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Autore: Oxis    26/08/2017    1 recensioni
Merlino e Artù e la Camelot di sempre.
E poi una nuova arrivata, Kendra.
Una strega molto diversa da Merlino. Maldestra, poco socievole, un cuore strano che si innamora di uno dei due, lasciando l'altro deluso e minando la loro amicizia.
La sua freddezza deriva da quella magia che la possiede e di cui vuole disfarsi, che però inizia a servirle quando a Camelot spunta una nuova minaccia. Assassini assoggettati vogliono uccidere il principe.
Merlino avrà parecchio da fare per evitare che il suo protetto si faccia uccidere...
- Oxis
(editor della pagina ufficiale di Merlin Italia su FB, Merlin * •Italian Page•*)
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
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La bambina uccisa




- Questa è la tua stanza.

Kendra aprì la porta di legno ed entrò, seguita da Merlino.

- Mi piace - disse subito - E’ piccola.

C’era una sola finestra nella stanza. Il mago andò alla finestra e l’aprì. Era rivolta a est e infatti Kendra non riusciva a vedere il sole che tramontava. C’era un piccolo letto e delle coperte sul materasso un po’ consunto. Un pesante cassettone di legno tarmato, addirittura uno specchio e una piccola panca di pietra sotto la finestra.

Merlino si voltò verso di lei sorridendo.

- Benvenuta, allora.

- Grazie, Merlino. Sei stato gentile. Comunque ho lasciato le mie cose a casa tua.

Merlino si batté una mano sulla fronte.

- E’ vero! Te le porterò più tardi.

Scese una pausa densa di attesa.

- Hai idea di cosa fosse quella cosa di poco fa? - chiese il mago abbassando la voce.

- No. - rispose Kendra, un po’ troppo precipitosamente. Sospirò. Se era come temeva, era un potere enorme collegato alla sua magia che si stava risvegliando proprio per il motivo per cui era venuta a Camelot. Per il momento però, poteva far finta che fosse un temporale particolarmente violento e improvviso.

Non con Merlino però. Lui sapeva che era stata magia.

- Uther Pendragon non tollera la magia.

Kendra alzò lo sguardo sorpresa dal suo tono d’avvertimento.

- Non sono stata io.

- Però non mi hai neanche detto cosa è successo - replicò il mago.

- Non te l’ho detto perché non lo so.

Gli occhi di Merlino la squadrarono da capo a piedi. Non disse nulla. Quando tornò a parlare, il suo tono non era più inquisitorio.

- Stai attenta, qualunque cosa sia.

Kendra annuì, avvicinandosi al cassettone. Aprì un cassetto. Un buon odore di legno si sprigionò nell’aria.

- Allora… - disse Merlino - La faccenda della strada invece non era magia. Si può sapere come hai fatto? - ora ridacchiava.

Anche Kendra si rilassò.

- Mio padre è un costruttore. Fin da piccola l’ho aiutato a girare la calce, mettere le pietre… insomma, ho imparato in fretta. E tu invece… cosa mi dici di questo lavoro? Mi piacerà?

All’improvviso Kendra sentì il bisogno di dire a Merlino quanto fosse preoccupata e ansiosa.

Il mago trattenne un ghigno.

- Sono il servitore di Artù da più di un anno. Sono più i giorni in cui lo ammazzerei che quelli in cui devo lavargli le mutande, ma non è così male, in fondo. - rispose, poi sembrò ripensarci - Molto in fondo.

- Spero di essere alla tua altezza, allora.

- Non penso che avrai difficoltà. Basta che gli tieni testa. E poi è un sollievo avere una collega, così ci dividiamo i compiti: nel combattimento io non riuscirei ad arrivare al tuo livello neanche tra un centinaio di anni. Dove hai imparato?

Kendra scoppiò a ridere di colpo.

- Mio padre, il costruttore, voleva tanto avere un maschio. E io ero l’unica bambina del paese.

- Quindi oltre che costruire case, sai anche combattere - rise Merlino.

Prima di uscire, il mago si voltò verso di lei.

- Non farti mettere i piedi in testa da Artù. E’ solo un caprone.

Kendra rimase da sola nella stanza. Prima di iniziare a fare qualsiasi cosa, si concesse un momento per rendersi conto di quante cose erano successe solo nelle prime ore di quella giornata.

Era molto più di quanto avesse osato sperare. Non solo aveva trovato un lavoro, ma aveva anche una dimora sicura nel castello reale. Ora doveva solo assicurarsi di svolgere i suoi compiti al meglio e tentare di restare calma quel tanto che bastava per sopravvivere.

Il suo grande obiettivo che l’aveva portata a Camelot era difficile e poteva aspettare: doveva trovare Alysian, il grande mago che si diceva fosse più potente del mondo. Per farlo però doveva prima estorcere a Merlino un aiuto, anche contro la sua volontà. Ci avrebbe pensato poi. Per ora bastava farselo amico.

Aveva un po’ di cose da fare intanto: lavare l’armatura del principe, sistemare le cose che aveva lasciato a casa del mago. Era meglio che andasse subito a prenderle.

Aprì la porta e uscì di slancio, sbattendo contro qualcuno.

Si ritrovò di fronte ad Artù che si allontanò massaggiandosi un braccio.

- Oh. Scusatemi.

- Sei qui da meno di dieci minuti e già fai danni? - la apostrofò lui acidamente.

- Siete voi che mi avete detto di venire qui. Con permesso.

Kendra si voltò e percorse in fretta il corridoio, saltando i gradini della scalinata a due a due. Ma era destino che quel giorno dovesse andare a sbattere contro tutti i reali del castello.

La giovane sbucava dietro l’angolo a velocità folle e le due cozzarono una contro l’altra.

- Perdonatemi - mormorò Kendra alzando lo sguardo.

Gli occhi che la fissavano erano azzurri e dolci. Lady Morgana sorrise.

- Sono stata sbadata io, scusami. Sei nuova?

Kendra gettò una rapida occhiata al lungo abito smeraldo che portava la ragazza e ai gioielli discreti. Doveva essere la figliastra di Uther, ne aveva sentito parlare.

- Sono la nuova serva di Artù, mia signora. Mi chiamo Kendra.

- Merlino non lavorerà più per lui? - chiese Morgana con una nota di apprensione nella voce, da cui Kendra dedusse che i modi gentili verso di lei non fossero una novità.

- Ci divideremo i compiti. A quanto ho capito il medico di corte aveva bisogno di un aiuto più consistente da parte sua.

Morgana annuì pensierosa.

- E’ stato un piacere - la salutò rispettosamente e Kendra le sorrise inchinandosi prima di allontanarsi nel corridoio. Allora non tutti gli esponenti della famiglia reale erano degli stupidi inetti come Artù e suo padre.

Quando uscì dal castello, rallentò per esaminare la sua opera: la strada era perfettamente ricostruita ma c’erano degli uomini che rifinivano o ricontrollavano le pietre. Kendra sogghignò.

Mentre stava cercando di ricordarsi la via della casa di Merlino, sentì qualcuno strattonarla per un braccio. Si voltò, pronta a rispondere l’offesa, la mano corse all’elsa e non trovandola si rialzò pronta assumendo la forma di un pugno. Ma l’uomo che l’aveva urtata era già passato oltre e si stava facendo largo fra la folla.

- A morte!

Il grido gelò il sangue di Kendra: ogni cosa che non rientrava nella normalità era per lei fonte di frustrazione. Sentì la sua magia ribollirle dentro ed ebbe paura. Guardò il cielo. Il sole sarebbe calato presto e non aveva mangiato altro che il pasticcio di piccione di quella mattina. Era stanca e priva di forze, la sua magia non poteva risvegliarsi.

- A morte! Uccidetelo!

Di nuovo quel grido. Kendra individuò la fonte del grido dietro di sé e allontanò una donna per far strada all’uomo che aveva urlato. Aveva una spada in mano e grondava sangue e sudore. I denti erano stretti dall’odio e lo sguardo puntava dritto al suo obiettivo, che si era fermato fra la gente.

Qualcuno cercò di strattonarlo per farlo allontanare.

L’uomo armato puntò addosso all’altro la spada e si avvicinò di tre metri in un passo. Kendra schizzò istintivamente e si frappose fra i due.

- Ragazzina, spostati se non vuoi ritrovare la tua testa che rotola per la strada - le ringhiò l’uomo. Aveva una voce stranamente metallica.

Kendra si sentì strattonata e spostata di peso, si divincolò furiosa e afferrò la cintura dell’uomo. L’aggressore agitò la spada in aria e la fece roteare.

- Infame! - urlò - Pagherai per avermi tradito! Io sono…

Nessuno seppe chi fosse l’uomo perché la spada perdette il controllo. Successe tutto nel giro di un lampo. L’uomo che stava per essere trafitto si gettò da un lato e urtò una bambina facendola cadere. Poteva avere otto anni. La spada si infilò nella sua pancia senza un lamento, la piccola non ebbe neanche il tempo di urlare.

Kendra vide tutto a rallentatore e le sembrò che tutto si fermasse e diventasse nero. Per qualche secondo, il tempo si fermò. Poi la bambina si accasciò e restò boccheggiante sulla strada, mentre urla terrorizzate invadevano l’aria.

Il frastuono era assordante. Nella foga, Kendra venne colpita a un fianco da qualcuno che scappava e cercò di portarsi lontana dalla strada per non farsi calpestare. Si udirono gli zoccoli di cavalli in avvicinamento. Cinque lunghi mantelli rossi a cavallo si fermarono sulla strada e il caos in qualche modo si affievolì.

Kendra ebbe un groppo in gola: una donna gridava al cielo vendetta, reggendo il corpo quasi senza vita della bambina. Il suo aggressore era tenuto fermo da quattro uomini, mentre due dei Cavalieri di Camelot gli puntavano addosso le spade.

- Cosa sta succedendo?

La voce di Artù. Avanzava serio e rapido verso il l’uomo. Venne distratto dalle urla della donna e Kendra vide il suo volto cambiare espressione quando vide la piccola vittima di quel massacro.

- Vivianne! - gridava la madre - Ha preso mia figlia! Mia figlia!

Artù si avvicinò alla madre, rimise la spada nel fodero.

Si abbassò, prese una mano della bambina e controllò che respirasse ancora, la madre pianse più forte. Poi guardò la donna negli occhi.

- Non resterà impunito. - disse con voce ferma e dura, poi si rivolse ai suoi uomini. - Sir Cador e Breunor, portate questa donna e sua figlia nelle stanze del castello. Chiamate subito il medico di corte. Riceveranno tutto il sostegno che potremo loro dare.

Kendra seguì con lo sguardo un cavaliere prendere in braccio la bambina che si muoveva sempre più debolmente mentre l’altro sosteneva la donna, fino a che il pianto di quest’ultima si fece meno forte e loro non furono spariti oltre la piazza.

Fu come se all’improvviso un’aura di autorevolezza fosse calata sui presenti, che guardavano la scena atterriti, chi piangendo sommessamente, chi semplicemente paralizzato.

Artù levò la spada.

Kendra fece un passo avanti. Quel bifolco intendeva ammazzare l’assassino della piccola.

Ma rimase sorpresa. Il principe appoggiò la spada alla pancia dell’uomo, che lo guardava stringendo i denti.

- Tu andrai davanti a mio padre a rispondere delle tue azioni. Portatelo via.

L’assassino venne scortato via, mentre lui urlava e si dimenava. Kendra fece per tornare nella folla, ancora atterrita, ma Artù non aveva ancora finito.

- Chi ha visto come sono andate le cose? - disse rivolgendosi ai presenti.

Nessuno rispose.

Il principe rimise la spada nel fodero.

- Allora?

- Lei!

Kendra sobbalzò, perché un ragazzo stava indicando proprio nella sua direzione.

- Ha cercato di fermarlo!

No. Non poteva essere coinvolta in quelle cose, doveva fare di tutto per restare nell’ombra. Non poté tuttavia fare altro che alzare la testa. Artù la stava guardando con aria perplessa.

- Kendra.

- Mio signore, non ho visto come sono andate le cose. Ho solo cercato di fermare l’uomo prima che ammazzasse quell’altro - spiegò.

- Un altro?

Il ragazzo che l’aveva indicata annuì vigorosamente.

- E’ scappato di là!

- D’accordo - Artù alzò le mani per ottenere l’attenzione della folla - Quello che è appena successo è una disgrazia, ma vi prometto che vi sarà fatta luce su quello che sta succedendo in questi giorni. Kendra, seguimi. Tutto quello che puoi dire a riguardo sarà utile.

Inutile ribattere. Kendra seguì Artù per la strada.

- Mio signore…

- Dirai tutto a mio padre.

Kendra cercò di stare al suo passo.

- Volevo solo dire che… avete fatto una cosa buona con quella donna.

Artù si voltò verso di lei.

- Cosa?

- Averla fatta accompagnare al castello per assisterla… Insomma, era distrutta. Lo avrà apprezzato molto.

Artù sollevò le spalle.

- Non ho bisogno di altro scompiglio per le strade - rispose stancamente - Non ho voglia di vedere in giro altre persone urlanti e disperate.

La rabbia ribollì nel cuore di Kendra a un tratto, veloce come l’attimo in cui aveva provato simpatia per Artù. Simpatia che ora sembrava non esserci mai stata.

Tacque per tutto il resto del tempo in cui seguì il principe al castello ed entrò nella sala del trono. Poi dovette mettere da parte la sua irritazione perché Uther Pendragon entrò nella stanza.

Era quello dunque, il re di Camelot. Grosso e imponente, con una faccia seria e appesantita dalle rughe, accolse suo figlio con un cenno del capo e si sedette sul trono con aria solenne.

- Mi hanno messo al corrente i Cavalieri. - disse, poi indicò Kendra con un vago cenno della mano - Lei chi è?

- Ha assistito al massacro.

Kendra vide Merlino spuntare da dietro una colonna. Colse un guizzo sorpreso sul suo viso, aggrottò le sopracciglia, ma prima che potesse comunicarle la sua perplessità, Artù si rivolse al suo servo.

- Gayus?

- Sta arrivando - rispose il mago.

Kendra colse subito che non si trattava del semplice assassinio di una bambina, per quanto brutale. L’aria che si respirava era densa di preoccupazione. Doveva esserci qualcos’altro.

Morgana entrò dalla porta principale sostenuta da un uomo anziano, con lunghi capelli grigi ai lati del viso e un’aria grave sul volto. Teneva un braccio sulle spalle della ragazza con aria paterna.

- Non ho potuto fare nulla per la bambina - disse con voce bassa arrivato al centro della sala.

- E’ già il quarto caso in due settimane - disse Morgana con la voce scossa dal pianto.

- Kendra, dì cosa hai visto - esortò Artù.

Kendra, confusa, raccontò di come aveva cercato di fermare l’assassinio.

- Urlava “a morte”. L’altro è scappato.

Non si azzardò a chiedere spiegazioni, alla presenza dei reali, ma non ne ebbe bisogno.

- Da quando hanno iniziato ad ammazzarsi a vicenda senza motivo, mi sembra di stare all’inferno - sospirò Morgana cercando di calmarsi.

- Gayus, ancora nessuna novità? - chiese Uther.

L’uomo dai capelli lunghi che cingeva le spalle della giovane, scosse la testa.

- Non c’è traccia di magia. Gli uomini esplodono di rabbia senza motivo.

- E’ per forza magia - contraddisse Uther. - Non c’è altra spiegazione.

- Un uomo sano di mente non può arrabbiarsi all’improvviso e aggredire un suo simile, suo fratello, un suo amico fino ad arrivare ad ucciderlo - rincarò Artù.

- Sto continuando a cercare una spiegazione, mio signore - disse Gayus - sto esaminando le vittime e le armi e anche i due aggressori che siamo riusciti a catturare. Non hanno niente di più di un uomo normale. Dopo l’aggressione sono apatici e inermi, non sanno cosa hanno fatto né perché abbiano compiuto un simile gesto.

Il silenzio cadde grave. Kendra cercò lo sguardo di Merlino che rispose con un cenno. Le avrebbe detto tutto più tardi.

- Kendra - la chiamò Artù - vai pure. Grazie per le informazioni.

Kendra si congedò e percorse a grandi passi la sala.

Quando uscì, Merlino la intercettò.

- Non c’entro, Merlino, te lo assicuro - disse la strega stupidamente.

Il mago scosse la testa.

- E’ iniziato molto prima che arrivassi tu.

- Davvero le persone si ammazzano senza un motivo?

- Sembra che prendano di mira un obiettivo e che non si fermino finché non l’abbiano ucciso o finché qualcun altro che intralcia il loro cammino venga ucciso. Solo la morte sembra fermarli.

Kendra gettò un’occhiata all’interno della sala del trono, dove tutti stavano ancora parlando.

- E’ magia?

- E’ sicuramente magia. Ma Gayus, il medico di corte, è restio a parlarne a Uther perché…

- …perché il re farebbe ammazzare chiunque abbia un’aria vagamente cattiva - completò Kendra con rancore. La fama di Uther come assassino di maghi e streghe era nota a tutte le contrade, compresa quella del suo paese.

Merlino sospirò.

- Quindi? Che cos’è? - chiese Kendra.

Il mago la squadrò un attimo. Quando tornò a parlare, la sua voce era bassa.

- Se Gayus ha ragione, stiamo per affrontare qualcosa di molto pericoloso. Sembra una magia molto antica, come se fosse l’ombra di una vecchia maledizione che voglia sterminare il maggior numero di uomini… - Merlino si morse le labbra - Non si sa da dove venga, ma il problema è che fra pochi giorni inizierà il torneo del regno.

Kendra annuì.

- Ci saranno molti più uomini cattivi.

- E molti più obiettivi. Uno di questi potrebbe essere Artù.

- Artù?

In quel momento, come se fosse stato chiamato, il principe uscì dalla sala. Si fermò e li guardò. 

- Invece di chiacchierare durante le ore di lavoro, potresti darvi da fare?

Kendra sentì prudere le mani. Il principe le lanciò un’occhiata irritata e se ne andò, sistemandosi un ciuffo di capelli biondi.

- Se Artù è uno degli obiettivi, spero tanto che venga messo a segno il punto - commentò acida.

Merlino sorrise.

- Non dire così. Artù è meglio di quello che sembra.

- Sicuramente - ribatté sarcastica Kendra. Fece per allontanarsi, ma Merlino la bloccò con un braccio.

- Kendra… ancora noi due non ci conosciamo bene. Se dovessi… sapere qualcosa di questa storia o avessi delle informazioni… ti prego, parlamene. E’ più importante di quanto pensi.

Kendra lo scrutò a fondo. Merlino aveva l’aria di una persona buona, dentro a quegli occhi blu. Mai nessuno che conoscesse la sua magia l’aveva mai guardata prima con così tanta fiducia nello sguardo.

Qualcosa di simile alla gratitudine la percorse in tutto il corpo. Ma se il mago avesse saputo chi era davvero Kendra… forse non avrebbe accettato altrettanto facilmente di essere suo amico.

Forse avrebbe potuto sfruttare l’imminente torneo per strappargli l’aiuto che le serviva per raggiungere il suo obiettivo.



Cari e care,
spero che vi sia gradito questo capitolo. Purtroppo sono in ritardo, ma ho avuto anche io finalmente qualche giorno di vacanza (!!!) e non ho potuto scrivere.
Ringrazio ancora tanto Paige95 e rinnovo il mio invito di dare un'occhiata alla sua pagina da autrice. Grazie mille per seguirmi, significa tanto per me <3
Per tutti gli altri, che commentiate o leggete solo, grazie di cuore.
Ci si vede di nuovo mercoledì prossimo :)

Oxis

   
 
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