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Autore: AnnabethJackson    23/08/2017    2 recensioni
Sono passati sei anni da quando Percy ha lasciato bruscamente Annabeth, e lei ancora non sa perché. Scappata in California, la ragazza ha voltato pagina, mentre lui deve pagare ancora le conseguenze del suo errore. Nessuno dei due ha dimenticato. Ma entrambi non sanno che chattano l'uno con l'altro ogni giorno da tre mesi nascosti dietro i nomi di "AtlanticBoy16" e "WiseGirl210".
_____________________________
Dal testo:
"Stavo con lui da quando avevo 16 anni. Avevamo raggiunto quasi i dieci anni di fidanzamento, quando all'improvviso lui aveva rotto con me. Non conoscevo il motivo e probabilmente non l'avrei mai saputo.
Lui aveva preso le sue cose e se ne era andato dal nostro piccolo appartamento, non facendosi più sentire.
Beh, non gli abbia mai dato una chance.
Avevo impacchettato le mie cose anche io e, con le lacrime agli occhi, ero salita su un taxi con un biglietto aereo appena comprato in mano.
WiseGirl210: Non lo so. Credo che traslocherò. Non so dove, ma devo assolutamente andarmene da qui.
AtlanticBoy16: Buona fortuna allora, ragazza intelligente. Il trasloco può essere difficile... non che io mi sia mosso dopo il College.
Stavo pensando a cosa rispondere quando il citofono"
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Questa è la traduzione della soria You've got mail” pubblicata su Fanfiction.net dell'autrice “HAWTgeek”.
Il permesso di tradurre mi è stato accordato dalla stessa autrice. (Per leggere la storia in inglese cliccare sul titolo).
Tutte le (fantastiche) vicende narrate sono solo e soltanto sue.







 
You've got em@il
 

Capitolo 8
 

ANNABETH
 

«Quindi… Come è andata?» domandò Rachel mentre versava un’incredibile quantità di zucchero dentro alla sua tazza di caffè.
Sapevo perfettamente a cosa si stesse riferendo.
Il mio appuntamento al buio.
Rachel mi aveva combinato un incontro con un suo collega, quello che avrebbe frequentato lei se non fosse stata l’oracolo di Delfi e, dato che entrambe eravamo state innamorate di Percy, penso si potesse dire che eravamo attratte dallo stesso tipo di uomo. Purtroppo era venuto fuori che Percy era l’unico su cui avessimo mai concordato.
L’uomo con cui ero uscita, Robbie, era carino. Credo. Era divertente. Intelligente. E sembrava anche affidabile. Ma c’era qualcosa di sbagliato. E ben presto era diventato uno degli appuntamenti più brutti della mia vita.
Quando ero tornata a casa, un bel po’ prima che suonassero le sette, avevo deciso di non chiamare Rachel e mi ero semplicemente avvolta in una coperta a guardare “C’è post@ per te”. Ma, in qualche modo, la parte peggiore della notte era stata quando AB non mi aveva risposto, quando avevo realizzato che era troppo impegnato per rispondere alla mia email.
Con gli occhi puntati sullo schermo dove il film andava avanti, avevo iniziato a fantasticare su come fosse AB. Se anche lui avesse avuto un appuntamento al buio e se fosse stato orribile come il mio.
Mentre Tom Hanks cadeva dal tapis roulant, immaginavo se l’appuntamento di AB fosse stato piacevole. Se a lui piacesse lei. Se avessero creato una sorta di connessione. E se lui avesse deciso che era tempo di intrattenersi con una vera persona piuttosto che con una fittizia.
Qualcuno che poteva dare stabilità a suo figlio e a lui.
Quando Tom Hanks rimase bloccato nell’ascensore, inviai un’email. Quando Meg Ryan vide Tom Hanks nel bar e i due stavano parlando di NY152, inviai un’altra email. E, quando i protagonisti capirono che Meg Ryan era ShopGirl e Tom Hanks era NY152, pensai che volevo conoscerlo.
Alla fine della notte, dopo aver chiuso il mio laptop e messo la ciotola di popcorn nella lavastoviglie, nel letto Robbie era stata l’ultima cosa a cui potessi pensare.
Ora sapevo che non avevo scelta: dovevo parlare di lui.
«Non bene.»
«Come?» Rachel alzò di scatto la testa mentre abbandonava la crema che voleva mette nel suo caffè.
«Voglio dire, saremmo stati bene insieme. Ma non c’è stato nessun...» provai a spiegare, non riuscendo a trovare le parole. «click
Mescolai il mio caffè e presi un lungo sorso di caffeina, poi infilai la borsa sulla spalla e ripresi a camminare uscendo dal bar con Rachel che mi seguiva.
«Il primo appuntamento è sempre il più difficile.»
Abbassai la testa e mi diressi verso gli edifici in cui stavano i nostri uffici.
«Penso che questo fosse il mio ultimo appuntamento al buio, Rachel.»
«Cosa? Annabeth, non puoi gettare la spugna!»
«Non mi sto arrendendo» le dissi. «Se incontrerò qualcuno, sarò ben lieta di cogliere l’occasione. Ma, per ora, sto bene come sono. E se dovessi stare da sola per sempre...» Scrollai le spalle.
«Annabeth, sei una bella donna, sei intelligente e divertente. E ogni uomo sarebbe fortunato ad averti. Devi solo trovare l’uomo giusto, okay?» Cercò ancora di convincermi Rachel.
Con il passare degli anni, un po’ tutti avevano cercato di sistemarmi.
Juniper aveva cercato di rifilarmi un satiro, con cui non avrebbe funzionato. Grover mi aveva presentato un attivista, e non avevamo nemmeno finito il primo appuntamento che entrambi eravamo scappati a gambe levate. Malcolm mi aveva combinato un appuntamento con un uomo di successo, suo vecchio amico di college. E alla fine Dana aveva chiamato una sua vecchia amica di quando aveva l’età di Sam, Kelly.
Nessuno di loro aveva capito che io non volevo nulla di tutto ciò.
E Rachel era l’ultima a non volersi arrendere e capire.
«Rachel, penso che sto per arrendermi.»
«Arrenderti?»
«Ho finito.»
«Ma non puoi aver finito.» Rachel mi afferrò un braccio facendomi fermare nel bel mezzo del marciapiede, facendoci guadagnare una serie di occhiatacce da parte degli altri pedoni. «Senti, so che la gente dice che il tempo vola dopo i vent’anni, ma-»
«Rachel, non intendo questo. Stavo solo pensando che fosse ora di smettere di prendere in giro me stessa.»
«Annabeth, te lo ripeto: sei bella, intelligente, divertente. Ogni uomo sarebbe fortunato ad averti. È che non hai ancora trovato l’uomo giusto, okay?»
«No, Rachel, io l’ho trovato.»
Rachel spalancò gli occhi.
«Ho conosciuto un sacco di “ragazzi giusti” nella mia vita. Percy. William. Henry. E Robbie. Ma sono io a non essere giusta.»
«Annabeth, non dirlo questo.»
«Mi sta bene invecchiare come zia e non mamma. Mio figlio è la mia carriera. Parlerò del mio lavoro quando andrò alla casa di riposo. Sto bene da sola. E ho bisogno che anche tu lo capisca, okay?» le dissi, mettendole una mano sulla spalla.
«D’accordo» annuì infine Rachel. «È la tua vita dopotutto.»
Le sorrisi riconoscente e l’abbracciai.
«Ti chiamo dopo, va bene?»
«Se dovessi cambiare idea, conosco un sacco di ragazzi che ti piacerebbero sicuramente» mi disse Rachel. Annuii anche se sapevo che non sarei mai più tornata in argomento.
C’era qualcosa di liberatorio nell’ammettere che stavo veramente bene anche senza sposarmi o avere dei bambini. Mentre continuavo a sperare di trovare qualcuno da amare, avevo invece scoperto che andava bene anche se le mie speranze non si fossero avverate.
Io e Rachel proseguimmo per la nostra strada finché non lei non raggiunse il suo ufficio e io il mio.
Ogni giorno, mi sembrava di vivere in un sogno quando vedevo la targhetta che riportava la scritta “Agenzia di architettura Monte Olimpo”. Fin da quando avevo scoperto cosa fosse l’architettura, quello era stato il mio sogno. Avevo sempre saputo di voler costruire qualcosa di permanente, qualcosa di affidabile.
Ed ecco qui.
Ero la fondatrice di uno degli studi di architettura più importanti del mondo.
«Annabeth!»
Mi bloccai prima di schiacciare il pulsante dell’ascensore, mentre tutti stavano puntando gli occhi sulla mia mano dove avrebbe dovuto essere un grande anello di fidanzamento.
Dovetti ricordare a me stessa che tutti sapevano.
Henry aveva annunciato a tutto il mondo che io stavo per diventare una vecchia zittella (beh, magari non aveva detto proprio così). Ma mi sentivo come se dovessi nascondere la mia mano come un bambino quando combina una disastro.
«Cosa ci fai ancora qui, Malcolm? Pensavo avessi un treno per Washington.» Lanciai un’occhiata al mio orologio.
«È vero. Ma Mia si è dimenticata di avere un appuntamento improrogabile e ho bisogno che tu venga al suo posto, Annabeth.»
Lo guarda incredula.
«Vuoi dire che mi affidi il lavoro del monumento?»
Non avevo potuto ricoprire l’incarico fin dall’inizio perché ero fidanzata e dovevo pianificare le nozze, e la scadenza era stata prefissata per il 19 dicembre, quando si suppone io fossi dovuta essere in viaggio di nozze da qualche parte sulla West Coast a bordo di uno yacht, dove i paparazzi non avrebbero potuto trovarci.
Ma non ero più fidanzata.
Non avevo nessun matrimonio da organizzare.
E non sarei stata in viaggio di nozze su uno yacht a prendere il sole il giorno della scadenza.
«Sì, se riesci a prendere un treno per Washington entro...» Malcolm guardò il suo costosissimo orologio, regalo di Dana per il loro ultimo anniversario. «trenta minuti.»


 

Mi rilassai seduta comodamente sulla poltrona del treno e mi connessi alla rete del cellulare di Malcolm.
Era stato un miracolo che mio fratello mi avesse dato abbastanza tempo per recuperare almeno il mio laptop, ma il resto della mia roba era rimasta a casa, incluso il mio PC che conteneva tutto.
Ma non avevo intenzione di protestare.
Quell’incarico era ciò che volevo più di qualsiasi altra cosa e per cui avevo lavorato duramente. E, in qualsiasi caso, si trattava solo di due giorni.
Stavo iniziando a stendere un piano, cercando di ricordare in quale negozio ero solita andare quando avevo vissuto brevemente nella capitale durante il mio tour degli Stati Uniti mentre scappavo da Percy, sei anni fa. E silenziosamente stavo ringraziando gli dei per aver messo accidentalmente il mio pigiama preferito di Homer Simpson nella mia borsa quella mattina, quando sulla homepage mi si aprì la pagina di Hotmail.
AB.
Premetti il tasto per aggiornare la pagina e mi morsi un labbro mentre aspettavo che caricasse.
Nessun nuovo messaggio.
Niente?
Cercai di ricordare a me stessa che AB era un papà single con un bambino di sei anni, un lavoro stressante e una ex pazza.
Ma continuava a fare male non avere sue notizie.
Alla fine non resistetti e aprii una pagina per scrivere un nuovo messaggio.

 

To: AtlanticBoy16

From: WiseGirl210

Appuntamenti al buio.
Ho pensato di essere stata fortunata quando avevo conosciuto Henry perché significava niente più appuntamenti al buio. Ma gli appuntamenti al buio sembrano essere diventati peggiori ora che la mia carta di identità segna trent’anni invece che venti. Sembra che tutti siano spaventati che io rimanga da sola.
Perché sono spaventati se io sto bene così?
Comunque, cosa hai fatto la scorsa notte?
-WS

 

Non dovetti aspettare a lungo prima di ricevere una risposta.
 

To: WiseGirl210

From: AtlanticBoy16

Un appuntamento al buio è molto meglio di quello che ho fatto io ieri notte. Mio figlio sta cercando si farmi rimette con la mia ex, e non sembra capire che lei non può perdonarmi per quello che le ho fatto. E non posso solo sedermi e dirgli che morirò da solo perché sono stato un idiota che ha messo incinta sua madre.
Quando hai un appuntamento al buio, almeno puoi andartene e ignorare la persona.
Ma io non posso lasciare mio figlio e pretendere di non conoscerlo.
Per quanto mi riguarda non posso sopportare un altro appuntamento al buio. Ed è mille volte peggio quando sei un genitore single comunque, specialmente quando sei un papà single. Dovresti vedere gli allenamenti di calcio. Tutte quelle madri single che mi si avvicinano come se fossi l’ultimo uomo sul pianeta.
Se mai ti trovassi tanto disperata da volere un marito, vestiti bene e vai a una partita di calcio dove troverai un gruppo assortito di padri single. Un altrettanto gruppo di donne ti odierà, ma almeno troverai un uomo.
;D
-AB

 

Sorrisi tra me e me e chiusi la pagina, alzando lo sguardo su mio fratello.
Malcolm stava parlando al cellulare, facendo il sorriso da papà che faceva sempre quando parlava con Kate, la quale stava piangendo malgrado lui l’avesse rassicurata che sarebbe tornato in pochi giorni.
A volte non riuscivo a capire perché si riempisse di così tanti impegni lavorativi quando era ovvio che fosse un padre di famiglia.
Kate si mise a urlare mentre lui la salutava e io dovevo ammettere di essere gelosa quando lo guardavo parlare al telefono con i suoi figli.
Certo, sapevo che loro erano tristi, e anche lui lo era.
Ma si amavano così tanto…
Malcolm aveva una famiglia.
E io cosa avevo?
Un cucciolo, che non avrei potuto avere a causa del mio lavoro.
Un lavoro che amavo e che mi prendeva così tanto.
E un appartamento che adoravo malgrado il vicino che odiavo.
… O, forse, che amavo.

 

To: AtlanticBoy16

From: WiseGirl210

Me ne ricorderò ;D
Povero piccolo bambino.
La mia nipotina preferita sta cercando di mettermi con qualcuno che odio perché “Voi due siete così ca’ini che i vosti bambini sabebbero così ca’ini!” È difficile spiegarle che la ragione per cui a lei piace è la stessa per cui io lo odio, e vorrei essere arrabbiata per questo. Ma lei è così adorabile che non ce la faccio.
Sai quando ti trovi davanti un bambino così adorabile che ti fa immediatamente venire voglia di avere dei figli?
Mia nipote è una di quelli. Non posso guardarla senza pensare “Se avessi dei figli?” e realizzare che c’è solo una persona che conosca con cui vorrei avere un bambino. Ed è la stessa di cui non riesco a sopportarne la vista.
E tu?
Ti sei mai visto come un papà prima di Noah?

-WG


Fissai lo schermo mentre aspettavo la risposta.
 

To: WiseGirl210

From: AtlanticBoy16

Penso di sì.
Beh, non proprio così.
Mi sono sempre visto padre solo con la ragazza con cui stavo da sempre. Mi sono sempre visto camminare la domenica mattina, permettendole di dormire mentre io mi svegliavo i bambini e iniziavo a preparare la colazione.
Guardare loro ridere davanti ai cartoni animati e lei entrare in cucina in punta di piedi prima di andare a controllare i bambini.
Ma questo non succederà mai, lo so.
Conosco anch’io qualche bambino che hai descritto tu.
Quel genere sono le uniche cose che mi hanno salvato da un infarto mentre la madre di Noah era incinta di lui.

-AB

 

Puntellai le mie labbra con un dito, pensando a cosa volevo fare.
Infine riportai le miei dita sulla tastiera per digitare, poi presi un lungo respiro profondo prima di inviare.

 

♣___♣___♣___♣___♣___♣___♣___♣___♣___♣___♣___♣



PERCY
 

Ping.
Gettai un’occhiata al mio cellulare, vedendo la notifica che mi informava della nuova email, e sorrisi mentre giravo l’ennesima curva.
JoJo non abitava molto lontano da me, ma alcune volte mi sembrava che fosse un pianeta diverso.
Io abitavo in un piccolo complesso che “combinava gli aspetti migliori dell’abitare a New York con la vita di periferia” come riportavano gli opuscoli.
Ma JoJo aveva cercato di mantenere lo stile di vita giovanile che amava tanto. Così era costantemente in movimento da un appartamento di moda all’altro.
Quell’anno era un loft urbano vicino a dove vivevo, ed ero ancora preoccupato quando le lasciavo Noah a causa dei continui cambiamenti e dei pericoli all’ultima moda dell’appartamento di JoJo. Ma per lui una piccola visita era sempre meglio che non vedere mai sua madre.
Così, lasciavo correre.
Dato che Noah non aveva nessuna verifica per cui studiare (JoJo era completamente incapace quando si trattava di scuola) e sua madre aveva saltato l’ultimo fine settimana con lui, avevo pensato di far combaciare le due cose e permettere a Noah di stare da lei per tutto il weekend.
A JoJo l’idea era piaciuta: aveva detto che non doveva lavorare e che il tempismo era perfetto.
La faccia di Noah quando gli avevo detto che avrebbe passato tutto il fine settimana con sua madre era impagabile. Aveva persino smesso di parlare di Annabeth per un po’.
«Pensavo che mamma vivesse in quella vecchia casa.»
Stava parlando dell’ultimo appartamento di JoJo.
Per un breve periodo la moda aveva stabilito che la vita perfetta doveva essere vissuta in un piccolo pezzo di storia, quindi, ovviamente, JoJo aveva pagato molto più di quello che si poteva permettere per adattarsi.
Non era passato molto dall’ultimo trasferimento, ma mi faceva male pensare che mio figlio non sapeva della nuova casa.
«Ricordi, Noah? La mamma si è trasferita qui» gli dissi mentre parcheggiavo la mia piccola auto sotto al palazzo e uscivo.
Cercai di non prestare attenzione ai ragazzi che mi fissavano come se fossi un alieno. Io ero tutto ciò che loro non erano.
Ero più vecchio (trent’anni erano un modo completamente diverso rispetto ai ventidue, come avevo imparato a mie spese). Avevo un bambino mentre loro protestavano per non farsi controllare. Ero un papà che seguiva le partite di calcio del figlio e che passava i venerdì sera a guardare i film di animazione con mio figlio o a portar fuori per un gelato la squadra di calcio dopo una partita.
Ma i loro sguardi scomparvero quando videro JoJo uscire dal palazzo e aprire le braccia per abbracciare Noah.
JoJo aveva cambiato l’aspetto ancora una volta per essere alla moda.
I suoi capelli biondi ora erano diventati rossi e aveva una di quelle piume colorate fra le ciocche. Dal jeans due-taglie-troppo-stretti ai braccialetti, tutto in lei faceva riflette, e aveva messo abbastanza trucco per sembrare una studentessa del college che cercava di sembrare più vecchia.
«Mamma!»
«Ehi, Babino.» JoJo baciò Noah sulla sommità del capo mentre lo teneva ancorato sul fianco.
Sorridendo, consegnai a JoJo lo zaino.
«Ricordati di non dargli alcun fungo, okay?»
Noah era terribilmente allergico ai funghi, cosa che avevamo scoperto di recente. Quindi, la settimana dopo il referto degli esami, cosa decide di cucinare JoJo?
Esatto, funghi.
«Lo so, Percy.» JoJo roteò gli occhi, comunicandomi silenziosamente che si era trattato solo di un errore.
«E tieni il cellulare a portata di mano nel caso lui ne mangiasse accidentalmente qualcuno.»
«Lo so, Percy.» JoJo puntò i suoi occhi blu su di me.
Era ancora difficile pensare che Christine avesse descritto Annabeth a Noah uguale a JoJo solo con “lunghi capelli biondi e bellissimi occhi blu”.
L’errore sul colore degli occhi era un errore che facevano tutti ogni volta (per anni, quando qualcuno vedeva una foto di me con Annabeth, scherzavano sempre su come avessi fatto a trovare una perfetta Californiana con lunghi capelli biondi e occhi azzurri). A un certo punto avevano avuto entrambe la stessa sfumatura di biondo dorato, anche se nel caso di JoJo si era trattato di un errore di tinta. Un altro tratto in comune erano i zigomi alti e le labbra carnose, anche se quelle di JoJo derivavano da un intervento del chirurgo.
Ma io non le avevo mai trovate così simili.
Annabeth era gentile. Qualche volta troppo intelligente per il suo bene, ma aveva un cuore buono.
E potevo giurare che alcune volte JoJo sembrava il diavolo.
«Okay, d’accordo.» Baciai Noah sulla fronte. «Fai il bravo.»
«Ti voglio bene, papà.»
Il mio cuore si riscaldò.
«Divertitevi.»
Noah annuì mentre JoJo lo rimetteva a terra, e io cercai di non notare come lei si stesse guardando intorno per vedere se i suoi amici l’avessero vista agire come un’adulta invece di essere la ventenne che tutti loro conoscevano.
«Ciao, JoJo.»
«Ciao, Percy.» JoJo agitò la mano per cacciarmi e io notai il nuovo tatuaggio sul suo polso destro raffigurante un passero.
Gemetti mentalmente, ma mi stampai un sorriso in faccia e accesi l’auto.
Stavo pensando a che tipo di insegnamento Noah potesse trasse dall’avere entrambi e genitori tatuati e stavo immaginando che tipo di tatuaggio si sarebbe fatto da grande se avesse voluto quando mi immisi sulla strada e inizia a guidare.
Sarebbe stato un tatuaggio sul braccio come il mio? O si sarebbe coperto con strani simboli di moda come sua madre?
Dopo un tempo che sembrava infinito, mi ritrovai al negozio di prodotti naturali di Grover.
Sorrisi mentre parcheggiavo.
Quando Grover si era sposato, il regalo di Juniper era stata la possibilità di lasciare il Campo e, con Grover che era sempre in giro per il mondo, Juniper aveva deciso che voleva qualcosa qui perché le faceva male il pensiero di poter lasciare il Campo ma non essere in grado di girare insieme a lui.
Così, Grover aveva aperto un negozio di prodotti naturali.
ECOlogical, un negozio di cibo salutare e prodotti naturali nella parte urbana della città che faceva ottimi affari.
Non appena sentii il suono famigliare della campanella d’entrata, arricciai il naso per l’orribile odore delle numerose erbe mischiate insieme che mi causarono uno stordimento non descrivibile a parole.
Le persone che entravano nel negozio sembravano non accorgersene mai.
Solo io.
«Ehi, Perce!» disse Juniper da dietro al bancone, guardandomi attraverso il retro di una bottiglia.
«Fertilizzante?» lessi dall’etichetta.
«Sto prendendo le pillole. Quando Grover vedrà quanto Noah ti ama quando sarà di ritorno, sono sicura che ci ripenserà, ne sono sicura.» Juniper si strinse nelle spalle mentre metteva in bocca un pastiglia e la ingoiava con l’aiuto di un sorso d’acqua.
«Come sta andando, June?»
«Bene! Sono appena andata a pranzo con...» La faccia di Juniper si paralizzò, pensando di non poter parlare dell’argomento.
«Puoi dire il suo nome, Juniper. Noah lo fa ogni volta.»
«Noah lo sa?» I suoi occhi si spalancarono.
Per lei, Noah era ancora quel piccolo bambino che aveva visto quando era uscito dall’ospedale. Adorabile, con grandi occhi azzurri e capelli neri. Un grande sorriso costante e quell’innocenza che solo i bambini hanno.
Quando le raccontavo che Noah faceva i capricci, lei non mi credeva mai.
«JoJo si è lasciata scappare che io ho spezzato il cuore di una povera ragazza a causa suo. E poi l’abbiamo vista e Noah è fissato sul volerci far rimettere insieme. Sta cercando di trasformare la nostra vita in un qualche film per bambini» dissi a Juniper mentre guardavo una risma di carta riciclata da altrettanti quaderni di carta.
«JoJo.» Juniper scosse la testa.
Nessuno odiava JoJo più di Juniper.
Aveva sempre pensato che JoJo fosse una falsa perché faceva finta di essere ecologica per seguire la moda, invece di avere un vero e proprio interesse nel proteggere l’ambiente.
«Non sono felice di sentire parlare di quella donna, Percy.»
Juniper mi guardò, stringendo gli occhi.
«C’è qualcosa di cui hai bisogno, Perseus?»
«Potrei prendere in prestito il tuo computer?» chiesi, lanciando un’occhiata al mio cellulare.
«Certo, è nel retro. Conosci già la password.» Annuì verso il retro mentre nascondeva la sua bottiglia di pillole fertilizzanti nel caso Grover fosse tornato improvvisamente.
Conoscevo il percorso per arrivare al magazzino come se il negozio fosse stato mio.
Prima che Grover acquistasse la proprietà, nell’edificio era ubicato un negozio di skateboard dove avevo lavorato con Annabeth per tutte le superiori.
Mi morsi il labbro forzando me stesso per non ricordare i bei tempi passati insieme al negozio di skateboard. Accesi velocemente il computer ed entrai nel mio account di posta Hotmail.

 

To: AltanticBoy16

From: WiseGirl210

Mi stai quasi facendo piangere, lo sai?
Come può l’immaginare una vita con bambini che non avrai mai portarti a perdere la testa?
Non ho mai voluto dei figli. Il ragazzo con cui stavo insieme da una vita invece li voleva. Per oltre dieci anni ha provato a convincermi ad avere dei figli, un giorno. E, una volta che ci era riuscito, abbiamo rotto. Henry voleva dei bambini… Beh, lui pensava di volerli. Non sono sicura che sarebbe stato un buon padre, ma lui continuava a volerne.
E ora sono io che ne voglio disperatamente uno. Improvvisamente non voglio essere una madre in carriera e la carriera è tutto ciò che ho ora come ora.
Comunque, sto un po’ impazzendo.
Cosa sta facendo quel piccolo dolce Noah?
E tu? Qualcosa di interessante?
… Vorrei porti vedere e poter finalmente dire che non sei solo una bugia attraverso lo schermo.
Penso di volerti incontrare. Lo so che ho detto un migliaio di volte che le cose sono meglio se rimangono così. Non posso costringerti. Potrei combinare un casino come faccio sempre con le mie cose. Ma non penso di poter resistere ancora a lungo da questa parte dello schermo.

-WG

 

Fissai lo schermo con incredulità prima di digitare la risposta.
 

To: WiseGirl210

From: AtlanticBoy16

Noah sta bene, come sempre. È con sua madre per il weekend.
Io?
Sto per avere un attacco di panico pensando alla possibilità che lei si dimentichi che nostro figlio è allergico ai funghi e che glieli dia per cena un’altra volta.
Sai, se sua madre non mi avesse detto di Noah, probabilmente non l’avrei mai conosciuto. Continuo a pensare a come sarebbe potuta essere la mia vita se non avessi saputo della sua esistenza.
Per prima cosa, il suo nome sarebbe Issia. Continuerebbe a trasferirsi da un appartamento all’altro perché sua madre è sempre in movimento sulla cresta della moda. I suoi fidanzati sono orribili e sono preoccupato per come lo potrebbero trattare.
Odio davvero sua madre.
Non per la persona che è, ma per la madre che è. E ora mio figlio continua a giustificare quello che lei fa, anche se penso che lui sappia la verità.
Comunque sia, non importa…

Pensai di chiudere lì l’email e di inviarla, ignorando la sua proposta di incontrarci e di dare un volto alla persona vivace che conoscevo dietro allo schermo.
Ma non riuscii a premere il pulsante di invio.

Sai, sto cercando di immaginare come tu sia. Non so molto altro oltre al fatto che hai i capelli biondi.
Vorrei anch’io che ci incontrassimo.

-AB


 

 

  
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