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Autore: shiningreeneyes    07/09/2017    0 recensioni
Avere un'avventura di una notte da ubriachi fa schifo.
Avere un'avventura di una notte da ubriachi mentre si è al liceo fa più schifo.
Avere un'avventura di una notte da ubriachi mentre si è al liceo e si è un ragazzo è il massimo dello schifo.
La vita di Louis Tomlinson crolla su di lui dopo un incontro con il calciatore Harry Styles mentre erano ubriachi. Tutto ciò che conosceva e in cui credeva viene gettato fuori dalla finestra e lui è improvvisamente costretto a venire a patti con il fatto che il suo cuore non batte più solo ed esclusivamente per lui.
Note traduttrice: La storia non è mia, questa è solo una traduzione.
Genere: Erotico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: Mpreg
Capitoli:
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CAPITOLO 29

Sono un fantastico baciatore.

 

 

Lunedì, 25 Aprile

Trentasei settimane 

 

"Gesù, perché ci metti così tanto?" gridò Harry.

 

Erano quasi le quattro e mezza del pomeriggio ed Harry, dopo scuola, era venuto a casa per prendermi e portarmi dalla dottoressa. Apparentemente pensava che ci impiegassi troppo tempo a prepararmi, però, perché era già cinque minuti che sbatteva il piede contro il pavimento con impazienza. Lo guardai torvo una volta uscito dal bagno e mi diressi verso l'ingresso per mettermi un paio di scarpe.

 

"Scusa se sono incinto e sono più lento del resto delle persone," dissi mentre mi sedevo su una sedia posta contro il muro e mettevo un paio di vans usurate ai piedi. "Puoi dare la colpa al tuo sperma se ti infastidisce così tanto."

 

"Scusa, scusa," disse, "è stata solo una lunga giornata."

 

"Puoi solo accompagnarmi se vuoi," dissi aggrottando le sopracciglia, "se sei stanco, non devi venire per forza con me."

 

"Non sono stanco," disse con un debole sorriso, "ma saremo in ritardo se non muovi il culo."

 

"Mancano ancora venti minuti all'appuntamento," dissi, ma comunque mi alzai in piedi e uscii dalla porta, Harry mi seguì. Andammo davanti al garage dove la macchina era parcheggiata ed entrambi ci sedemmo, io non molto comodo, prima che Harry inserisse le chiavi e accendesse il motore. Dieci secondi passarono in silenzio prima che iniziasse una nuova conversazione.

 

"Quindi oggi è il giorno in cui scopriremo come esattamente tireranno fuori il bambino da te," disse senza scrupoli mentre girò a sinistra per immettersi nell'autostrada.

 

"Metti in discussione le cose in un modo ammirevolmente articolato, Harry."

 

"Lo so, è un dono. Seriamente comunque."

 

"Già, decideremo oggi," dissi, "ma dubito che ci sia un'altra opzione oltre al cesareo, visto che non posso esattamente darlo alla luce nel modo comune."

 

"Non sarebbe divertente? Potrei essere lì a tenerti la mano mentre spingi-"

 

"Harry!"

 

I suoi occhi erano diretti verso la strada, ma vidi il largo sorriso sul suo viso.

 

"Che cosa? Potremmo avere un momento-famiglia, sarebbe fantastico. Sai, qualcosa da condividere con la nostra famiglia e gli amici."

 

Roteai gli occhi. "Sei un illuso se pensi che spingerò fuori un bambino dal mio culo. E sei ancora più illuso se pensi che io lo possa dire a qualcun altro."

 

"E ci risiamo con l'avere troppe speranze."

 

"Scusa."

 

"Ecco, hai rovinato il sogno di una vita."

 

"Si, sono sicuro che questa situazione è una cosa che hai sempre sognato," dissi, ma nonostante il tono piuttosto cinico della mia voce, non potei fare a meno di sorridere.

 

"Certo che l'ho fatto," disse facilmente, "quando ero bambino, fantasticavo sul giorno in cui avrei messo un ragazzo sconosciuto incinto. È un sogno che ricorre a quando avevo cinque anni."

 

"Deve essere stato un anno molto terribile per te."

 

"Oh no, era fantastico, ho avuto il mio primo bacio."

 

Lo guardai e sorrisi un po' all'espressione serena sul suo viso.

 

"Un bacetto dietro la casetta della scuola materna non conta come primo bacio, Harry."

 

Sospirò, apparentemente esasperato.

 

"Non potresti farmi rivivere quel piccolo momento di felicità per qualche secondo?"

 

"Oh, scusa, continua a pensare a quello che sicuramente è stato il bacio più bello della tua vita."

 

"Non ho mai detto fosse il bacio più bello della mia vita," disse lui, risultando pensieroso, "ma è stato il mio primo bacio, quindi è un bel ricordo."

 

Arricciai un po' il naso. "Non penso al mio primo bacio come il miglior ricordo della mia vita," dissi, "fu solo un ammasso di denti e saliva e lingua su tutta la mia faccia."

 

"Beh, si, ma è stato un vero bacio," ragionò, "io parlavo di quei baci piccoli che si scambiano quando sei solo un ragazzino. Sai, quando ti ritrovi ad un metro di distanza l'uno dall'altro e cerchi di abbassare il tuo viso in un modo abbastanza imbarazzante, finché le labbra non si scontrano."

 

Mi accigliai un po' a quello perché, a dire la verità, non avevo idea di cosa diavolo stesse parlando.

 

"Non ho mai fatto una cosa del genere," ammisi.

 

"Cosa? Sul serio?"

 

Sembrava sorpreso. "Non avevo più amici di adesso," dissi, "in realtà, avevo meno amici. Ora ho te, Eleanor e, suppongo, Liam e Zayn almeno."

 

"Ma all'asilo? Eri solo un bambino, perché non avevi nessuno..."

 

"Per lo stesso motivo di adesso," dissi, cercando di apparire il più indifferente possibile, "alla gente non piaccio."

 

"Ma non è così-"

 

"Oh mio Dio, dobbiamo ricominciare con questa conversazione?" lo interruppi, "l'abbiamo avuta un milione di volte."

 

Mi mandò uno sguardo laterale. "Scusa."

 

"Va tutto bene, sono un po' stufo dell'argomento."

 

"Si, lo so, scusami per averlo riportato fuori," disse piano e alzò la mano, mettendola sopra la mia, che stava riposando sul mio stomaco, come al solito. Mi strinse leggermente le dita e fece una rapida pressione prima di sciogliere la presa.

 

"Allora quando è stato il tuo primo bacio?" chiese, il suo tono di voce tornato di nuovo scherzoso.

 

"Non ne sono sicuro," dissi grattandomi la nuca, "voglio dire, so che è stato con Eleanor considerato che è l'unica persona che ho baciato prima di te, ma non-"

 

"Aspetta, quindi sono stato il tuo primo vero bacio?" mi interruppe lui e, quando lo guardai, notai che sembrava molto contento di quello.

 

"Ho dato il mio primo vero bacio prima che arrivassi tu, grazie mille," dissi, le mie guance a fuoco.

 

"Ma era con una ragazza e tu sei gay, quindi-"

 

"I baci erano comunque abbastanza veri, cretino."

 

"Non te li sei goduti bene."

 

"Era una fantastica baciatrice, mi sono goduto i suoi baci."

 

"Ma sei gay e lei è una ragazza, perciò ti è piaciuto più baciare me che lei, giusto?"

 

Il mio viso diventò ancora più caldo.

 

"Beh, io- io non l'ho... odiato," mormorai.

 

"Quindi il mio bacio era meglio dei suoi?"

 

Lo guardai di sbieco prima di dirigere il mio sguardo in avanti e rispondere con un semplice 'si'.

 

"Lo sapevo," disse, suonando troppo compiaciuto, "sono un fantastico baciatore."

 

"Si, bello che tu sia così modesto riguardo a questo."

 

Qualche minuto dopo ci parcheggiammo davanti all'ufficio del medico e uscimmo dalla macchina. C'erano altre cinque persone sedute nella sala d'attesa quando entrammo dentro e tutti si voltarono e ci guardarono quando il rumore dei nostri passi suonarono attraverso la stanza. Mi fermai e alzai nervosamente le sopracciglia mentre guardavo le quattro donne e l'uomo. Era quasi divertente vedere come tutti e cinque guardarono prima Harry, poi me e per ultimo il mio stomaco in cinque occhiate sincronizzate.

 

"Mi sento come il bambino strano che si è sempre presentato in ritardo alle feste di compleanno proprio nel momento del taglio della torta," sussurrò Harry nel mio orecchio mentre mi posò dolcemente una mano sulla schiena, invitandomi silenziosamente a tenere il passo.

 

Lo guardai e sorrisi debolmente, ma non dissi niente, prima che i miei piedi si muovessero di nuovo per dirigerci verso le sedie poste più lontane da tutti. Con un piccolo sospiro mi buttai sulla sedia messa in un angolo e con la coda dell'occhio, vidi Harry sedersi accanto a me.

 

"Ehi, stai bene?" chiese, spingendomi leggermente il ginocchio e guardandomi preoccupato.

 

"Sto bene, non presto molta attenzione, sai," dissi con un sorriso sardonico.

 

Con mia piccola sorpresa, mise un braccio sulle mie spalle e mi sorrise dolcemente.

 

"Mancano solo un paio di minuti alle cinque, tra poco ci chiamerà."

 

"Grazie a Dio," dissi, guardando l'uomo i cui occhi erano ancora fermi su di me, "quell'uomo continua a fissarmi e mi sta spaventando."

 

"Ignoralo."

 

Sospirai. "Si, si."

 

Per fortuna, mezzo minuto dopo, la dottoressa Hayes uscì dalla porta del suo ufficio e chiamò il mio nome, localizzandomi con gli occhi e poi offrendomi un sorriso prima di rientrare dentro.

 

Harry si alzò dalla sedia e mi tese entrambe le mani per afferrarle. "Ecco," disse.

 

Mi aggrappai alle sue mani e mi lasciai sollevare, barcollando un pochino una volta in piedi.

 

"Non vedo l'ora di vedere questa cosa fuori da me," mormorai mentre mi raddrizzai e lasciai andare le mani di Harry.

 

"Stai tornando a riferirti a nostro figlio come cosa?" domandò divertito.

 

"Si, beh, mi ha trasformato in un disabile, ormonale, strambo in sovrappeso," sbottai quando entri nell'ufficio ed Harry chiuse la porta dietro di noi. 

 

"Manca meno di un mese, sopravviverai," disse.

 

Lasciai uscire un piccolo sospiro, ma fermai la nostra conversazione. Ci sedemmo sulle sedie vicino alla scrivania della dottoressa ed entrambi le rivolgemmo il nostro sguardo.

 

"È bello vederti di nuovo, Harry," disse.

 

Lei gli sorrise brevemente prima di spostare lo sguardo verso di me.

 

"Come sta andando?"

 

"Oh, sa," dissi con un piccolo gesto della mano, "divento più grande ogni giorno che passa e urino tutto il tempo, ma le cose vanno bene, penso."

 

"Pensi?"

 

Strinsi le labbra per un attimo.

 

"C'è stata questa... cosa che è successa giovedì," dissi esitante.

 

Lei si accigliò un po' e si appoggiò allo schienale della sua sedia, guardandomi.

 

"Che tipo di cosa"?

 

"Non ne sono esattamente sicuro", dissi, "voglio dire, se dovessi tirare ad indovinare, direi che fossero contrazioni, ma... non so neanche se sia possibile, e qualsiasi cosa fosse, era troppo doloroso per essere semplici contrazioni. Almeno credo."

 

"Cosa?" esclamò Harry, "perché non me l'hai detto?"

 

Mi voltai a guardarlo e trovai un paio di occhi spalancati e spaventati che mi guardavano.

 

"Eri con Lauren," fu tutto ciò che dissi prima di tornare a rivolgere lo sguardo alla dottoressa.

 

"È la prima volta che succede?" chiese lei aggrottando la fronte.

 

"No, è accaduto un paio di volte quando ero all'inizio della gravidanza, ma avevo praticamente dimenticato tutto fino a giovedì, ed il bambino stava calciando dopo, quindi non credo che ci sia qualcosa che non vada."

 

"Puoi descrivere i dolori?"

 

"Uhm, sentivo come dei... crampi, credo," dissi con esitazione, "è stato davvero terribile. Voglio dire, potevo muovermi appena quando stava succedendo."

 

Lei annuí lentamente e passò un secondo a guardarmi prima che si alzasse dalla sedia.

 

"Penso che dovremmo fare un'ecografia, solo per assicurarci che vada tutto bene," disse mentre si avvicinava al macchinario che negli ultimi sei mesi avevo iniziato a conoscere bene. 

 

Venti minuti dopo concludemmo che non c'era niente di anomalo né in me né nel bambino, che il mio peso era nella norma e che le mie caviglie non erano poi così gonfie, il tutto fu un grande sollievo, ma non una sorpresa. Mi preoccupò un po', comunque, il fatto che non fosse stata trovata nessuna anomalia, perché non riuscivamo a capire qualche fosse il problema, come potevamo fare qualcosa per tutto quello?

 

"Penso che l'unico modo per scoprirlo sia quello di capire come tutto questo è iniziato in primo luogo," disse quando espressi le mie preoccupazioni, "senza sapere come il tuo corpo è costruito all'interno, è impossibile trovare delle teorie."

 

"Giusto, naturalmente."

 

"Vuoi ancora capire? So che avevamo un appuntamento un po' di tempo fa per fare i test, ma l'hai annullato e non mi hai mai parlato di fissarne un altro. È ancora qualcosa che vuoi fare o hai cambiato idea?"

 

Mi morsi il labbro e guardai Harry, chiedendogli silenziosamente aiuto.

 

"Cosa?" disse, sollevando le sopracciglia in modo interrogativo.

 

"Hai qualche... ripensamento?"

 

"Che li abbia o meno sei tu che dovrai fare i test, no?" chiese.

 

Annuii e mi lanciò un'occhiata.

 

"Pensavo che volessi scoprire questo mistero."

 

"Beh, si, ma-"

 

Mi interruppi, visto che non avevo nessuna scusa e sospirai prima di rivolgermi alla dottoressa e annuire.

 

"No, voglio scoprirlo," dissi, "possiamo fissare un nuovo appuntamento?"

 

"Naturalmente," rispose lei, "considerando che mancano poche settimane alla fine della gravidanza, ti suggerisco di farlo al più presto, preferibilmente queste settimane se sei disponibile."

 

"Ho smesso di andare a scuola fino alla nascita del bambino, quindi immagino di essere disponibile sempre in realtà."

 

"Bene, in questo caso... potresti mercoledì alle 11?"

 

"Si, va bene."

 

La stanza rimase in silenzio per un po' mentre lei digitava alcune cose sul computer e vidi Harry giocherellare con le mani in modo agitato. Girai la testa per guardarlo e rimasi un po' sorpreso di trovarlo con la fronte corrucciata in quella che sembrava malinconia. 

 

"Cosa c'è che non va?" gli chiesi.

 

"Solo cercando di capire se posso venire con te mercoledì," disse assente, "ma non riesco a ricordare cosa devo fare alle 11."

 

"È-"

 

"Voglio venire, non cercare di farmi cambiare idea," mi interruppe prima che potessi dire una parola in più.

 

Mi sorrise.

 

"Okay," dissi semplicemente.

 

Fu solo pochi secondi dopo che la dottoressa smise di digitare e cominciò a parlare.

 

"Quindi," disse, "volevamo parlare delle diverse possibilità di parto."

 

"Ci sono davvero molte opzioni?" chiese Harry.

 

Lei sorrise di traverso. "Non proprio, no."

 

Mi mossi un po' sulla sedia.

 

"Potrei fare una domanda ipotetica?" chiesi allora.

 

"Vai."

 

"Sarebbe possibile per me, tipo, sa... farlo nel modo naturale?"

 

Sollevò un po' le sopracciglia, ovviamente sorpresa.

 

"Beh," disse lentamente, "sei rimasto incinto a causa di, beh..."

 

"Io che ho messo il mio cazzo sul suo culo e ho eiaculato il mio sperma dentro, si," disse Harry con nonchalance, "vada avanti."

 

Gli gettai uno sguardo acido, ma non dissi niente.

 

"Non l'avrei messa in questa maniera così esplicita," disse con calma, "ma fondamentalmente, si, e considerando questo credo potresti, ipoteticamente, partorire nel modo naturale."

 

Feci una smorfia. "Sarebbe doloroso, vero?"

 

"Non sono al cento per cento sicura che sia possibile," disse, "ovviamente non conosco le condizioni del tuo retto e dell'ano, ma sono abbastanza sicura che non si dilaterebbero come la vagina di una donna per dare spazio al bambino. Quindi, anche se cercassimo di farlo in quel modo, probabilmente finirà che il bambino morirà e dovremmo fare un'operazione in seguito per riparare la pelle lacerata, i nervi morti e i muscoli spezzati."

 

"Okay, escludiamo questa opzione," dissi, le mie membra si capovolsero e il gusto della bile mi arrivò fino in gola.

 

"Quindi un cesareo è l'unico modo?"

 

Lei annuì.

 

"È l'unica via sicura e l'unico modo per assicurarci che sia tu che il bambino stiate bene dopo."

 

"Immagino taglieremo un po' di pancia, allora" dissi, cercando di sorridere anche se la bile saliva sempre di più in gola, al pensiero di venir tagliato. Onestamente, a chi era venuta un'idea così macabra come quella? Era qualcosa che apparteneva ad un film horror, non al sistema sanitario del ventunesimo secolo.

 

"È completamente sicuro," disse con un sorriso confortante, appartenente avendo percepito il mio disagio, "i cesarei vengono eseguiti tutto il tempo, quindi non preoccuparti."

 

"Ci sono alcuni effetti collaterali, però, vero?"

 

"Ti verrà fatta un'anestesia addominale, quindi si, ci saranno alcuni effetti collaterali."

 

"Tipo cosa?" chiesi ansiosamente.

 

"Beh, prima di tutto probabilmente sarai piuttosto nauseato per circa quarantotto ore dopo che l'intervento verrà eseguito," disse, "e sarai tenuto in ospedale per qualche giorno. Inoltre, sentirai un po' di dolore durante la prima settimana o giù di lì e probabilmente non sarai in grado di fare molto oltre a sdraiarti per alcuni giorni, e avrai una cicatrice nella parte inferiore dell'addome, che sarà abbastanza infiammata e intorpidita all'inizio. Probabilmente dovrà passare qualche ora prima che tu possa mangiare o bere qualcosa, e affinché la tua circolazione sanguigna non si fermi o che non si formino coaguli di sangue, sarebbe meglio fare una passeggiata un paio di volte al giorno. Inoltre-"

 

"Penso che abbia reso l'idea," la interruppi con un broncio; niente di quello che aveva appena detto sembrava particolarmente gioioso, "dopo essere diventato grasso, disabile e disgustoso, mi aspetto di tutto."

 

"Smettila di preoccuparti tanto del tuo aspetto," disse Harry lentamente, "non sei grasso e non sei disgustoso, sei incinto e sei bellissimo, okay?"

 

Le mie guance di riscaldarono e abbassi lo sguardo.

 

"Certo, come vuoi," fu tutto che dissi in risposta.

 

"Beh, ora che abbiamo stabilito questo," disse la dottoressa Hayes con un sorriso, "vorrei farti alcune domande. La maggior parte delle persone che ho seguito hanno preferito rispondere senza il loro partner presente, quindi forse preferiresti che Harry uscisse?"

 

"Non è esattamente il mio partner," dissi, "ma, uhm... quali tipo di domande mi farà?"

 

"Alcune riguardano i tuoi movimenti intestinali ed urinari, possibili emorroidi-"

 

"Ok, esci Harry," dissi mentre sentivo tutto il mio viso diventare rosso come un pomodoro.

 

"Cosa? Perché? Non sono-"

 

"Non devi rimanere qui per questo," dissi, "esci."

 

"Ma-"

 

"Harry, mi sento già abbastanza a disagio a rispondere a queste domande senza te al mio fianco, quindi apprezzerei veramente se tu uscissi."

 

Sorrisi con esitazione. "Per favore?"

 

Roteò gli occhi, ma mi restituì il sorriso prima di alzarsi in piedi. "Chiamami quando hai finito," disse.

 

Annuii e mi sorrise di nuovo, fece una leggera pressione sulla mia spalla e poi lasciò la stanza.

 

"Devo dire che... la dinamica tra voi due è parecchio cambiata dalla prima volta che siete venuti qui insieme," disse una volta che Harry chiuse la porta dietro di lui e ci lasciò soli.

 

Non potei fare a meno di sorridere. "Si, ci siamo avvicinati un po', suppongo. Sono stato cacciato di casa da mia madre e dal suo ragazzo, quindi sto a casa di Harry per un po'."

 

Lei si accigliò. "Sei stato cacciato?"

 

"Non sembrano apprezzare il fatto che io sia gay," dissi con un sospiro.

 

Notai il modo in cui le sue labbra si contrassero in quella che ero abbastanza sicuro fosse rabbia, ma quando parlò la sua voce era calma come sempre. "Nessun genitore dovrebbe cacciare i propri figli di casa, non importa quale sia il loro orientamento sessuale."

 

"Sembra che tutti tranne mia madre e Ian la pensino allo stesso modo," dissi, "ma va bene, l'ho superato."

 

Più o meno.

 

Mi guardò con dubbio. "Sei sicuro?"

 

Sorrisi e annuii. "Si."

 

Lei annuì lentamente ma non sembrava convinta al cento per cento. 

 

"Beh, se sei sicuro," disse lei, "ma non esitare a chiedermi qualcosa se hai bisogno di aiuto, okay?"

 

Sorrisi di nuovo, questa volta con apprezzamento. "Lo farò. Grazie."

 

Ricambiò il sorriso. "Bene, iniziamo con le domande, allora," disse.

 

"Ne parla come se fossero gradevoli," dissi, storcendo un po' il naso.

 

"Si, beh, non ogni aspetto dell'essere incinto è piacevole."

 

"Non ho mai trovato un aspetto piacevole, ad essere onesti."

 

"Oh, sono sicura che hai sorriso quando hai sentito i calci del bambino."

 

Beh, non potevo certo negarlo, quindi sorrisi di nuovo e scrollai le spalle.

 

"Okay, quindi, le domande spiacevoli," disse, "non me ne hai ancora parlato, ma molte persone in stato di gravidanza tendono ad avere alcuni problemi legati all'urinazione e ai movimenti intestinali, c'è stato qualche problema con te?"

 

La mia faccia diventò bollente e guardai verso il mio grembo, mormorando qualcosa sul fatto che probabilmente ne avevo avuto uno o due. E così passarono altri dieci minuti - lei che mi poneva le domande e io che arrossivo ad ognuna mentre cercavo di rispondere. Quando alla fine mi disse che aveva tutto ciò che le serviva, sospirai di sollievo e la guardai di nuovo.

 

"Beh, di gran lunga non sei il caso peggiore che ho incontrato," disse con gli occhi rivolti verso lo schermo, "ma ti prescriverò un medicinale che aiuterà il tuo movimento intestinale e una crema per l'emorroidi, se per te va bene."

 

"Uhm, si, grazie," mormorai.

 

"Nessun problema. Inoltre, hai avuto bruciori di stomaco?"

 

Scossi la testa e lei annuì, apparentemente soddisfatta.

 

"Beh, penso che sia tutto," disse, "quando verrai mercoledì, non credo ci sia bisogno di fare un'ecografia o altre di queste procedure regolari di controllo, quindi, invece di venire qui, vai direttamente in ospedale."

 

"In ospedale?" chiesi, "l'ultima volta che ho preso l'appuntamento non mi aveva detto di andare lì."

 

"Ti ho voluto qui perché volevo fare i soliti controlli," disse, "ma non abbiamo bisogno di farli la prossima volta, quindi ci possiamo incontrare direttamente in ospedale."

 

"Sarà lei a farmi i test?"

 

Lei annuì. "Si, ma qui non ho le attrezzature necessarie, ecco perché ho bisogno che tu venga in ospedale."

 

"Allora in ospedale," dissi, "mercoledì alle 11, giusto?"

 

"Corretto."

 

"Okay," dissi, "allora... abbiamo finito per oggi?"

 

"A meno che tu non abbia qualche domanda, si, abbiamo finito per oggi. Le prescrizioni dovrebbe già essere nel database della farmacia, per cui puoi andare a prendere i medicinali quando vuoi."

 

Non avevo altre domande da porre e questo fu ciò che le dissi prima di alzarmi dalla sedia, la ringraziai e uscii dalla stanza. Harry era seduto su una sedia fuori, ma quando mi vide, si alzò.

 

"Posso entrare di nuovo?" chiese.

 

"Abbiamo finito per oggi," risposi mentre cominciai a camminare verso le porte che portavano all'uscita.

 

"Oh. Quindi andiamo a casa?"

 

"Uhm, beh, dovrei andare in farmacia a comprare alcune cose..." dissi, sentendo ancora una volte le guance scaldarsi dall'imbarazzo.

 

Aspettò fino a quando non uscimmo e ci sedemmo in macchina per poter rispondere, e quando lo fece, la sua bocca si allargò in un sorriso e la sua voce sembrava divertita, quasi compiaciuta. "Sei un po' stitico, Lou?" disse mentre metteva la cintura di sicurezza.

 

"Oh mio Dio, possiamo andare, per favore?" borbottai.

 

"Non c'è niente di cui vergognarsi," canticchiò, ancora lo stesso dannato sorrisetto sul volto. "Un sacco di gente ha questi tipo di problemi."

 

"Harry, per favore smettila."

 

"Mio nonno ha avuto lo stesso problema prima di morire, sai."

 

"Possiamo parlare di altro?"

 

"Quindi hai bisogno di mangiare cibi particolari?"

 

"Non voglio davvero parlare di questo."

 

"Tipo roba integrale o yogurt strani?"

 

"Puoi semplicemente smetterla?"

 

"Quindi è come se tu fossi completamente-"

 

"Harry! Puoi solo ascoltarmi per un fottuto momento? Non voglio parlarne, quindi chiudila qui."

 

La scintilla di divertimento svanì lentamente dai suoi occhi e il sorriso scomparve.

 

Inghiottii e mi guardai il grembo, un po' vergognato dalla mia piccola crisi di nervi. "Scusa," mormorai, "io non- possiamo andare? Per favore?"

 

"Si, certo," disse, con voce quasi piatta.

 

*

 

 

Più tardi quel giorno, dopo essere andati in farmacia, dopo aver cenato - un avvento che passò con un paio di sguardi imbarazzati tra me ed Harry - e dopo aver fatto il mio solito riposino, ero seduto sul letto, cercando di studiare. Studiare autonomamente sembrava molto più semplice di quanto in realtà fosse, iniziai ad apprezzare le lezioni degli insegnanti. In realtà, erano molto utili. Stavo per abbandonare il compito di biologia che stavo svolgendo da mezz'ora quando sentii la porta aprirsi e alzai lo sguardo.

 

Harry era in piedi sulla porta, tenendo in una mano quelli che sembravano essere DVD, un sacchetto di patatine nell'altra e un piccolo sorriso sulle sue labbra. "Vuoi guardare un film?" chiese.

 

A quel punto fui felice di scappare dai libri, quindi sospirai e sorrisi.

 

"Si," dissi, "dai, aiutami," aggiunsi e tesi le mani.

 

"Sei un pensionato," blaterò e si avvicinò a me prendendomi una mano, "non riesci a fare niente senza l'aiuto di qualcuno."

 

"Tua mamma non ti ha insegnato ad essere gentile?" dissi mentre, con l'aiuto di Harry, mi mettevo seduto.

 

"Si, l'ha fatto, mi dispiace," disse e accarezzò brevemente la mia pancia. "Mamma, papà, Connor e Adrian sono andati a fare visita a mia zia e mio zio, quindi possiamo usare la TV del salotto se vuoi," aggiunse.

 

Scrollai le spalle. "Il tuo letto è più comodo del divano," dissi, "ma se preferisci andare in salotto, andiamo."

 

"Andiamo nella mia stanza allora," disse e poi si voltò ed uscì dalla stanza prima di avere l'occasione di dirgli che se davvero voleva vedere il film in salotto, sarebbe andato bene ugualmente. Sorrisi un po' tra me e me e scossi la testa in puro affetto prima di seguire la sua direzione e andare nella sua stanza.

 

"Devo dirti una cosa," disse quando entrai nella stanza e chiusi la porta, "quei vestiti che indossi adesso sono i vestiti più adorabili che ti abbia mai visto indossare."

 

Guardai verso il basso per vedere esattamente cosa stessi indossando e poi alzai le sopracciglia. "Indosso un maglione di una taglia enorme e un paio di pantaloni del pigiama messi dentro ai miei calzini e tu pensi che sia adorabile?"

 

"Si, ti fanno sembrare piccolo e carino," disse, "ora vieni a sederti."

 

"Piccolo e carino," ripetei. Mi sedetti accanto a lui cercando una posizione comoda, quindi, come al solito, posai la testa sulla sua spalla. "Peso il doppio di te al momento. Come diamine puoi pensare che sia piccolo e carino?" dissi allora.

 

"Non lo so," disse, e con la coda dell'occhio, lo vidi tenere il telecomando del DVD e premere un pulsante, "ma lo penso."

 

Lasciai uscire una breve risata a quello, ma non risposi in nessun modo. La stanza rimase in silenzio per qualche minuto mentre il film iniziava. Non avevo idea di che film fosse, ma dopo un po' conclusi che si trattava di un film d'azione in cui recitavano la maggior parte degli attori famosi di Hollywood. Harry aveva messo le braccia intorno a me, una intorno alla mia spalla e l'altra intorno al mio stomaco, e la sensazione calorosa e confortevole che mi causò mi fece venir voglia di addormentarmi. Ma cercai di rimanere sveglio, nonostante fosse una battaglia, dato che il film si rivelò completamente senza senso e lontano dall'essere interessante.

 

"Harry?"

 

"Hm?"

 

"Perché hai scelto un film come questo? È ridicolo."

 

"Cosa?" sembrava scandalizzato, "come puoi dire questo? È fantastico."

 

"Neanche una parte del film ha avuto senso fino ad ora."

 

"Sono passati solo quindici minuti."

 

"Davvero?"

 

"Si."

 

"Wow. Allora è peggio di quanto pensassi."

 

"Sei senza speranza," sbuffò, "vuoi guardare un altro film? Ne ho scelto altri due."

 

"No, va bene così," dissi, "probabilmente tra poco mi addormenterò in ogni caso."

 

"Bene allora."

 

Passarono altri dieci minuti di silenzio prima che io aprii di nuovo la bocca.

 

"Mi dispiace averti gridato contro prima," dissi guardandolo.

 

Lui incontrò il mio sguardo e mi sorrise. "È tutto okay, avrei dovuto smetterla quando me l'hai detto la prima volta."

 

"Si, avresti dovuto," borbottai, "ma mi dispiace comunque. Non volevo urlare, è solo- voglio dire, mi sento strano e grasso ed enorme e non attraente, non mi va di discutere di cose che mi fanno sembrare ancora meno attraente, capisci?"

 

"Lou," gemette, apparentemente esasperato, "non sei strano, grasso, enorme o poco attraente, non per gli altri e di certo non per me. Per quanto mi riguarda, io ti trovo ridicolmente bello, okay?"

 

Una sensazione di gioia si diffuse nel mio corpo e le mie guance diventarono leggermente rosa. "Grazie," mormorai e prima che avesse la possibilità di dire o fare qualcosa, inclinai il viso e gli diedi un bacio sulla guancia.

 

Sorrise per un secondo prima di fargli capire di farsi un po' più in là. Lo fece, ma sembrava un po' confuso.

 

"Voglio solo sedermi diversamente," spiegai mentre mi spostavo con l'aiuto di entrambe le braccia e le gambe e finalmente riuscii a sedermi tra le sue gambe con la schiena premuta contro il suo petto e la testa inclinata all'indietro di lato, per essere in grado di guardarlo correttamente. Non sembrava avere problemi con quella posizione visto che subito mise le braccia intorno alla mia pancia e infilò il naso tra i miei capelli.

 

"Sei un bravo coccolatore, Harry," sospirai, "Lauren è fortunata."

 

"Non è proprio il tipo da coccole," mormorò tra i miei capelli, "non le ama proprio."

 

"Come può qualcuno non amare le coccole?" lo interrogai, arcuando le sopracciglia, "sono belle e confortevoli e calde e davvero, come si possono non amare?"

 

"Non chiedermelo," mormorò, "a me piacciono."

 

Ci fu un breve silenzio prima che iniziasse a parlare di nuovo, questa volta con voce calma e quasi tenera. "Soprattutto con te."

 

Sbattei le palpebre ed esitai per un secondo o due prima di inclinare la testa verso l'alto, in modo da poterlo guardare negli occhi. "Lo sai," dissi, "dire cose come questa può essere interpretato come tradimento verso la tua ragazza."

 

"Non se lo pensi come un gesto amichevole."

 

Premetti le labbra tra loro e scossi la testa. "È un po' difficile dato che sai che mi piaci e che io piaccio a te."

 

"Penso che mi stia bene."

 

"Probabilmente perché sono innamorato di te mentre tu hai solo una piccola cotta," dissi prima di avere il tempo di fermarmi. Ci vollero un paio di secondi per realizzare le parole che erano uscite dalla mia bocca, e quando lo feci, i miei occhi si spalancarono.

 

Innamorato?

 

Avevo appena detto ad Harry che ero innamorato di lui? 

 

Apparentemente lo avevo fatto, se l'aspetto shockato sul suo volto era di qualche indizio.

 

Quando avevo deciso che ero innamorato di lui? Certamente non ero cosciente e non ne avevo intenzione, di questo ne ero sicuro. Probabilmente quello non era il momento giusto per cercare una risposta sensata, perché Harry mi stava guardando come se fosse stato meglio se gli avessi confessato di essere incinto di un alieno, invece che essere innamorato di lui.

 

"Tu... tu sei innamorato di me?" chiese alla fine, la sua voce esitante e forse un po' scettica.

 

Beh, non era la reazione che avevo immaginato. "Scusami," mormorai guardando verso giù, "non volevo-"

 

"Sei innamorato di me?" mi interruppe.

 

"Io- io non-"

 

"Rispondi e basta."

 

Alzai lo sguardo e incontrai i suoi occhi a pochi centimetri dai miei. Avevano un'insolita espressione intensa e non ero sicuro di cosa fare. Mi morsi il labbro e lo feci una, due, tre volte.

 

"Io... credo," dissi, maledicendo la mia voce tremolante, "non- o, non ho mai... pensato a questo veramente," continuai con nervosissimo, "ma suppongo di essere... innamorato di te."

 

Non disse nulla, ma mi guardò con la stessa espressione intensa.

 

Quando un minuto fu passato e ancora non aveva dato segno di voler parlare, abbassai di nuovo lo sguardo.

 

"Mi dispiace," dissi, "non avrei dovuto dire niente, ritorno nella mia stanza e ti lascio-"

 

"Stai zitto e guardami."

 

Aggrottai la fronte per l'interruzione, ma feci come mi aveva detto. La stessa espressione era presente nei suoi occhi, ma c'era anche qualcos'altro, qualcosa di calmo e affettuoso.

 

"Smettila di scusarti per tutto quello che dici," disse piano mentre alzò una mano e la mise sulla mia guancia, avvolgendola dolcemente, "quando dici qualcosa che vuoi dire, stai nella tua posizione."

 

Se non fosse stato per il tono dolce della sua voce e lo sguardo sempre più ammirato nei suoi occhi, la sua ultima affermazione sarebbe sembrata un po' ostile.

 

"Mi dispiace," dissi, "tu non hai- no, non importa, è un argomento un po' imbarazzante, credo."

 

"Non c'è niente di imbarazzante nell'essere innamorato," disse con un sorriso.

 

Risi. "Sembri mia nonna."

 

"Lo prendo come un complimento," disse, "i nonni tendono ad essere saggi."

 

"Si, e vecchi."

 

"Confido nella saggezza."

 

Sorrisi di nuovo e sollevai la mano per copiare il suo gesto. Rimanemmo seduti così per un po', senza guardarci negli occhi, prima che aprissi la bocca.

 

"Davvero non pensi che tutto questo sia strano?" chiesi, guardandolo con curiosità, "il fatto che noi... parliamo di come ci- beh, di cosa proviamo l'uno per l'altro e che stiamo così vicini e stret-"

 

"Non credo che sia strano se nemmeno tu lo pensi," mi interruppe.

 

"No, io... sto bene," dissi, forse un po' esitante.

 

"Ma non del tutto," disse, guardandomi con sguardo indagatore.

 

Scrollai le spalle. "È solo un po'- non lo so, non frustrante, ma forse un po', sai, sconfortante, sapere che non importa quanto possiamo parlare di tutto questo e coccolarci e uscire insieme, in realtà io non posso realmente toccarti o stare con te nel modo in cui voglio. Non posso averti nel modo in cui vorrei."

 

"Si, lo so," disse con un lieve sospiro.

 

"Lo sai?"

 

"Sai che mi piaci, Lou," disse, "naturalmente è frustrante anche per me non poter fare niente."

 

Se solo lasciassi quella troia della tua ragazza, potremmo fare qualcosa.

 

"Le cose sono semplicemente così," dissi.

 

Cercai di tornare a guardare il film, ma strinse più forte la mia guancia, in silenzio mi chiedeva di tenere il suo sguardo. Per qualche motivo, si mordeva il labbro in modo apparentemente nervoso e sollevai le sopracciglia interrogativo.

 

"Magari potrebbe funzionare," cominciò lentamente, "cercare solo di uscire... dai nostri schemi."

 

"Uscire dai nostri schemi?" chiesi e non riuscii a non mostrare incredulità, "io ti dico che sono innamorato di te e tu vuoi uscire dagli-"

 

"Non in quel senso," mi interruppe, "solo, sai, forse non sarebbe male provarci e... non lo so, fare qualcosa."

 

"Cosa, vuoi che ti faccia un pompino per capire se ti piaccio veramente o se quella che senti è solo pietà?"

 

"Non devi metterti sempre sulla difensiva," disse, stringendo gli occhi.

 

"Sei stato tu che-"

 

"No, ho appena fatto una supposizione, sei tu che l'hai presa in modo sbagliato."

 

Aggrottai le sopracciglia per un momento, ma poi realizzai che aveva ragione e mormorai un 'scusa'.

 

"Sei impossibile, lo sai?" disse con un sorriso cupo.

 

"Lo so, lo so," sospirai, "ma sono incinto, mi è permesso essere impossibile."

 

"Oh, si, usa il povero bambino come scusa," sbuffò.

 

"È vero, però."

 

Sorrise di nuovo, anche se questa volta in modo più affettuoso, e sollevò una delle sue mani per coprire la mia guancia. "Beh, non mi importa quanto tu sia impossible, continui a piacermi," disse, e prima che potessi dire qualcosa, appoggiò le sue labbra sulle mie. Finì prima che riuscissi a capire cosa era appena successo e dovetti sbattere le palpebre un paio di volte per tornare alla realtà. 

 

Lui mi guardò, parzialmente nervoso, in parte divertito e mi morsi il labbro, pensando per un secondo o due, prima di imitare la sua azione premendo un bacio casto e innocente sulle sue labbra. Quando mi allontanai, lo sguardo divertente sul suo viso era scomparso, ma il nervoso era più evidente che mai quando mi guardò negli occhi. Ricambiai lo sguardo, chiedendogli silenziosamente di fare quello che volevo che facesse, ma sapevo che era una cattiva idea, un'idea orribile. Si avvicinò e tenni le palpebre abbassate, aspettando che facesse la prima mossa - ormai doveva aver capito cosa volevo -, per cui lasciai la decisione a lui.

 

Ci fu un leggero tocco di labbra, solo uno sfioramento, come se stessimo testando, cercando di capire quanto avremmo potuto osare in quel bacio, che in realtà non ci sarebbe dovuto essere. Quella cosa, però, di baciare qualcuno che volevi baciare da tanto e che ricambiava i tuoi sentimenti, era un pensiero sensato; desiderio, brama, lussuria. E amore.

 

Pertanto ci vollero due secondi per avvicinarmi e premere di più le mie labbra con le sue e per aprire la bocca, chiedendogli silenziosamente di baciarmi, cosa che fece. Trascorremmo un paio di minuti a scambiarci baci lenti e innocenti, ma poi la sua lingua tentò di entrare in contatto con la mia e sembrava come se qualcuno avesse premuto l'interruttore e tutta l'aria fosse drasticamente uscita dalla stanza. Risposi immediatamente e i nostri dolci ed innocenti baci si trasformarono presto in un disperato scontro di labbra, lingue e denti che ci fecero gemere rumorosamente. Entrambe le sue mani caddero nel mio stomaco e mentre continuavo a pressare la mia schiena contro il suo petto, le sue mani trovarono strada verso il basso e si fermarono proprio sopra la parte superiore dei pantaloni del pigiama. Afferrai la sua mano e, senza alcun indugio, la guidai più in basso fino a quando non fu premuta contro il rigonfiamento nei miei pantaloni.

 

Il suono che emisi quando premette con attenzione la sua mano fu disperato, così bisognoso, e la reazione di Harry fu quella di premerla ancora più fermamente e di ruotare i fianchi contro il mio fondoschiena.

 

Iniziò a massaggiarmi attraverso i pantaloni e i boxer e piagnucolai leggermente, aggrappandomi al suo maglione mentre muovevo i miei fianchi in sincronia con la sua mano.

 

Avere le mani di qualcun altro su di me - avere le mani di Harry su di me - mi faceva sentire incredibilmente bene, soprattutto dopo aver vissuto con la frustrazione sessuale per quelli che sembravano decenni. Stavo per farglielo capire mettendo la mia mano sopra il suo rigonfiamento, ma prima di poterlo fare, interruppe il bacio, piuttosto bruscamente, e ritirò la mano.

 

Posò la fronte sulla mia, respirando pesantemente. "Okay, okay," ansimò.

 

I miei occhi erano ancora chiusi e il mio respiro ancora irregolare come il suo, ma lo sentii ingoiare una, due, tre volte prima che balbettò "noi- probabilmente dovremmo- si, okay."

 

Inalai profondamente alcune volte, per far tornare il mio battito cardiaco alla normalità e far sparire la mia erezione. 

 

"Dovrei- dovrei scusarmi?" chiesi, guardandolo con aria ansiosa. Avevo spostato entrambe le mani nel mio stomaco, come sei lui fino a due minuti prima non avesse avuto le mani sopra ai miei pantaloni.

 

"Certo che no," disse, "ma probabilmente dovremmo fermarci prima che noi... beh, oltrepassiamo la linea e facessimo qualcosa che non dovremmo fare."

 

Annuii velocemente. "Si, buona idea," dissi, anche se forse un po' superficialmente dato che avevo la sensazione che avevamo già oltrepassato la linea e che avevamo già fatto qualcosa che non avremmo dovuto fare.

   
 
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