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Autore: WibblyVale    04/09/2017    0 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Angolo del Pentimento!
Comincio chiedendovi scusa per l’attesa e augurandovi buona lettura. Ci leggiamo in fondo al capitolo.
 
 
 
Sei mesi dopo
 
“Forza bambini! È tardi!” urlava Shiori dalla cucina, mentre Yoshino se la rideva della grossa. “Che c’è?”
“È sempre una meraviglia vederti patire quello che tu hai fatto patire a me,” commentò la donna più grande. Per quanto la stesse prendendo in giro, Shiori era felice di vederla sorridere. Non lo faceva spesso.
“Davvero molto divertente. Si può sapere dov’è tuo figlio?” chiese di rimando.
“Shikamaru è già al Palazzo. Pare che la partenza lo renda decisamente nervoso. Tu ne sai la ragione?” chiese la donna indagando.
Shiori alzò gli occhi al cielo. “Siamo tutti nervosi.”
Yoshino lasciò cadere l’argomento. Sapeva che il nervosismo di suo figlio esulava dalle questioni politiche.
“Stasera non cenate con noi, vero?” chiese, la donna cambiando argomento.
Shiori scosse la testa. “C’è la grande cena, lo sai.”
“Non la rimanderai di nuovo?”
“Sono stata molto impegnata” sottolineò lei.
“O hai cercato di evitarla perché ti fa soffrire?” insistette Yoshino.
“BAMBINI!” urlò la kunoichi. Non aveva voglia di parlare di quello.
“Adoro questa donna!” disse Isobu dentro di lei.
“Tu taci!” pensò Shiori.
Hikaru e Amaya si presentarono davanti a lei, pronti per uscire.
“Mamma, è presto! Tanto papà è sempre in ritardo!” le fece notare Hikaru.
“È vero!” sottolineò Amaya.
“Beh, noi non dobbiamo prendere le sue brutte abitudini!” sbottò lei. “Salutate la zia Yoshino e andiamo!” esclamò la donna, precedendoli fuori di casa.
“È nervosa per la cena, vero?” chiese il piccolo Hatake alla zia.
“Credo proprio di sì” sussurrò Yoshino, sorpresa come sempre dall’abilità di quel bambino.
“Può cancellarla come al solito” commentò Amaya alzando le spalle. “Nemmeno io voglio farla.”
“Yaya!” la redarguì Hikaru. “Dobbiamo fare i bravi per il papà!”
La bambina sbuffò e Yoshino le arruffò i ricci capelli viola. “Hikaru ha ragione. Ed è ora che anche vostra madre prenda il coraggio di fare questa cosa.”
 
Kakashi si svegliò, come al solito, con il suono della voce di Gai che contava: “… 1004, 1005…” Si stiracchiò e uscì dalla sua stanza per entrare nella cucina che condivideva con il ninja verde. Si versò una tazza di caffè, mentre Gai entrava camminando sulle mani. Con una spinta delle braccia girò su sé stesso e si sedette sulla sedia a rotelle. L’Hokage scosse la testa.
“Mi spieghi che bisogno c’è di allenarsi?” chiese posando una tazza di caffè tra le mani dell’amico.
“Lo faccio per quando ti deciderai a ricominciare le nostre sfide” commentò Gai con un po’ di amarezza: Kakashi continuava ad evitare qualunque sfida fisica. Alla sera, quando il Copia-ninja era a casa, avevano preso a giocare a scacchi.
“Sono molto impegnato.”
“Certo,” tagliò corto l’altro. “Stasera Lee e Ten Ten vengono a cena” lo avvertì Gai.
Kakashi alzò gli occhi al cielo. Rock Lee e Gai insieme facevano la confusione di un esercito. Poi un’idea lo colpì.
“Oggi c’è la cena da Shiori” ricordò.
“Se non trova una scusa per annullarla…” commentò il moro.
“Non sono scuse. È impegnata con la faccenda dei cloni. Fra due giorni partiamo e ancora non sono tutti pronti.”
“È la scusa che ti propina ogni volta?”
“È la scusa a cui fingo di credere e dovremmo farlo tutti” sbuffò lui. “Per lei è difficile. Io… non voglio che sia a disagio.”
Gai scosse la testa e cominciò a muoversi verso il salotto.
“Che c’è?” sbottò l’Hokage.
“Sei già in ritardo, non c’è tempo” rispose l’amico.
“Che c’è?”
“A te fa piacere che annulli le cene.”
“Perché dovrebbe…” Gai alzò le spalle prima che lui finisse la frase. “Oh, lascia stare! Hai ragione sono in ritardo!”
Lasciò la casa mezz’ora dopo e si diresse verso il Palazzo del Fuoco. Fortunatamente, Shiori e i bambini non erano ancora arrivati. Entrò nel suo ufficio e si bloccò, stupito di trovare qualcuno all’interno. Tenzo bloccava Shizune tra sé e la scrivania e la donna aveva le mani tra i suoi capelli. Kakashi tossicchiò.
“Hokage-sama!” esclamò lei.
Lui alzò gli occhi al cielo: perché non si limitava a chiamarlo Kakashi?
“Tenzo, sei qui solo per far perdere tempo alla mia segretaria o hai altre motivazioni?” chiese ridacchiando.
Il castano fece una smorfia. “Sono qui per dirti che è tutto pronto. Alcuni dei cloni di Shiori mi aiuteranno nel trasporto dei prigionieri. Genma e Raido si occuperanno della tua sicurezza. Poi, abbiamo comunque te, Naruto, Shiori e Shikamaru, nonché Tsunade-sama. Direi che il viaggio non dovrebbe darci alcun problema.”
“Molto bene” commentò Kakashi, andando a prendere posto sulla sua sedia. Pensava che la conversazione fosse finita ma i due non si muovevano. “Cosa?”
“La cena è già stata annullata?” chiese Tenzo.
L’Hokage sbuffò. “Ci parli più tu con lei di me. Poi, perché tutti siete così interessati a questa maledetta cena?”
Tenzo alzò le spalle. “Vorrebbe dire che si è arresa” disse senza filtri, provocando un’occhiataccia da parte di Shizune.
In quel momento, Shiori entrò con i bambini, che si fiondarono tra le braccia del padre.
“Siete in ritardo” commentò lui.
“Ti prendo a calci!” lo redarguì la kunoichi.
“Papà! Ieri siamo andati nelle segrete. Abbiamo chiacchierato con Sa’ske e poi abbiamo visto come la mamma fa vivere i cloni” spiegò Hikaru.
“Sì, poi Kabuto ci ha fatto vedere come si curano le ferite che hanno. E Orochimaru ha detto che Hikaru sa usare molto bene i suoi poteri” continuò Amaya.
Kakashi alzò lo sguardo sulla kunoichi. “Credi che sia un bene che frequentino Orochimaru?” chiese.
“Oh, è innocuo. I bambini sanno che non ci si può fidare. Voglio che Hikaru impari ad usare i suoi poteri. Poi, a Sasuke fa piacere la compagnia. Ora scusate, ma devo rimettermi al lavoro. Partiamo fra due giorni.”
“E stasera?” chiese Kakashi.
“Stasera vi aspetto alla riserva. Mandami i bambini un po’ prima, insieme a Shikamaru, così posso far fare loro il bagno.”
L’Hokage annuì e lei, dopo aver dato un bacio ai figli, uscì seguita da Tenzo e Shizune.
“Papà perché sei triste?” chiese Hikaru.
“Non sono triste” ribatté lui, ma forse Gai aveva ragione: lui non voleva quella cena almeno quanto Shiori.
 
Shikamaru era nel cubicolo che, da qualche mese a quella parte, chiamava ufficio insieme a Naruto. Il Jinchuriki cercava di ricordare ogni singolo passaggio delle leggi di Konoha, ma spesso perdeva dei pezzi.
“A che mi serve impararli se ci sei tu?”
Shikamaru sbuffò. “Io non posso stare sempre a ricordarti tutto,” rispose con calma. “Quindi cerca di memorizzarli e potrai andare a pranzo.”
Il biondo alzò lo sguardo sull’orologio. “Sono già in ritardo” borbottò.
“In ritardo per cosa?” chiese il Nara. Naruto arrossì e finse di non aver sentito la domanda, tornando a concentrarsi sul suo libro. “Ora sono geloso. Hai un impegno più importante di me?” chiese fingendosi offeso.
Il biondo sbarrò gli occhi. “No, no… Io…”
“Vai” sospirò Shikamaru.
Naruto non se lo fece ripetere due volte e scattò in piedi. “Grazie!”
“Non lo faccio per te! Tu mi manderai al manicomio!”
“Ti voglio bene anche io!” urlò il biondo, fiondandosi fuori dalla stanza.
Il Nara scoppiò a ridere e tornò a studiare la mappa davanti a sé. Ci sarebbero stati un sacco di problemi con la divisione dei confini alla riunione, peccato che lui non riusciva a concentrarsi. Aveva segnato un paio di possibili strategie, ma non riusciva a trovare la soluzione giusta.
“Dannazione!” esclamò.
“Qualcosa non va?” chiese Choji entrando.
Ino era qualche passo dietro di lui con un termos in mano. “Da tua madre. Stamattina lo hai dimenticato.”
“Avevo fretta.”
“Tu?” scoppiò a ridere il castano. L’amico lo fulminò con lo sguardo.
“Kakashi mi ha chiesto una ridefinizione dei confini entro domani e io sono ancora qui a guardare nel vuoto!”
“Senti, che ne dici se ti diamo una mano?” propose Ino. “Non siamo bravi come te in questo, ma magari ti aiutiamo a rimanere concentrato.”
“Si, amico. Forse sei solo un po’ agitato.”
“Certo, insomma è una responsabilità importante…” cominciò lui.
“Di vedere Temari, idiota!” sbottò la bionda.
“No, assolutamente” fece lui. “Vado lì per lavorare niente di più.”
“Si può sapere che è successo fra voi due?”
Shikamaru alzò le spalle. “Niente. Siete qui per darmi una mano o no?” chiese poi.
Choji e Ino si guardarono disperati, poi si misero a sedere accanto all’amico per studiare la mappa.
 
Naruto incontrò Shiori che saliva dalle segrete, si fermò giusto in tempo per non scontrarsi con lei.
“Ehi, dove vai così di corsa?” chiese la donna. Lui si limitò ad arrossire. “Capito. Come…”
“Non so cosa fare!” esclamò esasperato.
“Che intendi?” chiese lei.
“Con Kurama, insomma da… Mi vergogno!”
“Ti ho visto fare cose ben più imbarazzanti, ragazzo!” disse il demone con la sua bocca. “Si sono sbaciucchiati un pochino e ora l’unica cosa che fanno è guardarsi negli occhi!”
Shiori trattenne un sorriso. “Che è successo?”
“Lui è uscito, quando non doveva!”
La donna lo guardò con espressione interrogativa. “Sai forse questa è più una cosa da uomini… Kakashi…”
“Kurama! Kurama si è mostrato, mentre la stavo baciando.”
“Il ragazzo ha perso il controllo!” si intromise il demone.
“Lei ora si vergogna è chiaro. E io nemmeno…”
“Naruto. Naruto.” Shiori lo prese per le spalle. “Calmati. Ora che sai che può succedere, sai come tenerlo a bada.”
“Ma io non ce la faccio, lei… è così bella io non…”
“Ho detto al ragazzo che ora che so cercherò di stare attento e di non uscire. Gli ho anche spiegato che quando ero dentro sua madre, non è mai capitata una cosa del genere. Sua madre non si è mai fatta problemi quando doveva fare…”
“E io ho già detto che non voglio sentire!” lo interruppe il ragazzo.
Shiori rise. Poi, percepì i sentimenti del ragazzo. “Perché non ne parli con lei. Sai ti rassicurerà sul fatto che non ha cambiato idea su di voi. Non dovrei dirtelo, ma si sente da lontano quello che prova per te.”
Naruto le sorrise e ringraziandola corse via.
“Senti, ma voi come fate?” chiese Shiori. “Insomma, vivete dentro una persona per anni e…”
“Cerchiamo di non intrometterci. Siamo demoni Shiori. Ci affezioniamo, ma non proviamo tutta quella vasta gamma di sentimenti che provate voi. I vostri rituali di accoppiamento non ci interessano.”
“Potresti non chiamarli rituali di accoppiamento, mi vengono i brividi” commentò lei, andando verso casa.
“A proposito di questo… Tu…”
“Non ne parlerò con te!” esclamò lei.
“Sai, se sta sera ci sarà davvero la cena, vorrà dire che è ufficiale. Dovresti rimetterti anche tu a cercare… Sento che sei pronta da tempo.”
“Non ho voglia di innamorarmi, Isobu.”
In quel momento, furono raggiunti da Tsunade che probabilmente stava per fare la sua visita giornaliera alle segrete.
“Oh per fortuna sei ancora qui!” esclamò il Quinto Hokage.
Shiori annuì. Era arrivato il momento. “Ti serve il mio aiuto Tsunade-sama?”
“Sì, riguarda la riunione. So che io sarò lì, ma c’è una richiesta che io non posso fare. Sono troppo coinvolta emotivamente. Vorrei che la facessi tu. Insomma tu sei coinvolta, ma… è diverso. Se tu facessi questa richiesta…”
“Vuoi che chieda di risparmiare la vita a Orochimaru.”
Tsunade sbarrò gli occhi, ma poi si rilassò. Era ovvio che lei avesse già capito. “Jiraiya avrebbe voluto così. E io… Non siamo amici da tempo, ma è l’unico ricordo del passato che mi è rimasto. Se lo chiedessi io, mi taccerebbero solo come una sentimentale.”
Shiori sospirò. Sapeva da tempo, che lei glielo avrebbe chiesto e aveva fatto di tutto per venire a pace con quella cosa. Voleva rendere felice Tsunade, ma sembrava più difficile di quello che aveva pensato.
“Ci penserò. È un’opzione che sto valutando da tempo, Tsunade.”
“Questo mi basta” le rispose la donna, e dopo averla ringraziata scese di sotto.
“È lodevole da parte tua provarci.”
“Lodevole o stupido?” chiese lei retorica.
 
Naruto arrivò di corsa al suo appuntamento. Hinata lo attendeva in riva al fiume. Accanto a lei stava un cestino di vimini, pieno di prelibatezze. Lui le si sedette accanto e lei gli sorrise.
“Scusa, Shikamaru è un dittatore.”
Lei rise. “Lo fa per il tuo bene.”
“Sì, è vero.” Il silenzio cadde fra loro e i due arrossirono.
La ragazza tirò fuori il cibo e cominciarono a mangiare.
“Così dopodomani parti?” chiese.
“Sì, anche i demoni sono oggetto di discussione, poi Kakashi-sensei vuole che impari qualcosa.”
L’acqua lambiva delicatamente i loro piedi immersi nel fiume.
“Diventerai un ottimo Hokage.”
Naruto le sorrise grato e il silenzio cadde di nuovo.
“Senti Naruto…”
“Senti Hinata…” dissero in coro e arrossirono. In fondo, Sakura aveva ragione quando chiedeva come avessero fatto anche solo a dirsi quello che provavano. Erano entrambi troppo timidi riguardo a queste cose.
“Dimmi, Naruto.”
“Ti ho… Ti ho spaventata?” chiese, dopo aver raccolto il coraggio.
La ragazza sgranò gli occhi. Per il biondo fu abbastanza per prenderlo come un sì.
“Lo sapevo! Non volevo. Ma tu sei così bella… Non sono stato più capace di controllarmi e… So che sembra un rapporto un po’ affollato. Non ci siamo solo noi due, ma… ma Kurama sonnecchia per la maggior parte del tempo… E se non lo fa, non gli interessa ciò che noi facciamo! Lui è un demone e…”
Hinata prese il volto di Naruto tra le mani e lo baciò dolcemente. Quando si separarono, lui si era calmato.
“Non m’importa” sussurrò lei a qualche centimetro da lui. “So chi sei. L’ho sempre saputo. E… non m’importa.”
Naruto tirò un sospiro di sollievo. “Credevo… Tu… Pensavo ti fossi spaventata!”
“Un po’ sì” ammise lei. “Insomma, non me lo aspettavo. I tuoi occhi sono diventati rossi all’improvviso e lui mi stava b… baciando al posto tuo. È stata la sorpresa, e credevo che tu ti fossi arrabbiato e che ce l’avessi con me perché mi ero spaventata.”
Il biondo le prese il viso tra le mani. “No! No! Io… Che stupido che sono” disse infine scoppiando a ridere. “Forse avremmo dovuto parlarne prima. Ti prometto che Kurama non uscirà più, anche se… anche se ogni volta che ti vedo perdo il controllo su me stesso” concluse arrossendo.
Anche lei arrossì. “Io ti amo, Naruto. Niente mi allontanerà da te.” Era la prima volta che glielo diceva. La prima volta se si escludeva la battaglia con Pain, ovviamente.
Il ragazzo la baciò dolcemente e la strinse a sé. “Anche io ti amo, Hinata-chan.”
 
Kakashi uscì di casa con mezz’ora di ritardo, aspettava un messaggio di Shiori che gli dicesse che la cena era annullata, ma così non era stato. Quando raggiunse l’appartamento di Yuri, lei era già fuori che lo aspettava. Indossava un vestito semplice con un leggero scollo a V. Era un incanto. Le posò un bacio sulla guancia, poi la prese sotto braccio.
“Non ha annullato?” domandò la donna sorpresa.
“Cosa? No, certo che no.”
“Lo dici come se fosse strano.”
“Sai che non era personale” le ricordò lui.
“Mi odia.”
Lui si fermò e le accarezzò il volto. “Ti assicuro che non è così.” Le posò un bacio sulle labbra. “Era solo molto impegnata.”
“Non gliene sto facendo una colpa. Ti ho portato via da lei, è normale.”
“Lei non pensa a me in quel modo da tempo!” disse lui cercando di scherzare. “Abbiamo smesso di essere fatti l’uno per l’altra quando lei è uscita da questo villaggio.”
“Ma avete avuto un figlio e la figlia adottiva di lei ti considera un padre.”
“Yuri, stai cercando di litigare?” chiese lui tranquillo.
“No, scusa. Sono solo nervosa per questa cena.”
Lui le accarezzò il volto. “Andrà bene.”
“Ti amo” gli disse lei.
“Anche io,” rispose lui in automatico.
 
Shiori stava cucinando e nel frattempo parlava con i propri figli, soprattutto ad Amaya.
“Ci comportiamo bene. Il papà vuole molto bene a Yuri e stanno cercando di essere felici. Noi dobbiamo essere felici per loro.”
Abbassò il fornello, mentre sentì che la bambina era poco convinta. Per Hikaru era più facile capire. Anche se non aveva ben chiari tutti i sentimenti dei grandi, una parte istintiva di lui riusciva a percepire perché doveva accettare la nuova compagna del padre nella sua vita.
Shiori si voltò verso di loro. “Yaya, Yuri è simpatica.”
“Kakashi deve stare con noi! Poi, lo so che a te lei non piace.” Lanciò un’occhiata furtiva al fratello.
La kunoichi sospirò. “Punto uno, vostro padre passa molto più tempo con voi che con lei. Viene persino alle cene di famiglia. Sai quanti padri nella sua situazione lo farebbero? Nessuno. E sai quante fidanzate accetterebbero questa cosa? Ancora meno.”
“Non esiste il meno di nessuno,” puntualizzò Hikaru, assomigliando fin troppo al padre in quello.
Shiori scosse la testa. “E per il fatto che a me Yuri non piaccia… Non è così. La mia… Quello che Hikaru ha sentito…” doveva spiegarlo in un modo che loro capissero. “Voglio ancora molto bene a vostro padre e voglio proteggerlo. Vi prego aiutatemi a fare in modo che questa sera sia perfetta. Per il papà.”
Hikaru annuì. “Per il papà.”
Amaya sospirò e si arrese. “Per il papà,” disse uscendo.
Il piccolo dai capelli striati di rosso fece per seguire la sorella, ma si fermò. “Mamma?” la chiamò.
Shiori, che aveva messo la testa nel frigorifero per cercare la verdura, si voltò verso di lui. “Sì, piccolo?”
“Papà sente caldo qui quando ci sei tu.” Si indicò il cuore. “Non sente lo stesso con Yuri.”
“Tuo figlio è sveglio.”
“Lo so” disse rispondendo ad entrambi. Prese il figlio in braccio e gli diede un bacio sulla fronte. “Ma papà è felice con Yuri e le vuole molto bene.”
“Ma’, perché ti rende triste?”
“Triste?” chiese lei sorpresa. “Io non sono triste! Ho il bambino più bello del mondo tra le mie braccia! Perché dovrei essere triste.” Lo abbracciò forte e girò su sé stessa, facendolo ridere.
“Basta mamma, ahah… Mi fai girare la testa! Ahaha.”
Shiori si fermò e gli accarezzò una guancia. “Sei la mia gioia. Tu e Amaya lo siete.”
In quel momento il campanello suonò. Lei appoggiò suo figlio a terra e gli ordinò di andare ad aprire.
“Si entra in scena!” disse a sé stessa.
Quando arrivò all’ingresso, sfoggiando un sorriso smagliante, Yuri stava salutando i bambini. In confronto a lei, che indossava un paio di shorts e una canottiera logora, coperta da un grembiule a pois rossi, la donna era di un’eleganza indescrivibile. Shiori le si avvicinò per abbracciarla, poi lei le porse una torta, chiusa nella confezione di cartone.
“Spero che l’abbia fatta tu” le disse.
“Sì, certo. Per ringraziarti di avermi invitato.”
“Ora sono io a doverti ringraziare!” esclamò lei entusiasta. “Dovete scusarmi, ma ho ancora delle cose sul fuoco! Sapete ho calcolato i tempi in base a Kakashi. A quanto pare tu riesci a fargli a rispettare gli orari!”
L’Hokage fece una smorfia e scosse la testa. “Non devi dare la colpa a me di tutti i tuoi ritardi” borbottò, per poi arrossire accorgendosi che poteva risultare fuori luogo.
Le due donne fecero finta di non aver sentito, anche se Shiori, in un altro contesto, l’avrebbe trovato divertente.
Poco dopo, si sedettero a tavola. La cena fu piacevole, e Shiori fu felice di notare che i propri piatti erano apprezzati dai commensali. Persino la conversazione fu piacevole. I bambini si stavano comportando bene e Yuri, per quanto fosse agitata, era davvero di ottima compagnia.
“Sai Shiori, potresti passare in negozio qualche volta. Potrei insegnarti qualche trucchetto” le propose.
“Scherzi? Ti svuoterebbe la dispensa!” commentò Kakashi.
Shiori gli fece la linguaccia. “Sarebbe un piacere. Mi piace fare i dolci, ma mi rendo conto che i miei non sono buoni come quelli di Yoshino.”
“Lo zio Shisui faceva i dolci più buoni del mondo!” esclamò Amaya.
“È vero!” gli fece eco Hikaru.
La kunoichi dal ciuffo rosso fece un sorriso malinconico. “Sì, non li faceva spesso. Diceva che eravamo ninja, e dovevamo mantenere un certo regime alimentare, ma…” Si mordicchiò un labbro. “Erano molto buoni, sì” terminò cercando di sorridere.
“Mamma possiamo andare?” chiese Hikaru.
Shiori alzò lo sguardo su Kakashi. Avevano finito di mangiare e di sicuro non c’era più nulla da fare lì per loro. La donna però aveva paura a restare sola, era come se i bambini la proteggessero.
“Andate, ma fate i bravi! Non voglio mettermi a ripulire l’intera casa. Torniamo a dormire da zia Yoshino stasera.”
“Ok!” esclamarono, ma erano già fuori dalla stanza.
Kakashi si alzò in piedi e andò a frugare in uno dei mobili della cucina, tirandone fuori una bottiglia di sakè.
“Visto che siamo solo noi grandi…” commentò.
Shiori alzò gli occhi al cielo. “Questo è quello che hai imparato nel tuo periodo qui? Dove sono gli alcolici?”
Lui alzò le spalle e portò in tavola i bicchierini.
“Tu e Shisui stavate insieme?” chiese Yuri, dopo aver bevuto un primo sorso.
Shiori percepì che la cosa l’avrebbe fatta sentire meglio. Insomma, se lei avesse avuto un amore, un amore perduto così per giunta, forse la pasticcera non doveva sentirsi minacciata.
“No, lui… era un caro amico.”
“Scusa non volevo…” cercò di scusarsi la donna.
Shiori fece un gesto con la mano per dirle di non preoccuparsi. “Visto che sprecate un po’ di tempo con me sta sera, immagino che domani spenderete più tempo possibile insieme prima della partenza…” commentò per cambiare argomento.
“Ehi non lo stiamo sprecando. Io mi sto divertendo” sottolineò Yuri.
“Anche lei esce poco come noi…” spiegò Kakashi ridacchiando e facendo scoppiare a ridere Shiori.
“Dai è stata una bella serata!” insistette la bionda.
“Lascia perdere, Yuri. Lui è un idiota.”
“Tu hai riso” le ricordò l’Hokage.
La donna fece una smorfia e bevve un sorso di sakè.
“Voi due dovevate essere strani insieme…” pensò Yuri ad alta voce, poi desiderando sotterrarsi. Perché aveva pensato di dire una cosa del genere?
Shiori fu la prima a ridere. “Sì, lo eravamo. Lui era pigro”
“Certo, perché tu eri sempre così attiva!” ribatté lui ironico.
“Io ero un po’ più propositiva, ammettilo.”
“Lei è estremamente disordinata” attaccò l’Hokage.
Shiori sbuffò. “Dovevi vederlo! Era maniacale. Passava dal fai quello che vuoi, al rimettere in ordine ogni cosa. Una volta l’ho beccato sistemare il mio cassetto nel suo appartamento.”
“Quello era il mio cassetto e tu ci avevi messo dentro le tue cose!” sottolineò lui.
“Oh ancora! Davvero? Ho sbagliato una volta!”
“Una volta! Se non ti avessi dato quel cassetto, il tuo armadio sarebbe stato il pavimento.”
“Oh non portavo così tanti vestiti a casa tua!” Shiori deglutì e sentì Isobu fare quel suono gutturale che ricordava una risata. “Li portavo sempre a casa per lavarli” spiegò con più precisione.
“Mamma!” la salvò la chiamata di Amaya.
“Torno subito!”
Kakashi si voltò verso Yuri che aveva osservato il loro scambio di battute con un’espressione strana.
“Tutto bene?” chiese con dolcezza, porgendole la mano.
Yuri annuì e si allungò verso di lui, baciandolo con passione. Shiori rientrò in quel momento e si congelò sulla porta.
“Ehm… Scusate…” disse tentennante.
I due si separarono. Shiori sentì l’imbarazzo di Kakashi, mentre percepì che Yuri aveva avuto esattamente ciò che voleva: marcare il suo territorio. Fece finta di nulla e tornò a sedersi.
“I bambini vogliono farti vedere le piantine in giardino. Le stiamo facendo crescere per quando ci trasferiremo qui.”
“Non sapevo che volevate…” cominciò il Copia-ninja.
“Ne riparleremo, ora va. Yuri magari hai voglia di aiutarmi a sparecchiare?”
“Certo” rispose prontamente l’altra donna.
Così, non appena Kakashi uscì dalla stanza, le due donne si misero a lavorare in silenzio. Dopo aver liberato il tavolo, Shiori cominciò a lavare i piatti, mentre Yuri li asciugava.
“Credo di aver esagerato prima” cominciò la bionda.
“Baciando il tuo uomo?” chiese Shiori. “No, direi che è una cosa che devi fare.” Le passò un piatto.
“Ma l’ho fatto perché…”
“Lo so. Non devi sentirti minacciata da me. Ho avuto la mia occasione con lui, e mi è… bastata.”
“Bugiarda!” esclamò la voce nella sua testa.
“Puoi sfruttarmi come fonte di consigli, però. Di certo ho dalla mia l’esperienza!” le disse facendole l’occhiolino.
Yuri colse la palla al balzo. “Credi che accetterebbe se gli chiedessi di venire a vivere con me?”
Shiori si trattenne dal sembrare sorpresa, e cercò di trovare velocemente una risposta.
“Se è ciò che ti senti di chiedergli…” cominciò misurando le parole, “dovresti farlo. Ma se vuoi un consiglio spassionato, fallo dopo il nostro ritorno. Ora è troppo agitato.”
L’altra donna annuì. La kunoichi percepì perfettamente la reazione che aveva avuto alle sue ultime parole: una forte e irrefrenabile paura di essere imbrogliata.
 
Quando Kakashi e Yuri se ne furono andati, Shiori mise a letto i bambini. Alla fine aveva deciso di rimanere nella riserva, i piccoli erano troppo stanchi.
“Sai, sei riuscita a distruggere il loro rapporto in una serata. Complimenti.”
“Non è quello che ho fatto.”
“Glielo chiederà stasera, e lui dirà di no. Lei si arrabbierà e finiranno per lasciarsi.”
Shiori sbuffò. “Non era il mio obiettivo.”
“Lo sai che io sono dentro di te, vero?”
La donna ringhiò. “Non ho voglia di parlarne! Io voglio che lui sia felice, non voglio che la lasci!”
“Chi vi capisce a voi umani!” Isobu si arrotolò su sé stesso e si mise a dormire.
Shiori, invece, si lasciò cadere sul divano con una mano sugli occhi. “Voglio che sia felice.”
 
Nell’appartamento di Yuri, il clima pareva essere decisamente diverso. Kakashi aveva diretto i suoi passi verso la camera, cominciando a togliersi e a toglierle i vestiti. Ora erano distesi sul letto, lui sopra di lei che la baciava. Le labbra di lei seguivano i suoi movimenti, mentre le loro mani si muovevano lungo i corpi. Ad un tratto, lei si fermò.
Kakashi si separò quel tanto per poterla guardare con espressione confusa. “Che succede?”
“C’è qualcosa di me che ti infastidisce?” chiese lei dal nulla.
L’espressione dell’Hokage si fece, se possibile, ancora più interrogativa. “Ma che dici?” Andò a baciarle dolcemente il collo. “Sei… stupenda…” sussurrò a fior di pelle.
Lei lo staccò da sé. “Parlo sul serio, Kakashi! So di avere dei difetti.”
Il ninja cambiò posizione e si mise a sedere accanto a lei. “Che ti prende?”
Lei allontanò lo sguardo. “C’erano un sacco di cose che ti infastidivano di lei, eppure l’amavi. Persino oggi, quando parlavate del cassetto… Se non fossi stata lì, non so come sarebbe finita.”
Kakashi scoppiò a ridere e lei arrossì in quel modo tanto elegante che aveva di arrossire.
“Lo trovi divertente?”
“Come pensi che sarebbe finita?” chiese.
“Lo sai.”
Lui scosse la testa. “No, te lo dico io. Avremmo continuato ad urlare fino a che uno dei due non sarebbe uscito sbattendo la porta.”
“Ho avuto un’altra impressione.”
“Perché sei gelosa. Ed è una cosa estremamente tenera” disse lui, cercando le sue labbra.
Lei gli negò il bacio. “Non sono una bambina. Tra di voi c’è passione, si sente. E… Mi sembra di non poter minimamente competere.”
Kakashi alzò gli occhi al cielo. “Non è una competizione! È finita. Vuoi sapere se c’è qualcosa che mi dà fastidio? Bè, c’è. Ed è che dopo sei mesi, ancora credi che io possa lasciarti per lei. Ti ho mai dato motivo di crederlo?”
Yuri abbassò lo sguardo. Non l’aveva fatto, ma lei era una donna, e il suo istinto le diceva che doveva rimanere in guardia.
“Lei ti ama ancora” insistette. Non avrebbe mollato. Non era una bambina gelosa, sapeva di cosa stava parlando.
L’Hokage sospirò. “Yuri…”
“Non dire che non è vero, perché…”
Kakashi si riavvicinò a lei. “Lei,” sottolineò. “Lei mi ama ancora. Io ho scelto te.”
Stavolta lasciò che la baciasse. “Vieni a vivere con me” gli disse. “Potremmo vederci più spesso e…”
“Io ho Gai, Yuri. Non posso lasciarlo.”
“Quindi non vivremo mai insieme?”
“No, solo… Non ora. Deve recuperare, è ancora in riabilitazione. Ma ti prometto che ci vedremo più spesso. Al mio ritorno, le cose saranno diverse.”
Yuri avrebbe voluto ribattere, avrebbe voluto insistere, ma aveva paura che se avesse combattuto l’avrebbe perso.
“D’accordo” rispose. “Ci conto” disse tornando a baciarlo.
 
Dopo la riunione nell’ufficio dell’Hokage, Shiori si trattenne un attimo. Sentiva che Kakashi voleva parlarle da solo. Lei si sedette sul bordo della scrivania e attese pazientemente. Il Copia-ninja stava guardando le ultime carte prima della partenza e gli sembrava del tutto assurdo il loro piano, ma in fondo poteva funzionare.
Dalla sera prima era stato abbastanza distratto. La proposta di Yuri l’aveva alquanto spaventato. Non si sentiva pronto ad un passo del genere e sapere che lei lo era, lo metteva in agitazione. Shiori accanto a lui guardava fuori dalla grande vetrata nel più totale silenzio.
“Shika ha avuto un’ottima idea…” cominciò il ninja dai capelli argentati.
“Che c’è Kakashi?” chiese lei, invece.
Lui alzò gli occhi al cielo. “Tu credi che io non lo riesca a notare, ma lo so che c’è qualcosa che mi nascondi.”
La sua bocca si inclinò in una smorfia. “Mi capisci così bene, eh?”
L’Hokage si alzò in piedi. “Cosa c’è?”
Lei si voltò verso di lui, cercando di sorridergli. “Niente.” Poi, prese un respiro e cambiò argomento: “Yuri era soddisfatta dalla cena di ieri?”
“Mi ha chiesto di andare a vivere con lei” ribatté lui. Shiori annuì. “Ma tu lo sapevi già.”
“Mi ha chiesto un consiglio” spiegò la donna.
“E tu le hai detto che era un’idea geniale?” ringhiò lui.
“Io le ho detto di aspettare il nostro ritorno,” rispose lei cercando di mantenere la calma.
“Le ho dovuto dire di no.”
Shiori si scostò dalla scrivania. “Bè, ogni tanto si deve negare qualcosa. Non è colpa mia se…”
Kakashi le afferrò un braccio stretto. “Il tuo compleanno…”
“Se le hai detto di no per quello…”
“Non ne abbiamo più parlato.”
“Non c’è niente da dire…”
“Shiori…”
“Lo capisci che quella è la dimostrazione di quanto siamo infantili insieme?”

 
Avevano festeggiato il compleanno di Shiori in famiglia. Era stata una serata divertente, un po’ malinconica nel ricordo di chi mancava, ma nel complesso piacevole. Dopo aver messo a letto i bambini insieme, Kakashi uscì in veranda con la donna, tenendo in mano un bottiglia di sakè.
“Buon compleanno!” disse alzando la bottiglia e bevendo direttamente da essa.
Shiori accettando l’offerta, prese la bottiglia dalle sue mani e bevve un sorso. “Grazie.”
“Ti senti più vecchia?”
Lei alzò gli occhi al cielo. “Devi imparare a parlare con le donne, decisamente.”
Kakashi le diede una leggera spinta con la spalla. “Non dovresti preoccuparti. Sei ancora bellissima.”
Shiori arrossì. “Non mi preoccupo.”
“Ten mi ha detto che sei uscita con quello Hyuga” fece indifferente, ma Shiori percepì la sua gelosia.
“L’ho fatto solo perché diceva che dovevo uscire con qualcuno. Comunque, non è andata bene.”
“Ti ha trattato…” cominciò con tono minaccioso.
“No no, lui… Io gli ho dato un pugno.”
“Cosa?”
Shiori ridacchiò. “Ha parlato per ore del fatto che appartenesse alla casata principale, senza considerare tutto quello che Hinata, Hiashi e Neji hanno fatto per togliere di mezzo queste stronzate. Poi quando siamo arrivati a casa sua e lui ha…” come poteva parlare di questo a Kakashi. Bevve un altro sorso di sakè e riprese: “Mentre mi baciava me lo sono immaginata che pensava: ‘Deve essere onorata. Sta baciando uno della casata principale.’ Così, gli ho dato un pugno e sono scappata.”
Il Copia-ninja scoppiò a ridere. “Non credo che avrai molti appuntamenti se finiscono tutti così.”
“Era un idiota.”
“Per fortuna.” A quelle parole, l’Hokage arrossì. “Cioè… Voglio dire… Mi dispiace… Ovviamente sarebbe stato meglio che non lo fosse. Intendevo per fortuna te ne sei accorta pri…”
“Kakashi, non mentirmi. Lo so quando menti.” Si pentì immediatamente di averlo detto. Avrebbe dovuto far finta di niente.
“Tu non speri mai che tra me e Yuri finisca?” chiese lui dopo qualche attimo di silenzio, il suo sguardo sembrava quello di un cucciolo in cerca di coccole.
“Ho bevuto, non dovresti farmi questa domanda.” L’Hokage rimase in silenzio. “Ogni giorno,” ammise lei, poi si sedette a cavalcioni su di lui e gli posò un bacio sulla fronte. Poteva dare la colpa all’alcol, ma sapeva di volerlo fare. “Ogni volta che mi guardi.” Lui le strinse i fianchi, avvicinandola a sé, lei gli baciò la guancia. “Ogni volta che sento cosa provi per me.” Gli baciò il collo e lui gemette. “Ogni volta che mi sembra così stupido continuare a punirci per errori passati.”
Gli prese il volto fra le mani e lo baciò. Lui intrecciò le sue dita nei capelli di lei e rispose al bacio con passione. Non avrebbero saputo dire quanto tempo durò. Di certo abbastanza perché le loro mani cominciassero a vagare affamate, abbastanza perché cominciassero a sentirsi decisamente accaldati. Ad un tratto, un rumore provenne dalla cucina insieme ad un’imprecazione di Shikamaru.
I due si separarono e si guardarono imbarazzati. Shiori si scostò da lui e si mise in piedi, dirigendosi velocemente verso la porta.
“Shio…” Kakashi la chiamò.
“Scusa, è stato uno sbaglio. Troppo sakè.” Poi, sparì in casa e loro non ne parlarono più.

 
“Quindi va bene così? Tu mi dici che senti tutto quello che provo, che lo sai, che ti sembra stupido che noi continuiamo così, poi…”
“Perché ne stiamo parlando ora, dopo tutto questo tempo?” urlò lei.
“Perché mi ha chiesto di andare a vivere insieme. Fa sul serio! Vuoi davvero che io e lei facciamo sul serio?”
“Non ha niente a che fare con me! È una tua scelta!”
“Certo che ha a che fare con te!”
“È la tua vita!”
Kakashi ringhiò furioso. “Quindi dovrei dirle di sì?”
Shiori alzò le spalle.
“Bene, allora lo farò.”
“Bene!” Shiori uscì sbattendo la porta.
 
Il giorno successivo, alle prime luci dell’alba, il gruppo si ritrovò davanti all’ingresso del villaggio. Naruto e Hinata si stavano salutando in un angolo, mentre Sakura sussurrava qualcosa all’orecchio di Sasuke. Kakashi guardò i suoi allievi, mentre abbracciava i suoi figli e sorrise. Sembravano felici.
Lasciò che i figli abbracciassero la madre, cercando di evitare lo sguardo della donna, e si rivolse a Gai.
“Ce la farai a gestire tutto?” chiese.
“Con Shizune, certo!” esclamò il ninja verde.
Kakashi annuì e fece i segni con le mani, invocando la sua muta di cani. Con loro apparve Tora, che saltellò correndo a strusciarsi contro le sue gambe e poi andò a salutare i bambini. Anche la gatta ignorò Shiori. La donna finse di non accorgersene.
Il Copia-ninja sarebbe voluto correre a stringerla a sé, voleva dirle che sarebbe andato tutto bene, ma si trattenne. In quel momento Yuri apparve davanti a lui e gli si fiondò tra le braccia. Lui la strinse, il suo sguardo fisso sulla kunoichi, che ricambiò con un’occhiata gelida.
La rabbia lo prese e con forza fece scontrare le proprie labbra con quelle della pasticcera, sperando che Shiori percepisse tutta la passione che ci metteva. Si accorse in quel momento di essere tremendamente infantile e si fermò.
“Ci vediamo presto” sussurrò. “In marcia!” ordinò al resto del gruppo e tutti obbedirono.
Kakashi guardò tutti i suoi compagni di viaggio passargli davanti e annuì soddisfatto. Erano diretti a una riunione importante, una riunione che avrebbe sigillato la pace su quelle terre.
 
 
 
 
 
 
Angolo del pentimento n°2
Rinnovo le mie scuse per la lunga attesa. Spero ancora che ci sia qualcuno che desidera leggere questa storia. È stata un’estate impegnativa. Comunque sono tornata e ci stiamo davvero avvicinando al finale, al massimo altri nove capitoli e ci siamo.
Nella speranza che non mi tiriate pomodori virtuali e insulti veri, spero di rivedervi nei prossimi capitoli, che saranno pubblicati al solito ritmo settimanale, e se riesco anche prima.
Mi prostro ancora davanti a voi.
Baci.
Vale
  
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