Anime & Manga > Tokyo Mew Mew
Ricorda la storia  |      
Autore: Hypnotic Poison    23/08/2017    5 recensioni
A Thousand Worlds to Break Our Hearts: World Two.
Le erano sempre piaciute le riunioni e le feste di famiglia, davvero. Il ritrovo annuale, con tutti gli zii e i cugini e i nonni, era sempre stato uno dei suoi momenti preferiti. E ora che la sua cuginetta più piccola compiva finalmente diciotto anni, si sarebbero riuniti tutti e avrebbero intasato un locale e… Peccato che lei si fosse dimenticata di avvisare la sua famiglia di quel piccolo, innocuo, insignificante particolare.
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'A thousand worlds to break our hearts'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
World One: The One Where There Are Two Years of Silence                                                                               World Three: The One With The 2 AM Phone Call




“so like, I know we broke up and stuff but funny story, I haven’t told my family yet and they just assumed you’d be coming with me for [insert family celebration] and I really don’t know how to tell them and I know this is really selfish but I can’t break my great grandma’s heart like that, she’ll probably have a heart attack and– wait what? you’d do that for me? holy shit, I love you… wait–”

 

 

 

Ichigo tamburellò con le dita sul bancone della cucina, osservando il cellulare che riposava sul ripiano di marmo. Era seduta su quello sgabello da circa venti minuti, ferma nella stessa posizione, con la guancia appoggiata al pugno chiuso e un’espressione tra l’irritato e il preoccupato in volto.
Come se non si fosse cacciata lei da sola in quel pasticcio.
Sbuffò con forza, scompigliandosi le ciocche della frangetta che avrebbe decisamente dovuto tagliare visto che ormai le sfiorava gli occhi, e finalmente si mosse: gemette esasperata, incrociò le braccia sul bancone e ci appoggiò la fronte con aria esausta.
Le erano sempre piaciute le riunioni e le feste di famiglia, davvero. Il ritrovo annuale, con tutti gli zii e i cugini e i nonni, era sempre stato uno dei suoi momenti preferiti. E ora che la sua cuginetta più piccola compiva finalmente diciotto anni, si sarebbero riuniti tutti e avrebbero intasato un locale e…
E lei doveva trovare una soluzione molto, molto presto. 
Tesoro, abbiamo prenotato in quel ristorante sul mare che piace tanto alla bisnonna, mi raccomando ricordarti di dirlo a Ryo!
Già. Ryo.
Peccato che lei si fosse dimenticata di avvisare la sua famiglia di quel piccolo, innocuo, insignificante particolare.
Gemette ancora, stringendo gli occhi. Poteva farcela, non era così difficile. Era sicuramente il male minore. (A dire la verità il male minore sarebbe stato alzare il telefono e chiamare sua madre per raccontare tutta la verità, ma per qualche assurdo motivo proprio non ce la faceva, adesso, a darle una delusione del genere. A volte si domandava se sua madre non avesse davvero preferito Ryo a lei.)
Si raddrizzò di scatto, batté i palmi sul tavolo, afferrò il cellulare e ne sbloccò lo schermo, che segnava le 18:08. Era un buon orario, no, era sicuramente già uscito da quell’insopportabile laboratorio. Forse.
Decise di prendere la strada più lunga – cercare il suo contatto in rubrica – per guadagnare tempo. Lei odiava parlare al telefono, lo detestava, ma avrebbe avuto davvero il coraggio di andare nel locale che gestiva insieme al suo migliore amico per incontrarlo di persona e umiliarsi a questo modo? Aveva paura del buio, per l’amor del cielo, figurarsi se sarebbe andata ad elemosinare dal vivo l’aiuto del sarcastico, orgoglioso, irritante ex-ragazzo.
Esitò qualche secondo con il pollice sospeso sopra il nome del ragazzo, mordendosi un labbro. Come facesse sempre a cacciarsi in certe situazioni dopo ventitré anni di vita, era un’eterna incognita.
Fece un respiro profondo e pigiò lo schermo, appoggiandosi poi il telefono all’orecchio. Scese giù dallo sgabello con un saltino non appena sentì il primo segno che la linea era libera, incominciando a camminare in giro per il salotto.
Al quarto squillo, una voce ben conosciuta rispose con un tono incuriosito: «Ichigo?»
Ma perché non rispondeva come le persone normali con un bel pronto? e doveva tirare fuori così il suo nome?
«Ehm, sì, ciao, Ryo. Come stai?»
«Bene, tu?»
Santo cielo che orrore i convenevoli: «Bene, bene… ascolta, ti ho chiamato per un motivo…»
«Di solito succede così.»
Lei alzò gli occhi al cielo, infastidita dopo due secondi dalla sua ironia: «Mi fai parlare?»
«Il problema è farti smettere, non incominciare,» rise lui divertito dall’altra parte della linea.
Ichigo dovette trattenersi dallo sbuffare – non capiva che le rendeva le cose ancora più difficili se la trattava come una vecchia amica, come prima, come se niente fosse accaduto nell’ultimo mese? – e ricominciò a mordicchiarsi la pellicina del pollice: «Senti, non avrei mai, mai voluto farlo ma… cioè, lo so che ci siamo lasciati da un po’ e tutto però, ehm, è successa una cosa divertente e… mi servirebbe il tuo aiuto.»
Lo udì esitare, forse preoccupato, all’altro capo del telefono: «… ovvero?»
Lei prese un bel respiro: «Potrei, uhm… aver omesso alla mia famiglia quello che è successo tra me e te e loro potrebbero, ahm, aver dedotto che tutto fosse normale e quindi incluso anche te nei piani per il compleanno di mia cugina che funge anche da super riunione per questa estate, e ora io non saprei davvero come dirglielo visto che mancano solo tre giorni…»
«Okay…»
«… e lo so che è una cosa super egoista da chiederti, ma non posso spezzare così ora il cuore della bisnonna Ayame, potrebbe venirle un infarto se le dico che ci siamo lasciati nello stesso momento in cui pensa di rivederti e lo sai che è pazza di te, e…»
Poté giurare di sentire Ryo sospirare divertito, con quel tono un po’ accondiscendente che aveva sempre usato con lei quando la chiamava ragazzina: «D’accordo, Ichigo. verrò con te alla festa e farò finta che tutto vada alla perfezione.»
Lei, interrotta nel suo monologo molto preparato ma decisamente mal interpretato, rimase incredula. Aveva immaginato di ottenere un secco e reiterato rifiuto, su cui avrebbe insistito un pochino per poi ammettere la sconfitta e pensare a qualche scusa creativa per la sua famiglia. Invece lui non aveva esitato nemmeno per un istante, e lei poteva sentire il proprio cuore ricominciare a battere impazzito.
«Da-davvero?»
«Sì, certo. Mi sta simpatica la bisnonna Ayame, lo sai.»
Ichigo si strinse la maglietta, incerta su dove mettere le mani mentre saltellava per la stanza: «Ommioddio graziegraziegraziegrazie! Sei fantastico, non puoi capire quanto tu mi stia salvando, sai bene come sono fatte tutte quelle persone, aaaah non saprò mai come ringraziarti, sei davvero un tesoro, ti ador… »
Si bloccò all’ultimo, ben conscia di essere stata udita, un braccio ancora alzato in aria in maniera festosa. Ops.
«Cioè, uhm, non volevo dire che -»
Ryo rise appena: «Lo so, Ichigo.»
Lei cercò di ricomporsi, si schiarì la gola: «Ehm, ecco… poi chiariamoci che tutto ciò non vuol dire che… lo sai.»
Se lo immaginò di schiena, rivolto verso la finestra che si affacciava sulla baia, mentre annuiva: «Lo so, Ichigo.»
Lei corrugò la fronte, infastidita dal suo essere laconico: «Sai sempre tutto tu, eh?»
Stavolta Ryo rise sul serio, quella risata roca e un po’ amara: «Non proprio, ragazzina, non proprio. Mandami i dettagli per messaggio. Ci vediamo là. Ciao.»
«Ciao…» pigolò lei a mezza voce, prima di sentire la chiusura della telefonata.
Esalò stanchissima, lanciandosi sul divano di faccia. Ora doveva fare i conti con la realtà del rivederlo e del dover far finta che tutto fosse come prima.
E sperò solo che alla festa dei diciott’anni scorresse alcol quanto non mai.
 
**
 
Ichigo si sciacquò le mani sotto l’acqua tiepida del rubinetto, cercando un attimo di ristoro dalla bolgia che era quella festa. Certo, adorava la sua famiglia, ma non poteva certo non dire che non fossero rumorosi. Almeno erano riusciti ad occupare la terrazza di quel meraviglioso ristorante, così da limitare i danni uditivi al resto della clientela.
Poi, che le sue orecchie rimbombassero dell’eco del suo cuore, quello era un altro discorso.
Ryo era… meraviglioso come era sempre stato, in pubblico con i membri del clan Momomiya. Aveva riso, scherzato, chiacchierato con tutti i componenti femminili dell’albero genealogico e addirittura con suo padre. Le aveva sorriso, le aveva sfiorato la frangetta, le aveva tenuto la mano quando era stato necessario. Pure lei avrebbe potuto credere, se non l’avesse conosciuto così bene, che tutto andasse alla perfezione.
Doveva congratularsi anche con se stessa, non c’erano dubbi. Era rimasta incredibilmente calma e a suo agio per tutto quel tempo, nonostante l’ansia rombante che aveva provato dalla sera prima. Era, però, l’effetto che lui le aveva sempre fatto. Quando poteva sentirlo o vederlo vicino, nonostante il tempo passato lontani il più possibile, inesorabilmente si sentiva ancora a casa.
Si riunì alla festa, e lo vide seduto al tavolo a chiacchierare con sua madre, che le fece cenno di raggiungerli non appena incrociò il suo sguardo. Ichigo fece un respiro profondo e sorrise, la mano che lui le posò in vita quando gli si affiancò che la fece tremare piano.
«Avete qualche piano per le vacanze, ragazzi?»
«Ancora non lo sappiamo,» rispose veloce lui, «Dipende dalle ferie che proverò a prendere, stiamo ottenendo risultati importanti in laboratorio e sono momenti un po’ complessi.»
Ichigo avrebbe giurato che non fosse una bugia.
«Oh, ma io spero di sì, caro,» continuò sua madre, «Ti meriti di rilassarti, in fondo. Siete sempre andati in giro così tanto!»
«Vedremo, mamma,» cercò di tagliare corto lei.
Ryo le picchiettò con un dito la schiena: «Ti va di ballare?»
Lei si irrigidì ma annuì, lasciandosi portare verso un angolo della terrazza.
«Scusami,» iniziò lui, mettendole le mani sui fianchi ma tenendo le braccia rigide, un minimo di distanza tra i loro corpi, «Avevo bisogno di staccarmi un attimo dalla gente.»
«No, hai fatto bene,» Ichigo gli intrecciò le braccia dietro al collo ma rimase anche lei impostata, sentendosi come una di quelle teenager americane al primo ballo della scuola. «Non ti ho ancora ringraziato per -»
«Non fa niente, te l’ho detto. Mi ha fatto piacere rivedere tutti.»
«Significa molto per me, sul serio. Mi hai salvato la serata.»
«Dovrai dirglielo in ogni caso, prima o poi. Continuare a mentire non porterà a molte cose buone.»
Ichigo si arrischiò ad alzare lo sguardo verso di lui, il profilo illuminato dal riverbero della baia sotto di loro: «… immagino che tu abbia ragione.»
«Io ho sempre ragione.»
«Esagerato.»
Ryo sbuffò divertito, la strinse un po’ di più mentre continuavano a ondeggiare pigramente in un cerchio accennato. Lei si lasciò guidare, guardandosi le punte dei piedi, le guance accaldate non solo dal sole estivo.
L’aveva detto lei stessa che non avrebbe voluto dire niente, tutto quello. Non importava quanto stesse scavalcando i paletti che si era imposta, erano ancora lì.
E pensare che al telefono le era quasi scappata una frase che fino a poco tempo prima era al centro delle loro dispute: lei, che non si lasciava andare, che ancora non era convinta dopo due anni, che ancora si tirava indietro.
«Ryo?»
«Mmmh?»
«Credi che…?»
Il ragazzo si staccò da lei, guardandola negli occhi: «Non credo, Ichigo. Non credo.»
Lei annuì, impreparata a sentire il cuore crollarle nel petto ma conscia che una parte di lei non aveva mai dubitato di quella risposta. Non se l’era mai meritato, e lo sapeva.
Ryo le accarezzò i capelli all’indietro, prendendole il volto tra le mani: «Meglio che vada, ora. Tra tre giorni parto, e devo finire di sistemare un po’ di cose.»
Lei annuì ancora, inclinando appena la testa per godersi l’ultima volta quel contatto: «Grazie ancora.»
Il ragazzo le sorrise, le lasciò un bacio in fronte, poi si staccò da lei, le mani in tasca: «Good luck, kitty cat. See you around.»
 
 
 
 

 

   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Tokyo Mew Mew / Vai alla pagina dell'autore: Hypnotic Poison