Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: shiningreeneyes    24/08/2017    0 recensioni
Avere un'avventura di una notte da ubriachi fa schifo.
Avere un'avventura di una notte da ubriachi mentre si è al liceo fa più schifo.
Avere un'avventura di una notte da ubriachi mentre si è al liceo e si è un ragazzo è il massimo dello schifo.
La vita di Louis Tomlinson crolla su di lui dopo un incontro con il calciatore Harry Styles mentre erano ubriachi. Tutto ciò che conosceva e in cui credeva viene gettato fuori dalla finestra e lui è improvvisamente costretto a venire a patti con il fatto che il suo cuore non batte più solo ed esclusivamente per lui.
Note traduttrice: La storia non è mia, questa è solo una traduzione.
Genere: Erotico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: Mpreg
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO 26

Non stai scappando, vero?

 

 

Giovedì, 14 Aprile

Trentaquattro settimane e tre giorni 

 

 

"Lou! Faremo tardi se non esci subito dal letto!"

 

Volevo morire. Seriamente, volevo davvero morire. Beh, forse non proprio, ma in quel momento mi sarebbe piaciuto veramente. Per ovvie ragioni, la notte scorsa non avevo preso sonno e la mia testa stava rielaborando le stesse parole più e più volte fino a sentirmi male.

 

'Ho una fidanzata e la amo, ma... se lei non ci fosse, tu... se lei non ci fosse, non saresti la mia ultima scelta, okay?'

 

Okay? Okay? Pensava che potesse dire cose del genere e poi sarebbe stato okay? Se pensava così, si sbagliava di grosso, perché era molto lontano dall'essere okay. Dopo aver trascorso più o meno gli ultimi tre mesi dicendo che era completamente etero, improvvisamente si era svegliato e mi aveva detto che l'idea di me e lui insieme non era impossibile? Chi diavolo pensava di essere per dire cose così? Come gli era venuto in mente? Non intendeva farlo o era un tentativo per confortarmi? Se così fosse, probabilmente sarei scoppiato in lacrime perché aveva detto che tra noi non era completamente impossibile. Avrei dovuto parlargli più tardi, ma in quel momento dovevo uscire dal letto e vestirmi se non volevo  arrivare tardi alla prima lezione.

 

Quindici minuti e una colazione molto veloce più tardi, eravamo in viaggio verso la scuola. Harry non aveva detto molto da quando avevamo lasciato la casa, ma comunque era presto e probabilmente era un po' stressato considerando che mancavano solo cinque minuti per arrivare a scuola. Quando rimasero solo un paio di chilometri di distanza e ancora non aveva detto una parola, decisi di prendere le redini in mano; non c'era modo che avrei passato tutta l'intera giornata nel dubbio, non quando si trattava di quella questione.

 

"Harry?" dissi guardando il suo profilo.

 

"Hm?" rispose assente.

 

"Non abbiamo tempo di parlarne in questo momento," cominciai, "ma dovremmo cercare di chiarire... riguardo a quello che hai detto la scorsa notte-"

 

"Oh cazzo, dovevo chiamare Lauren," mi interruppe, non sembrava aver sentito quello che avevo appena detto. Senza degnarmi di uno sguardo - okay, va bene, stava guidando - prese il suo cellulare dal cruscotto.

 

Premette un paio di pulsanti sullo schermo poi alzò il dispositivo fino all'orecchio, lo guardai, sentendomi un po' confuso. Perché non si preoccupava di ascoltare quello che avevo da dirgli? Davvero doveva chiamare Lauren proprio in quel momento? Non poteva aspettare finché non gli avessi detto quello che dovevo dirgli?

 

Poi un pensiero mi colpì e avrei voluto sbattere la testa contro il finestrino. Era possibile che avesse deciso di far finta che la notte scorsa non fosse mai esistita? Era possibile che fosse quello il suo modo di affrontare tutto? Sentii la rabbia ribollire a quel pensiero e diressi il mio sguardo davanti a me incrociando le braccia sul petto, facendo una lieve smorfia di fastidio.

 

Quando arrivammo al parcheggio della scuola e lui fermò l'auto, ero infuriato, che poteva sembrare un po' ridicolo considerando che non sapevo se in realtà la mia teoria fosse corretta, e saltai fuori dalla macchina senza guardarlo.

 

"Mancano ancora un paio di minuti prima che inizi la lezione," sentii dire da Harry, suonando confuso.

 

"Come vuoi," risposi senza preoccuparmi di girarmi o addirittura fermarmi.

 

"Cosa c'è ora?" chiese.

 

Mi limitai a soffocare una risata.

 

*

 

Trascorsi il resto della giornata infastidito e quando mi imbattei in Liam durante la pausa pranzo e mi offrì un sorriso ed un 'ciao', io lo guardai accigliato prima di andarmene senza ricambiare. Stavo agendo come un bambino capriccioso e lo sapevo, ma in realtà, qualcuno mi avrebbe potuto biasimare? La mia cotta, con la quale avevo pensato di non potere mai avere una possibilità, ieri sera mi aveva detto che forse c'era, ma quel giorno improvvisamente aveva voluto dimenticare di aver affrontato quell'argomento. E mi faceva incazzare tantissimo. Aveva davvero pensato che fosse opportuno giocare con i miei sentimenti? Dannato bastardo.

 

Quando la giornata finì, camminai verso la fermata dell'autobus invece di andare verso il parcheggio, non sarei potuto stare in macchina con Harry per quindici minuti. Rimpiansi subito quella decisione perché l'autobus era pieno di persone in quel momento o dovetti rimanere in piedi, tenendomi in un palo metallico appiccicoso con una donna in sovrappeso di mezza età pressata sul mio fianco in un modo imbarazzante. Sentii il telefono squillare più di una volta durante i venti minuti che ci vollero affinché il bus raggiungesse la fermata dove dovevo scendere, ma lo ignorai. Ignorai anche gli sguardi irritati da parte delle persone che mi circondavano.

 

Un'altra cosa che ignorai una volta tornato a casa fu Harry. Andai dritto verso la 'mia' stanza quando arrivai, offrendo solo un sorriso ed un 'ciao' ad Anne quando la vidi nel corridoio, ma ignorai il sorriso che mi fece Harry, seduto sul tavolo della cucina intento a mangiare qualcosa che sembrava essere pasta. Lo sguardo di confusione che mi rivolse non passò inosservato, ma insistetti per mantenere l'espressione acida. Riuscì a mantenerla per una quantità di tempo impressionante - o almeno lo era per me - anche se quando l'orologio segnava le otto, la mia rabbia era scemata e mi ritrovai a roteare gli occhi per il mio comportamento infantile. Inviai un rapido messaggio di scuse a Liam per essere stato maleducato con lui a scuola, ma optai comunque per non andare da Harry a scusarmi, così andai a letto sentendomi un bambino.

 

 

Venerdì, 15 Aprile

Trentaquattro settimane e quattro giorni

 

 

Quando mi svegliai quel venerdì mattina, non ero ancora riuscito a farmi passare la rabbia e la giornata passò come quella precedente. Harry aveva cercato di parlare con me durante la colazione, ma lo ignorai subito e andai a scuola con l'autobus, che peggiorò solo il mio umore, perché, beh, l'autobus alle sette e trenta del mattino non è il massimo. Cercò di avvicinarsi durante il pranzo, ma mi allontanai, sentendo il suo sguardo confuso perforarmi la nuca; seriamente, lui era confuso? Quanto diavolo era stupido? Sembrava che avesse capito, però, perché non mi aveva chiamato quando la giornata scolastica era terminata, e come il giorno prima, presi l'autobus per tornare a casa. Quella sera a cena sembrò averne avuto abbastanza - forse gli avevo gettato un paio di sguardi acidi durante il pasto - perché prima di aver finito metà del suo piatto, si alzò dal tavolo, sibilando un 'bene, avvisami quando hai finito di fare lo stronzo' e lasciò la stanza.  

 

"Cosa sta succedendo?" chiese Anne, guardandomi con occhi interrogativi.

 

"Abbiamo solo... avuto una discussione," dissi con un sorriso stretto.

 

"Harry è triste," disse Connor, il fratello di Harry, guardandomi con i suoi grandi occhi blu.

 

"Lo so," dissi con un debole sorriso, sentendo la tensione del mio viso allentarsi mentre guardavo il volto confuso e triste del ragazzino. "È colpa mia."

 

"Allora devi andare da lui e farlo felice," disse deciso Adrian, il fratello gemello di Connor, "se l'hai reso triste, devi renderlo felice di nuovo."

 

Mi sentivo un po' impotente con addosso lo sguardo dei due ragazzini e guardai Anne, chiedendole aiuto silenziosamente. Con mio sollievo, sorrise, guardandomi un po' divertita.

 

"Mangiate la vostra cena, ragazzi, poi andate a guardare un po' di TV quando finite," disse.

 

Quello sembrò bastare; i loro volti si accesero alla parola 'TV' e poi continuarono a mangiare, riempiendosi la bocca di cibo.

 

Il resto della serata la spesi sul mio letto guardando il soffitto, chiedendomi per quale esatto motivo fossi arrabbiato con Harry. Okay, aveva interrotto il mio tentativo di conversazione la mattina prima, ma forse aveva davvero bisogno di chiamare Lauren; non era come se la sua vita dovesse improvvisamente ruotare al cento per cento intorno a me solo perché vivevamo nella stessa casa al momento. Perciò, come la scorsa notte, optai per il non fare niente. Mi addormentai con i vestiti addosso, sopra le coperte e con un leggero cipiglio sul mio viso.

 

 

Sabato, 16 Aprile

Trentaquattro settimane e cinque giorni 

 

 

Quando mi svegliai, la prima cosa che capii era che non era ancora mattina. In realtà, non stava nemmeno per diventare mattina, considerando che la stanza era buia e quando guardai fuori dalla finestra vidi la luna ancora alta nel cielo e le stelle ancora brillanti. Con un gemito e un forte scricchiolio della mia schiena, mi sedetti e cercai ciecamente il mio telefono sul comodino. Ci vollero pochi secondi per trovarlo e quando lo presi mi cadde sul pavimento, ma alla fine riuscii ad avercelo in mano.

 

Rimasi un po' sorpreso nel vedere che l'orologio segnava l'una e un quarto dato che non mi sentivo particolarmente stanco, anche se sapevo di non aver dormito per più di due ore. Accesi l'abat jour che era appesa al muro sopra al mio letto prima di sdraiarmi su un lato. Nonostante l'ora, non mi sentivo molto stanco. C'era una sensazione fastidiosa nella mia testa che mi diceva che sapevo molto bene che era tutto causato dal mio litigio con Harry. Non mi piaceva litigare con le persone, soprattutto quando non ero veramente arrabbiato con loro. Va bene, ero stato arrabbiato con lui per buona parte del giovedì e tutto il venerdì, ma era sabato e la mia rabbia non era più presente; la mia testa mi diceva che dovevo agire come un ragazzo della mia età e non come un quindicenne.

 

Ancora un po' esitante, aprii la casella dei messaggi con il nome Harry Styles e digitai una sola parola.

 

Sveglio?

 

Esitai un altro minuto prima di pensare 'beh, qual è la cosa peggiore che potrebbe succedere?' e premetti il tasto invia. Ci vollero pochi secondi prima che il mio telefono emettesse un segnale acustico per segnalare un nuovo messaggio.

 

Si. Hai smesso di essere arrabbiato con me?

 

Credo di sì. Posso venire?

 

Sbuffai interiormente alla mia scelta di parole. Venire. La porta era a dieci metri di distanza dalla mia, non esattamente una corsa attraverso la città.

 

Certo.

 

Beh, almeno non sembrava arrabbiato.

 

Mi alzai dal letto e mi diressi verso il corridoio buio e vuoto fuori dalla mia camera da letto.

 

"Si," disse la voce pigra di Harry dall'altra parte della porta quando bussai, facendo attenzione a non svegliare qualcun altro in casa che probabilmente dormiva.

 

Aprii lentamente la porta e infilai prima la testa, solo per accertarmi che non fosse lì in piedi pronto a lanciarmi un libro o qualcosa di simile. Fortunatamente, non lo era.

 

"Ti sei svegliato, eh?" fu tutto ciò che disse. Era infilato per metà sotto le coperte, il suo computer portatile davanti a lui e tutto e la parte superiore del suo corpo scoperta. Non era un tipo da pigiama, a quanto pare.

 

"Per cominciare, come facevi a sapere che dormivo?" chiesi mentre entrai nella stanza e chiusi la porta.

 

Mise il computer da parte e poi scrollò le spalle.

 

"Sono venuto a controllarti prima, eri piuttosto addormentato."

 

"Oh... mi hai controllato," dissi, strisciando i piedi contro il pavimento.

 

"Volevo solo essere sicuro che stessi bene, eri abbastanza sconvolto questi ultimi giorni, non volevo che facessi qualcosa di stupido per far male a te o al bambino."

 

"Non ho fatto niente di stupido," dissi con tono amaro. "A parte l'essermi comportato come un bambino capriccioso da giovedì mattina."

 

Sorrise debolmente a quello. "Vuoi spiegarmi che cosa è successo quindi?"

 

Roteai gli occhi. 

 

"Come puoi non riuscire a capirlo senza che te lo spieghi?"

 

"Mi... dispiace?" disse tentativamente, sorridendo.

 

"Ovvio," dissi con un leggero sbuffo.

 

"Puoi dirmi che sta succedendo? Perché francamente, vivere nella stessa casa con qualcuno che è incazzato con me è una rottura di coglioni."

 

Lo fulminai con lo sguardo per un momento prima di camminare verso il letto e sedermi.

 

"Perché ti comporti come se non fosse successo?"

 

Mi mandò un'occhiata confusa. "Perché mi comporto come se non fosse successo cosa?"

 

"Mercoledì notte," dissi, "stavamo parlando e tu mi hai detto-"

 

"Oh, quello," disse e, con mia grande confusione e leggera preoccupazione, lasciò uscire una piccola risata.

 

"È per quello che ti sei arrabbiato?"

 

"Beh, si..." dissi esitante.

 

Ridacchiò di nuovo. "Io non volevo insinuare niente," disse facilmente, "era solo un... impulso del momento, sai? Eri sconvolto e non mi piace vederti sconvolto, perciò ho pensato che fosse una buona idea cercare di tirarti su il morale."

 

Lo fissai.

 

Lo fissai per molto tempo.

 

Poi il mio sguardo di trasformò in incredulità.

 

Poi il mio sguardo di incredulità di trasformò in uno sguardo di rabbia.

 

Poi il mio sguardo di rabbia di trasformò in un urlo furioso.

 

"Sei fottutamente serio?" gridai mentre mi alzavo in piedi. "Sei seduto lì e stai continuando a prenderti gioco dei miei sentimenti dopo quello che ti ho detto dopo che ci siamo baciati? Sei un coglione del cazzo, Harry!"

 

"Io non volevo-"

 

"Certo che volevi!" lo interruppi, ancora urlando. La mia rabbia aumentava sempre di più mentre gridavo ed ero pericolosamente vicino a lasciarla sfogare con le lacrime. 

 

"Questa volta non hai scuse, perché hai detto espressamente che l'idea di me e te insieme come una coppia non era impossibile! Lo hai espressamente detto e ora mi stai dicendo che è solo un'altra bugia e non c'è una dannata cosa che che tu possa dire per migliorare la situazione! Ancora una volta mi hai dato speranze per poi distruggerle! Come diavolo puoi pensare che questo vada bene? Cazzo, non va bene! Cosa diresti se il ragazzo che ti piace continuasse a giocare con i tuoi sentimenti in quel modo?"

 

Le lacrime finalmente cominciarono a scendere e quello mi fece arrabbiare ancora di più.

 

"Hai idea di come ci si sente, Harry? A farsi calpestare il cuore ancora e ancora? Non ci si sente bene, posso dirtelo io! Stavo abbastanza male quando sapevo di non poterti avere e quando non sapevi che mi piacessi, ma adesso- adesso tu lo sai e hai distrutto le mie speranze due cazzo di volte! Come puoi essere così stronzo? Se pensi che dopo tutto questo io possa considerare di tenere-"

 

"In nome di Dio, che cosa sta succedendo qui dentro?"

 

Saltai al suono della voce stanca dietro di me e mi voltai. Anne stava lì, indossava una vestaglia e guardava me ed Harry con occhi interrogativi e forse un po' irritati.

 

"Niente," dissi mentre mi asciugavo rapidamente le guance coperte di lacrime, "niente, solo- torno a letto, mi dispiace di averti svegliata."

 

E con questo mi spinsi oltre di lei e uscii dalla camera. Una volta tornato nella mia stanza, sbattei la porta e caddi nel letto.

 

"Cazzo, cazzo, cazzo," sussurrai mentre sbattevo ripetutamente un pugno sul materasso, "stupido, cazzo, dannato-"

 

"Louis?"

 

Fermai i miei mormorii incoerenti e guardai verso la porta, dove vidi Anne in piedi. Il fastidio era sparito dal suo volto ora e anche la stanchezza. Invece sembrava completamente e totalmente confusa e un po' preoccupata.

 

"Posso entrare?" chiese.

 

Sospirai, ma annuii e mi sedetti sul letto mettendomi comodo. Chiuse la porta dietro di sé prima di avvicinarsi e sedersi accanto a me, guardandomi con lo stesso tipo di espressione preoccupata che era solita usare mia madre. Usare era la parola chiave. Non si preoccupava più per me.

 

"Vuoi dirmi cosa sta succedendo? E non provare a dirmi niente perché Harry, per la prima volta nella sua vita, credo, mi ha detto di farmi gli affari miei e mi ha chiuso la porta in faccia."

 

"Scusa," mormorai. "Stiamo solo avendo qualche difficoltà."

 

"Questo l'ho capito da sola, caro," disse con delicatezza. "Puoi spiegarmi meglio?"

 

Esitai. Dovevo dirle tutto? Non che mi avrebbe giudicato, non era quel tipo di persona, da quello che avevo intuito quella settimana. Ma comunque, era la madre di Harry, non la mia, sicuramente avrebbe preso le sue difese in tutto quello e c'era una grande possibilità che avrei dovuto lasciare quella casa e-

 

"Qualunque cosa tu mi dica, non ti butterò fuori."

 

Okay, così apparentemente leggeva anche la mente.

 

"Non puoi dirlo se non sai nemmeno cosa è successo," dissi cupo.

 

Sorrise. "Sei incinto di mio nipote e sei quasi all'ottavo mese e in più innamorato di mio figlio," disse, "qualunque cosa tu mi dica, ti prometto che non ti butterò fuori."

 

I miei occhi si spalancarono. "Come sai-"

 

"Solo guardando come interagisci con lui. Sei abbastanza facile da leggere."

 

"Oh," mormorai mentre sentivo le guance diventare rosse.

 

"Se può esserti di consolazione, credo che lui provi la stessa cosa."

 

"Certo," dissi con una risata, "è per questo motivo che prima stavamo litigando: lui non prova le stesse cose."

 

"Devi spiegarmi proprio questo," mi disse dopo avermi esaminato per qualche istante.

 

Sospirai.

 

"Lui- lui- beh, è tipo... stato un idiota per tutta questa storia due volte, principalmente."

 

"Per 'tutta questa storia' intendi il fatto che ti piaccia, suppongo."

 

"Si."

 

"Okay, continua."

 

"Lui è- okay, per farla breve, mi ha fatto pensare due volte che potessi piacergli, ma entrambe le volte era solo uno scherzo," dissi.

"La seconda volta è stata mercoledì sera e mi ha detto, espressamente, che un po' gli piacessi, ma poi gli ho chiesto qualcosa a riguardo e lui ha detto che scherzava, ecco perché stavo... urlando contro di lui."

 

Scosse la testa e sospirò.

 

"Lui è un bravo ragazzo, ma adesso vorrei schiaffeggiarlo," disse. "E lo ha fatto per due volte?"

 

"Si."

 

"Non posso biasimarti allora per essere così arrabbiato," disse, "domani mattina gli parlerò."

 

"Oh, no, per favore non-"

 

"No, io gli parlerò di questo, non può andare in giro e fare cose simili non aspettandosi nessuna conseguenza," disse fermamente prima di alzarsi in piedi. "Oltre a questo, voi due state per avere un figlio che state ancora considerando di tenere e crescere, e non c'è modo che possa farcela se non riesce a mantenere il controllo. Ha anche una ragazza che bisogna tenere in considerazione, quindi... no, ho intenzione di parlare con lui."

 

Volevo protestare perché, Gesù, era un po' imbarazzante che la mamma di Harry parlasse con lui, invece di farlo io stesso, ma lo sguardo determinato nei suoi occhi mi disse che non c'era niente da fare, quindi annuii.

 

"Ok, grazie," dissi.

 

Sorrise ed iniziò a camminare verso la porta. "Torno a dormire adesso e penso che sia meglio che tu faccia lo stesso."

 

"Si," dissi, d'accordo con lei, sbadigliando. 

 

"Buonanotte," disse, in piedi con una mano sulla maniglia della porta. "Dormite bene, entrambi," aggiunse prima di aprire la porta e abbandonare la stanza.

 

Mi ci volle qualche minuto per addormentarmi, ancora una volta sopra le coperte.

 

 

*

 

 

Quando mi svegliai la seconda volta, il sole brillava attraverso la finestra e illuminava tutta la stanza. Controllai l'orario sul mio telefono e sospirai un po' quando vidi che erano già le 12.30 e che avevo sprecato fondamentalmente la metà della giornata a dormire. 

 

"Beh, almeno siamo entrambi ben riposati," dissi, toccandomi il ventre mentre mi alzavo e mi stiracchiavo. Camminai fino alla finestra e guardai fuori, constatando che il tempo fosse perfetto; il sole splendeva, il cielo era blu e da quello che potevo vedere, non c'era vento.

 

"Forse dovremmo andare a fare una passeggiata oggi," dissi, ancora con una mano sulla pancia e i miei occhi puntati fuori dalla finestra. "Cosa ne pensi, piccolo?"

 

I soliti calci allegri furono ciò che ricevetti in risposta e sorrisi. "Non vedo l'ora che tu nasca in modo che possa fare qualche suono invece di calciarmi per dirmi qualcosa."

 

Più calci.

 

"Si, si, lo so, probabilmente sei comodo e al caldo lì dentro, non serve uscire nel mondo reale, vero?"

 

Dieci minuti più tardi mi tolsi i pantaloni ed il maglione per mettermi una tuta ed un maglione diversi. Mi guardai un po' allo specchio, chiedendomi esattamente perché mi preoccupavo di vestirmi; ero grasso e orrendo, non importava quello che indossavo. Con un ultimo sguardo verso il mio riflesso, mi diressi fuori dalla stanza per andare in cucina e fare colazione.

 

Ero solo ad un paio di metri dalla porta della cucina quando sentii la voce di Harry e mi fermai automaticamente. Ascoltare la conversazione di qualcuno mi sembrava piuttosto scortese, ma Harry sembrava sconvolto e la mia curiosità ebbe la meglio.

 

"Non è così facile, mamma," disse lui con un sospiro.

 

"Si, Harry, è così facile," sentii rispondere da Anne, "vai da lui, ti siedi e gli parli di tutto questo. E voglio dire tutto."

 

"Ogni volta che cerchiamo di parlare in modo civile di tutto, entrambi finiamo per urlarci contro. Non finisce mai bene, mai."

 

"Allora prova ancora e questa volta dovresti provare a mettere tutte le carte in tavola," disse, "ho la sensazione che è qualcosa che non hai ancora fatto."

 

"Si, io-"

 

"No, non l'hai fatto. Ho sentito il modo in cui Louis ti urlava la notte scorsa e mi ha detto che cosa è successo, e so che non sei stato onesto su tutto con lui, ed è qualcosa che devi imparare ad essere."

 

"Ma è-"

 

"Harry, tesoro, quel povero ragazzo è sconvolto, sta male ed è innamorato, tutto questo a causa tua e del tuo orgoglio. Devi imparare a mettere da parte quell'orgoglio per essere in grado di fare ciò che è meglio per tutti, incluso te stesso, e per smettere di sconvolgere le persone di cui ti interessa. Gli hai dato speranza due volte, e a giudicare da quello che mi ha detto, entrambe le volte ti sei preso gioco di lui dicendoli che fosse uno scherzo. Perché l'hai fatto? Non sarebbe meglio dirgli la verità e liberarti di tutti questi problemi?"

 

Un silenzio seguì quella dichiarazione e sentii il mio cuore battere fino in gola. Era abbastanza chiaro che non avrei dovuto ascoltare quella conversazione, ma non c'era modo di tornare indietro, non quando ero così vicino dall'avere le risposte a tutte le mie domande.

 

"Non sono gay, mamma," disse alla fine, ma la sua voce era debole e non capii bene le parole.

 

"Non si tratta di essere gay o no," disse lei con un sospiro, "questo riguarda il fatto di essere onesto con lui e con te stesso riguardo a ciò che realmente provi."

 

"Ma ti ho detto che non sono-"

 

"Che tu possa provare dei sentimenti per lui non significa che tu sia gay, significa che hai trovato un essere umano meraviglioso e gentile che è riuscito ad entrare nel tuo cuore. Il sesso non ha niente a che fare con questo."

 

"Non sono nemmeno pansessuale, mamma."

 

"Perché sei così preoccupato delle etichette?"

 

"Perché sono al liceo ed al liceo gira tutto intorno alle etichette."

 

"Beh, allora porta il culo fuori dal liceo e cresci. Il mondo non ruota intorno ad un gruppo di etichette e certamente non ruota intorno al tuo orgoglio e alla tua stupidità. Ti siederai e avrai una lunga chiacchierata con Louis entro le prossime ventiquattro ore, Harry Styles, altrimenti sei fuori da questa casa."

 

"Mamma!"

 

"Niente mamma," disse lei, "parlerai con lui di tutte le seguenti questioni: i tuoi sentimenti, i suoi sentimenti, il futuro esito di questi sentimenti, il vostro bambino, se dovete tenerlo o no e cosa fare se lo terrete. Nessuna discussione."

 

Ci fu silenzio per un lungo periodo, ma alla fine il suono di una sedia che strisciava contro il pavimento arrivò alle mie orecchie e tornai alla realtà. Il mio cuore stava ancora battendo in modo irregolare e la mia testa era un totale casino, mossi le gambe e sistemai il mio viso in quella che speravo fosse un'espressione normale prima di entrare in cucina. Harry era in piedi accanto al tavolo con la schiena verso di me, ma Anne stava seduta e quando mi vide, sorrise.

 

"Buongiorno," disse, con la faccia che non dava alcuna indicazione del fatto che avesse appena avuto una conversazione. Era una brava attrice. 

 

Harry si girò ed i suoi occhi mi incontrarono, e si spalancarono un po'. "Oh, ehi," disse a disagio.

 

Prima che avessi il tempo di rispondere o di reagire in qualche modo, aprì di nuovo la bocca.

 

"Devo- uhm- ho delle cose da fare oggi, quindi... ci vediamo più tardi, credo."

 

E con quelle parole, mi oltrepassò e scomparve dalla mia vista. Sbattei le palpebre e guardai Anne.

 

"Hai sentito, vero?" disse lei calma prima di prendere un sorso di caffè. Non era una domanda, ma risposi comunque con un 'si'.

 

"Sei ancora arrabbiato con lui?"

 

Mi sedetti di fronte a lei e poi sospirai. 

 

"Io-non lo so," dissi, "sento che dovrei esserlo, so che dovrei esserlo, ma... no, solo un po'. Non riesco ad essere arrabbiato con lui per molto tempo, è un po' fastidioso."

 

"L'amore tende a funzionare in questo modo," disse.

 

Non mi preoccupai di protestare al fatto che si fosse riferita a ciò che provavo per Harry con la parola 'amore'.

 

"Pensavo che l'amore dovesse intensificare tutte le emozioni," dissi, "inclusa la rabbia." 

 

"Con alcuni, forse," disse con un sorriso curvo, "non mi sembri il tipo di ragazzo da sfuriata."

 

"No, credo di non esserlo," dissi, "a volte vorrei esserlo, renderebbe le cose più facili non essere uno... zerbino."

 

"Tu non sei uno zerbino, caro," disse, "non a giudicare dal modo in cui hai urlato la scorsa notte."

 

Sorrisi. "Ho i miei momenti, ma non durano per molto tempo."

 

"È la definizione di un momento."

 

Non ebbi una buona risposta a quello, quindi sorrisi e basta.

 

"Beh, se hai sentito la nostra piccola conversazione, suppongo che tu sappia che ora è il momento di discutere con lui," disse dopo una breve pausa.

 

Contrassi le mie labbra e sorrisi.

 

"Si, l'ho capito. Potrei uscire per una passeggiata più tardi, ma a parte questo non vado da nessuna parte, quindi... sarò qui, credo."

 

"Sei pronto allora? Per la grande, difficile discussione."

 

"No," dissi sinceramente, "ma le cose non miglioreranno se non ne parliamo. E la questione riguardo al bambino ha bisogno di essere trattata molto presto considerando che nascerà verso la fine di maggio. Che è tra poco più di un mese."

 

"Sei molto più ragionevole di Harry," disse lei secca.

 

 

*  

 

 

Poche ore più tardi mi feci una doccia, mi misi un paio di pantaloni puliti, una maglietta pulita ed un maglione pulito - ed enorme - e andai nel corridoio per mettermi un paio di scarpe e uscire per fare quella passeggiata che stavo pensando di fare da appena svegliato. Avevo messo una scarpa quando sentii dei passi che si avvicinavano e mi voltai giusto in tempo per vedere Harry appoggiarsi al portone.

 

"Esci?" chiese.

 

"Solo a fare una passeggiata," dissi, evitando il suo sguardo.

 

"Ti dispiace se mi unisco?" 

 

"Penso che preferirei se non lo facessi," dissi.

 

"Ma noi... abbiamo davvero bisogno di parlare," disse e sentii l'incertezza nella sua voce. "Voglio dire- è... voglio davvero parlare con te."

 

Chiusi gli occhi per un secondo prima di guardarlo.

 

"Lo so, ma ho bisogno di prendere un po' di aria prima. Torno tra mezz'ora. Poi parleremo."

 

Mi guardò, quasi sospettoso, per un attimo.

 

"Non stai scappando, vero?"

 

"Sono all'ottavo mese di gravidanza e indosso una tuta. Quanto pensi possa andare lontano anche se provassi a scappare?" chiesi seccamente.

 

"Non molto lontano, credo," disse con un sorriso.

 

"Corretto," dissi dopo aver messo l'altra scarpa ed essermi alzato in piedi. "Torno presto, okay?"

 

"Si, ok."

 

Annuii e gli offrii un sorriso, forse un po' teso, prima di voltarmi, aprire la porta e abbandonare la casa. Mentre mi dirigevo verso la strada, pensai che la prossima volta che sarei uscito da quella porta, tutto sarebbe stato diverso.

 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: shiningreeneyes