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Autore: stirlingite27    04/09/2017    1 recensioni
[Lindsey Stirling]Quando nasci nel Deserto, la vita è difficile. Quella è una terra vasta e spietata. I Padroni dominano su orde di schiavi e uccidono a loro piacimento. La terribile Arena è una minaccia costante. Però, una luce si accende nel buio: una giovane coppia, una come quelle di un tempo. Lei è figlia degli Dei della Luna, lui degli impetuosi Dei del Sole. Insieme, devono unire tutti, per cancellare pregiudizi millenari e tradimenti e riuscire a cambiare il Deserto. Una storia ispirata da un video di Lindsey Stirling!
Traduzione della storia "Escaping the Arena" di @stirlingite27 su Wattpad.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1 - Blackflag

 

"Kairos, non puoi proteggerla sempre," sussurrò aspramente una voce sommessa, sotto l'oscurità penetrante del cielo notturno del Deserto. "Non siamo più a casa, non è compito tuo proteggerla, devi pensare a te stesso."

 

Il più giovane dei due uomini fulminò il compagno con lo sguardo, quello non era un argomento di cui voleva discutere al momento. "Allora cosa dovrei fare, Raine? Lasciare che la scoprano? Che la mandino nell'Arena? Questi sono gli Enmity, non resisterebbe un giorno, lì."

 

Raine alzò gli occhi al cielo nel buio, grato che l'altro non potesse vederlo. "E se trovano te? Riusciresti a sopravvivere all'Arena? Saresti il miglior divertimento in assoluto per il Padrone, qui. L'erede dei Nexus?" L'uomo più grande iniziava a disperarsi.

 

"E lei, allora? Non è l'erede tanto quanto me, forse? Avremmo dovuto governare insieme. È sempre stato questo il piano, fin da quando ero bambino." Quella conversazione stava iniziando a stancare Kairos, temeva che quei giorni sarebbero arrivati, ma non poteva rischiare che qualcuno rivelasse la sua identità al Padrone degli Enmity, né tantomeno quella di lei. "E poi, se scoprono lei, di sicuro non ci metteranno molto a trovare me."

 

"È una donna!" strillò Raine, quasi urlando. "Non vale nulla, forse potresti usarla come merce di scambio? Se sapessero che è una Rinnegata, allora forse ti ricompenserebbero per averla consegnata?"

 

In un attimo, le mani di Kairos si chiusero attorno al grosso collo di Raine, con il viso premuto contro il suo l'orecchio, per dichiarare lentamente e deliberatamente, "Se dovessi trovarti di nuovo anche solo a pensare a lei come una Rinnegata, ti staccherò personalmente gli arti ad uno ad uno e ti lascerò come cibo per gli uccelli. Lei è la futura erede tanto quanto me. Questa non è la fine dei Nexus. O stai con noi, o morirai con tutta la fazione degli Enmity." Rilasciò il suo amico con una spinta. "Non voglio più sentir parlare di questa storia. Questo vale per tutti i Nexus. Dobbiamo aspettare fino a quando potremo andar via da questo inferno."

 

Il biondo lo superò senza dire altro, chiudendo la conversazione e lasciando Raine da solo nel buio, pieno di domande. Kairos pensava davvero che sarebbero riusciti a rovesciare i loro oppressori? O si trattava solo di un desiderio? Certo, qualcuno l'aveva già fatto, ma Enmity era una delle fazioni più forti, e una delle più crudeli. Sapeva che era suo compito sostenere il suo amico, ma aveva comunque paura di perdere la vita nel caso di una rivolta.

 

"Suppongo che andarsene combattendo sia meglio che andarsene da codardo," sussurrò tra sé tornando verso la sua tenda.

 

Il mattino successivo portò sul Deserto un cielo carico di nuvole pesanti. Gli abitanti sapevano che era inutile sperare che piovesse. I temporali erano pochi e distanti tra loro; l'ultimo era stato più di un anno prima. No, preferivano limitarsi ad apprezzare una giornata senza il sole soffocante e occuparsi ognuno del proprio compito.

 

"Quanti ce ne sono ancora?" Chiese la voce burbera del Padrone della fazione degli Enmity, Blackflag, al suo consigliere. Stava diventando sempre più irritabile e accaldato per via della soffocante aria umida di quella mattina. Detestava quei giorni nuvolosi, quando il cielo decideva di trattenere tutta la sua acqua.

 

"Circa 150, qualcuno in più, qualcuno in meno. Ce ne sono molti che sembrano abbastanza in forma, altri che invece non saranno molto utili."

 

"Peccato. I Nexus erano sempre stati buoni alleati, finché non sono diventati ingordi. Io non sopporto gli ingordi." Si fece una risata, dando una poderosa pacca sulla spalla al suo giovane consigliere. "Drew, inizia a suddividerli nei vari lavori, assicurati che ci siano uomini validi a sorvegliarli, non ho intenzione di diventare lo zimbello dell'Arena quando c'è qualcuno che diserta."

 

Mentre il vecchio Padrone zoppicò via per dedicarsi ad altre attività, Drew sentì addosso il peso di quello spaventoso compito. Non era mai stato incaricato di occuparsi di schiavi, prima, non era un lavoro a cui aspirava. Segretamente, non era d'accordo con quella pratica, ma non poteva andarsene in giro ad esprimere le sue opinioni ad alta voce. Se le restanti fazioni avessero collaborato invece di uccidersi a vicenda, forse avrebbero fatto dei progressi invece di vivere in quell'arcaico ciclo barbarico.

 

Aveva avuto la "fortuna" di avere quell'incarico di consigliere del Padrone Blackflag grazie al suo legame con il figlio più giovane del capo. Erano stati amici d'infanzia ed erano diventati migliori amici col tempo. Quando il precedente consigliere di Blackflag era stato spedito nell'Arena per aver mentito al Padrone, Drew aveva ricevuto la nomina. Aveva assunto quel ruolo con cautela, dopotutto gli aveva guadagnato una vita di agi nel Deserto, ma comportava molte responsabilità e pericoli. Lui stesso rischiava l'Arena se avesse sbagliato, nemmeno il suo migliore amico avrebbe potuto salvarlo se avesse fatto arrabbiare Blackflag.

 

Guardò verso il mare di tende che ospitavano gli schiavi. Ce n'erano così tanti. Aveva visitato i Nexus da piccolo, insieme a Blackflag e i suoi figli. La fazione era un gruppo abbastanza pacifico, alleato con molti altri. Una fazione neutrale, in un certo senso. Drew ricordava che avevano operato bene, avevano trivellato a fondo nel terreno e avevano trovato una riserva d'acqua. L'avevano perfino condivisa con gli Enmity diverse volte. Ma dopo un anno senza pioggia, la riserva naturale aveva iniziato a diminuire, e il Capo dei Nexus, Eos, aveva dovuto smettere di condividere. Blackflag non l'aveva presa bene, e l'aveva considerato come un atto di avidità. Eos, suo amico da lungo tempo, aveva cercato di spiegarli la situazione ma aveva incontrato le ire di Blackflag e il suo infantile bisogno di vendetta. Quasi l'intera fazione era stata spazzata via in pochi giorni. Blackflag personalmente aveva issato la testa di Eos su un palo come avvertimento per il resto del gruppo.

 

Drew provò a non pensare a quel giorno. La sua fazione aveva festeggiato il suo "coraggioso" Padrone. Aveva applaudito la sua sete di sangue e condiviso la sua decisione di "porre fine agli ingordi Nexus". Dopotutto, loro erano gli Enmity, la più temuta tra le fazioni. Drew non aveva mai condiviso quel modo di pensare, non credeva nella violenza. Alla fine, non risolveva nulla ma feriva molti.

 

"Di nuovo a sognare ad occhi aperti, amico? Non farti beccare da mio padre." Una voce interruppe i suoi pensieri.

 

"Non lo saprà a meno che qualcuno non vada a dirglielo." Drew sorrise al suo amico. "Non che debba preoccuparmi che tu faccia una cosa del genere, vero, Gavi?"

 

Il figlio più giovane di Blackflag rise prima di spettinare scherzosamente i capelli di Drew. "Mio padre ormai si è ritirato per la giornata, quest'umidità soffocante è troppo per le sue vecchie ossa. Probabilmente sta inseguendo qualche povera concubina nel suo alloggio mentre parliamo."

 

Drew rise forte, probabilmente Gavi aveva ragione. Non era un segreto che il Padrone avesse una schiera di amanti al suo servizio.

 

I due amici rimasero in silenzio per un po', Drew tornò ai suoi appunti mentre Gavi osservava l'accampamento svegliarsi alle prime luci del mattino. "Pensi che siano là fuori?" Chiese infine a voce bassa.

 

Drew, capendo a cosa si riferisse l'amico, si strinse nelle spalle. "Non li vediamo da quando eravamo bambini, non saprei nemmeno che aspetto abbiano ora. Perché?" Si girò verso Gavi. "Tu credi di sì?"

 

Gavi fece spallucce con un sorriso d'intesa. "Lo spero, se non altro per il loro bene."

 

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