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Autore: DaisyCorbyn    23/08/2017    1 recensioni
[19 anni dopo] [Next generation]
Alwys ha passato i primi 11 anni della sua vita a nascondersi per la sua natura da lupo mannaro, fino a quando un giorno Ted Remus Lupin bussò alla sua porta per dirle di essere idonea per frequentare Hogwarts. Alwys così inizierà una nuova vita con i suoi amici Albus e Rose, nonostante una presenza oscura cercherà di impossessarsi del Mondo Magico.
Dal Capitolo 2:
«Mi chiamo Ted Remus Lupin, sono un professore della Scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Quando un bambino con poteri magici compie 11 anni, riceve una lettera dalla scuola per poter essere ammesso. Non sempre, però, il bambino ha i genitori anch’essi dei maghi e, quando ciò accade, viene inviato un professore per spiegare alla famiglia la situazione. Tu sei stata ritenuta idonea per frequentare Hogwarts e io sono il professore che risponderà a tutte le tue domande» finì con un sorriso e si sistemò l’impermeabile.
I genitori guardarono la figlia annuendo e sorrisero dolcemente come se stessero cercando di convincerla con lo sguardo.
«No» fu l’unica parola che Alwys disse dopo essersi ripresa dal quel fiume di informazioni.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Teddy Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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6
In viaggio verso Hogwarts

 
Per i primi dieci minuti rimasero in silenzio: Rose perdeva il suo sguardo fra i prati che si estendevano fuori dalla finestra, James giocherellava con una pallina argentata e Albus guardava Alwys imbarazzandola molto, infatti spostava continuamente lo sguardo dagli occhi di lui alla finestra alla porta della cabina.
«Scusami se ti fisso troppo… è che hai degli occhi bellissimi» disse Albus sorridendo.
«Grazie…» rispose lei diventando rossa come il tappeto sotto i loro piedi.
Nessuno le aveva mai fatto complimenti per i suoi occhi perché erano bianchi e a molte persone facevano impressione.
«Come mai li hai così?»
Rose si era girata verso di lei e buttò lì la domanda come se la stesse tenendo da un bel po’ sulla punta della lingua e stesse aspettando il momento più adatto per porla.
«Soffro di una malattia che causa una poca pigmentazione dell’iride…» ripeté a pappagallo come i suoi genitori le avevano insegnato.
In verità non si era mai interessata a quello strano fenomeno più di tanto visto che dalla nascita era in quel modo, anche perché pensava c’entrasse col suo essere un lupo mannaro… però Ted le aveva confermato che non era quello il motivo, quindi perché?
«Ti sei tinta i capelli?» chiese Albus subito dopo.
«No, sono nata così…» Alwys sembrava un disco rotto, non era abituata a tutte quelle domande, anche perché non se le poneva da tempo, ormai i suoi capelli e i suoi occhi facevano parte della sua normalità.
«Incredibile» commentò il ragazzino facendo vagare il suo sguardo fra le ciocche viola.
«Non è possibile» disse ad un tratto James facendo volteggiare in aria la pallina.
«Cosa?» chiesero in coro Rose e Albus.
«Non è possibile che tu sia nata così. Forse senza accorgertene hai fatto una magia quando eri bambina e sei rimasta così, molto probabilmente appena incomincerai a saper controllare la magia tornerai normale» il ragazzo continuò a non degnarsi di alzare lo sguardo, troppo concentrato a mantenere la pallina in alto.
«Io sono normale» disse infastidita Alwys e James, accortosi del tono delle sue parole, alzò la testa incrociando il suo sguardo. La pallina cadde sul suo palmo.
«Non è questo ciò che volevo dire… però ammetti che non è normale avere gli occhi bianchi e i capelli cosparsi da ciocche viola. Sei un metamorfomagus?» chiese James scuotendo la testa un po’ dispiaciuto per l’espressione della ragazza.
«Meta- che?» fece eco lei assottigliando lo sguardo: quella conversazione non le stava piacendo, si sentiva come quando nella sua vecchia scuola la prendevano in giro.
«Non sai cosa sia un metamorfomagus? Io so tutto sull’argomento» disse Rose tirando su col naso in procinto di spiegare per filo e per segno ad Alwys.
«Ti prego, no, Rose» disse Albus alzando gli occhi al cielo. «Non c’è bisogno che fai vedere quanto sei studiosa.»
«Lo faccio per lei» si giustificò la ragazzina per poi sistemarsi meglio sul sedile girandosi verso Alwys. «Un metamorfomagus è un mago che può cambiare parti del suo corpo a piacimento, anche prendere le sembianze di un’altra persona o di un animale. Questa dote però si ha dalla nascita, non si può imparare. Ted è un metamorfomagus, hai notato che i suoi capelli cambiano di colore in base al suo umore? Comunque per esserlo bisogna avere almeno un genitore con questa capacità, come la madre di Teddy, quindi se i tuoi genitori sono entrambi babbani non penso tu lo sia.»
Alwys strabuzzò gli occhi: ancora doveva fare l’abitudine al fatto che stava per andare in una scuola di magia. Annuì soltanto un po’ confusa e poi spostò lo sguardo verso James che la guardava come se la stesse analizzando. Ciò la fece sentire a disagio.
«Sei di poche parole… Facciamo così: parliamo delle Case!» esclamò Albus facendo un sorriso a trentadue denti. «Tu in che Casa vorresti andare?»
«Non capisco…» rispose Alwys un po’ confusa: cosa erano le Case?
«Albus, è figlia di babbani, lei non sa cosa siano» puntualizzò Rose alzando gli occhi al cielo. «Devo proprio spiegare tutto io! Ad Hogwarts ci sono quattro case: Grifondoro, quella è la Casa migliore secondo me, dove ci sono i maghi più coraggiosi, nobili di cuore e forti, noi Weasley finiamo sempre qui; poi c’è Corvonero, la Casa di James, lì ci vanno solo i cervelloni» la pallina che aveva James in mano schizzò verso la fronte della ragazzina. «Ahi! È vero!»
I due si scambiarono un’occhiata di fuoco. Subito dopo James riprese a far volteggiare la pallina sopra il suo palmo e Rose riprese a spiegare: «Poi c’è Tassorosso, dove ci sono i maghi più altruisti, leali e pazienti; e infine Serpeverde» Albus rabbrividì sentendo quel nome. «Qui ci vanno solo i maghi più malvagi e antipatici… anche se ogni volta che lo dico mio zio mi rimprovera perché dice che anche i maghi più potenti e buoni ci sono andati, ma dal loro motto non mi convincono molto. Probabilmente Louis è finito lì per sbaglio.»
Alwys ascoltò attenta e subito si innamorò dei Tassorosso.
«Voi dove volete andare?»
«Magari fossimo noi a scegliere!» esclamò Albus appoggiandosi allo schienale. «Comunque io Grifondoro come mio padre, non voglio assolutamente finire in Serpeverde.»
«Il primo giorno di scuola si viene smistati nelle case con una cerimonia chiamata Cerimonia di Smistamento, durante la quale ci metteranno il Cappello Parlante sulla testa che annuncerà a che Casa apparterremo» spiegò Rose un po’ infastidita dalla superficialità con cui Albus spiegava le cose. «Io amo studiare, infatti vorrei finire in Corvonero, ma poi quando ho visto che James sta davvero tanto chinato sui libri ho cambiato idea, e io non voglio fare questa fine, quindi Grifondoro anche io.»
James alzò di nuovo lo sguardo e le fece la linguaccia.
«Sta di fatto che io sono in grado di fare questo» disse e la pallina volteggiò in aria per poi ricadere sul suo palmo. «Anche se sono al terzo anno, invece voi nemmeno se foste al quinto ci riuscireste.»
«Che bello, sei bravo con gli incantesimi non verbali!» lo schernì Rose usando un finto tono d’ammirazione.
«A me sembra molto carina la Casa dei Tassorosso» disse Alwys per interrompere lo scambio di battute dei due: di certo non era né un tipo presuntuoso, né molto intelligente, e né molto coraggioso.
«I Tassorosso sono molto buoni, sono davvero delle brave persone però si fanno mettere i piedi in testa e non concludono molto perché non sono competitivi» disse Rose con il sangue dei Grifondoro che le scorreva nelle vene. «Però non dire che l’ho detto: Ted era un Tassorosso come sua madre.»
«Capisco…» rispose Alwys spostando lo sguardo verso il tappeto.
Sicuramente sarebbe capitata lì perché non aveva intenzione di mettersi in mostra, anche se questo voleva dire perdere le uniche persone che le avevano rivolto la parola. Loro, di certo, non sarebbero capitati in quella Casa.
Un rumore proveniente dal corridoio seguito dalla figura di una donna robusta la risvegliò dai suoi pensieri.
«Qualcosa dal carrello?»
Gli occhi di Albus e Rose si illuminarono, poi in coro dissero: «Prendiamo un po’ di tutto!»
Accanto a James, che imperterrito continuava a cercare di far volare la pallina sempre più in alto, posarono un sacco di caramelle colorate su cui si fiondarono per riempire il loro stomaco.
«Puoi mangiarle anche tu se vuoi, non possiamo mangiarle tutte solo noi!» esclamò Albus passandole una piccola scatolina.
Alwys lo ringraziò e poi lesse cosa c’era scritto: Cioccorane. Non aveva mai sentito di una caramella con un nome così buffo.
«Sono buonissime e inoltre ci sono delle figurine dentro di maghi e streghe famose, io le ho tutte!» disse soddisfatto mentre masticava una caramella verde.
Lei aprì la scatolina, prese la rana di cioccolato, la mangiò e poi guardò la figurina.
«È tuo padre!» esclamò verso Albus.
«Io ne ho tantissime di lui, anche di mia zia Hermione e di mio zio Ron» disse addentando uno zuccotto di zucca.
«Harry Potter, attuale Capo del Dipartimento Auror. Potter è l’unico mago ad essere sopravvissuto ad una Maledizione Senza Perdono, è noto soprattutto per aver sconfitto il mago oscuro Tom Orvoloson Riddle (conosciuto come Voldemort), che ha causato le due Guerre dei Maghi con i suoi seguaci, i Mangiamorte, e per i numerosi omicidi commessi per aver usato l’incantesimo Horcrux. È anche il vincitore più giovane che sia esistito del Torneo Tre Maghi, campione nell’anno 1994. È attualmente spostato con Ginevra Weasley e ha tre figli: James Sirius, Albus Severus e Lily Luna.»
Alwys lesse la descrizione sotto la foto e disse: «Tuo padre in pratica è un eroe.»
«Eccome!» esclamò Albus abituato a quelle affermazioni.
«Anche nelle descrizioni dei miei genitori c’è scritto questo, perché anche grazie a loro Harry è riuscito a sconfiggere Voldemort» disse Rose mentre cercava con lo sguardo una caramella in particolare.
«Come se solo loro lo avessero sconfitto…» la voce di James era bassa, come se avesse pensato a voce alta, ma comunque tutti e tre lo sentirono.
«In che senso?» chiese Alwys sorpresa dall’affermazione infastidita del ragazzo.
«Tutti dicono che i tre eroi sono mio padre, mia zia e mio zio, ma non è così…» finalmente alzò lo sguardo e guardò Alwys negli occhi. «Mio padre non ce l’avrebbe mai fatta senza molte altre persone, solo che nessuno si ricorda di loro perché sono stati nell’ombra. Chiedi in giro di Fred Weasley, nessuno ti saprà dire chi è, o di Ninfadora Tonks. Al massimo ricorderanno Remus Lupin perché grazie a lui i lupi mannari hanno più diritti» disse James con uno sguardo freddo e la voce dura.
«Non parlare così di papà» lo rimproverò Albus corrugando la fronte. «Lui è un eroe.»
«Questo è quello che tutti dicono… ma nessuno pensa a tutti quelli che sono morti per colpa sua» la pallina schizzò via dal suo palmo e si infranse contro il vetro della porta che dava sul corridoio.
«Perché dici così? Non è stata colpa sua! Voldemort li ha uccisi» esclamò Albus scattando in piedi.
James lo guardò, si alzò in piedi e con uno strattone allontanò Albus. Nella cabina calò un soffocante silenzio.
Anche nel mondo magico c’erano stati dei problemi, lei credeva che fosse tutto rose e fiori perché grazie alla magia pensava che tutti fossero amici e che si vivesse in un clima di serenità, invece a quanto sembrava c’erano sempre quelle persone che aspiravano solo all’interesse personale. Ripensò alla storia che le aveva raccontato Lady Amelia, a come quell’uomo, accecato dal potere, l’avesse fatta soffrire. Dopo un attimo di silenzio, James si voltò con uno scatto, facendo sobbalzare tutti, tese la mano verso la sua destra attirando a sé la pallina e poi uscì sbattendo la porta dietro di sé.
«Scusalo, a volte gli prendono questi scatti» disse Rose alzando le spalle come se fosse ormai abituata a quelle scenate, invece Albus rimase a fissare la porta con una strana ombra nello sguardo.
«Bleah!» Alwys sputò la caramella che aveva addentato in un fazzoletto e fece qualche smorfia di disgusto. «Sa di pepe!»
«Sono le caramelle tutti gusti +1, puoi trovare qualsiasi cosa: cocco, fragola, legumi, cioccolato… peccato che non puoi mai sapere cosa ti capiti!» esclamò divertita Rose.
L’espressione di Albus si sciolse accennando un sorriso.
«Mi sa che andrò sul sicuro mangiandone uno alla zucca!» esclamò lei addentando una caramella arancione.
Il viaggio passò accompagnato dalle loro risate. Alwys si sentiva molto a suo agio, anche se continuava a pensare a James e a come si fosse comportato, ma non fece domande e non riprese l’argomento “genitori” anche se la curiosità la stava divorando viva. Chiese di Ted e scoprì che i suoi genitori erano morti entrambi durante la seconda Guerra dei Maghi per mano dei Mangiamorte, i seguaci di Voldemort.
«Ted mi ha detto che suo padre era un lupo mannaro… voi cosa pensate di loro?» chiese Alwys cercando di apparire il più rilassata possibile.
Si sentì un po’ a disagio quando entrambi gli occhi dei due le si attaccarono addosso.
«Che c’è?» chiese cercando di non incontrare il loro sguardo.
«Niente, è che Teddy non parla mai dei suoi genitori e non pensavamo parlasse addirittura del fatto che suo padre era un lupo mannaro con una nuova studentessa» spiegò Rose rilassando il suo sguardo, ma Albus non smise di fissarla in modo strano. «Comunque non lo so, non ne ho mia incontrato uno, però mia madre me ne parla sempre bene perché Lupin era davvero una brava persona, tranne quando…» lasciò la frase in sospeso e lanciò un’occhiata ad Albus.
«Quando studieremo Difesa Contro le Arti Oscure impareremo a difenderci da loro perché, anche se ormai i pregiudizi nei loro confronti sono meno comuni, sono pur sempre delle creature che posso fare del male con la luna piena» disse Albus continuando a guardare Alwys che si sistemò il colletto perché l’aria incominciò a mancarle.
«Capito…»
A quanto pare la sua prima lezione sarebbe stata su come combattere contro sé stessa: davvero splendido! Anche se sarebbe stata una buona occasione per fare qualche domanda agli altri studenti per indagare su cosa pensassero dei lupi mannari. Comunque, la risposta dei due la tranquillizzò un po’: oltre che ad essere simpatici, non odiavano particolarmente quelli come lei, quindi magari in futuro avrebbe anche potuto confessare la sua vera natura. Il suono di un campanello la risvegliò dai suoi pensieri e guardò confusa i suoi compagni di viaggio.
«Questo suono vuol dire che dobbiamo metterci l’uniforme» le disse Rose sorridendo con uno strano luccichio negli occhi.
Albus uscì per far cambiare le due ragazzine e poi fecero a cambio: l’uniforme era composta da un maglioncino e calzini grigi, camicia bianca, gonna e cravatta nera. Quei colori smorti le fecero storcere il naso.
«Tranquilla, non ci vestiremo sempre così, poi ci daranno l’uniforme abbinata alla Casa, questa ci serve solo adesso per essere presentabili alla cerimonia e per quando c’è freddo… non hai letto Storia di Hogwarts, vero?» le chiese Rose alzando un sopracciglio.
Alwys scosse la testa un po’ imbarazzata.
«Tra cinque minuti arriveremo a Hogwarts, siete pregati di lasciare il bagaglio sul treno; verrà portato negli edifici della scuola separatamente, insieme agli animali.»
Alwys strinse i pungi: le batteva il cuore a mille e l’ansia si impadronì del suo stomaco. Albus le mise una mano sulla spalla sorridendo, poi uscì dalla cabina accompagnato da Rose. Il treno si fermò e il corridoio, seppur stretto, si riempì di ragazzini di tutte le età che cercavano di uscire dalla porta. Alwys senza rendersene conto si aggrappò alla tunica di Albus, lui le fece l’occhiolino e le strinse la mano per poi trascinarla sul marciapiede, lì la figura imponente di un uomo avvolto dalla folta barba li fermò.
«Ciao, piccolo Potter!» esclamò guardando Albus. «Mi sembra ieri quando tuo padre scese per la prima volta da questo treno» disse asciugandosi una lacrimuccia con la grossa mano.
«Ciao Hagrid!» esclamò lui cercando goffamente di abbracciarlo.
«Quelli del primo anno con me! Attenti a dove mettete i piedi» urlò per poi camminare verso un sentiero stretto e un po’ trascurato, pieno di erbacce e pietre, tanto che Alwys inciampò più volte a causa del buio che non le faceva vedere niente, perché l’unico punto di riferimento era una flebile luce coperta dalla massiccia figura di Hagrid.
«Ora vedrete Hogwarts! Cioè dopo questa curva… esattamente fra…»
Hagrid aumentò il passo, poi un “Oooooh” uscì dalla bocca di tutti, incantati dal meraviglioso spettacolo: il sentiero si era aperto sulla costa di un enorme lago che specchiava l’immagine di un imponente castello, illuminato da qualche lucina qua e là che si confondeva con le stelle che libere luccicavano nel cielo dello stesso colore delle mura. Alwys capì subito che si trattava di Hogwarts.
«Forza! Non più di quattro a battello»
Dall’acqua spuntarono tante piccole barchette: Alwys, Rose, Albus e un ragazzino biondo presero posto in una di quelle.
«Piacere, sono Scorpius Hyperion Malfoy» disse stringendo la mano di Alwys che rispose col suo nome.
Vide Albus ridere all’udire il nome del ragazzo, ma lui lo ignorò, facendo intuire alla ragazzina che dovevano conoscersi.
«Si parte!» la voce di Hagrid risuonò ovunque facendo vibrare le barchette che incominciarono a muoversi da sole attraverso il lago nero come la pece.
Alwys perse lo sguardo fra le piccole luci che macchiavano la scuola: d’ora in poi quella sarebbe stata la sua nuova casa.
«È davvero stupendo» disse Albus con il naso all’insù. «Le fotografie non rendono per niente.»
«Puoi dirlo forte» disse il biondo annuendo. «Chissà quante volte mi perderò.»
«Siamo in due» rispose Alwys sospirando: era un disastro quando si trattava di ricordarsi le strade visto che non usciva mai senza i suoi genitori.
«In tre!»
Si misero a ridere, ma la risata si gelò appena incontrarono lo sguardo serio di Rose.
«Qualcosa non va?» chiese il cugino preoccupato.
La rossa guardò per un attimo Scorpius e poi deviò lo sguardo verso il lago.
«No» rispose secca.
«È ovvio che qualcosa non va» disse il biondo notando quel fugace sguardo.
«Guarda che ti conosco» disse incrociando le braccia al petto come se volesse proteggersi da qualcosa. «So chi è tuo padre.»
«E quindi? È un problema?» chiese Scorpius assottigliando lo sguardo. «A me non sembra che ad Albus dia fastidio.»
L’aria era carica di tensione: Alwys guardò l’amico come se cercasse una risposta ai dubbi apparsi nella sua mente, ma il suo sguardo era dritto verso quello della cugina.
«Io so cosa ha fatto tuo padre, ho letto la storia della Seconda Guerra Magica» all’udire ciò entrambi i ragazzini sgranarono gli occhi.
«E quindi?» chiese Albus guardando la cugina e poi spostando lo sguardo verso l’altro. «Non so bene chi sia tuo padre, ma non importa perché tu non sei lui.»
Scorpius guardò la rossa e poi abbassò lo sguardo: voleva tanto scendere da quella barchetta, glielo si leggeva negli occhi. Alwys rimase in silenzio, non voleva peggiorare la situazione e lei era troppo ignorante per quanto riguardava la storia del Mondo Magico, sapeva solo quel poco che aveva sentito da Ted.
Il viaggio continuò in silenzio, si vedeva che Albus voleva tanto continuare a parlare, ma Scorpius gli fece cenno che era meglio di no.
Arrivarono ai piedi di una grande porta, tutti scesero dalle barche in preda all’emozione. Hagrid si fece spazio fra loro, alzò la grossa mano e bussò tre volte.

 
   
 
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