a spostarsi riducendo in poltiglia i ghoul morti o feriti. Alcuni riuscirono a salire sui propri compagni, arrivando così al pianale del carro e costringendo me e Trinity a salire sulla torretta. Mi ritrovai così a sparare con la mitragliatrice da seduta fornendo fuoco di copertura per Bud e i Coyote dietro di noi. Nick preferì rimanere in piedi sul pianale a schiacciare le braccia e a calciare le teste dei ghoul. L’esotuta gli dava abbastanza forza da tirare dei calci così potenti da decapitare i ghoul e far arrivare le loro teste a diversi metri di distanza. Al contrario Trinity usava la sua pistola da Nuka Girl per eliminare cinque o dieci nemici ad ogni colpo. Vedere quel giocattolo sparare un fascio laser potente come quello di un assaultron utilizzando una singola cella a microfusione per volta, mi aveva lasciata senza parole. E pensare che quando l’avevo vista per la prima volta non mi aveva dato l’impressione della super tecno guerriera. Mai giudicare un libro dalla copertina.

Dopo cinque buoni minuti la maggior parte dei ghoul aveva già tirato le cuoia. Esclusi quelli gambizzati, ne rimanevano meno di trenta. L’APC si era liberato abbastanza da potersi muovere e i soldati dietro di noi non erano stati neppure feriti.

Stavo scaricando l’ultimo nastro su di un ferale in procinto di caricare Bud, quando una ventata di radiazioni ci investi, dandomi una sensazione di bruciore abbastanza sgradevole alla pelle del viso.

-Per la miseria! Eliminiamolo!- Disse Trinity indicando un ghoul nel branco.

Il ghoul in questione era un soggetto davvero particolare. La sua palle verde acido emanava una luce bioluminescente che gli conferiva un aspetto oltre che raccapricciante, anche … radiativo.

Non persi un secondo ad analizzare l’anomalia. Gli scaricai addosso gli ultimi venti colpi, ma non furono sufficienti ad abbatterlo. Ne lui, ne gli altri cinquanta ghoul che si stavano rialzando intorno ad esso.

-Si stanno rialzando! Trinity?!-

-Le sue radiazioni rianimano quelli con ferite meno gravi. Dobbiamo eliminarlo!- Mi rispose l’infermiera sparando un altro colpo in direzione del bersaglio lucente.

Il laser incenerì solo i quattro ghoul davanti al resuscitatore.

-TONY!- Urali battendo sulla torretta. -TRENTA GRADI A DESTRA! UCCIDILI TUTTI!-

Senza ricevere alcuna risposta, la torretta iniziò a girare in direzione del nemico con me e Trinity ancora sopra di essa.

-MIRA A QUELLO LUMINOSO!- Specificò Trinity.

I due proiettili partirono in contemperano, riducendo in mille pezzi il ghoul luminoso e tutti i suoi amichetti. L’onda d’urto fu più potente dei proiettili precedenti e per poco non caddi.

Dopo essermi ricomposta potei constatare che la minaccia era stata ormai eliminata definitivamente. Bud e i Coyote avevano già abbattuto i ferali rimasti in disparte.

Scendemmo a terra e lasciammo andare i veicoli verso il checkpoint all’entrata della base. Iniziammo un lungo e sgradevole rastrellamento alla ricerca di possibili superstiti. Era orribile vedere tutti quegli innocenti trasformati in mostri e poi ridotti a brandelli dalle nostre armi. Il peggio fu quando vidi il corpicino di un bambino ghoul. Aveva ancora i capelli. Biondi come quelli di Trinity. E uno dei nostri proiettili gli aveva trapassato lo sterno, macchiandogli la maglietta e portandogli via la vita. Nel vederlo li da solo e abbandonata, mi vennero le lacrime agli occhi.

BAAM. Uno dei Coyote diede il colpo di grazia ad un ferale ancora in vita. Poi un altro e un altro ancora. E allora, tocco a me. Perché li vicino, a pochi metri da me e dal cadavere del ragazzino, il ghoul verde splendente era ancora vivo. Certo, gli era rimasto soltanto un braccio e l’unica cosa che gli riusciva bene era grugnire, ma era pur sempre vivo e il contatore geiger ne rivelava le radiazioni.

Avvicinandomi attirai la sua attenzione e subito cercò di avvicinarsi, nonostante il suo braccio non glielo permettesse. Mi fermai a poco meno di un metro da lui e gli puntai la pistola alla testa.

-Perdonateci.-

Il proiettile fece un lavoro pulito. Dritto nella fronte, senza schizzi e senza fuoriuscita.

L’operazione di bonifica era terminata. Restavano solo alcuni ferali sparsi lungo il perimetro esterno, ma a quelli ci stavano già pensando i blindati.

-Red?-

Trinity mi aveva messo una mano sulla spalla. Guardandola non vidi la biondina impacciata di prima. Vedevo anzi un’amica. Forte e pronta ad aiutare chiunque.

-Sono morti. Sono tutti morti.- Le dissi sconsolata.

-Non è colpa nostra. E sopratutto non è colpa tua.-

-Nessuno ne ha colpa.- Continuò Nick li vicino.

-E allora come mai queste persone sono finite così?- Gli chiesi indicando i cadaveri che ci circondavano.

Non ricevetti risposta. Sentii soltanto il suono ondulare di un eyebot in avvicinamento.

-D’ho il via libera Red?- Mi chiese Spectrum.

-Si. Di agli altri di partire.-

L’eyebot emise una serie di rumori anomali, si agitò e finì col guardarsi a torno. Terminata la sua funzione, Spectrum si era scollegato, lasciando il robot libero di volteggiare nei dintorni.

Demmo il segnale ai piloti e l’aereo venne trainato fuori dall’hangar. Il camion procedeva lento e questo ci diede abbastanza tempo per spostare i cadaveri dei ghoul. Fu abbastanza disdicevole, ma vedere le enormi ruote del jet schiacciare i cadaveri di quelle persone ci sarebbe rimasto sulla coscienza per il resto della vita. Un Coyote si occupò anche di un braccio mozzato e di due teste bruciate finite lontano dal mucchio.

L'Aquila Atomica arrivò finalmente in posizione e nel frattempo iniziammo ad intravedere i camion dei superstiti raggiungerci da sudest. Una dozzina di autobus e camion civili, più un paio di jeep.

-RED!- Mi chiamò Marion dalla torretta del carro armato.

Ordinai agli altri di imbarcarsi e raggiunsi il resto della squadra all’entrata della base. I due mezzi erano parcheggiati tra la torre di avvistamento e la guardiola. I Rattlesnakes si erano schierati fuori dall’APC, lasciando tre dei loro compagni ai cannoni del mezzo. Marion si era posizionata dietro alla torretta, con il fucile antimateria posizionato sopra ad essa. Al suo fianco Lootah si stava sistemando con il suo fucile a impulsi. Mi ero scordata che il cecchino indiano ci aveva preceduti tramite il tunnel di manutenzione che portava alla torre.

-Che succede?- Chiesi.

-Colonna di mezzi in avvicinamento.- Mi informò Marion.

-Nemici?-

-Le insegne sono quelle dell’Orda.-

Lootah mi passo un binocolo da campo, permettendomi così di vedere con i miei occhi i mezzi nemici. Venti mezzi militari e qualche civile modificati in svariati modi. Dall’APC con degli spuntoni ai lati fino al camion con il cofano ricoperto di ossa umane. C’era anche una Fusion Flea Supreme dipinta di rosso cremisi e due Pick-R-Up con delle mitragliatrici a canne rotanti montate sopra i tettucci.

-Tenetevi pronti!- Ordinai cambiando le munizioni alla MG42.

Mentre la colonna di mezzi si avvicinava, buttai un occhio dietro di noi. I camino erano stati parcheggiati dietro al bombardiere e i superstiti si stavano imbarcando tramite la rampa di carico. Tornai a guardare il convoglio nemico quanto la torretta roteò di qualche grado in direzione dei mezzi.

-Cosa ti è rimasto soldato?- Chiese Marion aprendo il portello del carro.

-Una al plasma, tre anticarro e due normali.- Gli rispose Tony.

-Tutto qui?!- Chiesi.

-Tagli al budget.- Mi rispose Marion sarcasticamente.

La foschia tornò a coprirci con un manto abbastanza leggero da nasconderci per gli ultimi cinquanta metri, ma senza impedirci di vedere l’Orda.

-Appena rallentano o aprono il fuoco noi li freddiamo!- Ordinai.

I blindati erano arrivati a soli duecento metri da noi quando si fermarono. Non potevamo sapere il motivo di quella loro sosta, ma il rischio era comunque troppo alto.

-Red?- Mi chiese Marion.

-Fuoco!-

I proiettili esplosivi andarono tutti a segno. Uno degli APC venne fuso quasi del tutto dalla granata al plasma. Metà dei camion della prima fila vennero fatti esplodere, ma il bello fu quando i loro motori a benzina e a fusione esplosero. Vidi anche la carrozzeria della Flea volare otto metri in aria come una cometa in fiamme e poi schiantarsi al suolo. Uno spettacolo di fiamme e bagliori accecanti al cui interno nulla poteva sopravvivere. Esclusi i sette veicoli che ne uscirono praticamente illesi.

Tre APC, tre camion e uno dei due Pick-R-Up senza il mitragliere uscirono da quel casino di fiamme e rottami ardenti. E noi continuammo a sparare, anche quando si ritirarono veloci come saette.

-Cessate il fuoco.- Ordinai.

Quelle carogne erano quasi sparite nella foschia quando gli spari finirono. Dietro di loro lasciarono soltanto nuvole di polvere e i resti dei loro compagni.

-FOTTETEVI!- Esultò un Rattlesnakes.

-CORRETE BASTARDI!- Continuò Marion.

L’aver respinto l’Orda fu una vittoria di grande impatto sul nostro umore. Quei predoni avevano fatto la loro scelta. I ferali, no.

-Red, alla radio c’è Baatar. Dice che stanno aspettando solo noi.- Mi informò Amelia.

-Perfetto. Torniamo all'aereo e …-

Una raffica di proiettili sbucata dal nulla colpì la strada del checkpoint. La scia di proiettili arrivò fino al carro armato con noi sopra. Non ebbi neppure il tempo di accorgermi del proiettile che mi colpì di traverso al torace.

Rovinai a terra con il sangue che mi usciva dal petto e la sensazione di aver preso un brutto calcio poco sotto la spalla. Non riuscii a parlare, ma vidi i Rattlesnakes ripararsi dentro all'APC. Lootah e Marion saltarono giù dal carro e mi trascinarono dietro ad esso. Mi accorsi che anche Lootah era stato colpito. Aveva un grosso foro nella gamba destra, dal quale fuoriusciva parecchio sangue.

-Mettetevi … riparo!- Provai a dire.

-Aspetta Red. Ti d’ho due stimpak.- Disse Marion estraendo dalla cintura tre siringhe di farmaci.

Ne iniettò due a me e una a Lootah. In breve tempo la galleria scavatasi nel mio petto si richiuse. Le piastrine ripararono le cellule danneggiate e gli antidolorifici mi fecero passare da morente a sana come un pesce in un baleno. Fu quasi piacevole.

-Meglio?- Mi chiese Marion.

Tirai un lungo sospiro e gli mostrai il pollice all’insù.

-AEREI IN ARRIVO!- Urlò qualcuno.

Marion e Lootah alzarono lentamente la testa e guardarono sopra la copertura del carro.

-Ci pensiamo noi.- Disse Marion appoggiando il fucile antimateria sopra al carro armato.

Lootah fece lo stesso con l’arma ad impulsi. Io raccolsi invece il binocolo di prima e guardai anch’io verso il cielo.

-Dannazione!- Dissi tra me e me quando mi accorsi che una delle due lenti era rotta.

In lontananza tre vertibird stavano volando verso di noi. Erano più o meno a ottocento metri da terra e molto veloci.

-Hanno anche loro i vertibird!- Notò uno dei Rattlesnakes.

-Hanno degli esplosivi.- Continuò Lootah.

Guardando le fiancate del vertibird al centro della formazione, mi accorsi che il convertiplano era armato con due lanciamissili. Uno per fiancata.

-Lootah, tu quello a destra. Io penso a quello al centro e al suo amichetto sulla sinistra.-

-Sicura?-

-Sicura. Se manco il secondo aiutami.-

-Aspettiamo la picchiata?-

-Aspetta il mio segnale.-

Continuai a guardare i vertibird avvicinarsi, buttando di tanto in tanto un occhio ai due tiratori. I Rattlesnakes erano al riparo dentro all’APC e gli altri ancora dentro al carro armato. Tutto ciò che potevamo fare era aspettare che Marion e Lootah ci liberassero degli uccellacci.

-Arrivano.- Disse Lootah a bassa voce.

I vertibird si erano inclinati verso di noi. Era certo che volessero finire il lavoro del loro amico e pareggiare i conti.

-Pronto?- Chiese Marion.

-Quando vuoi.- Gli rispose Lootah.

Marion aspettò ancora pochi secondi. E poi sparò. Prima un colpo diretto al vertibird al centro. Poi toccò a Lootah che ne sparò due. E per finire, Marion sparò gli ultimi tre colpi nel caricatore verso il vertibird a sinistra.

Tutti i colpi andarono a segno. Il vertibird a destra si spense completamente, mentre quello al centro della formazione ebbe un’esplosione interna. Non capii esattamente come, ma il primo proiettile di Marion, oltre ad aver trapassato il vetro della cabina, aveva causato un’esplosione interna. Quello a sinistra invece non subì alcun danno. Gli ultimi tre proiettili di Marion non riuscirono neppure a trapassarne le feritoie e la sua traiettoria non mutò. Almeno fino a quando il vertibird al centro, privato dei piloti, non gli frantumò le eliche con la sua fiancata.

-Questo si che è sparare!- Mi complimentai.

-Il mio split migliore.- Disse Marion ammirando il suo tiro.

Anche i Rattlesnakes esultarono vedendo lo scontro tra i due apparecchi.

I tre velivoli continuarono la loro picchiata per qualche secondo, per poi schiantarsi in tre diversi punti al suolo. Le tre esplosioni generate dagli schianti crearono una potente onda d’urto, che fece volare macerie in fiamme e tremare la terra sotto di noi. Ci volle qualche secondo, ma alla fine potemmo uscire allo scoperto senza bruciarci la pelle.

La strada era scomparsa e al suo posto si ergeva un muro di fuoco. Quasi mi dispiaceva per quei poveri bastardi.

-Ok. Torniamo all’aereo.- Ordinai.

Mentre i Rattlesnakes tornavano all’APC, io e i due tiratori risalimmo sul carro armato.

-Retro front, Tony.- Ordinò Marion.

A quel punto però, avvertimmo un’altra vibrazione. Una scossa.

-Lo sentite anche voi?- Chiesi.

-Non siamo noi. Il motore è al minimo.- Ci informò Tony.

Mi guardai attorno alla ricerca della causa di quelle vibrazioni, ma l’unica cosa che riuscii a vedere fu … una ragnatela di crepe avanzare rapidamente verso di noi. La terra si stava spaccando.

-VAI IN RETRO MARCIA TONY!- Urlai.

Il soldato ingranò subito la retromarcia, ma il crollo del terreno era troppo veloce. Non riuscimmo a fare cinque metri che le crepe raggiunsero i cingoli.

-TUTTI FUORI!- Gridò Marion quando il carro armato iniziò a sprofondare.

In un baleno saltammo tutti giù e ci radunammo il più lontano possibile dal crollo. Fu assurdo vedere che alla fine la spaccatura generatasi non fu tanto devastante. I cedimenti si arrestarono e il terreno sprofondo solo di pochi metri. In alcuni punti non più di due metri, e in altri quasi di dieci metri. Tipo quello dove era finito il nostro mezzo. Ma almeno noi eravamo usciti appena in tempo e l’APC era stato abbastanza veloce da mettersi ad una distanza di sicurezza.

-E adesso?- Chiese Earl.

-Chiama Baatar e digli di decollare.- Dissi indicando Amelia.

-Ricevuto.-

-E fai arrivare uno dei vertibird. Dobbiamo andarcene il prima possibile.-

Ci riunimmo con i Rattlesnakes in attesa del recupero e ammirammo il decollo del possente aereo ai margini della base. L'Aquila Atomica era già in volo quando arrivarono il V1 e il V2. A pilotare il V2 doveva esserci Spectrum. Mi stupì invece vedere il generale Foster al portello del V1. Avevo pensato che il generale fosse già salito sull’Aquila. Invece il vecchio stronzo era li, a farci segno di salire. O meglio, a far segno a Trinity di salire.

Quando i portelli laterali delle stive si aprirono scattammo verso i velivoli. Mancava davvero poco alla salvezza, ma quel giorno era destinato ad andare storto.

Due proiettili di cannone vennero sparati verso di noi. Uno rimbalzò sulla corazza curva del V2 e l'altro ci colpì a pochi passi di distanza. L’esplosione ci scaraventò per terra, ferendo Lopez alla spalla e uccidendo uno dei suoi. Appena la testa finì di ronzarmi, vidi Marion iniettare uno stimpak nella spalla ferita di Lopez e i vertibird decollare. Saggia scelta, visto che un’altra cannonata li avrebbe potuti prendere in pieno. Peccato che io, Lopez, Marion, Lootah e il soldato defunto eravamo rimasti a terra.

-TORNIAMO AL BLINDATO!- Urlai cercando di sovrastare i rotori dell’apparecchio.

Aiutai Marion a portare Lopez verso l’APC, mentre Lootah recuperò l’arma e le piastrine del soldato morto. Nell’arrivare al blindato non ricevemmo altri attacchi. Forse i cannonieri avevano pensato che al suolo non ci fosse rimasto nessun altro.

-Vado ai comandi. Dove andiamo?- Chiese Lopez sistemandosi sul sedile del guidatore.

-Torniamo al centro di controllo. Non abbiamo altra scelta.- Gli risposi.

Mentre il mezzo svoltava per tornare indietro, Marion e Lootah si posizionarono con i fucili alla rampa posteriore del mezzo e io mi sistemai al posto del cannoniere. I comandi erano progettati in modo da permettere ai soldati meno competenti un facile utilizzo. Mi bastò selezionare il cannone principale e farlo girare con la manopola di comando.

-Qual’è il piano?- Mi chiese Marion dal retro del mezzo.

-Allontanarci il più possibile da quei maniaci e sperare che Isaac ci trovi.- Gli risposi franca.

Le feritoie frontali del mezzo erano ottime per guidare, ma per sparare era meglio il sistema di puntamento. Con quello potevo guardare in tutte le direzioni. Specialmente da dove fino a poco fa si ergeva il checkpoint. Ero sicura che le cannonate provenissero dai superstiti del convoglio nemico.

Ne ebbi la conferma quando quegli scassa palle uscirono dalle fiamme dei vertibird e oltrepassarono la zona dei crolli. Peccato che il terreno non fosse sprofondato di più.

-NEMICI A ORE SEI.- Dissi ad alta voce.

-Li vediamo.- Confermò Lootah.

I due pelle rossa aprirono il fuoco e io gli seguii a ruota. Il cannone semiautomatico sparava una media di quattordici colpi al minuto. Solo che a me ne rimanevano sei e i nemici erano sette.

Mirai al mezzo più vicino e sparai. Il proiettile sarebbe dovuto esplodere all’impatto, ma colpendo l’APC di striscio finì col fare cilecca. Marion invece ebbe più fortuna con il fucile antimateria. Sparò un colpo dritto al motore di uno dei camion. L’esplosione fu simile a quella creatasi a bordo del vertibird armato di lanciamissili.

-Proiettili esplosivi.- Supposi.

Non si poteva dire lo stesso di Lootah. Dal rumore dei suoi spari, stava sicuramente usando il fucile d’ordinanza del soldato morto.

-LOOTAH SPEGNILI CON IL TUO FUCILE.- Gli consigliai sparando un altro colpo che andò a finire all’orizzonte. -Merda!-

-Non posso più usarlo, è scarico. Tu piuttosto mira meglio.-

-Vorrei farlo, ma quest'affare non è preciso.-

Lo stesso valeva per i cannoni degli APC inseguitori, che da quella distanza e in movimento costante non riuscivano a prendere bene la mira. Il blindato in testa però ci mancò di molto poco.

Lo presi nuovamente di mira e dopo aver aspettato il momento giusto sparai. Il proiettile colpì il cannoncino destro del mezzo, distruggendo l’arma, il sistema di puntamento e molto probabilmente uccidendo l’artigliere seduto appena dietro. Un colpo molto fortunato, che rese l’APC inoffensivo.

Continuai a tenere sott’occhio i nostri inseguitori, i quali si limitavano a seguirci e a non sparare. Forse risparmiavano le munizioni per quando saremmo arrivati alla fine della pista.

Arrivati nei pressi dell’hangar da cui eravamo usciti Lopez guidò il blindato tra l’edificio e il mucchio di ferali abbattuti. Quando toccò ai piloti nemici, questi se ne fregarono e passarono sopra alle spoglie. Uno guidò apposta il suo camion su uno dei mucchi di cadaveri più grandi, maciullando i resti di quegli innocenti già deturpati.

-Figlio di puttana.- Mi dissi.

-Correte umani, Karugh si è liberato.- Sentii nella mia testa.

-Cosa?- Ci chiedemmo reciprocamente io e Lopez.

-L’hai sentito anche tu?- Mi chiese Lopez.

-L’avevo già sentito nel tunnel. Non me lo sono immaginata allora.-

-HEY, RAGAZZI. L’AVETE SENTITO?- Chiese Lopez ai due tiratori.

-RED GUARDA DIETRO!!!- Urlò Marion spaventata.

Tornai a guardare le retrovie con il sistema di puntamento, e quello che vidi … mi terrorizzò.

Li per li, pensai di avere le allucinazioni o che i visori fossero malfunzionamenti, ma quello che avevo inquadrato era un deathclaw. E non uno come quello di prima. Uno alto sei o sette metri e veloce come il vento.

-DA DOVE CAVOLO VIENE QUELLO?!- Chiesi sgomentata.

-Lo abbiamo visto uscire dall’hangar dell’Aquila. Deve essere uscito dal tunnel.- Mi rispose Lootah.

Lui non sembrava molto spaventato.

-Cosa facciamo Red!?- Mi chiese Lopez.

Lui si che era spaventato.

-Portaci il più velocemente possibile alla fine della pista, mentre noi teniamo lontana quella cosa!-

L’inseguimento era diventato una fuga disperata, nella quale l’Orda si ritrovò svantaggiata. Il primo mezzo a cadere nelle grinfie del mostro fu un camion in coda al gruppo. Il deathclaw lo sollevò dal retro, senza smettere di correre, e lo fece ribaltare facendo volare fuori dal cassone un paio di figure. Era sicuramente più forte dei suoi fratellini.

A quel punto i predoni, accorti della nuova minaccia, aprirono il fuco contro il mostro.

Il deathclaw tornò alla carica ribaltando di lato un altro camion. Poi toccò a uno degli APC. Che fosse intelligente o solo fortunato, non mi fu dato saperlo, quell’ammasso di muscoli e scaglie tirò una spallata all’APC sulla fiancata destra. Il mezzo rotolò in diagonale finendo con lo schiantarsi contro uno degli hangar.

I predoni spararono a più non posso contro il mostro, ma l’unico che riuscì a causare un certo danno fu il cannone principale dell’APC rimasto funzionate. Il proiettile però non fece molti danni. Riuscì solo a far infuriare ancor di più il bestione, che carico di rabbia lanciò un ruggito abnorme.

Finalmente i mezzi dell’Orda si ritirarono svoltando bruscamente alla loro destra, ma senza smettere di ingaggiare il nemico. I due ultimi APC e il camion rimasto illeso si allontanarono a gran velocità, mentre il Pick-R-Up con la mitragliatrice continuò a correre vicino agli hangar e a bersagliare il deathclaw con i suoi proiettili traccianti.

Il deathclaw, stanco di subire il fuco del mitragliere, scatto a quattro zampe verso il veicolo e in un attimo fu sopra al mitragliere. Le enormi fauci catturarono il predone, affondando i canini nel suo torace e strappandolo dalla sua postazione. Il deathclaw spicco anche un balzo notevole che lo fece atterrare sopra all’abitacolo monoposto del Pick-R-Up. Il veicolo non esplose, ma il conducente rimase sicuramente schiacciato.

-Ragazzi siamo sopra di voi.- Disse Isaac alla radio.

E in quel momento udimmo il suono ritmico dei rotori del V1.

-Isaac, ci serve aiuto.- Disse Lopez impugnando il microfono della radio.

-Lo vedo. Salite sul tettuccio e saltate dentro alla mia stiva.-

Quella di stare sopra ad un APC in piena corsa e saltare dentro un velivolo in volo non mi sembrava una soluzione facile o sicura, ma era sempre meglio che fermarsi e discutere con il nostro inseguitore.

-LOOTAH, MARION. RIUSCITE A SALIRE SOPRA AL APC?- Chiesi.

-SI ABBIAMO SENTITO. MA TU NON SPARARE MENTRE SIAMO VICINI AL CANNONE.- Mi rispose Lootah.

I due indiani si misero le armi a tracolla e uscirono dal boccaporto sopra me e Lopez.

Vidi Marion e Lootah in piedi sul tettuccio tramite il visore di puntamento. Poi girai il cannone a destra per vedere il V1 volare a meno di due metri dall’APC, con il portellone della stiva già aperto. Isaac doveva essere pazzo a volare in quelle condizioni. Un minimo errore avrebbe potuto ucciderci tutti.

Il primo a saltare fu Lootah, che a sua volta aiutò Marion quando fu il suo turno. Restavano due persone da salvare.

-Tocca a noi.- Dissi a Lopez.

-Dammi un secondo che blocco i comandi.-

Tornai a girare la torretta del cannone per guardare il deathclaw mastodontico dietro di noi e notai che era più vicino di prima. Gli sparai gli ultimi proiettili, ma solo due lo colpirono. E non lo fecero rallentare di molto.

-Muoviamoci!- Affermò Lopez dopo aver bloccato l'acceleratore con il suo elmetto.

Saliti sul tetto dovemmo coprirci gli occhi. L’aria era tornata densa di pulviscolo e il getto delle eliche del V1 rendevano il tutto più difficile.

-Sbrigatevi! Tra poco la pista finisce.- Ci ricordò Isaac tramite l'altoparlante del V1.

Lopez saltò senza alcuna esitazione. Forse avrebbe dovuto fare meglio i calcoli, visto il suo pessimo atterraggio nella stiva. Per fortuna Marion e Lootah erano li ad aiutarlo.

Io mi presi un paio di secondi per calcolare meglio la traiettoria. Controllai i movimenti del vertibird. Studiai la velocità del vento.

-ATTENZIONE!- Gridò Isaac attraverso l’altoparlante.

Il vertibird si distaccò di colpo e una raffica di proiettili traccianti passò tra i due mezzi. Un dannato stingray sfrecciò sopra alle nostre teste, rendendo ancora più difficile il recupero. Il piccolo jet militare era veloce e ben armato. Anche un pilota esperto come Isaac a bordo di un vertibird d'élite era in guai seri quando una di quelle cose era sulle sue tracce.

Mi guardai a torno cercando un modo per eliminare il velivolo nemico, ma l’unica cosa che vidi fu la fine della pista ormai prossima e il deathclaw altrettanto vicino. Se fossi rimasta sull’APC sarei caduta nella voragine e se fossi scesa prima sarei stata sbranata. E il tempo per pensare stava per finire.

-AFFERRALO ROCKET!-

Senza che me ne accorgessi il V1 era finito a una decina di metri sopra alla mia testa, e dal vano sotto alla stiva era stato fatto scendere un cavo.

-Il cavo di carico.- Mi tornò in mente.

Allungai disperatamente le mani nel tentativo di prendere il gancio del cavo, che nel frattempo ondeggiava di qua e di là.

Dopo un paio di tentativi riuscii ad agguantarlo e in un baleno me lo agganciai alla cintura. Quattro secondi più tardi, l’APC si inclinò bruscamente e sotto i piedi non mi restò più nulla. Ebbi comunque il tempo di fare gli ultimi saluti.

-CI VEDIAMO CORNUTO!- Dissi al deathclaw facendogli un gestaccio.

Il mostro rallentò di colpo e io potei gustarmi il suo sguardo abbattuto nel vedermi volare via. Subito dopo precipitai.

La forza di accelerazione, mischiata con la sensazione di cadere, mi tolse tutta l’aria dai polmoni. Non riuscii neppure ad urlare. Il gancio mi trascinò nelle viscere della terra e per poco non mi spezzo in due.

Nella caduta non riuscii a focalizzare bene gli eventi, ma riconobbi il V1 volare in picchiata verso il basso. La picchiata durò parecchio e quando finalmente ebbe fine, potei esprimere le mie emozioni.

-ISAAC … PORCA DI QUELLA … STAI … ?- Urali disperata.

La coltre di polvere nella voragine era molto più densa rispetto a quella in superficie, ma i proiettili che mi raggiunsero da dietro erano comunque facili da notare. Lo stingray si era messo in coda e Isaac aveva scelto di ripararsi nel canyon a mezza luna che ormai aveva circondato la base. Chi sa quale fra i due era il più folle?

Il V1 sfrecciò attraverso le pareti di roccia e lo stingray continuò a bersagliarlo con raffiche brevi. Ne dedussi che fosse stato lui a colpirci all’entrata della base.

-FATTI UN CAZZO DI GIRO BASTARDO!!!- Gli urlai sentendo i suoi proiettili sfrecciarmi vicini.

Più il vertibird avanzava, più la gola si restringeva. Isaac era a corto di idee, e il suo avversario aveva ancora un asso nella manica.

Il piccolo jet lanciò sei missili aria-aria verso di noi. I missili erano veloci, ma Isaac era altrettanto scaltro. Il pilota portò prima il vertibird in alto e poi effettuò una mirabolante tripla piroetta che disorientò i sistemi di guida dei missili. Inutile dire che la sottoscritta ne rimase parecchio scossa, ma le manovre evasive di Isaac funzionarono. I missili non ci colpirono e finirono contro parete sinistra. Proprio quella che con fatica sorreggeva la base.

Le esplosioni furono seguite da un fracasso assordante e prima che potessi accorgermi di ciò che stava per accadere, la parete si sbriciolò. Pezzi di roccia caddero da per tutto e per poco uno non mi colpì in testa. Il V1 si impennò di colpo e lo stingray fece lo stesso.

Mentre risalimmo in superficie un’enorme costone di roccia ci sfiorò. Al contrari lo stingray non fu così fortunato. Il frammento lo colpì in pieno, sbriciolando il suo telaio e facendo esplodere il motore a fusione. L’esplosione che ne scaturì non fu nulla di speciale rispetto a quello che ne seguì.

Ancor prima di raggiungere la superficie, White Flat collassò. L‘intera piana di granito sprofondo di diverse centinaia di metri nel sotto suolo. L’energia sismica provocata da quel disastro fu un vero cataclisma. La pista si spezzo in vari punti, gli hangar si divisero tra di loro e il centro del controllo aereo crollò in mille pezzi. Uno spettacolo terrificante.

Solo quando il V1 tornò in volo stazionario il cavo venne riavvolto. Finalmente potei salire a bordo, così da poter strangolare Isaac con le mie stesse mani.

Arrivata nella stiva gli altri mi aiutarono a sganciarmi, ma le loro facce erano diverse da quelle di chi era appena sfuggito alla morte. Marion mi fece segno di non parlare e poi mi indicò il portello che separava la stiva dalla cabina. Ci avvicinammo al portello e Marion lo aprì molto lentamente.

-Ora che il vostro patetico tentativo di salvare il vostro ex comandante è fallito assumo io il comando.- Disse il generale Foster. -Per prima cosa, mi dia la sua valigia infermiera Brooks.-

Alzai la testa attraverso il portello. Vidi Isaac e Nick seduti ai posti di guida e il generale intento nel puntare una 10mm contro Trinity. La ragazza teneva tra le braccia la sua preziosa valigia e da come la stringeva non sembrava intenzionata a lasciarla.

-Piano bello.- Lo avvertì Nick.

-Se uno solo di voi prova a interferire la ammazzo!- Li minacciò il generale.

Il generale mi stava dando le spalle, Trinity era appoggiata con la schiena contro il portello di destra e gli “scagnozzi” di Foster non erano presenti. Con un po di astuzia e un pizzico di furtività sarei riuscita a fare qualcosa.

-Infermiera mi dia la valigia!- Ordinò Foster.

-Cosa ne vuole fare? Dentro ci sono le mie cose.- Spiegò Trinty.

-E anche il set da barba che le avevo ordinato di portare con sé.-

-Ma è stato lei che mi ha ordinato di metterlo in valigia.-

-Si, ma ora devo sbarazzarmene. Quindi mi dia quella valigia!-

Mentre strisciavo alle spalle del generale, Trinity continuava a tenersi stretta la valigia. Nick si accorse della mia presenza, ma fu abbastanza furbo da non tradirmi.

-La prego. Dentro ci sono le mie cose. Se mi desse almeno il temo di ...-

-NON HO TEMPO! Devo liberarmi dei dati prima che finiscano nelle mani sbagliate. E ora mi dia quella VALIGETTA!-

Ero quasi arrivata abbastanza vicina al generale da potergli fracassare la testa con il calcio della mia pistola, quando questo perse la pazienza e si gettò su Trinity.

Il generale cercò di strappare alla giovane infermiera il suo bagaglio, ma questa continuava a non mollarlo. Nick e Isaac si ripararono dietro agli schienali, visto che la 10mm del generale volteggiò minacciosamente verso di loro.

Stavo per partire all'attacco, quando Foster tirò la maniglia del portello e aprendolo scaraventò Trinty giù dal vertibird. La ragazza scomparve in un attimo, portando con se la valigia e quel poco di aria pulita nella cabina.

-DANNATO PENDEJO!- Urlò Nick scattando dal sedile del copilota.

Il generale era rimasto a guardare la sua vittima precipitare dal portello, dando così al meccanico un'occasione per attaccare.

Nick lo afferrò ad una spalla con il guanto meccanico della sua tuta e dopo averlo scaraventato contro la paratia di sinistra si getto anche lui fuori dal portello.

-NICK!- Urlai scavalcando il generale rimasto a terra e affacciandomi al vuoto.

Ma anche Nick era sparito. E a quella quota le coltri di polvere erano troppo fitte.

Trinity era precipitata nel vuoto nel tentativo di proteggere tutto ciò che le era rimasto e Nick l’aveva seguita in un istante. In un attimo avevo perso il mio amico d’infanzia e una possibile aggiunta alla squadra. Un’ottima possibile aggiunta.

-Dannato messicano.- Mugugnò Foster alle mie spalle.

Ne avevo le scatole piene di quel fascista di alto rango e dei suoi modi. Mi voltai, feci tre passi, gli premetti lo stivale sullo sterno per tenerlo giù ed impugnai ancora più saldamente la mia pistola.

-HAI UCCISO IL MIO AMICO!-

-Ho bisogno di un …- Il generale si interruppe quando la canna della pistola lo colpii sulla mandibola.

Poi toccò al calcio della pistola, che gli arrivò dritto in testa. A quel punto gli sferrai tre jab con la mano sinistra al volto.

-HAI UCCISO I MIEI AMICI FIGLIO DI PUTTANA!-

Non soddisfatta del lavoro, effettuai altre quattro combinazioni da pugile principiante che comunque lasciarono dei bei lividi sulla faccia di Foster. Mi fermai soltanto quando il generale perse del tutto i sensi. In quello stesso momento iniziammo ad udire il suono di un allarme. Brutto segno.

-Ma cosa? Qualcosa ci sta raggiungendo!- Disse Isaac guardando lo schermo del radar.

-Che hai detto?- Chiesi massaggiandomi le nocche.

-È veloce! Oh merda. È QUI! È QUI!-

Quel qualcosa entrò direttamente dal portello rimasto aperto, emettendo fiamme e fumo. Capii subito che quel missile non era esploso, dato che ne sentii ancora l’odore dei gas di scarico e il fumo acre mi diede fastidio agli occhi.

-Siamo tornati.- Udii.

Tolsi le mani dal viso e con incredibile sorpresa trovai Trinty tra le braccia di Nick. L'esotuta del meccanico stava ancora fumando dai propulsori sulla schiena.

-Ragazzi ... ma come?- Chiesi rimanendo imbambolata.

-Ho pensato che fosse il momento di testare il jetpack.- Scherzò Nick.

Trinty si risistemò i capelli come meglio poté, controllò il suo bagaglio e diede un bacio a Nick. Sulla guancia.

-Grazie. Mio eroe.-

-Che posso dire. MechaNick alla riscossa!- Affermò spavaldamente Nick.

-Sei un diavolo volante Rodriguez.- Si complimentò Isaac dalla sua postazione.

-E io che pensavo di avervi perso entrambi.- Dissi asciugandomi le lacrime dagli occhi.

Avrei voluto abbracciarli, ma preferii richiudere il portello. Notai che anche Isaac era visibilmente sollevato nel sapere che l'infermiera e il meccanico non erano morti.

-Ora scusatemi, ma ho della spazzatura da gettare.- Disse Nick indicando il generale.

-No, aspetta Nick. Ci ho già pensato io.- Gli feci notare. -E poi … non puoi dire di aver vissuto, senza aver partecipato ad una corte marziale.-

   
 
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