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Autore: kioccolat    22/08/2017    2 recensioni
Correva per il corridoio dell’ospedale da ormai 10 minuti abbondanti. Aveva il fiatone e sentiva ogni rumore attorno a se ovattato, sentiva il cuore scoppiare, la gola secca, la vista come annebbiata e non riusciva ad elaborare pensieri di senso compiuto per la troppa pressione e preoccupazione che aveva addosso.
Di tanto in tanto, per colpa della veloce corsa, sbatteva su qualcuno, e la persona puntualmente si lamentava. Ma senza fermarsi, Albafica, continuava a correre agitato, spaventato, impaurito.
Era stato chiamato all’improvviso e subito gli si era gelato il sangue a quella notizia, la paura l’aveva assalito e l’ansia si era insidiata in lui.
Naturale.
Raggiunse finalmente il medico, che stava appuntando qualcosa su un blocco, e cercò di parlargli prendendolo, anzi afferrandolo per le braccia. Voleva sapere, chiedere informazioni riguardo l’accaduto. Ma le parole gli morirono in gola… Non sapeva cosa dire, era spaesato, confuso, disorientato. Sperava in una risposta positiva. Ma se fosse sta una negativa? Come avrebbe affrontato la cosa. Lasciò l’altro toccandosi la gola con una mano e iniziò a respirare forte.
Genere: Comico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Nuovo Personaggio, Pisces Aphrodite, Scorpion Kardia, Un po' tutti, Virgo Asmita
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Finalmente ti ho ritrovato
 

Albafica, davanti allo specchio del proprio salone, si stava facendo una coda mentre osservava, appunto dallo specchio, il riflesso di Sisifo dietro di lui.
Era ormai l’ora della chiusura ed il bellissimo parrucchiere aveva da poco finito di pulire.
Anche quel giorno Sisifo si era fermato li poiché il Crimson Thorn era sulla strada di casa e, soprattutto, perché né uno né l’altro avevano tutti questi amici.
“Hum…latino.”
“No.”
La risposta negativa del più grande fu seguita da un lungo e scoraggiante sospiro.
“Peccato, ne ero sicuro… allora è trigonometria. Si trigonometria sicuramente.”
“Non è trigonometria, Albafica.”
“Però ci sono vicino a vero? Tedesco.”
“Ma secondo te come posso insegnare latino, trigonometria o tedesco a dei bambini delle elementari? Sono materie che nemmeno ci sono nel programma!”
Albafica prese le chiavi della macchina e quelle della serranda del negozio. Fece uscire prima Sisifo e, dopo essersi assicurato di aver chiuso bene, tornò al discorso.
“Allora illuminami. Cosa insegni?”
“Matematica. Ho tutte le classi sai? Sono dei bravi bambini.”
“Oh matematica. Interessante.”
“Davvero? Ti ringr-“
“Non l’ho mai sopportata.”
Entrambi si avviarono verso destra. Uno diretto alla macchina, l’altro diretto a casa.
“Come puoi dire così Albafica?”
“Beh perché è vero. Nessuno sopporta la matematica, e chi la insegna.”
“Ma… i miei studenti mi adorano. Soprattutto una bambina, mi ha anche scritto una letterina che diceva – maestro sei bello e ti voglio bene - “
“Hai capito, fai conquiste. Ti vedono come un fidanzato allora.”
“No! Non è così!”
Albafica si fermò davanti ad una macchina nera, la aprì e poi guardò Sisifo ridacchiando leggermente.
“Buona serata, maestro.”
 
La casa di Sisifo era grande, molto grande. Tuttavia tre persone non erano riuscite ad accaparrarsi  ognuna una camera propria quindi, Regulus, era costretto a dividere la sua con un’altra persona.
Non che la cosa lo disturbasse, questo no, ma qualche volta il suo girare continuo sulla fantastica sedia con le ruote della scrivania, indispettiva l’altro.
“Smettila immediatamente e, anzi, lasciami il posto. Devo studiare.”
“Aiolia, mi daresti dei consigli?”
“Dipende, cosa ti serve?”
Il più piccolo sorrise fermando il suo divertimento, appoggiò il mento allo schienale della sedia guardando negli occhi l’amico. Credeva fermamente in lui! Sentiva che poteva parlare di tutto con Aiolia, lo considerava un fratello maggiore!
Avrebbe potuto parlarne con suo zio, si, di certo avrebbe avuto più senso e, forse, più esperienza ma…si vergognava e non avrebbe saputo come iniziare l’argomento. Con Lia, sarebbe stato diverso.
Avevano differenza soltanto di un anno quindi non c’èra bisogno di vergognarsi tanto. Bene!
“Vorrei sapere…ecco…vorrei consigli d’amore.”
Aiolia vide illuminarsi lo sguardo del più piccolo. Ah che bello… le prime cotte, i primi amori, le farfalle nello stomaco, la testa che si svuota, e tu che pensi solo alla persona amata. Chissà se Reggy era già a quella fase.
Il sorriso ebete ancora non c’èra, quindi probabilmente no. Scosse la testa comprensivo dirigendosi verso la cartella scolastica sotto lo sguardo perplesso di Regulus.
Tornò a guardare il più piccolo, Aiolia, addolcì lo sguardo e volse un’occhiata piena di speranza al più giovane.
“Parlane con tuo zio.”
La speranza di Regulus, si spense come ogni sera la TV si spegneva a mezzanotte per lui ed Aiolia per via del coprifuoco (potevano restare svegli, ma niente tv). Se Lia non collaborava avrebbe dovuto chiedere per forza a suo zio, ma certo! Dopotutto era un parente.
Cosa c’èra di male? Mica era colpa sua se nessuno dei suoi amici gli sembrava affidabile… e di quel Kiki ancora non si fidava completamente. Quindi, a malincuore, decise di mettere da parte l’orgoglio e chiedere a lui. Al comandante di casa.
“Sai che ti dico Lia?! Chiederò a zio!”
“Bene.”
“E non a te!”
“Ottimo.”
“E non essere troppo invidioso o piangere! Tanto anche se mi pregherai, non cambierò idea!”
Aiolia alzò un sopracciglio guardando dubbioso Regulus. Povero ragazzo, forse avrebbe dovuto davvero parlarci lui?.... Nah, non era il caso di sprecare tempo con lui ed i suoi squilibri per qualcosa che sarebbe sicuramente passato in una settimana o due.
“Va bene Regulus, vedrò di trattenermi.”
Offeso e stizzito, Regulus uscì dalla stanza sbattendo la porta, e, precipitandosi giù dalle scale, si sedette su una sedia in posa zen fin quando, dopo circa un’oretta non arrivò Sisifo.
Quest’ultimo lo trovò addormentato sul divano… a quanto pareva l’attesa in posa zen non aveva resistito un granché.
“Svegliati… che fra un po’ si cena.”
“No, ancora mezz’oretta…”
“Di solito non sono cinque minuti?”
Tornò finalmente alla normalità Regulus, dopo qualche scossa dello zio. Decisero insieme il menù della cena e, alle spalle di Aiolia, il più piccolo propose minestra. Sapeva benissimo che Lia la odiava. Che bella la vendetta.
Ora doveva andare al dunque, parlarne con suo zio, anche se avrebbe riso…doveva farsi aiutare non poteva farcela da solo. Non in questo… già aveva fallito con il gel, figuriamoci cos’avrebbe combinato se avesse agito da solo.
“Zio! Mi servono dei consigli!”
Regulus si sedette in posa composta sul divano facendo cenno a Sisifo di sedersi accanto a lui. Che consigli potevano mai volere suo nipote? Non parlavano quasi mai per via degli orari lavorativi e, in quell’unico giorno libero, era strano che Regulus se ne stesse in casa…
Sisifo era aperto a tutto. Era giovane dentro! Albafica gli diceva che, nonostante avesse trent’anni, si comportava da cinquantenne. Tsk! Scemenze!
“Su cosa…?”
“Amore…c’è una persona che mi piace.”
Sisifo sorrise allungando la mano verso la spalla di Regulus, prima che potesse arrivare ad essa gli venne in mente una delle conversazioni col parrucchiere.
 
***
“Ti comporti da cinquantenne. Sono sicuro che se qualcuno venisse a confessarti un peccato, un segreto o cose simili, la tua reazione sarebbe tipo quella di un nonno buono, troppo giovane.”
“Un…nonno giovane?”
“Si. Oppure di un parroco. Metteresti la mano sulla spalla dell’interessato e diresti – figliolo, capita. Non preoccuparti.”
Sisifo si massaggiò una tempia confuso dal discorso di Albafica. Era impossibile che lui facesse una cosa del genere. Insomma, chi mai l’avrebbe fatta?!
“Sono un maestro, non un parroco. E tu un parrucchiere, non un veggente.”
***
 
“Zio?”
Sisifo ritirò la mano prima di arrivare alla spalla di Regulus e la passò con disinvoltura dietro la testa ed aggiustandosi i capelli. Il ragazzo distese le labbra in una smorfia indagatrice…forse non lo stava prendendo sul serio?
“Tornando a noi Regulus, è bello che ti piaccia qualcuno. Lo sa?”
“No…”
“Vi conoscete, vero?”
“Non proprio…”
“Almeno sa della tua esistenza?”
“Oh questo si! È una persona davvero gentile sai, mi ha passato anche i menù e non ha fatto storie quando ho versato la cola.”
Lo zio annuì con un mezzo sorriso in volto. Si poteva dire che…andava bene, no? Sapeva dell’esistenza di Regulus, quindi era un bene. Tutte le grandi storie d’amore iniziavano in quel modo.
Doveva aiutare e motivare il più piccolo, ma prima di tutto se stesso, cercò di fare appello a tutte le sue esperienze e conoscenze…viste nei film, lette nei libri, vissute, e dopo aver riflettuto un po’, optò per la più semplice.
“Devi solamente essere te stesso.”
“Quindi… Continuare semplicemente a fare il cameriere?”
“Esatto. Cioè no, no! Cerca di farci conoscenza e poi…dichiararti, funziona così…”
“Però sai c’è una situazione che potrei sfruttare, ma è da vigliacchi…e non vorrei…”
L’espressione di Regulus si fece un po’ triste. Non era cattivo e non voleva approfittare delle debolezze degli altri. Non lo aveva mai fatto e anzi, era sempre stato dalla parte dei più deboli, senza contare che a volte il debole era lui, ovvio. La vita è una ruota che gira…
Sentì la mano dello zio accarezzargli la testa, si girò trovando il sorriso di Sisifo a rincuorarlo.
“Non so di che situazione si tratti e, vista la tua età, non voglio sapere i dettagli… ma a me hanno sempre detto che in guerra e in amore tutto è concesso.”
 
 
***
Autunno, la stagione dove le foglie si staccano dagli alberi, dove comincia a venire un leggero freschetto, si indossano le prime sciarpe ed i primi vestiti pesanti, si va per i mercatini, si fanno le escursioni e soprattutto si possono fare lunghe passeggiate per le montagne… magnifica stagione tinta di colori caldi.
“Etciùùù! Non sai quanto ti sto odiando in questo momento, ma davvero non ne hai idea. Io ti mollo sotto la pioggia! Dammi l’ombrello che non ci stiamo in due!”
“Dai calmati Aphrodite, ti giuro che avevo guardato le previsioni. Dava sereno, era una giornata perfetta per una passeggiata in montagna…”
I due spostarono leggermente l’ombrello quel tanto che bastava per riuscire a vedere il cielo: nuvoloni neri buttavano giù acqua a tutto spiano e, dopo qualche secondo, entrambi sentirono qualcosa di solido cadergli sul naso.
“Sta grandinando! E-etciùùù!”
“Salute…”
Dopo qualche metro di corsa, circa una decina, dove Aphrodite disse addio ad un polmone per strada, i due riuscirono a trovare la loro salvezza…un bar!
“Si arricceranno tutti i capelli.”
“Tranquillo sarai perfetto ugualmente.”
Rise scuotendo la testa, mentre Aphrodite guardava inorridito i suoi poveri capelli bagnati…
 ***
Aphrodite si svegliò all’improvviso restando gelato del suo stesso sogno. Sdraiato sul divano, fissava il soffitto a occhi sbarrati.
Chi era quel tipo non lo sapeva, per tutto il tempo aveva avuto un’immagine sbiadita di quel ragazzo e nessun particolare si rendeva utile…perché non ce n’èrano. In più non conosceva il luogo dove si era svolto il tutto. Bah sogni…cazzate. Ma una curiosità gli era venuta.
“Alba…”
Si tirò seduto sul divano dopo aver chiamato il fratello. Quest’ultimo barricato in camera non gli dava segni di vita. Né un colpo, né una risposta né nient’altro quindi con eleganza riprovò.
“Albaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!”
Dopo l’urlo canoro, la porta del fratello maggiore si spalancò e uscì quello che doveva essere Albafica, anche se somigliava più a uno zombie, date le occhiaie che aveva.
Trattenne tutta la rabbia che aveva in corpo. Quel decerebrato di Aphrodite poteva farli quattro passi. Lui si spaccava la schiena tutta la settimana e quell’altro sfaticato per tutta ricompensa cosa faceva? Urlava. Come un deficiente.
“Cosa c’è. Non è ora di cena.”
“I capelli si arricciano con l’acqua?”
Prima di rispondere Albafica si massaggiò una tempia. Come era preso ad Aphrodite di chiedergli una cosa simile non lo sapeva… forse una sua amica gli aveva chiesto qualcosa in merito sapendo del lavoro del fratello? Ah no, Aphrodite aveva seguito le sue orme diventando un semi-asociale.
Forse era il giochino vero e falso che aveva sul telefono…più plausibile, si.
“Quando c’è umidità si arricciano.”
“Oh...io li ho ricci?”
“Mah…direi mossi.”
 
 
Le panchine che davano sul laghetto erano comode. Comode e perfette per chi la mattina non aveva niente da fare e voleva farsi i fatti propri, o quelli di chi passava, ma comunque starsene in pace.
E li stava seduto Aphrodite con l’espressione indifferente ed i capelli  in faccia per colpa del vento…
Quel giorno era passato a dei jeans abbastanza larghi, probabilmente erano di Albafica ma non se ne era nemmeno accorto, mentre sopra indossava una felpa arancione e, grazie ad essa, poteva riparare le mani in tasca dal leggero venticello che tirava quel giorno…
Continuava a pensare a due cose: alle parole del fratello –Mah…direi mossi- ma che razza di risposta era? Possibile che Albafica non potesse dargli mai una risposta concreta?
E al sogno che aveva fatto, soprattutto al luogo del sogno. La scena già se l’era più o meno dimenticata, ma il posto restava anche se sfocato nella sua testa e non riusciva a collocare proprio quel posto in nessun dove… eppure gli sembrava così familiare.
Sospirò guardando il laghetto perdendosi in altri futili pensieri, finché la sua attenzione non fu attirata da una voce.
“Eccoti, finalmente ti ho ritrovato.”
Si voltò lentamente per curiosità. Chissà chi aveva mai pronunciato quelle strane parole… forse un bambino aveva ritrovato un cagnolino, oppure un fratello maggiore il minore… ma fu sorpreso di vedere un ragazzo che guardava nella sua direzione con un sorriso in volto.
Lo guardò fisso negli occhi per un attimo. Poi si girò indifferente. No, non poteva dire a lui…
“Hey!”
Il ragazzo si avvicinò correndo e in un attimo fu seduto accanto ad Aphrodite, che continuava a guardare  il laghetto, sempre più scandalizzato. Il giovane dai capelli azzurri non aveva nemmeno intenzione di girarsi.
“Aphrodite, sono io! Possibile che tu non mi riconosca?”
“Mi dispiace, credo che lei mi stia confondendo con qualcun altro…”
“Sono Regulus!”
A sentire il nome si girò. Si, non gli era nuovo… Questo era vero. Scrutò il ragazzino cercando di ricordarsi dove lo avesse visto e finalmente ci riuscì.
“Il cameriere. Cosa vuoi da me, ho dimenticato di pagare qualcosa?”
“Cos-Aspettavo di vederti solo in realtà…”
“Me lo diceva mio nonno quando doveva darmi soldi senza farsi vedere da mio fratello.”
Regulus prese un leggero respiro, c’èra. Aveva la situazione sotto controllo, più o meno. Aphrodite l’aveva preso, era riuscito a parlarci, sembrava non opporre resistenza alla conversazione…ma ora veniva la parte difficile.
“Dobbiamo parlare.”
Lo sguardo del ragazzino si fece serio, mentre quello di Aphrodite scocciato. Quest’ultimo si alzò pronto ad andarsene senza dare motivazioni. Insomma…un tizio a te sconosciuto che all’improvviso se ne esce con – dobbiamo parlare- si merita di restare solo come un demente!
Anche qui i piani andarono in fumo quando una forte stretta al polso ritirò seduto Aphrodite.
Innervosito guardò Regulus trovandosi un’espressione autorevole e seria, decise così di starlo ad ascoltare…non che avesse di meglio da fare…
Di cose strane negli ultimi periodi gliene erano capitate molte, dalla chiacchierata con Shura al sogno, ma mai cosa più sconcertante ci fu della conversazione con Regulus…

 
ANGOLO KIOCCOLAT:  Salve a tutte/i! Spero sarete arrivati a leggere fin qui!
Oggi voglio iniziare le note con dei ringraziamenti^^
Beh ringrazio per prima cosa tutte le persone che recensiscono, mi fa un gran piacere dato che tengo molto a questa storia <3 in particolare Yuphie_96 e Angel Mizar sempre presenti^^.
Poi voglio ringraziare chi ha aggiunto la storia alle seguite Relie Diamant, Chi l'ha aggiunta alle ricordate: LOL_Chan e chi alle preferite:  kiwettina99.
Grazie davvero <3


Ed ora ditemi, che ne pensate di questo capitolo, ve lo aspettavate? Cosa pensate che farà il caro pesciolino ora? Ma soprattutto… Cosa gli avrà detto Regulus? Mi avete già mandato in quel posto? Aspettate le note del prossimo capitolo per farlo!
Se vi è piaciuto, spero di si, aspetto qualche vostro giudizio e…al prossimo capitolo!
   
 
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