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Autore: SophLandd    27/08/2017    0 recensioni
«Derek, promettimi che troverai qualcosa per non mollare.
Promettimi che troverai qualcuno da amare. Promettimelo.»
Gli scongiura Stiles, sull'orlo delle lacrime.
Derek aumenta la stretta, sorpreso dalle sue parole.
Non si volevano sucidare dopo tutto questo?
E adesso lo sta pregando di vivere?
«Io...te lo prometto, Stiles. Ma solo se tu farai altrettanto.» Sospira.
Le loro mani si illuminano di rosso, e Stiles sorride tristemente, annuendo.
«Te lo prometto anch'io, Derek.»
E scioglie le loro mani, alzandosi di botto, e scappando da quel posto, dopo essersi infilato velocemente la maglia. Derek non riesce a dire nulla, e pensa che probabilmente quella sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe visto quel ragazzino.
Oh, quanto si sbagliava.
// Tratto dal Capitolo 2.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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É passata una settimana da quando Stiles e Derek non si parlano più.
Una settimana da quando Derek si ritrova sempre seduto da solo al bar, anche se la metà delle volte in realtà si è aggiunta Jennifer, che ultimamente ha preso a frequentare il locale.

Osserva ogni volta Stiles seduto insieme ai suoi amici poco lontano, e non può fare a meno di voler sapere di cosa stiano parlando.

Derek passa le mattinate ora più tranquille, senza una parlantina continua, e forse è proprio quello il problema.

Non è più abituato a bere il suo caffé in calma e quella parlantina alla fine era entrata a far parte della sua quotidinità.
Non sa se al ragazzino manca la sua presenza, ma non crede, visto la bassa autostima che ha del suo carattere.
Perchè dovrebbe mancargli?

È vero che Jennifer spesso gli fa compagnia, ma non è la stessa cosa, e lo sguardo di Derek torna sempre lì, su quelle spalle larghe, e su quel corpo esile.

Jennifer non gli parla di cose stupide, di cavolate, oppure dei suoi nuovi occhiali, dei quali Stiles si era lamentato per una settimana intera.

Li porta solo a lezione, e Derek, contrariamente a Stiles, trova gli stiano davvero bene.
Ma il ragazzino é testardo, e non vuole starlo a sentire.

Adesso Derek sta entrando in 1D, camminando nel corridoio, e osservando gli ultimi ragazzi precipitarsi nelle rispettive aule.

Appena entra tutti gli studenti si alzano insieme, borbottando un 'buongiorno'.
Derek senza mettersi seduto tira fuori dei fogli dalla sua cartella, sotto lo sguardo attento di tutti.

Oggi hanno un test.

«Avete fino alla fine dell'ora per finire.» Li informa, dopo c'è la pausa pranzo. Derek viene in questa classe tre volte a settimana, e sempre in orari diversi.

Passa per i banchi a consegnare i fogli, e quando arriva a quello di Stiles nota che ha delle occhiaie piuttosto evidenti, e uno sguardo sfuggente. 
Ma non solo oggi, negli ultimi giorni più del solito.

Il problema è che vorrebbe chiedergli come sta, cosa gli succede, e se può fare qualcosa per lui.
Ma cerca di imporsi nei suoi confronti solo come professore, come sarebbe giusto che sia.

Si siede dietro la cattedra, tirando fuori un giornalino, e nel frattempo tenendo d'occhio la classe. Tanto nessuno osa aprire bocca in sua presenza. 
Non che a Derek piaccia essere questo tipo di professore, ma è venuto tutto da sè. Un pò perchè le ragazze fanno le ruffiane, un pò perchè i ragazzi sono spaventati dalla sua mole.

Si perde nell'osservare Stiles: ha una maglia grigia, e i capelli abbastanza spettinati. Gli occhioli nocciola sono puntati sul compito, ma non sembra affatto sicuro di quello che sta scrivendo.

Inoltre muove come al solito impercettibilmente la gamba sotto al banco, nervosamente.

Derek osserva poi Raeken: il ragazzo scrive spedito, pare non avere alcun dubbio o incertezza.

Sono così diversi l'uno dall'altro.
Raeken è così spavaldo, ma di carattere suo, mentre Stiles se assume questi comportamenti è solo come reazione nel cercare di proteggersi dal dolore.

Stiles ha un'aurea che fa come sentire meglio le persone intorno a sè, e ti fa quasi desiderare di essere una persona migliore, nonostante dentro lui stia soffrendo così tanto.

E si potrebbe capire già dal suo aspetto trasandato, ma nessuno a parte Derek sembra farci davvero caso.
Inoltre agli allenamenti, che hanno a volte di pomeriggio, ci sono momenti nei quali Derek becca il ragazzino a fissare il vuoto, anche nel mezzo di una partitella.

La campanella improvvisamente suona, e Derek, destato dai suoi pensieri, comincia a ritirare i compiti. Stiles gli passa accanto, dirigendosi verso la sala pranzo, evitando esplicitamente il suo sguardo.

Derek sospira, e quando tutti sono andati via, prima di andare a mangiare, decide di dare un'occhiata veloce ai compiti.

Quando arriva a quello di Stiles quasi si prende un colpo, e lo fissa qualche secondo scuotendo la testa.

---

Stiles ha raggiunto i suoi amici in mensa, sedendosi al solito tavolo. 
Sono tutti, e si trova tra Lydia e Malia, mentre davanti a lui ci sono Kira e Scott.

Non sa bene se c'è qualcosa tra i due, e al momento non gli interessa.

Nell'ultimo mese gli incubi sembravano avergli dato meno tormento, ma ultimamente sono tornati come non mai.

Stiles sa che non avrà mai pace, mai.

Si sforza di sorridere, mentre davanti a un panino Scott parla di come sia severa la sua professoressa di letteratura.

«É incredibile poi come mi odi! L'altra settimana...» Fa per raccontare, quando si blocca, guardando qualcosa alle spalle di Stiles. 
O meglio, qualcuno.

«Stilinski.» Stiles sente qualcuno chiamarlo con una voce che non promette nulla di buono, e si gira immediatamente, scontrandosi in quegli occhi verdi che sta cercando sempre di evitare.

E in quel momento Stilescapisce che le loro chiacchierate mattutine gli sono mancate, compresi i loro diversi messaggi che si mandavano il pomeriggio.
E gli torna in mente quando Derek è venuto al ristorante, dove stava con i suoi amici, solo perchè Stiles gli aveva detto che aveva voglia di parlare con lui.

Ma lui è il suo professore, lo stesso con il quale si è aperto.

L'unica persona con cui si é mai lasciato andare al dolore, e la stessa che il giorno dopo gli ha fatto ben capire che non voleva averlo più averlo tra i piedi. 
Cerca sempre di non fissare male la professoressa Blake quando si siede davanti a Derek. O semplicemente quando ha lezioni di filosofia.

E in questo momento Derek è in piedi di fronte a lui, con un foglio in mano, completamente rosso:

«Mi spieghi che schifo è questo?» Esclama Derek, cercando peró di non attirare troppo l'attenzione su di loro, anche se qualche studente si è zittito.

Stiles si limita a fissare il compito in silenzio, soprattutto la parte in cui sotto un problema ha direttamente scritto 'Non ne ho idea'.

«Il mio compito di matematica, suppongo.» Gli esce, a mò di provocatorio.

«Seguimi.» Gli ordina Derek, con sguardo duro.

Stiles sbuffa, per poi alzarsi dal tavolo, e allontanarsi con Derek dalla mensa, mentre qualche studente comincia a borbottare cosa diavolo stia succedendo.

Derek lo conduce nella stessa stanza dove si era fermato a fare tiri di boxe, e incrocia le braccia al petto, tenendo stretto il compito. 
Aspetta che Stiles sia a parlare.

«Ascolti, professore, mi lasci in pace, okay? L'ha visto anche lei, no? Sono ....rotto dentro! Non sono un normale...diciassettenne! E la smetta di perdere tempo con...»

Non finisce di parlare che si ritrova con la schiena contro il muro, e il corpo di Derek che lo sovrasta e lo blocca. Derek lo fulmina con lo sguardo:

«Stiles, prima di tutto vedi di non rispondere così, dal momento che siamo in una scuola e io sono il tuo professore.» Ringhia, avvicinando pericolosamente il suo volto a quello del ragazzino. Stiles manda giu la saliva, rimanendo in silenzio.
Si limita a fissare quegli occhi verdi che lo affascinano sempre.

«E secondo il tuo compito non era da schifo, di più. E se dai anche rispostine sarcastiche ai quesiti credo proprio che la bocciatura arriverá molto presto.» Conclude, senza staccarsi dal ragazzino. Stiles annuisce, imbambolato, e il suo sguardo va involontariamente sulle labbra del ragazzo.

Anche Derek si ritrova a osservare le labbra di Stiles, e rimane qualche secondo così, per poi improvvisamente lasciarlo andare, e distanziandosi leggermente.

«Mi scusi.» Sussurra Stiles, rendendosi conto che in effetti ha esagerato. 
Che colpa ha Derek se non è voluto restargli accanto? 
Neanche Stiles rimarrebbe vicino a se stesso, figuriamoci un'altra persona. 
È stato solo stupido lui a sperarci, e a far diventare Derek parte delle proprie giornate, pensando che il dolore condiviso li avrebbe avvicinati, non il contrario.

Derek lo osserva andarsene dalla stanzetta, e non fa in tempo di urlargli 'resta' o 'non è vero niente Stiles, ti sei fatto completamente un'idea sbagliata'.

Derek capisce che non può andare avanti così, e che ha bisogno di un consiglio serio.

E sa anche a chi chiedere.

---

Suonano al loft, e Derek corre ad aprire, trovandosi davanti un' Erica perplessa, la quale entra senza troppe parole:

«Hai bisogno di un consiglio? È su cosa, esattamente?»

Erica si siede sul divano, con i capelli biondi che le ricadono davanti, e Derek prende posto di fronte a lei.

«Umh, è difficile da spiegare.»

Erica alza un sopracciglio.

«Der, cosa è successo?»

Derek avvampa un pochino:

«Ho discusso con il ragazzino.»

Erica si mostra improvvisamente interessata e curiosa, come una vera e propria pettegola:

«Ma allora state insieme? Da quanto? La scuola lo sa? E suo padre?»

Derek la blocca, sussultando:

«Non stiamo insieme! Non sono gay, Erica, e neanche lui.» Borbottá.

«Beh, non si sa mai.» Alza le spalle lei.

«Siamo amici, o almeno qualcosa di simile... e non ci parliamo più da una settimana.»

«Perchè?»

«Perché... ero andato a cena a casa dello Sceriffo, quando Stiles si è rifugiato nella casetta sull'albero. 
L'ho raggiunto, e si è letteralmente messo a piangere sul mio...petto. 
Ha esposto tutto il suo dolore. 
Davanti a me.» Sospira. 
Erica vorrebbe chiedergli perché Stiles sta male, ma non le sembra il caso.

«E poi?»

«Te l'avevo detto che lui viene a sedersi al bar, ogni mattina da quando é iniziata la scuola, davanti a me, no?» Le ricorda Derek. Erica annuisce.

«Ecco, il giorno dopo ha praticamente trovato Jennifer Blake, la professoressa si filosofia, al suo posto..»

«...E ha pensato non volessi più avere a che fare con lui dopo che lui si è lasciato andare in quel modo.» Conclude Erica, al suo posto.

«Ma io non volevo Erica. Non potevo certo mandare via Jennifer con la scusa di aspettare un mio studente minorenne!» Ribatte Derek, sentendo su di lui lo sguardo riprovevole della ragazza.

«Gliel'hai detto?»

Derek abbassa lo sguardo.

«No.»

«Sei un coglione, senza offesa però.»

«Lo so.»

«Perchè, Derek?»

Derek si prende la testa fra le mani.

«Perché è arrivato a scuola provocandomi, e ha cominciato a prendere le distanze, non mi ha dato il tempo di spiegare e...ho pensato che forse era meglio così. 
Ognuno ai suoi ruoli. 
Ognuno senza problemi.» Mormora. Erica lo guarda con tenerezza.

«Però ti manca.» Afferma. 
Derek alza lo sguardo sulla ragazza.

«Cosa...cosa te lo dice?»

«Altrimenti non sarei qui, Derek.»

Lui sospira nuovamente.

«Il problema è che ormai quel ragazzino è entrato a far parte della mia quotidianità, ed è strano non sentire nessuno che straparla mentre bevo il mio caffè... oppure non ricevere nessuno stupido messaggio durante la giornata...»

Erica sorride:

«Ti ci sei affezionato, eh?»

Derek sente una stretta al petto. 
Non doveva finire così. 
Non si sarebbe dovuto affezionare a nessuno.

Ma quel ragazzino era entrato così velocemente nella sua vita che la cosa lo sconvolgeva e spaventava allo stesso tempo.

«Non ho amici, Erica, e non so come funzionano queste cose, o almeno da anni non più. Non ricordavo che una persona potesse diventare per te un qualcosa dopo così poco tempo...» Ammette.

«Non è tanto il tempo che unisce due persone Derek, ma la connessione che c'è fra di loro.» Sussurra Erica, sorridendogli leggermente.

Derek dischiude la bocca, come se stesse riflettendo sulle sue parole.
Connessione...connessione...che sia tutto partito dal loro primo incontro?

«Grazie Erica, davvero.»

Lei sorride.

«Di nulla, Derek, devi però spiegarti a Stiles, ricordati che gli amici ci sono sempre per te, e non mi riferisco solo al ragazzino.»

Derek abbraccia Erica sull'uscio della porta, e la osserva andare via, per poi chiudersi dentro. La ragazza adesso dovrebbe tornare a lavorare. 
Gestisce un ristorante tutto suo.

Derek nota sorpreso che é la prima volta che Erica viene a casa sua senza che i due concludino per forza qualcosa.
Forse può davvero fidarsi di lei, può seriamente considerarla un'amica a tutti gli effetti.

Ora rimane solo un problema: farsi perdonare da Stiles. Alla fine non ha scuse per tenerlo lontano: sono amici, e questo non gli è vietato dalla scuola, e non lo ha mai favorito in classe. Perciò tutto nella norma, no?

---

Stiles scende di sotto, per capire se la cena è pronta oppure no, ma si blocca in mezzo alle scale, osservando la scena che gli si presenta in salotto.

Suo padre è seduto sul tavolo, di spalle, con dei fogli davanti.
Ha la testa appoggiata su una mano, e sta sfogliando i diversi documenti con un sospiro dietro l'altro.

Stiles ritorna sopra, chiudendosi in camera, e sdraiandosi sopra il suo letto. Chiude gli occhi, sperando di scomparire, ma appena li riapre é ancora lì. Non ha potuto vedere il contenuto di ciò che stava sfogliando suo padre, ma sa bene cosa sono quei fogli: le bollette e le diverse spese per i lavori che hanno fatto nel corso dell'anno all'interno della casa.

Stiles sa che la situazione non è messa molto bene, e vorrebbe davvero aiutare. Gli viene improvvisamente un'idea, e afferra il telefono.

"Scott, ascolta, sbaglio o conoscevi qualcuno che cerca dei ragazzi per lavorare in una pizzeria?"

 
   
 
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