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Autore: Sherlokette    02/09/2017    0 recensioni
Nella Parigi contemporanea, un ladro misterioso si diletta a rubare gioielli antichi dai musei. Apparentemente inafferrabile, una squadra viene incaricata della sua cattura: Joe, William, Jack e Averell Dalton.
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Sono tornata, signore e signori! Dopo un periodo vegetativo sui libri e prossima ormai alla laurea, ecco a voi una storia fresca fresca dalla vostra Sherlokette :)
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dal treno non discesero gli stessi passeggeri dell’andata, ma in quella marea umana solo un occhio attento avrebbe potuto accorgersi di chi e di come era cambiato. Sì, avrebbe di sicuro notato un basso vecchietto coi capelli e la barba bianca con gli occhiali scuri e l’alto giovanotto coi capelli rossi e ricci e i dentoni sporgenti che camminavano diretti all’uscita della stazione di Nizza.

-Dobbiamo trovare un’auto che tu possa guidare, Joe.-

-Perché dovrei guidare io?-

-Per potermi cambiare sul sedile di dietro. Non posso indossare la divisa adesso, saremmo troppo appariscenti. E attento a non strapazzare la maschera, o si staccherà così fresca.-

-Me l’hai già detto.-

Il rivenditore e noleggiatore di automobili aveva un che di viscido; il classico ometto col riporto che le prova tutte per raggirare il cliente. Non volendo perderci troppo tempo, Lucky lasciò a Dalton il compito di sorbirsi le chiacchiere dell’uomo mentre si guardava attorno alla ricerca del modello giusto. Adocchiò infine, fra catorci degli anni ’70 e modelli decisamente troppo di lusso, una bella Volvo a noleggio, nera e col tettuccio basso. Il prezzo era ragionevole, così con un fischio segnalò a Joe la sua posizione.

Poco dopo eccoli lì, ad imboccare la strada che li avrebbe portati ai piedi delle montagne sovrastanti la città. Solo quando ebbero superato le ultime case della periferia Lucky si sporse dal suo posto del passeggero dietro e ruppe il silenzio che si era creato fra di loro:

-Accendo la radio, ti spiace?-

-Fa’ pure.-

La stazione locale stava trasmettendo una maratona di canzoni anni ’80, e sul ritmo di una di queste Luke annunciò: -Sarà meglio cambiarsi. Ci metto cinque minuti.-

-Anche dieci, c’è tempo.- Dalton riconobbe la canzone, e muovendo a tempo le dita sul volante ascoltò le parole:

 

I saw him dancin’ there by the record machine

I knew he must a been about seventeen

The beat was goin’ strong, playin’ my favourite song

An’ I could tell it wouldn’t be long

Till he was with me, yeah me…

 

Gli cadde l’occhio sullo specchietto retrovisore sopra la sua testa e sbarrò gli occhi: Lucky si stava davvero spogliando, lì dietro! Rimase a guardarlo mentre si toglieva la camicia: era più magro di quanto sembrasse, ma non sul tipo “scheletro che cammina”, no, quel magro ben fatto e snello con tutto al suo posto. Quando poi iniziò a sfilarsi i pantaloni, Joe sentì di essere prossimo ad un infarto.

-Guarda la strada, detective, non distrarti!- scherzò Lucky, che si era accorto di essere osservato.

-E’ quello che sto facendo!-

-Stai andando contromano.-

 

 

La struttura era circondata da una recinzione in ferro, elettrificata, che lasciava uno spazio di quaranta metri di sterrato al suo interno prima di arrivare all’edificio vero e proprio. Varcare la soglia e poi uscire sarebbero state le fasi più difficili del salvataggio di Jolly Jumper.

A Parigi i fratelli Dalton, Nat e Cheyenne attendevano che i loro amici attivassero gli auricolari.

-Non sei costretta a stare qui se devi lavorare, Cheyenne…- provò a dire Jack.

-Voglio essere presente. Ho chiesto un permesso a Louise fino a stasera, e Amélie rimane da una sua amichetta per un pigiama party.- Lo guardò, decisa: -Non mi muoverò da qui finché Jolly non sarà al sicuro.-

Nel frattempo, le guardie al cancello videro emergere dalla boscaglia uno dei loro uomini che, puntando una pistola, faceva camminare avanti a sé un anziano di bassa statura.

-Hey, ragazzi!- Lucky stava alterando la voce in modo che risultasse un lieve accento scozzese: -Ho beccato questo ficcanaso che curiosava in giro con la scusa di fare birdwatching! Fatemi passare, che lo sbatto in una cella!-

I due non fecero domande e aprirono il cancello. Superato il vuoto, all’ingresso Lucky inserì il codice di sicurezza per entrare dalla porta principale, imparato a memoria dopo varie prove con Nat. Fu proprio a quest’ultimo che si rivolsero una volta entrati, accendendo gli auricolari: -Siamo dentro.-

-Inizia lo show, allora!- esclamò l’hacker, vedendo accendersi due puntini rossi sullo schermo dove aveva aperto la mappa digitale: -Dovete proseguire fino al terzo corridoio alla vostra destra, poi imboccarlo. Vi avviso io se ci sono delle guardie, ok?-

-Roger- confermò Joe. Nat diede ulteriori istruzioni: -Ora andate fino in fondo, vedrete un ascensore di fronte a voi. Saliteci e premete il pulsante B -3, vi porterà alle celle.-

Dentro l’abitacolo, prontamente Luke spinse i bottoni indicati. La classica musichetta d’attesa stava suonando in sottofondo.

-E’ uno scherzo, vero?- borbottò Dalton, provocando le risate degli altri all’ascolto. Lucky commentò: -Orecchiabile, ma superflua in un posto del genere.-

Al piano B -2 l’ascensore si fermò.

-Oh no…-

-Che succede, Nat?- domandò Joe.

Entrò un’altra guardia dalle porte, impegnata a sfogliare un fascicolo e dunque non prestando molta attenzione agli altri due assieme a lui.

-Calma, ragazzi, nervi saldi…- mormorò l’hacker. L’ascensore arrivò al B -3, e Lucky e Joe uscirono prontamente dalla cabina. Di nuovo soli, ricordandosi di respirare, Dalton annunciò: -Ci siamo.- Ogni cella aveva un tastierino di numeri sul lato destro.

-Perfetto. Al momento siete i soli su questo piano; andate avanti fino alla quarta svolta a sinistra.-

Cheyenne, guardando gli schermi connessi alle telecamere, prese a tormentarsi il labbro inferiore della bocca coi denti, nervosa, stringendosi nelle braccia. William provò a rassicurarla: -Hey… Andrà tutto bene, vedrai…-

Lei annuì, gli occhi fissi sui movimenti dei due infiltrati.

-Ora a destra. Continuate per un centinaio di metri.-

-Nat, sei sicuro che la strada sia giusta?-

-Sì, secondo i registri della struttura. Proseguite a sinistra…- Digitò sulla tastiera un comando. Il simbolo della registrazione sparì dalle videocamere.

-Campo libero.- Non avrebbero mai avuto le registrazioni della fuga.

-La cella?-

-328, Lucky. Ti detto il codice.-

Al momento di aprire la porta, però, Luke esitò un attimo. Joe intuì che fosse un momento emozionante, per cui lo spronò: -Coraggio…-

Sospingendola, la porta emise un cigolio che in quel silenzio risuonò come il rombo di un tuono. L’interno della cella era piuttosto scarno, con un letto a brandina, un lavandino e un WC.

Sopra al letto stava raggomitolato un uomo, vestito di nero.

-Jolly…?- Lucky non era sicuro nel pronunciare quel nome, ma si sentì sollevato quando una testa di informi capelli biondi si sollevò al richiamo con un sobbalzo, e un volto familiare si voltò nella loro direzione, gli occhi scuri spalancati: -…Lucky…-

I due fratelli si strinsero in un fortissimo abbraccio. Nel sentire la voce del cugino, Cheyenne ebbe un attimo di commozione: -Sta bene… Grazie al cielo…-

-Sapevo che saresti venuto a tirarmi fuori!! È stata l’unica cosa a tenermi sano di mente qui dentro!!-

-Un anno di reclusione senza neanche un libro o la televisione? Dove siamo, a Guantanamo?- commentò Joe.

Jolly lo guardò: -E lui chi è, Luke?-

-Il detective Joe Dalton; ha accettato di aiutarmi… Ti è cresciuta una gran barba, fratello.-

-Un anno senza rasoio lascia il segno.-

-Forza, ragazzi, rimandiamo le smancerie a quando saremo fuori di qui.- Dalton guardò fuori della cella: -Non c’è nessuno, andiamo.-

Cheyenne si trattenne dal prendere le cuffie col microfono a Nat per parlare col cugino. Aveva ragione Joe: baci e abbracci a dopo.

-Il primo piano è pieno di guardie, non potete uscire come siete entrati. Dovete riprendere l’ascensore e salire al piano A 1.-

-Ma così ci mettiamo in trappola da soli.-

-No, Joe, c’è un parcheggio a quel piano. Rubare un mezzo è l’unico modo che avete per uscire con Jolly; è sopraelevato, quindi ci saranno un paio di rampe prima di uscire.-

-Ricevuto, Nat.-

Ma quando le porte di metallo si aprirono, i tre ebbero una brutta sorpresa: la guardia con il fascicolo di prima era ancora lì; evidentemente non si era accorto di non essere sceso dalla cabina. Alzò gli occhi e li vide, ma prima che potesse urlare Lucky lo mandò KO con un pugno.

-Non ci voleva; che ne facciamo di lui?- domandò Joe.

-Nat, che mi dici delle telecamere?-

-Sono ancora in “no rec”.-

-Ho un’idea, ma dobbiamo fare in fretta.-

Poco dopo c’erano due guardie e un uomo in borghese al piano A 1. In un cubicolo di vetro e acciaio c’era una guardia armata che li fermò: -Tesserino.-

-Ci penso io- disse Nat, inserendosi nell’apparecchio di identificazione con uno dei suoi programmi. Lucky fece passare il suo tesserino, fasullo, e Jolly quello della guardia che avevano steso.

Risultarono entrambi idonei.

-E il nonno, qui?-

-Non ho bisogno di un tesserino come questi smidollati, soldato!-

-E’ mio zio, un sergente della vecchia guardia…- buttò lì Jolly Jumper; all’improvviso un grido attraversò l’aria: -Fermateli!! Sono intrusi!! Fermateli!!-

Il tipo di prima si era ripreso, e in canotta e mutandoni stava correndo nella loro direzione.

-Da dove è sbucato?!?- esclamò Nat, -Voi l’avete visto, fratelli Dalton??-

-No, non è passato davanti alle telecamere!- rispose Jack.

-Correte, correte!!-

La guardia alzò il mitra. I tre si buttarono a capofitto verso le jeep parcheggiate lì dentro; cominciarono a volare proiettili. Cheyenne si aggrappò con le braccia al collo di William e Jack:

-Oh, no, no, no!!!-

Attraverso le telecamere li videro rifugiarsi in uno dei mezzi, fortunatamente blindati.

-Non ci sono le chiavi!!- gridò Lucky, sovrastando il rumore dei proiettili e dell’allarme appena scattato.

-Aspetta, ci penso io!!- Jolly si infilò sotto il cruscotto e tirò fuori i fili, iniziando ad armeggiarci per fare contatto.

-Svelto, ci sta raggiungendo!!- lo incalzò Joe; la macchina si avviò e Luke prese il volante:

-Tenetevi forte!!- Schiacciò il piede sull’acceleratore e sterzò, cozzando contro un paio di altri veicoli sotto la raffica del mitra. Con una rotazione degna di un pilota di rally, Lucky portò la macchina con il muso rivolto verso le rampe, cambiò marcia e sgommò in direzione di quella che scendeva verso il basso. Nel frattempo altre guardie sciamarono nel parcheggio per lanciarsi all’inseguimento.

-Lucky? Joe? Dannazione, non abbiamo contatto audio o visivo!!- Nat armeggiò sulla tastiera:

-Dovremo seguirli dal satellite!-

-Vedo l’uscita!- esclamò Joe, spiaccicato in mezzo agli altri due.

-E io vedo i soldati nello specchietto retrovisore!!- gli fece eco, allarmato, Jolly Jumper.

-Non abbiamo scelta; reggetevi!!- Con una brusca accelerazione, Luke andò a tutta birra contro la porta a serranda in lamiera che si stava chiudendo di fronte a loro.

Jolly e Joe si strinsero l’uno all’altro, atterriti, cacciando un urlo, ma la jeep passò nel vano sfiorando col tettuccio la lamiera. Sbucarono fuori, e altri proiettili cominciarono a piovere loro addosso.

-Eccoli!- gridò Nat.

Sfondando il cancello, che produsse scintille all’impatto, i tre si tuffarono nella boscaglia, evitando il più possibile gli alberi e sobbalzando ogni volta che le ruote incontravano buche o radici.

Joe stava aggrappato al sedile per non fare la fine della pallina da flipper; Jolly aveva afferrato la maniglia sopra la portiera. Una volta raggiunta la strada, fortunatamente nello stesso punto dove era parcheggiata la Volvo, Lucky frenò di colpo: -Scendete, svelti!!-

Al posto di guida dell’altro mezzo si piazzò Dalton, Luke accanto a lui e il fratello dietro. Partirono giusto un secondo prima che le altre jeep sbucassero dal bosco ancora al loro inseguimento.

-Ragazzi, mi ricevete?- ritentò Nat.

-Forte e chiaro, ragazzo!- Joe sterzò, evitando una buca.

-Ascoltatemi, andate sempre dritti per questa strada; c’è un ponte sul fiume più avanti! Se lo supererete potrete tornare a Nizza!-

-E come ci liberiamo della zavorra?-

-Tu guida, al resto penso io!-

-Bene! Stai giù con la testa, Jolly Jumper, non abbiamo ancora chiuso le danze con quelli là!-

Che infatti ripresero a sparare, frantumando il parabrezza posteriore.

-Diavolo, è a noleggio! Ci toccherà pagare la penale!-

Lucky abbassò il finestrino: -Li rallento io.- Trasse fuori da una tasca interna della divisa una pistola d’epoca, una sette colpi.

-E quella da dove sbuca? Aspetta, ma è…-

-E’ il momento di usarla per qualcosa di buono invece che per rubare, non trovi Joe?- Si sporse all’esterno fino a metà torso, e con un unico colpo preciso andò a bucare la gomma della jeep in testa alle altre cinque o sei dietro di loro; questa sbandò andando addosso ad altre due, facendogli fare testa-coda. Quelle rimaste proseguirono, e i soldati ripresero a sparare, costringendo Luke a rifugiarsi di nuovo all’interno della Volvo.

-Quanto manca ancora, Nat?!?-

-Non fermarti, Joe, ci siete quasi!!-

Degli alti pali bianchi all’orizzonte segnalarono la presenza del ponte. Dalton iniziò ad andare a zig zag fra le auto che cominciarono ad incontrare; fortunatamente non era ora di punta e schivarle era semplice anche in contromano.

-Nat, questi non ci mollano!-

-Andate verso il ponte!-

Cominciò a suonare una campanella, come quella dei passaggi a livello. Le auto si fermarono poco prima di arrivare al ponte, che cominciò a sollevarsi.

-Oh, ho capito che vuole fare il ragazzo.- Con un sogghigno, Joe premette sull’acceleratore. Jolly emerse fra un sedile e l’altro: -Cosa? Che succede??-

-Tenetevi dove potete!- Con un’ulteriore accelerazione, la macchina seguì la parte sollevata del ponte.

-Tu sei pazzo!!!- gridò Jolly Jumper afferrando il sedile dov’era il fratello. Nat e tutti gli altri restarono paralizzati a guardare la scena negli schermi quasi fosse al rallentatore: l’auto saltò come su una rampa, volò in aria per qualche secondo e riatterrò dalla parte opposta con un fragore metallico, per poi tornare sulla strada quasi sgombra. La stessa manovra non riuscì alle jeep, che andarono a scontrarsi con le auto ferme e contro la parte del ponte ormai alzata. Una finì in acqua. Dopo un’altra manciata di secondi, Nat annunciò, recuperando il respiro: -E’ fatta.-

Gli altri assieme a lui si scatenarono in un grido di esultanza; Cheyenne si strinse in un abbraccio di gruppo con i fratelli Dalton. I tre sulla macchina si lasciarono andare in maniera simile. Jolly Jumper affermò: -Troppe emozioni insieme! Potrei svenire!!-

-Ah, Joe! Sei stato grande!- esclamò Lucky, -Dove hai imparato a guidare così?-

-Scherzi? Mi sono esercitato correndoti dietro!-

Ridendo per scaricare la tensione, Jolly si riaffacciò: -Prossima fermata, Nizza!!-

 

 

-Sta monopolizzando il bagno…- borbottò Joe, togliendosi la maschera e la parrucca, in tono scherzoso.

-Beh, lo faresti anche tu dopo un anno senza una doccia decente!- Lucky si liberò di parrucca e denti finti.

-Hey! La tua guancia!-

-Cosa?-

-Sta sanguinando.-

Luke si toccò la guancia sinistra: -Ah… Un proiettile deve avermi sfiorato. Ci metto subito un cerotto.-

Dalton si lasciò cadere indietro sul letto: -Con tutti quelli che ci sono piovuti addosso, solo un graffietto… Sei davvero l’uomo con la fortuna più sfacciata che abbia mai conosciuto!-

Jolly Jumper si affacciò dal bagno con un asciugamano intorno alla vita: -Hey, ragazzi, avete un tosaerba per far sparire questa foresta amazzonica dalla mia faccia?-

Lucky si mise a ridere: -Prendo gli attrezzi, fratellino.-
  
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