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Autore: Dmitrij Zajcev    07/09/2017    2 recensioni
Una Iena affetta da CIPA (Insensibilità congenita al dolore con anidrosi), che uccide nel tentativo di comprendere il dolore.
Un Lupo e una Lupa provenienti dalla Russia che iniziano una nuova vita.
Una volpe appena adolescente entrata nel giro della Prostituzione.
Quattro storie che -in un modo o nell'altro -entrano a far parte della vita di Zootropolis.
Genere: Azione, Erotico, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Judy Hopps, Mr. Big, Nick Wilde, Nuovo personaggio
Note: AU, Lemon, Movieverse | Avvertimenti: Furry, Threesome, Violenza
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[Distretto di Downtown. 15/06/2017. Ore 15:30. Sala degli interrogatori numero 3]
 
L’agente Judy Hopps stava discutendo con il suo compagno, Nick Wilde. Sul tavolo davanti a loro c’era il dossier su un tentato omicidio a Tundratown. Sopra il tavolo era posto un vetro a specchio, che dava a una stanza illuminata con un tavolo e tre sedie, una delle quali occupate da un lupo.
 
«Sei sicura di voler fare questo giochetto con Dmitrij? Lo conosci. Non ci cascherà mai con il Poliziotto buono e quello cattivo.»
 
«E tu allora come pensi di fare, Nick? Questa volta non è commercio illegale di marijuana o vandalismo. Ha quasi ammazzato uno. In più uno dei bodyguard di Mr. Big. Se non lo teniamo noi, lo prenderà lui. E allora addio al lupo.»
 
«Non lo so, vorrei aiutarlo… in fin dei conti lo conosciamo da cinque anni, almeno io, no?»
 
«Andiamo là e parliamo con lui. Magari riusciamo a ricavarne qualcosa.»
 
Ciò detto, la coniglietta prese il fascicolo e aprì la porta andandosi a sedere davanti al lupo insieme a Nick.
 
«Salve.»
 
Dissero entrambi, osservando il ragazzo. Il lupo aveva il manto completamente bianco, con una colonna di rune rosse sul lato sinistro, all’altezza dell’occhio. Queste rune scendevano fino alla zampa sinistra e da là passavano sul retro del corpo fino a ricongiungersi con il punto di partenza. Le rune rappresentavano una benedizione a Fenrir, il dio lupo della religione Norrena. Quelle rune le aveva fin da bambino, e -come gli aveva detto sua madre -significava che era stato "benedetto" (Dmitrij diceva sempre "maledetto", in senso scherzoso) con la furia del Berserk. Come sempre, i suoi capelli neri erano raccolti in una coda che teneva insieme i dread che aveva alla fine della capigliatura. Indossava dei guanti neri senza dita che scomparivano sotto la sua giacca di pelle, lunga fino ai polpacci e che teneva anche in estate nonostante il caldo. Sotto la giacca teneva una maglietta rappresentante un soldato americano cane che colpiva con un pugno un soldato nazista felino, la copertina dell’album “Heroes” dei Sabaton. Sulle zampe inferiori indossava degli stivali di quelli rinforzati in acciaio sul tacco e la punta. Mentre aspettava i due poliziotti, il lupo si era messo a tamburellare le dita sul tavolo, tirando alle volte le manette che lo tenevano bloccato al tavolo.
 
«Ehilà Judy! Ciao Nick! Come va?»
 
Chiese, sorridendo tranquillo, come se fosse una visita di piacere.
 
«Dmitrij Sergeevic Zajcev, figlio di Sergej Ivanovič Zajcev e di Irina Nicolaeva Drakona. Nato a Irkutsk, in Russia, il Dieci Gennaio del 1995. È così?»
 
«Andiamo Nick! Mi conosci da cinque anni! Non c’è bisogno che mi chieda conferma. Lo sai eccome!»
 
Sospirando, Nick si massaggiò gli occhi, mentre Judy si mise sul tavolo, guardando Dmitrij.
 
«Ascolta, Dmitrij. Sei nei casini, ok? Hai quasi ammazzato una delle guardie del corpo di Mr. Big, Boris Medvedev. Sai che cosa vuol dire?»
 
«Vuol dire che tanto vale che mi scarceri subito, Judy. Potente com’è, Mr. Big di sicuro mi scarcererà e io avrò a che fare con lui. Scommettiamo quanto? 300 Bigliettoni? Scommetto 300$ che come metterò il muso fuori dalla porta avrò un orso polare o qualche altro suo scagnozzo che mi prenderà a botte e mi trascinerà da lui.»

«E perché gli hai sparato Dmitrij?»

«Perché gli ho sparato, Nick? Perché quel bestione si è messo a picchiare mia sorella. E nessuno picchia mia sorella, ok? Fatevelo bastare perché io non dico nient'altro.»
 
«Almeno puoi dirci qualcosa su di te? Insomma, la scheda tua è praticamente vuota! Sappiamo solo che sei un ibrido e provieni dalla Russia. Non sappiamo nient’altro!»
 
«Oh, e va bene Judy… sono nato a Gennaio del ’95, insieme a mia sorella Diana. L’avete vista un paio di volte al World Tree. Non ho mai conosciuto mio padre… sfortunatamente. Mia madre dice sempre che gli assomiglio.»
 
«Tuo padre scappò via e vi lasciò soli?»
 
Chiese Judy, mentre leggermente le si abbassavano le orecchie, dispiaciuta.
 
«Magari… fu un lupo molto coraggioso. Ebbe la malaugarata idea di scopare con mia madre, un drago bianco, mentre era talmente sbronza da essere svenuta sul letto. Quando mia mamma si svegliò, appena dopo che mio padre si era svuotato, lo azzannò alla gola, strappandogliela di colpo e divorandola.»
Nick e Judy rimasero a bocca aperta, senza parole.

«Aspetta, fammi capire bene: tua madre è un drago… e tuo padre è stato ammazzato da lei perché l'aveva scopato?»

Disse Nick, incredulo. Lui pensava che i draghi non esistessero veramente
 
«Si e si. Papà sapeva i rischi. Per questo diceva sempre che era un lupo molto coraggioso… o molto stupido.»
 
Disse lui, ridendo amaramente.

«Ci stai prendendo per il culo? Credi davvero che crederemo che tua madre era un cazzo di drago?»

Chiese Judy, mentre le tremava una palpebra dal fastidio, guardandolo male.

«No, non vi sto prendendo per il culo. Si, ci credo davvero. Insomma, non vi ho mai detto balle, no? Certo, tranne quando mi fumo un sacchetto di Marijuana, naturalmente.»

Judy gli si avvicinò, costringendolo a spalancare gli occhi e la bocca. Non aveva gli occhi rossi e il suo alito non puzzava né di alcool né di erba. Sconsolata e incredula, Judy si rimise a posto, sbuffando.

«Va bene, va bene… vai avanti. Però non pensare che ti crediamo così a sbuffo, va bene?»
 
«See, see, come no. Allora, dove ero arrivato con la storia della mia vita? Ah si. Sono cresciuto con mia madre e Diana, in Russia, finché nel 2012 non abbiamo deciso di venire qui a Zootropolis. All'epoca, io e mia sorella avevamo… 15 anni circa.»
«E siete entrati al liceo di Zootropolis. Diana si è laureata a pieni voti, a differenza tua.»
 
«Oh, che palle Nick. Quante volte te l’ho detto? A parte musica e Storia il resto delle lezioni sono una palla enorme. Comunque alla fine ho comprato un bar a Tundratown, dove vivo con Diana.»
 
«Si, si, il World Tree. Il bar dove lavori e dove suoni, quando non stai dormendo in classe o non stai spacciando Marijuana nel distretto della Foresta Pluviale.»
 
Spazientito, Dmitrij si alzò come poteva e ringhiò verso Judy
 
«Insomma, porca puttana! Se sapete tutto su di me perché diamine devo mettermi a raccontarvelo?!»
«Ci serve per il background del tuo dossier, Dmitrij. Non c’è scritto nulla.»
 
«Ora potete liberarmi? Tanto oggi so già che finirò a parlare con Mr. Big.»
 
Sospirando, Nick prese le chiavi, aprendo le manette che tenevano fermo il lupo, che si girò sorridendo e tese le mani come a chiedere qualcosa.
 
«Posso riavere la mia pistola, per favore?»
 
«Mi dispiace, Dmitrij. La pistola rimane qui per almeno altri tre giorni. Dovrai farne a meno.»
 
«MI STATE PRENDENDO IN GIRO CAZZO? È UN CIMELIO DI MIO NONNO! CON QUELLA MAKAROV SPARÒ IN TESTA AD ALMENO VENTI NAZISTI!»
 
Judy gli tirò un calcio sul ginocchio per farlo abbassare alla sua altezza e lo guardò male.
 
«Senti, per me con quella pistola tuo nonno potrebbe anche aver ucciso Hitler in persona, ma rimarrà comunque per tre giorni negli archivi come arma del delitto, va bene?»
 
«Oh, fanculo Judy. La prossima volta che passi da me ti faccio pagare il triplo.»
 
Disse lui sbuffando e uscendo, accompagnato da Nick. Davanti all’entrata della centrale, una limousine nera stava parcheggiata, come se aspettasse qualcuno.
 
«Ehi, Nick, Judy: mi dovete 300$!»
 
«Non abbiamo nemmeno accettato la scommessa, idiota!»
 
Gli urlarono contro, mentre lui entrava tranquillo nella limousine, aspettando di arrivare da Mr. Big, mentre canticchiava la colonna sonora de Il Padrino.
Quando arrivò da Mr. Big, con i suoi sopracciglioni in una smorfia di rabbia, il ragazzo si chinò rispettosamente.
 
«Padrino…»

Disse lui, preoccupato e al contempo rispettoso, guardando il toporagno.
 
«Ma che feci, Zajcev? Che ti feci mai per meritare questa mancanza di rispetto?»
 
«Posso spiegare tutto, glielo giuro.»
 
«Fai pure, ma non sperare nella clemenza mia. Perché sparasti a Boris?»
 
«Padrino, Boris allungò le mani su mia sorella. Nonostante lei non volesse fare sesso con lui, Boris l’ha presa a botte. E mia sorella è una che a menare è brava. Non essendo capace di picchiare di rimando Boris lei ha chiamato me.»
 
«E tu sparasti alle ginocchia di Boris, e lo minacciasti?»
 
«Si padrino. Glielo dissi due volte. In russo e in americano. “Не смей смело прикасаться к моей сестре”. “Non osare più toccare mia sorella”.»
 
«Ma ora? Se io lasciassi correre, tutti potrebbero permettersi di prendermi per il naso. E io non lo posso permettere. Anche se tu sei uno bravo.»
 
Il lupo ci pensò su, muovendo a destra e a sinistra la mandibola, mentre socchiudeva gli occhi pensoso, per poi spalancare gli occhi trovando la soluzione.
«Freddatemi. Tanto grazie al (poco) codice genetico ricevuto da mia madre, posso tranquillamente sopravvivere a temperature ghiacciate. E poi sono un russo, non morirò certo per dell’acqua gelida, no?»
Mr. Big ci pensò su. Guardò Koslov, il suo braccio destro, per poi tornare a guardare Dmitrij.
 
«FREDDATELO!»
 
L’ultima cosa che Dmitrij ricordò, prima di ritrovarsi bagnato fradicio e quasi impossibilitato a muoversi dato che l’acqua gli si stava ghiacciando attorno quando uscì dal fiume, fu un orso polare che lo buttava di testa dentro la botola, facendogli sbattere il muso contro un pezzo di ghiaccio. Quel pezzo gli diede una botta tanto forte da fargli venire un bernoccolo. Uscito dal fiume si guardò i vestiti. Completamente zuppi. E ora chi la sentiva più quella matta di Diana?
 
 
  
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