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Autore: Mikirise    07/09/2017    0 recensioni
In cui Lance è un poliziotto e odia i pompieri, Keith è un pompiere, e Allura vorrebbe soltanto che tutti loro andassero d'accordo.
[klance]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kogane Keith, McClain Lance
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Lance, razionalmente, sa che verrà reintegrato in polizia. Sa anche che non dovrebbe preoccuparsi così tanto, che non ha fatto niente di illegale nella sua vita, che ha sempre voluto aiutare gli altri e che quindi adesso dovrebbe soltanto prendere un respiro profondo e godersi un viaggio in macchina con Hunk. E forse smetterla di irradiare questa stupida energia nervosa che sente nelle mani.

Quindi infila la valigia in macchina, passa le chiavi al suo migliore amico, che lo abbraccia in modo soffocante e poggia comodamente la testa sul suo petto. “Se mai succedesse qualcosa, penso di essere felice di quest'abbraccio. Mi mancheranno. I tuoi abbracci. Adoro i tuoi abbracci.” In realtà gli sono mancati. È stata una settimana dura. E non ha potuto abbracciare per così tanto tempo nessuno.

Hunk scuote la testa e lo stringe un po' di più e appoggia la testa sulla testa di Lance.

“Okay, okay, se voi due avete smesso di fare gli sdolcinati,” li interrompe Pidge, gettandosi direttamente in macchina. “Dovremmo passare da prendere Keith e poi andiamo dritti verso i miei fantastici computer e i miei bellissimi videogiochi. Dai dai dai. Il posto avanti è mio” grida.

Lance sospira e alza le spalle, mentre Hunk lascia la presa su di lui, per rivolgersi a lei. “La verità è che PidgyPu vuole un abbraccione da Hunk. Vieni qui!” Trottola verso lo sportello della macchina, in cui Pidge si ripara, inserendo la sicura. “E dai!”

Lance sorride. E forse questa è stata una buona idea. Un'idea incredibile, fenomenale. Sarebbe stato distratto. Sarebbe stato più calmo e avrebbe avuto accanto i suoi amici più cari. Più Keith. Ma, okay, quanto può andare male un fine settimana?











Accettare di avere una cotta per Keith Kogane è decisamente doloroso. Lance è seduto dolorosamente vicino a lui e sta dolorosamente dicendo cose. Cose che sono stupide. E che continuano a diventare più stupide ed è sicuro che adesso stiano litigando sulla marca migliore di patatine fritte. Neanche avessero dodici anni.

Keith sospira e incrocia le braccia e si gira verso il finestrino. Lance vorrebbe soltanto sbattere la testa contro il sedile di fronte a lui, ma sa che Pidge si sveglierebbe e sarebbe intrattabile. E normalmente non è esattamente la mela più dolce, quindi. Anche Lance sospira e poggia la testa indietro, guardando la città scomparire lentamente intorno alla macchina.

Lance non pensa che Keith non sia una persona che non merita, non lo sa, roba come l'amicizia, l'amore o una famiglia. È il pensiero che li merita, che lo ferma dal fare qualsiasi cosa che lui voglia fare. E l'idea di suo padre, se deve proprio dirla tutta. Quindi lancia uno sguardo veloce a Keith, che continua ad essere girato verso il suo finestrino. E osserva la basetta. Osserva il modo in cui è seduto. Il ritmo in cui il suo petto si alza e si abbassa. Ed è così dannatamente doloroso.

E forse, è probabile, è possibile che la cotta se ne vada via. Non è esattamente una cosa nuova, per lui, cotte non ricambiate e che prima o poi vanno via. Quindi basta aspettare un po'. Basta, forse, avere un po' di pazienza.










Quando Lance lavorava in California, passava la maggior parte del suo tempo con dei bambini. Nel senso, lui ha lavorato lì come poliziotto, okay, sì, ma solo per qualche mese e prima era nelle comunità per dare una mano a dei ragazzi che avevano più o meno la sua età, quindi, okay, passava molto tempo con persone relativamente adulte, ma a volte a lavoro, a volte nel volontariato e sempre a casa, Lance McClain aveva a che fare con dei bambini. Bambini intelligenti, va bene, ma pur sempre dei bambini, che giocavano d'immaginazione e non erano così bravi a capire i propri sentimenti. E che si comportavano di conseguenza.

Lance dovrebbe avere adesso, e anche ai tempi avrebbe dovuto avere, una maggior maturità emotiva per comportarsi come un adulto nonostante i suoi sentimenti. Il problema è che è dai tempi di Amanda. T. Hatcher che non si sente in questo modo e, avere avuto una sbandata quasi cinque anni fa non ti aiuta a sapere come comportarti quando una sbandata, di quelle pesanti, si ripresenta. A quanto pare, Lance per Keith ha una cotta che sta arrivando all'ustione di terzo grado. E i termini (cotta, ustione) sono modi del suo cervello per ricordare che non vuole avere niente a che fare con i pompieri. O col fuoco. Non ora. Non così.

Keith potrebbe anche essere perfetto. Ma è un pompiere. Ed è questo che lo fa tornare ad avere cinque anni e il comportamento di un pre-adolescente.

Sa di non avere scusanti. Ma alla fine, deve dire, beh, no, forse, è anche colpa di Keith. No? Ci sono miliardi di modi per rispondere ad un bambino, no? E magari rispondere da bambino non è esattamente il modo giusto. Cioè, sì, no, non sta dando il cento per cento della colpa a Keith. Diciamo che la colpa di questa situazione è al novantotto percento colpa di Lance. Ma il due percento è colpa di Keith. Dai. Almeno il due percento.

“Finirai per farti venire un'ernia” commenta Hunk, inclinando la testa. Lance ha le ginocchia piegate e tre zaini in mano più una valigia. Se ha capito bene due dei tre zaini sono di Pidge, la valigia è la valigia di scorte di Hunk e uno zaino è suo. “Dai, dammi qua...”

Lance si tira indietro, come se Hunk avesse voluto intaccargli l'onore. “Non ho -grazie ma ce la faccio.” Si gira verso Keith. “Tu quante ne stai portando, eh?”

Keith inclina la testa, per poi abbassare la testa per contare quante valigie Pidge gli ha affibbiato. Ah, no, sì, Lance sa benissimo che Pidge si sta prendendo gioco di loro, che se ne sta approfittando, ma non riesce a smettere di comportarsi da idiota. No, davvero. È l'influenza di Keith. E inizia a fare male anche fisicamente, oltre che emotivamente. “Cinque” risponde Keith, poi inizia a camminare come se niente fosse, andando verso l'interno della casa.

“Cinque cosa?” grida Lance. E poi sospira e davvero, vorrebbe essere un pochino più maturo. Un pochino meno codardo e di aver lavorato di più sulle braccia in palestra, piuttosto che solo sulle gambe. “Codardo” borbotta, cercando di fare un passo e poi un altro. E poi un altro. E ancora un...

Hunk lo osserva preoccupato, seguendolo passo passo, finché non si annoia e dice che ha una fame da lupi, nonostante siano soltanto le nove del mattino.

Lance rimane immobile davanti alla porta, perché non ha più la forza per muoversi, quindi, beh, tanto vale rimanere immobili e non chiedere per niente aiuto. Può anche partecipare alla sua non così intensa vita sociale da qui, si dice. Uh-uh. Ed infatti vede Pidge davanti a Keith con le coperte che coprono la faccia di lui e lei con le mani sui fianchi. “C'è un divano, un tappeto e una sedia a dondolo” conta sulle punte delle dita che lei ha libere. Santo cielo che odio. “Potete decidere voi chi dorme dove, non m'importa molto. Potete anche fare quello che volete, basta che mi lasciate giocare a Mass Effect: Adromeda.”

“Non potremmo giocare a qualcosa tipo Crash? Non hai Crash?”

“Keith i miei zaini li ha portati fino in camera mia” commenta la ragazza, casualmente, poi sorride. “Comunque sì, ovviamente ho Crash, ma pensavo ci potessimo giocare la notte.” Alza le spalle.

Hunk compare dalla porta della cucina, mostrando soltanto la testa e Lance sbuffa riprendendo in mano i tre zaini. “Io e Keith potremmo sistemare la cucina, ora. Così abbiamo pronto il pranzo tra qualche ora e tu e Pidge potreste giocare adesso e, beh, preparare voi la cena. Che dite?”

Keith si avvicina a Lance e afferra, senza rivolgergli la parola due zaini, fermandolo dal parlare con un occhiataccia che avrebbe fatto star zitto anche uno speaker telefonico. “Per me va bene” risponde, iniziando a salire le scale.

Pidge alza le spalle e lascia le lenzuola sul divano. Lance è arrabbiato, furioso. Rimane fermo coi pugni chiusi e un senso di rabbia che cresce lentamente nel petto.











“Lance, la stai facendo più grande di quello che è.” Pidge si inclina di lato, con le gambe incrociate e non deve nemmeno girarsi per parlare. Sono seduti sul tappeto davanti alla televisione con un joystick in mano. La ragazza di inclina dall'altra parte, sbattendo la testa contro la spalla di Lance, che continua a giocare e mordersi l'interno della guancia. “Ti ha visto in difficoltà e ha pensato di aiutarti.”

“Mi ha visto come un ragazzino.” I suoi occhi si muovono velocemente, controllando la televisione e i movimenti del personaggio di Pidge. “Non è una cosa carina. Perché io non sono un ragazzino.”

Lei sospira. “Senti.” Si gratta la testa inclinandola verso la spalla e muovendo quest'ultima in circolo. “Senti, su questa cosa non ha neanche troppo torto, va bene? Tu ti comporti da ragazzino quando stai con lui. Lo fa anche Keith? Sì, okay è vero. Ma tu vuoi che le persone smettano di trattarti come un ragazzino? Allora smettila di fare il ragazzino capriccioso. E sì, ho aggiunto un aggettivo. Allora tu la devi smettere.” Preme i tasti per guardare il campo da gioco, poi annuisce. “Adesso pensiamo a cose serie. Questi bambini devono essere salvati. Sei con me?”

Lance sospira. “Sì,” risponde. “Certo. Come ti pare.”











“La storia più imbarazzante vince l'ultimo biscotto.” Pidge incrocia le gambe sulla sedia, alzando un sopracciglio. Fa contatto visivo con tutti e tre i ragazzi seduti intorno al tavolo e sorride di lato. “Sono sicura che Hunk ha fatto questa cosa apposta per questo. Quindi divertiamoci. Lance, Hunk vi prego non raccontate la volta che vi siete sposati. Non è divertente. È abbastanza triste, a dirla tutta, quindi fermatevi lì, l'ho già vista nei vostri occhi. Vi prego. Basta.” Sospira, puntandoli col dito, poi s'inumidisce le labbra. “Okay, l'ordine sarà Hunk, Lance, Keith.”

“Tu non partecipi?” chiede distrattamente Lance, con la testa poggiata sulla mano, mentre gira un cucchiaino nel tè caldo. In piena estate, ma okay. Hunk non permette che i suoi biscotti vengano mangiati in altro modo, quindi.

“Non m'interessano i biscotti. Non ne vale la pena, e comunque non ho niente d'imbarazzante da raccontare.”

Hunk e Lance si lanciano uno sguardo e nascondono una risata appena trattenuta. “Certo, mio capitano” mormora Hunk, nascondendo le labbra dietro la tazza di tè e inclinando la testa per sembrare più adorabile. Pidge lo fulmina con lo sguardo e lui alza le mani, in segno di resa. “Okay, okay, allora inizio io. Imbarazzante. Devo avere qualche storia imbarazzante. Sì, dai, qualche cosa, sì.” Assottiglia lo sguardo e poi annuisce lentamente. “Beh, sì, c'è stata quella volta che ho provato a fare il lottatore di wrestling.”

Keith e Lance si scambiano un'occhiata. Pidge fa un gesto della mano per invitarlo a continuare.

“Oh, no. È quella la storia. Ero un lottatore di wrestling. Per più o meno cinque minuti sono stato un lottatore di wrestling. Con tanto di tutina gialla e nome da lottatore. Io non volevo farlo. Ma è stato divertente. Ho rotto le corde del ring. E forse ho battuto la testa. Non ne sono sicuro.”

“Questa storia fa schifo” annuncia Pidge. “Come ti permetti a dire che questa è una storia imbarazzante? Vergognati di te stesso.”

“Infatti” concorda Lance, poggiando una mano sulla spalla di Hunk. “Sei stato un lottatore di wrestling per ben cinque minuti. E te le hanno suonate e tu le hai suonate a loro. Questo è -credo che questo sia il mio nuovo sogno. Potremmo diventare un duo. Io lotto da lontano, tu da vicino.” Fa la doppia pistola con le dita, facendo ridere Hunk, che scuote lentamente la testa. “Spero ci siano foto.”

“Penso le abbia mia mamma.”

“E il nome era…?”

“La Furia Cieca.”

“No, basta, sei ridicolo. Tocca a Lance.” Pidge finge uno sbadiglio, alzando la mano davanti al naso del ragazzo, per bloccarlo dal dire qualsiasi cosa. “Dammi una ragione per non tornare ai miei bambini. Seriamente. Perché ora come ora voglio veramente tanto tornare da Rover e rimanere con lui per tutto il pomeriggio.”

“Rover?” chiede Keith, sempre con le braccia incrociate e cercando la risposta nello sguardo di qualcuno di loro. È stato abbastanza in silenzio. Lance non ne è molto sorpreso, sa che sembra essere nella sua natura. E gli ricorda il giorno dell'appostamento.

“Il ragazzo di Pidge” scherza Hunk, dando gomitate alle costole di lei, che sembra volerlo incenerire ancora una volta con lo sguardo. “A volte è il mio amante” continua, arricciando il naso.

“Oh, per l'amor di...” esclama Lance. Si gira verso Keith, che ricambia lo sguardo con la testa inclinata. “È il suo computer. Lo ha costruito lei. O forse lo ha rubato da qualche alieno, non lo so. Se uno di loro due fosse un essere umano, allora potremmo parlare di amore.”

Keith fa quel sorriso strano, a metà tra il divertito e l'affezionato e Lance rimane in silenzio per qualche secondo, forse aspettando una risposta, forse cercando di tornare in sé. Pidge si schiarisce la gola scuote la testa. Santa ragazza. Le regalerà un nuovo tablet a Natale. “Grazie per aver ricordato che il mio unico amore è la tecnologia per un pubblico inesistente” dice, Alza le sopracciglia. “Allora.”

“Allora” ripete Lance, arricciando le labbra. “Non credo che niente che io abbia mai fatto sia veramente imbarazzante, ma...”

“Stai scherzando?” chiede Hunk.

“Deve star scherzando” conferma Pidge.

Keith inclina ancora una volta la testa e sembra soltanto più confuso di quello che dovrebbe essere. È dannatamente adorabile e per questo ancora più odioso. Qualcuno dovrebbe fare qualcosa. Forse mettergli un sacco in testa. O baciarlo. O il sacco in testa.

“C'è quella volta che ti sei versato addosso il caffè e sei stato in centrale in mutande per tutto il giorno” ricorda Hunk, bevendo un altro sorso di tè.

“C'è quella volta che hai postato per sbaglio un video di te che non capivi come spegnere un Mac, e sei rimasto a fissare il computer per, quanto?, un'ora e mezza?” Pidge sorride.

“C'è quella volta che ti sei dato fuoco per dimostrarmi che avevi ragione” commenta casualmente Keith. Pidge e Hunk si girano verso di lui, con dei sorrisi che Lance riconosce anche troppo bene. E quindi sbatte la mano contro la fronte. Che cavolo. Per favore.

“Perché noi questa non la sapevamo?” chiedono all'unisono, allungandosi verso Keith che, si muove indietro. Sta sicuramente evitando di essere toccato. Okay. Non sa quando questa cosa delle storie imbarazzanti di tutti è diventata la fiera delle storie imbarazzanti di Lance, ma la cosa dovrebbe finire. Tipo ora.

“È bastato ripetere no ad ogni cosa che diceva e lui si arrabbiava e faceva cose strane. Poi è diventato tutto rosso, ha chiesto uno dei miei un accendino e, beh, io non lo conoscevo molto bene, pensavo fosse solo strano, non pazzo.” Assottiglia lo sguardo, cercando di ricordare qualcosa. “Mi pare che quella volta è scoppiato un idrante.”

“Oh, sì, sembra qualcosa che farebbe Lance” mormora Hunk e Lance si sente leggermente tradito. Sospira, mentre tutti e tre ridono, o fanno la loro versione di una risata. Allora Lance sospira e alza le mani, si allunga a prendere l'ultimo biscotto e lo mangia sotto lo sguardo tradito di tutti i presenti.

Keith ha quello sguardo di quando credevi di aver capito qualcosa e ti tolgono tutte le sicurezze. È lo sguardo di un cucciolo smarrito. Un cucciolo che potrebbe ucciderti, eh, ma pur sempre un cucciolo.

Lance alza un sopracciglio. Beh, ehi, che c'è? Hanno iniziato loro.











“Smettila di fare quello che stai facendo” inizia Pidge, uscendo dalla cucina, con appena due piatti in mano per apparecchiare il tavolo. “Perché io so quello che stai facendo e non ti permetterò di rovinarmi il fine settimana perché tu devi comportarti come un bambino.”

“Non so di cosa tu stia parlando” sussurra Lance. Posa i bicchieri, i piatti e le posate, sistemandole pazientemente. “Penso che lavorare alla polizia ti renda più sospettosa. Non devi perdere la tua parte felice e ingenua, Pidge.”

La ragazza gli lancia un'occhiataccia. “Per pranzo perché non -mangi e basta? E rimani in... te? E non diventi quella persona insopportabile che sei quando c'è Keith?”

Lance arriccia le labbra. “Io sono sempre adorabile.” È l'unica risposta che gli viene in mente. Continuano ad apparecchiare in silenzio.







Ovviamente il pranzo non va come Pidge avrebbe desiderato. Ma almeno, beh, stanno mangiando il cibo che Hunk ha preparato. E Pidge dice che non aveva tanta fame, mentre gioca col suo cellulare.

“Oh, certo. Finirai in bagno” esclama Lance, prima di infilarsi un boccone enorme di lasagna in bocca. Continua a parlare con la bocca piena e sta dicendo cose che non si farà battere da uno stupido pompiere e cose del genere, ma nessuno riesce a capire niente. A Lance la cosa non importa molto.

Keith è al suo terzo piatto, ma non sembra starsi sforzando troppo. “Okay” risponde, cosa che fa irritare ancora di più, tanto che si ficca in bocca altri due bocconi e Hunk inclina la testa, perché, beh, sì, ovviamente, Lance potrebbe morire, come potrebbe fare qualcosa di incredibilmente stupido. Potrebbe vomitare.

“Sono felice che ti sia piaciuta la mia lasagna” commenta Hunk, e sta sorridendo. Quindi Lance non si preoccupa di fare niente che non sta già facendo.

“Sì, sono buonissime” commenta, infilandosi di nuovo due bocconi in bocca. Pidge fa un grugnito per acconsentire e Keith annuisce. Hunk sorride ancora e sembra contento così.

Quindi Pidge non dovrebbe avere niente per cui lamentarsi. E nemmeno Lance. Stranamente, nemmeno lui ha niente di cui lamentarsi.













“Non ho mai usato una lavastoviglie.” Keith tiene le braccia incrociate ed è piegato verso il basso. Lance gli lancia un'occhiata e poi prende un piatto dal davanzale. “Nonna diceva che era un aggeggio capitalista e quindi...”

“Tua nonna è un'anti-capitalista?” Lance ride e sistema i piatti, poi allunga il braccio per prendere anche i bicchieri. La storia del cambio di turni a livelli è abbastanza odioso, ma, almeno, sa che potrà cucinare con Pidge e che quindi sarà come stare solo per qualche ora, e che potrà finalmente prendere un respiro e non pensare a Keith. “Deve essere una delle nonnine che hanno lottato per i diritti civili. Tipo, al fianco delle Pantere Nere. Dai. Fantastico.”

“Mia nonna odia i capitalisti soltanto se i soldi non vanno a lei. Dovresti vedere la casa.”

“Ah, sei un bambino ricco.”

Keith sbuffa una risata e scuote la testa. “Già, virtualmente” mormora, e rimane in silenzio, mentre Lance si alza in piedi e si stira la schiena. Tiene la testa inclinata, le sopracciglia aggrottate. Sente una domanda sulla punta della lingua di Keith. Ma non esce. Okay, lo sa che pensata in questo modo sembra brutto, ma, va bene, tanto nessuno gli legge la mente, no? Sì. “Non sei arrabbiato con me, vero?” chiede dopo qualche secondo. E bene, perfetto, questo è abbastanza inaspettato.

“Dovrei esserlo?” chiede di rimando.

Keith sospira e sembra essere molto irritato. “Lascia perdere” ringhia e, uau, questa è rabbia non voluta, okay?

Lance sbatte le palpebre. “Va bene” dice.

“Va bene.”







 
  
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