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Autore: _Maeve_    27/08/2017    3 recensioni
"non vi è nulla in giacenza
dall'assetto vagamente epico-solido,
non vi è nulla di senso,
non v'è niente nemmeno di crocianamente impoetico da dire"
O, parafrasando : i conti in banca sono vuoti come le Muse, esaurito è il repertorio epico (la nostra,personalissima mitologia) che un tempo ci dava collettivamente sicurezza, e la poesia si nutre di spazi bianchi, di cose che non esistono.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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questi dieci minuti
Questi dieci minuti


Questi dieci minuti
 - dieci minuti prima del ciclo, dieci minuti prima dell'Imu.
Dieci minuti di, di
del pranzo domenicale
della sessione autunnale;
studiare, studiare, studiare
in sede d'esame vorranno sapere
in sede di fisco vorranno vedere
questa boulé di bollette e biglietti
- son dieci anni, dieci minuti che aspetti
i capricci, gli sposalizi;
non vi è nulla in giacenza
dall'assetto vagamente epico-solido,
non vi è nulla di senso,
non v'è niente nemmeno di crocianamente impoetico da dire
su questa scialba sopravvivenza a oltranza,
quadrar col libretto perchè? Questo che vogliono farti fare cos'è?
Passati i dieci minuti? Tu verrai, e magari metterò l'ultimo tacco della stagione,
poi continuerò a dire come un condannato che devo studiare,
consegnare questa maschera pindarico-pirandelliana al mio patibolo,
al punto in graduatoria (possibile?!) perchè tu possa essere padre, a quest'ansia finta, finta,
 giacché è tutto qui: sbandare aspaziale, rincorrere temporanee ricompense come fossimo topi,
non siamo cresciuti, ci hanno allevati  per questo!
- per il giusto e a tasso fisso Karma del Macello:
in proporzione con l'universo dura solo
dieci minuti.





note
Le Poesie Inglesi (le ultime tre) sono, con mio gran rammarico, finite come l'estate o quasi (quasi anche per le poesie?) , e questa, dallo stile così diverso, meno scopertamente aulico, più simile a quelle che rimangono in giacenza sul mio pc come in un dispendioso conto in banca (avete colto la metafora, sì) , un po' automatico-meccaniche, un po' banali (vorrebbero dire qualcosa ma poi finisce che non lo dicono), in realtà è la terza-o-quasi di un trittico che non avete letto, che mi piacerebbe farvi leggere, in cui si parla, tra gli altri, di Euripide e di suocere ( non c'è nemmeno bisogno della licenza poetica per questo, se pensiamo che di suocere ci parlerà subito dopo Menandro, seppur snobbato perchè troppo borghese, scusate tanto) - ma insomma, come stile e ambientazioni e suggestioni collima con esse. Comunque, stamattina, quando ho scritto questa, non ero così bonariamente ironica, come forse si desume dai versi; si ringrazia per questo un pomeriggio di studio spero non infruttuoso ( ma uno solo nonetheless, disgraziatamente) e tre caffè e relative vampate nervose (ho detto proprio vampate?) . Ho pensato che questi toni ricordano vagamente quelli delle poesie di Aprile 2016, certo con differenze/a sostanziali - leggetevi ciò che volete, e mi auguro che ciò sia la mia personalissima e vi assicuro sofferta variazione sul tema. R.I.P  to our youth. Buoni infiniti e rientri a chi rientra.
   
 
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