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Autore: vortix    21/08/2017    2 recensioni
Tarquinio il Superbo non aveva preso molto bene la storia che lui fosse l'ultimo re di Roma, e la monarchia per lui doveva continuare. Ora l'ultimo dei re è tornato in vita e sta cercando di impossesarsi nel fuoco di Estia, la fiamma che tiene in vita non solo Roma ma anche la fede negli dei.
Sarà Chiara, l'ultima semidea in Europa, insieme ad alcuni illustri personaggi a noi conosciuti, che cercherà di fermare il temibile Tarquinio.
Storia post "Le sfide di Apollo".
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Estia, Leo Valdez, Nuovo personaggio, Percy/Annabeth, Reyna/Jason
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Una serie di (sfortunati) eventi.'
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Dopo aver constatato che Denver sia la capitale del Colorado, finalmente Nico si ferma e indica un preciso albero, tra i tanti che ci sono qui intorno.
«Questo è il passaggio che uso più spesso per arrivare al Campo Mezzosangue. Con il mio aiuto, dovreste arrivare a Denver in pochi minuti.» Da come lo racconta però non sembra tutto questo grande divertimento.
«Perché siete tutti così mogi? Non dovrebbe essere una cosa divertente? Andiamo, è un vero e proprio teletrasporto!»
«Si, lo è. Ma ha il suo prezzo.» Mi dice Percy, avvicinandosi con cautela alla corteccia dell’albero.
«Questo tipo di viaggi può mettere k.o. anche un dio, in particolari casi. -Spiega Nico- Il primo effetto collaterale è la stanchezza, ti sembrerà che i muscoli si stiano sciogliendo.» Il figlio di Ade rivolge una furtiva occhiata a Reyna, ma lei rimane zitta.
«Confermo, vai così veloce che ti sembra che la tua faccia si stia sbucciando.» Finisce Percy, alzando un pollice in su per mantenere l’ottimismo.
Fantastico, non sono passati nemmeno trenta minuti in questa missione e già la mia faccia rischia di disintegrarsi.
«Allora, vogliamo andare?» Incita Reyna, sistemandosi lo zaino sulle spalle.
Nico annuisce, rimanendo zitto. Il ragazzo si posiziona davanti alla pianta e alza le mani in alto, per poi portarle vicino alla corteccia e sussurrando delle parole che non capisco.
Improvvisamente il terreno trema e per un momento penso che siamo in un bel mezzo di un terremoto, ma dopo tutti i tremori si concentrano nel pino davanti a Nico, e pochi secondi dopo la corteccia si apre a cerniera, rivelando un buco nero all’interno.
«Dovete solo focalizzare il luogo dove volete arrivare.» Ci raccomanda Nico.
Per primo entra Percy e subito dopo Reyna, salutando con un piccolo sorriso il ragazzo con il giubbotto d’aviatore.
Quando è il mio turno mi fermo per un secondo, fissando il vortice nero che mi si presenta davanti.
Sto per raccogliere tutto il coraggio che mi rimane in corpo ed entrare nel portale, quando Nico mi ferma. «È ancora bella Venezia?»
Gli sorrido. «Si, è ancora bellissima. Forse con qualche ratto in più, ma ha ancora il suo fascino.»
Nico mi fissa per un po’, annuendo.
«Va bene, ho capito. Devo cominciare ad imparare l’italiano.» Esclama Leo proprio dietro di me, alzando gli occhi al cielo.
Ridacchio leggermente, e dando un ultimo sguardo a Nico, entro nell’Oltretomba, seguita da Leo. Dopodiché vedo nero; e no, non sto citando una canzone di Zucchero.
Il buio è ovunque, mi avvolge e mi occupa la mente. Inizialmente non percepisco nessun movimento del mio corpo, ma poi una forte scarica di vento mi trascina violentemente in avanti, e più avanzo e più mi sembra che la mia pelle stia per prendere fuoco. Percy stava dicendo sul serio prima.
Non riesco a urlare, non riesco ad aprire gli occhi e non riesco a pensare. Il panico mi prende alla sprovvista e io vengo trasportata dall’aria come se fossi una foglia al vento. Riesco a sentire una serie di suoni indistinti tra urla, pianti e boati in sottofondo, ma tutte queste cose non fanno altro che disorientarmi ancora di più.
Sto per raggiungere il livello massimo di sopportazione quando tutto questo buio sparisce inaspettatamente, e io cado per terra come un sacco di patate.
Quando apro gli occhi riesco a distinguere le due trecce di Reyna affianco a me, ma quando provo a muovere il braccio il muscolo decide di ribellarsi.
Prendo coscienza del mio corpo lentamente, e più passa il tempo più faccio fatica a respirare da quanto sono stanca. Potrei andare a dormire per un anno intero.
Nico ci aveva avvisato sulla stanchezza, e anche se lui ha cercato di assorbire quanto più oscurità possibile per tutti quanti, non è bastato per riuscire ad essere attivi in pochi minuti.
«Ragazzi, state bene?» Questa è la voce di Percy e io sono stanca anche per rispondere.
«Più o meno. Dobbiamo sforzarci di rimanere svegli. Più ci riusciamo, più il senso di sfinimento se ne va. Lo so, è difficile, ma è l’unico modo per non cadere nell’oscurità e trasformarci in ombre.» Reyna sembra essere esperta nel settore, e tutti facciamo quello che ci dice.
Inizialmente più cerco di tenere gli occhi aperti e più sento il viso urlare di dolore, ma poi questa fase passa. Trascorrono i minuti e riesco a muovere la testa, poi le mani, le braccia, le gambe e infine il corpo.
Ci vuole un’ora buona perché tutti e quattro riusciamo a riprenderci come si deve.
«Reyna, come facevi a saperlo?»
Leo e Percy si fissano, ma rimangono zitti. La ragazza mi racconta in pochi passi cosa ha dovuto fare durante la guerra contro Gea con Nico, e dopo capisco perché sia così esperta di viaggi nell’Oltretomba.
Decidendo insieme di lasciarci alle spalle questo terribile viaggio, ci accorgiamo di essere atterrati sull’erba di un parco.
Intorno a noi sorgono alcuni alberi che ci fanno ombra, poco più in là ci sono delle panchine arrugginite e alcuni sentieri con qualche famiglia che sta camminando tranquilla con i propri bambini.
Il cielo è completamente grigio, non si vede nemmeno un raggio di sole.
Non appena mi metto in piedi, i miei polpacci mi bruciano dal dolore, ma cerco di non lamentarmi ancora. Anche Leo si mette in piedi, e tira fuori una cartina con una guida turistica. Ci mette ben due minuti a scartarla e trovare la pagina desiderata.
Mentre ci incamminiamo, lui si mette a leggere ad alta voce.
«Denver è una città degli Stati Uniti d'America, capitale e principale città dello Stato del Colorado.»
«Oh, lo so bene.» Sussurra Percy, e non capisco bene il perché.
«Grazie Leo, fin qui ci siamo arrivati tutti.» Commenta Reyna.
«È conosciuta come Mile-High City, perché la sua altitudine ufficiale sul livello del mare, misurata sul quindicesimo gradino del Colorado State Capitol, ammonta a 1609 metri, ossia ad un miglio.»
Alzo gli occhi al cielo. Farà così per ogni città che visitiamo? Il mio sesto senso dice proprio di sì.
«Ragazzi, voi avete qualche idea di dove andare? Perché io sono ancora convinto per il Giardino degli Dei.» Dice Percy, avvicinandosi ad un carrello per gli hot-dog.
«Aspettate ragazzi! -Continua Leo- Qui viene il bello: secondo l'ultimo censimento del 2010 la popolazione cittadina ammonta a 600.158 abitanti, ma sentite un po’, le ultime stime ufficiali disponibili parlano di 649.495 persone. Denver è così, la venticinquesima città degli Stati Uniti e la sesta capitale di stato USA per popolazione.»
Io ho già voglia di sbattere la testa su un albero e di farla finita.
Improvvisamente Reyna si ferma, e sorride leggermente. «Leo, hai per caso parlato di un Colorado State Capitol?»
«Si, qui dice che è il Campidoglio.»
«Quel posto ha una serie di gradoni pieni di piccole pietruzze, la nostra pietra deve essere per forza lì.»
«E anche oggi Leo Valdez ha migliorato la vita a tutti.»
«Abbassa la cresta, ricciolino. Non sarà facile trovare la pietra. Aspettate un attimo, Percy dov’è?»
Tutti e tre ci giriamo più volte, scrutando tutto il parco per trovare Percy.
«Trovato!» Esclama Leo, e si dirige verso il carrellino degli hot-dog.
Percy ha in mano due panini, e ne sta finendo uno in bocca. La sua espressione è impagabile.
«Ragazzi, tre al prezzo di due! Volete un hot-dog?»
Io e Reyna ci mettiamo a ridere, ma poi torniamo in modalità missione e convinciamo i due ad incamminarci.
Finalmente usciamo da quello che Leo dice di essere City Park (ci ha raccontato la storia anche di quello) e prendiamo una piccola stradina chiamata Detroit St, per poi camminare per una mezz’ora abbondante in una strada principale, che Leo ha chiamato Colfax Ave. Cominciano già a mancarmi le solite vie che trovavo in Italia, sono quasi sicura che Via Dante o Via Leopardi non si trovino molto spesso qui.
Lo stradone che stiamo percorrendo sarà largo trenta metri, un sacco di macchinoni ci passano di fianco e più andiamo avanti e più il caldo si fa sentire, anche se il sole ancora non si è fatto vedere.
«Odio i Campidogli. Ci ho trovato sempre delle brutte sorprese.» Dice improvvisamente Percy, che è il capofila.
«Se è per questo troviamo brutte sorprese dovunque.» Replica Leo e con questo la mia briciola di ottimismo scompare. «Ma non do torto a Percy, Denver non mi è mai piaciuta.»
«Come mai?» Chiedo.
«Afrodite e Ares venivano spesso qui a fare le loro… cose. Mio padre ovviamente non ne era felice.»
«Se è per questo, tuo padre non è l’unico ad avere dei problemi con Ares.» Aggiunge Percy, riferendosi inevitabilmente a sé stesso. Lui però non aggiunge altro, e capisco subito che si tratta di una di quelle storie passate che non vogliono essere riesumate.
Finalmente dopo qualche minuto riusciamo a scorgere poco lontano una struttura con una cupola, che assomiglia un po’ alla basilica di San Pietro a Roma. L’edificio è gigantesco, ornato da una serie di colonne greche e una serie di rientranze, ma quello che viene subito all’occhio è il cupolone completamente dorato, con una serie di piccole finestre incastonate sulla superficie.
«Beh, penso proprio che siamo arrivati.» Annuncia Leo, e ci avviciniamo al colosso di marmo, arrivando finalmente alle famose gradinate.
I gradini sono fatti in pietra rossa, il che non ci aiuta un gran che con la nostra ricerca.
Più vado avanti e più queste pietre mi ricordano i san pietrini che ci sono nella vera Roma, e pensandoci, qui ci sono molte cose in comune con l’antichità greco-romana.
«Beh, facciamo che il primo che trova la pietra ha il diritto di mangiare la prima barretta di ambrosia.» Esclama Leo, e tutti si mettono a cercare.
Io non sono sicura di sapere cosa sia effettivamente l’ambrosia, ma mi metto a cercare comunque.
Comincio ad esaminare i primi venti gradini, ma di una pietra rossa nessuna traccia. Chiedo anche agli altri, ma nemmeno loro hanno avuto successo.
Improvvisamente un boato familiare attira la nostra attenzione, e io vado immediatamente sull’attenti. Leo è vicino a me, e mi sussurra se riconosco quel suono.
Io annuisco, deglutendo rumorosamente.
Se è un’altra viverna io do di matto.
All'improvviso un enorme mostro metà serpente e metà donna sbuca fuori da dietro la cupola dorata, e tutti noi indietreggiamo. Il mostro è color viola, con una lunga coda che parte dalla schiena della donna. Il suo viso è quello di un umano, ma le squame lilla e oro mi dicono che di umano ha solo la parte superiore. I capelli rosso fuoco le si avvolgono lungo il corpo da serpente e gli occhi brillano di un giallo strano, come se avesse due fari al posto delle pupille.
I turisti che ci camminano di fianco sembrano non accorgersi di quel bestione e continuano con la loro vita come se fosse nulla.
«Qualcuno ha la più pallida idea di cosa sia quella cosa?» Grido.
«Percy?» Chiede a sua volta Leo.
«Era Annabeth quella che sapeva riconoscere tutti i mostri e descriverne i poteri. Io mi limitavo a distruggerli.»
«È una Delfine, il drago a cui Tifone aveva dato l'incarico di sorvegliare Zeus, ferito durante l'atto della ribellione dei Titani contro gli dei.»
È in momenti come questi che adoro Reyna.
«Aspettate, il Delfine non era il drago che Apollo ha usato per sorvegliare l’Oracolo di Delfi?» Chiede Leo, continuando ad indietreggiare e cercando di nascondersi dietro un cespuglio.
«No, è diverso. Questo è più malvagio.» Dice Reyna, prendendo in mano la sua spada d’oro.
In effetti, se questo mostro è stato capace di rapire uno come Zeus non deve essere tanto benevolo, o sano di mente.
Reyna ci mostra silenziosamente un nascondiglio dietro un paio di cespugli, e noi la seguiamo senza farci vedere.
«Ssssssemidei, dove siete? È inutile che vi nassssscondiate, avete i minuti contati!»
«Se mi dessero un dollaro per tutte le volte che i mostri mi dicono una cosa del genere ora sarei milionario.» Commenta Percy, prendendo dalla tasca della sua felpa una penna.
«Percy, vuoi fare un autografo alla nostra amica?» Chiedo, confusa.
Lui sorride. «No, è la mia arma.»
Apro la bocca, poi la richiudo. «Vuoi scriverle una lettera minatoria?»
«Meglio, con questa la uccido direttamente.» E quando il ragazzo toglie il cappuccio della penna questa si trasforma in una spada azzurra.
Improvvisamente mi torna in mente il film, e mi faccio prendere dall’emozione. «Ma certo, come nel film!» Esclamo.
«Vi prego, non voglio sentir parlare di quel dannatissimo film.» Dice Leo, ma prima che tutti noi possiamo replicare, il mostro ci ha trovati.
Reyna e Percy partono immediatamente all’attacco, muovendo in aria le rispettive spade con una maestria allucinante, mentre Leo invece accende le sue mani.
Scendo dalla gradinata e mi allontano quanto basta per poter avere una visuale completa della situazione. Il cupolone è ancora abbastanza vicino da poter essere distrutto facilmente, e il mostro è abbastanza grande e forte da poter schiacciarci con la sua coda.
Okay, devo fare qualcosa ed è ora di ricorrere a questo famoso potere del sole. Cerco di concentrarmi meglio che posso, ma le mie mani non emanano nessuna luce.
Ecco che ci risiamo.
«Ehi, Chiara. Devo bombardarti un’altra volta per evocare i tuoi poteri?» Fa Leo, e anche se so che lo sta dicendo tanto per scherzare, (ebbene sì, riesce a farlo anche davanti ad un drago umanoide che ci vuole uccidere), la cosa mi pesa più di quanto vorrei ammettere.
La coda del Delfine si sta avvicinando a Percy, e per quanto Reyna possa proteggerlo, entrambi non se la stanno cavando bene. Leo invece fa il possibile per accecare il mostro, ma le squame sono più resistenti del previsto.
Ripenso per un momento a tutte le volte che sono riuscita ad evocare la luce e improvvisamente capisco cosa mi impedisce di agire: la rabbia.
Non sono abbastanza arrabbiata!
Chiudo gli occhi e comincio a pensare alle cose che mi fanno arrabbiare: l’ananas sulla pizza, Trump, gli spoiler, la morte di Finnick in Hunger Games, l’1% di batteria nel cellulare… E poi la sento, l’energia che mi scorre nelle vene e che si concentra nelle mie mani.
E poi succede: le mie mani risplendono di luce propria e non mi sono mai sentita meglio; l’adrenalina mi scorre nelle vene e sono pronta ad affrontare questa bestia.
Corro verso Percy e Reyna che nel frattempo sono riusciti a perdere entrambe le spade. Qualcosa mi dice che la spada di Percy ritornerà presto dal suo proprietario, ma non in un tempo abbastanza breve da poter continuare ad affrontare il combattimento.
Così quando arrivo vicino a Leo lui mi guarda sorridendo, e insieme cominciamo a lanciare luce e fuoco al mostro, puntando principalmente al cuore.
«Al viso, al viso!» Grida Reyna, ma viene subito scaraventata in aria dalla coda squamosa della Delfine.
«Reyna!» Gridiamo, ma lei cade vicino ad uno dei cespugli poco lontano da noi, semi-svenuta.
Io e Leo continuiamo ad attaccare il mostro, ma i nostri sforzi sembrano vani. Le mie energie si esauriscono prima di quanto avevo sperato, e dopo pochi secondi sono costretta ad accasciarmi a terra, con la fronte imperlata di sudore. Tutta questa fatica per qualche minuto di poteri? Che delusione.
La stanchezza che prima provavo per via del viaggio nell’Oltretomba ricomincia a farsi sentire, ma mi impongo di non mollare adesso.
Io e Leo raggiungiamo Reyna e ci nascondiamo dietro una serie di panchine, mentre Percy continua a tenere a bada il mostro.
«Non le abbiamo fatto nemmeno un graffio!» Grida Leo, parecchio incavolato.
«A quanto pare non hanno ancora inventato un veleno per il Delfine.» Esclama Percy correndo verso di noi, riprendendo in mano la sua spada azzurra.
Ed è in questo momento che mi viene un’idea.
Mi accascio per terra, aprendo il mio zaino. «Ehm Chiara, so che non sei nuova, ma questo non è il momento adatto per fare uno spuntino.» Dice Percy, cercando di coprirmi dal mostro.
Io alzo gli occhi al cielo, e senza dire nulla prendo in mano il mio shampoo secco che mi sono portata dietro.
«E non è neanche il momento di farsi la piega ai capelli.» Continua lui.
«No, lo usiamo come insetticida. L’hai detto tu, ci serve un veleno, perché non provare con questo?»
«Non è una cattiva idea.» Sussurra Leo, dandomi una leggera pacca sulla spalla.
«Okay, come facciamo ad arrivare fin lassù e lanciargli lo spray?» Chiede Percy, prendendo in mano la bottiglia.
«Dovrai lanciarla in aria, e Leo le darà fuoco proprio nel momento in cui sarà davanti al mostro. Il calore dovrebbe essere abbastanza alto per far scoppiare il contenitore e far arrivare il liquido proprio in faccia alla Delfine. Io rimango qui per proteggere Reyna.»
I due ragazzi sembrano essere un po’ confusi, ma non fanno obiezioni.
«Okay, facciamolo. Se funziona, posso dire di aver ucciso un mostro in qualsiasi modo.» Esclama Percy e io sorrido.
Senza dire altro, i due ragazzi si rimettono in piedi e si avvicinano velocemente al drago, catturando quasi subito la sua attenzione.
I due non si fanno attendere, e quando il mostro è abbastanza vicino, Percy lancia lo shampoo secco in aria, e con una mira incredibile, Leo colpisce la bottiglia proprio nel momento in cui questa è davanti alla faccia della donna.
Quello che viene dopo è parecchio confuso: sono quasi sicura che la bottiglietta sia scoppiata nello stesso momento in cui è venuta a contatto con il fuoco provocando un’esplosione di medie dimensioni, e il liquido all’interno sia arrivato dritto negli occhi del Delfine.
Un urlo di dolore riempie tutta l’aria di Denver e poi il silenzio.
Quando apro gli occhi il drago non c’è più, ma solo Leo e Percy che si danno il cinque e ridono, tornando verso di noi.
Proprio nello stesso momento Reyna decide di svegliarsi e dopo aver chiesto dove sia il mostro, si lamenta di un mal di testa lancinante.
Leo e Percy l’aiutano a rialzarsi da terra e le spiegano come abbiamo fatto ad uccidere il mostro, mentre io riguardo per un momento la cupola dorata, per controllare se effettivamente il drago sia morto o no.
Poi la vedo, e mi scappa un urletto di euforia.
«Ragazzi, ho trovato la pietra focaia.»
 
 
 
……
Salve a tutti!
Perdonatemi se non ho pubblicato ieri, ma avevo alcune cose da sbrigare e non ho avuto molto tempo per sistemare il capitolo, trovare una gif e postarvelo.
Andrò a punti perché anche qui ho qualcosa da dire.
1-Allora, primo giorno di missione su sette (perché vi ricordo che hanno solo sette giorni per salvare il mondo). La prima difficoltà/mostro l’ho voluta fare molto semplice: come vi avevo detto in uno spazio autore precedente, trovare mostri che Rick non abbia ancora utilizzato è difficile, e anche se so che lo stesso Rick riutilizza alcuni nemici, io voglio cercare il più possibile di essere -per quanto sia possibile- originale.
Quindi come potrete intuire, se sono quattro le pietre da trovare, quattro saranno le capitali e quattro i mostri principali. Il Delfine era il primo, e quello anche più “banale” (almeno secondo me) perché non ne ho trovati altri di abbastanza interessanti.
Quindi vi consiglio di aspettare i prossimi capitoli, vi prometto che ho finito di scrivere di draghi.
2-In questo capitolo poi ho cercato di inserire il più possibile dei richiami alle Sfide di Apollo, agli Eroi dell’Olimpo e ad una esperienza di Percy a Denver (con Ares) ancora nella prima serie di libri. Le relazioni tra Nico/Reyna, Reyna/Percy/Leo sono molte, quindi spero di non aver sbagliato a mettere qualche richiamo (come il viaggio di Nico e Reyna insieme).
3- Il viaggio nell’Oltretomba, qui devo essere sincera: non mi ricordo minimamente come viene descritto nei libri, e anche se ho cercato di trovare qualcosa in internet, ho deciso di scriverlo e a modo mio. Quindi, anche se non è dettagliato, per me un viaggio nell’Oltretomba si presenta così.
4-Non uccidetemi per Percy, non credo mi sia venuto molto bene qui, ma ormai non posso tornare più indietro ahahah
Bene, ho finito. Se siete arrivati fin quaggiù sappiate che vi voglio bene.
Spero tanto che il capitolo sia stato di vostro gradimento, come al solito se avete voglia di lasciarmi un commentino a me fa più che piacere 😊
Grazie per aver letto e alla prossima!
Potete trovarmi su
Twitter- @glaukopsis
Un bacio, Claire
 
   
 
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