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Autore: Threathlist    04/09/2017    1 recensioni
Durante un'escursione nella tundra, l'autorità di Sejuani viene sfidata.
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sejuani
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Siamo in viaggio da giorni.

Una piccola squadra di escursione può percorrere venti, forse trenta miglia in una giornata con condizioni ottimali. Ma le condizioni sono state tutt'altro che ottimali: una bufera si è sollevata dalla Zanna di Jorah, chiudendo il passo meridionale e ricacciandoci nell'entroterra. I villaggi sulla frontiera che speravamo di colpire saranno seppelliti sotto la neve o fortificati, ormai.

Nonostante tutto avanziamo verso sudest. Le carovane di rifornimenti dovranno aggirare la Zanna dal valico orientale, lente e vulnerabili mentre attraversano le colline. Saranno ben protette in questo periodo dell'anno, ma non abbiamo altra scelta. Dobbiamo portare qualcosa indietro alla tribù, o i rigori dell'inverno dimezzeranno le nostre forze e la guerra finirà prima ancora di cominciare.

Sento il dissenso serpeggiare con il fetore di una malattia. Alcuni hanno sempre diffidato della mia risolutezza ed altri semplicemente temono lo scontro più di quanto temano la sottomissione. Codardi. Non osano parlare, se non in bisbigli alle mie spalle, quando pensano che la mia attenzione sia rivolta altrove.

No, non tutti.

Bristle ringhia sotto di me, irrequieto. Una figura è apparsa oltre la sagoma di una collina, in groppa ad un orso bianco. Galena è partita in avanscoperta questa mattina, verosimilmente per cercare tracce dei carri avarosiani. Sospetto che sia stata una scusa per racimolare il coraggio che le è rimasto.

Sollevo un pugno corazzato e sento il mio seguito fermarsi con qualche grugnito curioso. La cavaliera ferma la sua bestia ad una quindicina di metri, in posizione sopraelevata. Il simbolismo non mi sfugge affatto.

"Rapporto." Non mi sforzo di nascondere l'ostilità in questo semplice comando. Sappiamo entrambe cosa sta per succedere.

"Certamente, Matriarca. Neve e ghiaccio e terra morta per miglia. Questo è il mio rapporto."

Scende dall'orso. La bestia è ben addestrata e si limita ad accucciarsi in attesa di un nuovo ordine. "Ogni traccia della carovana è scomparsa, seppellita da tempo. E mentre noi vaghiamo a caccia di fantasmi e visioni, gli Avarosiani banchettano e si ingozzano dietro le loro mura a sud, al caldo e al riparo!"

Prendo nota delle sparse voci di assenso tra i miei guerrieri. "Ho chiesto un rapporto, Galena. Non le tue lamentele."

"Lamentele? Queste sono solo osservazioni, Matriarca. Le mie lamentele sono ben altre."

La guerriera inizia a camminare a grandi passi, avanti e indietro gesticolando come una forsennata. Questo teatrino non è rivolto a me, ma ai miei seguaci. Un tentativo di giustificare l'atto che seguirà questa pagliacciata.

"Abbiamo attraversato metà del Freljord, e tutto ciò che abbiamo avuto in cambio sono i miseri rimasugli di una o due scorrerie. Abbiamo usato la nostra legna ed il nostro ferro per produrre armi e armature, quando avremmo dovuto rinforzare le nostre case per le tempeste a venire. I nostri figli e le nostre figlie prendono in mano asce e spade, quando dovrebbero lavorare per l'ultimo raccolto d'autunno!"

Roteo gli occhi in un moto di disgusto. Parole sentite centinaia di volte che ormai hanno perso qualunque significato.

"Il mio villaggio ha scorte sufficienti per un mese, forse poco più. Dovrei essere lì adesso, per proteggere e guidare i miei cittadini. Ed invece eccomi qui, con le ginocchia nella neve, a seguire una folle, sanguinaria, belligerante matric..."

"Silenzio!"

Il mio grido è accompagnato da un boato di Bristle. Galena ha appena passato il confine tra insubordinazione e sfida. Dovrei essere furiosa, ma francamente le sono grata. Questo semplifica di molto la situazione.

"Hai giurato di seguirmi, Galena. Mi hai riconosciuta come tua regina e ti sei inchinata a me, come chiunque altro qui presente. La tua fedeltà mi appartiene. Quindi obbedisci come mia suddita, o sfidami come pretendente. La scelta è tua."

Il vento sottolinea un'istante di esitazione. Ha un'ultima occasione per ritirare le sue parole, inghiottire l'umiliazione e sottomettersi. Ovviamente è fuori discussione.

Getta via l'elmo. Ha preso la sua decisione.

Scendo dal cinghiale da guerra, rassicurandolo con mano ferma. Bristle è rabbioso, pronto a caricare. Potrei dargli un semplice comando e la mia sfidante sarebbe ridotta in  pezzi sanguinolenti sparsi in un raggio di venti metri, ma in seguito un'altro pretendente prenderebbe il suo posto. Devo occuparmene da sola.

"E sia." Poggio il mio elmo sulla sella ed inizio ad armeggiare con le cinture dell'armatura. "Galena del Clan Stoneworth. Io, Sejuani, Matriarca del Clan Winter's Claw e regina del Freljord Unito, accetto la tua sfida."

Le tradizioni impongono semplici regole. Niente armi, corpo a corpo, fino alla morte o alla sottomissione. L'armatura è permessa, e Galena indossa la sua tenuta da cavaliera in cuoio bollito. Misera cosa davanti alla mia corazza, ma per sua fortuna non ho intenzione di usarla.

Ho intenzione di mandare un messaggio.

"Per la mia autorità e per la mia posizione e per il mio onore, combattiamo come hanno combattuto le nostre madri prima di noi e come Serylda ha stabilito. Che la vincitrice possa guidare il nostro popolo verso un futuro glorioso..."

Gli spallacci cadono con un tonfo, seguiti dal pettorale. Bracciali, stivali, cintola e cotta inferiore li seguono finché non rimango scoperta ed esposta agli elementi, nuda se non per delle misere fasce di pelle.

"... e che la perdente sia dimenticata e calpestata per la sua debolezza."

Davanti ai miei uomini appaio come una dea della guerra. Incurante del freddo, incurante del vento crescente, immobile contro la tempesta che monta da sud. Inarrestabile ed invincibile.

Ma sono ancora umana, ed il gelo mi penetra la ossa in un dolore tagliente. Un dolore a cui sono abituata, di cui non do' alcuna dimostrazione. La mia espressione rimane imperturbabile, il mio sguardo fisso sulla donna davanti a me. Che legga ciò che voglio dire sulle mie labbra.

Se il Freljord non può spezzarmi, che speranze hai tu?

A suo onore, Galena non mostra timore. Si limita ad avanzare i pugni sollevati in una posizione difensiva. Arricciò le labbra, soddisfatta. Almeno questo sarà uno scontro degno.

Carico gridando a pieni polmoni. Il mio primo pugno incontro una guardia salda e mi chino per evitare il contrattacco. Il suo stile è reazionario, difensivo. Agisce solo in risposta ad un mio colpo, cercando di tenermi a distanza. Forse spera che il mio freddo esaurisca le mie forze. Illusa.

Tre giorni e tre notti ho aspettato nuda contro la più grande bufera degli ultimi cinquant'anni, in cima alla Roccia dell'Artiglio, sfidando tutta la furia di questa terra spietata; e al termine della quarta notte ho reclamato per me la corona e dichiarato guerra.

Questo, in confronto, è un gioco per bambini.

Il mio assalto si fa' più brutale. Dove Galena para i miei pugni rispondo con calci e prese, costringendola ben presto ad abbandonare il suo piano e lottare per la sua vita. Nella sua disperazione riesce ad assestare un buon gancio, facendomi assaggiare il mio stesso sangue. Sputo un grumo che macchia la neve di rosso, e ricomincio a colpire. Lei è più veloce e più alta di me, ma non ha né la tenacia né la forza per battermi. I suoi colpi sono troppo cauti, quei pochi che mi raggiungono lasciano appena dei lividi. Lo scontro si prolunga. Dieci, quindici, venti minuti.

Finalmente barcolla dopo un violento montante. Sento le sue ossa ed i suoi denti scricchiolare insieme alle mie nocche. Alza le braccia per coprire il suo viso, cercando di riprendere fiato. Apro un varco afferrandola per i polsi e la trascino verso di me colpendola con una testata, dritta tra i suoi occhi. Sorrido quando sento il suo naso spezzarsi.

La faccia di Galena è ora una maschera di sangue che zampilla sulla mia fronte. Mentre cade lancio un'ultima ginocchiata che la raggiunge al petto. Quel poco di aria che le era rimasta nei polmoni si cristallizza nel gelo, abbandonando il suo corpo.

E' sconfitta, oltre ogni ombra di dubbio. Adesso ha di nuovo la stessa scelta davanti: sottomettersi, o morire. Non vedo perché la sua risposta debba essere diversa, quindi pongo fine al duello con un pestone sulla sua trachea. Galena muore così: senza ultime parole.

L'istinto dell'orso da guerra ha la meglio sul suo addestramento e l'animale carica per vendicare la sua padrona. Fa a malapena cinque metri quando viene trapassato dalle zanne di Bristle e squartato come un agnello al macello. La mia bestia è ora insanguinata come me. La somiglianza mi fa sorridere.

Ansimo. Sento parecchi sguardi su di me, sguardi di ammirazione e di timore. So di dover dire qualcosa, ma le parole non sono state il mio forte. Non importa.

"Credete" mi rivolgo esattamente a coloro che mi hanno dubitato, quelli che hanno annuito alla sfida di Galena. "che non sarebbe facile abbondare tutto questo?"

Incontro ognuno dei loro sguardi, ed uno dopo l'altro si abbassano. "Credete che non preferirei vivere con la sicurezza di avere ogni giorno cibo caldo, vino, un tetto sopra la testa? Il pensiero è allettante. Chi del resto non desidera un futuro assicurato, protetto, confortevole?"

Faccio un gesto esasperato, verso la tundra. "Sarebbe così semplice, se il prezzo da pagare non fosse così maledettamente alto. La nostra terra. Le nostre tradizioni. La nostra dignità. Inginocchiatevi, ordina Ashe dal suo trono a sud. Inginocchiatevi e sarete al sicuro, grassi e felici."

Avanzo a tentoni e recupero un guanto. "Le pecore, e solo le pecore, accetterebbero un'offerta simile. Il sangue di Serylda è nelle mie vene. Il mio destino è mio soltanto. Preferirei morire, di fame o di spada, prima di abbandonarlo nelle mani di qualcun'altro."

Un coro di assensi, finalmente.

"Io sputo sulla sua offerta. Sputo sull'abbondanza, sputo sulla sicurezza e sputo sulle sue promesse. Io conosco il vero Freljord, gelido e brutale e spietato, in cui ogni nuova alba è una vittoria, in cui ogni respiro è una battaglia. Conosco le leggi che ci sono state tramandate. Conosco il vero dolore che questa terra sa infliggere, e la vera forza che nasce da quel dolore. La forza del ghiaccio che ha guidato i nostri antenati, che Serylda ci ha lasciato in eredità. E non lascerò che nessuno mi porti via ciò che è mio di diritto. Chiunque ancora dubita di me o della mia decisione..."

Indico quel che rimane di Galena. "E' libero di prendere il suo posto."

Nessun'altro parla. Nessun'altro si oppone. Un guerriero mi offre il mio elmo a testa bassa, segno di fiducia e riconciliazione. Accetto con un sospiro.

Dieci minuti dopo sono di nuovo in sella, con indosso la mia armatura. La spedizione è di nuovo in movimento. Ci attendono altri giorni nella tundra, una lunga caccia ed una brutale battaglia al termine di essa: parecchi moriranno nello scontro ed altri ancora nella marcia di ritorno. Ma coloro che sopravvivranno all'ordalia saranno più forti, più esperti, più affilati. Saranno eroi, forgiati nel dolore e benedetti dalla forza del ghiaccio.

Questo è il vero Freljord. Questo è il mio regno, il mio destino. E nessuno potrà mai portarmelo via.

  
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