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Autore: Blackberry23    29/08/2017    3 recensioni
Ichigo aveva capito che poteva farcela benissimo da sola e che non aveva bisogno di lui. Non le serviva un uomo che decidesse ogni aspetto della sua vita, non voleva diventare una semplice casalinga come sua madre. Così, il “per sempre” le era sembrato una minaccia. E aveva osato: aveva rifiutato la sua proposta di matrimonio, lasciandolo. A nulla erano valse le sue proteste, lei era stata irremovibile. Era cresciuta. E aveva voglia di ricominciare a vivere.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ichigo Momomiya/Strawberry, Kisshu Ikisatashi/Ghish
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Le sue amiche erano di nuovo con lei. Dopo tanto tempo, la squadra Mew Mew era finalmente riunita.
« Non ci posso credere… » pensò Ichigo sorridendo.
Villa Aizawa era stata scelta all’unanimità come luogo di ritrovo.
Gli abbracci, le lacrime, le risate, le frecciatine di Minto, i sorrisi imbarazzati di Retasu, l’energia di Purin, i saggi silenzi di Zakuro, la preoccupazione per il futuro del Pianeta… sembrava tutto come allora. Ma il nuovo nemico era completamente sconosciuto.
La Terra aveva ancora bisogno di loro, d’altronde i segni non erano mai apparsi per caso. Erano state scelte per salvare il mondo e dovevano sempre aspettarsi il peggio. E in quanto leader delle Mew Mew, spettava ad Ichigo prendere l’iniziativa.
« Let’s get down to business! » si disse seria Ichigo.
– Bene! Ora che siamo tutte qui, è importante chiarire alcuni punti. In primis, dobbiamo capire che cosa vuole dirci la Terra. Perché ci ha chiamate? Da dove viene la minaccia? La causa è l’inquinamento e quindi il problema va riferito al genere umano o si tratta di un attacco alieno? Per saperlo, dobbiamo vedere i parametri terrestri e se ci sono state variazioni nel campo magnetico. Ma di questo – continuò la rossa, – ma di questo se ne sono sempre occupati Ryan e Keiichiro. Ciò ci porta al secondo grande quesito del giorno: perché non riusciamo a metterci in contatto con loro? Com’è possibile che non si siano accorti di nulla? Sono due scienziati che eseguono un monitoraggio costante dei valori del nostro Pianeta. E i creatori del Progetto Mew. 
– Ichigo ha ragione – intervenne Minto. – Non è da loro non avvisarci di nuovi pericoli. Quando i Chimeri dimenticati dagli alieni si misero ad attaccare Tokyo in maniera autonoma, si scatenò un vero putiferio: Ryan ci chiamò alle tre del mattino, ma si presentò solo due ore dopo indossando nient’altro che i pantaloncini del pigiama. Keiichiro ci raccontò che prima di arrivare Ryan aveva quasi investito in pieno un tizio col cane. Per evitarli, era andato contro la vetrina del negozio di cristalli più caro della città… e poi, dopo questo incidente, era stato fermato e multato per eccesso di velocità da una pattuglia della polizia. Come se non bastasse, aveva avuto anche un grosso diverbio con gli agenti per cercare di sottrarvisi e raggiungerci in fretta ed era stato arrestato… 
– Fortuna che il nostro amico è ricco e famoso e che ha tante conoscenze! Uscì subito di prigione su cauzione ed arrivò giusto in tempo per vedere la mia interpretazione della danza della scimmia vittoriosa! – ricordò soddisfatta Purin.
– Ve l’ho detto ragazze: ho chiesto al mio agente di mandare qualcuno nella sua villa negli States, ma non è stato trovato nessuno – disse Zakuro.
– Deve essergli successo qualcosa! – esclamò preoccupata Retasu, portandosi le mani al volto.
– Purin, continua a cercarli. Se non rispondono entro stasera, avvertiremo le autorità giapponesi e statunitensi. Sono trascorsi alcuni giorni dalla comparsa dei segni e anch’io non sono tranquilla dal loro silenzio – disse Ichigo. – Non vorrei che fosse tutto collegato – aggiunse nervosa, mordendosi le labbra.
Zakuro scosse la testa, mormorando: – È inutile stare qui ragazze… 
– Già – concordò Ichigo. – Dobbiamo andare al Caffè Mew Mew a cercare indizi su questa storia. C’è in gioco il destino del Pianeta! 
 
***​

« Dove sei? E perché non rispondi? Perché, perché, perché? » pensò la ragazza dai capelli verdi, rigirandosi tra le mani la lunga treccina colorata fatta in Sudafrica. Il lungo viaggio l’aveva provata parecchio, anche perché le aveva dato modo di ricordare la sua vita da adolescente e… lui. Ryan significava ancora molto per lei, non poteva negarlo. Era la sua prima cotta… un amore impossibile che aveva continuato a tormentarla anche da adulta. Lui l’aveva sempre considerata come una sorella, come parte della famiglia. E lei aveva bisogno di saperlo felice e al sicurocome chi ama senza essere amato.
Retasu guardò la leader del gruppo cercando di trattenere le lacrime.
« Ti prego, fa’ qualcosa per lui! » la supplicò mentalmente, mentre uscivano da Villa Aizawa.

***​

– Finalmente ti sei svegliato, Umano – tuonò una voce lugubre.
Ryan sbatté le palpebre più volte.
La testa gli doleva terribilmente, si sentiva debole e tutto era ancora avvolto dall’oscurità. 
– Ma cos… 
Il biondo non riuscì a finire la frase: un dolore lancinante al fianco sinistro lo pervase.
– Silenzio! Nessuno ti ha concesso di parlare. Non ho intenzione di ripetermi, quindi apri bene le orecchie: non provare mai a ribellarti ai miei ordini. Mai. Sono stato chiaro? Se ci provi, farai la fine del tuo sciocco compare! 
« Il mio… NO! »
– No! Keiichiro! Cosa gli avete fatto? 
Un altro dolore, più forte di quello di prima, attraversò il suo corpo.
– Non capisci, eh? Lo abbiamo riempito di botte… fino ad ucciderlo! Stupidi umani… voi e i vostri sentimenti… – ringhiò la voce misteriosa. – Avete contagiato i fratelli Ikisatashi, ma non riuscirete ad impietosire noi seguaci del divino Deep Blue! 
« Deep Blue! » pensò spaventato Ryan.
– Ah, avresti dovuto vederlo, il tuo amichetto! – continuò con disprezzo la voce aliena. – Pronto a sacrificarsi per proteggerti… patetico! È crollato subito. Ma non ti preoccupare: abbiamo fatto in modo che soffrisse! 
– Maledetti! – urlò Ryan, prima di essere nuovamente colpito, questa volta sul viso.
– Cosa ti aveva detto? Stai zitto! Se fosse stato per me, non avrei perso un minuto a eliminare anche te… ma sfortunatamente ci servi. Devi costruire per noi il raggio laser che hai usato per il Progetto Mew: ha una gittata mirata e potremmo usarlo per iniettare il nostro virus a precisi target… e poi potrai raggiungere il tuo compagno di giochi! – schernì la voce.
« MAI! » avrebbe voluto gridare l’americano, se un forte colpo assestato sulla nuca non lo avesse fatto precipitare di nuovo nell’inconscio.
 
   
 
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