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Autore: Luxanne A Blackheart    06/09/2017    2 recensioni
"Noi due siamo uguali, anche se diversi, Zafiraa. Siamo uguali perché siamo stati rinnegati. Siamo diversi perché distruttivi in modo differente: tu come la neve, io come il fuoco."
Zafiraa ha diciotto anni e due problemi. È albina e una piratessa, una delle più temute ed odiate dei sette mari. Fattori questi che rendono il sopravvivere,  in una società fortemente maschilista e  superstiziosa, molto difficile.
Zafiraa ha un rivale che cerca di catturarla, direttamente imparentato con il sultano, che la vuole morta dopo il torto subito.
Ma non appena le loro spade affilate si incontreranno, capiranno di essere due animi affini i cui destini e passati sono fortemente collegati fra di loro.
Sono neve e fuoco.
Sono rinnegati dalla stessa terra.
Sono un uomo e una donna che non hanno un posto nel mondo e che cercheranno di crearselo. Insieme, separatamente, chi può dirlo?
L'importante è che due occhi verdi da cerbiatta e capelli rossi come il fuoco non muovano le carte in tavola, girandole a proprio favore. Perché il tempo passa per tutti, ma le abitudini restano.
Segreti mai rivelati, bugie, odi repressi e amori proibiti e immorali... siete pronti a rientrare a Palazzo Topkapi e vivere una nuova avventura?
Genere: Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Rinascimento
Capitoli:
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Zafiraa entrò in camera del principe Mehmed senza bussare. Il ragazzo era seduto davanti al fuoco e leggeva un libro rilegato dalla copertina rossa. I capelli chiari sembravano aver assunto il colore del fuoco e la pelle pallida si era leggermente arrossata. Avvicinò una delle sedie e gli sedette di fronte, osservandolo mentre leggeva.
Lo facevano spesso; restavano seduti l'uno vicina all'altra mentre uno leggeva e l'altra lo osservava, persa nei suoi pensieri. Non aveva mai fatto una cosa simile con suo fratello Alexandros, con lui usava le armi per sfogarsi.
Era strano, pensò Zafiraa, avevano legato subito, dal primo giorno in cui si erano incontrati per la prima volta. Fra di loro c'era una connessione particolare, non romantica, ma di un tipo più profondo. Quando gli era così vicino e stavano in silenzio, sentiva qualcosa all'altezza del cuore, nelle vene, lì dove era nascosta la sua anima, che cercava di dirle qualcosa.
Non riusciva a capire che cosa, non sapeva se qualcuno glielo avrebbe mai detto, ma quel tipo di connessione non l'aveva mai avuto con nessuno dei suoi conoscenti o famigliari. E stranamente, non la spaventava.
Lo osservò, mentre richiudeva il libro e la guardava con i suoi grandi occhi chiari e un sorriso gentile sulle labbra.
Non somigliava ad Hurrem, tranne quando corrucciava le sopracciglia quando era infastidito da qualcosa. E per quanto ne sapeva e si diceva in giro, Mustafà era la copia sputata del sultano, quindi Zafiraa non credeva che somigliasse neanche a suo padre.
-Che cosa c'è, Zafiraa? Mi stai fissando e sai che mi fai paura quando lo fai. -
-Stavo solo pensando, Mehmed. - Zafiraa scrollò le spalle e una ciocca di lunghi capelli bianchi, le cadde davanti l'occhio.
Quanto li odiava! Ripensando a quello che era accaduto qualche giorno prima, avvampò all'improvviso, aggrottando le sopracciglia. Mehmed sorrise sotto i baffi, facendo luccicare gli occhi.
Stava molto meglio e aveva messo su del peso da quando Zafiraa gli faceva visita ogni giorno e lo portava in giardino a prendere un po' d'aria. In realtà erano l'uno la medicina dell'altra.
-A qualcuno in particolare? - Mehmed fece un sorrisetto malizioso, sapendo che sfottendo la ragazza su quell'argomento, avrebbe suscitato una reazione che raggiungeva i più alti livelli di isterismo.
-Ma che cosa dici! Sei impazzito?! Sai benissimo che a me questo tipo di cose non interessa. - La voce di Zafiraa aveva raggiunto livelli talmente alti che la potevano sentire in tutto il castello.
Mehmed cominciò a ridere e quando lo faceva, le migliorava la giornata. Infatti la ragazza nascose un sorrisetto soddisfatto sotto la facciata da dura e arrabbiata.
-Allora, quale dei tanti uomini che hai letteralmente schiavizzato con il tuo charme, si tratta? - Il principe sollevò un sopracciglio, interessato. Adesso era serio.
-Io non ho schiavizzato nessuno. - Borbottò Zafiraa, colpevole. Forse era vero. Ma lo aveva fatto per vivere al meglio in quella situazione di merda. Si era fatta qualche amico importante tra le guardie, tra i servi e tra le cucine, per avere l'opportunità di poter uscire ed entrare liberamente a cavallo, poter entrare ed uscire dalla camera di Mehmed liberamente e avere qualche porzione di cibo in più per lei e suo fratello.
-Certo e io non sono uno storpio! -
-Mehmed! -
-Sì, è il mio nome. E il tuo deve essere Zafiraa. Ma cambiando argomento con me, non funziona! -
-Io ti odio, lo sai? -
-Certo, che no. - Mehmed fece un grande sorriso e luminoso.
-Ah, basta, me ne vado! Ho del lavoro da fare, al contrario tuo, principino. - Zafiraa si alzò e lo baciò sulla guancia, prima di andarsene.
-Scappa da uno storpio, mi raccomando. Allah si vendicherà della tua anima. -
-Sì, ci vedremo nel jahannam*, allora! -




Bayezid comparve all'improvviso quando lei svoltò l'angolo. Zafiraa, talmente persa nei suoi pensieri, non si accorse della sua presenza e andò a sbattergli contro. Le mani del ragazzo le cinsero la vita, stringendola in modo inappropriato, mentre un sorrisetto malizioso gli dipingeva il bel viso.
-Ti stavo cercando, mia bella. -
-Sono stata occupata, mio principe. Non potevo venire a trovarvi. - Zafiraa borbottò qualche frase sconnessa, mentre cercava di allontanarlo. Odiava quando la toccavano senza il suo permesso, era qualcosa che non riusciva a concepire. Ma il principino se lo doveva tenere buono per la sua stessa vita. Sembrava essere il favorito di Hurrem, per quanto una madre ne possa avere...
-Abbiamo un'uscita in sospeso, ricordi? Da quanto non esci da questo maledetto palazzo? Starai diventando pazza. -
-Non ne avete idea quanto. - Zafiraa sorrise. - Ma Mustafà, cioè il mio padrone, non mi consente di uscire senza la sua presenza. -
Bayezid arricciò le labbra e annuì, dandole ragione. - Già, mio fratello sa proprio essere uno stronzo. -
-Temo che non si possa fare nulla, mio principe. -
-Mai dire mai, se mettessi in mezzo mia madre, forse ti lascerebbe tutta per me. -
-Merda... - Zafiraa digrignò i denti, sperando che qualcuno la salvasse in quel momento. Ma ovviamente, quando c'era bisogno di Mustafà lui non c'era mai. Stupido idiota.
-Come, prego? -
-Meraviglioso, ho detto. Cosa avete capito? -
Bayezid scosse il capo, sorridendo. Le afferrò il viso tra le mani e si chinò su di lei, baciandole leggermente le labbra. Zafiraa trattenne i conati di vomito e forzò un sorriso.
-Allora ci vediamo dopo, mia bella. - Bayezid la lasciò andare finalmente e lei poté scappare il più lontano possibile. Che schifo di situazione!






Zafiraa piombò in camera sua come una furia; Mustafà sollevò lo sguardo dal libro che stava leggendo, guardandola divertito. Aveva il viso arrossato e i capelli talmente disordinati da sembrare una sorta di cespuglio bianco sulla sua testa, poteva anche sembrare divertente, se dai suoi occhi ella non avesse sputato fuoco. Era proprio infastidita e arrabbiata.
-Quando tu entri in camera mia in questo modo, non è mai un bene. Dimmi, che cosa avrò mai fatto adesso? - Mustafà poggiò il libro sul tavolo, osservandola calmo. Si sentiva ancora debole e non ne aveva ancora discusso con suo padre, dell'accaduto. Non poteva fidarsi di nessuno, in quel momento, a parte... lei. Quella pazza di Zafiraa.
-Tu niente! Quel perseguitante di tuo fratello, invece! - Alle volte, quando era arrabbiata come in quel momento, sembrava dimenticare di non essere più un suo pari e gli parlava come quando, tanto tempo prima, combattevano l'uno contro l'altra.
-Quale degli innumerevoli? - E Mustafà, molto spesso, lasciava correre, perché a lui mancavano terribilmente quei tempi.
-Bayezid. Quello che vuole costantemente toccarmi e attaccare le sue raccapriccianti labbra sulle mie. - Rabbrividì al solo pensiero, tremando. Mustafà sollevò il sopracciglio, alzandosi e avvicinandosi a lei.
-Ha... ha per caso tentato di...? -
-No! Certo che no! Non sarebbe ancora vivo, o almeno avrebbe qualche pezzo in meno. Lo sai bene. -
Mustafà rabbrividì, ripensando a quel momento spiacevole nella vasca. Non doveva farla innervosire quando si trovava nudo in sua vicinanza.
-E per cosa sei venuta da me, allora? Di questo genere di cose ne parli personalmente con Mehmed, non con me. E poi... dopo l'ultima volta che ci siamo visti, qualche giorno fa, tu sembravi convinta a non parlarmi. -
-Lo ero, a dir la verità. Ma dobbiamo stare costantemente l'uno vicino all'altra, quindi mi sembrava inutile prolungare questo silenzio. - A volte la sua sincerità lo disarmava. - Comunque, non stavamo parlando di noi due. Ma di me. -
-Egocentrica. - Mustafà sorrise, avvicinandosi ancora, fino ad averla a due centimetri di distanza. Osservò i suoi capelli arruffati e alzò la mano per sistemarglieli. - Che cosa posso fare per te, allora? Hai il mio pieno appoggio su qualsiasi cosa, purché legale, poiché ti devo la mia vita. -
-Adesso capisco che cosa significa avere dei servi che ti leccano il culo tutto il giorno. - Zafiraa rise, notando la faccia infastidita di Mustafà. - Io propongo una tregua tra noi due. Tutto il passato dimenticato, cerchiamo di essere amici, per quanto ci si possa riuscire. Tu non hai nessuno e hai bisogno di persone su cui far affidamento, soprattutto dopo tutto l'accaduto. Mi sembra un accordo equo e giusto per entrambi. -
-Giusto. E tu sei abbastanza abile con la spada. -
-Abbastanza? - Zafiraa sollevò il sopracciglio, offesa.
-E' un grosso complimento. -
-Bene, allora affare fatto. - Zafiraa si sputò sulla mano e Mustafà fece lo stesso, prima di stringersela. - Allora, devi venire con me questo pomeriggio. -
-Dove? -
-Con me e Bayezid. Vuole portarmi fuori a cavallo e se ci sei tu, forse, non mi toccherà e così eviterai che io uccida qualche altro membro della tua famiglia. -
-Tu sì, che sai lasciarti il passato alle spalle. -
-Scusa, mi diverto ancora a prenderti per il culo. Mi serve tempo per abituarmi a te e a questa nuova cosa. Le tradizioni sono dure a morire. -
Mustafà, suo malgrado, rise. Ma la smetteva mai di parlare?
-Va bene, Zafiraa. Verrò con te e ti offro la mia completa disponibilità. -
-Bravo, principino. Ci vediamo dopo. - Zafiraa lo salutò con la mano ed uscì talmente veloce com'era tornata. Tutta capelli bianchi, fruscii di vestiti e vita.
Ma di loro e del perché lei non gli aveva parlato per così tanto tempo, non avevano discusso, ma avrebbe ripreso l'argomento, ne era certo. Era curioso.




Il principino le inviò un messaggio, nel quale le lasciava detto di incontrarlo nelle stalle; aveva saputo che anche suo fratello Mustafà avrebbe partecipato all'incontro e non desiderava molto la sua presenza, poiché quella era solo un'uscita per due, per lui e per lei, la sua amata.
Zafiraa sorrise, divertita dal desiderio che quel principino provava per lei. Poteva usare quella situazione per far sì che Bayezid si legasse maggiormente a lei e in questo modo egli gli rendesse la sua libertà.
Ci pensò veramente e prese in considerazione l'idea di potersene approfittare, ma ebbe disgusto di se stessa qualche secondo dopo. Lei non agiva in quel modo, lei preferiva brandire una spada, infilzare il nemico, sentirsi libera perché aveva lei il potere di decidere... In quel momento si sentiva inutile, una stupida serva malata che tentava la scalata sociale.
Non aveva bisogno di quei mezzucci, non voleva prendere il posto di Hurrem. La politica l'aveva sempre disgustata.
Si incontrarono nelle stalle e a lei fu dato un cavallo nero, uno che nessuno usava più da tempo. Era un stallone enorme e bellissimo con grandi occhi scuri e molto coccolone. Infatti, non appena la vide, strofinò il suo grande muso sulla sua mano e nitrì.
-Quel cavallo odia tutti. Tu sei la prima con la quale non si comporta in modo scontroso. - Mustafà ridacchiò, mentre i servi preparavano loro le selle.
Partirono a tutta velocità sui loro cavalli e viaggiarono per circa un'ora, prima di arrivare ad un enorme bosco, con alberi centenari e talmente alti da sfiorare il cielo con la loro chioma verde.
Bayezid aveva portato qualcosa da mangiare e anche un lenzuolo da stendere per terra. Sembrava proprio un'uscita romantica e Mustafà doveva reggere la candela.
La sua faccia annoiata la diceva tutta.
Ogni volta che Bayezid le si avvicinava troppo o le toccava i capelli, Mustafà li interrompeva, guardando il fratello con aria truce. Zafiraa rideva sotto i baffi, aumentando il nervoso di Mustafà.
-Oggi sei bellissima. -
-Sono vestita con gli stessi stracci di sempre. - Zafiraa sorrise, abbassando lo sguardo. Era pur sempre una donna e i complimenti le facevano piacere. Quando rialzò lo sguardo, beccò Mustafà a guardarla con una strana luce negli occhi.
-Lo saresti con tutto, mia bella. - A quel soprannome il principe ereditario alzò un sopracciglio, mentre Bayezid le accarezzava la guancia, delicatamente, e si avvicinava sempre più.
-Va bene, campione, basta così. - Mustafà lo afferrò per la spalla, allontanandolo da Zafiraa. - Andiamo adesso, abbiamo del lavoro da fare. -
La ragazza venne presa per mano dal suo padrone e allontanata in malo modo dal suo spasimante. Lo guardò, mentre risalivano sui loro cavalli, e Mustafà non sembrava più di così buon umore.
Sembrava dovesse esplodere da un momento all'altro.





jahannam*, sarebbe l'inferno islamico. O almeno questo è uno dei due nomi, riportati su Wikipedia.



AN//
RIECCOMI QUI! Questa volta non sono passati secoli per fortuna. Ad ogni modo, cosa ne pensate del capitolo? Come sempre, lasciatemi un parere su Mustafà, Bayezid e Zafiraa! Vi sembra che questa tregua tra i due durerà o è destinata a rompersi?
Ho pubblicato un'altra storia sul mio profilo, è ferma al prologo per ora. Si chiama 'Malsano Amore' di genere sempre storico. Saranno pochi capitoli, probabilmente sette. Si tratta della storia tra Lucrezia e Cesare Borgia. Se avete tempo e voglia di venirmi a trovare anche lì, mi farà molto piacere!
Alla prossima!
   
 
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