Capitolo XX
Avere
Claudia a casa era indubbiamente faticoso, a livello fisico
quanto mentale, ma era bello, era piacevole per tutti vederla
lì, e anche se
leggerissimi vi erano stati dei miglioramenti, quantomeno emotivi, per
la
paziente.
Non poteva fare altro che stare a riposo, ma provava a mettersi spesso
in
poltrona o sul divano, e nelle ore dei pasti raggiungeva la famiglia a
tavola.
Ovviamente non poteva muoversi che con la carrozzina, ma la sua voglia
di fare
era molta e molto positiva.
Il venerdì mattina, come si poteva immaginare, Guido aveva
fatto i capricci
perché non voleva andare all'asilo, preferiva decisamente
l'idea di stare a
casa con la mamma, e i genitori erano riusciti a calmarlo e mandarlo a
scuola
solo spiegandogli che, se Claudia si fosse riposata per bene durante la
mattinata, mentre lui era via, nel pomeriggio sarebbero potuti stare
insieme.
A lei si era stretto il cuore nel vedere il figlio così
triste, e aveva chiesto
al marito di accompagnare il bambino insieme a lui alla scuola materna,
ma
quello era stato categorico.
- Usciamo già domani sera, amore, è inutile che
tu faccia sforzi che possono
essere rischiosi, anche se lo fai per amore di tuo figlio. Adesso stai
a riposo
e oggi pomeriggio avrete tutto il tempo di stare assieme.-
E così fu, al rientro a casa, un po' sul letto a farsi
coccolare e un po' in
cucina per fare merenda e colorare qualche disegno, il piccolo ebbe la
gioia di
passare del tempo con la mamma, sempre sotto gli occhi vigili del
magistrato e
del signor Oreste, i quali probabilmente non avrebbero lasciato la
donna sola
neanche un minuto fino alla sua completa guarigione.
Il
giorno seguente andò a trovarla Isabella, e come promesso la
aiutò a fare in modo di sentirsi bella e femminile grazie al
trucco,
spiegandole come porre rimedio alla mancanza di sopracciglia e dandole
due
dritte per prepararsi a quella sera.
Nulla di troppo faticoso, era chiaro, e tutto svolto con prodotti
antiallergici
che non rischiavano di farle del male in qualche modo, ma la
manualità di
Claudia, che era sempre stata ottima e non si era persa neanche con
l'estrema
debolezza di quel periodo, unita alla cultura cosmetica dell'amica, era
riuscita a ridarle l'aspetto curato ed elegante senza il quale si
sentiva
decisamente a disagio.
La prima uscita di casa dopo quel ricovero che le era parso eterno fu
davvero
strana; la carrozzina, l'ossigeno, la mascherina, i farmaci nella
borsa, tutto
pareva appartenere a una vita che non era la sua, un errore, un
incidente di
percorso.
Il comportamento della sua famiglia, che durante il tragitto aveva riso
e
scherzato con lei nello stesso identico modo di quando stava bene,
l'aveva
aiutata a non sentirsi poi così diversa dalla donna che era
stata prima di
ammalarsi, e lo stesso era accaduto quando si era trovata a
chiacchierare con
le mamme di alcuni amichetti di suo figlio, donne che aveva conosciuto
durante
quegli anni, con cui si era sempre trovata bene, e che sembravano
davvero
interessate alla battaglia che stava combattendo, tanto da farle i
complimenti
per il modo in cui affrontava il tutto.
- Lo si vede anche dalla tua presenza qui oggi.- Le aveva detto una
donna più o
meno della sua età con corti ricci rossicci. - Anch'io, se
fossi stata male,
sarei voluta venire stasera, ma probabilmente avrei desistito per paura
di
qualcosa. Tu, invece, sei qui, hai messo tuo figlio davanti a te
stessa, ma
d'altronde mi pare tu l'abbia sempre fatto.- Disse riferendosi a quando
Claudia
lavorava ma cercava ugualmente di essere presente ad ogni recita od
occasione
importante del figlio.
La signora che le aveva parlato non era propriamente una sua amica, ma
di certo
era qualcosa che le si avvicinava molto.
Al contrario di tante altre madri lì presenti che, senza
neanche prendersi la
briga di nasconderlo, avevano indicato più volte l'ex
deputata con l'aggiunta
di commenti decisamente poco simpatici.
Davide le aveva addirittura raccontato di aver sentito un
“è evidente che sia
venuta in quelle condizioni solo per fare pietà e farsi
pubblicità”, ma lei non
ci aveva dato peso, proprio come quando, un paio di mesi prima, non
aveva dato
peso alle malelingue che a Montecitorio la definivano un'assenteista.
I bambini avevano messo in scena uno spettacolino dopo il quale si era
svolta
una vera e propria cerimonia di consegna dei diplomini in stile
americano; i
piccoli, con una mantellina nera e un tocco di carta dello stesso
colore, erano
stati chiamati uno ad uno per ricevere il loro primo attestato.
Al turno di Guido Davide si fece avanti per fotografare ed immortalare
ogni
attimo di quel momento tanto importante, poi aveva ceduto alla
richiesta della
moglie di farle una foto con il figlio seduto sulle ginocchia.
Claudia aveva passato buona parte della giornata precedente a domandare
a se
stessa se volesse o meno farsi fotografare quella sera e in futuro, se
voleva
rimanessero ricordi di lei in quelle condizioni o se preferiva stare
lontana
dall'obiettivo fino alla fine di tutta quella storia.
Inutile chiedersi cosa si fosse risposta; in quel momento la malattia
era solo
una parte della sua vita, l'unica di cui avrebbe voluto cancellare ogni
ricordo, ma tutto il resto? Valeva la pena non avere neanche una foto
con i
suoi cari solo perché non poteva nascondere la situazione
davanti alla
fotocamera? No, ovviamente no.
E, infatti, già quella sera scattarono parecchio, Davide
fece moltissime foto
ai due amori della sua vita e, a un certo punto, il bambino, aiutato
dal nonno,
volle fotografare i genitori.
Dopo qualche click, senza neanche accorgersene, marito e moglie si
ritrovarono
nella stessa posa assunta in una bellissima foto del loro matrimonio,
lei
seduta con il collo e la testa leggermente girati guardava verso lui
che, in
piedi, la ammirava sorridendo.
Rimasero così fermi per qualche istante, e anche i due
impegnati a fotografare
furono presi da quell'attimo di magia e amore.
Mangiarono lì all'asilo con le altre famiglie e rimasero un
pochino anche nel
dopocena, fino a quando Claudia non fu visibilmente stanca.
Salutarono gli altri genitori e le maestre, che comunque avrebbero
rivisto
perché la scuola sarebbe rimasta aperta fino a fine luglio
per aiutare quelle
famiglie che, come loro, non sapevano dove tenere i figli, e
rincasarono.
Vissero un attimo di spavento quando, già nel letto, la
donna si lasciò andare
ad alcuni colpi di tosse abbastanza forti, ma non aveva febbre e si
riprese
molto in fretta incolpando qualche movimento brusco per le sue
condizioni.
Uscirono nuovamente la domenica pomeriggio per un giro al parco e il
lunedì per
accompagnare il bambino all'asilo.
Poco per volta si stavano abituando alla vita con Claudia a casa, che
non era
poi così difficile e sicuramente era meglio di averla in
ospedale.
Il medico lo sentivano tutti i giorni per informarlo delle condizioni
della
paziente, e la andò a visitare nel pomeriggio del primo
giorno della settimana.
- Devo ammettere di trovarti bene, direi addirittura meglio di quando
eri in
ospedale.- Era stato il suo commento appena terminata la visita.
- Stare a casa mi fa bene, dottore.- Aveva riso lei.
- Ero davvero preoccupato dall'idea di trovarti in condizioni peggiori
e
doverti ricoverare, sinceramente, invece per fortuna mi sorprendi in
positivo.-
- Tanto settimana prossima in ospedale dovrò tornarci
comunque.- Commentò
tristemente la donna.
-Sì, purtroppo sì, ma se le cose andranno avanti
così potremmo iniziare a fare
la chemio in day-hospital, e sarebbe già un bel risultato.
Inoltre alla fine
del prossimo ciclo faremo il primo giro di controlli completi.-
- E come pensi che andranno?-
- Penso, e soprattutto spero, che non vi saranno problemi, anche se ho
trovato
i tuoi polmoni un po' più affaticati ed ostruiti. Hai avuto
più tosse del
solito in questi giorni?-
- Sì, se devo essere sincera. Non moltissima, nulla che si
possa definire
preoccupante, altrimenti conoscendo i miei cari sarei già
finita in pronto
soccorso. La sto tenendo sotto controllo io per prima, non
preoccuparti.-
Spiegò. - E devi fidarti che questa volta sto davvero
attenta alla mia salute.-
Precisò.
- Proverò a fidarmi. Intanto però ti prescrivo un
farmaco per sciogliere
l'eventuale catarro e ti chiedo, la notte, di utilizzare per l'ossigeno
la
mascherina e non i tubi, così da essere tutti più
tranquilli.
Non rischi di andare in debito di ossigeno, sia chiaro, ma la prudenza
non è
mai troppa. Se poi la situazione dovesse continuare così o
addirittura
aggravarsi richiederò una lastra urgente, è
ovvio, ma mi sembra inutile
fasciarsi la testa prima di cadere.-
Claudia fu contenta di vedere Francesco più rilassato nel
parlare delle sue
condizioni.
La diagnosi era stato un duro colpo, gli effetti della prima chemio
portavano
groppi in gola solo a parlarne, ma la donna confidava nell'iter
terapeutico e
si sentiva pronta a fare tutto il necessario per guarire.
- E domani cosa farai?- Le chiese poi sedendosi su una sedia accanto a
lei,
come amico e non più come medico.
La donna sorrise; il giorno seguente, martedì otto luglio,
sarebbe stato il suo
trentunesimo compleanno, e sarebbe rimasta a festeggiarlo a casa,
tranquilla e
felice assieme alla famiglia.
- Nulla di particolare, in mattinata verrò a trovarmi
Isabella, essendo che non
è di turno, e nel pomeriggio guarderò Davide e
Guido preparare la pizza che
mangeremo poi qui da me la sera assieme a mio padre e alla famiglia di
mio
fratello.
Inizialmente avevo proposto di andare a cena fuori, o prendere anche
solo una
pizza da asporto, ma poi mi sono resa conto di aver paura di come
potessero
essere cucinate, alla lunga le apprensioni dei miei cari sono diventate
le mie.
Però mio marito ha deciso che un piatto di pasta o qualcosa
di surgelato erano
una bestemmia come cena di compleanno, quindi ha preferito prendersi la
giornata libera e preparare lui stando attento a ogni minimo dettaglio.
Credo
di aver sposato un santo.-
- Ti ama molto, Claudia, e non è una frase fatta. Non sai
quante volte mi è
toccato vedere drammi dentro al dramma, famiglie distrutte
dall'ammalarsi di
lui o di lei. Soprattutto di lei.
Quando ci si giura amore “in salute e in malattia”
probabilmente si è certi che
non accadrà mai, o che l'amore basterà davvero a
rimanere uniti in ogni caso,
ma purtroppo non è così.
Davide mi è bastato vederlo in queste due settimane,
è troppo innamorato di te
per pensare che lasciarti sarebbe meno doloroso di rimanere qui in
questa
situazione.
Può sembrare banale, ma significa moltissimo avere la forza
di esserci quando
le cose non vanno bene, vuol dire che si è davvero
più forti di tutto il resto.-
- Lo spero, Francesco, spero davvero di poter avere mio marito al mio
fianco
fino alla fine della malattia. E dopo, ovviamente, quando la nostra
vita potrà
ricominciare a scorrere in modo quasi tranquillo.- Commentò
la donna.
Poi si fece triste e chiese all'amico una cosa il cui solo pensiero era
peggio
di altre mille diagnosi di tumore.
- Frà... La chemio mi renderà sterile, non
è vero?-
Il medico trasalì.
Prima o poi, con quelle parole o con altre, la domanda sarebbe
arrivata, perché
gli effetti delle terapie antitumorali sulla fertilità li
conoscevano tutti,
anche chi- a differenza di Claudia- non aveva studiato medicina.
L'oncologo decise di essere possibilista, conscio del fatto che lei
avrebbe
capito da sola quanta verità, e speranza, vi fossero nelle
sue parole.
- Non è una certezza, anche se non posso negarti che ci sia
questa possibilità,
sì. Purtroppo penso tu sappia che per avere risposte
attendibili dovremo
aspettare fino alla fine delle cure.-
Lei annuì.
- Potrei andare in menopausa a poco più di trent'anni,
quando ci sono donne che
alla mia età ancora non hanno avuto il primo figlio,
è così assurdo.
Sai, prima di sapere della malattia stavo pensando di parlare a Davide
del fare
un secondo figlio. Col lavoro era impensabile, ma adesso avrei avuto
tutte le
possibilità. Guido ormai ha sei anni, aspettare ancora non
avrebbe avuto senso,
e mi sentivo pronta a ricominciare con pappette e pannolini, magari con
una
figlia femmina...-
Francesco si sentì improvvisamente in colpa e
sibilò uno “scusami”.
- E per cosa?- Chiese Claudia stranita.
- Io avrei potuto, anzi, avrei dovuto essendo tu una mia paziente oltre
che
amica, parlarti del congelamento degli ovuli come misura preventiva per
avere
la possibilità di essere nuovamente madre in futuro,
è prassi.
Ma stavi così male, eri così testarda quando ti
sei presentata nel mio studio
per la prima visita, e lo stesso al momento della diagnosi, che io ho
voluto
solo farti capire quanto gravi fossero le tue condizioni e quanto
rapidamente
avresti dovuto iniziare le terapie. Se vorrai denunciarmi per danni
sarai
liberissima di farlo, so che il desiderio di maternità di
una donna non è
qualcosa su cui si possa scherzare.- Disse serissimo e con l'aria
decisamente
mortificata.
Ma Claudia, per quanto poco ci riuscisse, era scoppiata a ridere.
- Un'altra donna probabilmente prenderebbe davvero in considerazione
l'idea
della denuncia, Francesco, ma credo anche che in un'altra situazione,
magari
con meno coinvolgimento emotivo, tu avresti dato alla paziente tutte le
informazioni necessarie.
E poi io devo solo ringraziarti... se non ci fossi stato tu, qualcuno
di cui
fidarmi, non avrei mai trovato la forza di accettare quel che mi stava
accadendo, visto che credo lo sappiamo ormai tutti che io fossi
perfettamente a
conoscenza del fatto di essere malata di cancro ma non avessi il
coraggio
-forse perché ero stupida e illusa- di fare qualcosa, e se
mi fossi trovata a
dover mettermi in contatto con medici che non conoscevo sarei ancora
lì ad
attendere il malore devastante che, nella migliore delle ipotesi, mi
avrebbe
portata ad un ricovero urgente.- Gli rispose con gli occhi leggermente
lucidi.
- E sapevo anche della possibilità di divenire sterile e dei
metodi per
evitarlo.- Aggiunse. - Ma ho preferito non fare nulla; ho un figlio
bellissimo,
e se quando sarò guarita ricomincerò ad avere le
mestruazioni potrò tentare una
seconda gravidanza, facendo naturalmente tutte le analisi e cure del
caso, ma
se il mio corpo mi dirà che non potrò diventare
nuovamente madre tenterò di
accettarlo.
Non dico che sarà facile, ma ho una famiglia meravigliosa e
avrò superato il
cancro, dubito che non riuscirei a trovare qualcosa per cui vale la
pena
vivere.-
Francesco la ascoltava con orgoglio e ammirazione, si sentiva onorato
ad avere
come amica una donna così forte. L'aveva conosciuta
giovanissima e l'aveva
vista crescere sia nel privato che nel professionale, rimanendo sempre
ammaliato dal suo modo di essere; caparbia, combattiva ma anche capace
di
piangere e farsi rassicurare quando ne aveva bisogno.
Le sorrise.
- Bene, direi che per oggi è tutto. Domani ho i turni
incastrati malissimo e
purtroppo non riuscirò a venire a farti gli auguri di
persona come vorrei, ma
appena ho un attimo ti chiamo, sperando di non disturbarti proprio in
un
momento in cui riposi.-
- Stai tranquillo, il tuo lavoro è decisamente molto
più importante del mio
compleanno o del mio riposo.- Rispose.
Si salutarono pochi minuti dopo e Claudia, felice ma stanca per via
quella
conversazione amichevole e di quella visita andata abbastanza bene, si
mise a
sonnecchiare.
La giornata seguente fu una giornata felice come poche ce ne erano
state nel
mese precedente.
La mattinata con l'amica fu molto piacevole, Isabella aveva sempre
qualcosa di
interessate da dirle o raccontarle, e inoltre era arrivata con un
pacchettino
molto ben incartato per la festeggiata.
Il regalo, in realtà, era doppio; una classica collanina di
Tiffany con il
ciondolo di argento a forma di cuore e un pacchetto per un week-end di
coppia
da passare alle terme. - Sono stata molto in dubbio su questo.- Aveva
confessato mentre Claudia la ringraziava. - Ma poi ho pensato al modo
in cui
continui a guardare al futuro e ho creduto lo avresti apprezzato. Spero
solo di
non essermi sbagliata, tesoro.-
- Affatto.- Rispose l'altra. - Non so quanto sia vero che l'essere
positivi
aiuti a guarire, ma mettere il tuo regalo in bella vista sul
comò sarà
sicuramente un motivo in più per voler guarire.
Mentre questo.- Disse tenendo tra le dita la collana che aveva
già indossato.
-Starà con me giorno e notte. Anche in ospedale, se me lo
consentiranno.-
Francesco telefonò intorno alle undici, avendo così anche l'occasione di salutare l'altra donna, che non era propriamente una sua amica ma conosceva abbastanza bene da aver piacere di farci quattro chiacchiere ogni tanto.
Come avevano deciso, nel pomeriggio si misero tutti e tre, Claudia, Davide e Guido, a preparare l'impasto per la pizza, ma verso le quatto e mezza i due uomini di casa, con la scusa che se voleva stare sveglia quella sera doveva assolutamente riposare, rilegarono la mamma in camera sua e andarono avanti a cucinare da soli.
Il motivo di quel riposo forzato la donna lo capì subito dopo cena, prima del caffè, quando, mentre lei, il padre e la famiglia di Gianluca erano ancora seduti al tavolo del salone, il marito e il figlio sparirono per un attimo per poi tornare con una torta al cioccolato dall'aspetto molto invitante con sopra trentuno candeline.
- Non potevo permettere che tu festeggiassi il tuo compleanno senza una torta.- Spiegò il magistrato. - E visto che acquistarla non sarebbe stato opportuno io e il signorino qui presente abbiamo trovato il tempo di prepararla.- Raccontò scuotendo dolcemente i capelli del bambino.
La festeggiata spense le candeline con diversi soffi, cosa a cui era obbligata date le sue condizioni, esprimendo un desiderio che no, non riguardava la sua salute.
La torta era davvero buona come appariva, e i due cuochi, soprattutto il piccolo, ricevettero un sacco di complimenti. In fine, prima di salutarsi, la donna scartò i regali che le erano stati fatti.
Alcuni libri, una moleskine con una pregiata penna, un lettore musicale con più memoria di quello che già possedeva, tutte cose che le sarebbero state utili sia in ospedale che fuori, una volta guarita.
Solo il marito aveva pensato poco alla situazione e tanto alla donna che amava, regalandole un prezioso anello.
Sapeva che Claudia, forse perché faceva un lavoro in cui le mostrava spesso, era fissata con le mani, che dovevano sempre essere perfettamente curate, dalla pelle alle unghie, e a lui era sempre piaciuto, nelle occasioni importanti, donarle anelli o bracciali particolari per impreziosirle ancora di più.
Non fecero molto tardi, verso le undici la casa si svuotò e neanche mezz'ora dopo tutti erano a letto, ma per la prima volta ebbero la sensazione di vedere Claudia stanca per qualcosa che non fosse la malattia.
Dalla mattina successiva ripresero la loro vita tranquillamente, e il venerdì, più liberi del solito perché la mattina dopo sarebbero stati tutti a casa, invitarono a casa il signor Oreste per passare la serata insieme.
L'uomo continuava a lavorare nella sua piccola libreria ogni qualvolta potesse, e alla fine aveva anche accettato il suggerimento della figlia di cercare qualche giovane che potesse aiutarlo, anche se fino a quel momento non aveva trovato nulla.
Per passare il tempo, dopo cena, avevano scelto qualche gioco da tavola, sicuramente meglio del passivo guardare la televisione.
Aveano giocato per un poco a Scarabeo, ma poi Guido, che iniziava a scrivere qualche parola ma ancora aveva molte difficoltà, si era detto annoiato dal poter partecipare poco, così erano passati al Monopoli.
Si erano divisi in due squadre, i genitori contro nonno e nipote, e la battaglia era iniziata senza esclusione di colpi fino a quando, mentre il Signor Oreste e il piccolo festeggiavano l'acquisto di Parco della Vittoria, Claudia non iniziò a tossire, e fu subito chiaro a tutti che non si trattava di un colpo di tosse da poco.
La donna fece segno verso i polmoni facendo capire che non respirava, e il clima di gioia che regnava fino ad un attimo prima fu distrutto.
Il padre, per quanto disperato, trovò la forza di prendere il nipotino e portarlo in un'altra stanza, mentre Davide in lacrime chiamava il 118 e tentava di tenere la moglie sveglia e col busto sollevato, provando a dirle parole di incoraggiamento.
Se avesse tenuto sotto controllo l'orologio si sarebbe accorto del fatto che tra la sua telefonata e l'arrivo dei soccorsi erano passati addirittura meno di dieci minuti, ma a lui era parso un tempo infinito, soprattutto perché poco prima che i paramedici entrassero in casa Claudia era svenuta, e ai primi controlli tutte le funzioni vitali -respiro, battito, pressione- erano al minimo.
I soccorritori fecero il possibile lì, nel salotto di casa, poi la caricarono sull'autoambulanza con Davide al seguito, che con gli occhi lucidi e la voce roca giurò al suocero che l'avrebbe contattato non appena vi fossero state novità.
Fu una corsa contro il tempo quello verso l'ospedale, e mentre tutti si adoperavano per aiutare Claudia lui le teneva la mano guardando i suoi occhi chiusi, non sapendo se li avrebbe mai rivisti aperti.
Seguì la barella fino a che gli fu possibile, poi la vide sparire tra medici, infermiere, tubi e flebo.
E si sentì perso, vuoto, solo.