Anime & Manga > Gundam Iron-Blooded Orphans
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Autore: Feni_rel    30/08/2017    3 recensioni
[Gundam Iron-Blooded Orphans]
La vista del Flauros impegnato in una battaglia contro lo shiden bianco pilotato da Eugene fu come una zannata dritta sul cuore. Il suo cuore, che era già stato lacerato dalla morte di Shino e che ora Arianrhod si stava divertendo a ridurre a brandelli.
“Se proprio dovevate usarlo…” nemmeno lui si riconosceva in quel tono basso e grave “almeno dovevate cambiargli il colore!”
What if della serie Gundam Iron blooded Orphans
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Un posto in cui tornare
5 Capitolo






Nei punti in cui aveva i segni delle bruciature la pelle gli tirava parecchio, soprattutto viso e collo. Gli erano rimasti dei bei marchi anche sul resto del corpo, ma ormai sembravano cicatrici di vecchia data: le nanomacchine mediche facevano proprio miracoli. Non erano però riusciti a salvare il suo braccio sinistro che era andato distrutto a causa dell’esplosione nel cockpit. Gaelio gli aveva riferito che ce l’aveva ancora quando lo avevano trascinato fuori dal mobile suit, ma dopo avergli sfilato la tuta spaziale… non c’era stato nulla da fare. Nel guardarsi l’arto mancante, Shino provò una grandissima frustrazione e un po’ di tristezza. Con quel braccio aveva perso anche la fasciatura che Yamagi gli aveva fatto prima che si gettasse in battaglia. Deglutì a vuoto con grande sconforto. Ripensò a quegli occhi preoccupati e alle sue parole: “Non ti perdonerò se muori”.

Sospirò. Non era morto in effetti, ma, di sicuro, i suoi compagni ormai lo credevano tale.

Era felice che comunque si fossero salvati grazie al suo sacrificio, ma non si sentiva per nulla tranquillo: dopotutto erano riusciti a scappare, non a vincere la guerra. Arianrhod disponeva di una grandissima e potente flotta. I suoi compagni di Tekkadan erano forti, è vero, ma la battaglia li aveva di sicuro provati, sarebbero riusciti a fare rifornimento e a sistemare i mobile suit? Temeva la risposta a quella domanda. Inoltre, la sicurezza di Rustal Elion non gli piaceva per niente. L’aveva incontrato qualche giorno prima, quando due soldati lo avevano portato al suo cospetto. Era un uomo alto che sfoggiava uno sguardo fiero e sprezzante. Shino non si era trattenuto, lo aveva aggredito verbalmente e l’avrebbe fatto anche fisicamente se i soldati non gli avessero puntato i fucili contro.
“Se devi uccidermi fallo subito.” Gli aveva ringhiato. “O vuoi usarmi come ostaggio per ricattare i miei compagni?”
Rustal Elion lo aveva guardato con un sorriso beffardo. “Hai un modo di pensare troppo semplicistico, ragazzo.” Gli aveva risposto, senza perdere la propria compostezza. “Non ho bisogno di un ostaggio. La morte di un’unica persona non mi servirebbe proprio a nulla.”
Shino non aveva afferrato il senso di quelle parole, accecato dal desiderio di poter schiacciare quell’uomo con le proprie mani. Rustal Elion era la causa della morte di molti dei suoi compagni, quegli stessi compagni che lui avrebbe voluto proteggere.

Si passò la mano destra fra i capelli, cercando di non farsi prendere dalla rabbia. Sapeva di dover pensare a mente lucida e con calma, ma quella non era la sua qualità più nota.

Per prima cosa, avrebbe voluto far sapere ai propri compagni di essere vivo. Di certo, Eugene e Orga non avevano il tempo di piangerlo, mentre quello sciocco di Yamagi sicuramente stava soffrendo come un matto, nascondendo però i sentimenti agli altri… come aveva sempre fatto. Shino sapeva di essere stato egoista a chiedergli di montare il dainsleif sul Ryusei-go, ma si fidava ciecamente solo di lui, e non soltanto perché aveva lavorato quasi da solo a quel Gundam Frame.
Si era accorto dei sentimenti di Yamagi proprio grazie alla dedizione che aveva sempre dimostrato verso i suoi mobile suit, soprattutto quando rientrava dalla battaglia. Di solito, infatti, il meccanico mollava qualsiasi lavoro per andargli incontro, sincerarsi delle sue condizioni e poi dedicarsi alla manutenzione della macchina. Nel tempo aveva cominciato a notare i suoi sguardi, ad ascoltare le sue parole, a leggere in maniera diversa quei: “Stai attento, Shino”, prima di ogni combattimento. Inizialmente si era trovato spaesato, perché per lui Yamagi era un membro della sua famiglia. “Come possono succedere certe cose fra membri di una famiglia?” Ne aveva anche parlato con Eugene.

Pian piano, però, aveva cominciato a osservarlo a sua volta, a trovare divertenti e poi piacevoli le attenzioni che gli riservava. Infine indispensabili. Purtroppo, però, quando aveva compreso i propri sentimenti, la battaglia contro Arianrhod era arrivata al culmine e lui aveva avuto soltanto il tempo di fargli quella promessa.

Fece un grosso respiro. Per poterla mantenere doveva uscire di lì al più presto, Yamagi e i suoi amici avevano bisogno di lui. Sapeva che scappare era davvero difficile, seppur fosse sorpreso che non lo avessero chiuso in una cella, ma fosse tenuto sotto sorveglianza in una normale camera che poteva aprirsi solo dall’esterno. Dietro la porta stavano fissi i soldati armati e anche quando gli portavano i pasti c’erano sempre due o tre a puntargli le armi. Come avrebbe potuto fuggire o anche guidare un mezzo, soprattutto ora che aveva un solo braccio?

Nel fare quelle riflessioni si accorse con ritardo dell’ingresso di Julieta Juris. La ragazza stava ferma sulla porta, il vassoio con il suo pranzo fra le mani e un’espressione strana, un po’ irrequieta, sul viso. Sembrava non saper bene cosa fare. Ad un certo punto avanzò, poggiando con poco garbo il vassoio sul tavolino vicino al quale era seduto Shino. “To’, mangia!”
Il prigioniero la scrutò, era la prima volta che entrava in quella camera, da sola, poi. Lei era il braccio destro di Rustal Elion ed era anche colei che gli aveva impedito di annientare la flotta di Arianrhod. Così, lo stupore iniziale si trasformò in diffidenza.
“Guarda che lo puoi mangiare.” Sbuffò la ragazza, intuendo i sospetti dell’altro dallo sguardo obliquo sul cibo. “Non avrei bisogno di ricorrere a simili trucchetti se volessi farti fuori.”
Shino era poco convinto. Resse il suo sguardo per qualche secondo, poi si arrese: “Al diavolo!” Esclamò, fiondandosi sul pranzo. Aveva molta fame. I primi giorni, infatti, si era rifiutato di toccare il cibo del nemico, ma poi aveva capito che quel comportamento non lo avrebbe di certo aiutato. Era ancora un po’ debole e se voleva trovare un modo per fuggire da lì doveva essere al pieno delle forze, quindi approfittare di tutto.

Julieta lo osservò mangiare con foga. Guardò quel ragazzo con un misto di biasimo e curiosità, sentimento che gli aveva trasmesso Gaelio.
“Dovresti parlare con lui… ti aiuterebbe a comprendere molte cose.” Gli aveva detto il compagno qualche ora prima. Julieta, infatti, non riusciva a capire perché Gaelio Bauduin dimostrasse tanta attenzione al prigioniero, quello, poi, che era stato vicino ad annientarli tutti.

“Siete pazzi, voi di Tekkadan.” Quel pensiero le sfuggì dalle labbra senza controllo.
Shino alzò lo sguardo, perplesso. “E perché?” Domandò in tutta tranquillità, mentre addentava il pezzo di una carne che non conosceva, ma che trovava piuttosto buona. Doveva essere cibo terrestre.

Julieta, in piedi di fronte a lui, capì che non poteva trattenersi. “Vi siete alleati con un uomo come Mc Gillis che sta cercando di distruggere il sistema, mettendovi contro tutta Gjallarhorn… non ce la potrete mai fare. Che cosa vi spinge a tanto?”
A quel punto, Shino smise di mangiare e guardò Julieta chiedendosi come facesse a non capire. “Per proteggere la nostra famiglia. Per dare un futuro ai nostri compagni, ai bambini di Marte che vengono sfruttati e trattati come schiavi. Per impedire che altri bambini subiscano senza possibilità di scelta l’innesto dell’Alaya Vijnana.”

‘Senza possibilità di scelta…’ Quelle parole scossero Julieta nel profondo. Fino a poco tempo prima era stata davvero sul punto di scegliere quell’operazione che le avrebbe tolto la sua umanità. Si sentì tremendamente sciocca e poco rispettosa nei confronti di coloro che, invece, erano costretti a subirla.


“Hai mai sentito parlare dei rifiuti umani?” Domandò Shino.

Julieta strinse i pugni. “Sì.”

“E allora se lo sai non dovresti farmi domande così ovvie!” Esclamò il ragazzo, riprendendo a mangiare come se nulla fosse.
“Ma in questo modo state perdendo la vostra umanità. Come il pilota di quel diavolo bianco…”
“Uh? Mikazuki?” Domandò Shino, senza guardarla in faccia, ma puntando gli occhi sul piatto nel tentativo di capire che tipo di verdure fossero quelle ‘cose’ colorate. “Lui è incredibile. Ha una forza che nessuno può eguagliare.”
“Me ne sono accorta. Non sono mai riuscita a batterlo.”

Il tono frustrato di Julieta sorprese Shino, che sollevò ancora una volta lo sguardo. “E non ci riuscirai…”
“Forse hai ragione.” Quella risposta lo stupì non poco. “Ma farò di tutto per riuscirci. Diventerò più forte, senza perdere la mia umanità.”

Shino non afferrò bene il senso di quelle parole. Non conosceva Julieta e non sapeva neppure perché lei fosse lì in quel momento a parlargli di cose che capiva poco.

“Non posso negare che abbiate motivi nobili. Ma lo state facendo nel modo sbagliato.” Continuò la ragazza dopo qualche istante di silenzio.

Shino sorseggiò un po’ d’acqua dalla cannuccia del bicchiere. “Giusto, sbagliato, chi lo sa. Noi conosciamo solo un modo per portarci avanti: combattere e ribellarci.”

Lo sguardò di Julieta cambiò improvvisamente. “È proprio perché combattete in maniera violenta e sconsiderata che molti dei nostri compagni sono morti. Io… non vi perdono per aver ucciso Galan Mossa.”

La pronuncia di quel nome scosse a sua volta Shino, facendogli riscoprire il risentimento. “Quel mercenario? Ha cercato di distruggerci dall’interno! E ha causato la morte di Aston!” Alzò la voce, sbattendo un pugno sul tavolo. “Lui era un rifiuto umano. Un essere umano considerato al pari di un oggetto di poco valore, da disporre a piacimento. Con noi aveva cominciato a vivere una vita normale e voi lo avete ucciso… aveva appena diciassette anni. Era un bambino! Non sai quanto è difficile togliere dalla mente di un bambino la convinzione di non valere nulla.”

“I bambini non dovrebbero combattere!”

Shino si irritò ancora di più. “Ed è proprio per questo che lottiamo, te l’ho detto! Puoi riempirti la bocca di belle parole, ma non sai cosa significa vivere in certe condizioni...” Shino si guardò la mano, ripensando con dolore ai bambini che era stato costretto a uccidere lui stesso sulla nave dei Brewers.  

“Io…” la voce di Julieta tremò. “Ho rischiato di diventare un ‘rifiuto umano’.” Le sue parole guadagnarono la totale attenzione di Shino. “Non ero nessuno, non avevo nessuno. Ma Galan Mossa mi ha salvata, aiutata e addestrata. Non mi ha mai fatto del male. Per me era come un padre.”
Shino spalancò gli occhi. “… quell’uomo?”
Julieta annuì. “Grazie a lui sono entrata a far parte dei soldati di Rustal. Grazie alle mie capacità, non per il mio rango. In questo, di certo, sono stata più fortunata di voi… però, io…” Non terminò, evidentemente turbata da sentimenti contrastanti.

“In guerra perdiamo tutti qualcuno d’importante.” Sospirò Shino, dopo essersi concesso una pausa di riflessione. “Io combatto proprio per questo: per evitare la morte dei miei compagni, per salvarne più che posso…”

“Per questo ti sei gettato contro di noi in quella maniera suicida, quando ho deviato il tuo colpo? Eri disposto a morire per loro?”
“Sì.” Rispose Shino senza esitazione.

Julieta appoggiò la schiena alla parete, come se soltanto in quell’istante avesse cominciato a rilassarsi. “Sei comunque un pazzo. Ma… ti ammiro…” Disse piano, fissando un punto imprecisato di fronte a sé.

Gaelio le aveva detto che avrebbe trovato delle risposte. Invece, si sentiva sempre più confusa.

FINE V Capitolo


E pian piano i tasselli della vita di Shino su Arianrhod vengono fuori... io e Fenice abbiamo riflettuto moltissimo su questa parte, abbiamo voluto mostrare ogni lato della medaglia, approfondire i vari personaggi coinvolti e farvi capire il perchè di alcune scelte che ci saranno da parte di tutti i pg coinvolti... stiamo andando piano ma ci siamo <3 grazie di seguirci!!!

Fenice&Rel

   
 
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