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Autore: Martocchia    25/08/2017    0 recensioni
Ojos de Cielo è il racconto di un amore, di due ragazzi, ma anche la storia di una canzone e di quante sue simili essa possa contenere. Questo è il racconto di come la musica possa radicarsi così in profondità da diventare linguaggio e linfa vitale, legame di un amore fresco come le rose bagnate dalla rugiada.
I primi capitoli potrebbero lasciarvi un po' interdetti, ma vi invito a proseguire, ad andare oltre ciò che appare e ad immedesimarvi nei personaggi che ho creato, i quali non sono poi tanto lontani dalla realtà...
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Tutta la settimana trascorre come se stessi camminando su un filo teso fra due montagne: devo conciliare tutti i miei impegni extrascolastici con lo studio e le massacranti prove del musical. Ho scoperto che cantare e ballare contemporaneamente è tutt’altro che semplice. Poi, con la grande coordinazione che mi contraddistingue imparare la coreografia decentemente è stata un’impresa. In più ho dovuto combattere con l’ansia sempre più grande mano a mano che il giorno dell’assemblea si avvicinava. Luca è stato fantastico, ha cercato in tutti i modi di tranquillizzarmi… Ho finto che stesse funzionando per non farlo preoccupare ulteriormente, ma in realtà la paura si è ormai impossessata di me. Il problema più grande? Beh… Sono nel corridoio degli spogliatoi della palestra, sui gradoni sopra di me è seduto l’intero corpo studentesco del Liceo Sereni, fra una manciata di minuti devo cantare e penso che potrei avere un attacco di panico da un momento all’altro.
Faccio dei respiri profondi, ma non riescono a calmarmi. Le mani tremano incessantemente e le gambe potrebbero benissimo essere fatte di gelatina da come le sento cedere sempre più.
Alle mie spalle sento dei passi: sarà sicuramente Luca con un discorso d’incoraggiamento che in questo momento non voglio proprio sentire.

-Luca, fra poco incominciamo. Vai al tuo posto e non pensare a me, sto benissimo. – La mia voce trema come una foglia… Non prendo in giro nessuno.

-Non sono Luca e non mi sembra che tu stia bene. – dice una voce che riconosco immediatamente.

-Marco! Cosa ci fai qui? – esclamo voltandomi verso il ragazzo che intanto si fa sempre più vicino.

- Luca mi ha detto che ha organizzato questo per te. Adesso è in ostaggio dai prof per gli ultimi dettagli, sono venuto in sua vece a vedere come stavi. In questi giorni ho notato che eri presa dall’ansia, ma non pensavo fino a questo punto. -.

-Ti prego non dirgli niente! Sarebbe capace di mandare all’aria tutto sapendomi in questo stato! – lo imploro con voce strozzata.

-Non è quello che vuoi? – chiede a bassa voce. È vero, fino a qualche giorno fa esibirmi era l’ultima cosa che avrei voluto fare, ma ora…

-No, non dopo tutto il lavoro fatto. Io devo affrontare questa mia stupida insicurezza! – affermo risoluta. Marco mi sorride, poi mi prende per le spalle:
-Allora rilassati. Andrà tutto bene. Devi solo cantare e questo ti viene decisamente bene. Dovresti fidarti di più della tua voce. -.
Mi divincolo dalla sua presa e lo guardo con occhi infuocati:

-Perché me lo dite tutti?! Piantatela! Odio tutte queste aspettative… Potrei benissimo stonare, dimenticarmi le parole o sbagliarle. Ecco adesso sto andando di nuovo in paranoia! Potrei anche sbagliare i passi della coreografia e fare un disastro completo! – Sto sclerando lo so, ma non ci posso fare niente. – Non voglio rovinare il lavoro di tutti! –
Come se si fosse trattenuto fino a quel momento, di slancio Marco afferra con entrambe le mani il mio viso e mi bacia, interrompendo il mio delirio. È una bacio breve, ma sufficiente a mandarmi in tilt il cervello. Non faccio in tempo a dire una parola o ad allontanarlo che ha già spezzato il contatto ed è davanti a me, con un sorriso divertito sulle labbra.

-Così avrai qualcos’altro a cui pensare. – dice semplicemente, prima di allontanarsi verso una delle uscite degli spogliatoi.
 
Non ho il tempo materiale per riprendermi dallo shock che sento partire la musica. La mia attenzione ritorna immediatamente su ciò che dovrò fare, ma l’ansia sembra essersi decisamente attenuata. Evidentemente Marco non si sbagliava sull’effetto della sua azione… Passo le mani sulla gonna, metto a posto il microfono e mi incammino verso l’uscita centrale degli spogliatoi. Poi sento la voce di Luca irrompere nel silenzio che si è creato in palestra…

Just a small town girl
Living in a lonely world
She took the midnight train going anywhere.

Prendo una gran boccata d’aria ed esco alla luce della palestra, cercando con lo sguardo Luca.

Just a city boy
Born and raised in south Detroit
He took the midnight train going anywhere

Lui mi guarda con occhi brillanti, rassicuranti e pieni di entusiasmo. Mi guida fino al centro della palestra, dove ci raggiungono i nostri compagni di laboratorio, e mi fa fare un’elegante giravolta. E io volo in un’altra dimensione, dove nessuno ci sta guardando e non devo avere paura di nulla. Devo solo cantare…

A singer in a smoky room
The smell of wine and cheap perfume
For a smile they can share the night
It goes on and on and on and on

Strangers waiting
Up and down the boulevard
Their shadows searching in the night
Streetlight people
Living just to find emotion
Hiding somewhere in the night

Working hard to get my fill
Everybody wants a thrill
Payin' anything to roll the dice
Just one more time

Some will win, some will lose
Some are born to sing the blues
Oh, the movie never ends
It goes on and on and on and on

Strangers waiting
Up and down the boulevard
Their shadows searching in the night
Streetlight people
Living just to find emotion
Hiding somewhere in the night

Don't stop believin'
Hold on to that feelin'
Streetlight people
 

Don't stop believin'
Hold on to that feelin'
Streetlight people
Non so come riesco a non sbagliare alcun passo e, anzi, mi diverto a ballare con Luca, il quale si rivela un eccellente accompagnatore che sa guidarmi con dolcezza e fermezza contemporaneamente. È quasi naturale accompagnare le parole che sto cantando con il movimento del mio corpo, che sembra vibrare interamente al ritmo di ogni nota. Anche il mio cuore batte a tempo.
Quando anche l’ultima nota si dissolve nell’aria è come se mi fossi svegliata da un sogno. Gli applausi mi riempiono tutti in una volta le orecchie, stordendomi. Solo adesso mi rendo conto di essere in braccio a Luca. È così che la coreografia deve concludersi, ma inspiegabilmente ora la cosa mi mette a disagio, soprattutto con Marco che ci fissa, cioè mi fissa, insistentemente. Luca se ne rende conto e ci guarda stranito mentre mi fa appoggiare delicatamente i piedi a terra e incominciamo a dirigerci verso gli spogliatoi.

-Tutto a posto fra voi due? Vi guardate in modo strano… - mi chiede infine, dopo esserci cambiati ed esserci accomodati su uno dei gradoni per assistere all’assemblea.
Gli rispondo sottovoce:

-Prima dell’esibizione è venuto da me negli spogliatoi… - incomincio.

-Lo so, gliel’ho chiesto io. Mi ha detto che stavi bene. -.

-Beh, gli chiesto io di dirti così. In realtà ero sull’orlo di un attacco di panico… Scusami, non volevo farti preoccupare ancora di più e mandare all’aria tutto. – aggiungo vedendo il disappunto nel suo sguardo. – Ma non è questo il punto. Io stavo andando fuori di testa e per farmi calmare mi ha baciata. -.

-Cosa?! – esclama a voce forse troppo alta. Un paio di professori si voltano guardandolo male, lui borbotta delle scuse e si rivolge verso di me con uno sguardo a metà fra il preoccupato e l’arrabbiato.
-Dimmi che non lo hai ricambiato. – Il suo tono di voce fa capire che se dicessi qualcosa di sbagliato sarebbe capace di saltare al collo di qualcuno e azzannarlo.

-No, figurati. È stato così breve che non avrei avuto neanche il tempo di farlo, anche volendolo.  -.

-Gli chiedo di farmi un favore e se ne approfitta in questo modo. Anche dopo il discorsetto che gli ho fatto all’inizio dell’anno non ha ancora capito… -.

-Ehi, sta calmo! L’ha fatto solo per bloccare la mia crisi. Poteva scegliere altri metodi, vero, ma in fondo ha funzionato. Credimi, quel bacio non aveva alcun significato, né per lui né per me. L’importante è che siamo riusciti a mettere in scena un bello spettacolo, senza intoppi o crisi isteriche a metà canzone da parte mia. – sorrido e lui ride sollevato.

-Comunque dovrò fare con lui quattro chiacchere sui metodi di incoraggiamento. – Rido, tirandogli un amichevole gomitata e poi ci concentriamo sul tema dell’assemblea, o almeno ci proviamo.

   
 
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