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Autore: Dante Vail 1911    02/09/2017    2 recensioni
In battaglia di fronte al fuoco,
Signore, sia fatta la tua volontà.
Nella battaglia avanzano compatti.
Vedi il bianco nei loro occhi
i Carolini continuano a marciare,
mettendo la loro vita nelle mani di Dio
per il loro regno e la loro patria.
Vedi il bianco nei loro occhi
i Carolini continuano a marciare.
-Ispirata da un paio di canzoni e da eventi storici reali.
-Prima storia che pubblico in ambito storico. Non son un professore, e come probabilmente avrete immaginato non vengo da quell'epoca, quindi Internet mi ha fornito molte informazioni, se ho sbagliato qualcosa ora ne sapete il motivo. Sono incline a correzioni.
Genere: Guerra, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Epoca moderna (1492/1789)
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The Carolean's Prayer
 
Freddo. Un freddo gelido. Erano secoli, che le temperature non scendevano così tanto. E non potevano farlo in un momento peggiore.
 
Anno 1709, da qualche parte sul confine tra stato Cosacco e Impero Russo.
 
Una compagnia di soldati marciava sulla neve gelata. Marciavano a testa bassa nella tempesta, mentre si addentravano in territori sconosciuti.
I loro mantelli blu, orlati e foderati in giallo, spiccavano nel territorio secco, coprendo le pesanti giubbe blu che ogni soldato indossava. A proteggergli la testa dalla neve, grossi tricorni neri dal bordo bianco, che saltuariamente venivano alleggeriti dalla neve che vi rimaneva sopra.
 
Marciavano in silenzio. 350 soldati nella neve. Distaccatisi dal grosso dell'esercito. Persi nel gelo.
 
Qualche soldato arrancava nella neve, con i piedi gelati negli stivali. Nelle mani stringevano i moschetti, carichi e pronti allo scontro. Come le sciabole nei foderi, affilate e alla mano.
 
In cerca di riparo dalla neve, iniziarono ad insinuarsi in una foresta di conifere. Si percepiva la loro tensione mentre marciavano. Da soli in territorio nemico. Era quasi una richiesta per farsi venire ad uccidere.
Guardinghi si aggiravano fra gli alberi, pronti a qualsiasi cosa, fiaccati dal freddo e dalla stanchezza, ma sempre addestrati a combattere il terrore.
 
Fu un attimo.
 
Un singolo sparo provenne dalla loro destra, seguito poi da una serie di altri.
Svariati proiettili passarono la formazione, la maggior parte dei quali si piantò negli alberi o direttamente mancò il bersaglio. Solo qualcuno fu a segno, abbattendo si e no sei soldati.
 
L'intera compagnia si voltò sul suo fianco notando subito le divise verdi e rosse del nemico.
Nascostisi dietro gli alberi, avevano teso loro una trappola. Ma chiaramente non erano soldati esperti. Troppo presto l'avevano fatta scattare. Troppo fuori dalla portata dei loro vecchi fucili ad acciarino snaphaunce.
 
"UPPSTÄLLNING!!!"
Bastò un solo grido. Un semplice ordine fece comporre di corsa una formazione a tutto il gruppo. Tre linee di fuoco una dietro l'altra, di 114 uomini l'una.
Panico e confusione dilagava nella formazione nemica, che al massimo contava 200 uomini.
200 uomini male addestrati. Praticamente milizia. Forniti di fucili obsoleti per il solo scopo di essere elementi di fastidio.
 
La compagnia cominciò a marciare. Come un solo uomo si muovevano inesorabilmente in avanti. Nonostante i loro magnifici moschetti fossero già a tiro, loro erano fucilieri d'elite. Non avrebbero mai sprecato dei colpi.
Arrivarono nel miglior punto di fuoco mentre ancora gli avversari ricaricavano, inesperti anche solo nel sapere come funzionavano le loro armi.
 
"GE OSS!!!"
L'ordine di aprire il fuoco del capitano mise ancora più nel panico l'unità nemica.
La prima linea imbracciò i fucili puntando ai bersagli in fronte a loro, e quasi in contemporanea tutti premettero i grilletti, sganciando i cani con la pietra focaia, che strisciando contro la batteria, diedero fuoco alla polvere negli scodellini, detonando poi la polvere nella canna e quindi sparando fuori dalla canna le palle di piombo.
La prima serie di colpi fu devastante. Da una distanza di 100 metri, praticamente ogni colpo andò a segno abbattendo almeno 90 soldati avversari.
Appena fatto fuoco, l'intera prima linea si inginocchiò iniziando subito a ricaricare mentre il vento, nettamente diminuito, portava via la nube di fumo in fronte a loro.
La seconda linea puntò i fucili, mentre qualche avversario rispondeva al fuoco con poco o niente di efficienza.
 La seconda serie di colpi non fu devastante come la prima, ma comunque d'impatto, colpendo una sessantina di nemici.
Dopo aver fatto fuoco, anche la seconda linea si inginocchiò ricaricando, mentre la prima aveva ormai quasi finito.
La terza linea puntò i fucili, ma il capitano ordinò il cessate il fuoco urlando semplicemente: "ELDUPPHÖR!!!".
 
La compagnia nemica era in rotta. Non addestrata ad affrontare fucilieri esperti, e con buone probabilità sottodimensionata da precedenti scontri. Il loro unico barlume di speranza era eliminare almeno un centinaio di uomini nell'imboscata, opportunità che avevano miseramente sprecato a causa dell'inesperienza.
Non appena ebbero finito di ricaricare, tutti gli uomini si alzarono, riformando la colonna e ricominciando ad avanzare. Conta dei caduti, 11 morti, e un ferito leggero. Praticamente nulla.
 
Nuovamente in marcia, i soldati si avviavano verso la fine della foresta. Il vento si era estremamente calmato. Ma il freddo era comunque implacabile. Distaccatisi dall'esercito, la loro unica speranza era ricongiungersi a Baturin, dove era stato concordato il rifornimento con i Cosacchi.
 
Un'ora di cammino dopo arrivarono al limitare della foresta. In fronte a loro, niente altro che steppa sconfinata e gelida.
Ancora stanchi dal viaggio. Nessun soldato disse niente. E continuarono a camminare.
 
Intorno a loro, tutto era in secca. Nonostante le piante fossero abituate al clima rigido della regione, quell'inverno gelido era una cosa che non si era mai vista, neppure nei paesi del Nord.
Passarono sopra un torrente gelato fino al gretto e oltre un bosco ormai morto.
 
Stavano per sorpassare il bosco, quando in fronte a loro, a più di 200 metri di distanza, qualcosa cominciò ad uscire dalla boscaglia.
 
Cavalli, una serie di cavalieri leggeri. Dalle divise verdi e rosse, e dalle sciabole pronte al combattimento.
Ci misero qualche secondo per accorgersi dei soldati, secondi che furono usati dal capitano per urlare: "BILDA FYRKANT!".
 
Con esperienza, i soldati iniziarono a comporre una formazione a quadrato, lunga 40 uomini e su due file. Cava all'interno, al suo centro si posizionò il capitano, assieme a 12 soldati per rinforzare le parti necessarie nella formazione.
 
Mentre i soldati si posizionavano, i cavalieri si accorsero della loro presenza. L'uomo al fronte della formazione estrasse la sciabola urlando: "ATAƘA!". Anche gli altri cavalieri estrassero le spade iniziando a galoppare verso i soldati.
 
"BAJONETTER!" ordinò il capitano. Tutti gli uomini estrassero le loro baionette da un piccolo fodero affianco alla sciabola, per poi innestarle in cima ai loro fucili facendo passare la canna in mezzo all'anello al fondo della lama.
 
I cavalieri arrivarono a circa 100 metri da loro, con le spade sguainate e pronti al combattimento. Ve ne erano 85 di loro.
 
Arrivati a 50 metri di distanza, il loro sergente rallentò spostandosi verso la sua destra, cercando trarre in inganno i soldati.
 
"Vänta" disse il capitano, conoscendo il momento migliore per attaccare, mentre i cavalieri si spostavano verso l'angolo della formazione.
 
Il sergente osservò la formazione che non dava segni di cedimento. Quindi si allontanò leggermente seguito dai suoi soldati, e a 70 metri dal gruppo sollevò la sciabola urlando e spronando il suo cavallo al galoppo verso i nemici assieme agli altri.
 
A 40 metri da loro il capitano urlò: "GE OSS!!!". I soldati aprirono il fuoco con i cavalieri a 30 metri da loro. Caricavano l'angolo della formazione, il suo punto debole.
Puntavano più ai cavalli che ai fantini, facendo cadere il cavallo, avrebbero interrotto la carica, con il fantino, si sarebbero fatti investire dai cavalli.
La prima linea di fuoco riuscì ad uccidere o almeno ferire 20 dei cavalieri senza che riuscissero ad avvicinarsi alla formazione, intralciati dai cadaveri in fronte a loro.
In fretta il gruppo di cavalieri si voltò puntando all'angolo attiguo stando fuori dalla zona di attacco.
La prima fila dell'angolo attaccato iniziò a ricaricare mentre i cavalli si spostavano.
Arrivati in fronte al secondo angolo caricarono nuovamente, questa volta stando più distanziati.
Il sergente riuscì a farsi largo fino a 5 metri dalla formazione, ma lì il suo cavallo venne colpito da una pallottola e cadde a terra morto.
L'uomo rotolò a terra finendo in fronte all'angolo dove in fretta cercò di alzarsi.
Ma uno dei soldati fu più veloce di lui. Alzandosi in piedi riuscì a pugnalarlo con la sua baionetta al collo uccidendolo.
A sua volta però il soldato non fu sufficientemente veloce a rientrare nella formazione e venne colpito da una sciabolata di un cavaliere, che si andò poi a schiantare contro la formazione.
Qualche soldato riuscì a spostarsi evitando si essere calpestato dal cavallo, ma uno di loro rimase schiacciato sotto gli zoccoli dell'animale.
Un uomo della parte lunga fra i due angoli riuscì a colpire con la baionetta il cavaliere al petto, disarcionandolo ormai morto, quindi diede un colpo con il calcio del fucile all'animale che impaurito iniziò a fuggire verso il retro della formazione, apertosi per farlo passare.
Non appena l'animale fu fuori dal quadrato, due uomini dal centro trascinarono indietro il soldato ferito e uno di loro prese il suo posto nella formazione.
A parte quel cavallo, nessuno era riuscito ad avvicinarsi al quadrato. Fermati dalla ben pensata formazione a due righe. La prima riga sparava, quindi ricaricava di fretta, prendendo una cartuccia dalla cartucciera, mettendo un po' di polvere nello scodellino ed il resto giù nella canna, assieme alla palla ancora con la carta, quindi due pressate con la bacchetta sottocanna, riarmare il cane e pronti a sparare di nuovo. Tempo impiegato 20 secondi. I più esperti ce la facevano in 15.
Mentre la prima fila ricaricava, la seconda era pronta a sparare, e in caso di necessità anche gli altri membri della formazione potevano intervenire.
 
Ci volle poco tempo prima che l'unità di cavalleria abbandonasse lo scontro, ormai rimasti con troppi pochi uomini.
2 perdite contro 45. Un ottimo risultato. Ma nessuno di loro ne gioì. Lo scontro non era ancora finito.
 
A 400 metri da loro, nella direzione in cui stava ripiegando l'unità di cavalleria, marciava verso di loro un'intera brigata di soldati nemici.
Due battaglioni da 1000 uomini ciascuno, marciavano sulla steppa gelata.
 
"UPPSTÄLLNING!!!".
Ordinò il capitano, e in fretta il quadrato si disgregò per riformare la formazione di linea a tre file di 112 uomini ciascuna.
Con il bosco alla loro destra, e il torrente ghiacciato alla sinistra, erano in grado di occupare l'intera radura in lunghezza.
Era un ottima formazione, ma avevano troppi pochi uomini, non potevano fronteggiare 2000 soldati, non avevano nemmeno un sufficiente numero di cartucce.
 
Eppure nessuno di loro esitava. Ogni uomo manteneva la sua posizione pronto a fronteggiare il nemico. La ritirata non era un opzione.
 
"Leve Carolus Rex" disse il capitano estraendo la sciabola.
"LEVE CAROLUS!" urlarono in coro i soldati.
 
I nemici si avvicinavano lentamente, marciando nella neve. Fra le mani stringevano fucili di fattura paragonabile a quella dei loro nemici. Magari non erano truppe d'elite, ma comunque avevano ricevuto un ottimo addestramento.
 
La compagnia fronteggiava la morte con onore e fermezza. Se dovevano andarsene, si sarebbero fatti sentire.
 
"Fader Vår, som är i himmelen" cominciò a cantilenare qualcuno dal centro della formazione.
"Helgat varde ditt namn" Sguardi straniti gli arrivarono addosso, ma già alla seconda strofa a lui si erano aggiunti altri tre uomini.
"Tilkomme ditt rike Ske din vilja" altri uomini si aggiunsero alla cantilena conoscendone il testo ed il tempo.
"Såsom i himmelen så ock uppå jorden" ormai metà della formazione cantava in fronte al nemico.
"Ge oss bröd ock idag Och förlåt oss våran skuld" ed infine l'intera compagnia cantava, sprezzante dei nemici in fronte a loro.
 
Fader Vår, som är i himmelen
Helgat varde ditt namn
Tilkomme ditt rike Ske din vilja
Såsom i himmelen så ock uppå jorden
Ge oss bröd ock idag Och förlåt oss våran skuld
 
Nuovamente cantarono quei versi, a pieni polmoni questa volta, e uniti, perché il nemico li sentisse, e potesse comprendere contro cosa andava a scontrarsi.
 
Ma non fu l'unica cosa a sentirsi.
 
Squilli di trombe arrivarono da dietro la compagnia. Inizialmente solo pochi si voltarono incuriositi, credendo che fossero solo altri nemici che li avevano aggirati.
 
Nessuna visione poteva essergli più lieta.
 
Lì, al fronte della sua guardia, cavalcando il suo miglior purosangue e coperto dalle più pregiate vesti blu e gialle, scrutava il campo di battaglia mentre altri reggimenti sbucavano dalla boscaglia.
 
Il resto della compagnia si voltò al sentire i cavalli nitrire nel freddo, e anche loro poterono ammirarne la gloria mentre passava sul campo di battaglia.
Uno dei soldati alzò in aria il fucile gridando: "LEVE CAROLUS REX!".
Al che fu l'intera compagnia a sollevare i fucili gridando: "LEVE CAROLUS! LEVE CAROLUS! LEVE CAROLUS!".
 
L'uomo a cavallo sorrise sistemandosi il tricorno nero sopra i suoi capelli biondi, mentre intere brigate di fanteria si facevano largo nella steppa dietro di lui.
Vari portabandiera trasportavano lunghe lance sulle quali svettava il loro vessillo, la croce scandinava gialla su sfondo blu.
 
In breve, l'intero esercito si frappose tra i nemici e la compagnia di fucilieri.
 
Le due brigate si fermarono, spiazzate dal dispiegamento di forze in fronte a loro. Per poco mantennero la calma e la posizione, prima che il panico dilagasse facendoli iniziare a disperdere.
 
L'uomo a cavallo non sembrò curarsi della ritirata nemica. Allungò una mano verso la sciabola nel fodero, per poi estrarla e puntarla verso i nemici.
"ANFALL!" urlò quindi l'uomo, ed in contemporanea, ogni reggimento di cavalleggeri, dragoni, ussari, lancieri a cavallo, fucilieri a cavallo, e ogni altra unità di cavalleria li presente, sollevarono le armi esibendosi in un poderoso urlo di guerra iniziando a galoppare verso i nemici.
 
La compagnia di fucilieri scompose la formazione per permettere alla cavalleria di caricare i nemici, sempre guidati da quell'uomo e accompagnati dal grido: "LEVE CAROLUS REX!".
   
 
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