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Autore: Jeo 95    01/09/2017    0 recensioni
[Saga del Filo Rosso; Storia 1- Destino Maledetto]
***
La leggenda del Filo Rosso del Destino è una romantica leggenda che racconta di come al mondo, per ogni persona, ve ne sia una predestinata, la cosiddetta Anima Gemella.
Eppure non è l'unico Destino che il Filo Rosso può creare. Ve ne è uno più cupo, crudele, che da secoli colpisce determinate persone, accomunate tutte da particolare accessori.
Lo sanno bene Tikki e gli altri Kwamii, o almeno dovrebbero, poichè quello stesso destino sta per bussare alla porta dei loro Prescelti, ancora una volta.
Memorie perdute, passati remoti, mentre le vecchie e le nuove generazioni di Eroi si incontrano, Marinette dovrà trovare il modo di sfuggire ad un fato che non desidera.
Perchè lei è Ladybug, ed il suo destino è scritto col sangue.
***
Spero che vi incuriosisca almeno un po? :3 non so quante saghe saranno, dipenderà dall'audience xD
Bacioni e ringraziamenti a chiunque mi seguirà
Jeo 95 =3 (o ArhiShay)
p.s. La storia verrà aggiornata ogni Mercoledì u.u
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Sorpresa, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
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N.d.A- Si lo so, sono in ritardo pazzesco e non potete perdonarmi, ma vi prego mettete giù i fucili!
Giuro che non è (solo) colpa mia T.T faccio del mio meglio, ma purtroppo gestire tutto si sta rivelando difficile T.T
Spero comunque che gradiate il capitolo, e vi avviso che ho in progetto una AU, ma è ancora tutto una sospresa u.u
Un bacio a tutti e alla prossima!

Jeo 95 =3 (o ArhiShay)

 

p.s. mi trovate anche su

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Fil Rouge


Livre 1

~ Destin Maudit~

  

Pierre Laverre era felice quel giorno.

Sembrava che dopo anni di sfortuna, finalmente la Dea bendata avesse deciso di sorridergli. Promozione al lavoro, aumento di stipendio,e presto sarebbe inoltre convolato a nozze con la sua fidanzata. Tutto sembrava andargli bene.

Strinse con forza il ciondolo che la sua amata gli aveva regalato, un portafortuna che non toglieva mai, e imboccando la via a destra verso il municipio, si preparava ad andare a casa, per dare alla sua dolce Beatrice la bella notizia.

“Mr. Laverre...”

Qualcosa risuonò nella sua mente. Era una voce calda e soave, melodiosa, che per un attimo gli inebriò i sensi.

Si guardò attorno, soltanto per confermare che non vi fosse nessun altro in quella via all'infuori di lui.

“Laverre...”

Ancora quella voce. Ok, ora era certo di non star sognando, eppure attorno a lui non vi era nessuno a cui potesse ricondurre quel dolce suono.

Una piuma blu cadde dal cielo. Pierre si chinò a raccoglierla e la studiò con attenzione, rigirandosi tra le dita quell'insolita piuma.

Era bella, bellissima. Verso il fondo era di un color blu notte scuro, intenso, che andava via via schiarendosi man mano che saliva, raggiungendo una tonalità blu meno scura, ma comunque intensa.

Pierre sgranò gli occhi. Stava forse... luccicando? Scosse la testa e sorrise. No, impossibile. Eppure...

Il cellulare squillò, Pierre tornò in se giusto il tempo per rispondere alla chiamata, sorridendo quando la sua fidanzata trillò un “buongiorno” eccitato.

Finì tutto in quel momento. Laverre mise distrattamente la piuma in tasca, improvvisamente dimentico di quel che stava accadendo, e continuò per la sua strada, cantilenando belle notizie al cellulare. Tutto sembrò dimenticato.

Dall'alto del tetto, Le Paon sorrise maligna.


 

Con un acrobatico salto all'indietro, Ladybug schivò il colpo del nemico di fronte a lei. Atterrò di fianco a Chat Noir, che estraendo il bastone da combattimento si mise a ruotarlo minacciosamente, nel vano tentativo di spaventare l'Akuma, o per lo meno farlo desistere dall'attacco. Tentativo vano, lo sapeva anche lui, ma provare non costava nulla.

L'akumatizzato era un ragazzo giovane, forse della loro stessa età, disperato dopo che Chloè, ovviamente, si era messa in mezzo tra lui e Sabrina. Grazie a lei, la dichiarazione era stata un fallimento, e Sabrina l'aveva rifiutato senza troppe cerimonie. La tristezza e la rabbia l'avevano quindi reso una facile preda di Papillon e delle sue Akuma.

«Inutile opporre resistenza! Lo SpaccaCuori farà si che ogni relazione finisca in lacrime, col cuore di entrambi spezzato!»

Si guardò attorno, furibondo, in cerca di quella che era stata la sua preda e che ora, grazie a quei due eroi ficcanaso, gli era sfuggita da sotto il naso. Poi la vide, ed allora ghignò.

«Ehi SpaccaCuori!» Chat gli fu addosso con un balzo.«Sarò io a spaccarti qualcosa, e temo lo troverai estruuumamente doloroso!» sfoderò il bastone, e cercò di colpirlo al capo, ma l'akumatizzato schivò con maestria il colpo. Afferrò Chat Noir per la coda e lo fece roteare su se stesso, per poi scagliarlo con violenza contro dei bidoni.

Per un attimo, Chat Noir vide bianco. Cosa insolita per lui,che vista la sua natura sfortunata normalmente non vedeva altro che nero attorno a se. Eccetto quando guardava la sua Lady, solo allora il mondo diventava rosso e rosa.

«Chat Noir!» l'urlo di Ladybug fu abbastanza per risvegliarlo.

Vide lo SpaccaCuori planare in picchiata verso un punto preciso della scuola, mentre la sua Lady tentava di fermarlo dal colpire il punto prefissato. Chat spostò lo sguardo su quello stesso punto, ed improvvisamente fu lui a diventare un gatto bianco.

Quel pazzo stava puntando ad una persona in particolare, una ragazza paralizzata dalla paura proprio sulle scalinate della scuola, dai capelli biondi e gli occhi azzurri.

Chloè? Per gli altri forse poteva anche essere, ma Chat era sicuro che quella non fosse la viziata figlia del sindaco, o meglio non la figlia che tutti credevano lei fosse.

«AMELIÈ!» e l'urlo disperato di Alya non fu che la conferma definitiva.

«Per te è la fine, dannata Chloè! Spezzerò il tuo cuore per sempre, affinché tu non possa mai più innamorarti!» tese un braccio in avanti, pronto a toccare e a ferire la Bourgeois sbagliata.

Vide la sua Lady lanciare lo yoyo magico, che si avvolse con incredibile maestria attorno alla vita del nemico, ma che, Chat Noir ne era sicuro, non avrebbe fatto in tempo a fermarlo prima che colpisse Ameliè. Doveva intervenire, e doveva farlo alla svelta.

Scattò in avanti, usò il bastone per arrivare ancora più in fretta. Poco prima che l'Akuma riuscisse a toccarla, Ameliè era in salvo tra le braccia di Chat Noir, ora all'interno della struttura scolastica e al sicuro dal pericolo.

«Tutto bene?» le chiese premuroso l'eroe.

Ameliè era terrorizzata. Tremava, le lacrime ormai le avevano invaso il viso, e gli occhi erano talmente rossi e gonfi che probabilmente le facevano male soltanto a stare aperti. Eppure, appena si scontrò con lo sguardo smeraldino di Chat Noir, tutto sembrò passarle. Si sentì al sicuro, rassicurata dalla presenza dell'eroe.

Non riuscì a parlare, ma semplicemente annuì, lasciandosi cullare dall'abbraccio di Alya, che l'aveva raggiunta poco dopo. Non aveva smesso però di fissare Chat Noir neanche un secondo.

L'eroe le sorrise con calore, e le guance di Ameliè presero fuoco all'istante.

«Non preoccuparti dolce signorina, ora ci pensa l'intrepido Chat Noir a sistemare le cose!» e con un balzo tornò verso il nemico per aiutare la sua Lady, lasciando alle cure di Alya una sconvolta Ameliè. Un “grazie” ancora sospeso tra le labbra.


 

Fu una lotta dura, che mise i due eroi con le spalle al muro più di una volta, ma alla fine fu un'altra vittoria per loro. Eppure Ladybug sembrava pensierosa.

«Qualcosa non va, my lady?» chiese Chat con premura.

«Non lo so Chat Noir... ho una brutta sensazione. Questo Akuma era diverso, quasi più forte degli altri che abbiamo combattuto, ma non saprei spiegarti perché.»

Chat Noir capiva quello che cercava di dirgli, anche lui l'aveva percepito e, come lei, non riusciva a capire la natura di quel cambiamento.

«I nostri poteri stanno crescendo... forse anche quelli di Papillon possono aumentare.»

Forse Chat Noir aveva ragione. Doveva parlare al più presto con il maestro Fu, chiedergli consiglio e qualche delucidazione in più su come Papillon avesse ottenuto il proprio Miraculous. La scorsa volta era stato vago, schivo, dandole solo briciole di quella che sembrava invece una storia più grande e complicata. Ladybug voleva sapere, capire come fermare il nemico una volta per tutte.

Il suono inconfondibile degli orecchini segnava che ormai il suo tempo era scaduto. Fu il momento per i due di separarsi ancora.

«Farò qualche ricerca, ti terrò informato. A presto Mon Minou!» e lanciando lo yoyo magico, l'eroina sparì tra i tetti di Parigi.

Chat Noir sospirò in, conflitto con se stesso per impedirsi di seguirla e finalmente scoprire chi si celasse dietro la maschera del suo grande amore. Ma non avrebbe mai potuto tradire la sua fiducia in quel modo, non lei.

Con un sospiro si girò dalla parte opposta, saltando da un tetto all'altro in una direzione non precisata. Un giro di perlustrazione l'avrebbe aiutato a schiarirsi le idee.


 

Marinette atterrò sul retro della scuola, dove era sicura non vi fosse nessuno in quel momento, e lasciò che la trasformazione si sciogliesse da sola. Tikki comparve poco dopo accanto a lei, stremata come lo era stata poche volte negli ultimi mesi. Anche questo, pensò Marinette, era il segnale che vi fosse qualcosa di strano nell'Akuma di quel giorno.

«Tu che ne pensi Tikki?»

«Gli Akuma fanno leva sul dolore delle persone, più una persona soffre, più forte sarà il potere che riceveranno. Forse quel ragazzo era stato ferito talmente profondamente da scatenare un tale potere.»

Marinette non ci aveva mai pensato, ma probabilmente Tikki aveva ragione. Eppure qualcosa non quadrava, e decise che quel pomeriggio, se ne avesse avuto l'occasione, avrebbe fatto visita al maestro Fu per saperne di più.

«Grazie Tikki, riposa pure.» le allungò un biscotto, e richiuse la borsetta.

Per prima cosa doveva tornare dalle amiche, e scoprire come stava Ameliè.

Alya la rimproverò per la sua imprudenza, e soprattutto per non averle detto dov'era finita mentre quel mostro stava attaccando la scuola. Si era spaventata a morte nel non trovarla, soprattutto dopo che Ameliè era stata presa d'assalto dall'Akuma.

Non era da Alya spaventarsi, e Marinette si sentì tremendamente in colpa nel non poterle dire la verità sul dove fosse stata. Ma era per il suo stesso bene, e preferiva vederla preoccupata che non in pericolo.

«Come ti senti, Ameliè?» ma la ragazza sembrava in trance.

Continuava a fissare un punto imprecisato del cielo, con gli occhi trasognanti e la bocca dischiusa, le guance leggermente imporporate di un timido rosso pallido.

«N-Non sono r-riuscita a... r-ringraziarlo...» sussurrò affranta poi.

Marinette e Alya ebbero quasi paura. Ma di che stava parlando?

Poi Alya ebbe un'illuminazione. Le veniva da ridere, perché aveva paura della risposta di Ameliè, ma era piuttosto sicura di non sbagliare a riconoscere i sintomi della “malattia” che aveva appena colpito la sua nuova amica. E da un lato, non poteva certo biasimarla.

«Ameliè.» le si avvicinò gentile, posandole addirittura una mano sulla spalla e sorridendole dolcemente. Poi, quando fu sicura di avere tutta la sua attenzione, sganciò la bomba.

«Non è che per caso, ti sei innamorata di Chat Noir?»

Ci impiegò un po' la giovane Bourgeois ad elaborare la domanda che Alya le pose, ma quando prese piena consapevolezza di quelle parole, inevitabilmente prese fuoco.

Alya rise. Era fumo quello che le usciva dalle orecchie? Si stava lentamente trasformando in una pentola a pressione, una nuova versione di Marinette, anche lei innamorata di un biondo mozzafiato che ogni volta era capace di mandarle in pappa il cervello.

Forse per via del suo lato sadico, Alya trovava tutto questo estremamente divertente.

Ameliè si prese le guance tra le mani e tentò di analizzare con razionalità ciò che le era appena stato detto. Lei innamorata? Di Chat Noir? Ma fino a qualche giorno prima non sapeva nemmeno chi fosse! Possibile innamorarsi a prima vista?

Certo Chat Noir era un bel ragazzo, le aveva appena salvato la vita, trasformandosi nel suo eroe in tempo zero. A pensarci, Chloè aveva poster di Ladybug sparsi per tutta la camera. Esisteva qualche poster di Chat Noir magari? Action Figure? Ne avrebbe comprate volentieri...Ah! Ma solo perché le aveva salvato la vita! Non certo perché ne era i-innamorata!

Anche se... di un lato b così sexy avrebbe anche potuto...

S'infiammò di nuovo. “Ma cosa cavolo vado a pensare?!”

Non erano comportamenti, e pensieri, da lei. Guardò il cielo, persa nei suoi ragionamenti più profondi. Che si fosse davvero innamorata dell'eroe gatto di Parigi?

Marinette dal canto suo era sconvolta. Innamorata di Chat Noir? QUEL Chat Noir? Com'era potuto accadere?!

Certo Chat Noir era un bel ragazzo, stando a contatto con lui aveva potuto osservarlo da vicino in quanto Ladybug, ed era anche vero che se non ci fosse stato Adrien, avrebbe potuto tranquillamente prendersi una cotta per lui, però...

Però cosa? Effettivamente aveva senso che Ameliè si fosse innamorata di lui, non c'era una sola ragione per cui non avrebbe dovuto farlo. Eppure c'era qualcosa che la turbava, un fastidioso pizzicore alla bocca dello stomaco ogni qual volta immaginava Chat Noir fare moine con un'altra ragazza. S'imbronciò. Probabilmente un latin lover come lui avrebbe apprezzato le attenzioni di Ameliè.

Sospirò infine, dicendo a sé stessa di darsi un contegno e concentrarsi sulla proprio amica, anche aiutandola e sostenendola in questa sua strana e nuova cotta.

Dopotutto finché non era Adrien andava tutto bene... no? Si disse di si, eppure il fastidio non scomparve.


 

 

Lila era uscita a prendere una boccata d'aria, la scatolina del Miraculous stretta fra le dita sottili, ancora sigillata. Aveva paura ad aprirla, a vedere cosa si celasse all'interno di quel piccolo scrigno nero.

Il vento le soffiò lieve tra i capelli, e con quelle gelide carezza, Lila si sentì rinascere dal piacere. La situazione a casa era strana. Da un mese sua madre tentava di farla uscire, di convincerla a tornare a scuola, eppure non una singola volta Lila aveva voluto ascoltarla.

Quel giorno invece aveva voluto farlo. Non si era allontanata, era sempre nello stesso parco davanti casa, seduta su una panchina all'ombra di un grosso albero, eppure aveva sempre più voglia di tornare al mondo esterno, fuori dalla stanza che per un mese era stata tutto il suo universo.

Ed era tutta colpa di Fu. Dalla sua visita, dalle sue parole, Lila si era sentita diversa, e non sapeva spiegarsi in cosa.

Stringendo la scatola del Miraculous tra le mani la voce di Papillon si era fatta meno pressante, più tenue, e Lila aveva ritrovato la voglia di vivere che Ladybug le aveva tolto un mese prima. Ora sembrava che perfino la rabbia verso l'eroina fosse scemata, ma non abbastanza da convincerla a combattere con loro.

Lila non voleva combattere, voleva soltanto tornare ad una vita normale, senza più bugie stavolta.

«Volpina ha davvero il potere di creare illusioni.» le aveva raccontato Fu, e forse anche per quello era spaventata dall'indossarlo. Le illusioni erano come bugie, e lei non voleva più averci a che fare.

Non voleva più essere guadata in quel modo da nessuno.

«Ehilà dolcezza.»

Lila aprì gli occhi, solo per trovarsi davanti il brutto muso di un ragazzo sconosciuto, che le sorrideva maliziosamente. La ragazza arricciò il naso. Puzzava di alcol da far schifo, probabilmente aveva esagerato con il bere.

«Ti andrebbe di bere qualcosa insieme?»

Non hai bevuto abbastanza?” fu quello che avrebbe voluto dirgli, ma si limitò ad ignorarlo.

Il ragazzo si avvicinò, troppo vicino per i suoi gusti, ed invadendo tutti i suoi spazi personali le toccò lascivamente il mento, alzandole il volto in modo da guardarla dritta negli occhi.

«Non ignorarmi così dolcezza, mi ferisci sai?»

Con un colpo secco Lila scostò la mano del ragazzo, fulminandolo con lo sguardo.«Non toccarmi. E poi sto aspettando una persona, quindi vattene.»

Eccola, ci era ricaduta. Aveva detto una bugia, ma in che altro modo poteva salvarsi da quella scomoda situazione se non mentendo? Dopotutto Fu si sbagliava, non sarebbe mai cambiata.

Mise la scatola del Miraculous nella tasca della giacca e si alzò per andarsene, ma la mano dell'energumeno la trattenne, talmente forte da farle quasi male al polso. Ma non disse nulla, non avrebbe mostrato nulla a quell'idiota.

«Ah si? E chi staresti aspettando? Il tuo ragazzo?»

Lo fulminò, e per un attimo fu tentata di rispondere affermativamente. Ma se non se ne fosse andato? Come si sarebbe tolta poi da quella scomoda situazione nel momento in cui nessuno sarebbe venuto a salvarla?

Tante persone passavano di lì, ma nessuna aveva accennato a fermarsi per aiutarla. Era sola, nessuno sarebbe venuto ad aiutarla, a supportarla, come sempre, soltanto mentire poteva aiutarla a sopravvivere.

«Io...»

«E-Eccomi!»

Fu sorpresa quando si sentì afferrare l'altra mano, oltretutto accompagnate da parole che non avrebbe mai creduto di sentire.

Si girò a guardarla, e quasi le venne un colpo nel ritrovarsi davanti una sua vecchia compagna di classe, la più imprevedibile, quella che mai avrebbe mai creduto arrivasse in suo aiuto. Quella che non pensava avrebbe mai mentito per lei.

Poi la guardò meglio negli occhi, e fu sicura di non conoscere affatto quella persona. La ragazza che aveva davanti era diversa, timida e paurosa, non poteva in alcun modo trattarsi di Chloè Bourgeois.

«C-Ci scusi, n-noi dobbiamo a-andare! A-Addio!»

Forse colto alla sprovvista come lei, non aspettandosi che qualcuno comparisse davvero, il ragazzone nerboruto lasciò la presa sul polso di Lila, che fu trascinata lontano da quel posto e da quel tipo. Per la prima volta dopo tanto, il suo cuore batté di nuovo.

La ragazza che somigliava a Chloè la portò poco distante da casa sua, probabilmente fu un caso, ma lo trovò comunque incredibile, senza lasciarle il polso nemmeno quando annaspava per prendere fiato.

Poi si girò a guardarla, gli occhi così pieni di lacrime che per un attimo le parvero più grandi.

«Ho avuto c-così tanta p-pauraaaaaa.» piagnucolò, ma ancora teneva la sua mano stretta tra le dita. Quando se ne accorse la lasciò andare, scusandosi per la rudezza con cui l'aveva trascinata fino a quel momento.

Ma Lila continuava a fissarla con in testa una sola domanda.«Perchè l'hai fatto?»

Non la conosceva. Non sapeva chi fosse né quale fosse stata la situazione. Perché rischiare tanto per una persona sconosciuta?

La ragazza ci pensò, e sfoderando un timido sorriso le rispose nel modo più spontaneo che le venne.

«Perchè avevi lo sguardo di qualcuno che aveva bisogno di aiuto.» Lila non seppe come rispondere.

La salvatrice tese in avanti una mano, sorridendole timidamente.«M-Molto piacere, s-sono Ameliè B-Bourgeois.»

«Lila Rossi.» esitò, ma alla fine ricambiò la stretta e sorrise.

Forse, nonostante tutto ciò che aveva passato, qualcuno per cui valesse la pena combattere esisteva ancora a Parigi.


 

   
 
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