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Autore: saffyj    22/08/2017    9 recensioni
Anche se sembrava che le scelte sbagliate e le bugie li avessero allontanati per sempre... il destino ha in serbo delle sorprese per Edward e Bella... e appena il passato si sarà risolto... saranno pronti a vivere il presente ed affrontare il futuro!
TERZA E ULTIMA PARTE DI "UNA COTTA PERICOLOSA"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cotta Pericolosa'
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Ciao a tutte!!! Dai che forse riesco a mantenere un ritmo più preciso nell'aggiornare!
Stasera vi lascio con un POV Edward... iniziamo a scoprire un pò di carte e man mano ricostruire il suo passato!!
Un abbraccio a tutte voi che mi sostenete con le vostre bellissime parole o in silenzio!
BUONA LETTURA!


 
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POV Edward - Nuovi indizi

Se ne è andata. È tornata a Seattle ed io sono qui, come un cretino, a camminare nervosamente per la sala continuando a pensare alle sue labbra, ai suoi occhi… al fatto che non ha risposto al mio biglietto… Dovrei chiamare Irina. Dovrei stare con una donna e scoparla fino a svenire… è l’unico modo che conosco per togliermi dalla testa Bella… il modo che ho utilizzato anni fa e che ha dato i suoi risultati! Sì, devo chiamare Irina e dimenticare Bella… lasciarla andare e impegnare le mie energie per trovare le prove che mancano per incastrare definitivamente Aro e Demetri… fanculo Bella! Fanculo le sue parole… il suo viso… il suo corpo… Devo.Chiamare.Irina!
 
Mi avvicino al letto alla ricerca del cellulare quando il suono del campanello mi distrae. Forse Irina mi ha letto nel pensiero! Penso dirigendomi verso il citofono. Accendo la videocamera per vedere chi ha suonato, ed il brutto muso di Peter mi sorride avvicinando un occhio alla telecamera.
“Sorpresa!” urla nel microfono sfondandomi i timpani ed io gli apro il cancello maledicendolo.
“Da quando suoni il campanello?” gli chiedo appena mette piede dentro casa.
“Da quando ti ho trovato nudo sul pavimento della sala insieme a due donne che ti facevano il servizietto!” mi ricorda facendomi l’occhiolino “Spero, suonando, di dare il tempo di ricomporsi alla signorina di turno” e mi supera dirigendosi verso la sala.
“Nessuna signorina. Sono solo e…” muovo il cellulare in mano “Stavo giusto telefonando per avere compagnia”
“La Swan?” mi chiede alzando un sopracciglio ed io nego. “I giornali non parlano d’altro! La scrittrice emergente con il sex symbol più ambito” esclama allargando le braccia di fronte a sé come tenesse un enorme cartellone in mano.
“Non c’è nulla tra me e la Swan”
“Non è quello che dicono i giornali di oggi… ed io voglio sapere tutto” e batte la mano sul divano invitandomi a sedere “Anche se sono passati anni… forse riuscirai a vincere la scommessa” mi prende in giro versandoci da bere.
“È stato solo un piccolo momento in ricordo dei vecchi tempi…”
“Quindi solo bacini e parole dolci…” sbatte le sopracciglia mimando malamente un innamorato.
“Quindi solo le spiegazioni delle nostre scelte di quel periodo e la decisione di stare lontani” sbotto.
Peter smette di bere e mi guarda stupito.
“Quindi è la stronza che si è dimostrata anni fa?” mi chiede sorpreso ed io nego.
“No. È la Bella che credevo di aver conosciuto… ma non posso farla entrare nella mia vita adesso… sono molto vicino ad incastrare Aro e voglio che lei stia lontana”
“Sono anni che lo dici… ma non sei ancora riuscito a trovare nulla per inchiodare quel bastardo” ringhia bevendo tutto d’un fiato il drink.
“Ho rivisto capo Swan e mi ha promesso alcune telefonate…”
“Il padre di Bella?” chiede, e io annuisco.
“Anche io ho scoperto qualcosa…” mormora posando il bicchiere e sedendosi composto. “I tuoi genitori addottivi sono dei dipendenti di Aro”
“No!” rispondo prontamente, deluso per l’informazione errata. Per alcuni secondi ho sperato di scoprire qualcosa che desse una svolta alle mie ricerche “Il mio padre adottivo è un imprenditore e l’azienda è sua! La mia madre adottiva è solo una casalinga frustrata e vogliosa di cazzi” gli ricordo versandomi un altro bicchiere.
“L’azienda per il quale lavora il signor Turner non è sua, ma è di Aro… lui è solo una testa di legno”
Rimango con il bicchiere appoggiato alle labbra ed una sola goccia che mi bagna le labbra, mentre cerco di immagazzinare l’informazione. Chiudo gli occhi confermandomi che è un’informazione errata e bevo l’intero contenuto del bicchiere.
Peter estrae un plico dalla borsa e lo lancia sul tavolino di fronte a me.
“Anche io ho fatto le mie ricerche… ed essendo a Seattle sono stato agevolato… forse dovresti smettere di cercare qui a New York… chiedere un trasferimento… e iniziare a cercare nel luogo del
reato”
“Tra pochi mesi diventerò socio…” gli ricordo prendendo il faldone per sfogliare le schede dei miei genitori adottivi. Non hanno mentito sul nome, ma si sono trasferiti nella casa in cui vivevamo il giorno prima che venissi affidato a loro. Ed il signor Turner è diventato proprietario dell’azienda solo poche settimane prima… non era un’eredità, perché prima di essere sua era di Aro!
“E appena diventerai socio… sfrutterai la scusa di voler ampliare l’attività sull’altra costa e ti trasferirai a Seattle” propone come se fosse facile da attuare.
“Sono l’ultimo arrivato…”
“Ma Aro non ti ha mai negato nulla…”
Apro la bocca per ribattere, ma ripenso alla mia adolescenza, ai miei genitori adottivi… al momento in cui sono arrivati alla casa famiglia e mi hanno portato via con loro.
Ero il ragazzo più grande, non mi avevano mai parlato prima, e anche se sono stato solo pochi mesi nella casa famiglia, ho visto come si comportavano gli altri genitori con i loro futuri figli. Li venivano a trovare, passavano del tempo con loro e dopo tantissima burocrazia e sedute dallo psicologo, adottavano il bambino… nel mio caso non è stato così…
“Credevo che essendo già grande non ci fosse bisogno di tutto quell’iter” penso ad alta voce.
“Non ti seguo” mi fa notare Peter guardandomi preoccupato.
“La mia adozione è stata anomala, ma credevo che fosse dovuto al fatto che fossi grande.”
“Avevi solo dodici anni” mi fa notare.
“Ma ero il più grande lì dentro…”
“Io avevo quattordici anni quando mi hanno adottato, ma ci sono voluti mesi prima che i miei genitori potessero adottarmi… ero più grande di te… eppure ai signori Turner è bastato un giorno per portarti via con loro… e poi perché ti hanno mandato in una casa famiglia a Seattle quando ce n’è una Port Angeles?”
Scuoto il capo cercando di riordinare i pensieri, ma sono sempre più confusi.
Rimaniamo diversi minuti in silenzio, fin quando Peter spezza il silenzio.
“Seattle, Port Angeles, Forks, New York… non capisco”
Prendo il dossier di Peter per cercare qualche indizio, ma anche se continuo a sfogliare non trovo nulla. Unisco il mio al suo, ma nulla… nessuna risposta solo tantissime altre domande.
“Potresti andare a Seattle alla casa famiglia che ti ha ospitato. Forse loro sanno qualcosa!”
“Sono passati anni” gli faccio notare.
“Sì, ma sicuramente si ricorderanno dell’adozione lampo”
“E se sono anche loro al soldo di Aro?” gli chiedo preoccupato di trovare un’altra strada chiusa.
“Aro è potente, te lo concedo, ma non è onnipresente” mi rassicura posandomi una mano sulla spalla “E poi cos’hai da perdere? Semmai non avrai risposte, ma stando seduto su questo divano non le avrai comunque”
 
***
 
Sorrido al pensiero di quanto ci siamo impegnati io e Peter appena ho scoperto che l’uomo che aveva ucciso i miei genitori lavorava per la Volturi Group, la stessa azienda per il quale aveva lavorato mio padre. Abbiamo lavorato sodo, anche se non eravamo sicuri che accettassero la mia domanda di stage dato che l’azienda non era nell’elenco della scuola, per farmi prendere da Aro a New York.
Ho mantenuto la media scolastica abbastanza alta da diventare un soggetto appetibile e ho seguito tutti i corsi che assicuravano punteggio per le aziende più importanti… ed alla fine sono stato accettato! 
Credevo che le risposte sarebbero arrivate presto una volta trasferito a New York, ma purtroppo non è stato così.
Sono entrato subito nelle grazie del grande capo e, dopo solo un annetto, ero il suo braccio destro.
Però non è servito a ottenere indizi che lo incastrassero.
Ho trovato il dossier su mio padre. Era un uomo brillante che ha fatto carriera in brevissimo tempo, diventando uno degli uomini di fiducia di Aro.
Era originario di New York ed è stato trasferito a Port Angeles per seguire una delle attività della Volturi Group.
Questo dovrebbe dimostrare che Aro si fidava di lui, che non aveva motivo per ucciderlo, ma le ultime lettere che mio padre gli ha inviato, quelle del quale ho trovato copia nel comodino di mia madre, parlano di ammanchi nella società, di problemi con alcuni dipendenti e della richiesta urgente di intervenire personalmente verso determinati dipendenti… ed io li ho controllati tutti. Sono tutti operai semplici, sono rimasti disoccupati dopo la morte di mio padre. Qualcuno si è rifatto una vita, qualcun altro si è trasferito per lavorare ancora alle dipendenze della Volturi Group… dei poveretti che non potrebbero permettersi la parcella di Demetri.
“Le ricordo che tra dieci minuti è atteso in sala riunioni.” la voce della segretaria mi fa risvegliare dai pensieri e, fingendo di terminare qualcosa al computer, annuisco senza guardarla.
Attendo alcuni minuti e poi mi alzo per andare nell’ufficio del grande capo portando con me le bozze per la prossima pubblicità.
 
“Ebbene, miei cari collaboratori, ho il piacere di annunciarvi che il signor Knoch della Knoch Corporation, ha accettato la nostra collaborazione” esclama Aro facendo esplodere un tripudio di applausi. Questo cliente ci ha fatto sudare parecchio. È un eccentrico con tantissime attività, quasi pari a Aro, con il quale cerchiamo da anni di concludere il contratto per le pubblicità dei suoi molteplici servizi.
“Grazie al mio braccio destro e futuro socio, Edward Masen, il signor Knoch ha firmato un contratto decennale dandoci carta bianca per le sue pubblicità.” Un altro applauso scoppia tra le persone che mi guardano con orgoglio ed io guardo Aro per capire le sue parole. Non ho mai incontrato il cliente, ho seguito il contratto e preparato le pubblicità, ma non ho mai trattato direttamente con lui. Aro mi fa l’occhiolino sorridendomi e inizia a spiegare come intende sviluppare le strategie per seguire al meglio il nostro nuovo cliente. Seguo con interesse, prendendo appunti, ma rimango di stucco quando Aro dichiara che mi dovrò trasferire a Seattle per seguire da vicino la pubblicità.
“Ma come farò con gli altri lavori?” gli chiedo senza capire la sua decisione.
“Il bello del nostro lavoro è che può seguirti ovunque andrai… e poi parliamo solo di alcuni mesi, il tempo di capire le esigenze del cliente e abbozzare le prime pubblicità” mi risponde con uno strano sguardo ed io annuisco poco convinto.
L’idea che mi voglia allontanare dalla società continua a perseguitarmi per tutta la giornata. Ripenso ai miei spostamenti, a cosa posso aver fatto per insospettirlo o mettermi in cattiva luce. “Non ti sto mandando via perché ho cambiato idea sul fatto di farti entrare in società” la sua voce mi fa tornare al presente “Ti mando a Seattle per testare le tue capacità fino in fondo.” Mi sorride entrando nel mio ufficio e accomodandosi sul divanetto “Sei brillante e so che sarai un ottimo socio, ma voglio vederti all’opera non come braccio destro, ma come capo”
“Sarò dall’altra parte del continente.” gli faccio notare “E se sbagliassi qualcosa?”
Mi guarda alzando un sopracciglio e nascondendo un sorriso “Da quando non hai fiducia nelle tue capacità?”
“Da quando scopro che dovrò seguire il cliente più difficile che abbiamo DA SOLO!” gli rispondo alzandomi per bere qualcosa di forte.
“Solo le tue bozze lo hanno convinto” mi fa presente spiazzandomi “Tu gli piaci e gli piacciono le tue idee. Se voglio assicurarmi Knoch come cliente devo mandare te… io ti seguirò da qui e sarò disponibile ad aiutarti in un qualsiasi momento.”
“Sono un pubblicitario… non un imprenditore”
Lui sbuffa stizzito, sventolando la mano come se le mie parole fossero fesserie.
“Hai una buona parlantina, capisci cosa vogliono sentirsi dire le persone e non hai mai sbagliato una commessa”
“Ma tu sei sempre stato al mio fianco” gli faccio notare.
“Mi vuoi far credere che la tua sicurezza la attingi da me?” mi chiede canzonandomi “Eppure eri solo un ragazzino quando hai preso l’aereo per parlare con il grande Aro Volturi” si pavoneggia facendomi sorridere “Eri sicuro di te e rispondevi senza esitazione anche alle domande che ti ponevo per metterti in difficoltà… cos’è… la popolarità ti ha rammollito?” mi sfida con un ghigno ed io nego sorridendo.
“Scusa. Hai ragione… è solo che non me lo aspettavo…” lo guardo negli occhi per capire se mente e pongo la domanda che veramente mi assilla “Non lo fai per trovare una scusa per licenziarmi?”
La sua risata sincera è la risposta che speravo.
Lo so, può sembrar strano, ma in questi anni tra me e lui si è creato un rapporto molto simile a quello di un padre ed un figlio. Ovviamente ho forzato un po’ la cosa per riuscire ad avere la sua piena fiducia e scoprire il più possibile. Però, se non sapessi chi è veramente il mio capo, potrei dire che è un brav’uomo. Spietato con chi gli intralcia la strada, ma disponibile e umano con chi è al suo fianco. Si impegna molto affinché tutti i dipendenti siano a loro agio e non l’ho mai visto o sentito mancar di rispetto a nessuno, dal manager al portiere.
“Vai a Seattle e stai tranquillo, sono sicuro che non mi deluderai… hai bisogno di questo viaggio…” e con quelle parole mi dà una pacca sulla spalla prima di uscire dal mio ufficio.


 
** ATTENZIONE SPOILER ** 
“E a che punto sei?”
“Terzo capitolo…” ammetto a mezza voce. Lui spalanca la bocca e controlla che i signori Cullen non stiano ancora tornando. Si passa le mani nei capelli e si stropiccia la faccia.
“I Cullen sono brave persone, ma non credo saranno felici del tuo ritardo… soprattutto visto che è il primo libro che ti commissionano” mi fa notare l’ovvio ed io gemo.


 
LO SO! NON DOVREI IMBARCARMI IN UN'ALTRA STORIA, MA UNA STORIA PARTICOLARE MI HA TENUTA SVEGLIA DIVERSE NOTTI ED HO DOVUTO DARLE VOCE SCRIVENDOLA...
E' UN ESPERIMENTO, UN CROSSOVER CON UN PERSONAGGIO CHE ADORO QUANTO ADORO EDWARD... FORSE L'ESPERIMENTO E' VENUTO UNO SCHIFO, O FORSE VI PIACERA' E CONOSCERETE UN PERSONAGGIO CHE MI HA AFFASCINATO DA SUBITO... NON LO SO...
 MA MI CONOSCETE E SAPETE CHE CONDIVIDO CON VOI OGNI STORIA CHE LA MIA MENTE INVENTA!
QUINDI... SE VOLETE SEGUIRMI ANCHE NELLA PROSSIMA AVVENTURA...

Vita normale cercasi
 
   
 
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