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Autore: pokepony10    02/09/2017    0 recensioni
Alex è un ragazzo calmo è totalmente nella norma, bravo a scuola e circondato spesso dal suo ristretto gruppo di amici. Molte volte però viene perseguitato da una strana ragazza conosciuta da tutti col nome di Morte Bianca. Molti eventi coinvolgono i due in un mistero che ha le sue radici a molti secoli fa. Riusciranno a scoprire il segreto di questo mistero o moriranno provandoci?
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dei, demoni e amore '
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POV Morte Bianca
 
Fissai per un attimo il letto, non c'era proprio nulla capace di emettere quel sibilo.
 
Notai poi che il letto era pulito e mi guardai le ferite, non c'era nulla, solo un leggero bruciore su tutto il corpo. Rimasi seduta a riflettere -di che pietre si tratta quel viola e quel giallo? Perché la collana brillava principalmente di quella?-  pensai.
 
Decisi di alzarmi e cercare risposte. Presi una felpa e il mio zaino e poi uscì. Percorsi il tragitto tra casa mia e Alex con un'inquietudine che cresceva dentro di me, una paura mista a preoccupazione, dopo che avevo abbassato la testa avevo probabilmente fatto nascere dei pensieri particolari nella mente di Alex.
 
Arrivai sotto casa sua, feci un bel respiro e bussai. Nulla. Bussai di nuovo. Nulla. Mi arresi, stavo per andarmene ma sentii la porta aprirsi. Guardai Alex all'entrata che mi fissa con espressione stanca -svegliato?-  gli chiedo -stai diventando fastidiosa, vattene- mi disse freddamente -dovrei prendere delle cose…- dissi facendo cenno di entrare, lui chiuse la porta.
 
La fermai con un piede capendo cosa aveva in mente -ti ho detto di andartene, stavi diventando così brava ad abbassare la testa, perché non mi fai il favore di continuare? - disse spingendo un po’. Nella mia mente la calma e la gentilezza iniziarono a fuggire appena la rabbia, orgoglio, forza, o qualsiasi cosa superiore alla mia umana bontà, iniziò ad arrivare. Spinsi con una spallata la porta, lui cadde all'indietro e la porta si spalancò.
 
Ero dentro, lui si rialzò cercando di cacciarmi con la forza -non mi far fare qualcosa che non vorrei- dissi con un filo di voce preoccupata nel sentire la furia invadermi la mente -vattene!- continuò lui non lasciandomi altra scelta che bloccarlo. Gli diedi un colpo allo stomaco facendolo allontanare un po’ da me e poi partì con un calcio, lì, senza esitare troppo.
 
Smise di parlare e trattenendo il fiato e le urla cadde in ginocchio con le mani tra le gambe -dovresti sapere che non si tratta con così tanta arroganza una donna-. Gli diedi un cacio sul petto e lo lasciai per terra agonizzante di dolore. Lo osservai per qualche secondo poi lo presi per le gambe e lo trascinai in cucina. Accesi il gas e chiusi finestre e porte, aspettavo che il gas lo facesse svenire. -non osare alzarti che se lo fai uso il coltellino per colpirti lì- gli dissi tra i denti infastidita dal suo comportamento nei miei confronti.
 
Andai nella sua stanza in cerca del mio libro. Era tutto in ordine e splendente, trovai e presi il libro per poi avviarmi nel soggiorno. Mi misi sul grande tavolo e iniziai a sfogliare le pagine. Con mia grande sorpresa notai che c'erano alcune pagine staccate, ma non erano quelle che avevo già letto, non erano di Alex.
 
Sentivo dentro di me che era meglio non curiosare, neppure dare una sbirciatina a quelle pagine, ma la curiosità era troppa.
 
Le presi, non c'era scritto molto, solo degli schizzi artistici di soggetti che non conoscevo, così pensavo. Nella mia mente quelle immagini sembravano familiari e una specie di sogno partì nella mia testa. Vidi una ragazza con gli arti coperti da dei grandi serpenti grigi e una lancia spezzata che la trafiggeva. Spaventata lasciai il fogli e mi allontanai, il sogno finì.
 
Guardai Alex da dietro la porta di vetro, era per terra, il gas gli aveva fatto perdere i sensi. Entrai e chiusi il gas, mi presi Alex sotto braccio e lo portai nella sua stanza. Tornai in soggiorno, misi da parte gli schizzi e mi misi a cercare delle spiegazioni alla mia miracolosa guarigione, ma soprattutto, alle due luci. Cercai le informazioni per molto tempo, nel momento che le trovai feci un sospiro bisbigliando qualche parola -ametista… topazio… vi ho trovati finalmente…- chiusi lentamente gli occhi per poi poggiare la testa sul legno del tavolo.


POV Alex
 
Ero cullato dal sonno quando un fastidioso suono di campanello mi fece saltare dal letto -Mi scoccio di alzarmi- pensai rimanendo sdraiato a farmi coccolare dalle lenzuola.
 
Di nuovo il campanello, mi sedetti sul letto, ci pensai e poi decisi di aprire -non sia mai che è doppia p nei guai e io sono troppo pigro per aiutarla- pensai andando alla porta.
 
Aprì, era Morte Bianca. Voleva alcune cose, ma io mi rifiutai di dargliele e le dissi di andarsene, ma lei insistette, decisi di chiudere direttamente la porta, ma lei bloccò la porta con un piede.
 
Spinsi un po’ con la speranza di farle mollare l'osso e  andarsene, ma nulla. Diede una spallata alla porta spalancandola. Io ero caduto a terra, mi rialzai per cacciarla da casa mia, ma lei mi colpì. Prima allo stomaco, poi nelle parti basse. Era un dolore allucinante, avevo voglia di urlare e piangere allo stesso tempo, ma nessuna delle due cose mi riuscì.
 
Feci solo una smorfia di dolore per poi cadere in ginocchio. Lei mi diede un calcio sul petto, un altro forte dolore mi pervase l'altra metà del mio corpo. Mi trascinò per le gambe in cucina, chiuse tutte le finestre e accese il gas. Avrei voluto alzarmi e fermarla, ma i suoi colpi mi avevano immobilizzato, ogni volta che muovevo un muscolo tutto il corpo ne risentiva.
 
Uscì chiudendosi la porta e dopo un po’ la mia vista iniziò ad offuscarsi fino a perdere i sensi.
 
La mattina dopo mi svegliai, ero nel mio letto sotto calde e confortevoli coperte. Andai in soggiorno e trovai morte bianca stesa sul mio tavolo. Vidi che aveva riempito la stanza di fogli, li raccolsi e li misi nello zaino di Morte Bianca. Pensavo che erano tutte quando ne notai una che era sotto il tavolo, lo raccolsi e lo guardai per un attimo, era una schizzo artistico e nell'angolo c'era persino la firma, era un serpente che andava a zig zag formando una specie di M. per un attimo nella mia testa vidi un'immagine, una frase scritta su quello che sembrava asfalto. -"non puoi sfuggire a questa vita finché i miei serpenti ti fissano"- lessi. Lasciai cadere il foglio inquietato da quelle parole.
 
Mi ripresi, raccolsi la pagina e frettoloso lo misi con gli altri nello zaino. Guardai Morte Bianca, dormiva beatamente, sembrava un peccato svegliarla, poi ci pensai -ma chi se ne frega, non ho voglia di vederla sul mio tavolo a ronfare- balbettai. Presi la ragazza in braccio insieme al suo zaino e la misi fuori alla porta, lei si svegliò e mi guardò confusa -hai dormito senza il mio permesso in casa mia, ora vattene- le dissi lei abbassò il capo -come vuoi…- disse girandosi -…ma ricorda queste mie parole Alex… ti proteggerò da doppia p, sia l'ultima cosa che faccio- disse poi scappò.
 
Io, sentite quelle parole, mi feci una risata -certo che il sonno le fa brutti scherzi- dissi rientrando. Guardai l'orologio, era tardi. Mi buttai di corsa sotto la doccia, dopo mi preparai e usci mezzo spettinato con un cornetto in una mano e un bicchiere di cappuccino dall'altra.
 
Presi il pullman e aspettai la mia fermata. Scesi e da lontano vidi doppia p. le andai in contro ma a pochi passi da lei un dolore allucinante mi colpì la testa. In quel momento sentì il mio corpo invadersi di un fuoco che mi stava ustionando, la mia mente cadde in uno stato di confusione sempre più profonda. Per un attimo spalancai gli occhi, ma una luce viola mi accecò facendomeli chiudere di nuovo. Sentivo le ginocchia piegarsi, crollai a terra con le mani tra i capelli. Emisi un forte urlo, mi accorsi subito e con grande paura che nessuno mi avrebbe aiutato.


POV Morte Bianca
 
Sentì qualcosa sfiorarmi le gambe e anche il collo, di colpo poi la mia pelle venne a contatto con una ventata fredda, aprì gli occhi, vidi il volto severo di Alex.
 
I suoi occhi violacei brillavano, rimasi per qualche secondo a fissarli, poi lui mi posò a terra e mi disse di andarmene. Presi il mio zaino e prima di andare via gli promisi che lo avrei difeso da doppi p.
 
scesi di corsa le scale e mi appostai sotto il suo palazzo, se volevo tenere fede alla promessa dovevo guardagli le spalle fin da subito. Dopo qualche minuto scese e andò di corsa alla fermata del pullman, lo segui. Entrò nel veicolo che per mia fortuna era pieno.
 
Dopo qualche fermata scese e si avviò a scuola. Notai da lontano la presenza di doppia p, lui le andò in contro ma a qualche metro da lei lui cadde in ginocchio. Si mise le mani tra i capelli e iniziò ad urlare. Lo guardai da lontano poi decisi di agire.
 
Corsi verso di lui, saltai sulla sua schiena e dandomi uno slancio andai contro doppia p. le finì addosso, entrambe rotolammo sull'asfalto. Guardai per un attimo Alex, era steso a terra, ma per fortuna aveva smesso di urlare. Guardai doppia p -che gli hai fatto?- chiesi -solo rafforzato il potere, e da ciò che vedo posso farlo anche con te- disse. Dentro di me lo stato di angoscia e paura aumentarono -n… non ho paura di te…- dissi stringendo i denti per il dolore che riempiva il mio corpo.
 
Alex emise un suono ed entrambe ci guardammo in faccia e iniziammo a correre da lui. Io cercavo di ostacolare lei e viceversa. Mi avvicinai per prima poi arrivo anche doppia p -come stai?- chiese doppia p con un taglio sulla guancia che le sanguinava -sapere che sei vicino a me mi fa stare molto bene - rispose.
 
Guardò la sua guancia e pulì del sangue con un dito -chi ti ha fatto questo?- le chiese, poi notò me -tu?! Come hai osato?- si lanciò contro di me. Cercava di colpirmi, ma era debole. Me lo staccai di dosso e lui rimase tra le braccia di doppia p. -sono stanca di questa storia…- dissi tra me e me aggiustandomi i vestiti -penso sia ora di mettere fine a questi scontri, ti aspetto sul tetto alle 6- disse doppia p.
 
La guardai negli occhi, le brillavano di un rosso incandescente -tieni lontano Alex, non c'entra nulla tra noi due, non voglio sporcare il campo anche del suo sangue- le dissi accettando la sfida.
 
Lei e Alex se ne andarono, io invece rimasi fuori. Notai da lontano una pozzanghera e mi ci specchiai, notai che i miei occhi non erano più gialli -sono riuscita a fermare l'incantesimo- pensai, poi notai che non erano neri come sempre, ma bianchi, una luce fuoriuscì, per l'ennesima volta sentì la mia voce mutare e la mia mentalità divenire un'altra. La campanella della prima ora suonò ma io decisi di tornare a casa. Arrivai fuori la porta, la aprì ed entrai in casa. Andai nella mia stanza, aprì un vecchio baule -non avrei mai pensato di doverla usare- pensai -ma a quanto pare nonna sapevi che mi sarebbe servita- dissi riflettendomi nel ferro lucido della pistola.
 
Controllai se era carica, lo era. guardai poi sul fondo del baule, c'erano dei fogli, li raccolsi e li misi nello zaino con l'arma. Avevo dormito scomoda sul tavolo di Alex quindi decisi di farmi un pisolino, volevo essere in forma per quello scontro che nel mio cuore speravo fosse il decisivo.
 
   
 
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