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Autore: mistero    26/08/2017    1 recensioni
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Tra le Alpi svizzere sorge l’Albion College, una scuola speciale in cui non si entra per merito, ma per diritti ereditari. In quel luogo remoto, al centro di un’Europa multiculturale sospesa tra mito e realtà, Ariadne Penfelen e il professor Rudolph Tristan stanno per incontrare il loro destino.
«Volevo solo fare qualcosa per lei».
«Ha già fatto qualcosa per me» disse l'uomo a fatica, con una strana voce roca.
Ari represse un brivido d'incoscienza prima di sussurrare: «E se non mi sembrasse abbastanza?»
Tristan la osservava con uno sguardo sfuocato.
«C'è un'altra cosa che-» rispose poi d'impulso con quella stessa voce, afferrando la sua mano e abbassandosi ginocchioni in modo da porre il viso all'altezza del suo.
«Di' il mio nome».
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ALBION
ACCORDO DOMINANTE

I

La musica usciva dall'aula scorrendo come un torrente dorato, come se il sole splendesse da dentro la porta chiusa. Rudolph Tristan si fermò, stupito, e rimase ad ascoltare. Qualcuno stava suonando un'arpa. Lunghe e mormoranti scale si levavano come canti di uccelli; poi, senza interrompersi, la musica si trasformò in qualcosa di simile ad un motivetto rinascimentale, le note e il tema principale distinti come fiocchi di neve.
Caroline Branwen, studentessa regolare del quinto anno all'Albion College, si accostò a Tristan. Lo guardò sorridendo per un instante. Poi, dopo un rispettoso «Buon pomeriggio, professore», aprì la porta ed entrò.
Tristan si limitò ad un cenno del capo e, quando la porta si richiuse, strinse più forte il pugno attorno alla maniglia della sua borsa di pelle nera. La melodia ovattata gli attraversava la mente come un mormorio intenso e incessante. Era come se cercasse di digli qualcosa, come se una voce stesse cercando di emergere. La sentiva, ma non riusciva a concentrarsi. Qualcosa gli era sfuggito, qualcosa se n'era andato, qualcosa di importante, qualcosa che avrebbe dovuto ricordare per sempre...
Poi la musica si interruppe e Tristan si scosse. Strinse le labbra sottili in una smorfia di autoderisione e si incamminò deciso lungo il corridoio.

«Molto meglio, oggi, eh?»
L'ingresso laterale dava su un'aula in disuso, un piccolo quadrato ordinato e semivuoto dove da anni non si svolgevano più lezioni. Poca luce filtrava da una minuscola bifora. Seduta là, con le mani che correvano lungo le corde di un'arpa alta quasi quanto lei, stava una ragazza. Smise di suonare, fermando le corde con il palmo delle mani. «Ciao, Line!»
Aveva la carnagione lattea e gli occhi di un azzurro tendente al verde. Sebbene fosse slanciata aveva un'ossatura così delicata da far sembrare i folti capelli biondi troppo lunghi e pesanti per lei.
«Mi sentivo meglio e non ho resistito alla tentazione», disse con un sorriso.
«Sarà, ma fa sempre un freddo tremendo in questa stanza. Se non stai attenta ti torna la febbre», rispose Caroline.
«Lo so,» sospirò l'amica facendo scorrere un dito lungo le corde, «però non c'è niente da fare, l'arpa rimane più accordata che con il caldo».
«Fammi un piacere, Ariadne, cerca di non ammalarti di nuovo», replicò con tono brusco e affettuoso Caroline, «studiare senza di te in questi giorni è stato uno strazio. Già quest'anno ti vedo poco per la storia delle ore di servizio, almeno non lasciarmi da sola il resto del tempo!»
«Non preoccuparti, non ho intenzione di perdere altre lezioni. Non fosse stato per te sarei già indietro così...»
«Be', e a cosa servono gli amici se non a dare una mano? A proposito,» si ricordò improvvisamente Line «ti ho portato della cioccolata che Mark ha sgraffignato dalle cucine».
Ariadne si scurì in viso. «Dovrebbe smettere di farlo», affermò mentre riceveva la tavoletta di cioccolata dalle mani di Caroline, «non ha capito che questa situazione è solo una farsa voluta dalla mia famiglia? Ne abbiamo parlato, l'ho tenuto a distanza, cosa gli serve ancora per afferrare il messaggio?»
«Devi ammettere che si impegna però,» rise Caroline «abbiamo avuto dolci a volontà per tutto dicembre!»
«Non scherzare, dai» la pregò Ariadne. «Lo sai che mi fa star male vederlo così coinvolto».
Caroline tacque per qualche attimo e poi cambiò di colpo discorso. «Oh, parlando di “coinvolto”, sai chi ho beccato qua fuori che ti ascoltava?»
«Chi?» chiese senza troppo interesse Ariadne mentre spezzava il cioccolato nero e ne passava un quadrato alla sua amica.
«Non indovineresti mai: quel morto in piedi di Tristan!» rispose Caroline ghignando.
«Tristan?» replicò sorpresa Ariadne. «Non mi sembra proprio il tipo che ama la musica.»
«Quello è il tipo che non ama niente, te lo dico io. In cinque anni non l'ho mai visto sorridere, e con noi studenti rasenta la maleducazione. Quasi quasi nemmeno mi salutava, prima».
«In effetti un po' bastardo lo è» concesse Ariadne pensierosa.
«Tu però non insultarlo troppo, che se tuo padre insiste con la faccenda di Cornwall te lo ritrovi come parente!» rise Line. Ariadne mosse la mano come per scacciare un insetto fastidioso.
«Almeno lui non mi tratta in modo diverso dagli altri anni solo perché-»
«Ehi, il taglio che avevi sul dito è già guarito!» la interruppe Caroline, afferrandole incuriosita la mano. «Come dici?» «Ma sì, il taglio che ti sei fatta stamattina mentre eri di servizio a colazione,» insistette «è praticamente sparito!»
Ariadne si guardò le dita. «Lo sai che hai ragione?»
Caroline sorrise. «Vuol proprio dire che sei di nuovo in salute, bella! Dai, andiamo, ché stasera ti copri bene e finalmente usciamo a bere qualcosa».
Ariadne scrollò le spalle e raccolse la sua borsa. «Sì, buona idea» disse mentre Caroline si avviava.
Poi osservò di nuovo la mano. «Certo che è strano».


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Nota dell'autrice
Eccoci qua. Benvenuti. Questa storia l'ho scritta in tre giorni e tre notti l'estate scorsa dopo un periodo particolarmente doloroso e starci dentro mi ha un po' salvato la vita.
Ci sono affezionata. Però mi chiedo se quei pochi che la apriranno ci capiranno qualcosa pur -probabilmente- non conoscendo il materiale a cui è ispirata, ovvero le vicende di Re Artù e la rielaborazione che Bianca Marconero ne ha fatto.
Non so: se vi state avventurando nella lettura con me, sappiate solo che il racconto è già concluso e che avrete un aggiornamento giornaliero. E, questa volta lo scrivo, se ne avete voglia, please, fatemi sapere se ci state capendo qualcosa o se è illeggibile per chiunque non conosca già il mondo dell'Albion. Non so proprio cosa aspettarmi.
mist

  
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