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Autore: The Only One    07/09/2017    0 recensioni
La vita di Thomas Smith, dubbio fisico senza arte ne parte, è stata finora tutt'altro fuorchè normale: ha una casa, una macchina, un lavoro, un moglie che lo apprezza e una vita sociale di tutto rispetto... almeno finchè non decide disgraziatamente di assistere alla presentazione dell'ultimo progetto di uno stravagante e sinistro figuro, il quale non sembra neanche avere una vaga parvenza di morale civile. Thomas finirà così catapultato in un mondo a lui sconosciuto, dove intraprenderà un viaggio pieno di mirabolanti (non è vero mai) avventure e conoscerà personaggi peculiari (e al limite del disagiante) che lo accompagneranno nella ricerca del modo che gli permetterà di tornare finalmente a casa
Genere: Avventura, Comico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Videogioco
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- 2 Agosto, Anno Domini 2015, Ore 16:42, Imprecisato

 

Thomas era lì, che guardava gli stand delle esposizioni secondarie, annoiato. Le uniche cose che viaggiavano per la sua testa erano assurde imprecazioni inventate sul momento, il ricordo delle dodici birre della sera prima, il pensiero di sua moglie che lo aspettava nel letto del motel e, la più pressante tra queste emozioni, il profondo nervosismo che stava provando nei confronti dell'espositore della maggiore attrazione della fiera: il presunto professore era in ritardo di esattamente un ora, dodici minuti e ventisette secondi, ed ad ogni secondo Thomas diventava sempre più impaziente. Sebbene fosse diventato un fisico sperimentale per puro caso, tramite una borsa di studio vinta a un dubbio concorso di un altrettanto dubbio produttore di cereali palesemente sottomarca, aveva, con il tempo, sviluppato una sincera passione per quest'ultima e, quando venne annunciata qualche settimana prima, era sinceramente curioso di capire il funzionamento di questo macchinario per la scomposizione e il trasporto molecolare via etere, per la marmaglia banalmente chiamato “Teletrasporto”. Thomas aveva pure rinunciato alla sua quotidiana “abbuffata di mezzogiorno” pur di osservare per tempo il fenomeno, cosa che lo faceva ulteriormente innervosire. Nel mentre che aveva contemplato l'inutilità di certe presunte scoperte scientifiche, presentate negli stand adiacenti, erano già passati altri quindici minuti ed il fisico era ormai giunto al culmine della sopportazione, quando, come se si fosse materializzato dal nulla, apparve lui, David O'Neil, il fantomatico, quanto geniale, inventore della macchina. Prima della scoperta la comunità scientifica di Atlanta, dove operava stabilmente, aveva definito David come “il più grasso e presuntuoso figlio di buona donna che sia mai riuscito a crearsi un dottorato con una graffetta e delle forbici dalla punta arrotondata”, ma ultimamente aveva iniziato a ricredersi, nonostante cercasse di tenere le distanze da questo fantomatico personaggio. Non si poteva mai sapere cosa gli passasse per la testa, e in quel momento lo stava dimostrando più che mai: si era presentato vestito con un assurdo completo a pois policromatico, con una combinazione di colori che avrebbe reso daltonico anche il più resistente degli osservatori, accompagnato da dei pantaloni con braghe che definire “direttamente usciti dal deretano di Satana” sarebbe stato un eufemismo. Mentre la folla applaudiva come un branco di pecore che belano alla vista del pascolo, lo scienziato sali sulla pedana al centro dello spiazzo, montata appositamente per l'evento e con sopra posizionato un grande oggetto coperto da un telone, e batté con incredibile delicatezza il palmo della mano sul microfono, per verificarne il corretto funzionamento. «Buongiorno, signori, e signore!» esordi senza troppi preamboli «Perdonatemi il mio mostruoso ritardo, ma alcuni giudici mi hanno fatto sbrigare due o tre cosucce di poco conto riguardo alcune infime banalità quali delle accuse di “Concussione aggravata” e “Vilipendio alla nazione”. Robetta burocratica da quattro soldi. Ma finalmente, grazie ai miei avvocati ultrapagati dal centro studi di Atlanta senza autorizzazione alcuna, sono finalmente giunto a questa esposizione per mostrarvi la mia ultima invenzione...». E con una mossa leggera delle mani scopri l'oggetto presente sotto il telo «La Macchina da Scomposizione e Trasporto Molecolare David O'Neil, anche chiamata “Teletrasporto O'Neil”». La folla applaudiva sonoramente mentre la macchina, composta da due grossi cilindri vuoti internamente collegati da una serie intricata di cavi a un terminale centrale, brillava metallicamente alla luce cocente del sole «Ho avuto questa idea tre mesi fa, durante una seduta spiritica sulla tazza del cesso, quando realizzai che, modificando la struttura subatomica di una molecola tramite il bombardamento di raggi a infinitesima sequenza, la materia si poteva scomporre facilmente e indirizzare tramite l'utilizzo di flussi magnetici verso un collettore che avrebbe permesso la ricostruzione della materia attraverso l'induzione elettromolecolare. E finalmente, dopo mesi di duro lavoro e fallimenti, sono riuscito a creare una macchina stabile e perfettamente funzionante. Ma credo sia inutile continuare a parlare di questo gioiellino senza prima avervi dimostrato le sue potenzialità su un soggetto vivente: faremo una dimostrazione con uno dei presenti. Qualche volontario?» concluse mostrando un sorriso di un bianco fin troppo smagliante per essere naturale. Sempre tenendo un atteggiamento da gregge ubbidiente, una miriade di mani sudanti e appiccicose si alzo in alto al cielo, desiderose solo di essere portate su quel lucido e attraente palco, ma lo sguardo di David aveva già adocchiato colui che sarebbe stato scelto per la prova, l'unico che per tutto il tempo era rimasto ad ascoltare le sue parole con aria sufficiente e allo stesso tempo incuriosita. «Lei, laggiù, in fondo!» disse indicando Thomas, che ricambio con un'espressione alquanto confusa «Si, proprio lei! Venga qui, sul palco, non sia timido!». Thomas, nonostante l'incredulità che lo aveva temporaneamente colpito, prese pian piano ad avvicinarsi al palco, spinto anche dalla folla entusiasta, fino ad arrivare di fronte all'enigmatico scienziato «Con chi ho l'onore di parlare?» esordi David con un'innaturale voce calma «Dottor Thomas Smith, piacere di conoscerla» rispose il fisico tendendo placidamente la mano, che non ottenne nessuna stretta di ricambio «Oh oh, quindi anche lei ha conseguito un dottorato! In che facoltà?» si fermò un attimo, solo per riprendere subito dopo «...ah, che importa! Caro il mio dottore, sono onorato di comunicarle che lei sarà il primo uomo al mondo ad usufruire del mio sistema di teletrasporto!». La folla applaudì fragorosamente, mostrando un evidente interesse a vedere finalmente la macchina di cui avevano sentito tanto parlare in funzione e Thomas realizzò che forse rimanere in motel con la sua amata sarebbe stato decisamente migliore che recarsi all'esposizione. Prima di spingere il povero uomo all'interno della macchina senza troppe cortesie, si rivolse con allegria quasi ipocrita al fisco «Prego, si accomodi dentro il vano di trasferimento. Mi lasci fare ciò che devo fare e vedrà che tra cinque minuti potrà tornare a casa con qualcosa di cui potersi vantare». Thomas, oramai sopraffatto dal susseguirsi degli eventi, si abbandono sconsolatamente al rumore del cilindro che si chiudeva, osservando con impercettibile rassegnazione la folla che assisteva al tutto completamente inebetita: oramai la fiera per loro non esisteva più, sostituita dal professore, la sua macchina e il tizio fin troppo fortunato per poter essere parte integrante dello spettacolo. Thomas, di canto suo, aveva smesso di osservare quella marmaglia insignificante e aveva volto gli occhi al professore, che, improvvisamente e inspiegabilmente, sembrava essere diventato un’altra persona, immerso come era nel attivare i giusti interruttori per far partire correttamente la macchina. Il fisico tra sè e se aveva quasi cambiato idea nei suoi confronti, alla vista di cotale spettacolo di impegno, e si era tranquillizzato, pensando che dopo la dimostrazione lo avrebbe aspettato un ottimo boccale di birra e, soprattutto, la sua dolce metà. E poi tutto si sussegui a velocità incredibile: lo scatto allarmante di un sensore, lo sguardo allibito di David e il suo scatto fulmineo verso il cilindro occupato, la folla sorpresa, un forte lampo e infine il silenzio.

 

- X XXXX, Anno Domini XXXX, Ore XX:XX, Spazio-tempo

 

Thomas aveva iniziato a sentirsi incredibilmente leggero. Respirava a fatica, ma non soffriva nessuna carenza di ossigeno. Ad ogni espirazione sentiva un forte odore pungente, come se l'aria fosse stata aromatizza per troppo tempo con un Albre Magique alla banana split scaduto da anni. Non aveva ancora avuto il coraggio di osservare la situazione che lo circondava, ma senti insinuarsi in lui un irrefrenabile bisogno di capire cosa fosse successo e, spinto dallo stimolo, alla fine osservò l'ambiente che lo circondava: pareva finito in quello che sembrava il trip psichedelico di qualcuno al limite dell'overdose da acidi e veniva lentamente trascinato da un qualche flusso invisibile verso una luce vivida davanti a lui. Inoltre si accorse di non possedere più un corpo e di essere diventato una sorta di entità eterea. Ancora confuso da ciò che aveva appena visto, non si accorse che il “flusso” lo aveva lentamente portato ai bordi di questo ristretto “universo”, verso una zona distorta, dove venne risucchiato, svenendo.

 

- X XXXX, Anno Domini XXXX, Ore 12:06, Locazione Ignota

 

Thomas inizio a riprendere coscienza non appena una brezza molto leggera lo investi delicatamente da dietro. Si sentiva il corpo ancora intorpidito egli mancavano le forze, ma pian piano ricominciava ad acquisire il senso dell'udito e del tatto. A seguire riniziò a percepire il sole battente sul suo corpo, ma sembrava molto più caldo di quando era ancora sul palco della fiera. E fu proprio questo pensiero che fece ritornare definitivamente alla realtà il fisico, svegliandolo dal suo torpore e costringendolo ad alzarsi, seppur lentamente. Una volta in piedi, riuscì ad aprire gli occhi e, sebbene la vista ancora offuscata, riuscì a riconoscere i profili lineari delle montagne verdi che circondavano il luogo. Non aveva ancora realizzato bene dove fosse, ma adesso era sicuro di trovarsi almeno a un centinaio di metri di altezza, sentendo di trovarsi lui stesso su un terreno inclinato. La confusione stava prendendo il sopravvento del povero sventurato, finché, a pochi metri da lui, a valle, i suoi occhi percepirono una chiazza sfocata blu tremolante, che il suo cervello associò subito a uno specchio d'acqua. Mosso dal desiderio di sciacquarsi il viso e dal naturale istinto della sete, scaturita dal caldo, si incammino barcollando verso quella incerta macchia cristallina. Mentre si avvicinava, però, notò qualcosa di diverso in lui: sentiva come se il suo stesso corpo fosse in qualche modo diverso, che non gli appartenesse del tutto. Ma, toccando la superfice dell'acqua e confermando le sue speranze, smise di pensarci, dedicandosi unicamente alla pulizia del viso e all'abbeveramento. Terminata anche questa operazione, finalmente riuscì di nuovo a vedere nitidamente e ciò che vide nell'acqua, che aveva velocemente perso l'increspatura, sembrò dargli una spiegazione alle sue precedenti sensazioni, che lo lasciarono letteralmente a bocca spalancata per una decina di minuti buoni. Non provò neanche ad emettere un suono: troppe cose erano successe quel pomeriggio perché oramai potesse definirsi stupito dal susseguirsi degli eventi, anzi, si sentiva molto incuriosito da ciò che gli era successo. Facendo mente locale riuscì a ricapitolare il tutto: durante la presentazione qualcosa doveva essere andato storto e le sue molecole, invece che essere inviate nell'etere, erano entrate in quello che credeva fosse una sorta di intercapedine nello spazio-tempo, a giudicare da dove si era ritrovato e dalla posizione del sole evidentemente troppo alta per essere una visione pomeridiana, e infine era finito su questa specie di colle in mezzo a una vallata circondata dalle montagne. Ma la cosa che lo incuriosiva di più era ciò che era successo al suo corpo durante il viaggio: inaspettatamente sembrava che l'ingresso in quella dimensione aveva prodotto uno squilibrio tra le molecole tale che queste si erano scomposte e ricomposte andando a formare quella che sembrava la copia spiccicata di un personaggio che aveva visto in un videogioco a cui recentemente giocava il fratello, più piccolo di circa sedici anni. “Chesnaught” gli pareva si chiamasse, ma non ne era cosi sicuro, in quanto lo aveva visto una volta sola, durante una visita occasionale a casa dei suoi genitori. Incredibile era poi, nella sua mente, come questo cambiamento avesse in qualche modo migliorato le sue capacità fisiche: aveva notato di portare sulla schiena una specie di pesante guscio di cui non se ne era accorto prima e di cui non sentiva minimamente il peso, nonostante la mole dicesse il contrario sul suo conto. E mentre nella sua mente i pensieri sugli avvenimenti sfrecciavano come in un circuito di formula uno, un altro colpo di vento, un po' più forte della leggera brezza avvertita prima, lo distolse dalle sue riflessioni e lo portò ad osservare meglio il paesaggio circostante, che sembrava estendersi deserto per diverse miglia. “Fantastico” fu il primo pensiero che si riformo nella sua mente “Prima finisco in un luogo sconosciuto probabilmente a tutti e a tutto, poi il mio corpo viene sostituito da una sottospecie di struttura simil-umanoide e adesso sembra che non ci sia la benché minima traccia di civiltà nemmeno all'orizzonte. Non può seriamente andare peggio di così….”. Non fece neanche in tempo a finire di formulare il pensiero che una massa non meglio identificata schizzò fuori dall'acqua del laghetto, urlando qualcosa che Thomas percepì come “BUH!”. "Perché non mi sto mai zitto?" Istintivamente, il fisico sferrò un pugno di rimando verso la cosa misteriosa, che al contatto, volò per diversi metri in aria, per poi ricadere con un tonfo sordo in acqua, solo per uscirne poco dopo. Finalmente la figura, che sembrava una piccola rana blu, iniziò ad emettere dei versi che Thomas, con suo generale stupore, comprese «Whao! Che potenza! Che mossa hai usato?». Il fisico, ancora più confuso dalle circostanze e non avendo capito cosa intendesse la rana, rispose nella maniera a lui più naturale possibile, accorgendosi che anche quelli che uscivano dalla sua bocca sembravano strani versi «Moto Uniformemente Accelerato» «Non avevo mai sentito parlare di una mossa simile! Di che tipo è?» «È Dinamica» «...Non credo di aver capito bene, ma sembra fighissimo» concluse la rana tra il confuso e l'ipereccitato. Il malcapitato viaggiatore, con sguardo perso, si stava ancora chiedendo tra se come fosse possibile che una rana blu chiaro parzialmente coperta da una schiuma che pareva più simile a cotton fioc cinese stesse intrattenendo con lui una discussione paragonabile a quella di un circolo ricreativo di infimo livello, quando questa riprese a “parlare” sorridendo «Spero che prima non ti abbia spaventato troppo» «No, ma figurati, vengo assalito da rane blu esageratamente euforiche tutti i giorni io…» «Ottimo allora!» «… Credi veramente che tutto ciò sia anche solo minimamente divertente?» «Perché, forse non lo è?» «… Tu, amico mio, stai messo male. Ma male male male» finì appoggiandosi quello che doveva essere il palmo della zampa sul viso. In cuor suo non vedeva l'ora di sbarazzarsi di quel peso inutile che si era ritrovato addosso ed era già pronto a calciorotarlo nella stratosfera senza neanche pensarci due volte, quando si accorse che, suo malgrado, gli poteva ancora tornare utile in qualche modo, sperando che lo capisse «Senti, ehmmm… ragazzo, visto che sei qua mi potresti indicare la strada per il più vicino insediamento della zona. Mi sono perso e non ho idea di dove andare...» «Uh? Intendi il Villaggio Roccialiscia? Ci dovrei giusto ritornare, mio padre probabilmente mi sta aspettando per il pranzo. Se vuoi possiamo percorrere insieme!». Sebbene al solo pensiero il fisico era già pronto ad abbandonarsi agli spasmi del nervoso, si trattene “Avanti Thomas, devi resistere con questo cancro alla prostata solo per un’altra mezz'ora massimo, mantieni la calma, pensa a quegli sfigati della Università Popolare che ogni sacrosanto Venerdì fanno i ridicoli sotto la facoltà protestando contro la commercializzazione del cemento arcobaleno volante e che ogni volta mi ricordano quanto idiota sia il resto del mondo. Respira…” «Perché no? Prego, fai strada...» «Evviva! Avanti, seguimi! E comunque il mio nome è Friks, piacere di conoscerti!» rispose questa con un tono entusiasta che neanche gli ultras durante la finale del Superbowl sarebbero riusciti a emulare a distanza d'anni. E cosi la rana si lanciò a corsa su per il pendio, seguita da un Thomas fin troppo rassegnato, alla volta del Villaggio Roccialiscia…

   
 
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