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Autore: Mr Lavottino    28/08/2017    5 recensioni
STORIA AD OC
"Un'altra giornata lavorativa stava per iniziare per Chris, autista di un pullman, che, invece di essere contento ed eternamente grato a una qualche divinità per il lavoro trovatogli, in maniera piuttosto miracolosa, si lamentava con se stesso, sbattendo le palpebre più volte per via del sonno.
Erano a malapena le sei e lui, come di consueto, doveva eseguire il, noiosissimo, giro degli isolati per caricare gli studenti che sarebbero andati a scuola."
Un autista e alcuni studenti rimangono bloccati su un autobus per "cause sconosciute", riusciranno a salvarsi o soccomberanno per via delle entità?
*STORIA IN REVISIONE*
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altro personaggio, Chris McLean, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Bondage, Contenuti forti, Furry | Contesto: Contesto generale
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La porta si spalancò lentamente mostrando la stanza custodita. Al suo interno c'era un grosso letto matrimoniale al centro, dei mobili piuttosto alti sulla sinistra e uno specchio sulla destra. Si guardarono un po' intorno, notando solamente dopo il particolare macabro che si parava davanti ai loro occhi.
Il lenzuolo era imbrattato di sangue. Dalla precedente colorazione bianca, il tessuto era divenuto rosso. Il liquido pareva essersi seccato, ma i due non vollero provare a toccarlo per verificare più approfonditamente.
La prima cosa che Chris controllò fu lo specchio. Questo pareva normale. Vedeva soltanto il suo riflesso e nulla più. Tirò un sospiro di sollievo, passando poi ad aprire gli scaffali del comodino sottostante.
All'interno dei cassetti erano contenuti numerosi vestiti, da abiti sportivi a pigiami, mentre in quelli inferiori oggetti di valore, tra cui risaltava una collana d'oro.
Chris la prese in mano, andando subito a toccare il ciondolo a forma di cuore. Improvvisamente quello si aprì, facendolo spagliare. Si rese conto solo dopo che l'oggetto aveva un piccolo pulsante sul retro che rendeva possibile visualizzare il contenuto del ciondolo. Al suo interno c'era una foto di tre persone, due delle quali con il volto oscurato, mentre l'altra era Andy.
Probabilmente questi erano i suoi genitori. Ricordava di averli incontrati in tribunale, quando fu chiamato a testimoniare. Entrambi erano distrutti emotivamente, al punto che la donna dovette lasciare la sede prima per via di un malore che stava avendo.
Ignorò la collana, rimettendola al suo posto, continuando a controllare i vari scaffali.
Anche Ronaldo non aveva trovato un granché. Solo qualche cappotto e altri abiti sfarzosi. Aveva messo a soqquadro l'intera stanza senza però ottenere effettivamente alcun risultato.
Preso dalla rabbia colpì con foga il muro, tagliandosi la mano. Se la strinse con l'altra, contenendo le bestemmie che aveva sulla punta della lingua.
- Maledizione!- disse, tentando di smorzare il dolore.
- E che ti aspettavi? Hai dato un pugno ad un muro. - lo derise Chris, che nel frattempo era passato a controllare le piccole scatole sopra il comodino. In ognuna di queste erano contenuti diversi gioielli.
Ronaldo, invece, si mise a sedere sul letto, lasciandola mano appoggiata al lenzuolo. Improvvisamente un bagliore pervase la stanza. L'autista alzò lo sguardo, notando che lo specchio aveva mutato il riflesso, diventando di un color rosaceo tendente al bianco.
- Ma che diavolo...- più i secondi passavano e più le immagini diventavano nitide. Era il bus. Sentì un groppo alla gola, mentre osservava il pullman, vuoto, davanti a lui.
- Che cosa è?- chiese Ronaldo, alzandosi di scatto. Non appena lasciò la postazione lo specchio tornò normale, lasciandoli a rimirare le loro facce stupite.
- È sparito...- sussurrò il moro, gettando un'occhiata a Chris, ancora perso nei suoi pensieri.
- Io... credo fosse il portale per tornare a casa. - asserì, portandosi una mano sotto il mento. Non ne era sicuro, ma sentiva di star andando nella strada giusta.
- E come si è attivato?- chiese l'altro, controllando in giro se ci fosse per caso qualche pulsante che avevano erroneamente premuto.
- Non ne ho idea. - concluse Chris, che era stato colto alla sprovvista da quell'evento. Si sedette per qualche istante sulla sedia che aveva davanti per pensare adeguatamente.
- Che facciamo?- Ronaldo stava giocherellando con la tenda, avvolgendo il tessuto attorno al suo dito, mentre osservava il pavimento con fare distratto.
- Torniamo indietro e portiamo tutti qui.- L'autista si alzò, dirigendosi fiondato verso la porta. Dette uno sguardo al cadavere di Drake, rischiando di vomitare per via della quantità esagerata che c'era di sangue sul pavimento. Estrasse la chiave dal lucchetto e se la infilò in tasca, poi si incamminò verso le scale, seguito dal moro.
Giunsero alla porta d'ingresso, pronti ad aprirla, ma questa risultò essere bloccata. Chris tentò di tirare più volte la maniglia, senza ottenere l'effetto desiderato. Ci volle l'aiuto di Ronaldo per riuscire a sbloccarla. Colpì con violenza il centro della porta, troncando i cardini.
Uscirono lentamente, soffermandosi più volte ad ammirare l'edificio. Il ritorno a casa non sembrava più così impossibile.
I due, nella strada del ritorno, si persero in numerose congetture. Non corsero, consapevoli che sarebbe stato solo un dispendio di energie, camminando però a passo svelto.
Erano elettrizzati ma impauriti allo stesso tempo.
Continuarono imperterriti per il sentiero che li avrebbe ricondotti a casa, parlando di tutte le eventualità che sarebbe potute accadere una volta tornati in quel luogo.
Però Chris si sentiva strano. Aveva l'impressione che due occhi lo stessero osservando da lontano. Deglutiva forzatamente, girandosi di scatto di tanto in tanto.
- Tutto bene?- chiese Ronaldo, notando il suo strano atteggiamento. La risposta tardò ad arrivare, poiché l'autista si perse in altre speculazioni del territorio.
- Ah? Sì, non ti preoccupare.- disse, accelerando leggermente il passo. Il moro alzò le spalle, seguendolo.
Chris spostò con rapidità gli occhi, cercando di capire da dove venissero quegli sguardi, scrutando il bosco. Poi, improvvisamente, lo vide. Notò due occhi che scintillavano nel buio. Stava lentamente calando la notte, cosa che lo mandò nel panico ancora di più.
Trattenne il contatto visivo per un po', scegliendo di interromperlo solo dopo qualche secondo. Ronaldo non sembrava aver visto nulla, pertanto supponeva si trattasse di un'allucinazione creata da Andy.
Si voltò un ultima volta, costatando che era sempre lì. Se ne stava dietro un tronco, mostrando solo parte del suo volto e una mano.
- Tu vedi niente?- colpì la spalla del moro, facendolo voltare verso l'entità. Il ragazzo socchiuse gli occhi, sorpreso da tale richiesta, poi gettò uno sguardo più approfondito al punto indicatogli dall'autista.
- No, non vedo nulla.- piegò la bocca in una smorfia, continuando a camminare tranquillamente. Quando Chris si girò nuovamente il mostro sparì, senza lasciare alcuna traccia.
Sospirò, consapevole di essere riuscito a sfuggire a tale illusione, cosa che non era stato in grado di fare la prima volta che l'aveva vista sul bus.
Era cambiato. L'aveva notato anche lui. Inizialmente aveva preso il tutto come una disgrazia capitatagli e pensava solamente a sé stesso.
Però, improvvisamente, si sentiva più responsabile. Voleva salvare quei ragazzi a tutti i costi. Era stata colpa sua se erano stati rinchiusi in quella dimensione, pertanto voleva assicurarsi che i pochi rimasti riuscissero ad uscirne.
Le morti a cui aveva assistito fino a quel momento lo avevano segnato, al punto da non disperarsi più per ogni deceduto, portandolo a riconsiderare il valore della vita degli altri.
Gli sarebbe bastato salvarne anche solo uno, giusto per poter perdonare ciò che aveva fatto. Forse non sarebbe stato abbastanza, ma ci voleva comunque provare.
- Quanto manca?- chiese Ronaldo, controllando poi il cellulare con fare frettoloso. Le diciotto e tredici. Dovevano sbrigarsi.
- Una ventina di minuti. Su, andiamo.- Chris lo invitò a seguirlo con un cenno della mano, così da evitare meno perdite di tempo possibili. Il moro ripose l'aggeggio nella sua tasca e si diresse verso di lui. Voleva tornare a casa.
Sentiva il bisogno di tornare nella realtà. Voleva rincontrare Bill almeno una volta. Il solo pensiero di lasciarlo da solo gli trafiggeva il petto. Infondo era l'unica persona che gli era rimasta.
Dopo aver confessato la sua omosessualità ai genitori, questi lo avevano allontanato, iniziando a trattarlo sempre peggio, fino a portarlo ad essere completamente apatico nei loro confronti.
Non li salutava, non chiedeva niente. Si preparava il pranzo da solo, si occupava del suo vestiario e della sua stanza. Era come vivere con degli sconosciuti. Ma tutto ciò non gli importava.
Finché aveva Bill quella situazione gli andava bene. I due si erano fidanzati ad inizio liceo, dopo che quel ragazzo, noioso e irriverente, aveva provato più volte ad avvicinarlo con scarsi risultati.
Alla fine Ronaldo aveva ceduto, acconsentendo a parlargli e, dopo qualche anno, si era accorto di provare qualcosa per lui.
L'ultima volta che l'aveva visto era stata il giorno prima della "tragedia" del bus, dove avevano anche litigato per un motivo futile. Ci teneva a chiarire a fargli capire che lui era fin troppo importante. Per questo aveva fretta.
- Dai, ci siamo quasi.- lo incoraggiò Chris, dandogli una pacca sulla schiena, per quanto la differenza di altezza tra i due fosse piuttosto ampia.
Ronaldo si limitò ad abbozzare un sorriso, proseguendo poi sempre dritto alla ricerca del pullman. L'autista trovò la reazione del moro piuttosto strana. Difficilmente l'aveva visto ridere, per di più ad una normalissima frase.
Decise di non darci peso, preferendo continuare a camminare.
 
 
- Dimmi Lazaro, vuoi una mano?- la voce di Andy rientrò nuovamente nella sua voce, facendogli aprire gli occhi all'improvviso.
- Ehi, tutto bene?- chiese Lorde, guardandolo con fare preoccupato.
- Sì, sì, tutto a posto.- le sorrise, facendola arrossire, poi riportò l'attenzione sulla sua conversazione con il demone.
- Se vuoi posso aiutarti.- ripeté la frase, modificando le parole. Il rosso rifletté un pochino, prendendosi il giusto tempo per rispondere.
- Che tipo di aiuto?- si portò la mano sotto il mento, riflettendo su quanto appena udito.
- Posso farteli uccidere io. Mi basterà che tu mi conceda l'accesso alla tua mente.- quelle parole gli fecero spalancare ancora di più gli occhi. Non rispose subito, anche perché non aveva ben chiaro cosa fare. Sicuramente affidarsi a lui per ucciderli sarebbe stato più facile. Ma perché fare una mossa del genere? Volendo poteva ucciderli tutti da solo, come aveva già fatto con Katherine, Gabriel e Sasha. Quindi per quale motivo voleva che fosse lui a commettere quegli omicidi?
La risposta era semplicissima. Ci era arrivato dopo un solo minuto: per divertimento.
- Cosa ci guadagno?- domanda stupida, ma sapeva di doverla fare per forza.
- La sopravvivenza.- di ciò avevano già parlato. Gli aveva garantito di farlo uscire vivo da quell'inferno se solo avesse rispettato le sue condizioni. Sospiro per l'ennesima volta, poi comunicò ciò che aveva deciso.
- Va bene.- non disse altro. Quelle due parole erano la sua più grande sconfitta. Si era ripromesso di salvarli tutti e invece adesso stava per ucciderli.
- Ottimo. Chiudi gli occhi e rilassati.- eseguì il comando, emettendo un ultimo, grosso, sospiro. Proprio in quel momento gli venne in mente una storia che sua nonna gli raccontava spesso "ogni tuo sospiro è un tentativo di un demone di impossessarsi di te". Ridacchiò, pensando che fosse proprio una coincidenza simpatica. Poi perse i sensi, addormentandosi.
Pitch si voltò di scatto, notando che Lazaro si era alzato di colpo, come se si fosse accorto di avere un insetto sotto i piedi. Tenne il suo sguardo su di lui, qualcosa non lo convinceva. Si stava incamminando lentamente verso di Lorde, come se volesse chiederle qualcosa.
Un leggero sorrisetto era stampato sul suo volto, particolare che lo rendeva piuttosto inquietante. In poco tempo tutte e quattro le persone sul pullman portarono la loro attenzione su di lui.
Si fermò a pochi istanti dalla bionda.
- Ti serve qualcosa?- chiese lei, piuttosto nervosa per via dell'inaspettata mossa da parte del ragazzo. Accadde tutto in un lampo. Il rosso estrasse il coltello dalla tasca già con la punta selezionata. Lorde vide la punta dirigersi verso di lei, motivo per cui chiuse istintivamente gli occhi.
Però non sentì dolore. Quando riaprì le palpebre si trovò davanti una scena che non avrebbe mai voluto vedere. L'arnese si era infilato sulla schiena di Hiro, il quale si era messo davanti di lei, prendendo il colpo al posto suo.
Il nipponico si girò, cercando di colpire Lazaro con un pugno. Il rosso estrasse il coltello dalla ferita e lo tenne in mano, evitando gli attacchi dell'asiatico.
Pitch si gettò in soccorso di Hiro, venendo malamente allontanato con un colpo in pancia. Cercarono di stenderlo in due, ma quello riusciva inaspettatamente ad evitare tutti gli attacchi. Passò al contrattacco, colpendo il castano in pancia e mettendolo al tappeto.
Il moro, rimasto nuovamente da solo, tentò di fronteggiarlo senza però alcun risultato.
Venne gettato a terra con violenza. Lazaro si mise sopra di lui, cercando di accoltellarlo, ma il nipponico tentava di resistere, mantenendo fermo l'arnese a mezz'aria. Voltò lo sguardo verso Lorde, notando il martelletto che Chris aveva usato per rompere il vetro alla sua sinistra.
- Colpiscilo con quello!- la bionda tentennò un po', spaventata. - Muoviti!- urlò Hiro, continuando a tenere il coltello lontano dal suo petto, in cui stava per conficcarsi.
La ragazza prese coraggio e, dopo qualche istante, afferrò l'oggetto. Lo tenne stretto tra le sue dita, poi assestò un colpo forte sulla testa del rosso, facendolo cadere per terra svenuto.
L'asiatico si scostò il corpo di Lazaro di dosso, poi si avvicinò alla bionda, che lo aiutò a tirarsi su.
- Brava, bel lavoro.- sussurrò, digrignando i denti per via del dolore.
- Stai in silenzio, non parlare. Fammi vedere la ferita.- Lorde lo girò lentamente, cercando di fare come aveva fatto Miranda, visto che l'aveva osservata per una buona mezz'ora mentre lo medicava, iniziando a bloccare l'emorragia.
- Da quando sai farlo?- scherzò quello, ottenendo solo un colpo sulla spina dorsale da parte della ragazza.
- Non devi parlare!- urlò, arrabbiata. - Perché hai rischiato così tanto, eh?!- Hiro nemmeno rispose, voltandosi  lentamente verso di lei.
- Attenti!- sentirono un grido, di Skarah, che attirò la loro attenzione. Il nipponico si girò di scatto, ritrovandosi un coltello infilzato sul petto con violenza. Sussultò, poi cadde a terra.
La bionda rimase impietrita davanti alla scena. Presa da un raptus di rabbia afferrò il martello e si avventò su di Lazaro, colpendolo sulla fronte.
Salì su di lui, continuando a colpirlo sulla testa finché non fosse sicura di averlo ucciso. Quando si rese conto di ciò che stava facendo lasciò andare l'arnese, cadendo nel panico. Toccò la vena sul collo del rosso, scoppiando a piangere non appena si rese conto che non batteva più.
Si voltò, notando il corpo di Hiro steso per terra. Si diresse verso di lui, tentando di aiutarlo.
- Calmo, ora ci penso io! Vedrai, ce la farai!- tentò di rassicurarlo, senza tuttavia avere effetto. L'unica cosa che il ragazzo fece fu sporgersi in avanti. Si fermò quando le loro labbra erano quasi a due centimetri, poi prese coraggio e annullò lo spazio tra di loro.
Le diede un piccolo bacio a stampo, sdraiandosi successivamente per terra. Il suo cuore smise di battere, lasciando la bionda in lacrime sopra di lui.
Pitch, che nel frattempo si era ripreso, e Skarah osservarono la scena senza dire una parola. Il loro "leader" era come impazzito. Nessuno lo avrebbe mai creduto in grado di fare una cosa del genere. Oltretutto avevano perso anche Hiro.
L'unica cosa che poterono fare fu portare i cadaveri al di fuori del bus. Si occupò il ragazzo di questo lavoro, trasportando, in due viaggi, entrambi i corpi.
Quando tornò nel pullman vide Skarah visibilmente sconvolta, sempre seduta nel medesimo posto di prima, mentre Lorde si era addormentata. I contorni degli occhi erano rossi, così come lo dovevano probabilmente essere le pupille.
Poi, per la stanchezza, si era gettata tra le braccia di Orfeo, riuscendo per lo meno a riposare. Prese esempio da lei e tentò anche lui di addormentarsi, fallendo miseramente.
Dopo qualche minuto giunsero Chris e Ronaldo che, affannati, rivelarono ciò che avevano scoperto.
- Forse abbiamo trovato la via d'uscita.- disse il primo, facendo spalancare gli occhi ai due.
- Dobbiamo solo capire come si attiva il portale.- ne il castano ne la mora stavano comprendendo la situazione, però l'assenza di Drake non doveva significare nulla di buono.
- L'altro dov'è?- chiese Pitch, notando subito lo sguardo di entrambi cadere verso il basso.
- Beh, Drake... è... morto.- l'autista sospirò leggermente, piombando in un silenzio tombale. - Piuttosto, Lazaro e Hiro?- non si aspettava minimamente di trovare il gruppo ridotto ulteriormente. Neanche pensò alla soluzione più brutta, dava per scontato che quei due non potessero morire.
- Lazaro è impazzito e... ha accoltellato Hiro. Lorde lo ha ucciso con il martello. Non abbiamo capito bene come è andata.- spiegò Skarah, lasciando Chris a bocca aperta. Boccheggiò per un po', senza trovare le parole che voleva dire.
Rimasero per qualche minuto nel silenzio più totale, poi Ronaldo prese la situazione in mano.
- Domani andremo nella villa.- disse, osservando di soppiatto tutti e quattro. - Dobbiamo andarcene al più presto.- concluse, stendendosi su due sedili.
- Ha ragione. Per ora pensiamo a dormire.- Chris appoggiò la sua iniziativa, guardandolo con fare serio. Poco dopo tutti si sistemarono, pronti per la dormita più strana della loro vita.
 
 
"Now you tell it's all right. Tell me I'm forgiven, tonight. But nobody can save now."
Un parcheggio. Dei pullman e delle macchine intorno a lui. Ha freddo. Si voltò con poca eleganza, cercando un posto in cui riscaldarsi.
Tutti i veicolo erano chiusi. Tutti tranne uno. Un grosso autobus giallo con delle righe nere e la vernice leggermente raschiata via. Non esitò. Si diresse verso l'entrata e salì sul mezzo, chiudendo la porta grazie al pulsante nella sala comandi.
Si mise a sedere sul primo sedile trovato, stringendosi da solo per cercare di farsi caldo. Espirava con forza sulle sue mani, cercando di scongelarle.
- Fa freddo?- una voce attirò la sua attenzione. Era di un bambino. Si voltò, osservandolo.
- Ah, Andy, sei tu. - rise, sdraiandosi sui due posti, mentre gli occhi erano puntati allo spacco dei sedili, permettendogli di guardare il piccoletto castano seduto dietro di lui.
- Strano, non sembri aver paura.- asserì quello, portandosi le mani sotto il mento. Chris trovò quel gesto buffo, tanto che fece fatica a trattenere le risate.
- Vero? L'ho notato anch'io. - voltò lo sguardo dall'altra parte, cercando di capire perché trovasse quella situazione così confortevole. Si sentiva come a casa.
- Sei cambiato.- disse, con la sua solita vocina. Teneva i suoi piccoli occhietti fissi su di lui, controllando serratamente tutti i suoi movimenti.
- Sono felice di sentirtelo dire.- espirò, questa volta per cercare di liberarsi dai suoi demoni. Sentiva che in qualche modo quella "tragedia" che gli era successa aveva reso i suoi sensi di colpa meno pesanti. Ripensava con amarezza al suo crimine, però ora non gli veniva la nausea ogni volta. Era come se fosse riuscito a perdonarsi.
- Su, spaventati. Così è più divertente.- sbuffò Andy, gonfiando una guancia e aggrottando le sopracciglia. Questa volta il moro rise di gusto, facendolo infuriare ancora di più.
- Non posso. Non più, per lo meno.- alzò un braccio, accendendo la luce che si trovava sopra di lui con un dito. Il bambino osservò quella scena come incantato, trovando fin troppo strano vederlo in quel modo. Aveva trovato la pace dei sensi.
- Ci tieni proprio, eh?- Chris riportò l'attenzione sul castano, senza però capire cosa volesse dire. - Ai ragazzi, intendo.- concluse, notando un leggero sorrisetto dipingersi sul volto dell'autista.
- È colpa mia se sono in questa situazione.- sospirò con forza, mordendosi un labbro. L'unico peso che sentiva era solo quello delle vite che aveva, non direttamente, strappato ai morti fino a quel momento. Si credeva responsabile.
- Beh, hai proprio ragione.- Andy si mise a ridere, sprofondando lentamente nel sedile.
- Non puoi lasciarli andare?- chiese, tornando serio in un momento. I suoi occhi osservavano quelli del bambino intensamente, portando il piccolo a distogliere lo sguardo numerose volte.
- No, Chris, non posso.- fece segno di no con la mano, facendolo sorridere amaramente.
- Lo sospettavo.- si sdraiò ancora di più, appoggiando la testa sul poggia mani del sedile alla sua sinistra.
- Beh, suppongo sia ora di andare, no?- il bambino batté la mani più volte. Un grosso squarcio si aprì nel bel mezzo del pullman. - Prego, a lei l'onore.- Andy lo invitò ad entrare nello spacco, incitandolo anche con un gesto della mano.
- Solo un'ultima cosa, quando me lo ridarai?- chiese Chris, fermandosi a guardarlo. Il bambino abbassò lo sguardo, sorridendo.
- Tra poco.- tagliò corto, senza implementare nulla al suo, breve, discorso. Così Chris decise di andare, consapevole che non gli avrebbe detto altro.
- Vado.- sorrise, incamminandosi verso il buco. Quando fu quasi dentro si fermò improvvisamente, voltandosi verso il castano. - Ehi, Andy. Scusami.- detto questo saltò dentro, senza osservare la reazione del marmocchio.
 
"And the truth is, you turn in to someone else. You keep running like the sky is falling. I can whisper, I can yell but I know, yeah, I know, yeah, I know, I'm just talking to myself!"
Era seduto su di un divano rosso. Si guardò intorno più volte, senza capire dove effettivamente fosse. Spalancò la bocca per qualche secondo quando si accorse di essere nel bel mezzo di una festa. Un sacco di gente, tavolini pieni di bevande e cibo. Quel posto gli ricordava qualcosa. Qualcosa di molto importante.
Si voltò di scatto, sorridendo quasi amaramente. Lei era lì. Accanto a lui.
- Sasha...- sussurrò, facendole fare un'espressione stupita. Non capì precisamente cosa stava succedendo, soprattutto perché la ragazza ci mise un po' a rispondergli.
- Uh, vedo che finalmente te ne sei accorto.- disse la mora, sorridendo. Appoggiò la testa sul pugno e si soffermò a guardarlo, senza dire una parola.
- Dove siamo?- domandò, facendole fare una faccia stranita.
- Ma sei scemo? Non ricordi? La festa in cui ci siamo incontrati per la prima volta.- spiegò, schioccando le dita. Il castano si sentì un idiota per non esserci arrivato prima.
- Ora mi è tutto chiaro.- asserì, sprofondando sul divano. - Ma perché siamo qui? Tu sei...- si interruppe, per paura di finire la frase.
- Morta?- ci pensò lei a dire quella parola, ridacchiando. - Beh, questo è un tuo sogno, Pitch. C'è qualcosa che vorresti dirmi?- chiese, incitandolo a parlare con dei gesti delle mani.
- Forse.- rispose quello, dando uno sguardo alle luci sul soffitto. Intorno a loro c'erano numerose persone che parlavano e si divertivano. Sembrava quasi che non li notassero.
- Come "forse"?- la ragazza rise, voltandosi verso di lui con il corpo. Si perse nei suoi occhi qualche istante, poi spiegò cosa volesse intendere.
- Non so. Nemmeno io sono sicuro di ciò che voglio.- si alzò lentamente, andando a prendere un bicchiere d'acqua al buffet. Si sentì osservato per tutto il movimento, sempre tenuto sotto controllo da Sasha.
- Beh, hai pur sempre diciassette anni, non puoi sapere con precisione cosa vuoi. Però devi iniziare a crescere.- la mora tenne gli occhi fissi sull'acqua che, lentamente, stava assumendo un colore sempre più marrone.
- Sorpresa?- domandò, ridacchiando. La ragazza alzò un sopracciglio, chiedendosi come una cosa del genere fosse possibile.
- Sì, decisamente.- concluse, sorprendendosi di quanto riuscisse sempre a sconvolgerla con i suoi modi di fare.
- Beh, è un sogno, no? Posso fare quello che mi pare. - Sasha sbuffò, scrollando la testa. Non sarebbe mai cambiato. Era sempre il solito castano distaccato che se ne fotteva di tutto e di tutti.
- Allora? Non devi dirmi niente?- Pitch la guardò sistemarsi sul divano, aspettando impaziente una sua domanda o comunque sia un suo discorso.
- Mi sento strano. Ero riuscito a cambiare il mio modo di fare, seppur in maniera minima. Poi tu mi hai detto quelle cose ed io mi sono sentito... sperduto. Mi ero accorto di essere sempre più vicino a Skarah ma la cosa non mi importava, perché sapevo che evitare discriminazioni era fondamentale per poter crescere mentalmente. Ma ora? Tu sei morta. E la colpa è tua. Hai fatto una stronzata colossale e ne hai pagato le conseguenze. Però io ho dato la colpa a Skarah, mostrando ancora una volta la mia parte infantile.- portò entrambe le mani davanti alla bocca, perdendo il suo sguardo sul pavimento.
- Stai dicendo che sono morta per colpa mia?- il castano si prese qualche attimo, pensando a delle parole che potessero ferirla il meno possibile.
- Beh, sì. - disse infine, fallendo miseramente nel tentare di non accusarla.
- Ne sono pienamente consapevole, non sentirti imbarazzato.- la mora rise, sorprendendolo. Non si aspettava quella reazione. - Che c'è? Pensavi mi sarei arrabbiata con te a prescindere?- continuò la risata, mettendolo ancora più a disagio.
 - Già.- tagliò corto, sperando lei non continuasse con quel discorso.
- Se la ami valla a prendere.- Sasha voltò lo sguardo dall'altra parte, consapevole che quelle parole le avrebbero lacerato il cuore. Le disse tutte d'un fiato, sperando di non doverle mai più riprendere.
- No, non la amo. Non ancora, per lo meno. Ma intendo provarci.- si alzò, avvicinandosi minacciosamente a lei. La spinse indietro e poi la baciò, prendendola di sorpresa.
- Sei proprio un bastardo.- rise di nuovo, questa volta però amaramente. Quello era un bacio di addio, ne era certa.
- Bene, allora io vado.- le mandò un ultimo bacino lanciandoglielo con la mano, ricevendo però un dito medio e una risatina come risposta.
Dopodiché si diresse verso la porta alla sua sinistra e vi entrò.
 
 
"I'm holding on. Why is everything so heavy? Holding on. So much more than I can carry. I keep dragging around what's bringing me down, if I just let go i'd be set free. Holding on. Why is everything so heavy?"
Non riusciva a capire con precisione dove fosse. Voltava di scatto la testa, tentando di comprendere dove aveva già visto quella stanza così familiare.
Due letti sulla destra, un grosso armadio sulla sinistra, una finestra dritta davanti a lei situata ad una ventina di metri d'altezza. Un grosso quadro sovrastava la parete, coprendo leggermente una grossa crepa. Il disegno rappresentava una vecchia signora intenta a tessere. Strinse gli occhi, cercando di ricordare perché fosse tutto così nostalgico.
Nostalgico e orribile. Sentiva un peso enorme sul petto, come se avesse un macigno sulla schiena. Non riusciva a capire.
- Skarah non ricordi?- una voce attirò la sua attenzione. Avrebbe riconosciuto quel timbro vocale tra milioni di persone.
- Rachel!- sobbalzò leggermente, osservandola con sguardo incredulo.
- Beh, almeno sai chi sono.- si mise una mano sulla bocca, mentre rideva. Era esattamente come l'ultima volta che l'aveva vista viva. Capelli rossi, occhi verdi, lentiggini sul volto e un'altezza proporzionata alla sua età, dodici anni.
Vederlo in quello stato le fece una strana sensazione. Nelle sue visioni la rossa appariva coma una teenager, mentre in quel momento sembrava più vera.
- Questa è...- tentò di parlare, ma venne anticipata dall'altra.
- La stanza dell'orfanotrofio in cui dormivano.- si mise a sedere su un letto, senza scostare minimante gli occhi dalla mora.
- Già.- non riuscì a dire altro, troppo occupata a ripensare ai momenti trascorsi in quelle quattro mura. Sentiva un groppo alla gola, presa alla sprovvista da un'improvvisa nostalgia.
- Dimmi, Skarah, c'è qualcosa che ti preoccupa?- Rachel la guardò, sempre con il sorriso sulle labbra, incrociando le dita tra di loro.
- No... credo di no. - sembrava titubante. Non riusciva a parlarle con lucidità.
- Uhm? Ti da fastidio il mio aspetto? Bastava dirlo.- schioccò le dita e in un attimo assunse le sembianza di una teenager. - Allora? Parlami di tutto ciò che ti preoccupa.- la invitò a parlare con un gesto delle mani.
- La mia vita. È questo ciò che mi preoccupa.- sputò fuori, sedendosi anche lei sul letto.
- Non è una bella cosa da dire.- la rossa ridacchiò, spostando lentamente la mano sulla testa di Skarah. La mora chiuse gli occhi, quasi spaventata da quel contatto, che si rivelò stranamente reale.
- Perché? Perché è tutto così pesante?- domandò, forse più a sé stessa.
- Perché tu vuoi che sia così. - la ragazza alzò la testa di scatto, tentando di decifrare quelle parole.
- Cosa intendi dire?- si sentì accusata, ma decisa di non tratte conclusioni affrettate.
- Sei tu che vuoi che la tua vita sia pesante.- quella frase le trapasso il cuore. Si tirò su, osservandola con i denti digrignati.
- Tu non puoi capire. Sei morta, per te la vita è finita. Facile parlare ora. Tanto devi solo giudicare.- strinse le mani con forza, tentando di contenersi. Odiava ricevere le paternali da chi non poteva capire.
- Hai ragione. Ma ciò non toglie che tu ti sia messa nella merda da sola.- la rossa si stese sul letto, tenendo lo sguardo verso la luce sul soffitto.
- Ma tu cosa ne vuoi sapere?- ridacchiò nervosamente, irritata da quella conversazione.
- Skarah quando è stata l'ultima volta in cui hai parlato a qualcuno dei tuoi problemi in maniera reale?- tentò di rispondere, ma venne anticipata. - Lo hai fatto con quel castano, vero?- la mora si limitò a confermare con un cenno della testa. - È così difficile?- Rachel sospirò, stiracchiandosi la schiena.
- Sì. Lo è. - tagliò corto l'altra, risedendosi sul letto.
- Pensi ti odi?- chiese la rossa, ancora persa nell'osservare la stanza.
- Sì, lo penso. Adesso mi odia.- portò gli indici sulle tempie, cercando di reggere emotivamente quella discussione.
- Se non sbaglio non provava simpatia nei tuoi confronti nemmeno prima. Quindi perché non ritentare?- Rachel si alzò, afferrandole il mento e incitandola a guardarla negli occhi.
- Hai ragione...- sussurrò, emettendo un lungo sospiro.
- Bene, allora va. - la rossa batté le mani, indicandole poi la finestra. Skarah si alzò senza dire una parola. Si arrampicò lentamente, per poi voltarsi verso la ragazza.
- Tornerai?- domandò, mordendosi le labbra. L'altra rise, rispondendole a tono.
- Tornare? Non ci sono mai stata. Era tutto nella tua testa.- si toccò la testa per rendere ancora di più il concetto. La mora si limitò a ridere, lasciandosi cadere nel vuoto.
 
 
"Who cares if one more light goes out in a sky of a million stars? It flickers, flickers. Who cares if someone times rolls out if a moment is all we are. We're quicker, quicker. Who cares if one more light goes out? Well I do."
Avrebbe riconosciuto quel luogo anche ad occhi chiusi. I rumori, il caldo, i continui scossoni. Era sul pullman. Sollevò lentamente le palpebre.
Ciò che vide lo lasciò stranito per un po'. Katherine, Valeria e perfino Manuel. Erano tutti lì, seduti sui loro sedili, impegnati a trascorrere il tempo in quello che pareva un normalissimo viaggio verso la scuola.
- Che c'è, sei sorpreso?- si voltò all'istante, riconoscendo subito quella voce. Era di Matthew.
- Un sogno, eh?- commentò, sorprendendo il biondo.
- Wow, come ci sei arrivato.- chiese, schioccandosi le dita.
- Sono andato a dormire e, come per magia, mi risveglio su di un bus pieno di persone morte.- spiegò, sistemandosi per bene nel sedile.
- Beh, non sono tutti morti. Guarda.- indicò Pitch con l'indice. Il castano stava giocando a cellulare, isolato, come sempre, da tutti gli altri.
- Gli stessi dell'incidente, eh?- domandò, guardandosi intorno.
- Sì. Comunque sia non posso sentirti.- disse, stiracchiandosi la schiena con poca eleganza.
- Quindi è come se fossimo da soli?- Ronaldo cercò conferme, venendo accontentato da un cenno della testa da parte del biondo.
Era esattamente come l'ultima volta che l'aveva visto. Allegro, vivace e con il solito aspetto trasandato. Una cosa, però, attirò la sua attenzione.
- Uhm? Hai visto i segni sul collo?- disse Matthew, anticipando la sua domanda. Aveva ancora le cicatrice della morte da soffocamento che aveva subito.
- Perché?- chiese, senza perdere troppo tempo nel rendere il quesito più dettagliato.
- Erano carini.- scherzò il biondo, ridacchiando. Ronaldo si alzò di colpo, avvicinandosi con veemenza verso di lui.
- Non scherzarci su!- strillò, afferrandogli le spalle. L'espressione dell'altro mutò leggermente, divenendo più seria.
- Sai, Rex, penso tu l'abbia presa troppo seriamente.- Matthew spostò con delicatezza le mani dell'amico, sorridendogli.
- Cosa?- domandò, tentando di comprendere cosa volesse dire.
- La mia morte- si fermò per un attimo, riprendendo non appena ebbe deglutito. - Sei arrivato perfino ad ammazzare Manuel...- si perse nelle sue stesse parole, gettando un'occhiata fuori dal finestrino.
- Te l'avevo promesso.- bofonchiò il moro, intrecciando le braccia tra di loro.
- Sei sempre così impulsivo...- Ronaldo stava per scoppiare, infuriato per via della paternale che stava subendo - Però te ne sono grato. Così come Valeria.- sorrise nuovamente, facendo sparire tutta la sua rabbia.
- Beh, grazie.- arrossì un po', scatenando un risata rumorosa all'amico. - Ehi!- lo colpì leggermente sulla spalla, intimandolo a smettere con un'espressione truce.
- Scusa, scusa. Mi ha fatto piacere rivederti.- disse il biondo, portando i suoi occhi verso di lui.
- Anche a me. - Ronaldo sospirò rumorosamente, scatenando un'altra risatina da parte di Matthew. Improvvisamente il bus si fermò, attirando la loro attenzione.
- Toh, ecco la tua fermata. Ciao Rex. - il biondo lo salutò facendogli l'occhiolino, mentre l'altro si limitò a passare la mano sui suoi capelli.
- Ciao, Matt. - dopodiché si diresse verso la porta, uscendo dal veicolo.
 
 
"And I'll be sorry for now, that I couldn't be around. Sometimes things refuse to go the way we planned. Oh, I'll be sorry for now, that I couldn't be around. There will be a day that you will understand."
Un campo di grano. Le spighe giallognole la circondavano, mentre il vento le muoveva con forza, rendendo il tutto più surreale.
Un po' di polvere si alzò da terra, andandole a finire negli occhi. Si coprì istintivamente il volto con le braccia, riabbassandole solo dopo qualche secondo.
Quando riuscì a vedere nuovamente notò una figura davanti a lei. Lo avrebbe riconosciuto tra milioni di persone.
- Hiro...- sussurrò, avvicinandosi a lui barcollando. Il nipponico si mise a ridere, limitandosi a rimanere in piedi. La ragazza si fermò a qualche metro prima di poter entrare in contatto con l'asiatico.
- Ehi, Lorde. Tutto bene?- una risatina ironica uscì dalla sua bocca, consapevole di starsi prendendo in giro da solo.
- Tutto bene? Mi chiedi se va tutto bene?- la ragazza strinse i pugni, preparandosi a fargli l'ennesima strillata. - Perché l'hai fatto? Perché ti sei fatto ammazzare per me?- delle lacrime iniziarono a scendere dai suoi occhi, facendo mutare l'espressione di Hiro.
- Perché, mi chiedi? Mi pare ovvio. Per te avrei fatto questo e altro.- disse, alzando gli occhi al cielo.
- Ma così tu...- la bionda tentò di parlare, venendo però interrotta dai continui singhiozzi.
- Lorde, non ho rimpianti. Ho fatto ciò che credevo giusto.- alzò le spalle, lasciandosi andare ad un sorriso amaro. Si avvicinò a lei, abbracciandola.
- Come faccio adesso?- alzò la testa, facendo entrare in contatto i loro occhi. - Come faccio senza di te?- sprofondò il volto nel suo petto, lasciando scendere le lacrime.
- Puoi farcela eccome! Sopravvivi. Non sprecare la mia morte.- il nipponico sorrise, accarezzandole dolcemente la testa con una mano.
- Non ne sono sicura...- le sua gote erano ormai bagnate, così come i suoi occhi avevano assunto un colorito rossastro per via del pianto.
- Devi esserlo. Fallo per me. - le fece l'occhiolino, mantenendo sempre quell'espressione felice sul volto.
- Va bene.- acconsentì la ragazza, asciugandosi le varie lacrime che continuavano a scendere.
- Ricordi questo posto?- l'asiatico si perse ad osservare il panorama, sorridendo spensieratamente.
-È il campo dove abbiamo fatto quel pic-nic qualche anno fa. - commentò lei, ricordandosi di quell'esperienza.
- Esatto. Fu molto divertente.- Lorde lo guardò alzando un sopracciglio, come se dubitasse di ciò che stava dicendo.
- Ma se sei rimasto tutto il tempo fermo ad un angolo.- lo punzecchiò poi, rimembrando i fatti accaduti. Il nipponico era rimasto tutto il giorno sdraiato sul prato, senza dire una parola.
- Beh, hai ragione.- ridacchiò, fermandosi un attimo. - Però è stata la prima volta in cui abbiamo parlato spensieratamente.- disse poi, lasciandola di stucco.
Aveva dimenticato quel piccolo particolare. Erano rimasti da soli per un po' ed avevano dato il via ad un dialogo piuttosto lungo, nel quale erano riusciti a conoscersi meglio.
Sorrise, ripensando a quanto fosse nostalgico quel momento.
- Bene, è il momento di andare.- Hiro la guardò, incitandola ad andare verso un cerchio bianco che si era creato sul terreno.
- Mi mancherai.- disse, ridendo. Si incamminò con lentezza, pronta a dirgli addio. Venne inaspettatamente presa per un braccio e voltata rapidamente. Senza neanche accorgersene le sue labbra erano a contatto con quelle del nipponico. Ricambiò il bacio, per poi staccarsi e guardarlo pensierosa.
- Ti amo. - il suo cuore prese a battere più forte non appena sentì quelle parole.
- Anch'io. - rise, iniziando nuovamente a piangere copiosamente. Dopodiché salì sul cerchio, osservando il ragazzo per un'ultima volta.
 
 
ANGOLO AUTORE:
Ma salve! Qui è Mr Lavottino che vi parla!
Ed ecco a voi il capitolo 11!
Bene bene, partiamo dalle informazioni principali: i capitoli totali saranno 14. Tredici più un epilogo che, per renderlo più distaccato dal finale, pubblicherò il giovedì dopo il capitolo 13. È piuttosto corto, tre pagine, ma servirà per i ringraziamenti.
Per quanto riguarda la storia... sia Hiro e Lazaro lasciano la barca, eh? Due morti belle pesantucce (Rip Plue <3) e che portano via ben due maschietti piuttosto forzuti.
Andy colpisce ancora. Devo dire che la cattiveria di quel bambino mi lascia un po' perplesso, man, o meglio kid, hai otto anni, goditi l'infanzia!
E poi ci sono i sogni! Beh, nel mio progetto iniziale le coppie da far incontrare nei sogni erano: Sasha-Skarah, Pitch-Kristina, Hiro-Lorde, Manuel-Ronaldo, Chris-Andy, ma alla fine ho scelto per delle conversazioni più soft.
Ah, a proposito di progetti iniziali, avevo in mente di rilasciare anche le prime due bozze sulla morti, quelle che avevo fatto su un foglietto. Lo farò nel capitolo 13 o 14, ancora non lo so. Avevo pensato anche di scrivere un finale alternativo, ma penso che ciò spaccherebbe la trama.
Beh, con questo, lungo, angolo autore, ho voluto informarvi di un po' di cose, pertanto ci vediamo lunedì prossimo con il capitolo 12!
 
   
 
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